sabato 30 marzo 2019

Pensieri liberi senza pregiudizi e senza lieto fine


L'altra sera sono uscita con un'amica che non vedevo da tempo ed è stata una  bella serata, abbiamo parlato di tante cose. Poi lei mi ha esposto un problema che stava affrontando e per il quale aveva preso una decisione che tutti le contestavano, io le ho detto che se quella decisione la faceva star bene doveva fregarsene. 
"Se pensi che questa cosa ti faccia star meglio, vai avanti per la tua strada", le ho detto così.
Poi le ho raccontato di una vicenda analoga che mi era accaduta anni fa e per la quale avevo preso la sua stessa decisione.
"È bello parlare con te, tu sei una persona senza pregiudizi, non giudichi mai nessuno, con te mi sono sempre sentita libera".
Questa sua considerazione mi ha fatto riflettere, in effetti io sono così.
Stamattina, in un sabato di primavera, ripensando a quella frase mi sono ricordata di quanti mi hanno fatto le loro confidenze per questa mia mancanza di pregiudizi e mi sono ricordata di lui, il mio
vecchio amico, che chiamerò Mario, con un nome di fantasia, che mi parlava della sua nipotina anoressica e degli sforzi enormi che, con tutta la famiglia, stavano facendo per salvarla.
Psicologi, ospedali, cure di ogni tipo. 
Anna (sempre un nome di fantasia) frequentava un corso di danza, mangiava troppo poco o non mangiava affatto, talvolta esprimeva il suo disagio tagliandosi la pelle di gambe e braccia con una lametta. Ogni tanto aveva dei periodi sereni quando andava nella casa del nonno Mario, una splendida tenuta in campagna con tanti animali tra cui galline e oche.
Mario è rigorosamente vegetariano e i suoi animali muoiono tutti di vecchiaia. Ogni tanto mi mostrava fiero le foto delle sue galline padovane che sono di una bellezza strepitosa. Anna si divertiva a giocare con gli animali e sua nonna riusciva perfino a farle mangiare qualche forchettata delle sue tagliatelle fatte in casa.

Quando Mario mi parlava di Anna io cercavo di dargli dei consigli per quello che potevo, ma non sapevo bene cosa dirgli tranne che, con il tempo, certi problemi dell'adolescenza si risolvono, quando tutto quel groviglio interiore che ci sconvolge diventa improvvisamente più leggero. Anch'io a sedici anni ho avuto un periodo di crisi nera, ma poi crescendo sono diventata una persona equilibrata (a volte anche troppo). C'è un momento dell'adolescenza in cui sei terribilmente fragile e puoi cadere e forse perderti del tutto in un vizio, in una fuga senza ritorno dai tuoi demoni.
Non sappiamo cosa può salvarci, forse basta un gesto d'amore verso noi stessi che risvegli l'istinto alla vita. 
Anna era la prima della classe, prendeva voti altissimi, ma forse era felice solo nella casa di campagna di suo nonno quando correva dietro le galline padovane.
Oggi Anna non c'è più, ha scelto di lasciare questo mondo a soli sedici anni e Mario non so davvero come consolarlo.
Mario sa che scrivo e ogni tanto sorridendo mi chiedeva, non è che finisco in qualche tua storia?
Saresti un personaggio sicuramente interessante, gli rispondevo.
Anche se è molto più giovane in parte ho pensato a lui (e un po' anche a mio padre) quando ho immaginato il nonno di Sara Castelli, così come ho pensato ad Anna quando ho immaginato Sara adolescente. Solo che allora pensavo davvero che potesse esserci un lieto fine.

mercoledì 27 marzo 2019

Presentazione sul blog di Nadia Banaudi

Cari lettori 
Nadia Banaudi ha letto in anteprima L'ombra della sera e ha scritto un post con una bellissima recensione che vorrei condividere con voi.
Eccovi il link Consigli di lettura del blog Svolazzi e scritture.



In attesa che arrivi il 19 aprile, se volete, potete leggere le sue impressioni.
Intanto ho predisposto anche il cartaceo che, a breve, dovrebbe essere disponibile su Amazon.

Vi lascio un breve estratto dal capitolo 3, Sorace comincia a investigare sulla scomparsa della ragazza e si pone mille interrogativi. 

“Non seguivano i casi di scomparsa, c’erano gli uffici della polizia dedicati a questi crimini, però la madre della ragazza aveva chiesto di lui, vederlo quasi quotidianamente nel suo bar glielo faceva percepire come una persona familiare con cui era più facile parlare.
Non si era sentito di dirottarla verso un altro ufficio, quando qualcuno ti chiede aiuto, il minimo che puoi fare è ascoltarlo.
E non poteva fare a meno di sentirsi coinvolto, cercò di ricordare se avesse mai visto Annalisa nel bar di sua madre, gli sembrava di no, ma non ne era certo. Negli ultimi mesi era diventato piuttosto distratto, guardava senza vedere; la gente intorno a lui non riusciva più a interessarlo. Però, con quella storia, ora provava una terribile angoscia, sentiva una sensazione sgradevole, un senso di sgomento.
Entrò nella sala operativa dove alcuni agenti stavano analizzando i tabulati telefonici.
«Ci sono novità?»
«C’è qualcosa di strano» disse uno degli agenti, «una cella si è agganciata al cellulare della ragazza intorno alle venti nella zona di Monte Donato, che poi è dove si trova la villetta di Sebastiano Conti, sede della festa. Poi però verso le tre di notte il cellulare risulta dalla parte opposta della città, zona Arcoveggio, dopodiché non ci sono più tracce».
«Le tre di notte. È l’ora in cui la madre ha chiamato la figlia. Tre squilli e poi più niente» disse Saverio aggrottando la fronte.”



sabato 23 marzo 2019

Le mie serie TV

In questo periodo sono orfana di una qualsiasi serie TV che mi appassioni.
E così, presa da un attacco di nostalgia, ho ripensato a quelle serie TV che ho amato nel corso degli anni. Non sottovalutate il potere terapeutico e consolatorio di una serie TV, certe serie per me erano un momento di svago, un momento della giornata in cui potevo rilassarmi e pensare solo alla trama della serie. 
Mi tocca anche ammettere che spesso quando provo a mettermi davanti alla TV mi capita sovente di addormentarmi per troppa stanchezza, magari se avessi una serie da seguire dormirei o dovrei vederla in replica...
Prima di parlare delle mie serie preferite non posso non citare Beverly hills 90210, andata in onda tra il 1990 e il 2000. Non ho seguito molto questa serie perché gli orari in cui i telefilm (c'è ancora qualcuno che li chiama così?) andavano in onda non coincidevank troppo con i miei, credo fossero le diciotto o le diciannove, però ogni tanto mi capitava di guardarli e ovviamente avevo le mie simpatie, Dylan era il mio personaggio preferito. Ora sapere che ci ha lasciato a soli cinquant'anni mi destabilizza parecchio.


Cominciata in Italia nel 1994, andata avanti per undici stagioni fino al 2002, una serie che mi ha catturato e conquistata in pieno è stata X-Files


Ero ipnotizzata dalla bellezza tormentata di Fox Mulder al secolo David Ducovny, attore che ho poi ritrovato anche nella serie Californication (trasmessa in Italia dal 2008 al 2015) dove, a differenza di X-Files, in cui appariva sempre in giacca e cravatta e seriosamente imperturbabile agli sguardi languidi di Dana Scully, mostrava ampi lati nudi del suo ehm...carattere. Californication però veniva trasmesso a mezzanotte o, quando andava bene alle ventitrè e trenta e quindi era proprio difficile da seguire per problemi di sonno. Ogni tanto lo registravo, ma siccome cambiavano spesso l'orario di programmazione avevo difficoltà anche a registrarlo. Insomma, a un certo punto, nonostante il soggetto interessante, il bel David interpretava uno scrittore di successo dalla vita dissoluta che piaceva tanto alle donne, ho lasciato perdere la visione della serie.

Quasi in contemporanea degli del primo X-Files, dal 1997 al 2003, c'era Buffy l'ammazzavampiri. Idea nata da un film dallo stesso titolo che fu un flop al botteghino, la serie ebbe invece notevole successo e andò avanti per sette stagioni. Credo che il successo della serie sia dovuto all'avvenenza degli attori, oltre che alla tematica sempre amata dei vampiri immortali. Buffy era interpretata da una Sara Michelle Geller stile cheerleader molto carina e poi c'era un fascinoso vampiro Angel interpretato da un giovane David Boreanaz. I vampiri si sa hanno sempre avuto un grande fascino. 



La serie Cold case - delitti irrisolti, tra il 2003 e il 2010, inaugura la mia passione per i gialli televisivi, assieme a CSI scena del crimine, Senza traccia e altri analoghi, ricorda un periodo preciso della mia vita in cui passavamo il sabato sera in casa e la visione di questo telefilm rendeva piacevole la serata. Una serie davvero ben riuscita con delle ricostruzioni del passato fantastiche.



La serie Streghe, 1998 - 2006, ha accompagnato un periodo particolare della mia vita in cui mi sarebbe piaciuto poter avere davvero la bacchetta magica, è una serie che ho scoperto in fase di replica, ossia dal 2004 in poi. Mi piaceva molto l'ambientazione nella città di San Francisco, città in cui ero stata in vacanza e di cui mi ero innamorata, oltre alla eterna lotta tra il bene (rappresentato dalle Streghe) e il male (rappresentato dai demoni) alcuni di questi erano anche molto affascinanti, tanto che una delle streghe, Phoebe, si innamora di uno dei demoni per metà uomo, il bello e dannato Cole Tuner.


La serie Bones, dal 2005 al 2017, ha un po' sostituito nel mio cuore per un certo periodo X-Files, i personaggi di Temperance Brennan, antropologa forense dal carattere particolare e scrittrice di gialli, soprannominata bones dal poliziotto Seele Booth (interpretato dall'ex vampiro Angel, è uno dei motivi per cui ho iniziato a seguire la serie) potevano ricordare vagamente Mulder e Scully. 
Questa serie è andata avanti per ben dodici stagioni, tanto che gli attori sono praticamente invecchiati con i personaggi. I casi trattati erano parecchio avvincenti ma anche piuttosto inquietanti e splatter visto che spesso si ritrovavano dei cadaveri decomposti a cui la nostra antropologa forense doveva dare un'identità.
In contemporanea seguivo anche Criminal mind, anche qui la perversione dei killer era molto elevata.



La serie del sabato sera Castle, dal 2009 al 2016, mi piaceva moltissimo, univa alla trama in giallo la divertente verve dello scrittore Rick Castle che si contrapponeva alla bella poliziotta Kate Beckett, che lo trattava male ma che non poteva indagare senza di lui. Ovviamente il fatto che lui fosse uno scrittore di successo pieno di soldi mi faceva sognare parecchio...
Gli episodi erano sempre pieni di azione e di scene divertenti, grazie all'accoppiata  vincente poliziotta seria e scrittore brioso. 


Ci sono infine altre serie che ho seguito e rivisto in replica, degne di essere citate, una é Lost di cui non mi è ancora del tutto chiaro il finale, l'altra è Desperate housewiwes, che univa l'intrigo alla commedia e all'ironia. E poi indimenticabile Sex and the City la serie che ha parlato senza tabù di sessualità femminile e di altri temi controversi. 
Adesso non seguo nessuna serie a parte alcune fiction per la TV, Montalbano (per cui ho una vera passione) I bastardi di Pizzofalcone che mi hanno fatto scoprire i romanzi di Maurizio De Giovanni, Rocco Schiavone tratto dai romanzi di Antonio Manzini e il mio adorato e imbranato Ispettore Coliandro tratto dalle sceneggiature di Lucarelli e ambientato nella mia Bologna. Si tratta però di fiction che hanno una durata piuttosto breve, vanno avanti per un mese al massimo o poco più e poi finiscono fino alla nuova stagione. Le produzioni italiane non sono lunghissime credo per questioni di budget, ma anche perché diverse dalla formula delle serie americane, non costituiscono quindi un appuntamento fisso che ci accompagna per un lungo periodo o un intero anno.

Ripercorrere i telefilm (io li chiamo ancora così) dei miei ricordi mi ha lasciato un po' di nostalgia addosso, anche perchè mi hanno portato indietro nel tempo di qualche anno. Forse qualcuno l'ho dimenticato, non so. Sicuramente molte di queste atmosfere sono finite più o meno velatamente anche nei miei romanzi.

Anche voi amavate le serie tv? Quali? 



venerdì 15 marzo 2019

È in arrivo L'ombra della sera

Ho terminato il terzo episodio su Saverio Sorace e avrei potuto uscire con la pubblicazione già da un po', però mi sono arenata sulla copertina, ero così indecisa che mi ero letteralmente paralizzata, ho guardato tremila foto senza trovare una soluzione. In realtà c'era una foto che mi piaceva però cercavo un'idea più originale, ma poi tornavo sempre allo stesso punto. L'unica consapevolezza che avevo raggiunto era che dovevo mantenere lo stesso stile dei primi due romanzi, così ho contattato sempre la Fox Creation per commissionare la copertina.
Per questioni varie il lavoro sulla cover è durato più del previsto.
È sempre molto emozionante presentare un nuovo romanzo e svelarne la trama. Il titolo ha una storia molto particolare, era nato come titolo provvisorio, di solito io scrivo sempre quasi tutto il romanzo con un titolo provvisorio finché non sorge in me verso la fine il titolo definitivo. Questa volta man mano che scrivevo mi rendevo conto che quel titolo lentamente stava assumendo un significato preciso nel contesto del romanzo. E così è stato. 
Il romanzo si intitola L'ombra della sera, dove l'ombra ha diverse accezioni, ombra intesa come il lato oscuro dentro di noi, ombra come il calare delle tenebre della notte, ombra come la paura dell'ignoto. L'ombra assume qui anche un significato particolare che si scopre solo verso la fine del romanzo e che non posso svelare perché legata al mistero da scoprire. 
Presto predisporrò anche il cartaceo, spero di riuscire a impostare tutto nei prossimi giorni. 



L’ombra della sera 
TRAMA 


Conosci il confine che, dentro te, separa la luce dall'ombra?

È un momento difficile per il commissario Sorace e l’indagine che lo coinvolge appartiene al genere che non avrebbe mai voluto seguire. La ventiduenne Annalisa Rossi scompare in una sera di fine estate, ma è solo l’inizio di una lunga discesa nell’incubo perché il ritrovamento di un cadavere di un’altra giovane donna, svanita nel nulla oltre un mese prima, paventa l’ombra di un serial killer, anche se non sembra esistere nessun collegamento evidente tra le due ragazze.
Alla difficoltà del caso si aggiunge il fatto che l’ispettore Sara Castelli non è accanto a lui ad aiutarlo e la sua assenza diventa nella sua vita un doloroso macigno. Ma forse potrebbe essere proprio questa indagine a riportare Sara da lui.
Se si tratta di un serial killer, per salvare Annalisa è necessaria una folle corsa contro il tempo prima che sia troppo tardi. 

Può essere spietata l’ombra quando invade la tua vita.

PROLOGO


Era una sera calda e profumata, una di quelle sere con dentro ancora il sapore pieno dell’estate, quel tepore carico di promesse. Adorava il movimento dell’aria che entrava dal finestrino aperto e che le muoveva i capelli piacevolmente. Prese la strada che conduceva verso la collina e osservò il sole che si stagliava all’orizzonte. Stava pregustando la serata, doveva andare a una festa e lì avrebbe incontrato anche quel ragazzo che le piaceva tanto. Si erano scambiati alcuni messaggi su WhatsApp e lei aveva confermato che ci sarebbe stata. Non vedeva l’ora di arrivare. Ormai era prossima alla villa di Sebastiano, non era troppo distante da casa sua in linea d’aria, se non fosse stato per quel tratto desertico in salita che le causava sempre una certa apprensione.
Sentì un colpo sordo, come se l’auto avesse colpito un ostacolo, le sembrò di udire uno strano cigolio, l’auto parve sbandare. Aveva bucato? Aveva investito un animale? Rallentò e accostò subito. Scese dalla macchina e controllò le gomme sul lato del guidatore, erano integre; cercò di osservare le ruote dall’altro lato, sembravano integre anche quelle. Si accovacciò per guardare sotto l’auto e definire da dove fosse venuto quel rumore.
Niente, forse era il caso di tornare in auto e chiamare Monica, avvertirla che stava arrivando. Salì in auto, sentì uno strano odore, sembrava un medicinale, frugò nella borsa per prendere il cellulare, non riusciva a trovarlo. Ma dove diavolo l’aveva messo? Eppure era sicura di averlo preso prima di uscire di casa, l’aveva inserito nella solita tasca della borsa.
«Calmati, non farti prendere dal panico, non fare la stupida» disse a se stessa, «probabilmente hai colpito un sasso, ma l’auto non ha danni quindi non resta che riprendere la strada e arrivare in villa prima possibile, prima che faccia buio», pensò ancora. Inspirò profondamente per calmarsi, adesso avrebbe messo in moto e sarebbe ripartita, subito.
Fece il gesto di accendere l’auto e si accorse che mancava la chiave, l’aveva tolta lei prima di scendere dall’auto? Non se lo ricordava, perché diavolo l’aveva tolta dal cruscotto?
In quell’istante sentì un respiro. Il respiro di qualcuno alle sue spalle. Un respiro basso e profondo. Ormai aveva la gola chiusa, faceva fatica a respirare. Restò immobile, come se temesse che un qualsiasi movimento avrebbe potuto provocare una reazione nella persona dietro di sé. Guardò nello specchietto retrovisore e non vide nessuno. Era soltanto la sua immaginazione. 
Doveva voltarsi e controllare. Doveva calmarsi.
La paura le stava paralizzando il cervello, le annebbiava la mente.
Si voltò e la paura divenne terrore.”

Disponibile solo su Amazon dal 19 aprile 2019, già in preorder al seguente link
L'ombra della sera
Genere: Gialli e thriller 
Pagine: 199
Cover: Fox Creation - Digital Art
Prezzo eBook: 2,99


Vi ho incuriosito? Spero di sì. Se qualcuno di voi ha voglia di leggere in anteprima il romanzo si faccia avanti, gli regalo l'ebook in cambio di una recensione su Amazon o sul proprio Blog. Il romanzo uscirà sotto Pasqua e quindi c'è ancora un po' di tempo. L'invito è rivolto non solo a chi ha letto i primi due romanzi sul commissario Sorace, ma anche agli altri. L'ombra della sera può essere letto anche indipendentemente dai primi due episodi, non ci sono particolari dinamiche che lo rendano necessariamente legato ai primi due romanzi.  

Avete voglia di scrivere nei commenti le vostre prime impressioni? 


domenica 10 marzo 2019

Testa o pancia?


Nella vita spesso le migliori intuizioni avvengono di pancia, ci viene un'idea sfolgorante, ci illuminiamo di immenso presi dalla genialità dell'idea e poi vogliamo realizzarla, così su due piedi.
Non è così che funziona però, l'idea brillante può venirci di pancia, ma poi per realizzarla ci vuole la testa. Questa considerazione è nata in me seguendo un video di Stefania Crepaldi che parlava della progettazione di un romanzo. Spesso chi scrive afferma di non progettare nulla e di scrivere d'istinto. Nel video si metteva in guardia da queste affermazioni facili, sostenendo che non esiste un buon romanzo senza una progettazione seria. 
Così mi sono messa a pensare ai miei romanzi e mi sono chiesta: ma io le storie le progetto? 
E mi sono risposta di sì. A parte i thriller dove ho dovuto necessariamente progettare la storia nei dettagli (almeno quelli che riguardavano l'omicidio, sulla personalità dei personaggi sono stata più libera) ma anche i cosiddetti romance (cosiddetti perché i miei romance sono meno rosa di quanto ci si aspetti) li ho in parte progettati. Sono sempre partita da un'idea di pancia iniziale, ma poi ho impostato uno schema di quello che avrei dovuto scrivere in ogni capitolo per arrivare alla scena finale.

L'idea iniziale è quasi sempre di pancia poi però serve proprio la testa, soprattutto per mettersi lì davanti al pc.
Puoi avere tante bellissime idee nella mente, ma se non ti applichi concretamente quelle idee resteranno solo nell'aria, nelle volute di fumo della tua mente.
In questi giorni, per esempio, mi è tornata in mente una storia che vorrei scrivere. Ho in testa tutta la trama e sono due anni che essa è lì nel limbo della mia mente. Me ne ero dimenticata per un po' poi è tornata prepotentemente alla ribalta. Cosa ho scritto di questa storia? Nulla, assolutamente nulla, solo la sinossi e il titolo. Ho impostato vagamente la struttura del romanzo tratteggiando le personalità dei personaggi, due: lui e lei, sì perché è una storia d'amore, e poi c'è una bellissima frase, che sarebbe una perfetta tagline (per sapere cos'è leggete il post di Anima di carta di Maria Teresa Steri) che secondo me rappresenta bene il romanzo, ma al di là di questo non c'è più nulla. Dovrei cominciare a scriverla concretamente, ma il problema è proprio lì, non sto scrivendo in questo periodo. Ogni week end, per problemi vari, ho avuto altro da fare e se non mi metto lì con costanza, la storia non si scrive da sola. 
Quindi la mia bellissima idea di pancia per il momento resta ancora nell'aria e resta quindi inconsistente," è fumo e quindi vola" cantava Fiorella Mannoia in una sua famosa canzone, perché una storia non esiste finché non la scrivi davvero.
Nello stesso tempo, anche una storia già scritta ha bisogno di essere completata per farla uscire dal cassetto, sto parlando del terzo episodio di Saverio Sorace che, dopo la lettura dei beta reader e le diverse revisioni, si è fermato per un po' nel cassetto in attesa di una copertina che potesse rappresentare al meglio la storia narrata. Anche qui è servito metterci la testa, ragionare su cosa trasmettere con l'immagine e poi trovarla o adattarla. Insomma una bella fatica anche in questo caso, ma vi racconterò meglio la vicenda in un altro post.

Nella scrittura come nella vita in quali situazioni usate la pancia o la testa? Riuscite a progettare quello che volete realizzare?




venerdì 1 marzo 2019

Leggere fa bene ed è meglio cominciare da piccoli


Aderisco all'iniziativa promossa da Elena Ferro e  seguita a ruota da Barbara Businaro per raccogliere proseliti per regalare dei libri a bimbi e adolescenti che leggono.
Stimolare la lettura è sempre una bella cosa. Racconto un episodio che avevo già inserito in un commento sul blog di Barbara. 
Da bambina ero pigra e non facevo mai le letture assegnate dalla maestra (ce l'avevate anche voi il Sussidiario? Quel libro delle elementari dove c'era un po' di tutto, letture, grammatica, matematica ecc, insomma doveva servire ai bambini di prima elementare come libro di testo per imparare le varie materie).
La maestra ci assegnava le letture da fare a casa perché poi ci avrebbe fatto leggere in classe.
Io facevo solo gli esercizi scritti di grammatica e matematica, ma delle letture me ne impipavo gagliardamente, tuffandomi invece sui fumetti, allora leggevo gli Albi di Topolino, contenevano una sola storia a fumetti e avevano il vantaggio di costare poco, mia madre allora me ne comprava uno e io lo leggevo e rileggevo fino a impararlo quasi a memoria, finché non arrivava qualche altro Topolino. Quello settimanale, con più di una storia, era un lusso, costava di più e non sempre mi veniva comprato.
Inoltre leggevo le favole illustrate, contenevano diverse tavole rappresentanti le scene principali delle fiabe con sotto la descrizione della scena, la mia prima favola si intitolava Il vestito nuovo dell'Imperatore e l'ho imparata a memoria, era la storia di un imperatore stupido e vanitoso, che pensava solo ai bei vestiti, due truffatori gli vendettero una stoffa preziosissima ma invisibile e lui, ingenuo, si vestì d'aria. Invece la favola che mi commuoveva sempre era quella del soldatino di stagno con una gamba sola che si innamorava di una ballerina. 


Tornando alla prima elementare,  la maestra mi chiese se avessi fatto la lettura e io candidamente risposi di no (era la verità); la maestra mi guardò con rimprovero e mi impose di leggere.
Io, un po' intimorita e pensando di aver combinato un guaio, aprii il libro e lessi la pagina della lettura assegnata.
Lessi molto bene e la maestra pensò che le avessi fatto uno scherzo affermando di non aver letto il sussidiario. Invece era la verità, ma capii in quella occasione che leggere i fumetti mi serviva a leggere bene in ogni caso, era comunque un modo per imparare.
Ho avuto la conferma che leggere fa bene anche all'università, pensate che nel periodo dell'adolescenza (dai 14 anni in poi) leggevo moltissimo prendendo molti libri in prestito dalla biblioteca comunale. All'epoca leggevo di tutto, anche libri non troppo leggeri, mi appassionavo a un autore e leggevo tutto dello stesso. Oltre a leggere romanzi rosa, primi tra tutti i romanzi di Liala, leggevo anche libri più impegnativi. Ho letto tutti i romanzi di Cesare Pavese e diversi romanzi  di Sartre e Simone de Beauvoir. All'università all'esame di lingua francese un assistente dispettosa mi fece delle domande, ovviamente in francese, su Simone de Beauvoir (e non era in programma); io nonostante non fosse nel programma conoscendo bene la biografia (in italiano) di questa autrice riuscii a imbastire una risposta ben articolata in francese e portai a casa un bel trenta, la prof si complimentò con me perché dimostrai una cultura che andava al di là del programma (ma fu un caso fortunato). Che dire, ero contentissima soprattutto perché ero riuscita a rispondere bene grazie alle mie letture! 
Insomma leggere fa bene, quindi perché non favorire la lettura regalando dei libri a dei ragazzi e dei bambini? Se volete aderire scrivetemelo nei commenti, vi manderò una mail con i dettagli, altrimenti commentate senza impegno. Non è una catena di Sant'Antonio, è solo un'iniziativa interessante. Se non aderite non sarete colpiti da nessun anatema (è questa la minaccia delle catene di Sant'Antonio). Qui non ci sono santi, solo libri da regalare, se volete.
Io questa settimana ho mandato tramite Amazon un bel libro a una dodicenne, spero che la lettura venga apprezzata: è un libro, scelto nella letteratura per ragazzi, che parla di amicizia tra i banchi di scuola e di come reagire al bullismo. Mi è sembrato un tema attuale e utile. 

E voi leggevate da piccoli? Anche voi avete qualche storia da raccontare sulle vostre letture da bambini?