Lo sai che più si invecchia, più affiorano ricordi lontanissimi, come se fosse ieri
(Franco Battiato)
La nostra classe era una prima media anomala, era la prima F e mancava la seconda e la terza.
Era l'unica classe mista composta da maschi e femmine, tutte le altre sezioni erano solo maschili o femminili, era infatti una classe di transizione, in seconda media le ragazze sarebbero passare alla sezione femminile e i ragazze a una sezione maschile. All'epoca, nel 1975, era così, solo alle superiori avremmo avuto una classe mista senza che nessuno se ne stupisse.
Ma torniamo alla prima F, i ragazzi o i forse dovrei dire i bambini, visto che avevano quasi tutti undici anni, salvo qualche ripetente, insomma i bambini erano la minoranza, le bambine un po' di più.
Quelle classe si era formata perché, al termine della quinta elementare, i promossi e gli iscritti alla prima media non raggiungevano un numero sufficiente per fare una classe solo maschile o femminile, oppure eravamo troppi per essere inseriti nelle altre sezioni.
Comunque sia, questa strana classe doveva andare avanti e noi avevamo dei buoni insegnanti.
Ricordo la professoressa di italiano che era severa ma di buon cuore, sembrava dura ma alla fine aveva sempre un atteggiamento dolce con tutti e poi ricordo la professoressa di inglese che era bellissima, una vera bomba sexy, con lunghi capelli neri, alta, magra e sorridente, una giovane donna appassionata all'insegnamento. Tutti studiavamo inglese volentieri perché lei era adorabile.
Non ricordo gli altri insegnanti della prima media, non ho di loro neanche un ricordo nebuloso, pensare che ricordo bene le suore dell'asilo, ma gli altri professori della prima media proprio no, forse perchè erano gli stessi professori che ho trovato in seconda media e che, invece ricordo bene.
Non so, è una teoria, ma la memoria fa strani scherzi.
Altro vuoto di memoria riguarda le bambine di quella classe, non le ricordo.
È probabile, anche in questo caso, che me le sia ritrovate in seconda media, ma ho il vuoto assoluto.
Ricordo bene invece alcuni bambini.
Federico era il più bravo, sempre in ordine, con il grembiule perfettamente stirato e un fiocco azzurro perfetto, lui doveva avere una buona famiglia
C'era Edoardo, ero il bambino più bello, ripetente di un anno, anche lui abbastanza in ordine ma sempre con l'aria triste.
Poi c'era lui, il ragazzo ripetente più volte, avrà avuto tredici anni, a noi bambine sembrava troppo grande anche per entrare nel banco.
Il suo grembiule era sempre sgualcito e troppo corto, Non parlava con nessuno, aveva sempre gli occhi bassi e la faccia arrabbiata. E aveva perfino un po' di barba, una peluria leggera sulla faccia che rimarcava ancora di più la sua età. Non ricordo il suo nome, forse si chiamava Giovanni o Antonio, lui aveva per tutti noi un solo nome, Tattabum, così lo chiamavano gli altri ragazzi per farlo arrabbiare.
Ero un nomignolo onomatopeico crudele perché quel ragazzo grande e grosso, con già la barba in faccia, non riusciva a parlare, ogni frase per lui era un supplizio, perchè era balbuziente.
I bambini sono terribilmente spietati e lui ogni volta che veniva interrogato la sua difficoltà di linguaggio suscitava l'ilarità della classe, senza nessuna pietà.
Ogni volta che qualcuno dei bambini lo chiamava con quell'appellativo ignobile lui si alzava dal banco e lo andava a riempire di pugni, in questo il più forte era lui.
Il bello era che anche il bambino che veniva picchiato si sbellicava dalle risate.
Questa cosa faceva divertire tutta la classe finché non arrivava la professoressa di italiano che cominciava a urlare e li prendeva per le orecchie finché non riusciva a separarli.
"Tu sei grande e grosso, rischi di far del male sul serio" diceva la professoressa.
"E voi invece smettetela di farvi beffe di Giovanni" aggiungeva rivolta a quegli altri.
Forse si chiamava davvero Giovanni.
Della prima media ricordo queste scene tra commedia e tragedia.
Un giorno Edoardo fu interrogato e capimmo il motivo della sua tristezza.
La professoressa ci aveva dato un tema sulla famiglia, non ricordo bene, forse parlava del Natale o qualcosa del genere, ma Edoardo raccontò, nel tema, che aveva passato il giorno di festa con i suoi fratelli e una zia, perché suo padre non c'era più e sua madre lavorava perchè faceva l'infermiera e lavorava spesso anche nei festivi.
La professoressa di italiano si commosse, nonostante il tema fosse scritto in un italiano non perfetto, sull'onda dell'emozione, diede un voto molto alto a Edoardo, gli fece una carezza e gli disse che suo padre lo guardava dal cielo ed era orgoglioso di lui.
Da quel giorno tutti noi capimmo meglio gli occhi tristi di Edoardo, ma nessuno riusciva a capire Tattabum, lui restò chiuso nel suo mondo per tutto l'anno scolastico, aspettava che finisse per terminare la scuola dall'obbligo e andare a lavorare.
Ora, non so perchè mi stanno tornando alla mente queste vecchie storie di vita vissuta, forse perchè come dice Battiato, più si invecchia più affiorano i ricordi, oppure perchè in questo anno difficile, si fanno riflessioni sulla vita che traggono spunto anche da ricordi lontani.
Così ho ripensato a Giovanni (chiamiamolo così), alla sua difficoltà di linguaggio e a come deve essere stata difficile la sua vita soprattutto in quell'anno scolastico.
Ricordo però che, nonostante tutto, verso la fine dell'anno, tra i ragazzi, compreso Giovanni, si fosse creata una certa unione, quindi mi piace pensare che quell'anno non sia passato invano.
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