venerdì 23 dicembre 2016

E il Natale è qui, mentre anche l'anno sta finendo

Scarta con cura il pacco dei giorni, è Natale ogni mattino che vivi. Stefano Benni
Ed eccoci arrivati al Natale in questo mese che è letteralmente volato via. 
Ma forse volano via tutti i mesi e uno dopo l'altro è volato via un altro anno, un 2016 pieno di eventi e molti piuttosto pesanti. Questo è stato un anno funestato da attentati terroristici, l'ultimo lunedì 19 dicembre, tanto per rattristare il Natale, è stato l'anno del terremoto del centro Italia e della terra che non smette di tremare, ma è stato anche l'anno della solidarietà e di qualche momento di gloria.

L'arte di trascorrere il tempo è l'arte di non inseguirlo. Leo Longanesi
Vediamo quali sono stati gli eventi principali di quest'anno:

Gennaio: morte di David Bowie e caso delle statue coperte ai Musei Capitolini per la visita del presidente dell'Iran a Roma.

Febbraio: la tragica morte di Giulio Regeni, l'osservazione delle onde gravitazionali suscita grande interesse nella comunità scientifica e dimostra che Einstein aveva ragione, muore Umberto Eco.

Marzo: terrore a Bruxelles ritorna la paura del terrorismo attacco ad aeroporto e metropolitana, tragedia delle sette studentesse Erasmus a Barcellona  

Aprile: muore Casaleggio, muore Prince.  

Maggio: Papa Francesco propone di istituire una Commissione di Studio sul ruolo delle donne diacono nella Chiesa. Mi sembra una proposta rivoluzionaria.

Giugno: il referendum nel Regno Unito decreta la Brexit.

Luglio: è un mese di fuoco in tutti i sensi. Dopo l'evento positivo del Portogallo che vince gli europei di calcio, il 13 luglio scontro tra treni in puglia nell'Italia del binario unico e il 14 luglio la strage di Nizza con 84 morti ad opera di un Tir che procede a tutta velocità contro la folla che assiste ai fuochi di artificio per i festeggiamenti dell'anniversario della presa della bastiglia; il 16 luglio il tentativo di Golpe (o forse no?)  in Turchia, il 23 luglio strage nel centro commerciale di Monaco, il 27 luglio padre Hamel di 86 anni viene ucciso barbaramente in una chiesa di Rouen da due terroristi.

Agosto: le olimpiadi ci regalano tanti momenti emozionanti, il 19 agosto il viso impolverato e macchiato di sangue del piccolo Omran diventa il simbolo dell'assurda guerra in Siria e cinque giorni dopo un terremoto violentissimo colpisce al cuore la nostra Italia.

Settembre: il 4 settembre USA e Cina ratificano l'accordo sul clima (e speriamo serva davvero), 6 settembre Madre Teresa è Santa (per me già lo era), 15 settembre Medaglia d'oro ad Alex Zanardi e a Beatrice Vio (ricordo loro due ma le medaglie d'oro sono ben di più)

Ottobre: muore Dario Fo e a fine ottobre la terra torna a tremare.

Novembre: Trump vince le elezioni USA, muore Umberto Veronesi e Bob Dylan vince il premio Nobel ma non lo va a ritirare, muore Fidel Castro. Con una sciagura aerea scompare la squadra di calcio di serie A brasiliana ricordando tristemente la tragedia italiana del Superga e del grande Torino.

Dicembre: al referendum vince il no, finisce il governo Renzi e comincia il governo Gentiloni.
Potrebbe bastare ma c'è un altro attentato a Berlino con un tir lanciato sui mercatini di Natale.

Ho tralasciato parecchie notizie e mi sono concentrata su quelle secondo me più importanti o più impresse nella mia memoria. E, aimè, avrei voluto evidenziare i fatti più belli dell'anno, ma navigando nel web non sono riuscita a trovarne mica tanti di fatti positivi in questo 2016, sembrano prevalere quelli negativi. 
Quest'anno ci ha portato tanti eventi e spunti di riflessione e, a questo punto, mentre vi auguro un felice Natale, vi dico che vorrei arrivare alla fine dell'anno senza nessuna notizia, vorrei proprio annoiarmi, perché come si dice "nessuna nuova, buona nuova".

E voi cosa ne dite?
Mentre ci pensate vi auguro Buon Natale e vi lascio con un video pieno di spirito natalizio

venerdì 16 dicembre 2016

Libri tra nebbia e Natale


La nebbia in piazza Maggiore
In questi giorni Bologna è stata spesso immersa nella nebbia, anche in pieno centro la piazza era invasa dalla soffice bruma grigia e a me veniva voglia soltanto di chiudermi in casa al calduccio, con la copertina sul divano, altro che giri di shopping natalizi. Anche se la piazza ha un suo fascino così, cosa ne dite? 
Comunque tanto per parlare del Natale in arrivo penso che non ci sia regalo migliore che un buon libro.
Che poi quando fuori fa freddo mettersi in panciolle sul divano o a letto con un bel libro è uno dei miei passatempi preferiti, posso viaggiare, vivere, correre e volare sulle ali della fantasia stando comoda e al caldo di casa mia. Cosa volere di più?

Nessuno è mai solo con un libro in mano. cit
Leggevo qualche tempo fa un articolo intitolato Il potere curativo dei libri di cui riporto un breve stralcio: Pagina dopo pagina la lettura può aiutarti a trovare soluzioni, stimolando il cambiamento, l'introspezione, il coraggio e l'iniziativa personale, come non essere d'accordo?
E poi i libri possono regalarti emozioni e momenti di svago, farti piangere e ridere, sognare, riflettere e talvolta perfino capire qualcosa in più di te e degli altri.
Tutte cose belle e quindi ho pensato di parlarvi delle mie letture di Natale in corso e in arrivo.
Si tratta di libri che vorrei leggere e che sono già sul mio iPad.

Il primo che vorrei citare è Buck e il terremoto


Buck e il Terremoto è una raccolta di 18 racconti brevi a quattro zampe. Protagonisti sono gli animali. Il tema:  lupi, cani, animali d’affezione, rapporto uomo – natura, terremoto, storia e tradizioni dei paesi colpiti, piccoli gesti di grande coraggio. Per espressa richiesta di Buck, tutti i racconti contengono un messaggio di speranza, amore o solidarietà.
Tutti i fondi raccolti saranno devoluti alla Croce Rossa Italiana per le vittime del sisma 2016
segnalo che Sabato 17 novembre 2016 ci sarà una presentazione dedicata a questo libro, tutte le info nel link di seguito Evento a Milano
Vista l'importanza dell'iniziativa lo segnalo anche nel mio blog.

Altro libro che, in realtà, ho appena finito di leggere si intitola Il posto del mio cuore di Emily Pigozzi, io l'ho trovato bellissimo e per certi versi mi ha ricordato il mio primo romanzo perché, anche qui, la protagonista cerca la sua libertà e attraverso esperienze diverse e spesso dolorose ritorna alle sue origini e capisce che la vera felicità è proprio nel posto dal quale è scappata. L'autrice ha un modo di scrivere che mi piace tantissimo. Questo è il suo terzo libro che leggo e non mi ha mai delusa.

Trama:Bassa emiliana, anni '50. Alma Libera Tondelli è una ragazza di paese. Sognatrice e inquieta, Alma sembra avere un destino già scritto: la vita di campagna, il lavoro in fabbrica, la messa della domenica. Fulvio, limpido e sincero, la ama da sempre, ma arrendersi al suo amore significherebbe rinunciare ai sogni di libertà che da sempre tormentano il suo spirito. Dalle campagne emiliane del dopoguerra alla Bologna del sessantotto, passando per la Roma del cinema e della Dolce vita, pur plasmata dagli uomini della sua vita Alma cercherà sé stessa e la sua vera strada, mentre al paese qualcuno continuerà ad amarla in silenzio... Perché, come le predisse la Delfina, l'indovina che ha popolato le sue fantasie di adolescente, in lei "ci sono le luci e le ombre, e la salvezza del cuore, spesso, è nel luogo in cui si parte".

 
Un libro che ho appena comprato è L'estate fredda di Gianrico Carofiglio che è un autore che amo particolarmente.
Trama: Siamo nel 1992, tra maggio e luglio. A Bari, come altrove, sono giorni di fuoco, fra agguati, uccisioni, casi di lupara bianca. Quando arriva la notizia che un bambino, figlio di un capo clan, è stato rapito, il maresciallo Pietro Fenoglio capisce che il punto di non ritorno è stato raggiunto. Adesso potrebbe accadere qualsiasi cosa. Poi, inaspettatamente, il giovane boss che ha scatenato la guerra, e che tutti sospettano del sequestro, decide di collaborare con la giustizia. Nella lunga confessione davanti al magistrato, l'uomo ripercorre la propria avventura criminale in un racconto ipnotico animato da una forza viva e diabolica; da quella potenza letteraria che Gadda attribuiva alla lingua dei verbali. Ma le dichiarazioni del pentito non basteranno a far luce sulla scomparsa del bambino. Per scoprire la verità Fenoglio sarà costretto a inoltrarsi in quel territorio ambiguo dove è piú difficile distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. Ambientato al tempo delle stragi di Palermo, L'estate fredda offre uno sguardo pauroso sulla natura umana, ma ci regala anche un protagonista di straordinaria, commovente dignità. E, alla fine, un inatteso bagliore di speranza.
Non vedo l'ora di leggerlo.


Poi ci sono altri libri che ho in mente di leggere, ma per ora mi fermo. 
E voi che libri state leggendo o avete intenzione di leggere, magari approfittando delle vacanze di Natale?

 


domenica 11 dicembre 2016

Il mese più corto dell'anno

Oh giorni oh mesi che andate sempre via sempre simili a voi. Guccini

Credete sia febbraio? No, vi sbagliate, il mese più corto dell'anno è dicembre anche se ha 31 giorni, anche se è l'ultimo mese, è il mese più corto e più atteso forse più amato e più odiato dell'anno.
E vi spiego perché.
È un mese annunciato già dall'inizio di novembre a volte addirittura da ottobre, se ne parla perfino a settembre con la fine dell'estate. 
Poi comincia ed è la fine, un vortice di attività da fare, tutti corrono perchè prima di Natale bisogna comprare i regali, vedersi con diversi gruppi di amici per una pizza, un aperitivo o un caffè di saluto. 
Perché il mantra è "vediamoci prima di Natale!" Ma mica moriamo a Natale? O forse sì...
Dicembre è il mese più corto dell'anno perché, anche se ha 31 giorni, in realtà occorre concentrare tutto nei primi venti giorni lavorativi comprese le scadenze del lavoro.

E mi addormento come in letargo dicembre alle tue porte. Guccini

È bello vedersi con gli amici per carità, ma se lo fai per tre giorni di seguito in una settimana lavorativa come minimo ti senti un po' appesantito dal cibo e la prospettiva dei banchetti natalizi diventa quasi un incubo.
Al lavoro per esempio si parla di come organizzare la festa di Natale dell'azienda già da fine ottobre (io odio la festa di Natale dell'azienda!) ma cosa avrò mai contro la festa di Natale?
In generale niente. Solo che visto che con alcuni colleghi ci mal sopportiamo tutto l'anno e, confesso,  alcuni di loro sono simpatici quanto un dito infilato in un occhio, allora perché mai dobbiamo ipocritamente festeggiare insieme e farci gli auguri di Natale?
La verità è che i capi ci tengono e vogliono a tutti i costi fare la festa e tutti partecipiamo mentre vorremmo essere da un'altra parte.
E poi c'è la pubblicità dei panettoni, le musichette natalizie ad ogni angolo e le happy family che scartano montagne di regali sotto l'albero
Per fortuna ci sono invece i momenti piacevoli con le persone che vuoi davvero vedere e con le quali ti trovi prima delle feste per un saluto (pizza-cena-aperitivo-caffè) e quindi hai il lunedì l'aperitivo con le amiche della palestra, il martedì la pizza con gli amici della compagnia, il mercoledì la cena con i cugini dell'uncinetto o del punto a croce (o dell'hobby che volete voi) il giovedì no non posso, allora vediamoci almeno per un caffè oppure facciamo un tè con i pasticcini alle cinque del pomeriggio magari all'uscita dall'ufficio così dopo inseriamo anche un giro di shopping per i regali natalizi (ho omesso le virgole apposta per dare il senso della corsa).

Va bene è piacevole vedervi tutti, ma vi vorrei più 'diluiti nel tempo'

Meno male che con alcuni ci siamo organizzati a metà novembre con castagnata di preparazione pre natalizia, in fondo anche novembre ha il suo fascino e, appena ce ne rendiamo conto, è già volato via.

E poi cosa c'è. Ah sì l'albero da fare, per chi lo fa, magari anche un piccolo presepe, ma aspettiamo l'otto dicembre oppure anticipiamo? Boh, chi lo sa, intanto siamo già arrivati al venti dicembre, ma tra quattro giorni è la vigilia! E i parenti mi chiedono (cominciano a chiedermelo da settembre): ma ci vieni a trovare a Natale? e nel mentre non fai una capatina per i morti? No, tranquilli a Natale ci sarò ma prima no, per i morti no, se non voglio morire io.

Ed ecco passato Natale, ma adesso per capodanno cosa organizziamo?
Anche questo fa parte di dicembre, ma dopo aver esaurito tutte le energie con il Natale potremmo riposarci un po'?

E adesso la domanda di rito: ma secondo voi qual è il mese più corto dell'anno e soprattutto di che Natale siete?





mercoledì 7 dicembre 2016

Un mio racconto sul blog di Silvia

Oggi un brevissimo post fuori programma solo per segnalarvi che sul blog di Silvia Algerino
Lettore creativo è stato pubblicato un mio racconto.

Se volete fare un salto a leggere ed esprimere le vostre opinioni siete benvenuti.
Approfitto per augurarvi buona festa dell'Immacolata!

domenica 4 dicembre 2016

La storia mi assolverà

Cuba è un bambino senza giochi, è un sorriso che ti invita a ballare. cit
La morte di Fidel Castro mi ha portato a pensare al mio viaggio a Cuba nell'anno 2000.
Era un anno in cui ancora il mondo occidentale sembrava l'eldorado Stati Uniti compresi, solo un anno dopo, l'attacco alle twin tower avrebbe sfatato il mito di un America magica e libera.
Andammo a Cuba per una settimana nel mese di dicembre, eravamo in albergo alla Playas de l’Este a quindici km dall'Avana, quindi alternavamo mattinate in spiaggia a pomeriggi in giro per la città. 
Di Cuba mi colpì la bellezza dei luoghi, l'atmosfera magica e decadente anni cinquanta dell'Avana, ma soprattutto la gente, bella, colta e con l'aria triste e talvolta disperata.
Quando partii dall'Avana lasciai tutte le mie medicine, le penne bic, la bottiglietta dello shampoo e del bagnoschiuma, lo zainetto di plastica omaggio del tour operator al personale dell'albergo, me ne fecero richiesta con un tono educato e gentile spiegandomi che per loro quelle cose avevano un costo proibitivo e io mi sentii quasi in colpa di non avere molto di più da offrire. 
Nessuno ti assaliva, tutti provavano a chiedere con cortesia e io mi sentivo di dare quello che potevo, ma non era un'elemosima era un dono, perchè i cubani avevano una dignità e una fierezza anche nella povertà che non potevi fare a meno di provare rispetto e ammirazione, anche per la loro accoglienza e solarità.
Mi sono chiesta quanto di questa oppressione derivasse da Fidel Castro e quanto dall'embargo degli Stati Uniti, non ho approfondito allora la storia di questo paese e della sua rivoluzione.
Adesso però con la morte di Fidel Castro mi domando cosa accadrà a questo splendido paese e ho cercato di analizzare la storia di Fidel, che uomo era? Era un dittatore spietato o era una vittima del sistema e della guerra fredda USA-URSS? 
Vale la pena di lottare solo per le cose senza le quali non vale la pena di vivere. Che Guevara

Ecco cosa ho reperito nella rete qui di cui riporto i punti salienti:

Fidel Castro Ruz, nasce a Birán il 13 agosto 1926. È stato primo ministro di Cuba dal 16 febbraio 1959 all'abolizione della carica, avvenuta il 2 dicembre 1976, ed è stato, dal 3 dicembre 1976 al 18 febbraio 2008, Presidente del Consiglio di Stato e Presidente del Consiglio dei ministri, nonché Primo Segretario del Partito Comunista di Cuba, il partito unico del Paese.
Castro, assieme al fratello Raúl, a Che Guevara e Camilo Cienfuegos è stato uno dei protagonisti della rivoluzione cubana contro il regime del dittatore Fulgencio Batista e, dopo il fallito sbarco nella baia dei Porci da parte di esuli cubani appoggiati dagli Stati Uniti d'America, proclamò l'istituzione della Repubblica di Cuba, uno Stato monopartitico di stampo socialista, che secondo Castro e i suoi sostenitori è una democrazia popolare apartitica, ma che i dissidenti e buona parte degli analisti politici internazionali definiscono come regime totalitario.
Castro è una figura controversa: i detrattori lo considerano un nemico dei diritti umani, mentre i suoi sostenitori lo considerano un liberatore dall'imperialismo e sottolineano i progressi sociali che egli ha promosso a Cuba.
Secondo i suoi sostenitori, la leadership di Castro si è mantenuta così a lungo grazie al sostegno delle masse, dovuto al miglioramento delle condizioni di vita. Secondo i detrattori, invece, le cause andrebbero cercate nell'utilizzo di metodi coercitivi e repressivi.
Il 19 aprile 2011 Fidel Castro, dopo quasi mezzo secolo di presidenza e a causa di problemi di salute, si dimette, consegnando i suoi poteri nelle mani del fratello Raúl Castro che sta lentamente avviando alcune riforme in senso liberale a favore del popolo e della non florida economia locale, compromessa soprattutto dal lungo embargo a cui è stata costretta l'isola.
Quando muore all'Avana il 25 novembre 2016 aveva compiuto 90 anni.

Giovinezza, formazione e rivoluzione

Fidel studiò a Santiago di Cuba in un istituto per ragazzi di famiglie benestanti. Dal 1941 al 1945 si trasferì all'Avana, dove studiò nel collegio sotto la guida di sacerdoti Gesuiti, quando l'esperienza della guerra civile spagnola era ancora fresca. I Gesuiti pervadevano il giovane Fidel con l'ideale di una cultura spagnola, sottolineando la superiorità dei valori spagnoli di onore e di dignità in contrapposizione al materialismo anglosassone.
Nel 1945 Castro s'iscrisse alla facoltà di Diritto dell'Università dell'Avana. Qui venne in contatto con gli scritti di professori nazionalisti che credevano che il destino di Cuba fosse stato deviato dall'intervento degli Stati Uniti del 1898, dalla sua dominazione economica, sottraendo a Cuba la sua indipendenza e la sua nazionalità. Nell'ateneo, molto politicizzato, Fidel aderì alla lega antimperialista, schierandosi apertamente contro il nuovo presidente cubano, Ramón Grau.

Dopo la laurea Castro fece praticantato in un piccolo studio associato dal 1950 al 1952 e intendeva candidarsi al parlamento nel 1952 per il "Partito Ortodosso", ma il colpo di Stato del generale Fulgencio Batista rovesciò il governo di Carlos Prio Socarras e portò alla cancellazione delle elezioni.
Castro denunciò Batista in tribunale per violazione della costituzione, ma la sua petizione venne rifiutata. In risposta Castro organizzò un disastroso assalto armato alla caserma della Moncada, nella provincia di Oriente, il 26 luglio 1953. Più di ottanta tra gli assalitori vennero uccisi, Castro fu fatto prigioniero, processato e condannato a quindici anni di prigione.
Castro utilizzò l'arringa finale del suo caso per il suo famoso "La storia mi assolverà", un discorso appassionato con cui difese le sue azioni spiegando la sua visione politica. Venne rilasciato grazie a una amnistia generale nel maggio 1955 e andò in esilio in Messico e negli Stati Uniti.
Poi ritornò in patria clandestinamente, con diversi altri esiliati, tra cui Ernesto "Che" Guevara, Raúl Castro e Camilo Cienfuegos, si ritirarono sulle montagne della Sierra Maestra e da lì cominciarono la guerriglia contro il governo di Batista. Il gruppo di guerriglieri crebbe fino a superare gli 800 uomini. Il 24 maggio 1958, Batista lanciò diciassette battaglioni contro Castro nell'Operazione Verano. Nonostante lo svantaggio numerico, le forze di Castro misero a segno una serie di vittorie e il capodanno del 1959 Batista lasciò il paese e le forze di Castro entrarono all'Avana creando il nuovo governo.

Governo

Inizialmente gli Stati Uniti furono rapidi a riconoscere il nuovo governo. Castro divenne Primo Ministro in febbraio, ma gli attriti con gli Stati Uniti si svilupparono ben presto, quando il nuovo governo cominciò a espropriare le proprietà delle principali compagnie statunitensi, proponendo risarcimenti basati sulla valutazione fiscale delle proprietà, che per molti anni le stesse compagnie avevano fatto in modo di tenere artificialmente basse. Castro visitò la Casa Bianca poco dopo la presa del potere e incontrò il Vice Presidente Richard Nixon. Pare che Dwight Eisenhower abbia snobbato Castro con la scusa che stava giocando a golf e lasciò Nixon a parlare con lui per cercare di scoprire se fosse comunista e filo-sovietico. Nixon commentò che Castro era naif, ma non necessariamente un comunista.
Nel febbraio 1960, Cuba firmò un accordo per l'acquisto di petrolio dall'Unione Sovietica. Quando le raffinerie cubane, di proprietà statunitense, si rifiutarono di raffinare il petrolio sovietico, vennero espropriate e gli Stati Uniti interruppero subito le relazioni diplomatiche con il governo Castro.
In reazione alla politica statunitense dell'amministrazione Eisenhower, che andava facendosi sempre più ostile verso la novità cubana, il governo castrista cominciò a stabilire legami sempre più stretti con l'Unione Sovietica. In seguito a diversi patti firmati tra Castro e il Premier sovietico Nikita Khruščёv, Cuba cominciò a ricevere aiuti economici e militari dall'Unione Sovietica.
Il 17 aprile 1961, gli Stati Uniti sponsorizzarono un fallimentare attacco a Cuba, appoggiando degli esiliati cubani. In quell'occasione una forza di circa 1.400 dissidenti, finanziati e addestrati dalla CIA, sbarcarono a sud dell'Avana, nella Baia dei Porci. Secondo le previsioni della CIA, l'invasione avrebbe dovuto innescare una sollevazione popolare contro Castro. Ciò non avvenne e la parte dei golpisti che giunse a riva venne catturata, tra l'altro il presidente Kennedy non aveva dato l'appoggio aereo fondamentale per la riuscita dell'operazione.
In seguito, il 2 dicembre di quell'anno, in un discorso alla nazione, Castro si dichiarò un marxista-leninista e disse che Cuba avrebbe adottato il comunismo.
Nell'ottobre 1962, quando gli Stati Uniti scoprirono che l'Unione Sovietica stava tentando attivamente di schierare missili nucleari sull'isola, si ebbe la cosiddetta "Crisi dei missili di Cuba". Dopo che le tensioni vennero disinnescate, le relazioni tra Stati Uniti e Cuba rimasero comunque ostili.

Nel corso degli anni Castro consolidò il controllo dello Stato, nazionalizzando ulteriormente l'industria, confiscando i beni di proprietà straniera, collettivizzando l'agricoltura ed emanando politiche a beneficio dei lavoratori nell'ambito dell'economia pianificata di stampo socialista. Molti cubani lasciarono il paese dal 1959 in poi (sia perché dissidenti, sia per motivi economici: tra questi la maggioranza erano proprietari terrieri e sostenitori di Batista, solo dopo anni di embargo vi furono i primi esuli di estrazione sociale povera o media). Molti esuli si stabilirono a Miami in Florida, dove formarono una numerosa comunità anti-castrista e spesso forti sostenitori del mantenimento dell'embargo contro il loro paese d'origine.
Proprio causa del duro embargo imposto dagli Stati Uniti, Cuba divenne sempre più dipendente dai sussidi sovietici. Il collasso dell'Unione Sovietica nel 1991 portò un periodo di forte sofferenza economica a Cuba, da cui l'isola si è leggermente ripresa, pur rimanendo in una situazione grave, solo negli anni 2000.

Considerazioni 

Non mi dilungo oltre, nel link trovate maggiori dettagli e approfondimenti, tuttavia tra le cose positive del governo di Castro c'è la campagna per l'alfabetizzazione che si concentrò sulle aree rurali dove questa era molto bassa. Quasi 270.000 insegnanti e studenti vennero utilizzati per l'alfabetizzazione dell'isola. Nel 1961 il tasso di analfabetismo fu ridotto dal 20% al 3,9%. Il Museo Nazionale Cubano dell'Alfabetizzazione raccoglie più di 700.000 lettere inviate a Castro da coloro che avevano terminato il corso come testimonianza dell'avvenuta alfabetizzazione.
Altre cose positive riguardano il funzionamento dei servizi pubblici, trasporti, ospedali, strade, tutto procedeva  con la massima efficienza.

Personalmente, quando ho visitato Cuba, ciò che invece mi ha dato il senso della dittatura era la continua presenza dei militari, davanti agli alberghi, in città, in spiaggia,
soprattutto perché la loro presenza era finalizzata non tanto alla sicurezza dei luoghi ma alla vigilanza sui cubani che cercavano un contatto con i turisti per guadagnare qualche dollaro.

Ripensando alle origini di questo governo il colpo di stato di Batista fu appoggiato dalle grandi compagnie statunitensi dello zucchero e di Washington, tanto che gli Stati Uniti riconobbero subito il suo governo.
Batista con la garanzia del suo arricchimento personale svendette il 90% delle miniere di nichel e delle proprietà terriere, l'80% dei servizi pubblici, il 50% delle ferrovie a ditte americane, Cuba divenne la capitale del gioco d'azzardo e della prostituzione, ospitando anche esponenti della mafia americana che si impadronirono di alberghi, case da gioco e di prostituzione, sfruttando il turismo statunitense.
Non so se avete mai visto Havana un bellissimo film del 1990 con Robert Redford del regista Sidney Pollack ? Molto interessante, mostra Cuba prima di Castro come una specie di Las Vegas caraibica e rende bene l'idea della Cuba pre castrista alle soglie della rivoluzione.

E quindi mi chiedo come sarebbe andata senza l'embargo? Forse la vita dei cubani sarebbe stata meno dura?
In fondo a Cuba tutti studiavano fino al conseguimento della laurea e venivano curati a spese dello stato, mentre negli Stati Uniti se non sei ricco non solo non frequenti l'università, ma se vai in ospedale puoi morire se non hai e paghi una adeguata copertura assicurativa sanitaria.
Una mia amica ha vissuto due anni negli USA e ci stava anche bene, poi ha deciso di tornare in Europa  perché mi ha detto "in America puoi realizzare grandi sogni è vero, ma vivi bene solo finchè sei giovane e in buona salute, se ti ammali puoi finire in miseria solo per curarti". 
Non è accettabile l'estremità del capitalismo e neanche quella del comunismo, come sempre la virtù sta nel mezzo, cosa che nessuno in questo pazzo mondo sembra aver capito, nonostante la storia.

Troppo lunga e sofferta è la strada che conduce al Paradiso. 
 

domenica 27 novembre 2016

Verde, giallo, rosso e un po' noir

Ho avuto una settimana piuttosto intensa, le solite mille incombenze e in più un gran raffreddore con aggiunta di febbre che ho bloccato riempiendomi di medicine. Aimè non avevo avuto modo di scrivere e a dire il vero neanche di pensare un post da scrivere. 
Considerato che sono andata lo stesso al lavoro il resto del tempo non avevo proprio la forza di aprire il computer. Mente vuota, voglia solo di riposo, relax sul divano e basta.
Eppure qualcosa da raccontare c'è, per esempio questo blog ha avuto una grande impennata delle visualizzazioni, il che mi fa molto piacere, non so quanto e se durerà, ma intanto mi godo questo momento di gioia. Anche per questo mi dispiaceva lasciare i miei lettori senza neanche il mio solito post settimanale così ho pensato di parlare di tutto un po'.

In questo periodo sto inseguendo (e inseguire è proprio il verbo giusto) diversi progetti che volevo realizzare da tempo, ma siccome era il tempo, sempre lui, che mi mancava avevo più volte rimandato.
Il primo riguardava la versione stampata del mio primo romanzo per la quale avevo già aderito al servizio di StreetLib, ma siccome allora non disponevo di un file adeguato al formato libro ho caricato quello che avevo con un risultato non proprio bello, così ho finalmente sostituito il file e tra un paio di settimane dovrei avere una versione stampata molto più bella della precedente. Magari in un post a parte vi racconterò in dettaglio tutto il percorso spiegandovi perchè la prima versione non mi piaceva e lo farò quando avrò la copia del mio libro da mostrarvi, spero.
Poi c'è un altro progetto legato al mio primo romanzo di cui parlerò quando avrò la certezza di averlo realizzato.

Altra notizia il mio romanzo "L'amore che ci manca" doveva uscire prima di Natale, ma non ci sono più i tempi e uscirà con l'anno nuovo. Sigh! Non so spiegarvelo, ma è come se il mio figlio più giovane fosse partito, ne sento la mancanza. Spero di colmarla con l'anno nuovo al più presto.

Inoltre siccome il 25 novembre è stato il mio compleanno ed era anche la giornata mondiale contro la violenza sulle donne (strana casualità posto che io sono nata ben prima di questa giornata) ho deciso di parlarvi del nuovo romanzo che sto scrivendo perchè ha una storia molto collegata a questa giornata. 
La violenza è l'ultimo rifugio degli incapaci
Che poi mi chiedo, ma siamo costretti a inventare una giornata contro la violenza sulle donne per evitare che le donne vengano ammazzate dai loro uomini? È davvero triste, ma se serve a parlarne e a puntare l'attenzione su questo problema ben venga. 
Ma torniamo alla mia storia.
È un thriller legato a questo argomento perché il mio assassino uccide uomini che sono stati violenti con le loro donne, vi ho incuriosito? 

Ho iniziato a scrivere questo romanzo a fine agosto, ma era una storia che mi girava in testa già da diversi mesi, all'incirca da febbraio-marzo, solo che stavo finendo di scrivere "L'amore che ci manca" e non volevo assolutamente distrarmi, per cui ho rimandato. Dopo non ho avuto troppo tempo e neanche troppa voglia di rimettermi subito a scrivere, l'estate mi ha "lessata" in tutti i sensi e il mio lavoro principale (che poi è quello che mi permette di mangiare e pagare le bollette) mi ha assorbita aimè parecchio.
Tuttavia in uno dei caldi giorni di vacanza di cui ho potuto godere (meno male che ci sono anche quelli) ho buttato giù una sinossi con la storia nuova, inserendo dei personaggi con nome e cognome e un passato: è una vicenda in giallo che mi sembrava piuttosto interessante. Era tornata a galla la mia storia in formato thriller forse anche un po' noir.
Credo che questa storia sia nata dentro di me perché le storie di violenza sulle donne mi fanno indignare così tanto che vorrei prendere questi uomini, gettarli in galera e buttar via la chiave. In realtà tutte le forme di violenza mi indignano, in generale, anche quelle contro altri uomini, quelle contro tutti gli esseri indifesi che siano donne, uomini, bambini, vecchi. 
Così è nato questo mio nuovo personaggio, tormentato, intenso che indaga su questi delitti, e io lo amo già da morire...e poi c'è il killer che uccide questi "uomini cattivi" che deve essere catturato e fermato.
Non posso dirvi di più, soprattutto perché non so ancora bene dove mi porterà il mio protagonista con le sue indagini, anche se comincio a intravedere una luce in fondo al tunnel...ma aiuto alla fine del tunnel c'è il killer!
E sì perché alla fine il killer deve essere preso come in tutti i thriller che si rispettino.

A proposito, ma noi che usiamo sempre più spesso la parola thriller lo sapevate che è l'equivalente del nostro "romanzo giallo"?
E magari anche del "giallo un po' noir" e tutte queste cose messe insieme, ah gli inglesi sono molto più pratici di noi con le parole, l'ho sempre pensato!




domenica 20 novembre 2016

Work-life balance

Letteralmente significa equilibrio tra vita e lavoro

L'equilibrio è la chiave della vita?
Questo è quello che viene perseguito dalla generazione dei Millennials, costituita da giovani tra i 18 e i 35 anni (se ne hai 36 sei già tra i maturi, rassegnati! te lo dice una cinquantenne che vorrebbe ancora sentirsi adolescente).
In pratica la nuova generazione cerca di non puntare tutto sulla carriera ma punta su altri valori, e in un periodo in cui il lavoro è diventato una merce rara non possiamo che essere d'accordo. 
Ma davvero le generazioni precedenti puntavano tutto sulla carriera? Non so, io ho sempre messo gli affetti al primo posto nella mia vita, anche se poi sono stata fagocitata dal lavoro, senza fare carriera, salvo quella minima più sfigata, quella intermedia per cui sei responsabile di qualcosa per cui ti tocca lavorare tantissimo per garantire il risultato, pur senza avere risorse adeguate, ma hai sopra la testa a tua volta un responsabile che poi decide e rompe le scatole e magari si prende lo stipendio da super capo e gli elogi dei risultati buoni (quelli cattivi sono solo miei).
Vabbè, ma torniamo al work life balance: i giovani di oggi, dicono (ho letto un articolo che parlava di questo) sono meno affamati di carriera e più affamati di felicità, vorrebbero un lavoro che lasci degno spazio alla vita privata.
È sacrosanto, ma perchè ci stupiamo di questo? 
Ci stupiamo perché questo avviene sempre meno, il lavoro è fagocitante e mal pagato. Spesso senza diritti. Facciamo qualche esempio.
La scorsa settimana ho avuto una disavventura con Vodafone, mi hanno cambiato il piano tariffario da un giorno all'altro e domenica mattina invece che scrivere mi sono ritrovata a fare telefonate a varie voci registrate per capire come adeguare il loro nuovo piano tariffario alle mie esigenze.
Ho perso circa due ore del mio prezioso tempo, per farvela breve ho parlato con un'operatore che si trova a Tirana  che mi ha aiutato a cambiare il piano tariffario al costo complessivo di 4 euro (poi mi hanno addebitato altri due euro per aver parlato con un operatore).
Alla fine di tutto l'operatore mi ha chiesto se dopo potevo lasciare una valutazione del suo operato con una vocina supplichevole come per dire "sappi che il tuo voto giudica il mio lavoro" gli ho detto che avrei lasciato una valutazione positiva. 
In effetti pur essendo incazzata con Vodafone per avermi cambiato a sorpresa il piano tariffario e avermi fatto perdere due ore che avrei potuto dedicare alla scrittura ho dato una valutazione alta all'operatore perchè lui mi ha risolto il problema, è stato gentilissimo, di domenica mattina era lì a rispondere a un call center di una società che si fa i miliardi anche sulla sua pelle e che magari lo paga due soldi. 
E quindi a lui la mia valutazione è positiva.
La prossima volta che accade una cosa analoga non chiamo nessun operatore cambio direttamente gestore. Tra l'altro utilizzare lavoratori di Tirana vuol dire che non vengono utilizzati lavoratori italiani, ovvia conclusione.
Vi ho raccontato questa storia per fare una riflessione sul mondo del lavoro, come si fa a conciliare lavoro e vita privata ed essere felici in questa situazione? Ma davvero i Millenians hanno torto? Hanno ragione da vendere, con una piccola e sottile differenza.
Anche la generazione ante Millenians cercava la felicità con l'equilibrio tra vita e lavoro, solo che non era così sbandierata perché questo equilibrio in un certo senso esisteva già, insomma i ritmi erano più umani.
Quando ho iniziato a lavorare oltre vent'anni fa anche nei periodi intensi di lavoro esistevano ancora i fine settimana, il periodo del tempo libero e le feste comandate.
Adesso c'è chi risponde alle mail del lavoro anche il sabato sera e il giorno di Natale.

Work-life balance? Certo ma quando? 



domenica 13 novembre 2016

Vita da MAMbo e altri musei

Al MAMbo (acronimo di Museo d'arte moderna di Bologna) c'era da diversi mesi la mostra "David Bowie is". Ci sarà fino al 13 novembre, cioè fino a oggi, poi si trasferirà in un altra città. E così visto che l'arte è qualcosa di cui sentiamo un forte bisogno, tant'è vero che scriviamo, non potevo non andarci, e per evitare la fila incredibile che ho visto nei giorni festivi ho scelto di andarci in un giorno feriale, uscendo prima dall'ufficio. Ho fatto lo stesso una breve fila ma ne è valsa la pena, senza ombra di dubbio. 

Per me la musica è il colore. Non il dipinto. La mia musica mi permette di dipingere me stesso.
Premetto che non ero una fan di Bowie, ma sono rimasta estasiata, una mostra magnifica e molto curata.
Come presentazione vi riporto quello che c'è scritto sul sito del Mambo

David Bowie Is è una delle mostre di maggior successo degli ultimi anni, realizzata dal Victoria and Albert Museum di Londra, la prima retrospettiva dedicata alla straordinaria carriera di David Bowie, uno degli artisti più audaci, influenti e innovativi nel panorama musicale contemporaneo.
David Bowie Is, partita da Londra nel 2013, dopo essere stata a Chicago, San Paolo, Toronto, Parigi, Berlino, Melbourne e Groningen, approda dal 14 luglio al 13 novembre 2016 al MAMbo ed è l'unica tappa italiana.

La mostra celebra la prolifica carriera di David Bowie capace in cinque decadi di perseguire in modo duraturo l’innovazione senza mai tradire se stesso e il suo pubblico.
Il percorso si sviluppa attraverso contenuti “multimediali” che conducono il visitatore all’interno del processo creativo del Duca Bianco e descrive come il suo lavoro abbia canalizzato i più ampi movimenti nell’ambito dell’arte, del design, del teatro e della cultura contemporanea. Il ritratto che emerge è quello di un artista capace di osservare e reinterpretare la società contemporanea con uno sguardo innovatore lasciando tracce indelebili nella cultura visiva e pop.
I curatori della mostra Victoria Broackes e Geoffrey Marsh hanno selezionato più di 300 oggetti dell’archivio personale del musicista, visibili a Bologna.



Ho apprezzato davvero tanto le tecnologiche cuffiette che si collegavano in automatico all'immagine che ti soffermavi a guardare sia che fosse un quadro, un video o un'esposizione di oggetti o vestiti. 
Nel corso della mostra venivi preso metaforicamente per mano e accompagnato nel periodo di vita reale e artistica di David Bowie, la sua infanzia, la sua storia, la sua creatività.

Vedere questa mostra è stato come attraversare un'epoca che intersecava anche un lungo periodo della mia vita, perché io, con la musica di David Bowie, ci sono cresciuta e molti dischi che non ricordavo è bastato riascoltarli per ritrovarmi a rivivere determinate sensazioni e momenti dimenticati.
Per questo motivo la mostra mi è piaciuta così tanto, perché oltre a scoprire un autore poliedrico, sorprendente, grande anticipatore di eventi e mode, sempre però coerente e fedele a se stesso, ho avuto modo di riattraversare e forse approfondire diversi anni della mia vita al suono della sua musica e con la visione delle sue immagini sempre curate e mai banali. 
Altra cosa sorprendente e piacevole è stato scoprire di essere circondata da moltissimi turisti stranieri, in mezzo alla fila si parlava soprattutto inglese e giapponese. Bologna sta diventando sempre più turistica forse anche grazie alla sua arte anticipatoria che ha portato nei suoi musei sempre più opere, autori ed eventi di interesse internazionale. È una sensazione gratificante scoprire che la città percorre una direzione che apprezzo e condivido. 
Vi lascio con questo video di David Bowie: Heroes  


E adesso vi chiedo: vi piace la musica di David Bowie e, al di là di questo, amate girare per mostre e musei?


domenica 6 novembre 2016

Impressioni d'autunno

La scorsa domenica c'è stato una specie di ritrovo in campagna con dei vecchi amici, alcuni di loro non li vedevo da vent'anni e a parte qualche ruga in più l'affetto che provavamo tra noi era rimasto immutato. A qualcuno gli anni hanno aggiunto rughe e tolto qualche capello, qualcun'altro è rimasto uguale con lo stesso sorriso e qualche sprazzo sale e pepe nei capelli.
Il ricordo è un modo di incontrarsi. Kahlil Gibran
Allora ci si ritrovava nella casa in campagna della nostra amica per le feste di compleanno o per il capodanno o per le feste di inizio estate o di inizio autunno. Insomma ogni occasione era buona per fare una festa, alcune feste di sabato sera si allungavano fino al mattino dormendo nei sacchi a pelo perché non c'erano abbastanza letti. Quello è stato un bel periodo, tutta la vita davanti e tutto sembrava possibile.
Alcuni stavano insieme e poi si sono ritrovati con i loro rispettivi nuovi compagni di vita, molti di loro si sono sposati e oggi stanno ancora felicemente insieme, hanno dei figli che a loro volta sono amici fin da bambini, quasi una grande famiglia. 
E ancora una volta ritrovarsi tutti insieme in quella casa, uno splendido casolare immerso nella campagna emiliana a parlare di passare lì il prossimo capodanno. 
Quante storie mi sono tornate in mente, penso che potrei scriverci tanti racconti se volessi, o un intero romanzo: storia di una generazione di bravi ragazzi.
Tramonto su una domenica in campagna
Non ero sicura che questo tuffo nel passato mi portasse allegria, temevo piuttosto il senso inevitabile della nostalgia. Invece non è stato un momento nostalgico ma un felice ritrovarsi. La prova che certe amicizie non si spezzano con gli anni. Forse perché, come faccio dire ai miei protagonisti, le amicizie dei vent'anni sono quelle che durano per sempre.

A voi è mai capitato di rivedere dei vecchi amici e di sentirvi come se gli anni non fossero mai passati?


domenica 30 ottobre 2016

Sogni e incubi


Il romanzo è un posto per sognare o per avere incubi. Cit.
In questi giorni sto attraversando un momento di impasse. Il mio thriller non procede perché devo capire cosa farà l'assassino.
Ho un mio schema ben preciso in testa, ma in questo momento di rimescolo della carte della mia vita si sta rimescolando anche il mio schema romanzesco e non so so più chi sono i cattivi e chi sono i buoni.
Ma qual è il confine tra sogni e incubi, davvero ciò che sogni è quello che vuoi?
Spesso inseguiamo obiettivi con ogni mezzo, sacrificando il nostro tempo e le nostre energie e, quando finalmente lo raggiungiamo, ci accorgiamo che non è quello che volevamo. 
Così possiamo solo prendercela con noi stessi, come si dice: hai voluto la bicicletta e adesso pedala!
In realtà volevamo la bicicletta perché era bella e ci piaceva, ma non avevamo nessuna voglia di pedalare, eppure dovevamo saperlo che la bicicletta serve per pedalare. 
Io, personalmente, questo concetto l'ho capito da moltissimo tempo, è uno dei motivi per cui non chiedo più biciclette a chicchessia, a meno che non abbia una grandissima voglia di pedalare fino ad ammazzarmi.
Mi sa che sto uscendo fuori tema, volevo parlare del romanzo è invece parlo della mia vita lavorativa.
Prendetemi così come sono allora, la verità è che la mia bicicletta piace a qualcuno e mi è stato chiesto di cedergliela, in cambio mi danno una bicicletta più bella, magari a pedalata assistita e quindi meno faticosa, forse.
Ora in un primo momento mi sono arrabbiata, poi ho provato sollievo: sapete che c'è vi cedo la mia bicicletta, è davvero pesante da pedalare, ma questo non ve lo dico (o meglio ve l'ho sempre detto ma voi non ci credete perché tutto funziona bene).
L'incubo è meno cupo, forse diventerà un sogno. Staremo a vedere, tanto non possiamo fare altro.

Ma torniamo al mio thriller, il mio killer è una persona disturbata. Bella scoperta direte voi, uno che ammazza la gente è per forza una persona disturbata. Va bene, questo è un fatto, ma prima che diventasse una persona disturbata cosa gli è successo? Non sarà stato un tantino esasperato dalle vicende della vita? Come accade nel film "Una poltrona per due" se portiamo un individuo alla disperazione, gli togliamo tutto quello che ha, potrebbe impazzire e fare qualcosa di tremendo, oppure potrebbe semplicemente lasciarsi andare, diventare un barbone, proprio come avviene nel film, salvo poi riscattarsi, risorgere e trovare il modo di vendicarsi.
Io sono nella fase in cui devo determinare cosa è accaduto nella vita del killer che lo ha portato a essere quello che è. C'è sempre un momento in cui tutto comincia, c'è il "prima" e il "dopo" e c'è il momento in cui non è più possibile tornare indietro.

Quindi devo fare ordine nel mio caos mentale e capire che strada fare tra il prima, il dopo e il punto di non ritorno.
Domanda a chi scrive: come uscite dall'impasse della scrittura?
Domanda a chi legge: cosa vi piace di un thriller e qual è l'elemento che secondo voi non deve assolutamente mancare?


domenica 23 ottobre 2016

Cambiamenti e rivoluzioni

Lentamente muore chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati. P. Neruda

Il mondo del lavoro è una vera giungla in qualsiasi campo e settore.
Chi non ha un lavoro si lamenta perché non ha un'occupazione e non sa come campare. 
Chi un lavoro ce l'ha spesso è sottopagato, ha degli orari terrificanti e magari è pure precario. 
Poi ci sono i fortunati che hanno un lavoro stabile con uno stipendio nella media (non dico ottimo, ma dignitoso) e un orario più o meno normale almeno in via ufficiale, perché -in via ufficiosa- anche se devi lavorare otto ore al giorno alla fine ne fai di più senza retribuzione. 
Io faccio parte della categoria dei lavoratori "fortunati".

Boh?

Bene direte voi e allora? 

Purtroppo anche chi si trova in questa categoria "fortunata" rischia l'ulcera di continuo perché cambia l'organizzazione a ogni cambio di Presidente o di Direttore generale e tu che hai imparato a gestire il lavoro in un certo modo devi ricominciare daccapo. 

Ma il cambiamento presuppone un miglioramento, direte voi!

Non è sempre così, spesso ciò che viene cambiato peggiora e te lo spacciano come miglioramento. 
Ma tutto non è a costo zero, no tutto avviene sulla pelle di chi lavora e della sua ulcera. 

Nella mia azienda è cambiato Direttore generale tre volte e due volte il Presidente, ognuno di loro ha riorganizzato e rivoluzionato la compagine aziendale. 
Perchè ognuno vuole lasciare la sua impronta come lo Yeti.
Bello vero?
Una volta sono stati suddivisi degli uffici, altre volte gli uffici sono stati accorpati, altre volte ancora sono stati riorganizzati al proprio interno spostando il personale. 
Tutto questo ha spesso generato confusione e inefficienza scaricando la colpa sul personale stesso. 

Lo scopo del lavoro è quello di guadagnarsi il tempo libero. Aristotele

Ma se ti lamenti di questo ti dicono: "Ma tu non hai propensione al cambiamento! Sei poco innovativa! Cambiare apre la mente!" 
Io ho una mente apertissima, addirittura spalancata e quasi sempre vedo troppo bene quello che alcuni non voglio vedere. Una volta ho previsto la fine di un settore nel giro di qualche anno. 
Dopo due anni il settore si è auto eliminato e pensare che era stato creato dal solito genio di turno che per crearlo aveva disfatto un paio di uffici e spostato il personale in zona neutra, tanto perché non rompesse troppo le scatole.
Ora con l'ultimo Presidente della società ci sono tanti cambiamenti in arrivo.

In questi giorni ho cambiato:
Il computer o meglio il notebook 
Il collegamento a internet del notebook ossia l'evoluzione della chiavetta
Il contatore del gas 
La palestra 
E tra un po' anche situazione lavorativa.

La domanda è: anche voi come me vorreste vivere di rendita?

domenica 16 ottobre 2016

Stranger things

Domenica scorsa ho subito una grave perdita, il mio fedele personal computer è morto, mi ha abbandonato così all'improvviso, dopo sette anni di felice convivenza.
Già avevo avuto una settimana difficile, ma domenica mattina ero piena di entusiasmo e mi  accingevo a buttarmi nella scrittura, ma lui non dava più cenni di vita, e non era la batteria scarica, era proprio andato.
Possiedo un Ipad con il quale faccio molte cose, ma per scrivere mi trovo bene con il computer ordinario e così sono corsa a comprarne uno nuovo.
Ecco a cosa servono i negozi aperti anche di domenica!
Ho passato gli ultimi giorni a cercare di recuperare i dati del vecchio pc e a sistemare a mio modo le impostazioni del nuovo pc, conoscete Windows 10? Ecco è tutto diverso, comunque eccomi qua, di nuovo operativa.
E per non cedere alla disperazione della pagina bianca ho deciso di parlarvi dei book tag, idea che mi è venuta leggendo l'ultimo post di Monica de Il mondo di M.

Il tag si chiama Stranger things e richiama una omonima serie tv (che non ho mai visto, ma se mi capita cercherò di guardarla)
Comunque si tratta di individuare i libri che hanno suscitato in noi determinate reazioni che vado ad elencare 

Epic intro: un libro che ti ha catturato fin dalla prima pagina 
Questo libro l'ho letto in due giorni, ero in vacanza, ok, ma non mi sono staccata finchè non l'ho finito, mi è piaciuto e mi ha tenuta davvero incollata alle pagine.

Dungeons and dragons: un mondo fantastico che ti piacerebbe visitare

Sarà il richiamo del fanciullino che è in me, ma mi piacerebbe visitare l'isola che non c'è.

Squad goals: il tuo gruppo di amici preferito



I due amici di Dafne, Elena e Nicola li trovo fantastici, insieme costituiscono un terzetto niente male, insomma io nei momenti difficili vorrei avere due amici come loro due, qualcuno con cui piangere senza vergognarmi e mangiare nutella a crepapelle.

Abc's Christmas lights: un personaggio mentalmente instabile
L'assassino del thriller di esordio di Giorgio Faletti è un personaggio dalla mente instabile, questo è innegabile ed è anche un personaggio che resta impresso.

The upside down: un libro completamente differente rispetto alle tue aspettative

Questo thriller è diverso dai soliti, mi aspettavo un classico romanzo giallo, invece è basato molto sull'introspezione e sulla psicologia dei personaggi.

Mad scientists: un distopico con il governo peggiore  

Vi confesso che non leggo troppo i romanzi distopici, quindi se non voglio citare il classico 1984 di Orwell mi tocca citare un libro già nominato da M. ed è La neve se ne frega di Luciano Ligabue, a me la storia d'amore è piaciuta tantissimo e il romanzo è basato su un governo distopico abbastanza singolare che punta sulla felicità e sulla forzatura della natura umana. Ma forzare la natura non sempre è possibile soprattutto quando interviene la forza dell'amore.

Demorgordon: una creatura che non vorresti mai veder uscire dal muro di casa


Il romanzo non l'ho letto, ma ho visto i film, partendo dalla versione statunitense ho poi visto i tre film giapponesi. Ecco io amavo i film dell'orrore, una volta. Dopo aver visto quei film non sono più riuscita a guardarli, la bambina che esce dalla TV la trovo terrificante. 


Cliffanger ending: un libro con un finale mozzafiato 


Acquanera di Valentina D'Urbano, un libro molto bello, ma tanto inquietante che non mi ha fatto dormire e con un finale assolutamente che non ti aspetti, spiazzante e tremendo.
Bellissima la copertina vero? 

Non so se vorrete raccogliere il tag,  ma potreste raccontarmi nei commenti qualcosa a proposito dei libri che avete letto e che rientrano in una di queste casistiche...


domenica 9 ottobre 2016

In bilico tra parole e silenzio

L'anima non sbaglia mai, se ti senti appagato sei sulla strada giusta cioè la tua. Cit.
In questi giorni di inizio autunno mi sento in uno stato di transizione e mi capita di avere la mente vuota.
Sono piccoli momenti, sensazioni portate dalla stagione: le giornate che si accorciano, il dover tornare ad attività che spesso sento lontane dal mio sentire e da quelle in cui amerei immergermi.
In momenti come questi mi ritrovo a sfogliare pagine del passato, non pagine di carta ma pagine in senso metaforico perchè sono le pagine del mio vecchio blog personale. Un diario in cui raccontavo eventi delle mie giornate, sogni, illusioni, pensieri e altre amenità.
Fa un certo effetto ritrovare tracce del passato e scoprirle attuali e immutate rispetto al mio io di qualche anno fa.
In autunno il rumore di una foglia che cade è assordante perchè con lei precipita l'anno. Tonino Guerra
E oggi rileggendo queste righe, a proposito di una storia che tentavo di scrivere, ho ritrovato un angolo di me come in uno specchio.


Avrei qualcosa da raccontare
ma non sempre trovo un reale interesse per la storia
sembra tutto già visto
e tutto così poco interessante.
Discorsi che si ripetono
in fondo già sentiti troppe volte.
A volte è meglio lasciare stare.
A volte preferisco il silenzio.
Anche il silenzio può raccontare una storia.
Meglio di tante parole.



domenica 2 ottobre 2016

Progetti di allegria

Scrivere è camminare nudi per strada, fare un salto nel vuoto, interpretare le cicatrici di cui siamo fatti. Delphine De Vigan
Ho tanti progetti che corrono nella mia testa come criceti su una ruota. 
Io stessa non riesco a starci dietro, ai progetti non ai criceti, spesso però mi sento proprio come un criceto.
Corro e mentre corro penso. Ogni tanto mi fermo e, sopratutto, fermo il pensiero prendendo appunti su un pezzo di carta. Ho anche provato a girare con un taccuino in borsa, ma il pezzo di carta, non so come mai,  funziona meglio, è più pratico, lo tengo in una tasca della borsa e passa più inosservato.
L'altro giorno ero in una riunione dove si parlava di una fantastico progetto pilota che la mia azienda vuol sperimentare e nel corso delle disquisizioni di ognuno che interveniva a esprimere il proprio parere io mi sono distratta e ho pensato a un mio progetto di scrittura (così ho tirato fuori il mio foglietto volante e ho preso appunti, giusto cinque minuti per fissare quel pensiero prima che si volatilizzasse!) 

e adesso dove vado?
Tornata a casa sono collassata sul divano e, ridotta allo stato di zombie, non ho fatto più niente. O meglio ho dormito. Secondo me all'interno dei divani c'è un gas soporifero, sembra che questo effetto collaterale colpisca tutti quelli che abbiano l'ardine di sedersi su di essi.
Due giorni dopo, mentre trovavo finalmente il tempo e l'energia per mettermi al computer a scrivere, ho tirato fuori il mio foglietto, mi sono ricordata di cosa volevo parlare e ho scritto un capitoletto. 
Così riga dopo riga, molto lentamente, con fatica e sudore, si sta delineando una storia.
Il problema è che la creatività non me la ritrovo sempre in tasca in ogni momento, ci sono attimi in cui capto un'idea da mettere su carta e prima ancora che riesca ad afferrarla l'idea vola via, oppure rimane lì nella mia mente e sembra anche ben definita, poi quando mi metto al computer diventa nebulosa e quello che sembrava scontato non lo è più. Quindi posso solo andare avanti riga dopo riga e poi, magari senza che me ne accorga, le righe diventano pagine.
E poi dopo mesi che ci pensavo ho finalmente avviato un progetto che riguarda il mio primo romanzo, progetto che ha cominciato a muovere i suoi primi passi e che sta andando avanti, ve ne parlerò quando si concretizzerà e soprattutto se si realizzerà. 
Il tempo è gratis ma è senza prezzo. Harvey MacKay
L'unico problema è il tempo: ne ho sempre meno e mi danno l'anima per riuscire a fare tutto e soffro perché non ci riesco.Poi mi viene in mente di fare le cose come al solito, come ho sempre fatto, un passo alla volta.

E voi come state in quest'autunno e che progetti avete?


domenica 25 settembre 2016

Le regole del romanzo perfetto

I romanzieri non capiscono molto di quel che fanno, non sanno perchè funziona quando va bene, non sanno perchè non funziona quando va male. Stephen King.
Quando ero un'adolescente ingenua e sognatrice scrissi un romanzetto di circa quanranta pagine che parlava di due adolescenti inquieti che si innamoravano e, forti del loro amore, sfidavano il mondo, anzi il "loro" mondo fatto di adulti bigotti e rompiscatole in una piccola cittadina di provincia che guardava le apparenze e mai la sostanza.
Cosa c'è di diverso rispetto a oggi? Forse non molto, ma non è questo il punto.
Un mio amico lesse il romanzo e si entusiasmò, si offrì di batterlo a macchina per poterlo poi inviare a una casa editrice. Non c'erano ancora i computer, internet era ancora più lontano e i cellulari erano soltanto quei furgoni che trasportavano i detenuti. Io presi il mio romanzetto battuto a macchina e lo conservai in attesa di trovare il coraggio di mostrarlo a un editore, magari pensavo che l'avrei incontrato in qualcuno dei miei viaggi in treno oppure in piazza maggiore davanti alla basilica di San Petronio. Poi un giorno feci leggere uno stralcio di quel romanzetto a un mio caro amico, beh diciamo che non era un amico come gli altri, ci tenevo un po' di più. Lui lesse due pagine di un capitolo e mi disse che sembrava molto bello, poi volle sapere cosa accadeva nella storia, io gli raccontai la trama e lui mi stroncò!
Ma no! Queste cose non accadono nella realtà! - mi disse - e poi mi sembra troppo triste, non va bene.
Gratis come la tristezza, con la tua nuvola di dubbi e di bellezza. Fabrizio De André
Io mi scoraggiai e pensai che probabilmente aveva ragione, ma che razza di storia mi ero inventata! 
Allora il mio protagonista si ammalava e no, non vi dico come finiva, però il tema della malattia era secondo il mio amico troppo triste. Un ragazzo giovane che si ammala, che potrebbe morire, è davvero una storia troppo triste e non interessa a nessuno.
Sarà perché erano gli anni ottanta? Anni leggeri in cui tutto il bello sembrava possibile? Può darsi o forse no.
In ogni caso lasciai perdere per qualche tempo le mie velleità letterarie e mi dedicai alla mia banale vita fatta di studi universitari, di fidanzati, di lavoro, matrimoni e altre catastrofi.
Poi qualche anno più tardi prima di buttarmi nel self leggo un libro di Valentina D'Urbano intitolato "Il rumore dei tuoi passi".
Un bel romanzo, bello e straziante perchè fin dal primo capitolo sappiano che il protagonista di 19 anni muore e, nonostante tutto, ci leggiamo avidamente tutta la storia fino alla fine perché la morte di lui sbattuta in faccia al lettore fin dall'inizio ci lascia così sbigottiti che vogliamo saperne di più e ci immergiamo in quella storia piena di lacrime e dolore con piena consapevolezza (confesso che l'ho anche riletta una seconda volta a breve distanza di tempo).
Allora mi sono detta: di solito non si svela la fine già nel primo capitolo, non dovrebbe essere così, chi ha voglia poi di continuare a leggere?
Risposta: Tutti, me compresa. E al di là di tutte le logiche. Infatti il libro è stato a lungo ai primi posti delle classifiche di vendita.
E ho ripensato al mio romanzetto troppo triste, mi sono chiesta: ma perchè era troppo triste? Ne "Il rumore dei tuoi passi" addirittura un ragazzo di 19 anni muore fin dall'inizio del libro, allora no il mio non era tanto triste. 
La vita è un'enorme tela: rovescia su di essa tutti i colori che puoi. Danny Kaye.
Poi dopo avere pubblicato "La libertà ha un prezzo altissimo" mentre sbirciavo la classifica di iBooks vedo ai primi posti il libro "Braccialetti rossi"  di Albert Espinosa (sì proprio quello della  Fiction tv)  anche qui un romanzo (tratto da una storia vera) che parla di ragazzi giovanissimi malati, addirittura una storia quasi completamente ambientata in un ospedale.
Non è troppo triste? Sembra che il romanzo, che io non ho letto, sia invece pieno di positività, anche se ovviamente parte da presupposti tragici.
Insomma a quel punto ritiro fuori il mio romanzetto e lo rileggo, a parte certe parti scritte orribilmente e assolutamente da depennare, la storia non è da buttare e forse neanche troppo triste, forse rispetto a "Il rumore dei tuoi passi", che ho letto e amato e su cui versato intense e appassionate lacrime, é una allegra commedia. 
Da lì è nata l'idea di scrivere "Fine dell'estate" riprendendo diversi punti cruciali della storia e riscrivendoli quasi completamente. Poi, non so come, sono stata catturata dai personaggi e il romanzo è diventato molto più lungo, dando una svolta alla storia alla quale non avevo mai pensato.
Eh lo so, dal titolo del post vi aspettavate che svelassi le regole del romanzo perfetto, mi dispiace deludervi: queste regole non esistono! O forse esistono, può anche darsi, ma io non le conosco, altrimenti sarei già balzata in vetta alle classifiche. 
Una regola però esiste: non cercare di trovare regole assolute per scrivere una storia di successo, non fissarsi sul fatto che il romanzo debba rientrare in determinati canoni, non esistono romanzi troppo tristi o troppo allegri o troppo inverosimili, esistono i romanzi e forse i lettori che vogliono leggerli.

E voi invece le regole del romanzo perfetto le avete trovate o siete giunti alla mia stessa conclusione?