mercoledì 28 ottobre 2020

Cinque parole per un romanzo sul blog Scrivere Vivere


Buona sera amici, 
Martedì, cioè ieri, sono stata ospite del blog Scrivere Vivere di Grazia Gironella che ringrazio di cuore, in "cinque parole per un romanzo" la sua nuova rubrica, nel corso dell'intervista ripercorro i momenti salienti e le sensazioni che il mio ultimo romanzo Il respiro dell'alba mi ha trasmesso.
Vi riporto il link



venerdì 23 ottobre 2020

Ambientazione 2020


 
In questi giorni mi si accavallano nella mente tante idee su una possibile indagine di Sorace, il problema è che il romanzo è ambientato nel 2020 e, ormai si sa, non è un anno come gli altri...
Ecco di seguito i pensieri senza capo nè coda che mi frullano in testa.
Se c'è un killer, questo può agevolmente nascondersi sotto una mascherina e se porta i guanti in lattice chi potrà mai pensare che lo faccia perché vuole uccidere qualcuno senza lasciare impronte? 
Questo può essere problema o un vantaggio? 
Magari è un vantaggio, perché diventa l'ennesima difficoltà da affrontare da parte di un commissario che deve seguire un'indagine di omicidio.
Dall'altra parte se non è possibile girare per le strade liberamente, uno che lo fa non passa inosservato, anche se magari va a fare la spesa oppure va al lavoro...(purché non lavori in un bar o ristorante o negozio di parrucchiere e abbigliamento).
Tutto diventa una variabile da considerare nell'ideare una storia da scrivere, così penso e ripenso e non scrivo. 
Ok, in fondo non scrivo perché non mi sono ancora applicata abbastanza, però un killer non potrà mimetizzarsi nella folla se c'è il lockdown e poi, essendoci già il coranabirus, il nemico invisibile che uccide già tanto di suo, che suspense può dare un killer in carne e ossa che uccida con un'arma ben visibile come una pistola o un coltello?
In realtà non ho ancora cominciato a scrivere anche per un altro motivo, il richiamo del mondo esterno è irrinunciabile, soprattutto con la prospettiva di nuovi Lockdown, sabato scorso per esempio era una bellissima giornata e abbiamo deciso di fare un giretto a Ferrara, città che amo da sempre e che è talmente vicina a Bologna da costituire una gita fuori porta facilmente gestibile. Insomma nel frattempo preferisco guardarmi intorno che guardare il computer.
Non resta che lasciar andare i pensieri e allungare il periodo di incubazione della storia aspettando "quel momento", ossia quella specie di folgorazione che ti prende, quasi sempre, mentre stai facendo altro oppure in un momento di ozio assoluto (cosa rara, ma accade) in cui si accende una lampadina sulla testa alla stregua di Archimede Pitagorico di Walt Disney. 
In "quel momento" se ho un foglio di carta a portata di mano butto giù una specie di sinossi oppure una scena fondamentale che servirà per sviluppare la trama portandola in una certa direzione, insomma non avviene sempre allo stesso modo, ma la modalità creativa si ripropone più o meno così.
Solo che questo 2020 è ancora troppo in evoluzione e chissà quando si stabilizzerà, le prospettive che abbiamo davanti a noi non sembrano incoraggianti. 
Il dramma in un romanzo è fondamentale per creare nel personaggio quella spinta emotiva che lo porti ad affrontarlo e a cambiare la propria vita, nel 2020 esiste un dramma collettivo che fa impallidire tutti gli altri drammi privati.
La scrittura però serve anche a questo, ad andare oltre la realtà verso una possibile speranza.
 
In questo post ho lasciato vagare i miei pensieri in libertà un po' come le foglie rosse in autunno che arrossiscono e cadono, volteggiando nell'aria.
 
Se volete dite pure la vostra, in libertà.

Fonti immagini: pixabay

domenica 11 ottobre 2020

Liberarsi del superfluo

Gli uomini, non bastando loro ciò che è necessario, si affannano per ciò che è inutile (Goethe)
 Eliminare l'inutile può far sentire più leggeri, ma anche liberarsi di ciò che sembra importante, cosa è veramente indispensabile? Ci sono oggetti che ci sembrano fondamentali, siamo sicuri che sia davvero così?  

Come afferma Battiato in una sua canzone, La polvere del branco: ci crediamo liberi ma siamo prigionieri, di case invadenti che ci abitano rendendoci impotenti, è proprio così, ci circondiamo di cose che non servono. Non per niente la giapponese Marie Combo ha avuto un successo incredibile con un libro intitolato "Il magico potere del riordino" in cui insegna a liberarsi di quello che non serve. All'epoca dell'uscita del libro ho pensato, dove è la novità? questo perchè da sempre sono fermamente convinta che sia importante liberare lo spazio intorno a noi perché così respiriamo meglio e ci sentiamo più leggeri, peccato che sia così difficile mettere in pratica questa cosa apparentemente semplice.

Comunque, negli ultimi tempi, ho cominciato a liberarmi di alcune cose, per esempio dei documenti ormai inutili che avevo accumulato negli anni. Un giorno mi sono messa ad esaminarli e ho deciso finalmente di buttarli, mandando quasi in tilt la distruggi documenti (ehm...dell'ufficio), però con enorme soddisfazione ho liberato un cassetto che ora contiene quello che prima era appoggiato in casa in un angolo perché non sapevo dove metterlo. Poi ho cercato di liberarmi di alcuni libri, vecchi manuali di diritto amministrativo, un libro sul controllo di gestione e argomenti del genere, edizioni abbastanza vecchie, così sono andata in biblioteca perchè per me non è pensabile buttare dei libri, potrebbero sempre servire a qualcuno, e invece no, anche in biblioteca non li hanno voluti, alla fine per non buttarli li ho portati in ufficio, inserendoli (quasi di nascosto) in una libreria a disposizione di tutti, chissà che a qualcuno dei colleghi non venga in mente di consultarli.

Per i romanzi so già dove portarli, ci sono alcuni locali a Bologna, che accettano libri per il bookcrossing, ma devo prima fare una scelta dei libri di cui alleggerirmi, scelta difficile, alcuni romanzi sono destinati a restare con me fino alla morte, altri possono essere lasciati liberi ma devo trovare il tempo di fare la cernita, quando ho messo ordine nei miei documenti ho impiegato una intera domenica pomeriggio e alla fine ero stremata.     

Per non parlare del cambio dell'armadio che si delinea all'orizzonte, aiuto! Anche in questo caso prima di ferragosto ho eliminato una serie di vestiti, ma avrei ancora molto da eliminare.

Avrei anche bisogno di liberarmi dei chili superflui, quelli accumulati in lockdown ma anche quelli derivati da periodi di immobilità davanti alla scrivania e dalla mancanza di movimento, questa però è un'altra storia, anche se si parla sempre di leggerezza e di potersi sentire meglio. 
Mai come adesso sento il desiderio di alleggerirmi, in senso lato, cose, chili, pensieri, persone ehm...pesanti, vorrei una vita sempre più minimalista.
L'idea c'è ma non so se riuscirò a continuare questo percorso, intanto qualcosa è cominciato poi chissà..

E voi siete bravi a liberarvi del superfluo? Quanto riuscite ad essere minimalisti?

Fonti immagini: pixabay 

martedì 6 ottobre 2020

La mia intervista su Anima di carta

 


Cari amici 

Oggi sono ospite su Anima di carta il blog di Maria Teresa Steri che mi ha dedicato una bella intervista dopo aver letto il secondo episodio di Saverio Sorace, La sottile linea del male.
Se siete curiosi e volete andare a leggere questo è il link Anima di carta 
 
Fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti!

domenica 4 ottobre 2020

Realtà e fantasia, follia e saggezza


Il folle è uno come noi. Ha semplicemente buttato via la maschera. (lucyinthesky, twitter)

La scorsa settimana sono stata in vacanza in un posto di mare, ma il tempo non è stato granché, tuttavia qualche giorno di sole c'è stato e così, nonostante tutto, mi sono rilassata. Se poi ipotizzo che potrebbe essere stata forse l'unica vacanza prima di una nuova stretta delle regole, data la situazione, non posso lamentarmi.
Nel corso della vacanza una notizia di cronaca ha colpito la nostra fantasia: l'omicidio efferato di una giovane coppia.
Erano appena andati a vivere insieme e qualcuno si è introdotto nel loro appartamento e li ha uccisi con una serie di coltellate. 
Io ho pensato fosse un omicidio passionale, magari un innamorato respinto della ragazza, oppure una persona invidiosa, ossessionata dalla felicità della coppia, il pensiero immediato è stato questo perchè tratto qualcosa di analogo nel mio ultimo giallo.
Questa settimana la scoperta del killer, confessa che ha ucciso per invidia, erano troppo felici, questa la motivazione dell'assassino definito un "sociopatico narcisista".

Più o meno la personalità che descrivo ne "Il respiro dell'alba", di cui riporto un breve estratto

“Il killer è un sociopatico narcisista che ha bisogno di continue attenzioni, perché è lui a essere al centro dell’universo, quindi un rifiuto da parte di una donna lo prende come un affronto personale”

Sono rimasta molto colpita dalla notizia prima di tutto per le due giovani vite spezzate, ma anche perché mi sono resa conto di quanto la realtà superi la fantasia e di come con i miei romanzi riesca a visualizzare situazioni del tutto reali. Quando scrivo, mi documento e approfondisco certi argomenti, perché non voglio esagerare e dare un quadro poco realistico di alcuni crimini e delle motivazioni che sono alla base di efferati delitti. Poi arriva la realtà e, puntualmente, supporta le mie visioni creative. 

Quando accade che la saggezza lasci il posto alla follia? Cosa succede nella mente di chi decide di uccidere? Perché si sceglie il male?
 
Domande spesso senza risposta o, comunque, con risposte che non sembrano mai soddisfare davvero perchè il senso di vuoto che lascia una morte ingiusta è sempre enorme. Sono queste, però, le domande che fanno scattare in me il desiderio di approfondire e di scrivere una storia.

Esistono persone normali che, a un certo punto della loro vita, cambiano completamente e sono assalite da ossessioni che impediscono loro di vivere. DOC, disturbo ossessivo compulsivo, questo è il nome scientifico della malattia, la paura irrazionale dei virus e delle malattie. Ovviamente con la pandemia queste persone hanno peggiorato i loro sintomi. 
Poi ci sono coloro che soffrono di manie di persecuzione, sono così concentrati su loro stessi che non si rendono conto che le loro ossessioni sono irrealistiche. Una persona che conosco non permette più a nessuno di entrare in casa sua perché è estremamente convinto che tutti vogliono distruggere la sua casa e passa il tempo a controllare il perimetro dei suoi muri per vedere se ci sono dei segni del passaggio di qualche vandalo, ovviamente non esce più di casa. 
La sorella di una mia collega era convinta di essere spiata e quando vedeva passare un aereo di linea si nascondeva sotto il letto. 
Queste persone possono trovare sollievo nelle cure, ma è questa la vera difficoltà, sono convinti di essere nel giusto e di stare bene, quindi non vogliono curarsi, poi se, in qualche modo, accettano di andare da un dottore e prendono le medicine riescono quasi ad avere una vita normale, sempre che non ricadano nelle loro ossessioni perchè magari smettono di curarsi.
La maggior parte di queste persone tormentano loro stessi e i loro familiari, ma - di solito - non sono pericolosi per gli altri, ma solo per se stessi, tuttavia può accadere che questi  deliri sfocino nella rabbia e nella follia omicida.  Ed è più frequente di quanto si pensi.

Una volta un mio vecchio fidanzato mi disse che mi apprezzava perchè ero normale, ci rimasi male perchè non mi sembrava un complimento, di solito si dice sei una ragazza speciale, lui mi spiegò meglio cosa intendesse raccontandomi che era stato per alcuni mesi con una ragazza che soffriva di alcune paranoie e mi raccontò alcuni episodi. Insomma, oggi come ieri, la vera impresa è essere normali come diceva Lucio Dalla in una nota canzone.

Essere normali equivale ad essere saggi, insomma "siate affamati, siate folli", ma non perdete del tutto la saggezza. Cosa ne dite?


Fonti Immagini: Pixabay