tag:blogger.com,1999:blog-17098696622597807282024-03-18T10:48:42.806+01:00Liberamente Giulia di GIULIA MANCINI
autrice di Romance e Thriller
Giulia Lu Mancinihttp://www.blogger.com/profile/03159210942510753140noreply@blogger.comBlogger484125tag:blogger.com,1999:blog-1709869662259780728.post-45553345396084364322024-03-17T10:00:00.008+01:002024-03-17T10:05:19.840+01:00La società dei postulanti <p> </p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgFX85lCE1b3pOucVx0IJy2M6KzMEQxegSE9Lw-fZD5yCmd2mW1O8M4P06gktYkR2_jA_AG5XI19F33JsMvS8M0MYO3MJ8JRuC9X9tXtI45wx1F5nJcT_pfzqKsEzRL7Fnxawsxqpcvop7Ip-pwH-tFc8cvrHqeR-Sn7I7KnljhXISAZGhuBI46lBk32Mk/s1280/IMG_1784.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="1280" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgFX85lCE1b3pOucVx0IJy2M6KzMEQxegSE9Lw-fZD5yCmd2mW1O8M4P06gktYkR2_jA_AG5XI19F33JsMvS8M0MYO3MJ8JRuC9X9tXtI45wx1F5nJcT_pfzqKsEzRL7Fnxawsxqpcvop7Ip-pwH-tFc8cvrHqeR-Sn7I7KnljhXISAZGhuBI46lBk32Mk/w400-h320/IMG_1784.jpeg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il potere ha avuto bisogno di un tipo diverso di suddito, che fosse prima di tutto un consumatore. Pier Paolo Pasolini </td></tr></tbody></table><br /><p></p><p style="text-align: justify;">Hanno aperto le gabbie e le belve sono fuori, non sto parlando di animali veri ma di personaggi che popolano questo mondo di matti, <b>questa società dei consumi dove la capacità di spesa viene barattata con la libertà, ma non siamo più liberi di fare nulla costretti a vivere in metaforiche trincee per difenderci dagli attacchi. </b></p><p style="text-align: justify;">Va bene cerco di essere meno ermetica e mi spiego meglio, raccontandovi alcuni episodi che mi sono capitati. </p><p style="text-align: justify;">Come forse saprete, da quest’anno per le utenze siamo stati costretti a passare al mercato libero. Non avrei mai pensato di dirlo, ma che bello quando c’era il monopolio! C’erano due società uno per l’energia elettrica e una per il gas, ti affidavi a loro e ti adeguavi alle loro tariffe. Poi é arrivato il mercato libero e sono sorte migliaia di aziende che pur appoggiandosi alle infrastrutture già esistenti dei grandi leader ti offrono tariffe a sentir loro migliori. Sono oltre due anni che sono assillata da call center di vario tipo (che hanno il mio numero di cellulare alla faccia della privacy) che mi propongono di fare il contratto con loro. Questi matti chiamano a qualsiasi ora, la mattina mentre sto lavorando e magari sono in una riunione importante, oppure la sera quando arrivo a casa e sto cercando di rilassarmi dopo una giornata di lavoro. Il problema è che queste persone non si accontentano di un no come risposta, insistono e sono anche maleducate.</p><p>-Parla la signora tal dei tali?</p><p style="text-align: justify;">-Chi parla? (Ho letto in un articolo che è prudente non rispondere “sì” perché molti sono stati truffati registrando il sì come risposta all’adesione di un contratto)</p><p>-È lei la referente del contratto gas o luce ecc</p><p>-Mi può dire chi è che parla?</p><p>-Siamo di X energie, Y energia, Z gas ecc ecc lei sta pagando troppo per l’energia elettrica noi possiamo offrirle di meno.</p><p>-Non sono interessata </p><p>-Non le interessa pagare di meno? </p><p>-No.</p><p style="text-align: justify;">A questo punto cominciava una tiritera sul perché e percome, finché spazientita chiudevo la telefonata brutalmente e bloccavo il numero. Sul mio cellulare i numeri bloccati hanno superato i numeri normali, ma non c’è niente da fare continuano a chiamare con nuovi numeri. Così ho smesso di rispondere.</p><p style="text-align: justify;">Nel frattempo ho già stipulato un nuovo contratto sul mercato libero per il gas e per l’energia elettrica, l’ho fatto a dicembre per il gas e a gennaio per l’energia. Ora sono a posto pensavo, non mi chiameranno può. Invece mi sbagliavo.</p><p style="text-align: justify;">Avevo attivato il nuovo contratto dell’energia elettrica e mi era arrivata la mail di conferma, le bollette le scarico da una App sulla quale il contratto risultava “in attivazione” ma non mi ero preoccupata più di tanto. Una mattina mi arriva la solita telefonata del call center di una tipa che mi <i>dice: sappiamo che sta attivando il contratto con Tizio ma per un problema tecnico deve fare il contratto con noi in via transitoria finché non risolvono il problema.</i></p><p style="text-align: justify;">La cosa mi suona subito strana, avevo ricevuto la mail di conferma quindi mi sono insospettita, ma ero titubante perché nella App il mio contratto risultava da parecchi giorni “in attivazione”, intanto la postulante insisteva: deve passare con noi entro oggi altrimenti da domani parte la tariffa triplicata. A questo punto io rispondo che sto lavorando, che sono in riunione e non posso parlare e avrei richiamato. Subito dopo ho chiamato il numero verde del mio gestore (una grande azienda di Bologna che ho scelto perché la conosco e non mi ha mai contattato per telefono) mi hanno detto che non c’era nessun problema tecnico ma che il mio contratto era del tutto regolare. </p><p style="text-align: justify;"><b>Insomma queste persone non solo sono insistenti ma usano il metodo della truffa per estorcere il contratto</b>. Tra l’altro - alla faccia della privacy - sapevano che io stavo attivando il contratto con il mio gestore. Sicuramente con questi metodi truffaldini qualcuno ci casca, ma proprio per questo mi sono chiesta: in che razza di mondo assurdo ci troviamo a vivere? Mi sono ricordata del bellissimo film di Virzì Tutta la vita davanti del 2008 dove si affrontava la questione dei call center ma si era solo all’inizio di quello che sarebbe diventato il nostro mondo. Per cui all’irritazione si aggiunge anche pena per un mondo del lavoro sempre più ostico e precario. </p><p style="text-align: justify;">Sicuramente, voglio sperare, anche in un call center c’è la persona più o meno corretta, ma quello che mi domando è: come siamo arrivati a questa giungla? Quando all’università studiavo le leggi dell’economia mi sembrava che ci fosse una specie di morale, la concorrenza si faceva sul prezzo o sulla qualità, ma esistevano delle norme da rispettare e onorare. </p><p style="text-align: justify;">Tanto per concludere, ogni tanto, un’agente immobiliare viene a bussare alla mia porta per sapere se vendo casa perché la mia zona è ambita in quanto vicino alla zona universitaria. C’è anche chi vorrebbe comprare per trasformare la casa in un “bed and breakfast”. Io rispondo che non ho intenzione di vendere visto che è l’unica casa che possiedo e, guarda caso, ci vivo. Anche sulle case ci sarebbe da fare un lungo discorso, ma ne ho già parlato nel mio post <a href="https://liberamentegiulia.blogspot.com/2023/02/casa-dolce-e-cara.html">Casa dolce e cara</a> Bologna è diventata una città molto più turistica e questo ha portato maggior benessere ma anche nuovi problemi, tanto da far rimpiangere un po’ la vecchia provincia. </p><p style="text-align: justify;"><b>Nella nostra epoca, ci troviamo ormai immersi in una società in cui predominano i postulanti e i venditori di fumo. Avete anche voi l’impressione di vivere in una giungla assediati da venditori assillanti?</b></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">Fonti immagini: Pixabay </div><br /><p><br /></p>Giulia Lu Mancinihttp://www.blogger.com/profile/03159210942510753140noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-1709869662259780728.post-55781362816445711742024-02-25T07:00:00.050+01:002024-02-25T07:00:00.145+01:00Il mio Sanremo 1984 <p> </p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhA6VwGy2FF7fpelyZl-Vxhwb6dsyvmj88C77tVKAaym2Ja60ALuqOIJoWPZJKOPBtM-x7ck1bi0Y9c24Ky00nBqPq69b77cDO00JaPIfl5pi5UhfBlcoeJrQjEZUYUUz2P2xbfHyZNctwTMq1oHCcvJ-Fn5eD15sItXMJgy2VTXrlxpjn8LgiRyqVGbv8/s1280/IMG_1778.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhA6VwGy2FF7fpelyZl-Vxhwb6dsyvmj88C77tVKAaym2Ja60ALuqOIJoWPZJKOPBtM-x7ck1bi0Y9c24Ky00nBqPq69b77cDO00JaPIfl5pi5UhfBlcoeJrQjEZUYUUz2P2xbfHyZNctwTMq1oHCcvJ-Fn5eD15sItXMJgy2VTXrlxpjn8LgiRyqVGbv8/w400-h225/IMG_1778.jpeg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La musica aiuta a non sentire dentro il silenzio che c’è fuori. Johann Sebastian Bach</td></tr></tbody></table><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">In questi giorni in cui non si fatto altro che parlare di Sanremo, mi è tornato in mente il mio Sanremo 1984. Era il primo anno di università, io abitavo con un gruppo di ragazze, tutte matricole in uno studentato universitario, condividevamo un bell’appartamento grande con doppi servizi, per sei persone. Nella casa mancavano due elettrodomestici fondamentali: la lavatrice e la televisione. Per la lavatrice cercavamo di arrangiarci lavando tutto a mano, il problema più grande era lavare le lenzuola, io facevo una fatica immane, ma trattandosi di lenzuola per un letto singolo me la cavavo. Per la televisione invece c’era poco da fare, o ce l’avevi oppure no.</p><p style="text-align: justify;">Erano i tempi in cui molte famiglie compravano la tv a colori e dismettevano la vecchia tv in bianco e nero, donandola a qualche associazione non profit. Non avendo la TV decidemmo di comprarla usata presso la sede dell’<a href="https://operapadremarella.it/">Opera Padre Marella</a> un’associazione creata da un padre francescano, fortemente attiva ancora oggi, dove ognuno poteva donare quello che non usava più per darlo ai poveri o comunque dare una nuova vita. Un nostro amico ci disse che lì avremmo potuto trovare una tv a poco prezzo. Così andammo da Padre Marella e comprammo una tv in bianco e nero perfettamente funzionante al folle prezzo di ventimila lire (il cambio in euro è di circa 10 euro di oggi), il nostro amico dotato di automobile (che anche avere un auto per uno studente non era semplice) ci aiutò a trasportare la tv dalle sede di Padre Marella, che era a Bologna in via del lavoro, al nostro appartamento di San Lazzaro di Savena (lo studentato era in quel magnifico centro alla periferia di Bologna). </p><p style="text-align: justify;">Se non erro comprammo la tv a gennaio e così a febbraio 1984 riuscimmo a vedere il nostro Sanremo che fu quasi un’esperienza corale, tutte davanti alla nuova televisione 📺 in bianco e nero a vedere Sanremo 1984.</p><p style="text-align: justify;">Quello del 1984 fu il Sanremo in cui vinse <b>Eros Ramazzotti, nelle nuove promesse, con Terra Promessa</b>, ricordo che la mia coinquilina Maria quando cantò Eros, allora un giovanissimo illustre sconosciuto, esclamò “ragazze questo è tostissimo! Questo qui farà strada!”</p><p style="text-align: justify;">Di strada Eros Ramazzotti ne ha fatta davvero tanta dal 1984 e quando lo vedo in tv o lo ascolto in radio mi tornano sempre in mente le parole di Maria, strani meccanismi della memoria. </p><p style="text-align: justify;">Per la cronaca Maria è citata nel mio post <a href="http://liberamentegiulia.blogspot.com/2021/09/io-vagabondo.html">Io vagabondo</a> in cui racconto un episodio dell’estate 1984: una serata con i miei compagni di avventure universitarie.</p><p style="text-align: justify;">Nei miei ricordi fu anche il <b>Sanremo di Pino Mango con Oro</b>, (ma non ho trovato riscontri in rete, quell’anno Mango non andò a Sanremo, credo di aver ascoltato Oro in un altro contesto musicale, forse il Festivalbar) anche lì Maria disse che Mango era da tenere d’occhio perché aveva uno stile unico, così é stato e Oro è una delle mie canzoni preferite. Mango è stato davvero un innovatore della musica leggera italiana Quasi emblematico che quest’anno, dopo i 40 anni di quella canzone che ne decretò il successo, abbia vinto sua figlia Angelina, per la quale confesso di aver fatto un gran tifo. Negli anni che vanno dal 1984 in poi le canzoni di Mango sono state la colonna sonora delle mie estati, in particolare quella del 1990, quando con un gruppo di 16 amici affittammo due villette sulle colline di Lipari per passare una vacanza alle isole Eolie. Una delle nostre amiche, Michela, aveva una cassetta di Mango dell’album Sirtaki che ci faceva da sveglia e che consumammo a forza di ascoltarla. Alla fine della vacanza Michela mi regalò la cassetta ed io continuai a consumarla. È un ricordo caro soprattutto ora che Michela non c’é più, portata via prematuramente da una grave malattia.</p><p style="text-align: justify;">A Sanremo 1984 c’era anche <b>Fiorella Mannoia con Come si cambia </b>canzone, anche questa, colonna sonora della mia vita e che ho citato nel mio recente post <a href="http://liberamentegiulia.blogspot.com/2023/12/come-si-cambia.html">Come si cambia </a></p><p style="text-align: justify;"><b>Sanremo è un po’ lo specchio della società che viviamo, me ne sono resa conto nel corso degli anni, non sempre l’ho guardato con assiduità ma non nego di aver fatto zapping sul primo canale Rai anche quando decidevo di non vederlo</b>. Che poi a dirla tutta - tra una canzone e l’altra - ci sono sempre troppi siparietti di personaggi vari che allungano molto i tempi. Se guardi Sanremo comprendi cosa accade nel paese, magari non lo capisci subito, ma te ne rendi conto da quello che succede il giorno dopo, come quando, nel 1989, il Trio Solenghi Lopez Marchesini fu radiato dalla tv per la sua parodia sul Santo, per blasfemia. Ricordo che fui molto perplessa da questo episodio: ma come! In certi programmi apparivano ballerine seminude, c’erano film pieni di parolacce e di violenza, ma fare la parodia di San Remo - un santo che non esiste - era blasfemia. </p><p style="text-align: justify;">Quest’anno invece è successo qualcosa di più preoccupante, i cantanti che hanno parlato di pace sono stati osteggiati, Ghali e Dargen D’amico avevano delle canzoni orecchiabili ma con un testo di denuncia, finché cantavano il loro testo impegnato (ascoltatelo se potete) con la loro musica orecchiabile andava bene, ma quando hanno cercato di affrontare l’argomento in maniera più esplicita sono stati stoppati. Ghali alla fine della canzone quando ha salutato Amadeus ha pronunciato la frase: <i>stop al genocidio.</i></p><p style="text-align: justify;">Il giorno dopo - a Domenica In- trasmissione tutta concentrata sui cantanti di Sanremo, l’amministratore delegato della Rai Roberto Sergio ha fatto leggere un comunicato in cui si facevano quasi delle scuse a Istraele per la frase di Ghali. </p><p style="text-align: justify;">Invece Dargen D’Amico durante un’intervista con una giornalista, ha cercato di spiegare il significato della sua canzone, ma è stato interrotto dalla Venier, che ha dichiarato che non c’era abbastanza tempo per affrontare un argomento così complesso.</p><p style="text-align: justify;">Ciliegina sulla torta, nei giorni successivi il sottosegretario della lega Morelli (per me finora un poco illustre sconosciuto) ha proposto il Daspo per gli artisti che parlano di politica sul palco! </p><p style="text-align: justify;">Questo paese ha preso una deriva preoccupante, mi chiedo se non finiremo come in Ungheria dove Orban ha trasformato il paese in una autocrazia, di fatto una dittatura, tutto in modo legale e subdolo. È un paese dove non c’è più il diritto di sciopero (degli insegnanti della scuola pubblica sono stati licenziati per aver aderito a uno sciopero perché si protestava per il depauperamento dei programmi scolastici); la magistratura è formata solo da magistrati favorevoli al pensiero autocrate di Orban e l’università é privata e in mano al regime, perché ormai di regime si tratta. </p><p style="text-align: justify;">Insomma il ministero della verità del mondo di Orwell è più attivo che mai in Ungheria, è successo qualcosa di analogo in Polonia ma con le elezioni di dicembre 2023 qualcosa sembra essere cambiato. Per chi non ha letto il romanzo di Orwell nel mondo di 1984 esistono 4 ministeri: il ministero della Verità che si occupa dell’informazione e fabbrica menzogne; il ministero della Pace che si occupa della guerra; il ministero dell’Amore che mantiene l’ordine e fa rispettare la legge e, a questo scopo, pratica la tortura; il ministero dell’Abbondanza si occupa degli affari economici ed è responsabile della generale scarsità di beni. <span style="text-align: left;">Il libro esplora temi come il controllo governativo assoluto, la manipolazione dei media, la perdita di libertà individuali e la lotta per la verità e l’identità personale in un mondo dominato dalla propaganda e dalla sorveglianza costante. Si tratta di un mondo distopico che però comincia ad assomigliare a qualche realtà che già conosciamo.</span></p><p style="text-align: justify;"><b>Forse, anche in Italia dobbiamo stare attenti che non avvenga lo stesso, per conquistare certi diritti ci abbiamo messo degli anni, ma basta poco per perderli</b>. In Italia da un giorno all’altro le famiglie monogenitoriali hanno perso il loro legittimo riconoscimento, di recente c’è stata una limitazione del diritto di sciopero, stanno approvando delle leggi bavaglio sul diritto di informazione. E chissà quali altre questioni stanno passando sotto silenzio, distratti da altre notizie più o meno futili. </p><p style="text-align: justify;">Forse è per questo che provo un certo rimpianto per quel mio 1984 (strano è anche il titolo del romanzo di Orwell) un anno in cui avevo vent’anni e stavo costruendo la mia vita, tutto sembrava possibile in una Italia liberale e sulla strada della stabilità economica. Allora c’era il governo Craxi, politico che ricordavo solo per l’inchiesta Manipulite del 1992 ma che, allora, diede un notevole impulso all’economia italiana, quando la crescita era ancora una cosa positiva. Ci fu il tempo per sognare prima del brusco risveglio.</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">Fonti immagini: Pixabay </p>Giulia Lu Mancinihttp://www.blogger.com/profile/03159210942510753140noreply@blogger.com20tag:blogger.com,1999:blog-1709869662259780728.post-43296560025100218382024-02-11T11:00:00.007+01:002024-02-11T14:01:41.698+01:00Rimedi contro il logorio della vita moderna <p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixaFDDn7s-RlA8omM1QUEGG3MDcHDtt-wULG02X1smvwxDRoSsVwZFTgAlv4tiYk4BbAdj48zX6ej0ji1KkG6txqWTYeq_nbzA2qcbAiYB0YRKldKQjjFfjlpDHg1c2h5E2VOJx5oyXkhzmK3_VM7AEKPPH8OAIHds6gwe1ANqy0NjrDjPyV5VMHSDq-Q/s2048/IMG_1759.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="2048" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixaFDDn7s-RlA8omM1QUEGG3MDcHDtt-wULG02X1smvwxDRoSsVwZFTgAlv4tiYk4BbAdj48zX6ej0ji1KkG6txqWTYeq_nbzA2qcbAiYB0YRKldKQjjFfjlpDHg1c2h5E2VOJx5oyXkhzmK3_VM7AEKPPH8OAIHds6gwe1ANqy0NjrDjPyV5VMHSDq-Q/w400-h400/IMG_1759.jpeg" width="400" /></a></div><br /><p></p><p style="text-align: justify;">Non ho parole che traccino la rotta di questo 2024, anno bisestile e già in sé inquietante, perché l’ultimo anno bisestile il 2020 ci ha portato la pandemia. Certo non possiamo affermare che gli anni successivi non bisestili siano stati migliori, il 2021 oltre agli strascichi della pandemia ha portato una serie di problemi e di disordini legati ai vaccini, tutti amici a cantare sui balconi nel 2020 e poi tutti in piazza a scannarsi perché “vaccini sì e vaccini no”. Il 2022 guerra in Ucraina, il 2023 guerra in medio oriente, inflazione galoppante, mutui in salita, alluvioni, tragedie varie climatiche e non, piove governo ladro. Ecco perché questo 2024 non mi ispira nessuna fiducia nel futuro, vorrei soltanto che non fosse peggiore del precedente. </p><p style="text-align: justify;">Lo so, mi sto ripetendo e ho già espresso le mie inquietudini nel post precedente <a href="http://liberamentegiulia.blogspot.com/2024/01/chissa-chissa-domani.html">Chissà, chissà domani</a> ma questo post ha un altro scopo, vorrei delineare qualche rimedio, qualche strategia su come operare per salvarsi dall’ansia, solo da quella, perché è impossible salvarsi dai mali del mondo, almeno in generale e in assoluto. Ovviamente sono rimedi validi per me, non ho una ricetta universale per tutti, semplicemente ho cercato di trovare una mia soluzione per il mio carattere ansioso, una soluzione operativa che poi è una risoluzione adottata da sempre, ma di cui ogni tanto mi dimentico ed è sempre la stessa: di fronte a un problema devo giocare di anticipo, faccio prima quello che potrei fare dopo oppure a ridosso della scadenza. </p><p style="text-align: justify;">“<b>Giocare di anticipo”</b> significa agire in modo preventivo o anticipato per ottenere un vantaggio o per prevenire eventuali problemi. Lo so che sembra la scoperta dell’acqua calda eppure, sembra incredibile, sono pochissimi quelli previdenti che preparano con il dovuto anticipo quello che c’è da fare, questo significa che spesso certe incombenze arrivano alla scadenza (nella vita come nel lavoro) in ritardo oppure con incredibile ansia di chi deve farvi fronte. Per esempio, al lavoro devo produrre un documento pieno di dati (sono i dati contabili di un triennio quindi una massa enorme di informazioni da mettere in ordine) la scadenza è a fine marzo, ma io ho cominciato a lavorarci da metà gennaio, la mia speranza è di concludere tutto per l’inizio di marzo, perché guarda caso fine marzo è Pasqua, quindi la scadenza effettiva da considerare è almeno dieci giorni prima. Alcuni miei colleghi mi considerano un po’ folle, perché ho cominciato così in anticipo, tuttavia quando ho inviato all’ufficio bilancio il mio report in cui riepilogavo tutti i dati contabili che mi servivano e di cui chiedevo la copia, hanno ringraziato perché li ho chiesto con il dovuto anticipo (per fare il report ci ho perso la vista e due settimane di tempo in cui utilizzavo ogni ritaglio di tempo per lavorarci, perché nel frattempo il lavoro ordinario doveva andare avanti). </p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">Inoltre, un ulteriore rimedio può essere quello di “<span style="text-align: left;"><b>Avere un metodo</b>” cioè “seguire un approccio organizzato o una procedura specifica per raggiungere un obiettivo o svolgere un’attività in modo sistematico e strutturato”. Adottare un metodo spesso è salvifico, si imposta una procedura che viene seguita pedissequamente. Facciamo un esempio: io cerco di essere sempre in pari con le mail del lavoro, ogni mattina come prima cosa - quando arrivo in ufficio - leggo sempre tutte le mail arrivate, per esempio quelle di notifica della contabilità che mi segnalano l’arrivo delle fatture elettroniche dei fornitori: il mio metodo é controllare subito la fattura per verificare se sia corretta, in caso contrario segnalo subito l’errore all’ufficio competente, se la fattura è corretta la scarico in pdf e la inserisco nel mio scadenzario dei pagamenti; poi ci sono le mail inutili o di spam, che cancello, le mail informative che salvo nelle comunicazioni da tenere; quelle a cui devo dare una risposta semplice e rispondo subito; quelle che richiedono una risposta e un’azione più complessa che salvo in una cartella apposita, me le stampo per poterle leggere con maggior attenzione, magari evidenziando i punti importanti. </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">Insomma cerco di</span><span style="text-align: left;"> avere un sistema di archiviazione organizzato per tenere traccia di documenti importanti e delle informazioni relative alle scadenze. Inoltre cerco di annotare tutte le date di scadenza in un apposito calendario elettronico dove imposto avvisi e promemoria, ma uso anche un’agenda planning di carta su cui scrivo le scadenze principali, di solito con quella mi oriento in modo più immediato perché ho sotto gli occhi gli impegni principali della giornata prima ancora di accendere il computer. </span><span style="text-align: left;">Purtroppo questo non sempre basta per tenere tutto sotto controllo, ma è un buon aiuto.</span></p><p style="text-align: justify;">Anche nella vita privata adotto lo stesso metodo per star dietro agli impegni personali, ho sempre un’agenda settimanale cartacea dove appunto le scadenze, scrivo promemoria e inserisco documenti vari di cui devo ricordarmi in prossimità di una certa data. Inoltre mi faccio ogni tanto una lista delle cose da fare e quando le ho fatte le cancello con una bella riga sopra, un momento liberatorio meraviglioso. </p><p style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><b>Fare di testa propria</b> potrebbe essere il terzo rimedio al logorio della vita moderna, quando decido di fare qualcosa la faccio e basta, non ho ancora capito perché gli altri vogliano a tutti i costi darmi consigli non richiesti. Decido di lavorare di domenica mattina (approfittando di una domenica piovosa) e tutti a dirmi,: ma no, ma perché non ti riposi, chi te lo fa fare…e poi capisco che se lo avessi fatto mi sarei trovata in vantaggio. Credo che sia sempre più opportuno </span><span style="text-align: left;">prendere decisioni o agire indipendentemente, senza essere influenzati dagli altri. È </span><span style="text-align: left;">sempre meglio </span><span style="text-align: left;">“Fare di testa propria” quindi agire autonomamente, senza dipendere dalle decisioni o dalle azioni degli altri, prendere iniziative e responsabilità in totale autonomia (anche un po’ in segreto, per scaramanzia) senza essere influenzati dalle opinioni altrui. In sostanza, sono io il miglior consigliere di me stessa. Ciò vale per le piccole cose, ma soprattutto per quelle più grandi. E se sbaglierò sarà solo colpa mia, ma almeno non vivrò la frustrazione di aver ascoltato gli altri. </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><b>Inserire una buona abitudine nella propria routine</b>, quarto rimedio non legato all’ansia ma al proprio benessere. Quante volte ci ripromettiamo di fare qualcosa che poi rimane appesa nei meandri dei buoni propositi, questo perché ogni promessa che facciamo a noi stessi è legata alla forza di volontà che con gli anni diventa sempre più flebile e sfilacciata. Ricordo che a vent’anni ero incredibilmente determinata, se decidevo di fare una cosa la facevo e basta, come per esempio la dieta, oppure studiare 10 ore al giorno per preparare un esame. Oggi che non ho più vent’anni, sarà il lavoro che assorbe tempo, sarà che a fine giornata ho bisogno di gratificarmi, sarà che ho imparato che non sempre volere é potere - come scrivevo in quel post di novembre scorso <a href="https://liberamentegiulia.blogspot.com/2023/11/volere-e-potere.html">Volere é potere?</a> - la mia volontà è sempre meno forte, anzi è debolissima. Tuttavia se inserisco una buona abitudine nella mia routine mattutina, per esempio, poi la seguo abbastanza fedelmente. Insomma mi pongo un piccolo obiettivo piuttosto che uno troppo grande per la mia ormai debole forza di volontà. Per questo ho inserito nella mia routine mattutina dieci minuti di ginnastica, faccio cento addominali, diversi esercizi con i pesetti e poi lo stretching finale. Non sarà molto, ma se lo faccio tutti i giorni il mio corpo sarà più tonico, forse. E comunque da quando lo faccio mi sento meglio. Di più non riesco a fare perché mi sveglio già alle 5,30 e non posso anticipare oltre. Più avanti vorrei inserire qualche esercizio di yoga, ma vedremo. Al mattino la mia volontà è più forte, poi diminuisce perché sfinita dal logorio del <i>lavoro moderno. </i></span></p><p style="text-align: justify;">Altri suggerimenti ne avete? Io per ora ne ho pensato solo questi, ma se volete lasciate un commento, mentre io vi lascio con un video da boomer, un meraviglioso spot contro il logorio della vita moderna, anche se non ho mai assaggiato il Cynar </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/MewFpFSz3UI" width="320" youtube-src-id="MewFpFSz3UI"></iframe></div><br /><p style="text-align: left;"><br /></p><p style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">Fonti immagini: immagine creata con App Imagine AI</span></p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></p>Giulia Lu Mancinihttp://www.blogger.com/profile/03159210942510753140noreply@blogger.com17tag:blogger.com,1999:blog-1709869662259780728.post-86506444950177735242024-01-26T17:00:00.003+01:002024-01-26T17:00:00.127+01:00Chissà, chissà domani <p> </p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgT8brQqrLL_ReurExKYmpT-8xx7ZtWcYv5kLavSsaqCVQldBVTMSs7fs317IBlBUTGR0zlktPsKWj7ITWZQzHchjrwJuI3s_XEqu8Wpm7HAcCEAKM9yeO0WVW-k6gPSgInPUlR1ekGFffLUPx0ISrrWJrKW8CvvoHzHrLipdUwo6vmWZbc7C4RPBUCRM/s1536/IMG_1758.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="1536" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgT8brQqrLL_ReurExKYmpT-8xx7ZtWcYv5kLavSsaqCVQldBVTMSs7fs317IBlBUTGR0zlktPsKWj7ITWZQzHchjrwJuI3s_XEqu8Wpm7HAcCEAKM9yeO0WVW-k6gPSgInPUlR1ekGFffLUPx0ISrrWJrKW8CvvoHzHrLipdUwo6vmWZbc7C4RPBUCRM/w400-h400/IMG_1758.jpeg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Quando il fato decide altrimenti, le decisioni dell’uomo sono inutili. (Publilio Siro) </td></tr></tbody></table><p style="text-align: justify;"><span style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(34, 34, 34); color: #222222; font-family: "open sans"; font-size: 18px; text-align: start;"><br /></span></p><p style="text-align: justify;"><b>Ogni anno che comincia porta con sé il suo bagaglio di buoni propositi, per me una volta era così, ora invece più che ai buoni propositi (che un po’ ci sono) penso a sopravvivere</b>. È una sensazione che mi avvolge soprattutto dal 2020, anno bisestile in cui ogni equilibrio mondiale è stato sconvolto. Ogni anno ha portato con sé nuove tragedie, la lotta sui vaccini, la guerra in Ucraina, la morte della sinistra, la vittoria delle destre, il cambiamento climatico, le alluvioni, la guerra in medio oriente. Questi anni sono stati caratterizzati da una costante paura del<span style="text-align: left;"> futuro, </span>manifestandosi come un’ansia persistente e una preoccupazione costante riguardo agli eventi imminenti, generando così stress e incertezza.</p><p style="text-align: justify;"><b>Ed eccoci arrivati a un altro anno bisestile da cui non so bene cosa aspettarmi</b>.</p><p style="text-align: justify;">É un anno che per me si preannuncia più difficile già per il lavoro, perché tra un mese due collaboratrici bravissime vanno in pensione (compiono 67 anni quindi è una pensione più che legittima) di conseguenza il mio lavoro subirà uno scossone non da poco, la sostituzione forse arriverà ma sarà, come al solito, al risparmio una persona al posto di due, i grandi capi stanno valutando, ma le scadenze e le attività non sono diminuite anzi aumentano ogni anno di più. Poi nella città di Bologna da gennaio c’è una novità, anche se era annunciata da alcuni mesi, ma ora entra effettivamente in vigore: tutta la città diventa con il limite dei 30 km orari, salvo alcuni brevi tratti, dove resterà il limite dei 50. Questo vuol dire che ogni percorso urbano in auto sarà difficilissimo, per andare al lavoro percorro un tratto di circa 3 km su una strada ampia dove il limite dei 50 era perfettamente sostenibile, fare i 30 invece è davvero arduo, per stare nei 30 non vado mai oltre la seconda marcia. Se si supera il limite e si arriva a 36 km orari fioccano multe. Non sto parlando del centro storico, ma di strade fuori dalle mura, perciò una zona piuttosto estesa. Ora, io sono una che ha sempre sostenuto la chiusura del centro alle auto e, di fatto, in centro giro soltanto a piedi, mi avvicino con l’auto oppure con l’autobus e poi giro a piedi. Nel centro storico di fatto è corretto fare i trenta. Questa estensione a tutte le strade fuori dalle mura, di colpo, mi sembra invece un’assurdità, anche perché non hanno creato altre infrastrutture tipo piste ciclabili decenti o parcheggi scambiatori sufficienti e a prezzi equi. Mi sembra la solita cosa all’italiana, prima facciamo la legge sulla pelle dei cittadini, poi creiamo le infrastrutture. Non so se diminuiranno gli incidenti sicuramente, per ora, aumenta lo stress del percorso casa lavoro, per questo sto andando a lavorare a piedi, l’autobus a trenta vuol dire un percorso in mezzo a una folla di gente più lungo e stressante, quindi camminare per ora mi sembra l’unica soluzione, avendo la fortuna di abitare abbastanza vicino alla sede di lavoro (ma sono sempre circa 3 km a piedi). Il problema è che spesso devo camminare con dei pesi, il computer portatile e talvolta i documenti che mi porto a casa per il telelavoro. Questo non fa bene alla mia schiena, era anche il motivo per cui usavo l’auto avendo la possibilità di parcheggiare senza spese (nel parcheggio aziendale). Dopo un paio di viaggi a 30 all’ora guardando il tachimetro invece che la strada ho deciso che era meglio camminare. </p><p style="text-align: justify;">Ma in fondo cosa volete che siano questi problemi quando ce ne sono altri ben più gravi!</p><p style="text-align: justify;">All’orizzonte infatti si delineano sempre più grandi minacce. L’ampliamento del conflitto in Medio Oriente non promette nulla di positivo. Forse, per alcuni, la minaccia mortale arriverà prima a causa del vaccino che, secondo alcuni, potrebbe causare danni. Altrimenti, c’è la prospettiva che l’intelligenza artificiale scateni nuovi conflitti diffondendo notizie false. Altresì, la crisi economica, con l’affondamento delle famiglie nel baratro, l’inflazione e gli aumenti dovuti alle complicazioni delle guerre in corso e agli attacchi alle navi mercantili nel Mar Rosso, potrebbe rivelarsi letale.</p><p style="text-align: justify;"><b>Forse, però, ci preoccupiamo inutilmente di pericoli che sono al di là del nostro controllo</b>. Non li possiamo gestire affatto. Se uno dei leader imprudenti al potere dovesse detonare una bomba atomica, come menzionato nella canzone ‘Futura’ di Lucio Dalla, non importerebbe più chi ha iniziato la guerra: russi, americani, ucraini, israeliani, palestinesi, nordcoreani, cinesi o iraniani.</p><p style="text-align: justify;">In sintesi, la paura dell’Apocalisse è tornata più forte che mai. Negli anni ‘80, durante la guerra fredda tra russi e americani, questa paura era diffusa. Sembrava superata negli anni successivi grazie agli accordi tra Stati Uniti e Unione Sovietica, con il processo di pace avviato tra Gorbačëv e Bush. Tuttavia, si è rivelata un’illusione.</p><p style="text-align: justify;">E cosa possiamo fare se non sperare che un po’ di ragionevolezza sia rimasta nelle menti di questi folli che giocano con le nostre vite? È quindi inutile arrovellarsi cercando la soluzione dei problemi, lascio fare al fato, mentre vi lascio il link YouTube di Futura le cui parole iniziali hanno cambiato il titolo di questo post.</p><p style="text-align: justify;">E <b>voi come vivete questo inizio di anno? Siete preoccupati o fatalisti e indifferenti agli eventi?</b> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/RXjE4q3Hyd4" width="320" youtube-src-id="RXjE4q3Hyd4"></iframe></div><br /><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">Fonti immagini: immagine creata con App Imagine AI</p>Giulia Lu Mancinihttp://www.blogger.com/profile/03159210942510753140noreply@blogger.com21tag:blogger.com,1999:blog-1709869662259780728.post-45237304883360496732024-01-12T17:00:00.029+01:002024-01-12T17:00:00.139+01:00Compagni di scuola <p> </p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhBTgQA023CIghboVoLGgVYDF5K0qn_PcdeJN7qDHxq6uc4uQyJVXRfbmhUwqEvN2N3n0EBJYnYvg8FTv3zrwKWHaGoG6tCK0ICFN7HSG7FRCd3kQOQ0RJ_bTRgQ9DOIrwMby5n-V6-mvur0lNSSSIAVWhmhMkvJaiS6QgAMCSM61Q8UoqG4WpG6AloOQA/s1920/IMG_1730.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1920" data-original-width="1280" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhBTgQA023CIghboVoLGgVYDF5K0qn_PcdeJN7qDHxq6uc4uQyJVXRfbmhUwqEvN2N3n0EBJYnYvg8FTv3zrwKWHaGoG6tCK0ICFN7HSG7FRCd3kQOQ0RJ_bTRgQ9DOIrwMby5n-V6-mvur0lNSSSIAVWhmhMkvJaiS6QgAMCSM61Q8UoqG4WpG6AloOQA/w266-h400/IMG_1730.jpeg" width="266" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Compagno di scuola, compagno di niente, ti sei salvato dal fumo delle barricate? Antonello Venditti </td></tr></tbody></table><br /><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Lo scorso anno un post di Elena Ferro <a href="https://www.elenaferro.it/tema-della-vita/">Il tema della mia vita </a> mi ha fatto ripensare ai miei compagni di scuola e così mi era venuta voglia di parlarne. Il post è rimasto in bozza per molti mesi perché diventa sempre più complicato per me dedicare del tempo al blog, salvo farlo in piccolissimi ritagli di tempo e con lentezza, l’unica lentezza che mi é concessa dipendendo solo da me. </p><p style="text-align: justify;"><b>Quando sento storie di bullismo in tv mi sembra di vivere in un pianeta alieno, perché mi torna in mente la mia classe delle superiori dove invece c’era un sostegno globale, non lasciavamo indietro nessuno, a maggior ragione i più fragili</b>. E sono proprio i più fragili che ricordo meglio, perché le loro storie sono quelle più difficili. La nostra classe era abbastanza uniforme, tutti studenti di famiglie modeste, non ricche ma piene di onestà e buoni principi. Allora chi frequentava l’Istituto tecnico commerciale non aveva aspirazioni universitarie, si sceglieva questa scuola perché con il diploma si voleva poi iniziare a lavorare in qualche modo, a differenza dei ragazzi che frequentavano il liceo classico che avrebbero sicuramente fatto l’università. Le cose poi andavano diversamente perché dopo il diploma molti si iscrivevano all’università, un po’ perché davvero motivati, un po’ perché il lavoro non c’era. Della mia classe almeno la metà ha proseguito gli studi. Ma, facendo un passo indietro, ricordo che per arrivare alla mia scuola dovevo prendere la corriera ogni mattina alle 7,20 per arrivare nel paese vicino, una cittadina di circa 60.000 abitanti, completa di tutte le scuole. Il tragitto in corriera non era lungo c’erano pochi chilometri ma era necessario comunque svegliarsi presto per arrivare a scuola in tempo. Oggi non è più così, il mio paese natio ha tutte le scuole e due mie compagne di classe, dopo anni di supplenze fuori sede, insegnano proprio in una scuola del paese. Comunque allora la classe era formata da gruppi di studenti provenienti da centri diversi della provincia che si aggiungevano ai fortunati che invece abitavano sul posto, che comodità. </p><p style="text-align: justify;">Tra gli studenti della nostra classe ricordo alcuni in particolare.</p><p style="text-align: justify;"><b>Fabrizio</b>: era un ragazzo schivo, sempre con l’aria triste, ma ogni tanto esordiva con delle battute sagaci che facevano ridere tutta la classe. Collezionava una sfilza di brutti voti, ma poi a metà dell’anno scolastico recuperava sempre una striminzita sufficienza per essere promosso. Questo avveniva perché molti compagni di classe, incalzati anche dai professori, lo aiutavano a studiare e a prepararsi in vista di un compito in classe e di una interrogazione e così riusciva a recuperare. È capitato più volte che anch’io mi unissi al gruppo per spiegargli un concetto di tecnica o di ragioneria prima di un’interrogazione. In pratica tutti noi lo avevamo un po’ adottato perché Fabrizio aveva una situazione familiare problematica, era figlio di genitori separati e viveva con la nonna, sua madre viveva fuori per lavoro e lui la vedeva solo durante le feste, suo padre, invece, non so quanto fosse presente nella sua vita. Di aspetto anonimo, vestito male e poco curato, Fabrizio sarebbe stato il perfetto bersaglio dei bulli di oggi, invece noi lo avevamo adottato e ce ne prendevano cura per quello che potevamo fare. </p><p style="text-align: justify;">L’episodio più importante avvenne alla maturità. Tra i componenti della commissione per gli esami di stato c’era il nostro professore di ragioneria, un professore severissimo che pretendeva da noi una preparazione precisa e puntuale e ci interrogava quasi tutti i giorni a sorpresa, con lui eravamo costretti a studiare sempre. Non lo ringrazierò mai abbastanza per questo, il metodo e la preparazione acquisita grazie alla sua severità è rimasta un punto fermo della mia formazione scolastica. Era severo ma anche lui molto attento nei confronti di Fabrizio. Lo spronava a studiare la sua materia senza assillarlo troppo ma non perdendolo mai di vista. All’epoca per gli esami di maturità la commissione era composta da un professore interno all’istituto e tutti gli altri erano membri esterni, c’erano due scritti e all’esame orale si portavano due materie, la prima era scelta dallo studente la seconda poteva essere scelta dalla commissione: in pratica si proponevano due materie ma la seconda poteva essere cambiata su decisione della commissione anche il giorno prima dell’esame. La più grande carognata era cambiare la materia a un candidato. Con Fabrizio successe proprio così, la seconda materia da lui scelta fu cambiata, non ricordo quale fosse la materia scelta da Fabrizio, ma gli imposero Ragioneria. Il professore interno fu informato il giorno prima dell’orale e lui chiamò tutti gli studenti più bravi della classe per avvertirli. Passarono la notte con lui a ripassare ragioneria. Quella mattina eravamo tutti lì a sostenerlo. Ebbene l’orale di Fabrizio fu molto buono e alla fine il voto di maturità fu più alto di quanto tutti noi ci aspettassimo. Tutti fieri di lui come fosse un nostro fratello e, forse, lo era davvero. </p><p style="text-align: justify;"><b>Perché oggi invece c’è tanta cattiveria verso i più deboli? Viviamo in un mondo in cui se qualcuno è fragile diventa un bersaglio di odio, qualcuno da umiliare e sottomettere, lo vediamo sempre più spesso nella realtà di tutti i giorni e ovviamente nei social. E la scuola è diventata una trincea per gli stessi professori</b>. </p><p style="text-align: justify;">Poi ci sono gli altri compagni di scuola, c’era la più bella della classe che si chiamava <b>Angela</b>, bionda con il naso piccolo e le labbra a cuore. Quando Venditti nella sua canzone cantava “quella del primo banco, la più carina” mi veniva in mente lei, niente affatto cretina a dispetto della canzone. Poi c’era <b>Michele</b> che sognava di scrivere come me anche se, leggendo Asimov, preferiva la fantascienza e ogni tanto mi faceva leggere i suoi racconti. Ci siamo scritti delle lettere per tutto il primo anno di Università e poi ci siamo persi di vista. Era uno dei più bravi della classe in generale, ma era sicuramente il più bravo in italiano (che in un istituto tecnico è considerata quasi un’inutilità) iscritto all’università dopo un anno l’ha abbandonata e si è trasferito a Bergamo per lavoro. Per uno strano caso della vita ci siamo ritrovati dopo quasi trent’anni ed è diventato il beta reader dei miei primi quattro romanzi. È lui che mi ha dato notizie degli altri compagni di scuola e ho scoperto che ha sposato la ragazza con cui stava ai tempi della scuola, <b>Rosanna</b>, sorcina della prima ora come me appassionata di Zerolandia, anche lei compagna di classe, di cui mi parlava sempre nelle sua lettere, preoccupato del fatto che vivesse in un’altra città universitaria lontana da lui. Alla fine il loro amore ha superato gli anni, la lontananza e tanti altri problemi. Ci siamo rivisti una volta che sono venuti a Bologna da Bergamo per un week end ed è stato piacevole ritrovarsi e parlare dei vecchi tempi. Ora il nostro rapporto si mantiene prevalentemente via mail e via Facebook. </p><p style="text-align: justify;">Poi c’era <b>Lorenzo</b> che si era iscritto a Bologna alla facoltà di Economia come me, per il primo anno ci siamo ritrovati a lezione insieme, poi avendo un piano di studio diverso ci siamo persi di vista, dopo la laurea è tornato in Puglia e oggi è un affermato commercialista. E poi ci sono altri visi che riaffiorano dai ricordi dei banchi di scuola, <b>Soccorsa la mia compagna di banco</b>, bellissima e con il solo desiderio di raggiungere il diploma per sposarsi e creare una famiglia, desiderio ampiamente realizzato, <b>Maddalena</b> che ho ritrovato a Bologna per caso perché sua figlia vive e lavora qui, dimostrando ancora quanto il mondo sia piccolo, <b>Maria Assunta e l’altra Angela del terzo banco</b>. Poi ci sono i volti ben fermi nella memoria di cui però non afferro più i nomi, eppure resta nitido il loro carattere perché cinque anni vissuti insieme, tra i banchi di scuola, lasciano un’impronta indelebile.</p><p style="text-align: justify;">E vi lascio con la canzone di Antonello Venditti che ha accompagnato i miei ricordi scolastici di sempre ed è il manifesto di un’epoca, ancora molto attuale per il sentimento di nostalgia che suscita </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/C9E5my_x-JI" width="320" youtube-src-id="C9E5my_x-JI"></iframe></div><br /><p style="text-align: justify;">Fonti immagini: Pexels</p>Giulia Lu Mancinihttp://www.blogger.com/profile/03159210942510753140noreply@blogger.com13tag:blogger.com,1999:blog-1709869662259780728.post-67323693361304174852024-01-03T00:00:00.012+01:002024-03-15T06:24:30.137+01:00Le mie letture<div>
<div class="separator" style="clear: both;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZS32raMqNGG_FXgpucU7Lcr_I42-o6g0rMWVlLDWsG4VHLqictE3GWc8T885mcb8FF7EJ1pBNpEue7hlX2yH9ql7bF44g3zcXCFBdHqqtqT7Qe0-xb3AfgOA_kDgmvMRFvzqbaRIrQnA/s640/blogger-image--81179514.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZS32raMqNGG_FXgpucU7Lcr_I42-o6g0rMWVlLDWsG4VHLqictE3GWc8T885mcb8FF7EJ1pBNpEue7hlX2yH9ql7bF44g3zcXCFBdHqqtqT7Qe0-xb3AfgOA_kDgmvMRFvzqbaRIrQnA/s640/blogger-image--81179514.jpg" /></a></div>
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LETTURE IN CORSO<div><div><br /></div><div><br /></div><div>Chi si ferma è perduto di Marco Malvaldi e Samantha Bruzzone (prime Amazon)</div><div>Mistral di Riccardo Bruni (Amazon 1,50)</div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div>LETTURE 2024</div><div><b>Gennaio</b></div><div>1. Il pozzo della discordia di Cristina Rava (Apple 1,99)</div><div>2. È l’umido che ammazza di Filippo Venturi (Emilia digital Library)</div><div>3. La ragazza dagli occhi di carta di Ilaria Tuti (Apple racconto gratuito)</div><div>4. La confraternita delle ossa di Paolo Roversi (Emilia digital Library)</div><div><b>Febbraio</b></div><div>5. Buio di Dacia Maraini (Emilia digital Library)</div><div>6. Sento i tuoi passi di Maria Teresa Steri (Amazon 1,50)</div><div><b>Marzo</b></div><div>7. L’orizzonte della notte di Gianrico Carofiglio (Apple 10,99)</div><div>8. L’educazione delle farfalle di Donato Carrisi (Emilia Digital Library)</div><div>9. Blue Tango di Paolo Roversi (Apple 3,99)</div><div><b><br /></b></div><div><br /></div><div><br /></div><div>LETTURE 2023</div><div><b>Gennaio</b></div><div>1. Cacciatori nelle tenebre di Francesco e Gianrico Carofiglio (Grafic novel) (Apple 5,99)</div><div>2. Piadina e squaquerone di Federico Maria Rivalta (Prime gratuito)</div><div>3. Quo vadis baby? di Grazia Verasani (Apple 7,99)</div><div><b>Febbraio</b></div><div>4. Stella nera, Il grande domani di Marco Freccero (Apple 3,99)</div><div>5. Cambiare le ossa di Barbara Baraldi (Prime gratuito)</div><div><b>Marzo</b></div><div>6. L’insostenibile leggerezza dell’essere di Milan Kundera (Apple 6,99)</div><div>7. Il pasto dell’ iguana di Federico Maria Rivalta (Amazon 4,99)</div><div><b>Aprile</b></div><div>8. Quelli che uccidono di Angela Marsons (Prime gratuito)</div><div>9. Inferno e paradiso chiavi in mano di Federico Maria Rivalta (Amazon 4,99) </div><div>10. Velocemente da nessuna parte di Grazia Verasani (Apple 6,99) </div><div><b>Maggio</b></div><div>11. Baraka di Riccardo Bruni (Amazon 4,99)</div><div>12. Di tutti e di nessuno di Grazia Verasani (Apple 7,99)</div><div>13. Il canto degli innocenti di Piergiorgio Pulixi (Apple 7,99)</div><div><b>Giugno</b></div><div>14. Il labirinto dei vizi capitali di Federico Maria Rivalta (Amazon 4,99)</div><div>15. Libri che mi hanno rovinato la vita di Daria Bignardi (Apple 8,99)</div><div><b>Luglio</b></div><div>16. Il segreto della casa sul mare di Graziella Scortecci (Amazon 0,99) </div><div>17. Haiku boy: La gita del Club di poesia di Inagheshi (fumetto) (Amazon 2,99)</div><div>18. Oggi faccio azzurro di Daria Bignardi (Apple 7,99)</div><div>19. Il tortellino muore nel brodo di Filippo Venturi (Apple 9,99)</div><div><b>Agosto</b></div><div>20. Cosa sai della notte di Grazia Verasani (Apple 5,99)</div><div>21. Conosci l’estate? di Simona Tanzini (Prime gratuito)</div><div>22. Tutto sarà perfetto di Lorenzo Marone (Apple 7,99)</div><div>23. Come pioggia sul cellofan di Grazia Verasani (Apple 7,99)</div><div><b>Settembre </b></div><div>24. Prima di dire addio di Giulia Beyman (Prime gratuito)</div><div>25. Il delitto della vedova Ruzzolo di Alessandra Carnevali (Apple 2,99) </div><div>26. Lo strano caso del quadro scomparso di Alessandra Carnevali (Apple 2,99)</div><div><b>Ottobre</b></div><div>27. La sottile arte di fare quello che c**o ti pare di Mark Manson (Apple 5,99)</div><div>28. Morte di un antiquario di Paolo Regina (Apple 7,99)</div><div>29. Luce dei miei occhi di Giulia Beyman (Amazon 3,99)</div><div><b>Novembre </b></div><div>30. Un giorno questo dolore ti sarà utile di Peter Cameron (Apple 2,99)</div><div>31. L’amore molesto di Elena Ferrante (Emilia digital Library) </div><div>32. L’equazione del cuore di Maurizio De Giovanni (Emilia digital Library) </div><div>33. Undici morti non bastano di Raffaele Malavasi (Apple 2,99)</div><div><b>Dicembre</b></div><div>34. Gli spaghetti alla bolognese non esistono di Filippo Venturi (Emilia digital Library)</div><div>35. I segreti non riposano in pace di Luigi Guicciardi (Prime gratuito)</div><div>36. Da quanto tempo non piangi, capitano De Nittis? di Paolo Regina (Emilia digital Library)</div><div>37. Il rosmarino non capisce l’inverno di Matteo Bussola (Emilia digital Library) </div><div>38. Promemoria per il diavolo di Paolo Regina (Emilia digital Library)</div><div>39. Bolle di sapone di Marco Malvaldi (Emilia digital Library)</div><div>40. Madre d’ossa di Ilaria Tuti (Emilia digital Library)</div><div>41. Storie vere di Barbara Businaro (regalo del blog Webnauta)</div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div>LETTURE 2022</div><div><b>Gennaio</b></div><div>1. Chiusa nel buio di Riccardo Bruni</div><div>2. Stella nera, la promessa di Marco Freccero</div><div>3. Una specie di felicità di Francesco Carofiglio </div><div>4. Nessun dolore di Riccardo Bruni </div><div><b>Febbraio </b></div><div>5. Le gemelle di Auschwitz di Eva Mozes Kor </div><div>6. Omicidi in pausa pranzo di Viola Veloce </div><div>7. 3A investigazioni Indagine a Rocca Vertunno di Ariano Geta</div><div><b>Marzo</b></div><div>8. Sistema Periodico - Autobiografia elementare di un chimico di Marco Lazzara</div><div>9. Le nostre vite di Francesco Carofiglio </div><div>10. L’autunno dei cinghiali assassini di Antonella Mecenero</div><div><b>Aprile</b></div><div>11. Dal passato, all’improvviso di Maria Teresa Steri </div><div>12. Rancore di Gianrico Carofiglio </div><div><b>Maggio</b></div><div>13. La ferocia di Nicola Lagioia </div><div>14. Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa </div><div><b>Giugno</b></div><div>15. Tabitha Hardy si difende da sola di Nicci French</div><div>16. Chi ha spostato il mio formaggio? di Spencer Johnson</div><div>17. Il diario nascosto di Federico Maria Rivalta </div><div>18. Cadrò, sognando di volare di Fabio Genovesi </div><div><b>Luglio</b></div><div>19. La casa senza ricordi di Donato Carrisi </div><div>20. L’ultimo venerdì della signora Klieman di Giorgio Faletti</div><div>21. La strada che non scegli di Grazia Gironella </div><div>22. Per cosa si uccide di Gianni Biondillo </div><div><b>Agosto</b></div><div>23. Figlia della cenere di Ilaria Tuti </div><div>24. A bocce ferme di Marco Malvaldi </div><div>25. Non si butta via niente di Marco Malvaldi</div><div><b>Settembre </b></div><div>26. Finché morte non ci separi di Chiara Assi </div><div>27. La scrittrice senza tempo di Monica Brizzi </div><div><b>Ottobre </b></div><div>28. La morte ha l’oro in bocca di Nicola Rocca </div><div>29. La collina dei delitti di Roberto Carboni </div><div>30. Io sono l’abisso di Donato Carrisi </div><div><b>Novembre </b></div><div>31. Il segreto dell’antiquario di Roberto Carboni </div><div><b>Dicembre </b></div><div>32. Il pipistrello di Jo Nesbø</div><div>33. La casa delle luci di Donato Carrisi </div><div>34. Misteri, crimini e storie insolite di Bologna di Barbara Baraldi </div><div>35. Senza ragione apparente di Grazia Verasani </div><div><b><br /></b></div><div><div><br /></div></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div>LETTURE 2021</div><div><b>Gennaio</b></div><div>1. La notte delle falene di Riccardo Bruni </div><div>2. Una giornata storta di Eleonora Ippolito</div><div>3. Sei sospetti per un delitto di Raffaele Malavasi </div><div><b>Febbraio</b></div><div>4. La disciplina di Penelope di Gianrico Carofiglio </div><div>5.L’ombra del vento di Carlos Ruiz Zafón</div><div><b>Marzo</b></div><div>6. Ancora un giro di blues di Riccardo Bruni </div><div>7. La principessa di ghiaccio di Camilla Läckberg</div><div><b>Aprile </b></div><div>8. Passi di tango in riva al mare di Federico Maria Rivalta </div><div>9. La centesima finestra di Morena Fanti</div><div>10. Perché non eravamo pronti di David Quammen </div><div>11. Non fidarti della notte di Maria Teresa Steri </div><div><b>Maggio</b></div><div>12. Il tribunale delle anime di Donato Carrisi </div><div>13. 1984 di George Orwell</div><div>14. Non ho paura del buio di Robert Dugoni </div><div><b>Giugno</b></div><div>15. Cambiare l’acqua ai fiori di Valérie Perrin</div><div>16. La vita che volevo di Lorenzo Licalzi </div><div><b>Luglio </b></div><div>17. Non temerò alcun male di L. K. Brass </div><div>18. La fiamma e La Rosa di Cristina M. Cavaliere</div><div>19. Questa estate succede che di Giovanni Venturi</div><div>20. Càscara di Elena Ferro </div><div>21. Eleanor Oliphant sta benissimo di Gail Honeyman </div><div><b>Agosto</b></div><div>22. Alla scoperta dei segreti perduti di Bologna di Barbara Baraldi </div><div>23. Blues per i nati senza un cuore di Ferdinando Salamino </div><div>24. Il leone e La Rosa di Riccardo Bruni </div><div>25. Stella nera: le luci dell’Occidente di Marco Freccero </div><div>26. I segni sulla pelle di Stefano Tassinari </div><div>27. Reo confesso di Valerio Varesi </div><div><b>Settembre</b></div><div>28. Il kamikaze di Cellophane di Ferdinando Salamino</div><div>29. Com’è giusto che sia di Marina Di Guardo</div><div>30. Il margine della notte di Ferdinando Salamino </div><div>31. Il buio dell’alba di Stefania Romito </div><div><b>Ottobre</b></div><div>32. Il cacciatore del buio di Donato Carrisi</div><div>33. Aria ed altri coccodrilli di Silvia Pillin </div><div>34. Yumi & Nana - Il primo lungometraggio di Inagheshi </div><div>35. Il maestro delle ombre di Donato Carrisi</div><div>36. Gli annientatori di Gianluca Morozzi </div><div><b>Novembre </b></div><div>37. Acqua passata di Valeria Corciolani</div><div>38. Il buio oltre la siepe di Harper Lee</div><div>39. Come il mare in un bicchiere di Chiara Gamberale</div><div>40. Prisma di Gianluca Morozzi </div><div>41. Luce della notte di Ilaria Tuti</div><div>42. Delyrio di Stefania Romito </div><div>43. La prima volta in cui sono morta di Marta Minotti</div><div><b>Dicembre</b></div><div>44. L’Arminuta di Donatella Di Pierantonio </div><div>45. La paziente scomparsa di Liz Lawler </div><div>46. La variante di Lüneburg di Paolo Maurensig</div><div>47. Uno strano caso per il commissario Calligaris di Alessandra Carnevali </div><div><br /></div>
<br />
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<br /></div>
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LETTURE 2020</div>
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1. Le due facce della vita di Nadia Banaudi</div>
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2. Non è tutto oro di Valeria Corciolani </div>
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3. La mano sinistra del diavolo di Paolo Roversi </div>
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4. Amore di mamma di Sarah Flint </div>
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5. Una ragazza malvagia di Alex Marwood </div>
<div>
6. Il giro della morte di Renato Mite </div>
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7. La casa delle voci di Donato Carrisi </div>
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8. Il giallo di villa nebbia di Roberto Carboni</div>
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9. Un ristretto in tazza grande di Federico Maria Rivalta </div>
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10. La voce del mare di Emily Pigozzi </div>
<div>
11. Bologna destinazione notte di Roberto Carboni </div>
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12. Colpevoli di innocenza di J.S. Monroe </div>
<div>
13. La primavera torna sempre di Lorenzo Marone </div>
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14. Storie di scrittori di Ariano Geta </div>
<div>
15. Gli insospettabili delitti della casa in fondo alla strada di Alex Marwood </div>
<div>
16. Il segno mancante di Federico Maria Rivalta </div>
<div>
17. La stanza degli ospiti di Dedra San Mitchell</div>
<div>
18. Sarà il nostro segreto di Maria Teresa Steri</div>
<div>
19. La promessa del buio di Riccardo Bruni</div>
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20. L'amore ai tempi del covid-19 di Antonio Manzini</div>
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21. Non esiste saggezza di Gianrico Carofiglio </div>
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22. Oscuri segreti di famiglia di Alex Marwood</div>
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23. Consegna a Greentown di Renato Mite </div>
<div>
24. La stagione del biancospino di Riccardo Bruni<br />
25. La ragazza che ascoltava De André di Sandra Faé <br />
<div>
26. Spillover di David Quammen<br />
27. Aurora nel buio di Barbara Baraldi </div><div>28. Tre cadaveri di Raffaele Malavasi </div><div>29. Veronica c'è di Grazia Gironella </div><div>30. Delitto e castigo di Fëdor Dostoevskij</div><div>31. Una sera di foglie rosse di Riccardo Bruni</div><div>32. Due omicidi diabolici di Raffaele Malavasi </div><div>33. Di questo e altri mondi di Riccardo Bruni</div><div>34. Per un bacio e molto più di Monica Brizzi </div><div>35. Strage di Loriano Macchiavelli </div><div>36. Come tracce sulla sabbia di Federico Maria Rivalta </div><div>37. L'uomo del labirinto di Donato Carrisi </div><div>38. Tutti gli amori imperfetti di Grazia Gironella <br />
<br /></div>
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LETTURE 2019</div>
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1. Isola di neve di Valentina D'Urbano</div>
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2. La donna di ghiaccio di Robert Bryndza</div>
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3. La memoria dei corpi di Marina Di Guardo </div>
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4. Bambole gemelle di Marina Di Guardo </div>
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5. La versione di Fenoglio di Gianrico Carofiglio</div>
<div>
6. L'allieva di Alessia Gazzola </div>
<div>
7. Aporia di Renato Mite </div>
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8. Aikawa High School vol. 3 di Inagheshi (libro a fumetti)</div>
<div>
9. Un passo avanti e poi un altro di Eleonora Ippolito </div>
<div>
10. La tristezza ha il sonno leggero di Lorenzo Marone</div>
<div>
11. La vittima perfetta di Robert Bryndza</div>
<div>
12. Sette giorni perfetti di Rosie Walsh </div>
<div>
13. Nella Notte di Concita De Gregorio </div>
<div>
14. Il gioco del male di Angela Marsons </div>
<div>
15. Magnifico assedio di Emily Pigozzi </div>
<div>
16. L'eredità delle ombre di Massimiliano Riccardi</div>
<div>
17. La ragazza scomparsa di Angela Marsons </div>
<div>
18. Imperfetti sconosciuti di Daniela Volontè </div>
<div>
19. Sara al tramonto di Maurizio De Giovanni </div>
<div>
20. Fiori sopra l'inferno di Ilaria Tuti</div>
<div>
21. Se lei sapesse di Blake Pierce</div>
<div>
22. La ragazza nell'acqua di Robert Brindza</div>
<div>
23. La principessa dei mondi - la terra - di Monica Brizzi </div>
<div>
24. Denise. Il mondo non mi serve di Sarah S.</div>
<div>
25. Delitti senza castigo di Loriano Macchiavelli</div>
<div>
26. Dodici rose a Settembre di Maurizio De Giovanni </div>
<div>
27. Linea di sangue di Angela Marsons </div>
<div>
28. Resti perfetti di Helen Fields</div>
<div>
29. Magari domani resto di Lorenzo Marone </div>
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30. L'ultimo dei Bezuchov di Marco Freccero </div>
<div>
31. La misura del tempo di Gianrico Carofiglio</div>
<div>
32. Nel silenzio delle nostre parole di Simona Sparaco</div>
<div>
33. La ragazza nella nebbia di Donato Carrisi </div>
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34. Ninfa dormiente di Ilaria Tuti</div>
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<br /></div>
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LETTURE 2018</div>
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1. Le intermittenze della morte di Josè Saramago</div>
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2. Il buio ha il suo odore di Cinzia La Commare </div>
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3. La cosa più bella che ho di K.A. Tucker</div>
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4. Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde (rilettura) </div>
<div>
5. Era una moglie perfetta di A.J. Banner </div>
<div>
6. La memoria rende liberi di Liliana Segre </div>
<div>
7. Cercando Goran di Grazia Gironella (rilettura)</div>
<div>
8. Buio di Maurizio De Giovanni </div>
<div>
9. Il passato è una terra straniera di Gianrico Carofiglio </div>
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10. Tenera è la notte di F. Scott Fitzgerald </div>
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11. Cocaina di Carlotto, Carofiglio, De Cataldo</div>
<div>
12. Storia della mia ansia di Daria Bignardi </div>
<div>
13. Il bambino silenzioso di Sara A. Denzil</div>
<div>
14. Il silenzio dell'onda di Gianrico Carofiglio </div>
<div>
15. Tentazione è tormento di Emme X</div>
<div>
16. Come una piuma di Rosalia Pucci </div>
<div>
17. Un po' di follia in primavera di Alessia Gazzola </div>
<div>
18. I fiori non hanno paura del temporale di Bianca Rita Cataldi </div>
<div>
19. Sposa per vendetta di Marilena Boccola </div>
<div>
20. È solo sesso di Sarah S.</div>
<div>
21. Tutto è tenebra di Massimiliano Riccardi</div>
<div>
22. Dire Wolf di Raffaella Grandi </div>
<div>
23. Non torno subito di Lisa Agosti </div>
<div>
24. Quel che resta di noi di Manuel Sgarella</div>
<div>
25. Cuccioli di Maurizio De Giovanni </div>
<div>
26. La donna senza nome di Eric Rickstad</div>
<div>
27. Il passato non è un posto tranquillo di Manuel Sgarella </div>
<div>
28. Catturami di Anna Zaires</div>
<div>
29. Gli indifferenti di Alberto Moravia (rilettura) </div>
<div>
30. Pane per i bastardi di Pizzofalcone di Maurizio De Giovanni </div>
<div>
31. Domani che giorno è di L. Cassie </div>
<div>
32. A scuola di giallo di Camilla Läckberg</div>
<div>
33. Urla nel silenzio di Angela Marsons </div>
<div>
34. L'estate è ancora nostra di Antonietta Mirra </div>
<div>
35. Laurie di Stephen King</div>
<div>
36. Il giardino viola di Nadia Banaudi </div>
<div>
37. Tutto questo ti darò di Dolores Redondo </div>
<div>
38. Battito oscuro di Antonietta Mirra </div>
<div>
39. La paranza dei bambini di Roberto Saviano </div>
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40. Tra l'ombra e l'anima di Maria Teresa Steri </div>
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<br /></div>
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LETTURE 2017</div>
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1. Buck e il terremoto di Serena Bianca De Matteis e autori vari </div>
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2. <span>Il gabbiano Jonathan Livingston di Richard Bach (rilettura)</span></div>
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<span>3. </span><span>Ragione e pentimento di Sandra Faé </span></div>
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<span>4. Buck di Serena Bianca De Matteis </span></div>
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<span>5. L'amore è una sorpresa di Maria Cristina Sferra</span></div>
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<span>6. Nessuno come noi di Luca Bianchini </span></div>
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7. Dieci piccoli respiri di K.A. Tucker</div>
<div>
8. 9 giorni di Gilly Macmillan</div>
<div>
9. Ragionevoli dubbi di Gianrico Carofiglio</div>
<div>
10. Un piccolo infinito addio di Emily Pigozzi </div>
<div>
11. 3A investigazioni di Ariano Geta</div>
<div>
12. 99 giorni di K.A. Tucker </div>
<div>
13. I love my spy di Sadie Jane Baldwin<br />
14. Ogni singola cosa di Monica Brizzi</div>
<div>
15. Il mio vento di primavera di Emily Pigozzi</div>
<div>
16. Insieme nel buio di Marco Freccero</div>
<div>
17. Non fidarti del buio di Emme X</div>
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18. L'inevitabile crudo destino di Riccardo Moncada </div>
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19. Come se fossimo già madri di Silvia Algerino</div>
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20. Storie di gatti Autori vari a cura di Bianca De Matteis </div>
<div>
21. L'ultimo giro di valzer di Morena Fanti e Marco Freccero </div>
<div>
22. Vita e riavvita di Nadia Banaudi </div>
<div>
23. Le ragazze silenziose di Eric Rickstad </div>
<div>
24. Un giorno perfetto per uccidere di Mario Mazzanti</div>
<div>
25. Figlia dei fiordi di Sandra Faè </div>
<div>
26. A modo mio di Viola Raffei</div>
<div>
27. Non uccidere di Mario Mazzanti</div>
<div>
28. Non voglio che te di Tiziana Iaccarino</div>
<div>
29. I 444 scalini di Mario Mazzanti</div>
<div>
30. Il metodo del coccodrillo di Maurizio De Giovanni </div>
<div>
31. Il pittore degli angeli di Cristina M. Cavaliere</div>
<div>
32. Le perfezioni provvisorie di Gianrico Carofiglio </div>
<div>
33. La regola dell'equilibrio di Gianrico Carofiglio </div>
<div>
34. Sai correre forte di Giovanni Venturi </div>
<div>
35. Le tre del mattino di Gianrico Carofiglio</div>
<div>
36. La follia del mondo di Marco Freccero</div>
<div>
37. Come un Dio immortale di Maria Teresa Steri</div>
<div>
38. I bastardi di Pizzofalcone di Maurizio De Giovanni </div>
<div>
39. L'amore non crolla Autori vari (Buck e il terremoto)</div>
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40. È stato breve il nostro lungo viaggio di Elena Mearini</div>
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<br /></div>
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LETTURE 2016<br />
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1. <span>L'amore che ti meriti di Daria Bignardi </span></div>
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<span>2. Ritrovarsi passione inaspettata di Tiziana Cazziero</span></div>
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<span>3. Le luci nelle case degli altri di Chiara Gamberale</span></div>
<div>
<span>4. Il tempo che vorrei di Fabio Volo</span></div>
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<span>5. Joshua di Massimiliano Riccardi</span></div>
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<span>6. Incontri in maschera di Monica Schianchi</span></div>
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<span>7. Tralci della stessa vite di Gloria Pigino Verdi</span></div>
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<span>8. Tutto questo o nulla di Anne Went e MariThorn</span></div>
<div>
<span>9. Città di carta di John Green</span></div>
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<span>10. È qui che volevo stare di Monica Brizzi</span></div>
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<span>11. Il volto dell'attesa di Roberta Volpi </span></div>
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<span>12. Certe incertezze di Giovanni Venturi</span></div>
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<span>13. Attraverso gli occhi di Emma di Stefania Romito</span></div>
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<span>14. Testimone inconsapevole di Gianrico Carofiglio</span></div>
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<span>15. Aspettami davanti al mare di Emily Pigozzi </span></div>
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<span>16. Una nuova vita di L. Cassie</span></div>
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<span>17. Amore tormentato di Tiziana Cazziero</span></div>
<div>
<span>18. Le affinità affettive di Sandra Faè </span></div>
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<span>19. Una famiglia quasi perfetta di Jane Shemilt</span></div>
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<span>20. L'importanza di chiamarti amore di Anna Premoli</span></div>
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<span>21. Baci, sabbia e stelle di Marilena Boccola </span></div>
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<span>22. 1986 di Giuseppe Ottaviano</span></div>
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<span>23. Ad occhi chiusi di Gianrico Carofiglio</span></div>
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<span>24. Mentre la mia bella dorme di Rossana Campo (rilettura)</span></div>
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<span>25. Cosa tiene accese le stelle di Mario Calabresi</span></div>
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<span>26. Segreto di famiglia di Mikaela Bley</span></div>
<div>
<span>27. Il mio raggio di sole di Angela Castiello</span></div>
<div>
<span>28. Un qualunque respiro di Emily Pigozzi </span></div>
<div>
<span>29. Una mutevole verità di Gianrico Carofiglio </span></div>
<div>
<span>30. La voce invisibile del vento di Clara Sanchez</span></div>
<div>
<span>31. I cento colori del blu di Amy Harmon</span></div>
<div>
<span>32. In fuorigioco per te di Eleonora Mandese</span></div>
<div>
33. Pista nera di Antonio Manzini </div>
<div>
34. La mappa della città morta di Stefano Santarsiere </div>
<div>
35. Tutto quello che vorrei di L. Cassie </div>
<div>
36. Il posto del mio cuore di Emily Pigozzi </div>
<div>
37. Come una crisalide di Eva Dal Rey</div>
<div>
38. L'estate fredda di Gianrico Carofiglio</div>
<div>
<br />
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LETTURE 2015<br />
1. Io uccido di Giorgio Faletti<br />
2. Non vi lascerò orfani di Daria Bignardi<br />
3. L'amore è come un pacco regalo di Barbara Schaer<br />
4. Le più piccole del '68 di Elena Costa<br />
5. La grande sera di Giuseppe Pontiggia<br />
6. Fai bei sogni di Massimo Gramellini</div>
<div>
7. Te lo dico sottovoce di Lucrezia Scali<br />
8. Santa degli impossibili di Daria Bignardi </div>
<div>
9. 31 dicembre di Marina Guarneri </div>
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10. Alfredo di Valentina D'urbano (versione breve)</div>
<div>
11. L'amica geniale di Elena Ferrante</div>
<div>
12. La tentazione di essere felici di Lorenzo Marone</div>
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13. Storia del nuovo cognome di Elena Ferrante</div>
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14. Storia di chi fugge e di chi resta di Elena Ferrante</div>
<div>
15. Storia della bambina perduta di Elena Ferrante</div>
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16. La coscienza di Zeno di Italo Svevo</div>
<div>
17. Non fermarti prima della spiaggia di Michele Scarparo e Spartaco Mencaroni </div>
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18. Spingendo la notte più in là di Mario Calabresi</div>
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19. La ragazza del treno di Paula Hawkins<br />
20. Una lunga estate crudele di Alessia Gazzola</div>
<div>
21. Io che amo solo te di Luca Bianchini<br />
22. Bagliori nel buio di Maria Teresa Steri<br />
23. Ti amo anima mia (una storia di violenza) di Najaa </div>
<div>
24. ZeroZeroZero di Roberto Saviano<br />
25. Esistenza negata di Romis (serie Ophelia, le vite di una ghost writer) </div>
<div>
26. Il mio supereroe di Monica Brizzi<br />
<div>
27. Due vite possono bastare di Grazia Gironella <br />
28. L'ultima spiaggia di C. Romolo</div>
<div>
29. Appunti di un venditore di donne di Giorgio Faletti </div>
<div>
30. Mi sa che fuori è primavera di Concita De Gregorio</div>
<div>
31. Cardiologia di Marco Freccero</div>
32. I custodi del destino di Maria Teresa Steri</div>
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<br />
LETTURE 2014</div>
<div>
<br /></div>
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1. Il suggeritore di Donato Carrisi</div>
<div>
2. Vacanze in villa di Madeleine Wickham</div>
<div>
3. Bologna giallo e nera di Serena Bersani</div>
<div>
4. Come i tulipani gialli di Cristina Rava</div>
<div>
5. Se son rose moriranno di Cristina Rava</div>
<div>
6. L'uomo che non ho sposato di Rossana Campo</div>
<div>
7. È solo l'inizio commissario Soneri di Valerio Varesi</div>
<div>
8. La felicità è un attimo pericoloso di Enrico Giacovelli</div>
<div>
9. Le prime luci del mattino di Fabio Volo</div>
<div>
10. Il bordo vertiginoso delle cose di Gianrico Carofiglio</div>
<div>
11. La figlia oscura di Elena Ferrante </div>
<div>
12. Noi non siamo qui di Ilaria Margapoti</div>
<div>
13. Acquanera di Valentina D'Urbano</div>
<div>
14. Il rumore dei tuoi passi di Valentina D'Urbano</div>
<div>
15. Per dieci minuti di Chiara Gamberale</div>
<div>
16. L'amore quando c'era di Chiara Gamberale</div>
<div>
17. Il riflesso di un assassino di Maurizio Foddai </div>
<div>
18. Non hai mai capito niente di Marco Freccero</div>
<div>
19. Innamorarsi ai tempi della crisi di M.B.<br />
<br />
LETTURE INDIMENTICABILI</div>
<div>
<br /></div>
<div>
La Nausea di Jean Paul Sartre</div>
<div>
La luna e i falò di Cesare Pavese</div>
<div>
La casa in collina di Cesare Pavese</div>
<div>
Passaggio in ombra di Maria Teresa Di Lascia</div>
<div>
Il danno di Josephine Hart</div>
<div>
Gomorra di Roberto Saviano</div>
<div>
Mille splendidi soli di Khaled Hosseini </div>
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<br /></div>
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<br />
<br /></div>
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</div>Giulia Lu Mancinihttp://www.blogger.com/profile/03159210942510753140noreply@blogger.com18tag:blogger.com,1999:blog-1709869662259780728.post-41979257782037948782023-12-31T10:00:00.308+01:002023-12-31T10:00:00.123+01:00Le mie letture 2023<p> </p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEheTr3ub4yg5paN6LTId1s7MAfEXmCnXWvvAO7_Tf2SMz6M-up9Bqi4nxtwIrbJ6W-EKLTbV08lJx4y_pixZHdyNlbzkBjkQuBFTGymzr6xEzMS_hygIooSroQDPrb8lOmWYrR-Zx8VdK6qL4Ie5cbUWS4BRaDZNPFHC54_SOLFYJgceg6BYOLjBmmOXso/s1920/IMG_1721.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1920" data-original-width="1398" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEheTr3ub4yg5paN6LTId1s7MAfEXmCnXWvvAO7_Tf2SMz6M-up9Bqi4nxtwIrbJ6W-EKLTbV08lJx4y_pixZHdyNlbzkBjkQuBFTGymzr6xEzMS_hygIooSroQDPrb8lOmWYrR-Zx8VdK6qL4Ie5cbUWS4BRaDZNPFHC54_SOLFYJgceg6BYOLjBmmOXso/w291-h400/IMG_1721.jpeg" width="291" /></a></blockquote></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Siamo ancora qui, tra parole e mondi, a tessere il filo sottile di ciò che chiamiamo vita. </td></tr></tbody></table><p style="text-align: right;"><span style="text-align: justify;"><br /></span></p><div style="text-align: left;"><span style="text-align: justify;">Un altro anno è scivolato via ed eccoci qui a fare bilanci sui libri che lo hanno accompagnato. </span><span style="text-align: justify;">Riflettere sulle letture di quest’anno è, per me, anche un modo di scrutare il tempo trascorso. </span><span style="text-align: justify;">Cominciamo però dalle letture, ho inserito una piccola variante nella mia lista inserendo a fianco il prezzo pagato oppure l'indicazione della provenienza gratuita da Amazon prime o dalla biblioteca digitale. </span></div><p style="text-align: left;"><span style="text-align: justify;">Dopo il mio post </span><a href="https://liberamentegiulia.blogspot.com/2023/11/leggere-e-un-lusso.html" style="text-align: justify;">Leggere è un lusso</a><span style="text-align: justify;"> in cui facevo delle considerazioni sul prezzo dei libri ho pensato di inserire anche questa informazione accanto al libro, peraltro proprio dopo il post mi sono finalmente decisa a iscrivermi alla biblioteca digitale MLOL, si tratta della libreria digitale dell'Emilia Romagna, questo è il </span><a href="https://emilib.medialibrary.it/home/index.aspx" style="text-align: justify;">LINK</a><span style="text-align: justify;">. Da molti anni avevo la tessera della Biblioteca Sala Borsa del Comune di Bologna (che io trovo bellissima, vi lascio il </span><a href="https://www.bibliotecasalaborsa.it/" style="text-align: justify;">Link</a><span style="text-align: justify;">), la usavo pochissimo per il prestito di libri cartacei visto che leggo solo eBook, così un sabato mattina che ero in centro sono passata dall'ufficio informazioni e in dieci minuti mi hanno abilitato, una volta a casa ho perfezionato l'iscrizione e poi ho cominciato a cercare degli ebook da leggere. </span></p><p style="text-align: left;"><span style="text-align: justify;">Devo dire che è un servizio molto comodo, perché se l'ebook non è disponibile subito puoi prenotarlo e, quando è disponibile, ti arriva una mail e puoi scaricarlo sull’apposita App che devi installare per leggere l'ebook. Diventa anche uno stimolo alla lettura perché hai due settimane di tempo per leggere il libro e questo per me è stata una spinta a leggere più in fretta, nel senso che mi lasciavo distrarre meno dalle serie tv. </span><span style="text-align: justify;">A dicembre ho messo il turbo leggendo moltissimo.</span></p><p style="text-align: justify;">Il romanzo che ho amato di più quest’anno é stato <b>L’insostenibile leggerezza dell’essere di Milan Kundera,</b> questo è stato anche l’anno della morte dell’autore. Un romanzo che mi ha sorpreso per la sua attualità. Sono andata a ripescare la mia recensione su Goodreads:</p><p style="text-align: justify;"><i>“Desideravo leggere questo romanzo da tanto tempo e ora ammetto che è un libro che vale la pena di leggere. É un capolavoro che esprime con spietatezza la condanna di ogni dittatura con una scrittura struggente e “leggera” tanto che nonostante la lunghezza le pagine scorrono velocemente. É un romanzo incredibilmente attuale e senza tempo, una riflessione sul senso della vita e sull’umanità intera, sui suoi dolori e sulle sue contraddizioni. Bellissimo.”</i></p><p style="text-align: justify;">Ho scoperto degli autori nuovi, la prima che voglio citare è <b>Grazia Verasani</b> di cui ho letto tutta la serie sull’investigatrice privata Giorgia Cantini, è un’autrice bolognese che scrive molto bene, in realtà la conoscevo già ma quest’anno ho deciso di leggere tutta la serie. Altri autori che ho conosciuto grazie alle blogger <a href="https://www.webnauta.it/wordpress/">Barbara di Webnauta</a> e <a href="https://ilibridisandra.wordpress.com/">Sandra de I libri di Sandra</a> sono <b>Paolo Regina</b> che scrive dei gialli ambientati a Ferrara con protagonista il capitano della finanza De Nittis di origini pugliesi e <b>Filippo Venturi</b>, un ristoratore vero bolognese, che scrive dei romanzi tra giallo e commedia ambientati a Bologna con un fantastico oste detective.</p><p style="text-align: justify;">Quest’anno ho consapevolmente diradato i post sul blog limitandoli a un paio al mese perché mi ero resa conto che era diventato un impegno un po’ pesante, mi ritrovavo al giovedì sera che non avevo scritto nulla e mi veniva l’ansia. Ho deciso, quindi, che avrei pubblicato meno, un post ogni due settimane sarebbe bastato, del resto per me il blog è ancora un piacere, forse anche per questa gestione più libera, non seguo le statistiche delle visualizzazioni e delle visite, per me il blog è un modo per affacciarmi sul mondo virtuale senza troppe velleità, una specie di diario. Se ogni settimana dovevo “stressarmi” per riuscire a pubblicare entro il fine settimana il blog non era più libero, ma l’ennesimo dovere da rispettare nella mia vita, quindi - anche quando avevo un post quasi pronto - lo posticipavo per avere modo di prepararne un altro con calma. Pensavo di aver rallentato anche con le letture, invece sono arrivata a leggere un numero maggiore di libri rispetto allo scorso anno, anche se non mi pongo degli obiettivi numerici di lettura, ritengo più importante leggere con piacere. Prima di lasciarvi al mio elenco approfitto per farvi gli auguri per il nuovo anno.</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><div>LETTURE 2023</div><div><b>Gennaio</b></div><div>1. Cacciatori nelle tenebre di Francesco e Gianrico Carofiglio (Grafic novel) (Apple 5,99)</div><div>2. Piadina e squaquerone di Federico Maria Rivalta (Prime gratuito)</div><div>3. Quo vadis baby? di Grazia Verasani (Apple 7,99)</div><div><b>Febbraio</b></div><div>4. Stella nera, Il grande domani di Marco Freccero (Apple 3,99)</div><div>5. Cambiare le ossa di Barbara Baraldi (Prime gratuito)</div><div><b>Marzo</b></div><div>6. L’insostenibile leggerezza dell’essere di Milan Kundera (Apple 6,99)</div><div>7. Il pasto dell’ iguana di Federico Maria Rivalta (Amazon 4,99)</div><div><b>Aprile</b></div><div>8. Quelli che uccidono di Angela Marsons (Prime gratuito)</div><div>9. Inferno e paradiso chiavi in mano di Federico Maria Rivalta (Amazon 4,99) </div><div>10. Velocemente da nessuna parte di Grazia Verasani (Apple 6,99) </div><div><b>Maggio</b></div><div>11. Baraka di Riccardo Bruni (Amazon 4,99)</div><div>12. Di tutti e di nessuno di Grazia Verasani (Apple 7,99)</div><div>13. Il canto degli innocenti di Piergiorgio Pulixi (Apple 7,99)</div><div><b>Giugno</b></div><div>14. Il labirinto dei vizi capitali di Federico Maria Rivalta (Amazon 4,99)</div><div>15. Libri che mi hanno rovinato la vita di Daria Bignardi (Apple 8,99)</div><div><b>Luglio</b></div><div>16. Il segreto della casa sul mare di Graziella Scortecci (Amazon 0,99) </div><div>17. Haiku boy: La gita del Club di poesia di Inagheshi (fumetto) (Amazon 2,99)</div><div>18. Oggi faccio azzurro di Daria Bignardi (Apple 7,99)</div><div>19. Il tortellino muore nel brodo di Filippo Venturi (Apple 9,99)</div><div><b>Agosto</b></div><div>20. Cosa sai della notte di Grazia Verasani (Apple 5,99)</div><div>21. Conosci l’estate? di Simona Tanzini (Prime gratuito)</div><div>22. Tutto sarà perfetto di Lorenzo Marone (Apple 7,99)</div><div>23. Come pioggia sul cellofan di Grazia Verasani (Apple 7,99)</div><div><b>Settembre </b></div><div>24. Prima di dire addio di Giulia Beyman (Prime gratuito)</div><div>25. Il delitto della vedova Ruzzolo di Alessandra Carnevali (Apple 2,99) </div><div>26. Lo strano caso del quadro scomparso di Alessandra Carnevali (Apple 2,99)</div><div><b>Ottobre</b></div><div>27. La sottile arte di fare quello che c**o ti pare di Mark Manson (Apple 5,99)</div><div>28. Morte di un antiquario di Paolo Regina (Apple 7,99)</div><div>29. Luce dei miei occhi di Giulia Beyman (Amazon 3,99)</div><div><b>Novembre </b></div><div>30. Un giorno questo dolore ti sarà utile di Peter Cameron (Apple 2,99)</div><div>31. L’amore molesto di Elena Ferrante (Emilia digital Library) </div><div>32. L’equazione del cuore di Maurizio De Giovanni (Emilia digital Library) </div><div>33. Undici morti non bastano di Raffaele Malavasi (Apple 2,99)</div><div><b>Dicembre</b></div><div>34. Gli spaghetti alla bolognese non esistono di Filippo Venturi (Emilia digital Library)</div><div>35. I segreti non riposano in pace di Luigi Guicciardi (Prime gratuito)</div><div>36. Da quanto tempo non piangi Capitano De Nittis di Paolo Regina (Emilia digital Library)</div><div>37. Il rosmarino non capisce l’inverno di Matteo Bussola (Emilia digital Library) </div><div>38. Promemoria per il diavolo di Paolo Regina (Emilia digital Library)</div><div>39. Bolle di sapone di Marco Malvaldi (Emilia digital Library)</div><div>40. Madre d’ossa di Ilaria Tuti (Emilia digital Library)</div><div>41. Storie vere di Barbara Businaro (regalo del blog Webnauta)</div><div><br /></div><div><br /></div><div>Fonti immagini: Pixabay </div><div><br /></div>Giulia Lu Mancinihttp://www.blogger.com/profile/03159210942510753140noreply@blogger.com14tag:blogger.com,1999:blog-1709869662259780728.post-88316901431185828682023-12-16T19:30:00.543+01:002023-12-16T21:00:44.849+01:00Come si cambia<p> </p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirdjBuzjnqKsNrvapnwexMcLnTJ7R0Tyyz0Y0YmcvH4VusvOx8h_K919xFh-NLKM-QfoZtxyVZ6xDj8x1VQtz4R65B7YvCO3PMKwXudM8bTJ7cN1xQmFHfj9auWDcRZaOjnV0PQ1sE21fXBIMM9c68bdqesdVoVYa4e-vc7NkmNwNVRMdcS1pSDUY3OLg/s1920/IMG_1722.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1359" data-original-width="1920" height="284" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirdjBuzjnqKsNrvapnwexMcLnTJ7R0Tyyz0Y0YmcvH4VusvOx8h_K919xFh-NLKM-QfoZtxyVZ6xDj8x1VQtz4R65B7YvCO3PMKwXudM8bTJ7cN1xQmFHfj9auWDcRZaOjnV0PQ1sE21fXBIMM9c68bdqesdVoVYa4e-vc7NkmNwNVRMdcS1pSDUY3OLg/w400-h284/IMG_1722.jpeg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Sii il cambiamento che vorresti vedere avvenire nel mondo. Mahatma Gandhi</td></tr></tbody></table><p><br style="-webkit-tap-highlight-color: rgba(0, 0, 0, 0); -webkit-text-size-adjust: 100%; box-sizing: border-box; caret-color: rgb(68, 68, 68); color: #444444; font-family: "Ubuntu Condensed", sans-serif; font-size: 24px; text-align: justify;" /><span class="quote-footer" face=""Ubuntu Condensed", sans-serif" style="-webkit-tap-highlight-color: rgba(0, 0, 0, 0); -webkit-text-size-adjust: 100%; box-sizing: border-box; caret-color: rgb(68, 68, 68); color: #444444; float: right; font-size: 24px; margin-right: -19px; margin-top: 15px; text-align: justify;"><cite style="box-sizing: border-box; float: right; font-size: 16px; line-height: 1.3; text-align: right;"><br /></cite></span></p><p><i>Come si cambia per non morire, come si cambia per amore </i></p><p style="text-align: justify;">Così cantava Fiorella Mannoia nel 1984, <span style="text-align: left;">l'anno in cui ho gettato le radici a Bologna, tra le vie della mia giovinezza universitaria iniziate nel novembre del 1983</span>. È una canzone che ho sempre amato e in un certo senso la sento molto mia. Sono cambiata anch’io spesso per amore, <span style="text-align: left;">ma soprattutto sono mutata per non soccombere quando l'amore vacillava o non era abbastanza per salvarmi.</span> <span style="text-align: left;">Il 2023 è stato il palcoscenico di un certo cambiamento nella mia esistenza o forse dovrei dire nel mio modo di essere, </span>anche se all'esterno impercettibile a molti. </p><p style="text-align: justify;"><b>In realtà non sono stati cambiamenti epocali ma tante piccole cose, partiamo, per esempio, dagli occhiali.</b> Uso le lenti a contatto dal 1982, avevo dovuto mettere gli occhiali da vista un anno prima perché ero diventata miope, nella mia famiglia avevano tutti dieci decimi invece io, che passavo molto tempo sui libri, mi ero accorta di non leggere più bene la lavagna, così ero andata dall’oculista, avevo messo gli occhiali e non mi piacevo. Un anno dopo convinsi mia madre a farmi provare le lenti a contatto e fu così che cominciai a usarle ogni giorno, portavo gli occhiali soltanto in casa al riparo da sguardi indiscreti. </p><p style="text-align: justify;">Quarant’anni di lenti a contatto quindi. Negli ultimi anni ero passata a quelle usa e getta mensili, molto più comode sotto l’aspetto manutentivo. In realtà portavo le lenti senza nessun problema, usavo delle lenti morbide a elevata idrofilia e non mi davano alcun fastidio, tranne la schiavitù di doverle indossare ogni giorno. Poi arrivò l’età in cui cominci a vedere male da vicino, come miope da vicino vedevo benissimo, invece con le lenti a contatto ero costretta a indossare degli occhiali da lettura, soprattutto al lavoro. Dovevo portare sempre con me la soluzione salina per eventuali problemi con le lenti, gli occhiali da lettura per leggere da vicino e gli occhiali da vista nel caso fosse stato necessario togliere le lenti e, in estate, gli occhiali da sole, perché mi dava fastidio la luce. Così, ho pensato che fosse meglio convertirmi del tutto agli occhiali, ma mentre stavo maturando questa decisione è arrivata la pandemia e ho rimandato: la mascherina è davvero scomoda con gli occhiali che si appannano. Dopo la fine della pandemia ho rimandato per mancanza di tempo, dovevo andare dall’ oculista per controllare la vista prima di cambiare occhiali (avevo comunque degli occhiali da vista da portare in casa, non puoi portare le lenti a contatto e rinunciare del tutto agli occhiali, se sei miope devi avere un set di occhiali e di lenti a contatto a disposizione). Quello che mi pesava di più era portare diverse paia di occhiali in vacanza, mi servivano le lenti a contatto e gli occhiali da sole normali, poi gli occhiali da sole graduati per quando andavo in spiaggia dove, ovviamente, non potevo portare le lenti, poi gli occhiali da vista semplici. All’inizio dell’anno cominciai a sentire un po’ di fastidio agli occhi, avvertivo un forte dolore ai bulbi oculari, pensai fosse un problema di stanchezza e anche che fosse giunto il momento di andare dall’ oculista visto che i controlli della medicina del lavoro erano in ritardo, visto per la pandemia era stato rimandato un po’ tutto. Prenotai una visita dal mio oculista che mi prescrisse degli occhiali nuovi, dato che la mia miopia era variata, con l’aumentare dell’età vedevo meglio perché la presbiopia compensava la miopia quindi avevo bisogno di occhiali meno graduati. Scelsi una bella montatura e delle lenti fotocromatiche per non avere problemi con la luce del sole. Nello stesso tempo avevo ancora delle scatole di lenti a contatto usa e getta che contavo di usare, ma ciò non è avvenuto, ad oggi. In realtà una volta provata la comodità degli occhiali ho del tutto lasciato perdere le lenti a contatto, inoltre guardandomi allo specchio mi trovavo più bella con gli occhiali, pensare che a vent’anni non li sopportavo ed ora invece eccomi qui. Nel frattempo i miei dolori oculari non sparivano, e dopo sono essere andata dal più bravo e più caro oculista di Bologna che mi ha rassicurato sulla situazione dei miei occhi, ho risolto il problema con un impacchi e collirio specifico, visto che il mio problema era causato dalla secchezza oculare, sembra sia un problema che sorga con l’uso del computer e con l’età. </p><p style="text-align: justify;"><b>Sempre per il problema agli occhi ho cominciato a non truccarmi più</b>, non che prima facessi chissà quali sedute di make up, mettevo solo la matita e il mascara e l’ho fatto per quasi trent’anni, ma nell’ultimo periodo il trucco mi causava un gran prurito agli occhi (magari era la secchezza oculare oppure era una reazione al collirio) alla fine non potendo truccare gli occhi ho cominciato a mettere solo il rossetto che prima non usavo quasi mai. Ho aumentato invece le sedute dal parrucchiere, una volta ci andavo per fare il colore o il taglio, ma ho cercato di regalarmi la coccola di fare anche solo una piega soprattutto nelle occasioni di qualche uscita serale. Spesso mi sono sentita dire che stavo molto bene, nonostante la mancanza di trucco e gli occhiali, ma la piega dal parrucchiere fa miracoli.</p><p style="text-align: justify;"><b>Un altro cambiamento ha riguardato il mio rapporto con la moda</b>, forse dovrei dire il mio rapporto con i vestiti visto che per me <i>seguire la moda</i> è una parola grossa. Ormai sono arrivata alla consapevolezza di voler stare comoda in tutto quello che indosso e ne ho parlato in questo post <a href="https://liberamentegiulia.blogspot.com/2023/07/la-nuova-moda-leleganza-dellessenziale.html">La nuova moda: l’eleganza dell’ essenziale</a> ormai per me fare shopping é diventato un fastidio a cui ogni tanto vengo trascinata da amiche folli che spendono dei gran soldi per un vestito in più, ma non per questo ho smesso di comprare, diciamo che <b>compro solo quello che davvero mi serve o che desidero.</b></p><p style="text-align: justify;"><b>Nel corso di quest’anno, ho drasticamente ridotto la mia presenza sui social</b>, considerando addirittura l’idea di cancellarmi da Facebook. Ho constatato, sempre di più, che questo mondo virtuale assorbe notevoli energie ed emana influssi negativi. Non che prima scrivessi venti post al giorno, ero sempre abbastanza refrattaria, non avendo neanche il tempo, ma ora mi è venuto proprio il rigetto, avevo parlato della tossicità dei social anche in un post dello scorso marzo <a href="http://liberamentegiulia.blogspot.com/2023/03/le-parole-fanno-male.html">Le parole fanno male</a>.</p><p style="text-align: justify;">Inoltre è successo spesso che mi arrivassero dei messaggi spam via Messenger sulla mia pagina autrice, una pagina che uso il minimo indispensabile, giusto per qualche promozione dei miei eBook. Nelle promozioni metto sempre il link di Amazon o degli altri store, basta cliccarci sopra. Ciononostante mi ritrovavo dei messaggi di gente che chiedeva informazioni sui miei libri del tipo: <i>ma i libri li spedite a casa? È un eBook lo scarichi come tutti gli eBook, invece se vuoi il cartaceo ti arriva a casa sempre tramite Amazon, ma il cartaceo costa di più e non è in promo</i>. A questi messaggi, comunque, sia pure con qualche perplessità, ho sempre cercato di rispondere con gentilezza, magari era qualcuno che si approcciava agli store per la prima volta…</p><p style="text-align: justify;">Poi c’erano i tentativi di phishing: <i>ho un problema con il tuo libro clicca qui</i>. Una volta mi è capitato anche uno stalker che voleva chattare e mi ha scritto, in un giorno, una ventina di messaggi completi di insulti perché non rispondevo finché non l’ho bloccato. Alla fine ho deciso di disabilitare Messenger sulla mia pagina, chi vuole contattarmi può usare la mail che è indicata nella pagina, stop. </p><p style="text-align: justify;">Andando a rileggere la lista dei miei post di quest’anno ho ritrovato il post <a href="http://liberamentegiulia.blogspot.com/2023/01/tre-parole-per-il-2023.html">Tre parole per il 2023</a> in cui avevo indicato tre parole da usare come faro nel corso dell’anno: <b>ordine, cura e movimento</b>. Riflettendoci mi pare di averle osservate abbastanza, ho fatto parecchio ordine nella mia vita, ho dedicato più tempo ed energie alla cura di me stessa e anche il movimento è stato una presenza costante nel corso dell’anno anche se posso sicuramente fare di più.</p><p style="text-align: justify;">È passato l’anno e mi sento bene nella nuova dimensione di me stessa, un cambiamento che posso riassumere nel seguente concetto: voglio stare bene.</p><p style="text-align: justify;">Come dice Caparezza: sono tutti in gara e rallento, fino a stare fuori dal tempo. Superare il concetto stesso di superamento mi fa stare bene. </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/84rgsCJOMUA" width="320" youtube-src-id="84rgsCJOMUA"></iframe></div><br /><p style="text-align: justify;"><b>Cercate anche voi di stare bene e passate un buon natale e delle feste serene.</b></p><p>Fonti immagini: Pixabay </p>Giulia Lu Mancinihttp://www.blogger.com/profile/03159210942510753140noreply@blogger.com20tag:blogger.com,1999:blog-1709869662259780728.post-52754474977308462042023-12-02T07:00:00.004+01:002023-12-02T09:16:53.850+01:00I miei viaggi in treno <p> </p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjVP3eO1p_V0hxnppLJt8R0tb-MTxCrMVcBXSWiwn0KM1PVZCEF6D9ATw_Dy4mvwI86EYJyFHURtMIj9kwvPfsxDWpIXb5F40fm_LdpCE6-PvUvsTgl6fu0ijqIvXXg_wRk-J1Ku28J4EAbzWxsh9mfwdYwn9e_GTR55ebFsjCmZPKrEz9qJmDXsXWSTNk/s400/IMG_1719.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="267" data-original-width="400" height="268" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjVP3eO1p_V0hxnppLJt8R0tb-MTxCrMVcBXSWiwn0KM1PVZCEF6D9ATw_Dy4mvwI86EYJyFHURtMIj9kwvPfsxDWpIXb5F40fm_LdpCE6-PvUvsTgl6fu0ijqIvXXg_wRk-J1Ku28J4EAbzWxsh9mfwdYwn9e_GTR55ebFsjCmZPKrEz9qJmDXsXWSTNk/w400-h268/IMG_1719.jpeg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L’immagine di un vecchio treno dal sito delle Ferrovie dello Stato</td></tr></tbody></table><br /><p></p><p style="text-align: justify;">C’è stato un tempo in cui viaggiavo spesso in treno, soprattutto ai tempi dell’università quando era anche l’unico mezzo che avevo per tornare in Puglia dai miei. Confesso che ogni volta ero assalita dalla paura di un attentato terroristico perché l’assonanza “stazione di Bologna” e “bomba” era terribilmente inquietante, del resto l’attentato era avvenuto nel 2 agosto 1980 ed io ho iniziato a frequentare l’università a Bologna nel novembre 1983, insomma era passato pochissimo tempo e l’Italia era ancora immersa nell’atmosfera degli anni di piombo. Tanto per ricordarli sono quegli anni compresi tra gli anni 60 e l'inizio degli anni 80 caratterizzati da una serie di eventi di violenza politica e sociale come gli attentati di gruppi armati di estrema sinistra o di estrema destra. Il culmine di questi eventi fu il rapimento e la morte dell'onorevole Aldo Moro nel 1978.</p><p style="text-align: justify;">Comunque superato il primo timoroso momento della partenza il mio spirito si sollevava e mi ritrovavo a chiacchierare con i miei compagni di scompartimento. I treni di oggi sono molto diversi da quelli di allora, prendevo sempre un treno che si chiamava L’Espresso (era il Milano-Lecce oppure il Trieste-Lecce) e che, per il percorso Bologna-Foggia, impiegava ben otto ore (oggi per lo stesso percorso ne servono cinque). La mia fermata era una stazione prossima a quella di Termoli ultimo centro del Molise, ed ero fortunata perché molti pugliesi impiegavano molto più tempo per arrivare a destinazione, la Puglia è una strana regione lunga e stretta di oltre 400 km quindi arrivare a Bari o Brindisi o Lecce era ben diverso che arrivare a Foggia. <b>Le otto ore di viaggio diventano un momento di condivisione con gli altri passeggeri dello scompartimento. </b>Era<b> </b>composto da sei poltroncine strette e si poteva anche chiudere la porta di vetro che dava sul corridoio, luogo in cui stazionavano gli sfortunati che non avevano trovato posto a sedere e che stavano appoggiati alla parete del corridoio oppure seduti sullo <i>“strapuntino”</i> una sedia incassata nella parete che, all'occorrenza, si abbassava per sedersi in corridoio in una situazione di provvisorietà e grande scomodità. Durante il lungo viaggio se si liberava un posto all’interno dello scompartimento perché uno dei passeggeri arrivava a destinazione qualcuno del corridoio guadagnava il passaggio di classe ossia alla poltroncina dello scompartimento. Dopo un inizio di viaggio un po' goffo, durante il quale ognuno fissava davanti a sé in ostinato silenzio, la conversazione cominciava finalmente a scorrere liberamente su argomenti vari e leggeri, insomma si parlava del più e del meno:</p><p style="text-align: justify;"><i>Lei dove scende? Davvero? ma sa che anch’io abito ad Ancona, sono andato a trovare mio figlio che vive a Bologna.</i></p><p style="text-align: justify;"><i>Sei una studentessa universitaria? E cosa studi? Scendi a Foggia, ah beata te, io devo arrivare fino a Lecce arriverò stasera alle dieci.</i></p><p style="text-align: justify;"><i>Io ho preso il treno a Milano, eh è un viaggio lungo davvero. </i></p><p style="text-align: justify;">Era l'era pre-cellulare e quindi comunicavo ai miei genitori che avrei preso il treno da Bologna centrale alle otto del mattino e che sarebbe arrivato alle quattro del pomeriggio circa…l'uso del termine "circa" era fondamentale perché quel treno accumulava spesso un gran ritardo e poteva arrivare invece che alle 16 anche alle 17. Un'eventualità che, specialmente durante l'inverno, implicava arrivare con il buio della sera invece che con la luce del giorno.</p><p style="text-align: justify;">Credo di aver raccontato la mia vita, spesso anche con parecchi dettagli, a molti illustri sconosciuti incontrati in treno. <b>Ho sempre pensato che la comunicazione con persone sconosciute diventi più aperta e spontanea traducendosi in una conversazione più rilassata e senza filtri</b>. L'ho sperimentato di persona nei miei viaggi in treno e ho fatto la stessa esperienza in altri contesti, soprattutto negli incontri con altre persone in vacanza, dove c'è sempre quel senso di libertà. Il fatto è che restare stretti in quello scompartimento era come far parte di una piccola famiglia provvisoria, per la durata del viaggio. La pareti ristrette diventavano una piccola enclave in cui condividere quel tempo forzato, dove non potevamo far altro che respirare quell'atmosfera di attesa, così imparavamo a superare le differenze trovando un equilibrio e un'armonia quasi familiare. </p><p style="text-align: justify;">Forse questa sensazione era dovuta alla vacanza che mi aspettava, in quanto partivo a Natale oppure in estate dopo la sessione estiva, ma nei miei ricordi quei viaggi erano belli.</p><p style="text-align: justify;">E poi c’erano i viaggi di ritorno verso Bologna, quasi sempre pervasi da un senso di malinconia, per la vacanza finita, da parte di studenti che come me rientravano per studiare, oppure per coloro che rientravano al lavoro. Quanti incontri in quei viaggi, alcuni sono ricordi vaghi, altri sono piuttosto nitidi. Una volta conobbi una giovane signora di Ancona che si svegliava tutte le mattine alle quattro perché lavorava in un ufficio postale di Bologna, ogni giorno si faceva andata e ritorno in treno perché, mi disse, non voleva lasciare la sua città, ma soprattutto perché aveva un figlio piccolo che andava a scuola e non voleva fargli perdere i suoi punti fermi, visto che si era separata da suo padre da poco. Ovviamente c’era la nonna che si occupava di lui mentre lei lavorava. E poi c’è un ricordo indelebile della fermata del treno alla stazione di Cesena, una piccola città della Romagna, l’unica che non conosco dopo tanti anni che vivo in questa regione. Accanto alla stazione c’era un campo di bocce e, tutte le volte che il treno stazionava in stazione, mi incantavo a osservare il gruppo che giocava a bocce, erano per lo più persone anziane e guardarli mi dava serenità. Ora il mio treno non ferma più a Cesena, tante fermate sono state eliminate per i treni a lungo percorso riservandole solo ai treni regionali, forse un giorno prenderò un regionale e andrò a visitare finalmente Cesena, mi hanno detto tutti che è molto bella. </p><p style="text-align: justify;">Infine qualcosa che solleticava spesso la mia fantasia, credo anche la mia più recente vena scrittoria, erano le scene di vita che mi capitava di osservare dal finestrino del treno, case e strade che intravedevo, le persone sui balconi, le luci nelle case di sera. Mi facevo domande su chi abitasse quelle case, se erano felici oppure tristi, se fosse bello vivere in quei luoghi attraversati velocemente dal treno in corsa.</p><p style="text-align: justify;">A pensarci ora sembra una vita fa, oggi i trasporti si sono velocizzati tantissimo, percorsi che un tempo richiedevano quattro o cinque ore si sono ridotti a tre ore o due e mezza, è tutto più efficiente però non sono sicura che sia stato un miglioramento in tutto, per esempio ora i treni li trovo claustrofobici, con quei finestrini sigillati che vanno bene finché non si rompe l'aria condizionata. E poi non ci sono più gli scompartimenti, ora la carrozza del treno è del tutto aperta, come l’interno di un aereo. C’è solo un problema, come l’interno di un aereo non c’è spazio per le valige, sopra il sedile c’è un piccolo scomparto angusto dove puoi infilare un borsone oppure un trolley non troppo grande, quindi occorre viaggiare leggeri. Che dire, non si può avere tutto nella vita, viaggi più velocemente ma con minore ingombro.</p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEik9ltMpWcW1ukJs7Blx5-57gTJNjq2gG8-JiaU5IX55kzpDEmo0g-fGMPwGlZJ2SNWTD_mZRyniLJOMlnNQpAbBpsXA96uCmvevOAD1Slw9OjBM98q_baD4iaqoKd4dCo8jVEjaBYm9Cae2JkVjWTy_nUHuMwGfCJTkpTK0e4ULrfDS0chd88GXk69aQI/s350/IMG_1720.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="233" data-original-width="350" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEik9ltMpWcW1ukJs7Blx5-57gTJNjq2gG8-JiaU5IX55kzpDEmo0g-fGMPwGlZJ2SNWTD_mZRyniLJOMlnNQpAbBpsXA96uCmvevOAD1Slw9OjBM98q_baD4iaqoKd4dCo8jVEjaBYm9Cae2JkVjWTy_nUHuMwGfCJTkpTK0e4ULrfDS0chd88GXk69aQI/w400-h266/IMG_1720.jpeg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Treni moderni dal sito FS Italia </td></tr></tbody></table><p style="text-align: justify;">Mi capita di viaggiare ancora in treno, ogni tanto. Può capitare per lavoro, se proprio non posso esimermi, ma anche per raggiungere la Puglia, quando è più opportuno non usare l’auto. È un’esperienza diversa, si parla molto poco, un po’ perché siamo tutti immersi nei nostri telefonini o nei nostri tablet, un po’ perché manca lo “scompartimento” quel piccolo spazio che favoriva la condivisione e la confidenza. </p><p style="text-align: justify;"><b>Non è nostalgia, ma a volte sento la mancanza di alcuni dettagli suggestivi del passato. O forse è solo il senso inesorabile del tempo che vorrei arrestare, almeno nell’immagine di un ricordo. </b></p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;"><br /></p>Giulia Lu Mancinihttp://www.blogger.com/profile/03159210942510753140noreply@blogger.com25tag:blogger.com,1999:blog-1709869662259780728.post-57357912051717184172023-11-18T17:00:00.001+01:002023-11-18T17:00:00.142+01:00Volere è potere?<p> </p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjvid8urXW1gCPlwvp1f78X-WtLPOM6uLff3bytNaGghjprSvQ1fUqB9gjshobeq847-R29JWbCxdLtsSBjmq33ONOAFQOoI7PuKYdQ2o1zfhRYHXQpiyP3RtPjZvbEB0FY3nFjiTir9GDAHmIBYffjRi5s5DYTdhUmxf_ZbJlBXcgJYrvC0Y48f6P-bfE/s1280/IMG_1718.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="853" data-original-width="1280" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjvid8urXW1gCPlwvp1f78X-WtLPOM6uLff3bytNaGghjprSvQ1fUqB9gjshobeq847-R29JWbCxdLtsSBjmq33ONOAFQOoI7PuKYdQ2o1zfhRYHXQpiyP3RtPjZvbEB0FY3nFjiTir9GDAHmIBYffjRi5s5DYTdhUmxf_ZbJlBXcgJYrvC0Y48f6P-bfE/w400-h266/IMG_1718.jpeg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Sii selettivo nelle tue battaglie. A volte è meglio avere pace che avere ragione.</td></tr></tbody></table><br /><p></p><p style="text-align: justify;">Quante volte abbiamo sentito questa frase? Volere è potere. Con la volontà arrivi dappertutto. Pensa positivo. Insegui il tuo sogno con perseveranza. È vero, senza forza di volontà riesci a fare poco, ma non basta solo la forza di volontà. Io sono arrivata a questa conclusione da parecchio tempo, ma era un pensiero che esternavo poco. L’ho toccato con mano nel mio lavoro e nella mia vita personale. Nel lavoro ho lavorato tantissimo per realizzare un’organizzazione efficiente di alcuni servizi, magari me lo chiedevano i grandi capi per rifilarmi un incarico ciofeca che nessuno voleva, non mi sono mai tirata indietro, ma quando raggiungevo l’obiettivo per cui forse potevo raccogliere i frutti del mio lavoro (per esempio una promozione o semplicemente lavorare con più tranquillità) cambiava qualcosa, una legge nuova, nuove esigenze oppure la nuova governarce che riorganizzava gli uffici. É successo diverse volte che quello che avevo realizzato con sudore e sangue venisse smantellato in nome della ennesima riorganizzazione. Negli ultimi 15 anni la mia carriera è rimasta ferma, ma non voglio lamentarmi perché ho una buona posizione, ma mi si chiede sempre di più, ma non solo a me, a tutti i colleghi in generale, solo che io per il mio ruolo di responsabile sono quella su cui grava tutta l’organizzazione e la fatica. Per stare dietro a tutto ormai non faccio più la pausa pranzo, mangio un panino davanti al pc e, sotto scadenze particolari, lavoro nel week end. Insomma la volontà di “fare” non basta, ci sono altri scogli: gli altri, le decisioni che non dipendono da noi, la sfortuna, tipo trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato, o semplicemente, la nostra stanchezza che, a un certo punto, ci fa mollare il colpo e dire “chi se ne frega, vada come vada”. Il lavoro è solo un esempio, anche nella vita privata, non é bastata la mia volontà per raggiungere certi obiettivi, certe volte ne ho raggiunti altri che non cercavo, ma quelli a cui tenevo di più sono rimasti incompiuti. Ma è la vita no? A volte bisogna accontentarsi e godere del buono che si ha, perché a ben guardare del buono c’è.</p><p style="text-align: justify;">E quindi “Volere non sempre è potere”, soprattutto quando questa frase ci viene detta per costringerci a dare sempre il massimo, in questa società che ci vuole sempre connessi e al top. Ebbene, anche no. C’è stata una pandemia, c’è la guerra in Ucraina, c’è una nuova guerra in medio oriente e chissà tutto questo dove ci porterà, c’è la crisi climatica e la crisi economica, quindi forse è ora di accogliere la nostra fragilità accettandola in modo da vivere meglio.</p><p style="text-align: justify;">Così mentre nella mia mente, da tempo, si faceva strada questa consapevolezza ho letto un articolo intitolato “Elogio del passo indietro” di Isabella Fava (DM n. 19 del 4/5/23). <i>In questo articolo si invita a riscoprire la mitezza per affrontare meglio le tempeste della vita, quello che prima era considerato un atteggiamento negativo, non da vincente, diventa un punto di forza che ci consente di sfuggire alla fretta, alle decisioni improvvisate e alla smania di potere e di voler essere sempre i primi. Ci invita alla meditazione, alla ricerca di quello che avviene nella vita interiore nostra e degli altri, ad accogliere le nostre fragilità come espressione di sensibilità e di delicatezza. Un invito a cambiare il passo per essere quello che siamo. “Essere positivi a tutti i costi” non ci aiuta a vivere bene, anzi questa positività diventa una positività tossica. “Volere é potere” è una grande bugia, è la negazione della realtà, perché abbiamo dei limiti e accettarlo può consentire un’esistenza migliore, perché gli slogan che ci vogliono sempre al massimo, a dimostrare di essere i più bravi, in forma, belli pimpanti ed efficienti ci portano al manicomio, ci fanno vivere con una sensazione di inadeguatezza e di malessere. </i>Alleluia, era ora che qualcuno se ne accorgesse, ci voleva la pandemia seguita da un paio di guerre per capirlo. </p><p style="text-align: justify;">Nell’articolo sono citati alcuni libri sull’argomento: Mitezza dello psichiatra Eugenio Borgna, la disciplina dell’imperfezione dello psicologo Giulio costa, Positività tossica - sottotitolo “come liberarsi dalla dittatura del pensiero positivo riconoscere le proprie emozioni e stare meglio” - di Whitney Goodman.</p><p style="text-align: justify;">Quindi smettiamola di correre, di vivere senza fermarci mai e senza ascoltare la voce del cuore. La mitezza la gentilezza la tenerezza la timidezza e la delicatezza ci consentono di vivere una vita più serena non divorata dalla conflittualità e dall’aggressività ecco il senso del fare un passo indietro. (Eugenio Borgna). </p><p style="text-align: justify;">Comunque questo non è un invito a buttare la forza di volontà nel cestino della spazzatura, ma semplicemente ad accettare i propri limiti, a non incaponirsi nel raggiungimento di obiettivi irraggiungibili quando tutto questo ci fa soffrire e ci porta alla disperazione. Parlo per la mia esperienza, a volte mi sono imposta grandi sofferenze per obiettivi per cui non valeva la pena incaponirsi, ma io continuavo imperterrita a combattere contro i mulini a vento, quando ho acquisito la consapevolezza di questo e mi sono arresa, sono stata meglio e ho ricominciato a vivere. </p><p style="text-align: justify;"><b>La volontà può fare molto, ma non è tutto e non tutto dipende da noi, a volte è meglio avere pace che avere ragione</b>. </p><p style="text-align: justify;">Quest’ultima frase sulla pace e sulla ragione mi piace moltissimo, vale per ogni situazione, anche per questi tempi terribili funestati dalle guerre. Soprattutto, però, cerchiamo di capire quali sono i nostri sogni, sono davvero nostri o imposti dall’idea che gli altri hanno di noi? È bene farci anche questa domanda ogni tanto. Succede più spesso di quanto non si creda di voler corrispondere all’idea che qualcun altro ha di noi, può essere un familiare, il padre, la madre, un gruppo di amici o la società in cui viviamo, finché si raggiunge la consapevolezza di voler semplicemente essere se stessi e si capisce che quello che stiamo perseguendo è solo il sogno di qualcun altro. Invece, se il sogno è davvero nostro, combattiamo con tenacia per raggiungerlo ma se, nonostante tutti i nostri sforzi, non dovessimo realizzarlo, beh, forse è il caso di arrendersi e cominciare a vivere anche al di fuori di quel sogno. Che c’è tanta vita ancora da vivere. Potremmo anche accorgerci che quello che abbiamo vicino a noi é tutto quello di cui abbiamo bisogno e che ci rende non dico felici, ma almeno sereni (che poi la serenità può essere un dono prezioso da non sottovalutare). </p><p style="text-align: justify;"><b>E voi cosa ne pensate? Volere è sempre potere o rivendicate il diritto di fallire felicemente e senza sensi di colpa? </b></p><p style="text-align: justify;">Fonti immagini: Pixabay </p>Giulia Lu Mancinihttp://www.blogger.com/profile/03159210942510753140noreply@blogger.com16tag:blogger.com,1999:blog-1709869662259780728.post-60541966131986946282023-11-01T07:00:00.040+01:002023-11-01T07:00:00.133+01:00Leggere è un lusso <p> </p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGo1WjEmXM38FoaD0FitZognmRDO6oHHtNYOnYoBM3J_Zo4gDm3-0BLnXcBBIF53f9crR6AYfbc6w54SATvzL_K3FxnjNFGSaD-OPB4Atg28qym2D-ko_GMn6rGVI8PKZ3Ww-szTwSd54RdR6w8WLYK2nvQ8MZN4oOorlUhXKRU0BKr4aazAPKx1p3Ev4/s4032/IMG_4367.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="3024" data-original-width="4032" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGo1WjEmXM38FoaD0FitZognmRDO6oHHtNYOnYoBM3J_Zo4gDm3-0BLnXcBBIF53f9crR6AYfbc6w54SATvzL_K3FxnjNFGSaD-OPB4Atg28qym2D-ko_GMn6rGVI8PKZ3Ww-szTwSd54RdR6w8WLYK2nvQ8MZN4oOorlUhXKRU0BKr4aazAPKx1p3Ev4/w400-h300/IMG_4367.jpeg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Leggendo non cerchiamo idee nuove, ma pensieri già da noi pensati, che acquistano sulla pagina un suggello di conferma. Ci colpiscono degli altri le parole che risuonano in una zona già nostra - che già viviamo - e facendola vibrare ci permettono di cogliere nuovi spunti dentro di noi. Cesare Pavese.</td></tr></tbody></table><div><br /></div><div><br /></div><div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><p></p><p style="text-align: justify;">Gli editori si lamentano del calo dei lettori, nessuno legge più eppure, probabilmente, c’è da farsi delle altre domande, perché forse il nocciolo della questione non è nella mancanza di lettori ma nel contorno. Esaminiamo un po’ le motivazioni che stanno alla base del lettore, di solito chi legge lo fa per diversi motivi, per evadere e avere un momento di svago in solitudine, per sognare una storia d’amore oppure farsi travolgere e intrigare da un giallo, chi legge per informarsi e imparare qualcosa di nuovo al di fuori dei canali ordinari come scuola o università, per il semplice gusto di imparare senza essere giudicati sulla propria preparazione. </p><p style="text-align: justify;"><b>I libri soddisfano il nostro bisogno di immaginazione, ci portano altrove. </b></p><p style="text-align: justify;">Ho elencato le motivazioni principali che, a fasi alterne, ho avuto io negli anni di lettura pura e intendo con “lettura pura” quella che facevo quando non scrivevo. Questo perché quando scrivi cambia la prospettiva, leggi non più solo per i motivi esposti ma anche per “studiare” le modalità di scrittura, farsi un’idea consapevole di un autore di successo con l’illusione di poterne carpire i segreti, insomma cose così. </p><p style="text-align: justify;">Torniamo al libro e alle sue vicende. Il fatto che la lettura sia un lusso è un pensiero che mi ha sfiorato la mente più volte in questi ultimi mesi, poi c’è anche qualche blogger che fa delle riflessioni interessanti sulla natura del libro come in questo <a href="https://marcofreccero.com/2023/10/16/sulla-natura-del-libro/">Post </a> di Marco Freccero e così ti viene voglia di tornarci sopra. </p><p style="text-align: justify;"><b>Quali sono i lussi della lettura</b></p><p style="text-align: justify;"><b>Tempo</b>: per leggere serve tempo, questo elemento, diventato nel corso degli anni sempre più raro, è molto importante perché quando hai una giornata piena di impegni che sia di lavoro, familiari, e di altro arrivi a sera che l’unica energia che ti rimane è quella di crollare e, talvolta, se ti impegni e apri un libro prima di dormire, ti fermi alla prima pagina per piombare nel mondo di Morfeo. A questo si aggiunge il fatto che il limite tra tempo libero e tempo lavorativo si è sempre più andato restringendo per colpa di questo pazzo mondo che ti vuole sempre connesso, efficiente e pimpante, io non abbocco e fuori dagli orari resto sconnessa ma sembro io quella strana.</p><p style="text-align: justify;"><b>Serenità mentale:</b> può capitare di avere tempo, ma non la serenità sufficiente per dedicarsi alla lettura. Mi è successo in alcuni periodi della vita, quando avevo dei “pensieri” più assillanti di altri che mi occupavano la mente, per questo non avevo la piena serenità per dedicarmi a leggere libri. Leggere in fondo è uno stato di grazia che non sempre c’è. </p><p style="text-align: justify;"><b>Prezzo</b>: io leggo prevalentemente eBook per motivi vari, non occupano spazio e mi trovo meglio come modalità di lettura perché ho tutti i libri che voglio leggere sempre con me e ciò mi agevola nella lettura anche prima di dormire, inoltre gli eBook costano meno o meglio dovrei dire “costavano meno” perché negli ultimi tempi gli eBook di autori più famosi arrivano a costare anche 12 o 13 euro per non parlare di alcuni autori come Ken Follet il cui eBook costa ben 16 euro. Io ho sempre comprato eBook fino a 10 euro oltre mi sembra esagerato, per principio se un eBook costa più di dieci euro non lo compro e magari aspetto le offerte, è con le offerte che ho letto molti romanzi di Donato Carrisi o di Ilaria Tuti. Purtroppo però alcune case editrici non fanno quasi mai delle promozioni, così ho quasi smesso di leggere autori che amavo come Maurizio De Giovanni ed Elena Ferrante. Tuttavia nella ricerca di prezzi più abbordabili ho scoperto autori meno famosi ma molto bravi, tanto che ho letto quasi di seguito tutti i loro romanzi; una di questi é Grazia Verasani (con prezzi degli ebook che non vanno mai oltre gli otto euro) di cui ho letto tutta la serie sull’ investigatrice Giorgia Cantini, pubblicata da Marsilio editore, da cui è stata tratta anche una serie tv. É un’autrice che scrive davvero bene e che mi piace molto, tanto che esauriti i libri della serie sto pensando di leggere anche gli altri suoi romanzi. </p><p style="text-align: justify;"><b>Ci sono però delle soluzioni per chi vuole leggere risparmiando.</b></p><p style="text-align: justify;"><b>Prestito bibliotecario</b>: ovviamente prendere i libri cartacei in prestito in biblioteca é un ottimo modo per leggere senza spendere soldi, per chi non ha le mie fisse con gli eBook va benissimo. Per anni ho letto moltissimi libri tramite la biblioteca comunale del mio paesello, ai tempi in cui il libro era solo di carta. Mi piaceva anche scoprire le annotazioni a matita di qualche lettore che li aveva letti prima di me, era come sbirciare nelle vite degli altri. Tra l’altro oggi le biblioteche si sono modernizzate e presentano una vasta scelta anche di libri molto recenti. </p><p style="text-align: justify;"><b>Scaricare ebook gratuitamente</b>: a volte me ne dimentico, ma spesso ci sono degli eBook interessanti da scaricare, bisogna però fare una piccola cernita tra quelli disponibili, ma se volete andare sul sicuro potete puntare sui classici, spesso sono gratis, su Apple per esempio ho trovato dei racconti di Dostoevsky, Canne al vento di Grazia Deledda letto anni fa che vorrei rileggere e tempo fa avevo scaricato e riletto La coscienza di Zeno di Italo Svevo. I classici in eBook - anche quando non sono gratis - possono comunque costare molto poco, talvolta meno di un euro. Infine per chi è abbonato ad Amazon prime, come me, c’è la possibilità di scaricare gratis diversi eBook, anche se in realtà si tratta di un prestito come quello delle biblioteche, c’è un numero di eBook oltre il quale non si può andare, per prendere nuovi eBook in prestito occorre restituirne qualcuno. Con Prime ho letto diversi romanzi e ho scoperto anche bravi autori che prima ho letto con questa formula gratuita e poi ho continuato a leggere comprandoli, sono autori meno noti con prezzi eBook moderati tra i 3 e i 6 euro.</p><p style="text-align: justify;">In questi giorni mi piacerebbe rileggere Pavese, poi però mi accorgo che ci sono ancora tanti libri che vorrei leggere, per esempio qualcosa di Calvino oppure Baricco. Poi ci sono alcuni classici che mi dico: “devi assolutamente leggerli” ma poi c’è il tempo, il primo lusso che non ho, quindi pazienza lo farò se potrò, in fondo la lettura possiede in sé un altro fantastico lusso, é libera. </p><p style="text-align: justify;"><b>E voi cosa ne pensate, come vivete la lettura?</b></p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">Fonti immagini: la foto è mia, è una sala della bellissima Biblioteca universitaria di Bologna </p></div>Giulia Lu Mancinihttp://www.blogger.com/profile/03159210942510753140noreply@blogger.com33tag:blogger.com,1999:blog-1709869662259780728.post-2276774581373167172023-10-20T17:00:00.003+02:002023-10-21T19:42:57.821+02:00Anna mia <p> </p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpHe5Ugd1niTuVt3uo5VKISB9OtPlBzDCje2FokPWHBr8mLhvq3AD0e1tVd-ZwqEUudiPfxhJcDdZNUD2txFPjrbvU6WSd8GHxJu44Z-Im3znA30H1VOeZVmjgaI9m2cBPn87bdmaZC4Sa5keB7DIcl1W96TaXXA9one2Mk_r2g0zrG7KU7HzXg8wRIo4/s1280/IMG_1699.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="853" data-original-width="1280" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpHe5Ugd1niTuVt3uo5VKISB9OtPlBzDCje2FokPWHBr8mLhvq3AD0e1tVd-ZwqEUudiPfxhJcDdZNUD2txFPjrbvU6WSd8GHxJu44Z-Im3znA30H1VOeZVmjgaI9m2cBPn87bdmaZC4Sa5keB7DIcl1W96TaXXA9one2Mk_r2g0zrG7KU7HzXg8wRIo4/w400-h266/IMG_1699.jpeg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Molte persone entreranno e usciranno dalla tua vita, ma soltanto le vere amiche lasceranno impronte nel tuo cuore. (Eleanor Roosevelt)</td></tr></tbody></table><div><br /></div><div><span class="autore" face="Verdana, Geneva, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; box-sizing: border-box; display: inline-block; font-size: 16px; line-height: 22px; padding-top: 5px;"><br /></span></div><p></p><p style="text-align: justify;"><i>Anna, Anna mia, Anna come l’allegria, Anna come un fiume quando è in piena, Anna come questa cantilena, Anna come il pane a cena…</i></p><p style="text-align: justify;"><b>È strano come la musica riaccenda i ricordi, è bastata questa canzone passata alla radio per scatenare una catena di emozioni perché i versi della canzone di Mimmo Cavallo sono l’immagine perfetta della mia vecchia amica Anna, una ragazza che conobbi all’inizio del secondo anno di università e con la quale cominciò un’amicizia che pensavo indissolubile</b>. </p><p style="text-align: justify;">Anna era davvero una forza della natura, sempre in attività con qualche progetto nuovo, sempre positiva e ben disposta verso gli altri, un’esplosione di energia travolgente, un fiume in piena, come dice il ritornello della canzone, spesso le cantavo proprio questi versi e lei ogni volta scoppiava a ridere e mi diceva stupita tutte le volte: ma sai che hai una bella voce, sei molto intonata! Potresti fare la cantante. </p><p style="text-align: justify;">La incontrai davanti alla facoltà di Economia e non ricordo se fui io oppure lei a chiedere un’informazione su un corso di studi comune, ricordo che parlammo per circa mezz’ora e in quella mezz’ora davanti alla facoltà passarono alcune amiche che la salutarono e lei mi presentò come una sua nuova amica. Questa cosa a me sembrava incredibile, <i>ma come, ci eravamo appena conosciute ed eravamo già amiche</i>? Pensai che fosse un po’ eccentrica, ma Anna era così, aveva già deciso di adottarmi, mi chiese il numero di telefono e poi mi chiamò per invitarmi a uscire con il suo gruppo di amici bolognesi. Cominciammo a frequentarci a lezione in facoltà, ma anche fuori facoltà, ci trovavamo per studiare insieme in biblioteca oppure a casa sua, solo noi due ma anche con altri compagni di corso e quando non riuscivano a vederci ci sentivamo almeno per telefono per un saluto. </p><p style="text-align: justify;">Ho frequentato la sua compagnia per tutto il periodo dell’Università e poi anche dopo perché in quel gruppo conobbi il ragazzo con cui fui fidanzata (lo so è un termine antico ma mi viene così) per tre intensi anni. E quando la nostra storia finì fu sempre Anna che mi portò fuori tutte le sere per farmi dimenticare il dolore della fine di un amore. </p><p style="text-align: justify;">Si trattava di un gruppo di amici eterogeneo nel senso che la maggior parte di loro lavorava mentre io, Anna e altre tre amiche frequentavano insieme la facoltà di economia. Uscivamo insieme almeno due volte a settimana, di solito il giovedì e il sabato sera. Ogni tanto una nostra amica che aveva la casa in campagna organizzava una domenica all’aperto con tutto il gruppo ed era sempre una grande festa. Anna aveva un ragazzo che chiamerò Emilio con un nome di fantasia ed era il suo grande amore, ma la loro storia era un’altalena di alti e bassi e non per colpa di Emilio che era innamoratissimo di lei. Anche Anna era innamorata follemente di Emilio, ma forse non corrispondeva al ragazzo ideale che i suoi genitori avevano pensato per lei, perché Emilio non era laureato e faceva un lavoro modesto. Che poi non ho mai capito se fossero i suoi genitori a pretendere per lei un certo tipo di ragazzo oppure se fosse Anna ad avere questa idea fissa nella sua testa, perché i suoi li ho conosciuti e non mi hanno dato l’impressione di essere così legati alla forma. Enrico cambiò lavoro più volte, più per accontentare Anna che per una sua reale esigenza e forse alla fine lei fu contenta, ma qualcosa tra loro si incrinò e la loro storia finì, e so che non fu solo per la questione lavorativa. Emilio era un gran bel ragazzo, ma soprattutto era una persona di sani principi e con il gusto semplice della vita. Anna invece, a dispetto della sua apparente solarità, era una persona complicata, piena di paure e contraddizioni, che amava Emilio e - probabilmente - lo amava incondizionatamente, ma lo ha capito solo quando lo ha perso per sempre. </p><p style="text-align: justify;">Anna era di Forlì, ma era una studentessa fuori sede di lusso, infatti aveva una bellissima casa a Bologna, comprata apposta da suo padre e finemente ristrutturata, in cui avrebbe potuto vivere tranquillamente senza problemi. Una casa vissuta bene nel periodo universitario, quando passavamo le ore a studiare per preparare un esame insieme oppure quando diventava il punto di ritrovo per gli amici della compagnia. Dopo Emilio ci furono un paio di storie finite presto, finché Anna si fidanzò con un ragazzo di Forlì che era agli antipodi di Emilio, di buona famiglia, figlio di professori universitari, molto serio e dal carattere chiuso, diventato lui stesso professore universitario, forse perfetto per le aspettative del padre di Anna. Lei asseriva di amarlo alla follia ma gli occhi non le brillavano come quando mi parlava di Emilio, e anche lui - per il poco tempo che l’ho conosciuto - non mi sembrava particolarmente preso, ma forse era solo una persona molto riservata. </p><p style="text-align: justify;"><b>E oggi ripenso a lei, ai suoi occhi azzurri e quel suo sorriso aperto e pieno di vita, quel suo modo di accogliere sempre tutti, quella sua solarità e quel suo entusiasmo, ma soprattutto ricordo l’affetto che aveva per me e la nostra amicizia</b>. Per circa sette anni siamo state quasi inseparabili poi tutto é cambiato, Anna è cambiata, forse avvenne dopo la fine della storia con Emilio, in modo all’inizio quasi impercettibile, ma piano piano si é allontanata da tutti. Dopo la laurea ha iniziato a lavorare presso una grande azienda di Bologna e, pur avendo una casa di proprietà a Bologna, preferiva fare la pendolare e tornare a casa dei suoi ogni sera dopo il lavoro. Mi spiegò che sua madre una volta era stata male e non se la sentiva di passare la notte lontana dai suoi. </p><p style="text-align: justify;">Per circa un anno ci sentimmo tutte le sere per telefono e mi raccontava la sua giornata lavorativa, i suoi pensieri, i suoi desideri e progetti, ogni tanto traspariva nei suoi discorsi, senza ammetterlo mai chiaramente, il suo rimpianto per Emilio. Tuttavia ogni volta che le proponevo di vederci di persona, fosse solo per un aperitivo veloce subito dopo il lavoro, declinava l’invito perché doveva correre a prendere il treno. “<i>Potresti fermarti a Bologna almeno una sera ogni tanto, magari organizziamo l’uscita anche con le altre ragazze</i>” le proponevo, ma niente, per Anna era diventato impossibile fermarsi a Bologna oltre il tempo del lavoro. </p><p style="text-align: justify;">Con il vecchio gruppo di amici, per qualche anno ci siamo un po’ persi di vista, ma oggi vedo ancora con regolarità le amiche di allora e spesso ci ritroviamo tutti insieme nella stessa casa di campagna per fare una grigliata all’aperto assieme al resto del gruppo con i rispettivi consorti, compagni, fidanzati e figli, in una specie di grande compagnia allargata. Ho rivisto anche Emilio, per lui il tempo non sembra essere passato, ha solo qualche capello grigio ed è sempre bello come allora, ha una moglie e due figli ormai grandi e mi sembra felice. Ogni tanto chiedo di Anna alla mia amica che lavora nella stessa azienda ma anche lei fa fatica a vederla, capita in una grande azienda di non incontrarsi mai.</p><p style="text-align: justify;">L’ultima volta che ho incontrato Anna di persona è stato per un caso fortuito, era l’inizio della primavera di non so quale anno ed ero a Milano Marittima a fare una passeggiata con colui che una volta era mio marito, lei era assieme al fidanzato perfetto che non ha mai sposato, ci salutammo con un abbraccio affettuoso, parlando per dieci minuti del più e del meno e poi ci facemmo una vaga promessa di risentirci presto, pur sapendo di mentire.</p><p style="text-align: justify;">E oggi ascoltando le parole di questa canzone ripenso a lei e mi dico che, se è vera la frase di Eleanor Roosevelt, anche se non ci vediamo più, Anna ha comunque lasciato un’impronta nel mio cuore, e anche nella mia vita, in tutte le persone che sono ancora intorno a me.</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/yu_KUVronzs" width="320" youtube-src-id="yu_KUVronzs"></iframe></div><br /><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;"><br /></p>Giulia Lu Mancinihttp://www.blogger.com/profile/03159210942510753140noreply@blogger.com17tag:blogger.com,1999:blog-1709869662259780728.post-22025960270174765232023-10-07T12:00:00.023+02:002023-10-08T12:26:31.685+02:00L’importanza della sintesi <p> </p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhW8xgbAs0p-XgNijvmfkqJHxxnvsi9BYJbFTzL5hztFZ8CpuLfcA06NDPuqxV3zKrY7KFJaQ9RY4uWKtYfYf6Y5zdOPLOZcV1rk6JSdqsExQg9N1gfbvMCWzit58zUBr8YPkF16d7IAQuhSoMHkmh5GKExgDfJBK9uVRNWuma2vgCtBGebpjbhaZpeXuk/s1280/IMG_1698.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="855" data-original-width="1280" height="268" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhW8xgbAs0p-XgNijvmfkqJHxxnvsi9BYJbFTzL5hztFZ8CpuLfcA06NDPuqxV3zKrY7KFJaQ9RY4uWKtYfYf6Y5zdOPLOZcV1rk6JSdqsExQg9N1gfbvMCWzit58zUBr8YPkF16d7IAQuhSoMHkmh5GKExgDfJBK9uVRNWuma2vgCtBGebpjbhaZpeXuk/w400-h268/IMG_1698.jpeg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La sintesi è usare più verità del necessario e meno parole del dovuto. (Fabrizio Caramagna)</td></tr></tbody></table><div><br /></div><div><span face="Inter, sans-serif" style="color: #4b4f58; font-size: medium;"><span style="-webkit-text-size-adjust: 100%; background-color: white; caret-color: rgb(75, 79, 88);"><br /></span></span><p></p><p style="text-align: justify;">In questi ultimi mesi ho rallentato molto le letture dei libri, é stato un processo inconsapevole ma inesorabile, un po’ per la mia cronica mancanza di tempo libero, ma anche per una motivazione ben precisa, guardo di più le serie su Prime e NOW. Visto che un giorno é sempre composto da 24 ore nel corso delle quali lavoro, mangio, faccio i lavori di casa, magari la spesa e ogni tanto dormo, alla fine della giornata dopo aver fatto tutto quello che il dovere mi chiama a fare resta quella mezz’ora prima di dormire che decido di utilizzare per liberarmi la mente e quindi scelgo di leggere oppure di guardare qualcosa sul tablet.</p><p style="text-align: justify;">Se sto leggendo un libro che mi prende scelgo il libro, ma è capitato spesso di scegliere una serie e come la scelgo? In base alla durata - certo anche in base al tema - ma <b>se mi piace l’argomento il mio fattore di scelta è il tempo</b>, se l’episodio di una serie dura più di un’ora lascio perdere, scelgo quasi sempre quelle che durano tra i 45 e 55 minuti. Succede lo stesso per i video su YouTube, devono durare meno di venti minuti altrimenti lascio perdere, il tempo ideale sarebbe un quarto d’ora, ma dipende dagli argomenti, non tutti possono essere trattati in breve tempo. Insomma preferisco guardare delle “pillole” di qualsiasi argomento, perché so che posso arrivare fino alla fine, se un video è troppo lungo non lo inizio neanche. Forse per altri non è così, forse è un problema solo mio, ma io preferisco la sintesi. <b>So che non è facile riassumere certi argomenti in uno slot di tempo limitato, ma proprio qui sta la bravura di chi vuole catturare l’attenzione, puntare sui concetti essenziali ed evidenziarli subito nelle prime immagini</b>. </p><p style="text-align: justify;">Confesso che ho sempre avuto difficoltà a esporre concetti sintetici, più l’argomento trattato è complesso, più è difficile sintetizzare, però si può fare, con il tempo ho imparato a scrivere mail di lavoro che vadano subito al punto e detesto quelli che scrivono fiumi di parole senza dire nulla oppure sfumando il concetto importante in una frase nel contesto del discorso che non fa capire nulla, così come quelli che in una comunicazione con un oggetto specifico inseriscono altri argomenti su cui si apre una discussione infinita che non c’entra nulla con l’oggetto della prima mail. Così ti ritrovi in una “conversazione” con oggetto “bilancio” in cui si parla di organizzazione del lavoro e delle questioni di lana caprina di qualche collega, tanto per fare un esempio. Ora non sarebbe grave se stessimo al bar a parlare del più e del meno, ma nelle mail o nelle riunioni lavorative questo comportamento fa solo perdere tempo e non risolve il problema, perché se parli di organizzazione del lavoro al responsabile del bilancio stai parlando all’interlocutore sbagliato che non potrà risolvere la questione che ti sta a cuore. Tanto vale prenderne atto e non far perdere tempo agli altri che più che darti una pacca sulla spalla non possono fare. </p><p style="text-align: justify;">Ma la prolissità impera e dilaga, esistono per esempio quelle persone che se tu chiedi “come va?” per mera gentilezza, ti raccontano la storia della loro vita e magari ti fanno la lista delle loro sfortune (asserendo che non c’è nessuno che soffre più di loro) oppure coloro che per raccontarti una cosa partono dalle origini con dovizia di particolari e magari te lo hanno già raccontato più volte “ti ho già detto di quella volta che?” “sì certo almeno venti volte” “ah bene, ma adesso ti spiego meglio”. </p><p style="text-align: justify;">Ora, non è che stia dando i numeri, è solo che in questo momento della mia vita non ho più troppa voglia di perdere tempo, soprattutto nel tempo libero ho bisogno di scegliere bene le cose a cui dedicare il tempo, quindi il criterio della “brevità” mi sembra appropriato. Anche per questo mi sto disaffezionando alla tv (che resta sempre un ottimo rimedio all’insonnia) soprattutto perché i programmi serali cominciano sempre troppo tardi, nel frattempo ti propinano cose che non hai voglia di vedere, oppure argomenti interessanti ma di cui faresti a meno in quel momento perché sai che quando arriverà finalmente la fiction che stavi aspettando crollerai nel mondo di Morfeo. Sempre più spesso decido di spegnere la tv alle 20,30 e guardarmi un film oppure la fiction che ho perso dormendo, direttamente sull’iPad; non posso più perdere tempo con intermezzi non desiderati. Insomma ho sposato la tesi di Jep Gambardella de La grande bellezza, di quel film questo è il punto che mi è rimasto impresso (anche se non ho ancora 65 anni)…</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/be0SVf5-T60" width="320" youtube-src-id="be0SVf5-T60"></iframe></div><br /><p style="text-align: justify;"><b>E voi cosa ne pensate? State seguendo qualche serie che duri meno di un’ora?</b></p></div>Giulia Lu Mancinihttp://www.blogger.com/profile/03159210942510753140noreply@blogger.com24tag:blogger.com,1999:blog-1709869662259780728.post-77624929979626512472023-09-27T06:00:00.001+02:002023-09-27T06:00:00.138+02:00Non è un paese per figli <p> </p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWP07ez7L0Chd0Twrl7byIMEGBl-c1B0knHJqOhA0NS8_0i300IMReTpsvF8BLb4Ujhr9M2OgFoWCCsDV5YKeUE2PGPT99PFcJhOeSX8obg0PzfH4SSdL4zPlYHSBkpbWwyvLM2ltx_ybExnvd5VMXcXP0CYkoqZpEin3JpD2T6VUTUgzHjt6Emw7rP3g/s3785/IMG_1692.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="3785" data-original-width="2525" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWP07ez7L0Chd0Twrl7byIMEGBl-c1B0knHJqOhA0NS8_0i300IMReTpsvF8BLb4Ujhr9M2OgFoWCCsDV5YKeUE2PGPT99PFcJhOeSX8obg0PzfH4SSdL4zPlYHSBkpbWwyvLM2ltx_ybExnvd5VMXcXP0CYkoqZpEin3JpD2T6VUTUgzHjt6Emw7rP3g/w266-h400/IMG_1692.jpeg" width="266" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">I figli sono come gli aquiloni: insegnerai loro a volare ma non voleranno il tuo volo. Madre Teresa di Calcutta</td></tr></tbody></table><br /><p></p><p>Ogni volta che ascolto il telegiornale e parlano della crisi della natalità in Italia mi innervosisco e faccio questa considerazione “l’Italia non è un paese per figli”, parafrasando il famoso film dei fratelli Coen. Se vogliamo che nascano più bambini bisogna creare i presupposti perché ciò avvenga e precisamente delle politiche baby friendly. Vediamo cosa viene fatto negli altri paesi occidentali.</p><p style="text-align: justify;">In Norvegia a mamme e papà hanno quasi un anno di congedo con ben 46 settimane retribuite da dividersi, in Svezia i mesi congedo obbligatorio sono due, in Finlandia madre e padre sono interscambiabili e possono usufruire di 160 giorni di cui 63 trasferibili all’uno all’altro secondo le necessità, ma questi sono i paesi del grande ed efficiente nord Europa. Scendiamo più in basso e vediamo gli altri, al primo posto c’è la Spagna che prevede 16 settimane di congedo per entrambi i genitori (sei obbligatori e dieci facoltative) seguono la Germania con 12 mesi di congedo parentale per la mamma a cui si aggiungono due del papà, invece la Francia arriva a 28 giorni di congedo di paternità. In fondo c’è l’Italia con 10 giorni obbligatori di congedo di paternità, conquista piuttosto recente, ci sono poi dieci mesi facoltativi fino ai 12 anni di vita del bambino da dividere tra i genitori. </p><p style="text-align: justify;">In realtà oltre ai numeri esposti servono delle infrastrutture (per esempio asili nido e scuole materne con orari flessibili, magari aziendali) che supportino i genitori, entrambi i genitori, perché non può ricadere tutto il peso sulle spalle delle donne, capita infatti che molti padri non usufruiscano del congedo di paternità facoltativo e questo in Italia avviene per un fatto soprattutto culturale, oppure accade per questioni economiche visto che il congedo viene pagato al 30 per cento. </p><p style="text-align: justify;">In una società dove i nonni vanno in pensione sempre più tardi e i giovani hanno lavori sempre più precari e sottopagati come è possibile che si abbia la possibilità di mettere al mondo dei figli? lo fanno solo quelle coppie che hanno un minimo le spalle coperte a livello familiare ed economico, e anche in questo caso sono dei coraggiosi. Inoltre oggi abbiamo un nuovo scoglio, in questa “nuova Italia” i figli possono nascere solo in “famiglie tradizionali” mentre le famiglie monogenitoriali non esistono, questi bambini sono stati cancellati dall’anagrafe, mentre in tutta l’Europa si fanno leggi che riconoscono i diritti di tutti in Italia si torna indietro. Però non esistere all’anagrafe significa non avere un’identità che è quella che consente l’accesso all’istruzione, alle cure mediche e ad altri diritti fondamentali. </p><p style="text-align: justify;">E poi parliamo dei bambini che purtroppo nascono con dei problemi, esistono anche loro, una mia amica ha lasciato il lavoro per poter seguire il figlio disabile, vivono con lo stipendio del marito e con il supporto anche economico della famiglia di origine. In un paese in cui si parla tanto di diritto alla vita, con oltre il sessanta per cento di medici obiettori, in cui ci si riempie la bocca con belle parole sulla sacralità della vita, se hai la disgrazia di avere un figlio con dei problemi sono solo fatti tuoi, lo stato non da nessun supporto, spesso questo arriva da associazioni di volontariato che si autofinanziano. Non in tutte le regioni è così ma il supporto è comunque carente anche quando c’è. <b>In un mondo che corre sempre più a discapito di tutto, in cui si pretende l’efficienza a tutti i costi, gestire i figli può diventare un’impresa da supereroi, soprattutto per le donne che si sobbarcano il carico maggiore per diritto di nascita o di genere.</b></p><p style="text-align: justify;">E poi c’è qualcosa di cui spesso ci si dimentica, i figli hanno bisogno di tempo, il tempo dei genitori che devono passarlo con loro a giocare, parlare, crescere insieme. Insomma devi essere presente. In un mondo sempre più fagocitante di tempo non è piccola cosa. <b>Un bambino nei primi anni di vita assorbe tutto e sviluppa la sua personalità dandogli un’impronta quasi definitiva, i primi tre anni di vita sono fondamentali, anche se non sono da meno quelli successivi per una crescita equilibrata. </b></p><p style="text-align: justify;">Ho trovato in rete un articolo del 2018, guarda caso con lo stesso titolo del mio post, di Alessandro D’avenia che parla del tempo vi lascio il link dell’<a href="https://www.corriere.it/alessandro-davenia-letti-da-rifare/18_febbraio_11/alessandro-d-avenia-letti-da-rifare-non-paese-figli-padri-57454284-0f44-11e8-9d69-9be999237a8e.shtml">Articolo</a>, è rivolto soprattutto agli adolescenti, spesso “troppo pieni di oggetti ma carenti di progetti”. </p><p style="text-align: justify;">Infine finora abbiamo parlato di un mondo ideale dove i genitori hanno un lavoro normale e pagato equamente, ma ci sono situazioni al limite della sopravvivenza che non permettono certamente una corretta gestione dei figli, ci sono dei settori come quello dell’agricoltura che impiega, secondo l’istat 233000 donne, dove impera il lavoro nero (circa 57.000 lavoratrici in nero sottopagate e sfruttate secondo una ricerca di Action Aid) a queste lavoratrici in nero il caporalato offre pacchetti all inclusive - lavoro, alloggi, trasporti e asilo, con asili nido irregolari dove le lavoratrici possono lasciare i bambini già alle tre di notte, perché alle quattro devono essere in campagna a lavorare, fino al loro rientro alle cinque del pomeriggio. Ovviamente in questi asili nidi in nero il personale é improvvisato e può non essere qualificato e quindi sicuro. Ma dove lo stato latita entra l’organizzazione criminale, il caporalato in questi casi. (Dati da un articolo di donna moderna n. 31 del 27/7/23 di Marta Bonini sulle schiave del mondo moderno). Siamo tutti maestri nel giudicare ma ci voltiamo dall’altra parte per non guardare in faccia certe realtà. Saliamo sul pulpito per condannare invece di provare a capire mettendoci nei panni degli altri. </p><p style="text-align: justify;">Ho scritto questo post un po’ di getto, un po’ meditato, ma vorrei concludere con alcune considerazioni del tutto personali, i bambini, a volte ce lo dimentichiamo, sono delle persone, già del tutto dotate di personalità fin dai primi anni di vita, lo so bene, un po’ perché mi ricordo come ero io, ma anche perché ho visto crescere alcuni bambini a me molto vicini, figli di amiche e amici, nipoti e ora i piccoli di mia nipote. Credo che sia importante ricordarsene, un bambino nasce già come essere pensante, è soltanto più indifeso, per questo va protetto sempre.</p><p style="text-align: justify;">Sono davvero curiosa di conoscere il vostro pensiero in proposito. </p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">Fonti immagini: pexels</p>Giulia Lu Mancinihttp://www.blogger.com/profile/03159210942510753140noreply@blogger.com21tag:blogger.com,1999:blog-1709869662259780728.post-64794418933091518902023-08-25T05:30:00.003+02:002023-08-26T18:32:45.923+02:00Un biglietto dal passato <p style="text-align: justify;"><br /></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3LJCrak3Q8-_uEY2v-B3AiAHOFq6lPpS71SvxmIrxVZQtlWqtspPnvjgwsfhvcagcvpU3C-MLIg_BrPeNYwYLtWI4syKb8l_rc9ALywwrpb5ZAMNT7P4S4zyvrY5ZLd8GKsVSmM1OJxSQlCgMOYOppVX_5TmQ9y61PBN-hV7EcMd5ootZ347WBzra4Sk/s1280/IMG_1656.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="913" data-original-width="1280" height="285" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3LJCrak3Q8-_uEY2v-B3AiAHOFq6lPpS71SvxmIrxVZQtlWqtspPnvjgwsfhvcagcvpU3C-MLIg_BrPeNYwYLtWI4syKb8l_rc9ALywwrpb5ZAMNT7P4S4zyvrY5ZLd8GKsVSmM1OJxSQlCgMOYOppVX_5TmQ9y61PBN-hV7EcMd5ootZ347WBzra4Sk/w400-h285/IMG_1656.jpeg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ognuno ha il proprio passato chiuso dentro di sé come le pagine di un libro imparato a memoria e di cui gli amici possono leggere solo il titolo. Virginia Woolf<br /><br /></td></tr></tbody></table><p style="text-align: justify;">Ogni tanto faccio pulizia nei miei libri, scelgo dei romanzi dalla mia libreria che ho già letto e che non rileggerò e li metto da parte per portarli nelle casette dei libri, ce n’è una nel parco adiacente il parcheggio aziendale e ogni tanto li porto lì, non riesco a fare lo stesso per i libri cosiddetti “scolastici”, ho diversi libri del periodo universitario oppure più recenti, comprati per un corso di aggiornamento sul lavoro oppure per altri motivi che sono nella mia libreria da un tempo infinito. Qualche giorno fa passando dalla zona universitaria ho visto un banchetto per book crossing contenente libri universitari, manuali di diritto o di economia, di inglese e quant’altro, così mi è venuta l’idea di portare alcuni miei libri. Ho cominciato così a cercare tra i miei libri quelli di cui liberarmi, in realtà quasi sempre finisco per spolverarli e rimetterli a posto, perché poi vengo presa dalla nostalgia e rimando il distacco, ma stavolta ne ho trovato tre, così ho controllato che all’interno non ci fossero fogli o documenti personali, con nomi o altri dati sensibili ed é saltato fuori dal libro di Diritto Pubblico un biglietto scritto a mano:</p><p style="text-align: justify;"><i>Ciao sto per partire ci vediamo verso il 13 circa. Ho lasciato il mio numero di telefono a Letizia. Se c’è qualche cosa di importante fatemi sapere.(Naturalmente la chiamata sarà a carico del destinatario.)</i></p><p style="text-align: justify;"><i>A presto Roberta.</i></p><p style="text-align: justify;"><i>PS cerca di stare tranquilla. Svagati un po’. </i></p><p style="text-align: justify;"><i><br /></i></p><p style="text-align: justify;">Ho cercato di mettere a fuoco quel momento, per un attimo ho avuto il vuoto nella mente, non capivo chi potesse aver scritto quel biglietto poi, subito dopo, ho ricordato chi fosse la Roberta del biglietto. E mi sono ricordata la sua storia. Mi ha fatto tenerezza quel moto di affetto con cui mi raccomandava di stare tranquilla e svagarmi un po’, oggi Roberta non mi avrebbe scritto un biglietto di carta ma avrebbe scritto un messaggio su whatsapp che si sarebbe perso nei meandri degli altri infiniti messaggi persi sui nostri cellulari. Invece a distanza di trent’anni ecco la sua vita spuntare fuori da un libro, chissà perché quel biglietto è rimasto al suo interno tanti anni, chissà il 13 di quale mese era, non posso ricordarlo, molto probabilmente era il 1989, questa é quasi una certezza. Mi sono laureata nel giugno del 1988 e dopo aver abitato i successivi mesi estivi in un monolocale fatiscente con una mia amica altoatesina che però aveva passato tutto il tempo a lavorare in un pub a Londra per perfezionare il suo inglese, tra ottobre e novembre sono approdata in un appartamento del centro, si era liberato un posto letto e una mia amica - ex compagna di università - che abitava nell’appartamento al piano di sopra me lo segnalò ed io afferrai l’occasione al volo. </p><p style="text-align: justify;"><b>Ho abitato lì poco meno di un anno eppure nel ricordo sembra un tempo molto più lungo, forse perché ho incontrato più vite in quei pochi mesi che in tutti gli anni successivi</b>. Ma cominciamo dall’inizio, l’appartamento era un piccolo gioiello al secondo piano di una palazzina del centro, dietro piazza Galileo, la piazza della questura di Bologna, ogni mattina per andare al lavoro attraversavo piazza Galileo e subito dopo piazza Maggiore, non avevo mai abitato così in centro, perché piazza Maggiore é proprio il cuore di Bologna e passare da quella piazza ogni mattina era davvero fantastico. Abitare in centro è bellissimo, certo non ti deve servire la macchina, oppure devi avere un garage, ma ovviamente avere un appartamento in pieno centro con un garage comporta una disponibilità economica notevole. Già all’epoca il centro era chiuso al traffico, l’entrata in auto era permessa solo ai residenti o alle persone che ci lavoravano e avevano uno studio, un ufficio o un negozio, anche se non era ancora blindato come adesso con le telecamere ai varchi di accesso. La maggior parte della gente comune si spostava in autobus o a piedi, il centro di Bologna lo giri benissimo a piedi, con piedi buoni e scarpe comode. Anche adesso camminare per il centro di Bologna è una piacevole parentesi in cui mi piace perdermi, soprattutto per i vicoli meno frequentati e sconosciuti. </p><p style="text-align: justify;">Il mio appartamento era affittato a sei persone, c’erano due camere doppie e due camere singole con doppi servizi, noi per comodità ci eravamo divisi l’uso dei due bagni in base alla vicinanza alla camera, anche per semplicità nel turno di pulizia. Io dividevo la camera con Roberta, la ragazza del biglietto. Eravamo in sei, io e Roberta, Letizia e Milena, nella camera accanto alla nostra. Le camere singole erano occupate da Linda che stava preparando la tesi e Alberto che era un ricercatore universitario, io proprio in quei mesi avevo iniziato a lavorare, tutti gli altri erano ancora studenti universitari, all’ultimo anno o laureandi. Tutti in una stagione di transizione della nostra vita. </p><p style="text-align: justify;">In quel breve periodo di tempo avevo legato soprattutto con Milena con cui avevo trovato una sintonia incredibile e poi con Roberta che era una persona un po’ folle, sempre allegra e sconclusionata, passava davvero poco tempo a Bologna e soprattutto a studiare, la maggior parte del tempo andava a Padova a trovare il suo ragazzo che non ho mai conosciuto. Anch’io spesso passavo il week end fuori a casa del mio ragazzo che abitava con i genitori in un paese limitrofo collinare della provincia di Bologna e che tutte le volte che mi veniva a prendere (dopo le 20 perché di giorno in centro non si entrava in auto) si lamentava del fatto che abitassi in centro e sosteneva che era assurdo e dovevo cambiare casa prima o poi. A me però quella situazione non dispiaceva affatto, pensavo che, in fondo, ci sarebbe stato tutto il tempo per decidere quando e se cambiare casa, ma come sempre il destino decide prima e la necessità di traslocare arrivò all’improvviso.</p><p style="text-align: justify;">Quando mi affacciavo alla finestra della grande sala potevo ammirare i tetti rossi di Bologna e sbirciare le vite che si svolgevano sui piccoli terrazzi tra i tetti (Bologna viene chiamata la rossa proprio per il colore dei tetti e non come pensa qualcuno per il colore politico). </p><p style="text-align: justify;">Abitare in centro, soprattutto in una città come Bologna che vive molto anche di notte, ha tutto un altro sapore. Tante volte io e Milena, dopo aver cercato invano un programma decente in tv, abbiamo optato per una passeggiata in piazza maggiore, e lì la prospettiva cambiava subito, potevi sederti a un tavolino di uno dei bar della piazza, oppure prendere un gelato e andarlo a mangiare seduti sulle scale di San Petronio e potevi fare tardi senza preoccuparti troppo degli orari degli autobus o della necessità di prendere un taxi, tanto eravamo lì a due passi. Quando abiti fuori dal centro ogni uscita va un minimo programmata, soprattutto se è proprio il centro la tua meta, perché devi fare i conti con la ricerca del parcheggio se sei in auto oppure con la necessità di prendere un taxi (che forse la spesa é la stessa, visti i prezzi dei parcheggi sempre più alti). Abitare in centro vuol dire vivere davvero la città e questo l’ho capito bene in quel periodo. Certo ci sono i pro (vivere bene la città) e i contro (il costo molto alto delle case soprattutto se hai la necessità di avere un garage perché, magari, il lavoro ti porta fuori città).</p><p style="text-align: justify;">Ricordo abbastanza bene tutti i miei coinquilini, nelle sere d’inverno non guadavamo la tv ma passavamo il tempo a parlare del più e del meno oppure dei nostri progetti per il futuro, spesso facevamo il “gioco del vocabolario”: uno di noi - a turno- sceglieva una “parola incomprensibile” dal vocabolario e poi scriveva su un foglio la definizione vera, poi diceva ad alta voce la parola scelta e ognuno doveva inventare la definizione scrivendola su un foglietto in stampatello, dopo aver mescolato i fogli si estraeva a caso e si doveva indovinare la definizione corretta. Sembra incredibile ma quasi nessuno indovinava o conosceva la vera definizione, la lingua italiana è davvero variegata e ricca. Nel corso di quel gioco riuscivamo a scatenare la fantasia con definizioni spesso molto originali che magari erano le più votate, e a farci un sacco di risate insieme. </p><p style="text-align: justify;">Alla fine la mia permanenza in quell’appartamento è durata meno di un anno, il proprietario è morto all’improvviso e il figlio, unico erede, ci ha chiesto di cercare un’altra sistemazione perché voleva affidare gli appartamenti a un’agenzia per affittare possibilmente uso ufficio, spiegandoci che lui non aveva il tempo, avendo un lavoro impegnativo, di gestire la formula di affitti agli studenti. Preso atto della richiesta cercai un’altra sistemazione anche perché avevo trovato un nuovo lavoro fuori dal centro e avevo la necessità di muovermi in auto.</p><p style="text-align: justify;">Come detto sopra la ragazza con cui avevo legato di più era Milena, credo fosse la più affine a me come carattere, inoltre era bravissima a disegnare, infatti si era appena diplomata all’accademia delle belle arti di Bologna (per inseguire il suo sogno di fare la fumettista) e nel frattempo stava ultimando la laurea in filosofia (per accontentare i genitori e darsi una seconda chance lavorativa). I suoi abitavano a Milano e credo che alla fine non abbia cercato un nuovo appartamento ma abbia deciso di accettare un’offerta di lavoro come illustratrice di una casa editrice che pubblicava libri per bambini. Invece Roberta decise di raggiungere il suo fidanzato a Padova e di terminare gli studi lì, non so molto degli altri, a parte Alberto che ora è professore universitario presso l’Università di Venezia come era nei suoi obiettivi. </p><p style="text-align: justify;">Ogni tanto, quando passeggio per le strade del centro, passo ancora da piazza Galileo e attraverso il breve vicolo che porta al mio ex appartamento, mi fermo a guardare i nomi sui campanelli, gli ultimi due piani sono occupati da una società, sicuramente saranno diventati degli uffici ampi e luminosi come sono molti studi del centro dalle parcelle elevate. Di fronte alla palazzina c’è una piazzetta deliziosa con due panchine di legno che ho sempre adorato, è una via che si interseca con altre strade del centro storico poco trafficate e la palazzina dove ho abitato è in un angolo che si congiunge con un’altra stradina molto breve che si chiama via Val’Aposa (solo anni dopo leggendo la storia di Bologna ho scoperto che l’Àposa è stato un torrente importante che attraversava la città e che ora è interrato, fa parte della Bologna acquatica sotterranea che oggi viene anche visitata dai turisti più avventurosi). <b>Un semplice biglietto scritto a mano ha scatenato il percorso dei ricordi e mi chiedo dove siano ora i protagonisti di quelle vite lontane, ma è una domanda che lascio al vento perché la terra dei ricordi può essere molto più bella lasciata libera nella fantasia della creatività. </b></p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">Fonti immagini: Pixabay </p>Giulia Lu Mancinihttp://www.blogger.com/profile/03159210942510753140noreply@blogger.com10tag:blogger.com,1999:blog-1709869662259780728.post-27675515731170000142023-07-30T08:00:00.018+02:002023-08-27T12:43:35.187+02:00La nuova moda: l’eleganza dell’essenziale<p> </p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQr26eFpEsosnNCGsd6KLbVhTkCJpDVwXwc9lEElgBPgAsCxfPWvnjYQtFrQaLo5PKXcytDWUapnrNWESk9WvSLDgF4ahw28x2MM_dXULMv7wEv6UhxRgJqizfII0UaNon8DYPvbuLwzhWJThcKceNjSKzLHiQE7q3_x0d0pIb6gDwuWZWUg9v78bSjFI/s1920/IMG_1635.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1140" data-original-width="1920" height="238" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQr26eFpEsosnNCGsd6KLbVhTkCJpDVwXwc9lEElgBPgAsCxfPWvnjYQtFrQaLo5PKXcytDWUapnrNWESk9WvSLDgF4ahw28x2MM_dXULMv7wEv6UhxRgJqizfII0UaNon8DYPvbuLwzhWJThcKceNjSKzLHiQE7q3_x0d0pIb6gDwuWZWUg9v78bSjFI/w400-h238/IMG_1635.jpeg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Non seguire i trend. Non lasciare che la moda ti possieda, sii tu a decidere chi sei, ciò che vuoi esprimere nel modo in cui vesti e il modo in cui vivi. <b>Gianni Versace</b> </td></tr></tbody></table><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><p style="text-align: justify;">Non ho mai seguito troppo la moda nella mia vita, un po’ per questioni economiche, un po’ per mancanza di tempo, un po’ per questioni di fisico, infine per carattere. Seguire la moda, oltre ad avere grande disponibilità economica, comporta dispendio di tempo ed energia, non per niente oggi ci sono le fashion blogger che ne hanno fatto un mestiere. Io ho sempre seguito la moda a modo mio, prendevo dalle ultime tendenze quello che poteva andar bene per me, se un vestito mi stava bene e mi piaceva lo compravo altrimenti ne facevo volentieri a meno. Inoltre un aspetto fondamentale del mio “attingere” dalla moda riguardava la comodità, se un capo era comodo aveva molta probabilità di finire nel mio armadio, questo non vuol dire che non abbia mai comprato capi scomodi, no ne ho comprati tantissimi, solo che restavano nell’armadio a lungo senza indossarli e poi infine a malincuore me ne liberavo. Oggi sono arrivata alla “quasi” piena consapevolezza che è meglio non comprare indumenti scomodi: un pantalone troppo stretto anche se stretching, un pantalone a vita bassa, una gonna o una maglietta troppo corta, che non indossavo volentieri neanche quando ero una taglia 42 figuriamoci adesso. <b>Ci sono indumenti in cui ci sentiamo bene e altri no, quindi facciamocene una ragione e smettiamo di comprare ciò che non va bene per noi! Quando la moda strizza l’occhio noi distogliamo lo sguardo. </b></p><p style="text-align: justify;">E così, dopo aver superato abbondantemente i 50 anni, sono arrivata alla consapevolezza di voler stare comoda in tutto quello che indosso, ma soprattutto che non mi serve comprare molte cose perché spesso le possiedo già. Con gli ultimi cambi degli armadi ho riscoperto vestiti che non ricordavo neppure di avere. E sembra che anche la moda (quella dei giornali e della tv) se ne sia accorta, un articolo letto su Donna Moderna intitolato<i> Mettiti comoda</i> (numero del 25/5/23) parlava proprio di questa nuova tendenza. <b>A quanto pare questa estate sono di gran moda le tuniche ampie, le camicie over, i panta-palazzo, i sandali flat insomma tutto ciò che è largo, comodo, ampio. La moda o la tendenza si chiama <i>lady style.</i> </b>Con la pandemia tute e ciabattine sono diventate indispensabili nella nostra vita quotidiana e quindi<b> </b>anche la moda si è adeguata, possiamo stare comode con classe, del resto la vita è già troppo complicata, perché quindi dovremmo farcela complicare ancora di più da un vestito scomodo, quello che quando lo indossi non vedi l’ora di togliere? </p><p style="text-align: justify;">La semplicità e la comodità sono sempre state un must di Giorgio Armani e molti altri stilisti hanno scoperta l’eleganza dell’essenziale, tessuti morbidi, fluidi, scivolati addosso che puoi portare tutto il giorno.</p><p style="text-align: justify;">Dal canto mio vi dico quello che indosso ora e che prima - di norma - non mettevo (anche perché non li trovavo in negozio): i pantaloni con l’elastico - non l’elastico stile pigiama ma quello ben strutturato, piatto che non ingrossa - un primo pantalone del genere l’avevo ordinato on line ai tempi della pandemia e poi l’ho adottato in diverse versioni, comprandoli però in un negozio Benetton (che prima non li aveva). Ho eliminato i tacchi da molto tempo, l’unica caratteristica che richiedo a un paio di scarpe, oltre alla comodità, è la qualità del pellame, mai usato un tacco dodici ma anche i tacchi più bassi che una volta mettevo li ho eliminati del tutto, mi accontento di un leggero rialzo indispensabile per non avere mal di schiena, per me anche le ballerine rasoterra sono “out” distruggono la schiena. Infine prediligo le fibre naturali, soprattutto in estate cotone e lino sono il mio must, preferisco spendere di più ma avere un capo in fibre naturali da sfruttare a lungo e non inquinare con il <i>fast fashion</i>, sì perché oltre a inquinare i nostri armadi i vestiti, soprattutto quelli che compriamo a prezzi bassi e magari sono in materiale sintetico o misto, inquinano l’ambiente. L’industria dell’abbigliamento é tra le più inquinanti non solo per il sistema di produzione di alcuni capi (per produrre un jeans servono 9.500 litri di acqua, per produrre una maglietta 2700 litri di acqua) ma anche perché quando ci liberiamo di questi vestiti, perché non li mettiamo più (e magari non li abbiamo mai messi o messi solo paio di volte), finiscono dispersi nell’ambiente. </p><p style="text-align: justify;">Ammetto la mia ignoranza, fino a qualche tempo fa, non sapevo che per produrre un jeans servisse tanta acqua, ma non mi ero mai interessata prima alla questione, ora però - se proprio devo comprare un indumento nuovo - ci penso due volte, mi chiedo sempre se mi serve davvero oppure no, primo perché non voglio occupare l’armadio con cose inutili, non importa se quel capo costa poco anzi, se costa poco ci penso ancora di più, costa poco perché qualcuno viene sfruttato, che non vuol dire solo sottopagato, ma che lavora in condizioni terribili, per esempio nelle concerie di alcuni paesi vengono usati i bambini che stanno tutto il tempo in mezzo a prodotti chimici che accorceranno la loro vita. Ho visto di recente una indagine giornalistica sul fenomeno e queste condizioni di lavoro fanno accapponare la pelle. E tutto per un paio di jeans…</p><p style="text-align: justify;">Le nuove regole (mie) della moda ma sembrano ormai assorbite dalla tendenza corrente sono:</p><p style="text-align: justify;"><b>Non è necessario cambiare look tutti i giorni</b> (questa ormai è un’abitudine acquisita da tempo) una volta cercavo di variare abbigliamento ogni giorno che andavo al lavoro, con il risultato che perdevo tanto tempo a decidere cosa mettermi e magari finivo comunque con mettermi le stesse cose, quelle in cui mi sentivo a mio agio.</p><p style="text-align: justify;"><b>Avere pochi capi ma di qualità</b> (Made in Italy e fibre naturali) spendere un po’ di più ma scegliere qualcosa che duri a lungo, lavorare sul proprio stile, magari mescolando quello che abbiamo in modo diverso, come dicevo mi è già capitato di recuperare cose dimenticate dal mio armadio a cui ho dato nuova vita. Questo non vuol dire che non compro più nulla, ogni tanto se proprio trovo qualcosa che mi piace la compro, ma con maggiore consapevolezza.</p><p style="text-align: justify;"><b>Un classico è per sempre </b>per me almeno lo è, in fondo conosco già quello che mi serve, quando la moda mi propone qualcosa che esula troppo dalle mie abitudini finisco con non metterlo, quindi meglio scegliere quello che so che va bene per me, se amo il color sabbia e il blu, non ha senso comprare una giacca rossa o gialla solo perché mi dicono che dovrei “osare” di più con i colori. Se proprio voglio osare con i colori magari mi concedo un foulard molto colorato, credetemi funziona, per me. </p><p style="text-align: justify;"><b>E quindi visto che abbiamo parlato di moda e forse qualcuno partirà per un viaggio o forse solo per un breve week end al mare o in montagna la mia domanda è: qual è la cosa che mettete sempre in valigia con qualunque tempo e qualunque destinazione? </b></p><p style="text-align: justify;">Per una riflessione sull’impatto ambientale dei nostri vestiti vi lascio il link del primo episodio di “Junk: Armadi pieni” una docuserie di Sky Italia in sei episodi che si trova anche su YouTube.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/fOpqsvYOx54" width="320" youtube-src-id="fOpqsvYOx54"></iframe></div><br /><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">Fonti immagini: Pixabay </p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;"><br /></p>Giulia Lu Mancinihttp://www.blogger.com/profile/03159210942510753140noreply@blogger.com17tag:blogger.com,1999:blog-1709869662259780728.post-75850924183650624512023-07-23T07:00:00.002+02:002023-09-14T06:40:14.452+02:00All’improvviso l’indifferenza <p> </p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdCu6wE3bq33QACxmWOB75PWx0Or8En8m5hOY3DVMQFQqSyo-bRPI7uhnsGxXC6g6q3igfd4D_IFSaeEn5pXXeflyPRt26Vi9PQI5VwQd4e3crkCowo1YnVkYP8HbUrBYUMxP-CIAJNInaSDttTrNThOV7u0jONApUNm_Z111RMmDzXvMWk5VjXFG2BDM/s2400/IMG_1633.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2400" data-original-width="1920" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdCu6wE3bq33QACxmWOB75PWx0Or8En8m5hOY3DVMQFQqSyo-bRPI7uhnsGxXC6g6q3igfd4D_IFSaeEn5pXXeflyPRt26Vi9PQI5VwQd4e3crkCowo1YnVkYP8HbUrBYUMxP-CIAJNInaSDttTrNThOV7u0jONApUNm_Z111RMmDzXvMWk5VjXFG2BDM/w320-h400/IMG_1633.jpeg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">In generale accetto senza problemi le chiacchiere di tutti e senza problemi le lascio perdere. Charles Bukowski</td></tr></tbody></table><br /><p></p><p style="text-align: justify;">C’è una canzone d’amore che ogni tanto irrompe dai miei ricordi lontani, era di un cantante ora del tutto dimenticato che si chiama Roberto Soffici. Era una canzone tutto sommato piuttosto spinta per l’epoca perché parlava di un rapporto amoroso tra un uomo adulto e una ragazza molto giovane, questo almeno era il senso che trasmetteva il testo della canzone, era un brano del 1977 intitolato <i>All’improvviso l’incoscienza.</i></p><p style="text-align: justify;">Comunque, non so perché certi ricordi restano attaccati alla pelle e non se ne vanno più, io ricordo tutto il testo perfettamente e soprattutto il titolo mi frulla in testa ogni volta che devo descrivere una sensazione che mi assale all’improvviso, appunto. Ed è da diverso tempo che mi gira in testa il titolo di un post che vorrei scrivere a proposito della scrittura: <i>all’improvviso l’indifferenza</i>. Eh lo so, l’ho presa larga ma è proprio così che nasce questo post, la sensazione che mi porta il titolo della canzone di Roberto Soffici è quello che ora sento nei confronti del mondo della scrittura, all’improvviso. Avete presente quegli amori non corrisposti per cui vi dannate l’anima e vi tormentate, strappandovi i capelli? Per anni, per mesi, per un tempo infinito, avete fatto di tutto per ottenere uno sguardo, un momento di attenzione, una parola dolce, dall’oggetto del vostro amore. E poi, all’improvviso, vi rendete conto che quell’amore non esiste più, puff, è sparito, si è dissolto sotto i colpi del “non l’amore”. Succede, per gli amori adolescenziali, ma anche per gli amori adulti, perfino per i matrimoni.</p><p style="text-align: justify;">Ecco, con la scrittura, è successo proprio questo, all’improvviso non mi importa più nulla. Beh, non é proprio così, scrivere mi interessa ancora, ma non vedo più la pubblicazione di un romanzo, il successo, il riconoscimento di una casa editrice, come qualcosa di cui mi importi davvero. È che da diverso tempo non seguo più i miei romanzi, li pubblico e poi me ne dimentico, non mi impegno più di tanto per promuoverli, mi è persino capitato di declinare l’invito di qualche blogger a presentare il romanzo sui loro blog, dicendo che non ho tempo, il che è vero, ma una volta il tempo lo avrei trovato, perdendo qualche ora di sonno. Oggi non più. <b>Ora preferisco concentrarmi di più sulla mia vita, quella vera che si svolge fuori dalla scrittura, preferisco dedicare il tempo libero a quella parte di me che è stata a lungo trascurata per scrivere.</b></p><p style="text-align: justify;">Lo so, potrebbe sembrare la storia della volpe e dell’uva, disprezzare qualcosa perché non lo posso raggiungere, beh in effetti anche questo pensiero incide sulla mia situazione, non potrò mai vivere di scrittura, allora preferisco concentrarmi su altro; in realtà questa nuova prospettiva credo sia nata anche perché ho dimostrato a me stessa le mie capacità, qualche lettore ha perfino apprezzato, affezionandosi alla mia serie su Saverio Sorace, qualcuno ha amato i miei romanzi d’amore altri meno…ma io credo di aver raccontato delle storie che sentivo dentro di me e che finalmente hanno trovato la strada per venire alla luce, ma soprattutto ho imparato da self publisher molte attività che sono dietro l’editoria e questa conoscenza mi ha regalato un nuovo sguardo nei confronti di questo mondo.</p><p style="text-align: justify;">So di non essere l’unica delusa in campo, almeno tra i blogger che seguo, mi permetto di citare Sandra Faé che in un suo recente post <a href="https://ilibridisandra.wordpress.com/2023/06/17/il-male-di-giugno/#comments">Il male di giugno</a> racconta del suo senso di delusione riguardo il mondo dell’editoria pur avendo avuto un certo successo con diverse case editrici. </p><p style="text-align: justify;">Io ho avuto un percorso diverso perché ho puntato di più sul self publishing per motivi vari che vado a esporre, dopo aver cercato l’attenzione di una casa editrice senza esito (in un tempo in cui ero anche piuttosto ingenua, ogni tanto inviavo il mio manoscritto senza rendermi conto che era parecchio imperfetto e magari la mia richiesta aveva una presentazione poco efficace). Avevo anche partecipato al concorso <i>Io scrittore</i>, il mio romanzo “La libertà ha un prezzo altissimo” aveva superato la prima e la seconda fase, era arrivato tra i primi duecento, tanto che per un momento ci ho quasi creduto, visto che i primi dieci romanzi venivano pubblicati, poi però non ho vinto, né sono arrivata tra i primi dieci. </p><p style="text-align: justify;">Gli anni tuttavia passavano inesorabili e alla fine, dopo essermi documentata sull’autopubblicazione, ho deciso che non potevo più aspettare e avrei pubblicato il romanzo per conto mio, attraverso la piattaforma di Narcissus che ora si chiama Streetlib. Questa decisione è stata fondamentale nel mio percorso perché finché cerchi di pubblicare (qualcosa che hai già scritto) non ti concentri sulla scrittura, ma quando finalmente ho pubblicato il mio primo romanzo ho scoperto di avere dentro me tante storie che aspettavano di uscire ed essere raccontate. Ed é grazie a questo che sono nati gli altri miei romanzi. In questi anni ho studiato molto e mi sono formata, la scrittura non é stata più approssimativa e di getto come lo era per i miei primi scritti, era molto più “composta”, quello che scrivevo di getto veniva poi riletto, cesellato e perfezionato. </p><p style="text-align: justify;">Per un po’ ho avuto anche un contratto con una piccola casa editrice che ha notato il mio <b>romanzo L’amore che ci manca</b>, l’esperienza è stata piacevole perché é bello avere qualcuno che crede in te, ma è stato anche bello riappropriarmi dei miei diritti e ripubblicare il romanzo con i miei tempi e le mie esigenze. C’è una cosa importante poco evidente all’esterno, quando dipendi da una casa editrice devi sottostare a tempistiche di pubblicazione, scelte e richieste su stile e contenuto che non sono quasi mai in sintonia con le tue, ma ti adatti perché sono loro a comandare. Da self decidi tu come e quando pubblicare, come fare la copertina, se fare o meno il cartaceo, come promuovere il romanzo e i guadagni sono tuoi, se ci sono. </p><p style="text-align: justify;">I romanzi che mi hanno dato più soddisfazione sono stati quelli della serie “gialla”, un po’ perché i personaggi sono nati rispondendo a un mio bisogno interiore, avevo necessità di trattare dei temi molto forti ma era difficile farlo attraverso una storia d’amore. Il genere giallo è stato quello che mi ha permesso di ampliare i miei orizzonti nell’ambito del mio desiderio di scrivere. La serie su Saverio Sorace mi ha dato anche qualche piccola soddisfazione in termini di vendite, perché nel complesso ho venduto un migliaio di copie, ne ho parlato tempo fa in un post eccovi il <a href="http://liberamentegiulia.blogspot.com/search/label/report%20periodici">Link</a>. </p><p style="text-align: justify;">Poi, dopo le esperienze positive della serie, ho pensato di provare di nuovo a propormi a una casa editrice, approfittando anche di un periodo più tranquillo sul lavoro, perché - ovviamente - anche per contattare una casa editrice occorre tempo e attenzione, non puoi mandare una mail a caso improvvisando, ne parlo in questo post <a href="https://liberamentegiulia.blogspot.com/2021/03/scrivere-una-casa-editrice.html">Scrivere a una casa editrice</a> </p><p style="text-align: justify;">La proposta del mio romanzo <b>Il male non perdona, </b>romanzo thriller fuori da una serie, ad alcune case editrici, non ha avuto nessun effetto; Longanesi mi ha risposto ricordandomi che era possibile partecipare al concorso Io scrittore, ma su quello ho già dato, inoltre partecipare a un concorso come quello implica dispendio di energie notevole, perché, per come è impostato, ti tocca leggere i romanzi degli altri partecipanti e dare un giudizio; ora, nel corso della mia passata partecipazione io ho preso seriamente il mio compito e ho valutato sempre dando dei giudizi con delle critiche costruttive, anche a romanzi scritti parecchio male. Non sono sicura che sia stato fatto altrettanto nei miei confronti. Quindi <i>Io scrittore</i> no grazie, tra l’altro voleva dire far passare un altro anno di tempo. Il tempo é prezioso, più passa e più me ne rendo conto, per questo vorrei spenderlo al meglio, possibilmente per la vita vera. </p><p style="text-align: justify;">Lo so, certe passioni restano attaccate alla pelle e quindi probabilmente continuerò a scrivere, ma rallentando parecchio come di fatto è già successo. Dopo dodici romanzi e nove anni di blog è un’esigenza legittima, dovuta soprattutto alla necessità di riprendermi un po’ del mio tempo. </p><p style="text-align: justify;">Ora vi saluto, ma siccome ho questa canzone che mi gira in testa non posso lasciarvi senza farvela ascoltare (questo autore credo sia stato parecchio sottovalutato, oltre a essere autore delle sue canzoni, ha scritto pezzi per Mina e gruppi importanti come I nomadi e l’Equipe ‘84)</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/_8J4D9V15MU" width="320" youtube-src-id="_8J4D9V15MU"></iframe></div><br /><p style="text-align: justify;">E lo so che non c’entra nulla con il mio post, ma anche a voi capita di essere legati a una canzone senza un vero perché? Se volete commentare anche sulla mia esperienza di scrittura ovviamente potete farlo.</p><p style="text-align: justify;">Fonti immagini:Pexels</p>Giulia Lu Mancinihttp://www.blogger.com/profile/03159210942510753140noreply@blogger.com15tag:blogger.com,1999:blog-1709869662259780728.post-73518803639598589922023-07-10T06:00:00.001+02:002023-07-10T06:00:00.140+02:00Le abitudini e la coperta di Linus <p> </p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj-ix59MvD3_X0w2fTptkfTCSTBuxJ8enf31NckeYEdWyLMktFhFVwhAAxX8m9KbgpxphNNTy3j8-31baSmoCYv-6WCJPNikn2antxwvyiVWbXZYPqaqOZmqJL2cewngNVGIcjqjhAJ1yk32ONfNnCwtYFPLCgqS2ZkTfKiqm-6mrKRxvxyoz0KpbXwq1Q/s1920/IMG_1601.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1920" data-original-width="1280" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj-ix59MvD3_X0w2fTptkfTCSTBuxJ8enf31NckeYEdWyLMktFhFVwhAAxX8m9KbgpxphNNTy3j8-31baSmoCYv-6WCJPNikn2antxwvyiVWbXZYPqaqOZmqJL2cewngNVGIcjqjhAJ1yk32ONfNnCwtYFPLCgqS2ZkTfKiqm-6mrKRxvxyoz0KpbXwq1Q/w266-h400/IMG_1601.jpeg" width="266" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L’abitudine a cui non poniamo resistenza diventa necessità. Sant’Agostino.</td></tr></tbody></table><div><br /></div><div><br /></div><div><span class="quote-footer" face=""Ubuntu Condensed", sans-serif" style="-webkit-tap-highlight-color: rgba(0, 0, 0, 0); -webkit-text-size-adjust: 100%; box-sizing: border-box; caret-color: rgb(68, 68, 68); color: #444444; float: right; font-size: 24px; margin-right: -19px; margin-top: 15px; text-align: justify; text-size-adjust: 100%;"><cite style="box-sizing: border-box; float: right; font-size: 16px; line-height: 1.3; text-align: right;"><br /></cite></span><p></p><p style="text-align: justify;">Ogni Natale non riesco a non guardare il film “una poltrona per due” me lo guardo sul divano dopo aver cenato con tutta la famiglia e siamo in attesa della mezzanotte, magari dopo che i bambini hanno aperto i regali e siamo lì insonnoliti in attesa di poter chiudere la giornata. Pur conoscendo il film a memoria me lo guardo per l’ennesima volta, mi riporta a un atmosfera lontana quando il mondo sembrava più semplice, o forse è solo l’illusione data dal ricordo.</p><p style="text-align: justify;">Ci sono abitudini rassicuranti a cui non sappiamo rinunciare, é una piccola riflessione che ogni tanto mi viene quando penso ad abitudini che si sono radicate nel tempo in alcune situazioni. Per esempio una volta quando arrivavo in ufficio amavo prendere il caffè al bar con alcune colleghe, quando i ritmi erano più affrontabili </p><p style="text-align: justify;"><b>Le abitudini sono la nostra coperta di Linus</b> ed è forse per questo che finiscono per piacerci sempre le stesse cose, riguardiamo le stesse serie tv, rileggiamo gli stessi libri, compriamo gli stessi vestiti. Per le serie tv per esempio ho cominciato a guardare una serie che mi ricorda tanto <i>X-Files</i> che tanto avevo amato negli anni novanta, beh lì c’era il protagonista interpretato da David Ducovny che mi solleticava gli ormoni, ma c’era anche la struttura della storia con i suoi misteri che mi piaceva moltissimo. Ho scoperto di recente una serie su Prime che si chiama Fringe ed è molto simile a X-file, é incentrata su misteri inspiegabili e orripilanti su cui indaga l’agente Olivia Dunham che ha creato una squadra, dedicata allo studio di fenomeni paranormali, quali controllo della mente, teletrasporto, proiezione astrale, mutazioni genetiche e cose analoghe, composta da uno scienziato molto originale Walter Bishop e suo figlio Peter. Vi riporto la descrizione di Wikipedia.</p><p style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(32, 33, 34); color: #202122; font-family: sans-serif; font-size: 14px; margin: 0.5em 0px; text-size-adjust: auto;"><b>Fringe </b>è una serie televisiva statunitense prodotta dal 2008 al 2013.</p><p style="-webkit-text-size-adjust: auto; margin: 0.5em 0px; text-size-adjust: auto;"><span face="sans-serif" style="caret-color: rgb(32, 33, 34); color: #202122; font-size: 14px;">Ideata da J.J. Abrams, Alex Kurtzman e Roberto Orci, è una serie di fantascienza che segue le vicende della divisione Fringe dell'FBI di Boston, in Massachusetts, e che opera sotto la supervisione del Dipartimento della Sicurezza Interna degli Stati Uniti. La squadra si occupa delle indagini legate alla cosiddetta scienza di confine, ovvero la <i>fringe science</i></span></p><p style="-webkit-text-size-adjust: auto; margin: 0.5em 0px; text-size-adjust: auto;"><br /></p><p style="-webkit-text-size-adjust: auto; margin: 0.5em 0px; text-size-adjust: auto;"><span style="text-align: justify;">Altra serie che sto vedendo in questo periodo è il seguito di Sex and The city, ve lo ricordate? quattro amiche di New York giovani, belle e affermate nel lavoro vivono esperienze sessuali in piena libertà ma sotto sotto anche loro cercano l’amore vero. Questa serie degli anni novanta ebbe un successo strepitoso perché delle donne parlavano di sesso liberamente come gli uomini. Ecco la descrizione di Wikipedia </span></p><p style="text-align: justify;"><b style="caret-color: rgb(32, 33, 34); color: #202122; font-family: sans-serif; font-size: 14px; text-align: start;"><span style="font-style: italic;">S</span>ex and the City</b><span face="sans-serif" style="caret-color: rgb(32, 33, 34); color: #202122; font-size: 14px; text-align: start;"> è una serie televisiva statunitense, trasmessa originariamente dal canale HBO dal 1998 al 2004.</span></p><p style="text-align: justify;"><span face="sans-serif" style="caret-color: rgb(32, 33, 34); color: #202122; font-size: 14px;">Carrie Bradshaw, Miranda Hobbes, Charlotte York e Samantha Jones, quattro donne legate da una profondissima amicizia, percorrono sullo sfondo dell'isola di Manhattan la loro vita da single sessualmente attive, alla volta del nuovo millennio. Il telefilm è diventato famoso per le scene ambientate in bar chic, ristoranti lussuosi o club esclusivi, per l'importanza affidata alla moda e per aver mostrato apertamente scene di sesso in un telefilm.</span></p><div><span style="text-align: justify;">Insomma dopo Sex and The city, prima serie con le nostre quattro amiche tra i trenta e i quaranta, arriva la serie sequel </span><i style="text-align: justify;">And just like that</i><span style="text-align: justify;">? con le nostre amiche (che ora sono tre) ultra cinquantenni. Ho cominciato a guardare la prima puntata con scetticismo e invece sono stata catturata dalle nuove avventure, del resto appartengo anch’io a quella fascia di età e, pur considerando al top la prima serie, non posso fare a meno di seguire la seconda con curiosità. </span></div><p style="text-align: justify;">In questo periodo alterno la visione di Fringe e di Sex and The city <i>sequel</i>, mi distraggono dalla realtà. Ed è così che mi sono chiesta: ma perché finisco con guardare le stesse cose? Siamo fatti in un certo modo e quando ritroviamo qualcosa in cui ci riconosciamo finiamo per essere catturati, è la coperta di Linus che ci da sicurezza. Così percorriamo le stesse strade oppure andiamo negli stessi luoghi, quando cambiamo quartiere ci ricostruiamo le stesse routine quotidiane perché abbiamo bisogno delle nostre piccole rassicuranti abitudini. </p><p style="text-align: justify;">Ricordo che quando ho cambiato casa, ormai parecchi anni fa, ho ricreato la stessa disposizione di mobili della casa precedente, almeno per quello che il nuovo spazio (casa più piccola) mi consentiva, eliminando solo quello che nell’appartamento precedente proprio non mi piaceva. </p><p style="text-align: justify;">Anche con i vestiti mi ritrovo sempre a comprare le stesse cose, perché sono attratta dalle stesse caratteristiche che un indumento deve avere per me, ogni volta che mi lascio tentare dalla novità finisco con non indossarlo. Una volta - non avevo ancora fatto il cambio dell’armadio estivo - mi trovai in un negozio con una mia amica maniaca dello shopping e comprai una maglietta di cotone color jeans, non costava molto e mi sembrava molto fresca. Quando ho fatto il cambio dell’armadio ho ritrovato una maglietta molto simile ed era proprio uno di quei capi estivi che metto sempre perché in estate sono facili da abbinare, sono capi freschi e altre motivazioni personali, come il fatto che mi piace l’azzurro; ebbene nel momento dell’acquisto non ricordavo di avere quel capo, ma sono stata attratta da quella maglietta. Inutile dire che oggi che vivo una fase minimalista e cerco di evitare di riempirmi l’armadio di roba superflua, prima di comprare qualcosa cerco di “ricordare” quello che possiedo già, é meglio prima fare mente locale su quello che si ha già. Ogni volta che ci rifletto finisco per non comprare nulla, oppure compro quello che davvero mi manca ma - soprattutto - che davvero mi serve.</p><p style="text-align: justify;">Spesso siamo inconsapevoli di quanto siamo legati ad alcune abitudini, per esempio quando il mio solito bar dove prendevo il caffè tutte le mattine andando al lavoro ha chiuso oltre un mese per ristrutturazione, mi sono sentita un po’ persa, perché ogni mattina ci passavo davanti e mi fermavo per prendere il caffè e comprare il mio pranzo, era il mio rito prima di andare al lavoro. In quel mese non ho trovato un bar alternativo, mi portavo il pranzo da casa e saltavo il caffè, mi sembrava che mi mancasse qualcosa, niente di insormontabile vero, però mi mancava quel piccolo rito mattutino. </p><p style="text-align: justify;"><b>E voi avete delle abitudini a cui siete legati in modo particolare?</b></p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">Fonti immagini: Pexels </p><p style="text-align: justify;">Fonti testi: Wikipedia </p><p style="text-align: justify;"><br /></p></div>Giulia Lu Mancinihttp://www.blogger.com/profile/03159210942510753140noreply@blogger.com21tag:blogger.com,1999:blog-1709869662259780728.post-20856598289013553362023-06-24T07:00:00.016+02:002023-06-24T08:48:56.639+02:00Libri che rovinano la vita o forse la migliorano <p style="text-align: justify;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhR9SjkdgUe9ikuZZmcFrrl-yHaJ1CiPFCLkNh0gn9hnXiA8fGQm9xpFmPmQgHSMqQ-0tDoChpldJgsNe1RtINXeDMNIwAZ4zxVPDMlGz_tVNUPYCLMZR_M00uKYILmYCgUTorlGaK9FvKONi_MoGjy2ikd36d7972y5lkG_68GFRtuG6UGtqCPBAoV71w/s1280/18483EFD-7312-4604-9F5B-CE44E99BBD27.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1280" data-original-width="1280" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhR9SjkdgUe9ikuZZmcFrrl-yHaJ1CiPFCLkNh0gn9hnXiA8fGQm9xpFmPmQgHSMqQ-0tDoChpldJgsNe1RtINXeDMNIwAZ4zxVPDMlGz_tVNUPYCLMZR_M00uKYILmYCgUTorlGaK9FvKONi_MoGjy2ikd36d7972y5lkG_68GFRtuG6UGtqCPBAoV71w/w400-h400/18483EFD-7312-4604-9F5B-CE44E99BBD27.jpeg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">I libri migliori sono proprio quelli che dicono quel che già sappiamo. George Orwell </td></tr></tbody></table><br /><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">Esistono degli autori che amiamo a prescindere da quello che fanno o dicono, io ne ho alcuni che prediligo e quando li leggo capisco perché. Daria Bignardi la amavo dai tempi remoti della tv, ricordo che conduceva un programma chiamato <i>Tempi moderni</i>, un talk show sui fenomeni di costume che trovavo molto interessante, successivamente c’è stato il primo grande fratello, una novità ai tempi, i soli che ho seguito anni prima che il programma diventasse davvero troppo trash. </p><p style="text-align: justify;">Daria aveva però, da sempre, un sogno nel cassetto che era quello di scrivere e l’occasione arrivò in un momento critico della sua vita quando morì sua madre, fu allora che scrisse <b>Non vi lascerò orfani</b> un libro che era un memoir, bellissimo, da me letto in un momento altrettanto critico. Io ho amato subito la Daria romanziera, infatti ho letto subito i suoi romanzi <b>Un karma pesante e L’acustica perfetta</b>, quando leggevo ancora i libri di carta, poi ho letto anche il resto. <br /></p><p style="text-align: justify;">Tornando all’argomento di questo post l’ultimo romanzo di Daria Bignardi - che ormai risale all’anno scorso - si intitola <b>Libri che mi hanno rovinato la vita e altri amori malinconici (Einaudi)</b> si tratta di un titolo ironico, spiega l’autrice nella sua intervista, un libro può rovinare o salvare ma comunque la vita la cambia perché può far capire meglio chi siamo e quello che davvero vogliamo. E così l’autrice, che è sempre stata una lettrice bulimica fin da bambina, racconta i libri che hanno accompagnato la sua esistenza e che, in qualche modo, l’hanno condizionata. Certi libri letti durante l’adolescenza possono tracciare un percorso e in qualche modo influenzarci. È un periodo che sono in crisi anche con la lettura, faccio sempre più fatica, quando accade ritorno agli autori che ho amato, così siccome non avevo ancora letto questo libro ho comprato l’ebook e non sono rimasta delusa. Ecco la mia recensione su Goodreads </p><p style="text-align: justify;"><i>Una biografia letteraria che mi ha conquistata, un percorso di vita attraverso i libri letti nel corso di una vita che, in qualche modo hanno condizionato il modo di essere dell’autrice. Mi sono ritrovata in molte mie situazioni adolescenziali, perché la fascinazione del male, l’attrazione per le storie e i personaggi oscuri può essere tipico nell’adolescenza, periodo in cui Daria si innamora di alcuni libri “dannati”. Si racconta tuttavia anche di tanti altri libri importanti tra cui un libro che ho tanto amato anch’io Passaggio in ombra di Maria Teresa Di Lascia. Per me Daria Bignardi è una certezza che non delude mai.</i></p><p style="text-align: justify;">Del resto ogni lettore cerca in una storia un po’ di sé, è il motivo per cui leggiamo, uno dei motivi almeno, quando leggo un romanzo mi immedesimo nel protagonista oppure in qualche altro personaggio e cerco di capire le sensazioni che prova e molte volte mi ci ritrovo. Quante volte, assillata da un problema, ho cercato nei libri la soluzione, leggere un romanzo e trovarci una situazione analoga mi ha sempre dato sollievo.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGyU-4feesYM7mezZOvrTzoBHrzzkQ7KM8f2T0xpDLjgEj6rFPpwPfhgMFGuCxC6GQNbtnsUGbGwixFGuC5JcG-IOCGOkwEChxBQi1tfgRYhQLnq7sA-oJz4A_7nAT4nh8lmXIiZQJ-78KoQN9Woa_wUKP-dnhp4avNFGyPBzMJjGKlAWleP81wJuxTOw/s500/4F539DBF-D36A-452E-A419-628F2CF65FA6.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="500" data-original-width="319" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGyU-4feesYM7mezZOvrTzoBHrzzkQ7KM8f2T0xpDLjgEj6rFPpwPfhgMFGuCxC6GQNbtnsUGbGwixFGuC5JcG-IOCGOkwEChxBQi1tfgRYhQLnq7sA-oJz4A_7nAT4nh8lmXIiZQJ-78KoQN9Woa_wUKP-dnhp4avNFGyPBzMJjGKlAWleP81wJuxTOw/w255-h400/4F539DBF-D36A-452E-A419-628F2CF65FA6.jpeg" width="255" /></a></div><br /><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;"><b>nella sinossi del libro presa da Amazon si legge:<br /></b></p><p style="text-align: justify;"><i>Le situazioni pericolose, tristi, luttuose mi facevano vibrare come se solo nel dramma la vita si mostrasse davvero: nuda, integra, commovente».<br />Ciascuno di noi, anche solo per un istante, ha conosciuto l'irresistibile forza di attrazione dell'abisso. Daria Bignardi sa metterla a nudo con sincerità e luminosa ironia, rivelando le contraddizioni della sua e della nostra esistenza, in cui tutto può salvarci e dannarci insieme, da nostra madre a un libro letto per caso.<br />Partendo dalle passioni letterarie che l'hanno formata, con la sua scrittura intelligente e profonda, lieve, Daria Bignardi si confessa in modo intimo - dalle bugie adolescenziali agli amori fatali, fino alle ricorrenti malinconie - narrando l'avventura temeraria e infaticabile di conoscere sé stessi attraverso le proprie zone d'ombra. E scrive un inno all'incontro, perché è questo che cerchiamo febbrilmente tra le pagine dei libri: la scoperta che gli altri sono come noi. Memoir di formazione, breviario di bellezza, spudorato atto di fede verso il potere delle parole, questo libro è un percorso sorprendente e imprevedibile fatto di domande, illuminazioni, segreti, che pungola e lenisce, fa sorridere e commuove. Un viaggio nel quale la vita si manifesta «furiosamente grande».<br /> </i><br /></p><p style="text-align: justify;"></p><p style="text-align: justify;">Man mano che leggevo questo libro ho ripensato ai libri che ho letto cercando di individuare quali potessero essere quelli per me un po’ maledetti, ho pensato a <i>La nausea di Jean Paul Sartre, </i>letto più volte a sedici anni quando ero follemente innamorata di un ragazzo bello e dannato, oppure <i>Il mestiere di vivere di Cesare Pavese, </i>uno scrittore che ho adorato e di cui ho letto tutto, ma forse il motivo era anche il fatto che avessi per lui un’attrazione oscura perché si era suicidato a 50 anni e la sua tristezza si avvicinava alla mia che soffrivo per amore, una sofferenza in cui forse mi crogiolavo un po’ come spesso succede durante l’adolescenza, quando non si ha ancora una personalità ben definita e fortificata. Che poi a pensarci bene, anche con i fumetti mi ritrovavo molto in Paperino, il che non è proprio un buon segno, anche se simpatizzavo tantissimo per il suo alter ego Paperinik che è intelligente, scaltro, difensore dei deboli, insomma il perfetto eroe della rivincita degli sfortunati come Paperino. Quindi, posso affermare che ho avuto anch’io le mie attrazioni oscure, le emozioni forti date da struggimento e malinconia, qualcosa che si può definire una seduzione delle ombre, è da questo concetto, un po’ rivisitato e adattato alla storia, che è nato il titolo del mio ultimo romanzo della serie Saverio Sorace, ne ho parlato nel mio precedente post <a href="http://liberamentegiulia.blogspot.com/2023/06/la-seduzione-delle-ombre.html">Qui</a></p><p style="text-align: justify;"><b>Attraverso la sofferenza si arriva comunque a conoscere meglio se stessi, si attraversano le strade buie per arrivare a trovare la luce</b>, afferma Daria Bignardi che ora predilige il sorriso e la leggerezza. Un percorso in cui mi sono ritrovata anch’io che dall’attrazione per le ombre sono passata all’amore per luce, per fortuna, perché certe derive adolescenziali possono essere piuttosto pericolose e portare sull’orlo dell’abisso. Invece <i>crescendo si fa pace con la parte ombrosa della nostra adolescenza</i>, almeno per me è successo così: le grandi tragedie dei miei sedici anni sono diventate delle tempeste superate, certo non senza dolore. Nel tempo ho accantonato la mia passione per i belli e dannati, scoprendo che alla fine sono anche piuttosto noiosi, “<i>che palle ogni cosa un problema esistenziale, ma fattela una risata</i>” scoprendo che sono molto più seducenti i ragazzi meno belli, meno dannati, ma simpatici, quelli che quando accade un imprevisto non si perdono d’animo e risolvono la situazione con un sorriso. Da un certo momento in poi nella mia vita ho cambiato la prospettiva, scegliendo quello che poteva alleggerire la vita già di suo così pesante. Purtroppo non sempre le mie scelte sentimentali sono state coerenti con la luce che cercavo, ma a parte le cantonate prese, avevo ormai capito chiaramente quello che volevo perseguire.</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;"><b>E voi, avete mai letto dei libri che hanno influenzato la vostra vita nel bene e nel male? </b></p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">Fonti testi: articolo di Isabella Fava sul settimanale DM n. 10 del 24/2/22</p><p style="text-align: justify;">Fonti immagini: copertina dallo store di Amazon e Pixabay<br /></p>Giulia Lu Mancinihttp://www.blogger.com/profile/03159210942510753140noreply@blogger.com29tag:blogger.com,1999:blog-1709869662259780728.post-89458491118149904922023-06-11T11:00:00.014+02:002023-06-11T11:00:00.132+02:00La seduzione delle ombre <p><br /></p><p style="text-align: justify;">A volte ritornano, quante volte avete usato il titolo di questo film-libro per fare una battuta? Io innumerevoli volte, compresa questa. Sta per uscire il sesto episodio di Saverio Sorace, un fatto per niente scontato visto che negli ultimi due anni la mia scrittura è stata faticosissima, come scalare una montagna, questo perché il mio lavoro, per stare dietro alle scadenze, ha eroso sempre di più il mio tempo libero togliendolo alla scrittura. Per essere onesti ho anche dedicato un po’ di tempo alla mia vita privata concedendomi qualche gita fuori porta e quindi si è rallentato tutto. Inoltre quando si finisce la scrittura di un romanzo comincia il lavoro finale di rilettura, revisione, nuova rilettura, beta reader, ennesima rilettura e infine ideazione e scelta della copertina. Comunque alla fine dopo due anni eccolo qua. </p><p style="text-align: justify;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipyh2WIwMVRMzA3e9aCJBbysmQ9qP21dbOCxHpT0HrQ5CYQt92OPdqjWROCKU3GTa8k8YSVjBc-_6Hd1noiMaURXzzRAaTtaD2SSpvi914oUYY2y0ARoaCCkS1cMHDL4Gj0PVsYStWoe1nqPzyj9h7OLkMvlO7XiaAlLUoQ0UrxUaNAkyfReOjYvFh/s2500/0E79AC51-CCCE-460D-86D7-1E6232402224.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2500" data-original-width="1600" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipyh2WIwMVRMzA3e9aCJBbysmQ9qP21dbOCxHpT0HrQ5CYQt92OPdqjWROCKU3GTa8k8YSVjBc-_6Hd1noiMaURXzzRAaTtaD2SSpvi914oUYY2y0ARoaCCkS1cMHDL4Gj0PVsYStWoe1nqPzyj9h7OLkMvlO7XiaAlLUoQ0UrxUaNAkyfReOjYvFh/w256-h400/0E79AC51-CCCE-460D-86D7-1E6232402224.jpeg" width="256" /></a></div><br /><p style="text-align: justify;">La copertina è stata preparata sempre dalla Fox Creation con la solita impronta distintiva della serie Saverio Sorace. Ogni indagine nasce da un’idea principale, un accadimento intorno al quale si muoverà il protagonista dei crimini su cui indaga il nostro poliziotto che, ancora una volta, attraversa un momento critico ma per fortuna con un punto fermo: il suo amore per Sara che non è poco. </p><p style="text-align: justify;">Scrivere questa storia è stato particolarmente difficile perché nonostante avessi ben chiara l’idea che volevo sviluppare ce n’erano altre che si accavallano con mille sfumature, tanto che per oltre un anno il titolo provvisorio del romanzo era semplicemente SoraceSei, poi un giorno leggendo un’intervista a Daria Bignardi sul suo ultimo romanzo - che è soprattutto un’autobiografia letteraria - mi è venuta una sorta di illuminazione e ho trovato il titolo del romanzo. La seduzione delle ombre è quella speciale morbosità e attrazione verso il buio, verso le storie sofferte e oscure, è qualcosa presente in me dai tempi dell’adolescenza e che poi è anche la ragione per cui scrivo. Comunque magari dedicherò sul blog un post apposito su questo argomento anche perché ho finito di leggere in questi giorni il libro della Bignardi e mi ha portato diversi spunti di riflessione. </p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">Ecco la sinossi del romanzo</p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><i><span style="color: black; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">«Tutti abbiamo delle ombre nella vita,
magari abbiamo un presente irreprensibile, ma un passato oscuro».<o:p></o:p></span></i></p>
<p style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;"><span style="color: black;"><o:p> </o:p></span></p><p style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;"><span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; line-height: 150%;">Autunno 2021, Saverio Sorace è lontano da
Bologna per un grave problema familiare, a questo si aggiunge la situazione del
paese che non riesce ancora a tornare alla normalità dopo la pandemia, ormai </span><span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; line-height: 150%;">il mondo gli
sembra sempre più torbido e inquietante, con la sensazione di vivere
continuamente in bilico tra commozione e sgomento. L’omicidio di un uomo, dalla
vita apparentemente senza macchia, lo riporta al suo lavoro e alle sue
indagini.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Sembra un omicidio casuale, una rapina finita male, ma
il risultato dell’autopsia rivela un particolare inquietante, un sinistro
messaggio che potrebbe portare a nuovi omicidi. L’esistenza della vittima non
sembra fornire alcun indizio. Cosa era accaduto nella sua vita, quale segreto
lo aveva portato a vivere quasi come un recluso? <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Il ritrovamento di un altro cadavere solleva nuovi
interrogativi e sembra ricondurre a un’oscura regia, un feroce piano di
vendetta dai risvolti sconvolgenti.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Forse Saverio deve cercare le risposte nel passato, in
quel ginepraio di ombre irrisolte che lo porteranno a svelare una terribile
verità.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i><span style="color: black; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Esiste un confine che separa il possibile dall’impossibile ed è un confine
determinato dalla propria infinita tenacia, ogni giorno aveva lavorato per
spostare un po’ più avanti quel confine, con fredda e incrollabile pazienza.</span></i></b></p><br /><p></p><p style="text-align: justify;">Il romanzo sarà disponibile dal prossimo 23 giugno in eBook e cartaceo solo su Amazon perché ho aderito a Kindle unlimited e quindi con esclusiva Amazon ed è già in preorder al seguente link di acquisto </p><p style="text-align: justify;"><a href="https://www.amazon.it/seduzione-delle-indagini-Saverio-Sorace-ebook/dp/B0C5RQ193J/ref=tmm_kin_swatch_0?_encoding=UTF8&qid=1684609558&sr=1-1">Link Amazon </a></p><div style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(118, 118, 118); color: #767676; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 13px;">Genere: Gialli e thriller </div><div style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(118, 118, 118); color: #767676; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 13px;">Pagine: 220</div><div style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(118, 118, 118); color: #767676; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 13px;">Cover: Fox Creation - Digital Art</div><div style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(118, 118, 118); color: #767676; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 13px;">Prezzo eBook: 2,99</div><div style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(118, 118, 118); color: #767676; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 13px;">Prezzo cartaceo: 11,50 </div><div style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(118, 118, 118); color: #767676; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 13px;"><br /></div><div style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(118, 118, 118); color: #767676; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 13px;"><br /></div><p style="text-align: justify;">Con questo romanzo partecipo anche questa volta, senza nessuna velleità o speranza, al concorso indetto da Amazon storyteller2023 visto che comunque coincide con i miei tempi di pubblicazione.</p><p style="text-align: justify;">Vi riporto anche la copertina del cartaceo e vi lascio con una domanda: vi piace titolo e copertina? Che storia ispira in voi?</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjAq3GYeiQ9v8wYoWXEKUvUB84S7oS356Sh5Ivc6DtKDZIvaHNKxvfrQSNaFA2OduwzgIdV7XM99UPS3oCQ2NH6iXIgZ9K5kM36M1D9ZN8EZhs_LI9ToThzDwCgrjNwFsAAvWSiuJ9ck2P2jhzKQdtpBdxvUI0pnfCLNp6WAEzhi9qqvXAMFoTUetD3/s3840/la%20seduzione%20delle%20ombre_STP.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2775" data-original-width="3840" height="289" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjAq3GYeiQ9v8wYoWXEKUvUB84S7oS356Sh5Ivc6DtKDZIvaHNKxvfrQSNaFA2OduwzgIdV7XM99UPS3oCQ2NH6iXIgZ9K5kM36M1D9ZN8EZhs_LI9ToThzDwCgrjNwFsAAvWSiuJ9ck2P2jhzKQdtpBdxvUI0pnfCLNp6WAEzhi9qqvXAMFoTUetD3/w400-h289/la%20seduzione%20delle%20ombre_STP.jpg" width="400" /></a></div><br /><p style="text-align: justify;"><br /></p>Giulia Lu Mancinihttp://www.blogger.com/profile/03159210942510753140noreply@blogger.com22tag:blogger.com,1999:blog-1709869662259780728.post-3019962575906745852023-06-04T14:30:00.024+02:002023-08-27T12:51:23.480+02:00Le ricette ecologiche della nonna<p> </p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhrofe3pQQ-SOMziueMRfns9ZggTWZ_PQ7bL2Wh3JjOqFoka2XtbMoQc65AaPUFlYoxI9RX0MrJ-jpckusj6ClzSoEiTnmdF9u0Q2kxccLn5WcJHKY7ji7A49DAMSwdXv6AAQJbteBF0R4-HsrUTtuagiBnQ9_cDZ4OT9EAY3x3VrN2LbONyKKuIO3k/s1280/D828E0F0-B4D6-4D87-9AEB-69B41FBD5C19.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="853" data-original-width="1280" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhrofe3pQQ-SOMziueMRfns9ZggTWZ_PQ7bL2Wh3JjOqFoka2XtbMoQc65AaPUFlYoxI9RX0MrJ-jpckusj6ClzSoEiTnmdF9u0Q2kxccLn5WcJHKY7ji7A49DAMSwdXv6AAQJbteBF0R4-HsrUTtuagiBnQ9_cDZ4OT9EAY3x3VrN2LbONyKKuIO3k/w400-h266/D828E0F0-B4D6-4D87-9AEB-69B41FBD5C19.jpeg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare. Andy Warhol</td></tr></tbody></table><br /><p></p><p style="text-align: justify;">Mia madre aveva <b>una borsa verde di rete metallica</b> con dei manici in osso (o forse era plastica dura chissà) la usava quando andava a comprare la verdura dall’ortolano, di solito ci andava la domenica sera perché l’ortolano vicino casa nostra portava la verdura dalla campagna che avrebbe venduto il lunedì mattina al mercato, ma lui vendeva volentieri ai suoi vicini una parte del raccolto domenicale. Mia madre tornava a casa con quella borsa piena di pomodori, finocchi, sedano, cicorie e se capitava qualche mela, quella borsa verde ora ce l’ha mia sorella che la usa ogni tanto proprio per la spesa e la custodisce gelosamente perché è un ricordo di mamma. Mi è tornata in mente leggendo degli articoli sull’ecologia e sulla necessità di riciclare, mia madre non usava quasi mai buste di plastica, se penso che quella borsa (strano che sia proprio di colore verde) ha ormai oltre 50 anni perché me la ricordo da quando ero bambina, credo che il passato sia stato molto più ecologico del presente.</p><p style="text-align: justify;">La borsa della spesa di mia madre mi è tornata in mente leggendo un articolo sulle shopper di juta che, a quanto pare, sono diventate glamour bag perché ecologiche e quindi possiamo vederle in giro in materiale riciclato o riciclabile (è vietata la plastica perché non ecologica) in mano a modelle e attrici come un oggetto trend. Addirittura Balenciaga ha creato una borsa in pelle bianca con i laccetti rossi che ricorda il sacco della spazzatura (al modico prezzo di 1400 euro) si chiama Trash Bag Grande, assurdo. Io preferisco sempre la borsa di mia madre. Comunque va detto che la moda sta sempre più seguendo la strada del riciclo, un brand da tenere d’occhio, per esempio, è Simon Cracker basato sul recupero di tessuti e di vecchi abiti, insomma non si butta via nulla perché tutto può avere una seconda vita. </p><p style="text-align: justify;">Ma torniamo all’ecologia, è da mia madre che deriva la mia politica contraria agli sprechi, mia madre non buttava via nulla in cucina, tutto veniva riciclato, certo non era l’unica in paese; dopo la seconda guerra mondiale in cui si era patito la fame non era pensabile di poter buttare il cibo e mia madre aveva vissuto la guerra. </p><p style="text-align: justify;">Una ricetta che ricordo con grande nostalgia è quella delle <b>frittelle di pane</b>, una ricetta molto semplice ma tutta basata sulla necessità di evitare gli sprechi, quando in casa avevamo del pane raffermo mia madre lo faceva a pezzetti, lo ammorbidiva con l’acqua, poi mescolava il tutto con uova, prezzemolo, sale e pepe, poi faceva delle piccole frittelle che friggeva e metteva nel sugo di pomodoro, in modo da costituire un perfetto secondo al posto della carne. Mi piaceva osservare mia madre mentre friggeva le frittelle di pane e lei me ne metteva da parte un paio perché a me piacevano anche senza sugo. Su YouTube oggi ci sono molti tutorial antispreco, comprese le frittelle di pane con diverse varianti.</p><p style="text-align: justify;">Altre ricette antispreco tipiche della Puglia - sempre con il pane raffermo - sono l’acquasale e il pancotto.</p><p style="text-align: justify;"><b>L’acquasale</b> era un modo per utilizzare il pane raffermo soprattutto d’estate, ricordo che mia madre nei giorni torridi d’estate esordiva al mattino dicendo: “ragazze oggi a pranzo facciamo l’acquasale? Ho un sacco di pane duro”. Capitava quando mio padre non tornava per pranzo e diventava per mia mamma un modo per non cucinare con il caldo e ripiegare su un piatto freddo. Disponeva su un piatto enorme che poi metteva a centro tavola delle fette di pane raffermo che lei aveva bagnato nell’acqua fredda e sopra ci metteva del pomodoro, dell’olio d’oliva, sale e origano, tutto interno disponeva della cipolla fresca e altre verdure crude, per esempio delle fette di cetriolo. Poi ognuno si serviva prendendo una fetta di pane e mangiando la quantità desiderata, quel piatto freddo emanava un profumo incredibile, forse per l’origano o il pomodoro fresco oppure la cipolla, non so, era buonissimo e tra l’altro era fresco, d’estate era proprio piacevole mangiarlo.</p><p style="text-align: justify;">Era un piatto povero ma genuino che saziava molto perché era ricco di acqua e verdure. Per me l’acquasale era il profumo dell’estate. Anche questo piatto oggi spopola sul web tra i piatti genuini di una volta, pensare che mia madre si scusava quasi di proporci quel piatto perché era una cucina “arrangiata” diceva lei, ma a noi figlie piaceva moltissimo, tanto che ogni tanto glielo chiedevamo più spesso e lei diceva che non aveva abbastanza pane raffermo, così lo metteva da parte e lo teneva all’aria per farlo indurire prima (cosa non semplice perché il pane pugliese resta morbido per diversi giorni, provare per credere).</p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2Vs66113Qxn4V6MR3eG0mecNyRC2B3RNK6eSnHPOQduJ4zIjfP-yOPI_85LOECbCinaKsLCCM0sBW0Kw-5Zr7964DnIyCavFs-NU71nHBTi-_i7lOx0C_GvwuVNPvwYLyy2iPCQYgATQB60pwBKEtfkV_iLhhs4fQ1tJE1PZNYWKM5ms_eeAghrH8/s1280/E1CC9E4D-60ED-4587-838E-CE0CC1E5ADE9.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="853" data-original-width="1280" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2Vs66113Qxn4V6MR3eG0mecNyRC2B3RNK6eSnHPOQduJ4zIjfP-yOPI_85LOECbCinaKsLCCM0sBW0Kw-5Zr7964DnIyCavFs-NU71nHBTi-_i7lOx0C_GvwuVNPvwYLyy2iPCQYgATQB60pwBKEtfkV_iLhhs4fQ1tJE1PZNYWKM5ms_eeAghrH8/w400-h266/E1CC9E4D-60ED-4587-838E-CE0CC1E5ADE9.jpeg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Tipica pagnotta di pane pugliese </td></tr></tbody></table><br /><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">Pensate che sui Navigli di Milano c’è una trattoria che si chiama Acquasale, ci sono passata davanti una sera alla fine di un weekend fuori porta, sono rimasta colpita subito dal nome e mi sono fermata a leggere il menu, purtroppo non ho potuto provarla perché quella sera avevamo già cenato e il giorno dopo partivamo, ma mi è rimasto impresso, magari un giorno ci andrò. Vi lascio il link <a href="http://www.acquasala.it/">Trattoria Acquasale</a></p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">Poi c’era il <b>pancotto</b>, anche questo un piatto povero basato sul riciclo, si cucinava il pane raffermo assieme alle erbe spontanee di campagna, prevalentemente cicoria, poi si aggiungevano patate, pomodori, olive, aglio e olio d’oliva. Mia madre cucinava il pane raffermo ma non lo faceva diventare troppo molle, nel piatto quindi manteneva quindi una sua consistenza e per me era davvero ottimo. Negli ultimi anni era diventato il piatto preferito di mio padre e mia sorella per farlo contento e poterlo preparare metteva da parte il pane per una settimana. Una ricetta che assomiglia al pancotto pugliese é la ribollita toscana, ma lì il pane diventa più simile a una pappa, insomma è un piatto più brodoso che si gusta meglio in inverno, invece il pancotto in casa mia si mangiava più o meno in tutte le stagioni, ma forse anche il pancotto è un piatto più invernale.</p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjr-FX3acjLHl4QtPOJQNEyH0Z7OF-vD7GJh1CDtPFZVRyf5YR0Nn-PgPXp7fHy5EzkrMKIN_4rMe5qzuXoXkjGXopc6kVh-arl2omMksQNsubk-XeXYBC_IGNce4NdR-49DuTfmOnsQxKpO33FSVsuYDBfaqmwns0vbeR75eSp29VH194PPXV_MzX/s1024/5A5BB1C4-CBF2-48A3-B37A-C79475573C8C.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="683" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjr-FX3acjLHl4QtPOJQNEyH0Z7OF-vD7GJh1CDtPFZVRyf5YR0Nn-PgPXp7fHy5EzkrMKIN_4rMe5qzuXoXkjGXopc6kVh-arl2omMksQNsubk-XeXYBC_IGNce4NdR-49DuTfmOnsQxKpO33FSVsuYDBfaqmwns0vbeR75eSp29VH194PPXV_MzX/w266-h400/5A5BB1C4-CBF2-48A3-B37A-C79475573C8C.jpeg" width="266" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Foto presa dal sito tipikoshop.it su cui è possibile ordinare specialità pugliesi </td></tr></tbody></table><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">Non so come sia finita a parlare di ricette partendo dalla borsa verde di mia madre, è che i ricordi fanno spesso dei voli pindarici incontrollati, però un filo conduttore c’è ed è la ricerca di una sostenibilità nella nostra vita quotidiana, occorre forse tornare alle vecchie abitudini di una volta quando tutto veniva recuperato e le cose avevano un valore reale e non erano “usa e getta” come avviene oggi per la maggior parte dei consumi, per questo voltarsi indietro può essere utile per capire meglio come muoversi nel nostro pianeta senza soffocarlo, prima che sia troppo tardi. </p><p style="text-align: justify;"><b>E voi avete tra i vostri ricordi buone abitudini e ricette a favore del riciclo?</b></p><p style="-webkit-text-size-adjust: auto; border: 0px; box-sizing: border-box; caret-color: rgb(124, 124, 128); color: #7c7c80; font-family: "Open Sans"; font-size: 16px; font-stretch: inherit; line-height: inherit; margin: 0px 0px 0.3em; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><br /></p><p style="text-align: justify;">Fonti immagini: Pixabay e sito Tipiko</p><p style="text-align: justify;"><br /></p>Giulia Lu Mancinihttp://www.blogger.com/profile/03159210942510753140noreply@blogger.com17tag:blogger.com,1999:blog-1709869662259780728.post-44711568423603501902023-05-13T07:00:00.001+02:002023-05-13T08:58:03.265+02:00Incubo organizzativo: la riunionite <p> </p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKsJsgAzueflcaDipg7jrbNO42SMPb7KaM3oHcG-z3kte4R1dxA8XRFgNH-eceU9EacfuRtKQJDkVzOMQMe-NtM3aiK2TspnNym2w1hlsrd3dr2V1Fh-Q-nCkjNf5es6Ive4mer0ugRudp4L_Zz5KUNPsaKl6cE8j--AyZGVnY9bff1mae-uiamZoR/s1920/E1D41CB4-C243-468B-8E5A-EFF55576D085.png" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1394" data-original-width="1920" height="290" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKsJsgAzueflcaDipg7jrbNO42SMPb7KaM3oHcG-z3kte4R1dxA8XRFgNH-eceU9EacfuRtKQJDkVzOMQMe-NtM3aiK2TspnNym2w1hlsrd3dr2V1Fh-Q-nCkjNf5es6Ive4mer0ugRudp4L_Zz5KUNPsaKl6cE8j--AyZGVnY9bff1mae-uiamZoR/w400-h290/E1D41CB4-C243-468B-8E5A-EFF55576D085.png" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Le riunioni sono luoghi in cui idee morte emergono dalle loro tombe e mangiano il cervello dei vivi. Dave Barry</td></tr></tbody></table><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><b>Nel corso degli anni ho assistito sempre più a un’involuzione dell’organizzazione del lavoro, quello che io chiamo Incubo organizzativo, per qualche tempo ho anche pensato di essere io quella strana che si infastidiva per certe dinamiche, invece ho scoperto che non è così</b>. </div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Una volta andavo in ufficio e riuscivo a lavorare concretamente sia pure con le normali interruzioni di telefonate e imprevisti vari, di solito quando avevo delle scadenze importanti (in realtà nel lavoro amministrativo é tutta una scadenza, ma c’erano le scadenze più impegnative) riservavo le prime ore del mattino (quando la mente è più fresca) alla pratica con la scadenza più ravvicinata e comunque più laboriosa. Ogni tanto era necessario partecipare a qualche riunione, poteva capitare un paio di volte al mese (della durata di mezza giornata) per gli argomenti contabili e di bilancio nel corso delle quali si veniva aggiornati sulle attività più importanti o sulle novità normative. A queste riunioni lunghe su argomenti specifici si aggiungevano quelle necessarie per l’ufficio per organizzare incombenze varie, si trattava di riunioni di breve durata, circa un paio di ore. Insomma la media era di una riunione a settimana, gli altri giorni si poteva lavorare in tranquillità, più o meno. </div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Negli ultimi anni le riunioni sono aumentate, c’è stata un’escalation insostenibile, ricordo che nel 2017 cambiai settore, non per mia scelta, ogni tanto in azienda decidono di riorganizzare dei servizi per le idee balzane del direttore di turno che vuol lasciare la sua impronta malefica. Nel nuovo settore facevamo riunioni in presenza dalla mattina alla sera, riunioni che si accavallano, finiva una riunione alle 12.30 che si allungava fino alle 13.15 ma poi c’era la riunione delle 13,30 e dovevo scegliere se andare in bagno o correre al bar a prendere un panino da mangiare con l’imbuto. Spesso prendevo al volo una merendina dal distributore automatico per riuscire a placare i morsi della fame. A causa di tutte queste riunioni il lavoro vero (quello non fatto di chiacchiere) lo svolgevo la mattina dalle 8 alle 9 e il pomeriggio se andava bene dopo le 17 fino alle 19-20. Tra il 2018 e il 2019 ingrassai circa sei chili, questo perché quando mangio in maniera disordinata e con l’accumulo di stress io purtroppo ingrasso, peraltro non riuscivo più ad andare in palestra. A un certo punto ho cominciato a portarmi il cibo da casa (così tra una riunione e l’altra potevo mangiare un pasto più sano). </div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Poi è arrivata la pandemia e vi giuro che per me è stato un sollievo, ne ho parlato anche in un post <a href="https://liberamentegiulia.blogspot.com/search?q=Come+il+mare+in+un+bicchiere">Qui </a>, certo non senza problemi, perché il lavoro si è triplicato e ho dovuto organizzare tutte le attività telelavorabili, convertire moltissimi documenti in file pdf eliminando il cartaceo per renderlo accessibile ai colleghi, però almeno tutto questo aveva un senso e ora siamo riusciti a eliminare i documenti di carta quasi del tutto. Tuttavia dopo un primo momento in cui si era rinsaviti e si facevano riunioni on line di durata tutto sommato ragionevole si è tornati ad abusarne, perché purtroppo l’uomo quasi mai impara dai propri errori.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">In un recente articolo scritto da Myriam Defilippi su Donna Moderna del 26 gennaio scorso ho letto quanto <i>segue:</i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><i><br /></i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><i>Gli studi confermano che il 37 per cento del tempo del lavoro é occupato da riunioni. Una ricerca di Microsoft rileva che l’utente medio di teams ha registrato un aumento del 252% del tempo di riunione settimanale da febbraio 2020. E il numero di riunione a livello mondiale è salito del 153%. Ovviamente la questione non si porrebbe se la levitazione del numero di ore in cui siamo incollati a una sedia si traducesse poi in migliori livelli di produttività. A crescere è invece il senso di frustrazione.</i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><i>Di uno strumento come la Conference call, nato per rendere la comunicazione efficiente anche a distanza, si è fatto un uso inappropriato durante il covid e lo si è trasformato in mezzo inefficace e prolisso che ci fa perdere tempo.</i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Ci si ritrova, per troppo tempo, a fissare decine di volti miniaturizzati in altrettanti quadratini, in realtà questo per me è un vantaggio perché nel corso delle riunioni inutili, durante i loro <i>bla bla bla </i>riesco a lavorare, per esempio liquido delle fatture di fornitori che magari aspettano di essere pagati, oppure controllo delle mail, oppure semplicemente riordino dei documenti e sistemo l’agenda. </div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><i>Secondo l’articolo manca una cultura della riunione, spesso si convocano perché si è in difficoltà a prendere delle decisioni e quindi con la riunione si cerca una sorta di responsabilità diffusa. Inoltre molti manager non hanno le competenze per condurre le riunioni, almeno la metà delle riunioni potrebbe essere abolita in quanto molte informazioni possono essere condivise con altri mezzi, come una mail o una telefonata, risparmiando tempo</i>. </div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><i>Riunioni inefficaci portano ad altre riunioni inefficaci, in un circolo vizioso continuo.</i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><i>La durata ideale di una riunione dovrebbe essere di mezz’ora con un numero medio di sette persone, più aumentano i partecipanti più aumenta la dispersione. Occorre anche chiarire lo scopo della riunione al momento della convocazione, ma questo non viene sempre fatto creando confusione.</i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><i><br /></i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Questo incubo organizzativo viene definito nell’articolo <i>riunionite</i> ossia eccesso di riunioni per frequenza e durata, tra l’altro con la pandemia abbiamo avuto riunioniti da video call e ora si è passati alla riunionite ibrida, quella che io definisco la forma più subdola e che trovo insopportabile. Cerco di sottrarmi se posso, ma i nostalgici delle riunioni in presenza spesso si ostinano a convocarle, poi ci si ritrova in tre in presenza e altri cinque o sei collegati a distanza e io che, nelle mia mente, lancio maledizioni e anatemi all’ideatore della riunione ibrida.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">A causa di questo aggravarsi di riunionite acuta alcune aziende più virtuose hanno cominciato a porre il veto alle riunioni con più di due persone dettando delle regole, come per esempio un giorno a settimana completamente libero da riunioni oppure un giorno solo in cui fissare quelle più affollate.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Chissà se ce la faremo a tornare a delle condizioni di lavoro più normali. Nell’azienda in cui lavoro non è successo, almeno per ora, poi chissà. </div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Quello che è grave è che tutta questa perdita di tempo in riunioni inutili (ovviamente alcune sono utilissime e fondamentali) toglie tempo al lavoro concreto, cioè quello che deve essere svolto per mandare avanti delle attività. </div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><b>Facciamo un esempio concreto che prendo dal mio lavoro amministrativo</b>, questo strano oggetto che nessuno capisce in cosa effettivamente consista: io curo la gestione di contratti di fornitura di beni e servizi per il mio settore, per esempio la manutenzione di un macchinario, il mio lavoro consiste nella verifica delle clausole del contratto, nelle corrispondenza alle norme giuridiche, nell’impostazione generale, oltre che nella redazione dell’atto e nel rapporto con il fornitore; impostare un contratto richiede tempo e attenzione, anche quando la controparte propone dei modelli standard è necessario controllare tutte le clausole per verificare che non ci siano norme capestro, perché una volta firmato il contratto bisogna poi adeguarsi a quello che c’è scritto e la responsabilità è mia; a questo si aggiunge la liquidazione delle fatture di pagamento connesso a quel determinato contratto, questo perché una volta redatto il contratto, il fornitore va pagato (ovvio no?) </div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Banalmente il controllo delle fatture e della corrispondenza alle clausole del contratto richiede ancora parecchio tempo, non avete idea di quanti fornitori sbaglino l’emissione della fattura elettronica, quando io devo liquidare una fattura faccio la verifica e se tutto va bene la mando in ragioneria per il pagamento con la mia firma elettronica di liquidazione allegando per quella fattura tutti i documenti necessari. Questa é la parte del mio lavoro forse più semplice, ma gestendo parecchi contratti il numero di fatture é piuttosto elevato. </div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Ora a causa delle riunioni inutili spesso sono costretta a liquidare delle fatture in scadenza nel mio tempo libero, a casa, quando finalmente nessuno mi disturba, questo perché nel contratto c’è un termine entro il quale la fattura deve essere pagata altrimenti scattano gli interessi di mora di cui io sono responsabile. Pur non facendo tutto da sola perché ho dei collaboratori contabili che mi preparano le fatture da pagare, il controllo finale sulla fattura devo farlo io, da completare con la mia firma elettronica di liquidazione, se il collaboratore lavora bene anche il mio lavoro procede spedito, ma non sempre é così...</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Questo è un esempio e vi risparmio le cose più complicate che gestisco che, guarda caso, devo sempre fare a casa - fuori dal tempo delle riunioni - per poterle mandare avanti.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Tornando all’articolo sopra citato, secondo il 47% dei lavoratori le troppe riunioni sono la più grande perdita di tempo, io penso anche che sia la più grande maledizione del nostro tempo. </div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><b>E voi che esperienza avete in fatto di riunioni, fate parte di quel 47 per cento oppure siete dei fautori delle riunioni a oltranza? In quest’ultimo caso vi prego di spiegarmi perché</b>.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Fonti immagini: Pixabay </div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Fonti testi: donna moderna del 26/1/23</div><p></p>Giulia Lu Mancinihttp://www.blogger.com/profile/03159210942510753140noreply@blogger.com24tag:blogger.com,1999:blog-1709869662259780728.post-90754634058232754202023-05-01T07:00:00.002+02:002023-05-01T07:00:00.133+02:00Primo maggio <p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgp6GlZV07iywTnvjimigm56pl7uyJ_2skzc6sCqvRZ4H8kGTRrbA5y2iShK8nm5on0aHe1oWPZcX3pTRBnA01utjXEjYG1uifRgeG-ofhkJdgTiuByrlEaLWFgVO-JJyLzjTUdKXBs5fWKVkqB6v-3U9aoLY_kzkDpXt1sthNBjN9VLYvHSClA_4yx/s1920/424581EC-F7F5-4BD4-8D07-B4496A6D8634.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1920" data-original-width="1920" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgp6GlZV07iywTnvjimigm56pl7uyJ_2skzc6sCqvRZ4H8kGTRrbA5y2iShK8nm5on0aHe1oWPZcX3pTRBnA01utjXEjYG1uifRgeG-ofhkJdgTiuByrlEaLWFgVO-JJyLzjTUdKXBs5fWKVkqB6v-3U9aoLY_kzkDpXt1sthNBjN9VLYvHSClA_4yx/w400-h400/424581EC-F7F5-4BD4-8D07-B4496A6D8634.jpeg" width="400" /></a></div><br />Ogni volta che arriva il primo maggio mi sembra di ascoltare sempre gli stessi discorsi in tv e ogni volta mi indigno, perché ci ritroviamo sempre allo stesso punto, anzi forse con qualche passo indietro. Così ho scritto di getto un breve pensiero sull’argomento.<p></p><p style="text-align: justify;">L’Italia é una repubblica fondata sul lavoro. Come deve essere un (buon) lavoro: </p><p style="text-align: justify;">-<b>non precario</b> (per garantire un progetto di vita futura nella società in cui si vive); </p><p style="text-align: justify;">-<b>equamente retribuito</b> e non al limite della sussistenza</p><p style="text-align: justify;">-<b>rispettoso delle norme di sicurezza</b> (quelle che ti consentono di non morire o ferirti gravemente mentre stai lavorando)</p><p style="text-align: justify;">-<b>conciliabile con la vita privata e familiare</b>, con ritmi di lavoro sostenibili (nel concreto e non fintamente come avviene ormai nella maggior parte dei casi)</p><p style="text-align: justify;">Mi sembra che la strada sia ancora lunga soprattutto in un paese come l’Italia dove ci si preoccupa della natalità ma poi si approvano leggi che incentivano il precariato. </p><p style="text-align: justify;">Questo è il mio breve pensiero in cui c’è quasi tutto, ma oltre a questo vi ripropongo un post da me scritto nel 2021 sugli incidenti sul lavoro, il titolo è <i>Chi muore al lavoro</i> citando una strofa della canzone di Rino Gaetano <i>Ma il cielo é sempre più blu</i>. Il tema é tristemente attuale perché nulla è cambiato, nel 2023 sono 196 i morti sul lavoro solo nel primo trimestre dell’anno. Io penso che non si investa abbastanza sulla sicurezza perché accade spesso che il rispetto di queste norme sia solo formale (parole usate da Maurizio Landini in un intervista ne Le parole della settimana di Massimo Gramellini) ed è qualcosa che penso anch’io da quello che mi capita di vedere sul lavoro sotto l’aspetto amministrativo.</p><p>Ecco il link del mio post <a href="https://liberamentegiulia.blogspot.com/2021/05/chi-muore-al-lavoro.html">Chi muore al lavoro</a></p><p>Buon primo maggio a tutti</p>Giulia Lu Mancinihttp://www.blogger.com/profile/03159210942510753140noreply@blogger.com16tag:blogger.com,1999:blog-1709869662259780728.post-64685307599810547482023-04-27T06:00:00.002+02:002023-04-27T06:05:00.350+02:00Il posto per scrivere<p> </p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxRJuaWVokBLgGQ5ChB8KDsMphNZn89MBbH8QAXizAz4Wq1sS7RXrphoxOXXl-JGpUlbXOp0sQOxKjQ4oRRhe0QMVsr5byg0KU_q9ccX6ghJUJQoykk4dwq9TahN9HpTGhuPwI695x6CofImlYxn4Yu6gh0cXIdVUQpNywysuy_u52PTkArHujTGh5/s1920/695404DA-2D08-4280-BC78-437CBAB87BE6.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1280" data-original-width="1920" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxRJuaWVokBLgGQ5ChB8KDsMphNZn89MBbH8QAXizAz4Wq1sS7RXrphoxOXXl-JGpUlbXOp0sQOxKjQ4oRRhe0QMVsr5byg0KU_q9ccX6ghJUJQoykk4dwq9TahN9HpTGhuPwI695x6CofImlYxn4Yu6gh0cXIdVUQpNywysuy_u52PTkArHujTGh5/w400-h266/695404DA-2D08-4280-BC78-437CBAB87BE6.jpeg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Scrivi, scrivi, scrivi. Impara facendo, facendo errori e scoprendo cosa non funziona. Jeffrey Carver </td></tr></tbody></table><br /><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div style="text-align: left;"><br /></div></div><p style="text-align: justify;"><span>Nella mia ricerca di una casa più grande, ho parlato spesso di questo desiderio, per esempio in questo post </span><a href="https://liberamentegiulia.blogspot.com/2022/03/lo-spazio-dei-sogni.html">Lo spazio dei sogni</a><span>, quello da cui mi lascio attrarre è la presenza di una camera in più magari piccola ma che possa contenere una bella scrivania e una libreria, il letto non importa, andrebbe bene al limite una piccola poltrona. Immagino quella camera come il mio posto per scrivere, una stanza tutta mia. </span>Sempre nella mia ricerca mi piacerebbe avere un terrazzo o un piccolo angolo all’aperto dove mettere un bel tavolo e appoggiarci il mio notebook per scrivere fuori durante la bella stagione. Non so se accadrà mai visto che la mia ricerca si è arenata più volte per cause non dipendenti dalla mia volontà, andrà a finire che quando avrò finalmente una stanza in più non avrò più voglia di scrivere e avrò archiviato per sempre la mia avventura scrittoria. </p><p style="text-align: justify;">Tempo fa lessi su Donna Moderna, sul numero del 26 gennaio 2023, un articolo sui posti preferiti per scrivere dagli scrittori famosi.</p><p style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><b style="text-align: justify;">Alex Jonson riprendendo il famoso titolo di Virginia Woolf ha scritto un libro illustrato intitolato “Una stanza tutta per sé: dove scrivono i grandi scrittori” dove racconta attraverso delle illustrazioni dove e come lavoravano 50 scrittori del presente e del passato, tra America ed Europa. È un libro nato sulla scia del turismo letterario che attira sempre molti curiosi nelle case che hanno visto la nascita di romanzi famosi. Ho cercato l’ebook negli store e ho trovato solo la versione inglese. </b></span><span style="text-align: left;">Su Feltrinelli IBS c’è il cartaceo in italiano </span><a href="https://www.ibs.it/stanza-tutta-per-se-dove-libro-alex-johnson/e/9788867226993?lgw_code=1122-B9788867226993&gclid=CjwKCAjw__ihBhADEiwAXEazJo-gQ5TIcyNff3tOZWliFh3zvrAHkoCh0m7kHjVXNKVG86iJvXrJUhoCFzgQAvD_BwE" style="text-align: left;">Link Feltrinelli</a></p><p style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"></span></p><p style="text-align: justify;"><i>Agatha Christie scriveva ovunque, anche nelle camere d’albergo. Ma al 58 di Sheffield terrace di Londra c’erano i suoi indispensabili: Un tavolo robusto, una macchina da scrivere e una sedia dura con lo schienale rigido.</i></p><p style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">Jane Austen scrisse Orgoglio e pregiudizio utilizzando uno scrittoio portatile in mogano che suo padre le regalò quando compì 19 anni. </span><i style="text-align: left;">Alternava lo scrittoio con il tavolo della sala da pranzo, rivolta verso la finestra. Lo scrittoio portatile comprendeva scomparti e un cofanetto dove la scrittrice Jane Austen Stan era pronta a nascondere i piccoli fogli di carta che scriveva, perché voleva tenere per sé L’inconfessabile libertà di scrivere. Oggi questo cofanetto è esposto presso la British library di Londra mentre il Cottage di Chawton, nell’Hampshire, è diventata la sede del Museo di Jane Austen e conserva ancora il tavolo su cui scrivere in sala da pranzo.</i></p><p style="text-align: justify;"><i>Sembra che Umberto Eco abbia scritto il nome della rosa nella sua casa di campagna a Monte Cerignone, borgo medievale tra Urbino e San Leo, in un convitto dei gesuiti: qui a metà degli anni settanta Umberto Eco stabilito la sua casa di campagna, nella piccola cappella era ubicato il suo primo studio. Successivamente a partire dagli anni novanta 90 Umberto Eco scriverà tanto a Milano circondato dalla sua biblioteca di 30.000 volumi, mentre scriveva ascoltava Bach, Mozart, Beethoven e Chopin e amava fin da ragazzo il jazz e la band della swing, per scrivere sentire il bisogno di un sottofondo musicale costante che gli serviva di ispirazione. Lo studiolo con i libri antichi è stato ricostruito presso la Biblioteca Braidense di Milano che contiene oltre ai libri anche pipe, bastoni da passeggio e pipe del grande semiologie, ovviamente si può visitare.</i></p><p style="text-align: justify;">Aggiungo un’informazione di mia fonte diretta, Umberto Eco ha insegnato a lungo a Bologna fondando la facoltà del DAMS dell’Università di Bologna e ha attivato il Corso di laurea in Scienze della Comunicazione, per questo presso l’università esiste il Centro internazionale di Umberto Eco che fa parte dell’Università di Bologna e che ogni anno organizza degli eventi a lui dedicati, per esempio nel 2021 ha organizzato un evento di cui ho parlato nel mio post <a href="https://liberamentegiulia.blogspot.com/2021/11/la-scrittura-smarginata-di-elena.html">La scrittura smarginata di Elena Ferrante</a>, nel 2022 sono stati organizzati ben due eventi con lo scrittore israeliano Eshkol Nevo ecco il link <a href="https://magazine.unibo.it/archivio/2022/02/11/eshkol-nevo-in-ateneo-per-le-umberto-eco-lectures-1">Eskhol Nevo in Ateneo</a> a cui però non sono riuscita ad andare; tornando ai luoghi, il Centro Eco ha anche una sede in zona universitaria dove c’è ancora intatto lo studio che il professore usava quando lavorava a Bologna, non é visitabile ma io ci sono stata, un po’ casualmente perché conosco una persona che ci lavora e anche perché presso il Centro vengono organizzati eventi con una portata di pubblico più limitata come per esempio questo <a href="https://cue.unibo.it/it/allegati/locandina-del-seminario-di-diego-cossu-foniatra-docente-universitario-e-cantante-e-piersandra-di-matteo-iuav-venezia/@@download/file/CUE_5%20aprile.pdf">Evento in palazzo Marchesini </a></p><p><i>Riguardo ad autori più recenti e italiani Paolo Cognetti ha scritto Le otto montagne, premio strega 2017, all’aperto su un vecchio tavolaccio, recuperato dalla stalla dietro una baita, nel paesino di Fontane, sulle pendici del monte Rosa, in valle d’Aosta. L’intero paesino è diventato meta turistica letteraria.</i> </p><p style="text-align: justify;">È bello avere un luogo per scrivere, un posto dove raccogliere le idee e stimolare la creatività, anche se mi è capitato spesso di avere delle ispirazioni in momenti in cui non ero in nessun posto specifico per scrivere, spesso le idee narrative arrivano nei momenti più impensati, magari mentre si è intenti a fare tutt’altro. Occorre però un posto dove queste idee possano essere tradotte in parole e strutturate all’interno di una trama. </p><p style="text-align: justify;">Ricordo che, nel corso di una gita scolastica, sono stata a Recanati a visitate la casa di Giacomo Leopardi e fu una bella emozione. <b>Voi avete mai visitato la casa di uno scrittore o poeta? Avete anche voi un posto preferito dove scrivere o, semplicemente, raccogliere le idee e pensare? </b></p><p style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">Fonti immagini: Pixabay </span></p><p>Fonti testi: Wikipedia, sito università di Bologna e Donna Moderna del 26/1/23 articolo di Rosa Baldocci</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br />Giulia Lu Mancinihttp://www.blogger.com/profile/03159210942510753140noreply@blogger.com23tag:blogger.com,1999:blog-1709869662259780728.post-42952166242208494582023-04-14T06:00:00.085+02:002023-04-14T06:00:00.184+02:00Ambientazioni da sogno in storie da incubo <table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg48A7hckaaJi3WJ7rVAS7kf5rSuSjwDwiBY9BJPbx5RE1dhP31rUFbchg9rURSYFRnwxRStg9oPOehmohMPzqZWvTth1Fl97sQQn7O1jhrkXCVW07diJiCOytagXFORMmM1rqfNMcSL3c6XHsTaXGS1xfH2wfSUe21Xe4uClSqzmw1Pqe0k1Nqbif8/s1920/487FEA1F-7A6E-47F3-83E6-29E04D809AF3.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="1920" height="160" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg48A7hckaaJi3WJ7rVAS7kf5rSuSjwDwiBY9BJPbx5RE1dhP31rUFbchg9rURSYFRnwxRStg9oPOehmohMPzqZWvTth1Fl97sQQn7O1jhrkXCVW07diJiCOytagXFORMmM1rqfNMcSL3c6XHsTaXGS1xfH2wfSUe21Xe4uClSqzmw1Pqe0k1Nqbif8/w400-h160/487FEA1F-7A6E-47F3-83E6-29E04D809AF3.jpeg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Pensai a quanti luoghi ci sono nel mondo che appartengono così a qualcuno, che qualcuno ha nel sangue e nessun altro li sa. (Cesare Pavese)</td></tr></tbody></table><div><br /></div><div><p style="text-align: justify;">Chi scrive sa quanto sia importante l’ambientazione in un romanzo, è un altro protagonista, anzi forse il primo protagonista del romanzo. È una riflessione nata guardando alcune fiction televisive dove l’ambientazione è ciò che ha catturato la mia attenzione prima di ogni altra cosa, nel senso che ho cominciato a vederle proprio perché restavo folgorata dai posti in cui la trama si svolgeva. Ho notato che negli anni i gialli televisivi, molte tratte da libri, si sono sempre più spostati in posti bellissimi, le ambientazioni cupe e nebbiose a cui eravamo solitamente abituati nei gialli o nei noir hanno lasciato il posto a splendidi contorni da sogno. Ve ne cito alcuni.</p><p style="text-align: justify;"><b>Delitti in paradiso</b>: ambientato nelle piccole Antille (nell’isola immaginaria di Saint Mairie) questa fiction la guardavo distrattamente la domenica pomeriggio dopo pranzo, in quel periodo dei primi mesi estivi, quando le programmazioni ordinarie della tv terminavano e ci ritrovavamo con le repliche dei telefilm più disparati. La seguivo mentre lavavo i piatti e rigovernavo la cucina, quasi sempre mi incantavo a guardare le spiagge magnifiche e sognavo di essere lì almeno per un attimo. </p><p style="text-align: justify;">La descrizione di Wikipedia è la seguente: è una serie televisiva Franco-britannica prodotta dal 2011. Creata da Robert Thorogood, il suo schema narrativo di base è quello di un detective della polizia britannica che si trova, spesso suo malgrado, catapultato a svolgere il suo lavoro in un lontano paese caraibico. Al di là degli aspetti più giallisti della trama, buona parte della narrazione gioca sul culture clash generato dall’incontro delle abitudini del tipico esponente della <i>middle class inglese</i> con lo stile di vita di una società post coloniale e non urbanizzata come quella caraibica. </p><p style="text-align: justify;">Tra l’altro il detective inglese quasi sempre (i protagonisti sono cambiati nel corso della serie) odia il caldo, la sabbia e il mare, insomma è arrivato nel posto giusto. È una serie piuttosto lunga arrivata alla dodicesima stagione e, per un certo periodo, era stata promossa anche alla prima serata di Rai quattro, in questa occasione avevo notato che la serie si era evoluta, con misteri più elaborati pur lasciando sempre il solito schema delle origini. Un giallo leggero ma piacevole da seguire. </p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;"><b>I delitti del barlume</b>: ambientato nell’isola d’Elba, una sera di parecchi anni fa, mentre facevo un giro distratto sui canali tv resto colpita dal colore del mare di una fiction con Filippo Timi, attore che avevo apprezzato nel meraviglioso <b>film “Come dio comanda” tratto dal romanzo di Niccoló Ammaniti</b>, dove lui faceva la parte del cattivo. Inizio a guardare e mi accorgo che quel mare lo conosco e così cerco di capire dove sono state effettuate le riprese, il paese immaginario in cui si svolge la trama si chiama Pineta ed è in provincia di Pisa, sulla costa livornese, così seguo tutto il film poi cerco in rete senza trovare nulla (era la prima o la seconda stagione della serie, in un momento ancora di scarsa notorietà). Alla fine ho avuto la conferma che si trattasse dell’isola d’Elba e ho cominciato a seguire la fiction su la 8 cercando di beccare le repliche dei vari episodi. Ammetto che, dopo vari anni, mi sono appassionata alla serie coinvolgendo anche il mio compagno. Così ci siamo ritrovati a inseguire le riprese in quel di Pineta (che nella realtà è Marciana Marina splendido comune dell’isola d’Elba) dove un paio di volte ci siamo ritrovati proprio nel periodo giusto.</p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg8LQUQxkfa1QEuIQ-xgHNbpkHZXdT2Lofj7acg7gujB23VmX_Xx0NgavARnuWiqmZTeFod2XfXPq6V7nWLsP_dx3TWBB9XZJ2ErBWXl21JjWBuu6Uc-dN7a42noYFqfz7fuVn3hjfUNVqkiCHmhPt3HLjfk0Od9uyVqzmh4lcVFvfNBkzMQQjp9GV2/s4032/CBDD5711-0740-4604-9A03-E5F34BC04DB0.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="3024" data-original-width="4032" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg8LQUQxkfa1QEuIQ-xgHNbpkHZXdT2Lofj7acg7gujB23VmX_Xx0NgavARnuWiqmZTeFod2XfXPq6V7nWLsP_dx3TWBB9XZJ2ErBWXl21JjWBuu6Uc-dN7a42noYFqfz7fuVn3hjfUNVqkiCHmhPt3HLjfk0Od9uyVqzmh4lcVFvfNBkzMQQjp9GV2/w400-h300/CBDD5711-0740-4604-9A03-E5F34BC04DB0.jpeg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Foto “rubata” dal set nella piazzetta di Marciana Marina </td></tr></tbody></table><br /><p style="text-align: justify;">La serie de I delitti del BarLume è tratta dai romanzi di Marco Malvaldi, molto liberamente devo dire, avendo letto un paio di romanzi dell’autore e aver trovato molte differenze; questo può essere un vantaggio perché anche se leggi il romanzo puoi tranquillamente vedere la fiction senza problemi. A differenza di altri casi in cui la sceneggiatura della fiction è del tutto fedele ai romanzi (come avviene per I bastardi di Pizzofalcone di Maurizio De Giovanni, lo dico con cognizione di causa avendo letto molti suoi romanzi e visto la serie). Lo schema della fiction del BarLume richiama lo stile del film “Amici miei” di Mario Monicelli, infatti ci sono quattro vecchietti che passano le loro giornate al BarLume a giocare a briscola e a impicciarsi della vita del paese, ogni tanto organizzano degli scherzi feroci ai danni di qualche malcapitato, talvolta anche del barista Massimo Viviani, titolare del Bar, personaggio spigoloso e collerico, ma dotato di grande “intelligenza matematica”. Tuttavia quando avviene un omicidio nella tranquilla cittadina di Pineta, le loro congetture finiscono con l’intrecciarsi con le indagini della commissaria locale e, guarda caso, portano alla soluzione del caso. Sullo sfondo la vita della provincia toscana che sopravvive al consumismo turistico.</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;"><b>Le indagini di Lolita Lobosco</b>: Il vicequestore Lolita Lobosco torna nella sua Bari per dirigere una squadra di soli uomini. È liberamente ispirata all’omonima serie di romanzi di Gabriella Genisi. É ambientata a Bari, ma nella fiction possiamo ammirare non solo il lungomare della città ma anche le spiagge dei suoi dintorni, ora per una come me di origini pugliesi, una fiction di successo ambientata in Puglia fa molta invidia lo ammetto, ma perché non ci ho pensato io? Perché io non vivo a Bari ma a Bologna e poi se fossi vissuta a Bari sarebbe stato lo stesso...</p><p style="text-align: justify;">Comunque nei miei viaggi in Puglia ho visto dei posti meravigliosi, tra Bari e il Salento ci sono dei luoghi perfetti per le ambientazioni da romanzo, tanto che Luca Bianchini di Torino, dopo un viaggio a Polignano a mare, ha deciso di ambientarci parecchi romanzi con la sue storie romantiche e gialle (Io che amo solo te, La cena di Natale di Io che amo solo te, Baci da Polignano, Le mogli hanno sempre ragione).</p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsDvkV0loAxeNg74G0JnscbKEVZH9GOKI7bk2ckOhUc60MXU-Na6UwpqXASpdPPkF9vaGjlfat-tuN42lVLKR4PYgzxq2Obz9P4D8AJaPl1oluNeuQ54hzqTE8cdyrWm7IgjlxzTKXFQwR39oFkW9BK3AkU99NeDj1JfDgcL5Z9WmjTFOTaSMilhDh/s3264/2ABA69D0-7405-43D8-9585-8FF7EE7DAAD6.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2448" data-original-width="3264" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsDvkV0loAxeNg74G0JnscbKEVZH9GOKI7bk2ckOhUc60MXU-Na6UwpqXASpdPPkF9vaGjlfat-tuN42lVLKR4PYgzxq2Obz9P4D8AJaPl1oluNeuQ54hzqTE8cdyrWm7IgjlxzTKXFQwR39oFkW9BK3AkU99NeDj1JfDgcL5Z9WmjTFOTaSMilhDh/w400-h300/2ABA69D0-7405-43D8-9585-8FF7EE7DAAD6.jpeg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Una mia foto di Polignano </td></tr></tbody></table><br /><p style="text-align: justify;"><br /></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghCqw8cjuJdb-5EKI-YI9XkREb2_aQ-rMtL_3sBAXddfWaMG5DYWkIZqMc6rBvJWWK65ozBRc2qlV3wdV_sdCdN0XDElhE9c5g6LGobWhkAMKT3wKCSEYaLqpu2jHtLV3w8HDs3OOoOZHACrp_QUpmxxlH1-V3vBkaXAIrj2jsLvmF4FkLEIgFxQWb/s3264/650AD403-EF0C-4202-9FE1-FB95B7F562A5.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="3264" data-original-width="2448" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghCqw8cjuJdb-5EKI-YI9XkREb2_aQ-rMtL_3sBAXddfWaMG5DYWkIZqMc6rBvJWWK65ozBRc2qlV3wdV_sdCdN0XDElhE9c5g6LGobWhkAMKT3wKCSEYaLqpu2jHtLV3w8HDs3OOoOZHACrp_QUpmxxlH1-V3vBkaXAIrj2jsLvmF4FkLEIgFxQWb/w300-h400/650AD403-EF0C-4202-9FE1-FB95B7F562A5.jpeg" width="300" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Uno splendido angolo del centro storico di Polignano </td></tr></tbody></table><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">L’abbinamento di storie gialle con panorami mozzafiato rende tutto molto più accattivante, soprattutto quando c’è la trasposizione cinematografica o televisiva che permette di godere degli scenari descritti nel romanzo. Insomma dopo migliaia di storie ambientate nelle metropoli come New York, Roma e Milano o in cittadine suggestive da nebbia in val padana si è passati ad ambientazioni più colorate, perché é questo che sovrasta la storia: <b>il colore, l’azzurro del cielo del mare e il verde della natura</b>. Ci sono fiction che decido di guardare solo per l’ambientazione, per sognare di essere al mare, la difficoltà investigativa è quindi superare il desiderio di andare in spiaggia. Come fanno quei poveri detective a non poter godere mai della bellezza che li circonda? Sempre troppo impegnati nelle loro indagini complicate, con la consolazione però di correre in spiaggia a godersi la bellezza alla fine delle indagini. </p><p style="text-align: justify;"><b>Cosa ne pensate di queste storie gialle con tinte meno noir e più azzurre? Avete altre fiction o romanzi di questo genere da segnalare?</b></p><p>Fonti immagini: la prima foto è presa da Pixabay </p></div>Giulia Lu Mancinihttp://www.blogger.com/profile/03159210942510753140noreply@blogger.com25