Dopo quasi tre settimane di ferie in agosto, il giorno prima del rientro sono stata assalita dallo sconforto. Mi dava fastidio l'idea di tornare al lavoro, stare due giorni a leggere le mail che si sono accumulate e fare subito le attività più urgenti (quelle urgenti già dal giorno prima di quando veniva manifestata l'urgenza).
Mi dada fastidio anche l'idea di rivedere i colleghi, perfino quelli più simpatici.
Insomma una vera crisi di sconforto.
Così mi sono ricordata di un articolo letto su donna moderna tempo fa che parlava del "burnout" una vera e propria sindrome che colpisce soprattutto le donne a causa del lavoro...chissà perché le donne, forse perché lavorano sempre su più fronti?
Così mi sono ricordata di un articolo letto su donna moderna tempo fa che parlava del "burnout" una vera e propria sindrome che colpisce soprattutto le donne a causa del lavoro...chissà perché le donne, forse perché lavorano sempre su più fronti?
Vi sentite stanchi e depressi con la sensazione che il lavoro vi stia schiacciando e che si sia impossessato di ogni aspetto della vostra vita togliendovi tutte le energie?
Potreste essere vittime della sindrome da burnout, oggi riconosciuta ufficialmente dall'organizzazione mondiale della sanità.
I sintomi principali sono:
Ci si sente scarichi di energie, desiderosi di stare soli, insicuri nello svolgimento del proprio lavoro.
A quanto pare l'effetto, per gli uomini, è che si sentono sempre più spersonalizzati, mentre, per le donne, è soprattutto un esaurimento emotivo che le rende continuamente spossate, con un grande senso di impotenza perché qualsiasi cosa venga fatta non è mai abbastanza.
In pratica si tratta di un processo di alienazione, di estraneamento che porta a un deterioramento delle emozioni associate al lavoro (ce l'ho), un problema di adattamento tra la persona e il lavoro a causa delle eccessive richieste di quest'ultimo (ce l'ho), una sensazione di schiacciamento nei confronti del lavoro perché sembra che non si faccia mai abbastanza (ce l'ho).
L'elenco potrebbe continuare ma mi fermo perché tanto ho reso l'idea. Lo stress è una condizione positiva se si sostiene per un breve periodo, nei momenti in cui la nostra attenzione deve essere alta perché cominciamo una nuova attività, oppure c'è un evento importante, ma se il livello di stress è sempre al massimo allora non è più un fattore positivo, ma diventa del tutto negativo e può sfociare nel burnout, o nella follia.
All'inizio questa sindrome sembrava circoscritta alle professioni di aiuto (medici, infermieri, operatori sanitari, forze dell'ordine, assistenti sociali, operatori del volontariato ecc) a quanto pare aiutare gli altri non fa poi così bene, ma questo succede quando ci si fa un carico eccessivo delle problematiche connesse al proprio lavoro.
Gli ultimi studi hanno dimostrato che questa sindrome invade allegramente (si fa per dire) tutti i campi lavorativi e quindi anche quelli in cui non avrebbe dovuto esserci.
Gli ultimi studi hanno dimostrato che questa sindrome invade allegramente (si fa per dire) tutti i campi lavorativi e quindi anche quelli in cui non avrebbe dovuto esserci.
Questo comporta insonnia (ce l'ho) e depressione (non so se ce l'ho ma potrei esserci vicina), un senso di ridotta realizzazione personale (ce l'ho).
Tra le cause del burnout cito in particolare quelle in cui mi ritrovo
-il sovraccarico di lavoro: questo si spiega da solo;
-senso di impotenza: quando il proprio lavoro sembra inutile perché non porta a una reale soluzione dei problemi. Ho passato luglio e metà del mese di agosto a cercare di risolvere dei problemi lavorativi connessi ad alcuni contratti e alla fine - dopo incontri e riunioni e meningi (le mie) spremute fino all'inverosimile, non siamo riusciti a trovare una quadra;
-mancanza di controllo: sensazione di non avere il controllo sulle risorse necessarie per svolgere il proprio lavoro (il settore che dirigo ha cinque persone, ma ne servirebbero il doppio).
Soluzione (illusoria) per liberarsi dal burnout:
Licenziarsi e abbandonare il lavoro mandando tutti a quel paese urlando: da oggi in poi vi arrangiate!
Questa sarebbe la mia soluzione, la sola idea mi manda in estasi.
Se potessi farlo lo avrei già fatto già alcuni anni fa, quando il lavoro è diventato per me una gabbia soffocante in cui mi manca sempre più il respiro e da quando mi sono resa conto che, anche se mi fermo al lavoro fino alle otto di sera con straordinari non pagati (lo specifico perché ho un contratto così) non serve a niente
-perché non riesco a mettermi mai in pari;
-perché salta sempre fuori un problema nuovo mentre stai cercando una soluzione a un problema vecchio e quindi i problemi irrisolti raddoppiano;
-perché non riesco a mettermi mai in pari;
-perché salta sempre fuori un problema nuovo mentre stai cercando una soluzione a un problema vecchio e quindi i problemi irrisolti raddoppiano;
-perché chi dovrebbe decidere - che non sono io - non decide, ma alla fine decide qualcun altro assumendosi delle responsabilità per le quali non è pagato;
-perchè la mole di lavoro è eccessiva rispetto alle forze di cui dispongo;
- perché nessuno riesce a capire che "presto e bene non stanno insieme".
- perché nessuno riesce a capire che "presto e bene non stanno insieme".
Nonostante questa mia notevole consapevolezza, non posso licenziarmi perché ho bisogno di pagare tutte le mie bollette (e quelle di qualcuno altro che mi grava sul groppone, ma questa è un altra storia), vediamo quindi quali sono le altre possibili soluzioni:
-ritagliarsi del tempo per sè senza sensi di colpa: sappiate che io il senso di colpa nei confronti del lavoro non ce l'ho più da tempo (anche perché per fare di più di quello che faccio dovrei dormire in ufficio, eh no questo proprio no)
-distaccarsi a livello emotivo dal lavoro smettendo di inseguire la performance perfetta a tutti i costi
-essere indulgenti con se stesse e prendersi cura di se, magari imponendosi di uscire in orario.
Questi consigli sono validi, sempre che si riesca a seguirli, cosa non semplice.
Per fortuna, il distacco emotivo dal lavoro lo ottengo anche grazie alla scrittura che mi porta a spaziare con la mente in altri orizzonti.
Per fortuna, il distacco emotivo dal lavoro lo ottengo anche grazie alla scrittura che mi porta a spaziare con la mente in altri orizzonti.
Anche una bella lettura può aiutare o un bel film liberatorio come quello che vi riporto sotto oppure dedicarsi ad altre attività piacevoli nel poco tempo libero che ci resta.
Voi cosa dite? Avete altri suggerimenti?
Fonti testi
Donna moderna n. 29 del 4/7/2019
Wikipedia
Fonti immagini
Pixabay
Wikipedia (logo italiano del film)