giovedì 27 aprile 2023

Il posto per scrivere

 

Scrivi, scrivi, scrivi. Impara facendo, facendo errori e scoprendo cosa non funziona. Jeffrey Carver 



Nella mia ricerca di una casa più grande, ho parlato spesso di questo desiderio, per esempio in questo post Lo spazio dei sogni, quello da cui mi lascio attrarre è la presenza di una camera in più magari piccola ma che possa contenere una bella scrivania e una libreria, il letto non importa, andrebbe bene al limite una piccola poltrona. Immagino quella camera come il mio posto per scrivere, una stanza tutta mia. Sempre nella mia ricerca mi piacerebbe avere un terrazzo o un piccolo angolo all’aperto dove mettere un bel tavolo e appoggiarci il mio notebook per scrivere fuori durante la bella stagione. Non so se accadrà mai visto che la mia ricerca si è arenata più volte per cause non dipendenti dalla mia volontà, andrà a finire che quando avrò finalmente una stanza in più non avrò più voglia di scrivere e avrò archiviato per sempre la mia avventura scrittoria. 

Tempo fa lessi su Donna Moderna, sul numero del 26 gennaio 2023, un articolo sui posti preferiti per scrivere dagli scrittori famosi.

Alex Jonson riprendendo il famoso titolo di Virginia Woolf ha scritto un libro illustrato intitolato “Una stanza tutta per sé: dove scrivono i grandi scrittori” dove racconta attraverso delle illustrazioni dove e come lavoravano 50 scrittori del presente e del passato, tra America ed Europa. È un libro nato sulla scia del turismo letterario che attira sempre molti curiosi nelle case che hanno visto la nascita di romanzi famosi. Ho cercato l’ebook negli store e ho trovato solo la versione inglese. Su Feltrinelli IBS c’è il cartaceo in italiano  Link Feltrinelli

Agatha Christie scriveva ovunque, anche nelle camere d’albergo. Ma al 58 di Sheffield terrace di Londra c’erano i suoi indispensabili: Un tavolo robusto, una macchina da scrivere e una sedia dura con lo schienale rigido.

Jane Austen scrisse Orgoglio e pregiudizio utilizzando uno scrittoio portatile in mogano che suo padre le regalò quando compì 19 anni. Alternava lo scrittoio con il tavolo della sala da pranzo, rivolta verso la finestra. Lo scrittoio portatile comprendeva scomparti e un cofanetto dove la scrittrice Jane Austen Stan era pronta a nascondere i piccoli fogli di carta che scriveva, perché voleva tenere per sé L’inconfessabile libertà di scrivere. Oggi questo cofanetto è esposto presso la British library di Londra mentre il Cottage di Chawton, nell’Hampshire, è diventata la sede del Museo di Jane Austen e conserva ancora il tavolo su cui scrivere in sala da pranzo.

Sembra che Umberto Eco abbia scritto il nome della rosa nella sua casa di campagna a Monte Cerignone, borgo medievale tra Urbino e San Leo, in un convitto dei gesuiti: qui a metà degli anni settanta Umberto Eco stabilito la sua casa di campagna, nella piccola cappella era ubicato il suo primo studio. Successivamente a partire dagli anni novanta 90 Umberto Eco scriverà tanto a Milano circondato dalla sua biblioteca di 30.000 volumi, mentre scriveva ascoltava Bach, Mozart, Beethoven e Chopin e amava fin da ragazzo il jazz e la band della swing, per scrivere sentire il bisogno di un sottofondo musicale costante che gli serviva di ispirazione. Lo studiolo con i libri antichi è stato ricostruito presso la Biblioteca Braidense di Milano che contiene oltre ai libri anche pipe, bastoni da passeggio e pipe del grande semiologie, ovviamente si può visitare.

Aggiungo un’informazione di mia fonte diretta, Umberto Eco ha insegnato a lungo a Bologna fondando la facoltà del DAMS dell’Università di Bologna e ha attivato il Corso di laurea in Scienze della Comunicazione, per questo presso l’università esiste il Centro internazionale di Umberto Eco che fa parte dell’Università di Bologna e che ogni anno organizza degli eventi a lui dedicati, per esempio nel 2021 ha organizzato un evento di cui ho parlato nel mio post La scrittura smarginata di Elena Ferrante, nel 2022 sono stati organizzati ben due eventi con lo scrittore israeliano Eshkol Nevo ecco il link Eskhol Nevo in Ateneo a cui però non sono riuscita ad andare; tornando ai luoghi, il Centro Eco ha anche una sede in zona universitaria dove c’è ancora intatto lo studio che il professore usava quando lavorava a Bologna, non é visitabile ma io ci sono stata, un po’ casualmente perché conosco una persona che ci lavora e anche perché presso il Centro vengono organizzati eventi con una portata di pubblico più limitata come per esempio questo Evento in palazzo Marchesini

Riguardo ad autori più recenti e italiani Paolo Cognetti ha scritto Le otto montagne, premio strega 2017, all’aperto su un vecchio tavolaccio, recuperato dalla stalla dietro una baita, nel paesino di Fontane, sulle pendici del monte Rosa, in valle d’Aosta. L’intero paesino è diventato meta turistica letteraria. 

È bello avere un luogo per scrivere, un posto dove raccogliere le idee e stimolare la creatività, anche se mi è capitato spesso di avere delle ispirazioni in momenti in cui non ero in nessun posto specifico per scrivere, spesso le idee narrative arrivano nei momenti più impensati, magari mentre si è intenti a fare tutt’altro. Occorre però un posto dove queste idee possano essere tradotte in parole e strutturate all’interno di una trama. 

Ricordo che, nel corso di una gita scolastica, sono stata a Recanati a visitate la casa di Giacomo Leopardi e fu una bella emozione. Voi avete mai visitato la casa di uno scrittore o poeta? Avete anche voi un posto preferito dove scrivere o, semplicemente, raccogliere le idee e pensare? 


Fonti immagini: Pixabay 

Fonti testi: Wikipedia, sito università di Bologna e Donna Moderna del 26/1/23 articolo di Rosa Baldocci



venerdì 14 aprile 2023

Ambientazioni da sogno in storie da incubo

Pensai a quanti luoghi ci sono nel mondo che appartengono così a qualcuno, che qualcuno ha nel sangue e nessun altro li sa. (Cesare Pavese)

Chi scrive sa quanto sia importante l’ambientazione in un romanzo, è un altro protagonista, anzi forse il primo protagonista del romanzo. È una riflessione nata guardando alcune fiction televisive dove l’ambientazione è ciò che ha catturato la mia attenzione prima di ogni altra cosa, nel senso che ho cominciato a vederle proprio perché restavo folgorata dai posti in cui la trama si svolgeva. Ho notato che negli anni i gialli televisivi, molte tratte da libri, si sono sempre più spostati in posti bellissimi, le ambientazioni cupe e nebbiose a cui eravamo solitamente abituati nei gialli o nei noir hanno lasciato il posto a splendidi contorni da sogno. Ve ne cito alcuni.

Delitti in paradiso: ambientato nelle piccole Antille (nell’isola immaginaria di Saint Mairie) questa fiction la guardavo distrattamente la domenica pomeriggio dopo pranzo, in quel periodo dei primi mesi estivi, quando le programmazioni ordinarie della tv terminavano e ci ritrovavamo con le repliche dei telefilm più disparati. La seguivo mentre lavavo i piatti e rigovernavo la cucina, quasi sempre mi incantavo a guardare le spiagge magnifiche e sognavo di essere lì almeno per un attimo. 

La descrizione di Wikipedia è la seguente: è una serie televisiva Franco-britannica prodotta dal 2011. Creata da Robert Thorogood, il suo schema narrativo di base è quello di un detective della polizia britannica che si trova, spesso suo malgrado, catapultato a svolgere il suo lavoro in un lontano paese caraibico. Al di là  degli aspetti più giallisti della trama, buona parte della narrazione gioca sul culture clash generato dall’incontro delle abitudini del tipico esponente della middle class inglese con lo stile di vita di una società post coloniale e non urbanizzata come quella caraibica. 

Tra l’altro il detective inglese quasi sempre (i protagonisti sono cambiati nel corso della serie) odia il caldo, la sabbia e il mare, insomma è arrivato nel posto giusto. È una serie piuttosto lunga arrivata alla dodicesima stagione e, per un certo periodo, era stata promossa anche alla prima serata di Rai quattro, in questa occasione avevo notato che la serie si era evoluta, con misteri più elaborati pur lasciando sempre il solito schema delle origini. Un giallo leggero ma piacevole da seguire. 


I delitti del barlume: ambientato nell’isola d’Elba, una sera di parecchi anni fa, mentre facevo un giro distratto sui canali tv resto colpita dal colore del mare di una fiction con Filippo Timi, attore che avevo apprezzato nel meraviglioso film “Come dio comanda” tratto dal romanzo di Niccoló Ammaniti, dove lui faceva la parte del cattivo. Inizio a guardare e mi accorgo che quel mare lo conosco e così cerco di capire dove sono state effettuate le riprese, il paese immaginario in cui si svolge la trama si chiama Pineta ed è in provincia di Pisa, sulla costa livornese, così seguo tutto il film poi cerco in rete senza trovare nulla (era la prima o la seconda stagione della serie, in un momento ancora di scarsa notorietà). Alla fine ho avuto la conferma che si trattasse dell’isola d’Elba e ho cominciato a seguire la fiction su la 8 cercando di beccare le repliche dei vari episodi. Ammetto che, dopo vari anni, mi sono appassionata alla serie coinvolgendo anche il mio compagno. Così ci siamo ritrovati a inseguire le riprese in quel di Pineta (che nella realtà è Marciana Marina splendido comune dell’isola d’Elba) dove un paio di volte ci siamo ritrovati proprio nel periodo giusto.

Foto “rubata” dal set nella piazzetta di Marciana Marina 

La serie de I delitti del BarLume è tratta dai romanzi di Marco Malvaldi, molto liberamente devo dire, avendo letto un paio di romanzi dell’autore e aver trovato molte differenze; questo può essere un vantaggio perché anche se leggi il romanzo puoi tranquillamente vedere la fiction senza problemi. A differenza di altri casi in cui la sceneggiatura della fiction è del tutto fedele ai romanzi (come avviene per I bastardi di Pizzofalcone di Maurizio De Giovanni, lo dico con cognizione di causa avendo letto molti suoi romanzi e visto la serie). Lo schema della fiction del BarLume richiama lo stile del film “Amici miei” di Mario Monicelli, infatti ci sono quattro vecchietti che passano le loro giornate al BarLume a giocare a briscola e a impicciarsi della vita del paese, ogni tanto organizzano degli scherzi feroci ai danni di qualche malcapitato, talvolta anche del barista Massimo Viviani, titolare del Bar, personaggio spigoloso e collerico, ma dotato di grande “intelligenza matematica”. Tuttavia quando avviene un omicidio nella tranquilla cittadina di Pineta, le loro congetture finiscono con l’intrecciarsi con le indagini della commissaria locale e, guarda caso, portano alla soluzione del caso. Sullo sfondo la vita della provincia toscana che sopravvive al consumismo turistico.


Le indagini di Lolita Lobosco: Il vicequestore Lolita Lobosco torna nella sua Bari per dirigere una squadra di soli uomini. È liberamente ispirata all’omonima serie di romanzi di Gabriella Genisi. É ambientata a Bari, ma nella fiction possiamo ammirare non solo il lungomare della città ma anche le spiagge dei suoi dintorni, ora per una come me di origini pugliesi, una fiction di successo ambientata in Puglia fa molta invidia lo ammetto, ma perché non ci ho pensato io? Perché io non vivo a Bari ma a Bologna e poi se fossi vissuta a Bari sarebbe stato lo stesso...

Comunque nei miei viaggi in Puglia ho visto dei posti meravigliosi, tra Bari e il Salento ci sono dei luoghi perfetti per le ambientazioni da romanzo, tanto che Luca Bianchini di Torino, dopo un viaggio a Polignano a mare, ha deciso di ambientarci parecchi romanzi con la sue storie romantiche e gialle (Io che amo solo te, La cena di Natale di Io che amo solo te, Baci da Polignano, Le mogli hanno sempre ragione).

Una mia foto di Polignano 


Uno splendido angolo del centro storico di Polignano 


L’abbinamento di storie gialle con panorami mozzafiato rende tutto molto più accattivante, soprattutto quando c’è la trasposizione cinematografica o televisiva che permette di godere degli scenari descritti nel romanzo. Insomma dopo migliaia di storie ambientate nelle metropoli come New York, Roma e Milano o in cittadine suggestive da nebbia in val padana si è passati ad ambientazioni più colorate, perché é questo che sovrasta la storia: il colore, l’azzurro del cielo del mare e il verde della natura. Ci sono fiction che decido di guardare solo per l’ambientazione, per sognare di essere al mare, la difficoltà investigativa è quindi superare il desiderio di andare in spiaggia. Come fanno quei poveri detective a non poter godere mai della bellezza che li circonda? Sempre troppo impegnati nelle loro indagini complicate, con la consolazione però di correre in spiaggia a godersi la bellezza alla fine delle indagini. 

Cosa ne pensate di queste storie gialle con tinte meno noir e più azzurre? Avete altre fiction o romanzi di questo genere da segnalare?

Fonti immagini: la prima foto è presa da Pixabay 

mercoledì 5 aprile 2023

Un confronto tra donne

Essere donna è un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non annoia mai. Oriana Fallaci.


Cari amici, la scorsa settimana ho aderito alla proposta di due blogger che ormai seguo da molto tempo e che mi sembra di conoscere come delle vecchie amiche: Luana del blog Io, la letteratura e Chaplin e Elena Ferro del blog Volpi che camminano sul ghiaccio

Abbiamo fatto un bel confronto sul tema della natalità e delle donne senza figli, in particolare sui pregiudizi di cui sono vittime: non avere figli può essere una scelta consapevole oppure può non essere successo per altre motivazioni, ma una donna è una persona completa comunque, non è un’appendice dei figli. Con uno scambio di domande e di opinioni ognuna di noi ha raccontato la sua esperienza e il suo pensiero. È stato un’occasione per parlare di un argomento che probabilmente da sola non avrei affrontato, un modo per aprirsi e capire qualcosa di più delle donne e anche di me stessa. 

Ecco il link qui se volete leggere l’articolo completo. 


Fonte immagini: Pixabay 

sabato 1 aprile 2023

Le storie nei film, tra realtà e fantasia

Il cinema è la scrittura moderna il cui inchiostro è la luce. Jean Cocteau


Negli ultimi mesi ho rallentato un po’ con la lettura, il motivo è soprattutto perché ho gli occhi stanchi e leggere mi affatica di più, ma c’è anche il fatto di non aver trovato molti libri che mi abbiano catturato davvero. Comunque all’inizio di gennaio, in un momento di insofferenza, ho deciso di abbonarmi a Now TV approfittando di un’offerta scontata, così ho deciso che, pur avendo già Amazon prime, per qualche mese potevo anche abbonarmi a NOW e devo ammettere che ho visto dei film molto belli. Premetto che il mio primo pensiero riguardava la serie I delitti del BarLume di cui sono una vera fan e sono riuscita a recuperare alcuni vecchi episodi che mi ero persa perché ho dormito sul divano mentre tentavo disperatamente di restare sveglia, in più ho visto i nuovi episodi di gennaio 2023

Nel frattempo ho visto anche degli ottimi film usciti da poco e che desideravo vedere.

SICCITÀ 

 Siamo a Roma, in un presente distopico, una serie di personaggi deve far fronte a una grave siccità  che ha ridotto al minimo le riserve di acqua





Ovviamente questo tema è attualissimo, dopo il caldo anomalo dello scorso anno e gli ultimi eventi naturali che hanno messo sotto gli occhi di tutti l’emergenza di un clima che sta cambiando, tema negato, ignorato e mai preso in considerazione seriamente da chi detiene il potere, i grandi della terra troppo impegnati a rincorrere l’economia e la crescita del PIL, senza preoccuparsi di quello che questa crescita sconsiderata porta come conseguenza. Guardando il film mi sono sentita molto coinvolta perché è ambientato in Italia in un contesto che sembra molto vicino ai nostri giorni. Chiedetevi cosa succederebbe se, all'improvviso, vi ritrovaste costretti a usare con l'acqua con parsimonia, a scegliere se usarla per cucinare o lavarvi, la scelta diventa ancora più ardua quando il caldo torrido non concede tregua. Siamo vicini a questa situazione, 


IL SIGNORE DELLE FORMICHE

 


Questo è un film ispirato alla nostra storia più recente, il secondo dopoguerra, ed è interessante proprio per poter osservare come certa mentalità si insinuasse nel tessuto sociale del nostro paese e ne segnasse i costumi, cosa che peraltro avviene ancora oggi

La pellicola, presentata in concorso alla 79ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, ripercorre la vicenda dello scrittore e mirmecologo Aldo Braibanti, protagonista tra il 1964 e il 1968 di un processo giudiziario molto controverso, il cosiddetto "caso Braibanti", interpretato da Luigi Lo Cascio. 

Nel 1959 Aldo Braibanti, ex partigiano ed esponente del Partito Comunista Italiano, torna nel suo paese natale nei dintorni di Piacenza, dove raccoglie attorno a sé un cenacolo culturale di giovani; questo scatena il sospetto dei compaesani, che mal sopportano la sua idea di cultura, la sua visione politica e il sospetto che egli indottrini i loro figli. Tra i suoi seguaci c'è il giovane Riccardo Tagliaferri, il quale, pur subendo la fascinazione del Braibanti, non riesce a emanciparsi dalla mentalità retrograda della sua famiglia borghese; quando suo fratello minore Ettore conosce per puro caso il professore, si dimostra da subito più permeabile alle sue tesi. Ettore comincerà presto a frequentare il circolo: Braibanti lo prenderà sotto la sua ala, allontanando Riccardo e causando la gelosia di quest'ultimo.Pian piano tra Ettore e Aldo si instaura una relazione omosessuale: il poeta lo convince a lasciare gli studi di medicina e lo invita a coltivare la sua passione per la pittura, cosa che scatena l'ira della madre di Ettore.


IPERSONNIA

Questo film l'ho visto su Prime e vi riporto la descrizione ripresa da wikipedia: In un futuro distopico, in Italia le vecchie carceri sono solo un ricordo; con il programma Hypnos varato dal politico Costa, i detenuti scontano la loro pena in uno stato di sonno profondo, che li rende inoffensivi, facili da gestire, economici da mantenere e apparentemente con questo sistema si riducono i crimini recidivanti al 4%. Un sistema efficiente che però nasconde lati oscuri.
David Damiani, un operatore carcerario che si occupa del profilo psicologico dei soggetti sottoposti a questo trattamento, deve periodicamente risvegliare i condannati per verificarne le condizioni psichiche, controllare le loro schede penali e vagliare il loro eventuale risveglio definitivi. Un giorno però si insospettisce quando scopre un uomo i cui dati sono andati persi, e alla ricerca di una spiegazione innesca una catena di eventi; infatti dopo alcune situazioni confuse e imprevisti incidenti nelle capsule del programma Hypnos, in cui viene a mancare il supporto di ossigeno, avviene una strana colluttazione dove viene ucciso un operatore carcerario e assalita la fidanzata di David, il quale riesce a reagire e fermare l'assalitore uccidendolo, avvenimenti che lo portano ad essere lui stesso incarcerato e sottoposto a ipersonno. 

Mi fermo qui per non svelare tutta la trama perché c’è anche un elemento di mistero che si definisce solo alla fine.



È un film che fa riflettere molto, quando certi rimedi, come può essere quello applicato al sistema carcerario, riguarda la manipolazione della vita umana, dobbiamo sempre chiederci quale sia il limite da non valicare.


L’ESERCITO DELLE 12 SCIMMIE

Questo era un film che desideravo rivedere da tanto tempo, ma in tv non lo passavano mai, ripropongono diecimila volte gli stessi film ma alcuni proprio mai, così quando ho visto che era su NOW l’ho riguardato, anche perché non lo ricordavo bene. É un bellissimo film, uscito nel 1995, con un bravissimo Bruce Willis, un giovane Brad Pitt che interpreta magistralmente la parte dello psicopatico e una Madeline Stowe, nella parte di una psichiatra del passato, al massimo della bellezza. Oggi, questo film ambientato in futuro distopico in cui l’umanità vive sottoterra a causa di un virus che ha annientato il mondo, sembra incredibilmente attuale. E poi c’è il finale spettacolare e a sorpresa, che svela un po’ tutti gli interrogativi del film e anche quello che accade all’umanità dopo la parola fine



Non so perché mi sto appassionando sempre più a film del genere distopico, forse perché oggi molte realtà che credevamo fantasia si stanno realizzando e sembra quasi che certi film diano un avvertimento su quello che potrebbe accadere o che forse é già presente e non ce ne accorgiamo, troppo impegnati a vivere nel consumismo sfrenato che la società ci impone come fonte di felicità assoluta. 

 Avere visto qualcuno di questi film? Cosa ne pensate di questi temi?

 

Fonti immagini e video: pexels e YouTube 

Fonti testi: Wikipedia