Se non so che strada prendere, imbocco quella che mi da più gioia.
Quando un romanzo prende forma?
Ho iniziato a scrivere una storia oltre un anno fa, ho scritto un paio di capitoli con un'idea precisa in testa. Poi mi sono fermata perché sono stata travolta da un'altra storia che era poi il terzo episodio di Sorace e, ovviamente, non essendo wonder woman, ho fatto una scelta e ho scelto Sorace.
Ora però ho ripreso a scrivere quella storia, sono partita poco convinta, ma la trama ha cominciato a prendere forma e consistenza, così non posso far altro che finirla.
Sto sviluppando un'idea che prende spunto da una terribile storia vera, una storia che fa accapponare la pelle. La realtà può essere così terribile da sembrare un romanzo, ma tradurre una realtà in una storia romanzata è piuttosto complesso.
Dove mi porterà tutto questo non lo so ancora, spero verso la parola fine.
La strada che si percorre scrivendo un romanzo è irta di ostacoli, spesso complessa, talvolta dissestata, insomma una tragedia. Tuttavia ci sono storie che ti entrano nella pelle, restano lì, in uno stato embrionale, poi lentamente crescono, ma occorre lavorarci, faticare parecchio per tirarle fuori al meglio.
C'è inoltre una questione che ho realizzato, scrivere mi aiuta a incanalare alcune mie ansie e angosce che diventano materiale della mia storia, in modo molto terapeutico.
Queste ansie le riverso soprattutto nel genere thriller perché è più facile, sono ansie che abbiamo tutti più o meno, ma sicuramente possono essere trasposte e diventare le ossessioni di un serial killer o la follia distruttiva di un assassino occasionale oppure il senso di ineluttabilità di un amore non corrisposto.
La principale difficoltà che riscontro nello scrivere questo genere è calibrare le informazioni da fornire sui vari personaggi, non puoi dare certe informazioni prima di un certo capitolo, ma nello stesso tempo devi trasmettere qualche indizio che consenta al lettore di ingegnarsi nell'indagine.
È una grande fatica gestire bene la vicenda, spesso mi sono ritrovata a scrivere in anticipo dei capitoli finali per capire cosa poter scrivere prima.
E partire dalla fine può essere, talvolta, una buona soluzione. Mi è capitato altre volte di scrivere la fine in anticipo, anche per i romance, per esempio con "L'amore che ci manca" avevo in mente una scena precisa e non facevo altro che pensarci, così l'ho scritta quando ero ancora a metà del romanzo. Con il giallo è diverso, ma non del tutto. Quando vedo chiaramente dove voglio arrivare, butto giù una bozza e poi man mano aggiungo dei particolari o delle scene. In questo romanzo sto spostando continuamente la posizione di un capitolo perché svela troppo e potrebbe anticipare la soluzione dell'arcano, diciamo così. Comunque la parola fine sta per arrivare anche se dopo ci sarà un nuovo inizio e ancora tanto lavoro.
E Sorace? Aimè, lui è rimasto un po' indietro e sta cominciando a reclamare nuova vita o, forse, dovrei dire nuove indagini.
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