lunedì 28 ottobre 2019

La mia intervista sul blog di Marco



Cari amici, il blogger Marco Freccero, autore di bellissimi racconti e del romanzo L'ultimo dei Bezucov, mi ha intervistato sul tema dell'ambientazione dei miei romanzi e ho parlato in particolare dell'ambientazione nella città in cui vivo, Bologna, dove si svolgono le indagini del mio commissario Saverio Sorace. 
È stato molto piacevole discorrere con Marco di Bologna e dei suoi misteri, della sua storia così interessante e che, spesso, ben si presta ad argomentare di gialli.

Approfitto per segnalare che, dal 27 ottobre, L'ombra della sera, il terzo episodio del commissario Sorace, è anche sugli altri store on line al prezzo lancio di 1,99 invece che 2,99 su Amazon.
Ho tolto il libro da Kindle Unlimited, visto che le pagine lette erano all'inizio irrisorie e dopo inesistenti, e ho deciso di rendere disponibile l'ebook anche sugli altri store.



sabato 19 ottobre 2019

Generazioni Zeta e Alpha


Tempo fa ho letto un articolo su donna moderna che parlava di alcune scrittrici giovanissime, vent'anni o poco più. Tutte ragazze della generazione Z che si sono fatte conoscere attraverso il web, blog o YouTube. Qualche nome? Margherita Nani, romana 18 anni, autrice del romanzo L'ospite che ha vinto il premio internazionale Città di Como, sbaragliando autori più maturi e navigati di lei. 
Helena Paoli, 20 anni, ha pubblicato il suo primo romanzo a 17 anni, ha un blog e un canale YouTube in cui parla di libri. 
Quando leggo queste storie non posso fare a meno di chiedermi: dove sarei ora se anch'io avessi potuto disporre di certi mezzi al tempo dei miei vent'anni? Magari sarei allo stesso punto, chissà. 
È ovvio, sono domande senza risposta, salvo avere la macchina del tempo e tornare indietro per fare un esperimento. Tuttavia sono domande che offrono uno spunto di  riflessione sui mezzi di cui dispongono oggi molti ragazzi e che, sfruttati bene, possono portare a dei risultati impensabili un tempo. Il vero problema di chi scrive è trovare un editore che gli dia fiducia (e che abbia voglia e tempo di leggere il suo manoscritto). Per questo avere a disposizione un mezzo rivoluzionario come il web per farsi notare può essere davvero la carta di volta.
Di casi ce ne sono stati diversi, oltre a quelli già indicati sopra, cito come esempio per tutti Anna Todd che si è affermata prima su whattpad e poi è stata portata ai vertici delle classifiche da una casa editrice con la serie After. 
Purtroppo le case editrici vogliono sempre più la "pappa pronta" e se, frugando nel web, trovano qualcuno che ha già un certo successo allora ne approfittano. E perché non dovrebbero farlo in fondo?
C'è un'altro importante elemento da considerare, questi ragazzi hanno il tempo - tempo per creare e inventare, tempo davanti a loro per affermarsi e aggiustare il tiro - cosa che esisteva anche per i ragazzi di una volta, ma che forse non era sfruttata con i grandi mezzi della moderna tecnologia. 
Voi che non fate parte della generazione Z ricordate i pomeriggi noiosi dell'adolescenza? Io li utilizzavo per leggere, per pensare e fantasticare, magari anche per scrivere, ho riempito diari di pensieri, poesie e tanto altro. La noia era una grande alleata, non potevo fare di più ma la mia creatività avrebbe potuto spingersi oltre se avessi avuto altri mezzi.

Per non parlare degli altri campi come musica e tutorial di ogni tipo che spopolano su YouTube.
Il fenomeno più noto, per esempio, è Rovazzi che, confesso, mi è molto simpatico.


Abbiamo ballato tutti, anche solo ascoltandola alla radio, la sua "Andiamo a comandare", seguito poi da "tutto molto interessante" e poi con le successive canzoni ben sceneggiate è riuscito a coinvolgere tanti personaggi noti che hanno reso i suoi pezzi molto più intriganti.




Non oso immaginare poi cosa farà la generazione Alpha, così sono chiamati i bambini nati dopo il 2010, nati già immersi nella tecnologia, bambini che a tre anni eliminano con un gesto della mano le notifiche che disturbano la visione di Peppa Pig sul display del cellulare della mamma. La mia nipotina di due anni digitava il pin sul cellulare mentre sua nonna (mia sorella) non sapeva come accenderlo. 
Ci sono già bambini che fanno i baby influencer di professione, un bambino texano recensisce giocattoli sul suo canale YouTube con 15 milioni di iscritti, da quando aveva quattro anni, magari qui c'è anche lo zampino dei genitori. Ormai molte aziende mostrano notevole interesse verso questa fascia di piccoli consumatori per le loro campagne pubblicitarie e di marketing, i quali anche se non hanno un diretto potere di acquisto, possono influenzare notevolmente gli acquisti di casa per mamma e papà non solo per i giocattoli ma anche per televisori, telefoni e altre apparecchiature elettroniche.
Questi bambini hanno la capacità di passare da un compito a un altro - ossia da uno schermo a un altro - in modo molto più rapido, hanno però meno capacità di attenzione e di memorizzazione, forse questo non li avvantaggerà nelle materie scolastiche che necessitano di elevata concentrazione, ma avranno indubbi vantaggi in quelle dove è richiesta molta capacità intuitiva. 

A questo punto comincio a sentirmi un dinosauro in via di estinzione o, forse, solo in lenta evoluzione. Voi cosa ne pensate?


Fonti testi
Donna moderna n. 26/2019
Donna moderna n. 40/2019

Fonti immagini e video
Pixabay
YouTube

domenica 6 ottobre 2019

Tutto scorre e...inquina


Sarà per la maggiore attenzione che, finalmente, c'è per il clima, ma mi sto rendendo conto che tutto inquina e c'è davvero da sentirsi male all'idea. Tra le innumerevoli mail che mi arrivano come pubblicità ho notato che ci sono alcune aziende che esordiscono con "da oggi produciamo nostri jeans con la metà dell'acqua, quindi inquiniamo meno" bene, questa è una bella cosa, ma mi sono chiesta: allora ogni prodotto che compriamo contribuisce a distruggere il nostro pianeta, chi più chi meno, ci sono prodotti per i quali non mi ero mai posta il problema dell'inquinamento perché non li collegavo affatto a questa possibilità. Un'automobile, è noto a tutti, inquina con i suoi gas di scarico; le fabbriche, i prodotti chimici, il riscaldamento delle case, la plastica che è dappertutto. Non avevo mai pensato ai jeans come prodotto inquinante. In realtà riflettendo ci si può arrivare, non è il prodotto in sè ma la modalità di produzione del prodotto.
Se prendo un aereo (il mezzo di trasporto più inquinante al mondo) inquino
Se mangio una bistecca di bovino (ma anche di altre carni) inquino
Se compro un vestito inquino 
Se compro delle scarpe inquino.
Un kg di carne costa 15000 litri di acqua, oltre ai cereali e al terreno per alimentare la mucca con l'inquinamento che ne deriva. Si potrebbe passare alla carne sintetica (recente invenzione, un prodotto vegetale simile per sapore e odore alla carne ricavata da un mix di piselli e barbabietola e olio di cocco) 

Ogni volta che decido di consumare qualcosa inquino. Non è semplice evitare di farlo. Posso scegliere di limitare l'uso della plastica, decidendo di bere l'acqua del rubinetto o comprando l'acqua minerale in vetro, oppure installando un depuratore in casa.
Posso scegliere di non consumare la carne, ma anche le uova e i derivati animali. Posso scegliere di non prendere l'aereo, in realtà lo faccio già pochissimo, ma c'è chi lo fa anche per me. 
Le scelte personali sono importanti, ma è ancora più importante l'attenzione al problema che porti a corrette modalità di produzione non inquinanti. 
L'obiettivo reale è la produzione, se non viene cambiato il modo di produrre un qualunque bene, ogni lotta del singolo all'inquinamento resterà vana. Questo è quello che penso, quello a cui sono arrivata dopo essermi informata un po' meglio rispetto a questo argomento. Certo quando l'azione del singolo si unisce a quella di tanti altri fino a smuovere le coscienze, trasformando la cultura e portando concretamente l'attenzione sul problema, allora chi "decide" perché detiene il potere economico o politico o entrambi è costretto a fare qualcosa per cambiare. 
Siamo sulla strada giusta? Il movimento creato da Greta sta portando i primi frutti? 
Spero di sì, spero anche che non sia una moda del momento e che davvero partano delle politiche serie e concrete, sperando anche che non sia troppo tardi. 
Lo scioglimento dei ghiacciai e il cambiamento climatico è sempre più evidente, ormai non possiamo più fare finta di non vedere, ma l'unica strada concreta verso il cambiamento è rivoluzionare il modo di produrre, accettare l'inevitabile maggior costo iniziale come un giusto sacrificio.
Per esempio ho scoperto da poco che possono essere prodotte delle bottiglie di plastica completamente biodegradabili, aimè tappo ed etichetta sono ancora di plastica ma con il tempo chissà. I componenti della bottiglia sono polimeri derivati da zuccheri compostabili in ottanta giorni. 
Ecco il link pubblicitario di youtube che ne parla



Penso che questo potrebbe essere un primo passo, ma ogni impresa dovrebbe investire sul proprio prodotto rendendolo compatibile per l'ambiente e forse salveremo il pianeta o, almeno, non continueremo a distruggerlo. Voi cosa dite?
 

Fonti immagini
Pixabay

Fonti video
YouTube