domenica 25 settembre 2016

Le regole del romanzo perfetto

I romanzieri non capiscono molto di quel che fanno, non sanno perchè funziona quando va bene, non sanno perchè non funziona quando va male. Stephen King.
Quando ero un'adolescente ingenua e sognatrice scrissi un romanzetto di circa quanranta pagine che parlava di due adolescenti inquieti che si innamoravano e, forti del loro amore, sfidavano il mondo, anzi il "loro" mondo fatto di adulti bigotti e rompiscatole in una piccola cittadina di provincia che guardava le apparenze e mai la sostanza.
Cosa c'è di diverso rispetto a oggi? Forse non molto, ma non è questo il punto.
Un mio amico lesse il romanzo e si entusiasmò, si offrì di batterlo a macchina per poterlo poi inviare a una casa editrice. Non c'erano ancora i computer, internet era ancora più lontano e i cellulari erano soltanto quei furgoni che trasportavano i detenuti. Io presi il mio romanzetto battuto a macchina e lo conservai in attesa di trovare il coraggio di mostrarlo a un editore, magari pensavo che l'avrei incontrato in qualcuno dei miei viaggi in treno oppure in piazza maggiore davanti alla basilica di San Petronio. Poi un giorno feci leggere uno stralcio di quel romanzetto a un mio caro amico, beh diciamo che non era un amico come gli altri, ci tenevo un po' di più. Lui lesse due pagine di un capitolo e mi disse che sembrava molto bello, poi volle sapere cosa accadeva nella storia, io gli raccontai la trama e lui mi stroncò!
Ma no! Queste cose non accadono nella realtà! - mi disse - e poi mi sembra troppo triste, non va bene.
Gratis come la tristezza, con la tua nuvola di dubbi e di bellezza. Fabrizio De André
Io mi scoraggiai e pensai che probabilmente aveva ragione, ma che razza di storia mi ero inventata! 
Allora il mio protagonista si ammalava e no, non vi dico come finiva, però il tema della malattia era secondo il mio amico troppo triste. Un ragazzo giovane che si ammala, che potrebbe morire, è davvero una storia troppo triste e non interessa a nessuno.
Sarà perché erano gli anni ottanta? Anni leggeri in cui tutto il bello sembrava possibile? Può darsi o forse no.
In ogni caso lasciai perdere per qualche tempo le mie velleità letterarie e mi dedicai alla mia banale vita fatta di studi universitari, di fidanzati, di lavoro, matrimoni e altre catastrofi.
Poi qualche anno più tardi prima di buttarmi nel self leggo un libro di Valentina D'Urbano intitolato "Il rumore dei tuoi passi".
Un bel romanzo, bello e straziante perchè fin dal primo capitolo sappiano che il protagonista di 19 anni muore e, nonostante tutto, ci leggiamo avidamente tutta la storia fino alla fine perché la morte di lui sbattuta in faccia al lettore fin dall'inizio ci lascia così sbigottiti che vogliamo saperne di più e ci immergiamo in quella storia piena di lacrime e dolore con piena consapevolezza (confesso che l'ho anche riletta una seconda volta a breve distanza di tempo).
Allora mi sono detta: di solito non si svela la fine già nel primo capitolo, non dovrebbe essere così, chi ha voglia poi di continuare a leggere?
Risposta: Tutti, me compresa. E al di là di tutte le logiche. Infatti il libro è stato a lungo ai primi posti delle classifiche di vendita.
E ho ripensato al mio romanzetto troppo triste, mi sono chiesta: ma perchè era troppo triste? Ne "Il rumore dei tuoi passi" addirittura un ragazzo di 19 anni muore fin dall'inizio del libro, allora no il mio non era tanto triste. 
La vita è un'enorme tela: rovescia su di essa tutti i colori che puoi. Danny Kaye.
Poi dopo avere pubblicato "La libertà ha un prezzo altissimo" mentre sbirciavo la classifica di iBooks vedo ai primi posti il libro "Braccialetti rossi"  di Albert Espinosa (sì proprio quello della  Fiction tv)  anche qui un romanzo (tratto da una storia vera) che parla di ragazzi giovanissimi malati, addirittura una storia quasi completamente ambientata in un ospedale.
Non è troppo triste? Sembra che il romanzo, che io non ho letto, sia invece pieno di positività, anche se ovviamente parte da presupposti tragici.
Insomma a quel punto ritiro fuori il mio romanzetto e lo rileggo, a parte certe parti scritte orribilmente e assolutamente da depennare, la storia non è da buttare e forse neanche troppo triste, forse rispetto a "Il rumore dei tuoi passi", che ho letto e amato e su cui versato intense e appassionate lacrime, é una allegra commedia. 
Da lì è nata l'idea di scrivere "Fine dell'estate" riprendendo diversi punti cruciali della storia e riscrivendoli quasi completamente. Poi, non so come, sono stata catturata dai personaggi e il romanzo è diventato molto più lungo, dando una svolta alla storia alla quale non avevo mai pensato.
Eh lo so, dal titolo del post vi aspettavate che svelassi le regole del romanzo perfetto, mi dispiace deludervi: queste regole non esistono! O forse esistono, può anche darsi, ma io non le conosco, altrimenti sarei già balzata in vetta alle classifiche. 
Una regola però esiste: non cercare di trovare regole assolute per scrivere una storia di successo, non fissarsi sul fatto che il romanzo debba rientrare in determinati canoni, non esistono romanzi troppo tristi o troppo allegri o troppo inverosimili, esistono i romanzi e forse i lettori che vogliono leggerli.

E voi invece le regole del romanzo perfetto le avete trovate o siete giunti alla mia stessa conclusione?


domenica 18 settembre 2016

Sempre un po' di me: intervista su Tratto Rosa e chiacchiere sul mondo Facebook

Cari amici non voglio essere monotona ma venerdì sul Blog Tratto Rosa di Cinzia La Commare c'è un'altra mia intervista. Anche qui svelo altre piccole cose di me.


Così se vi va di leggerla potete trovarla in questo link Intervista su Tratto Rosa
Ringrazio Cinzia per avermi dedicato questo spazio nel suo blog collegato a un gruppo Facebook molto attivo e vivace e approfitto di questa occasione per parlarvi proprio del mondo Facebook.
Attraverso questa vetrina sul mondo ho avuto modo di conoscere tante persone magnifiche e incredibilmente dinamiche in materia di scrittura, libri, promozione e interazione. Ho cercato di muovermi in questo mondo sempre molto cautamente perché, come è facile intuire, questa vetrina così pubblica se, da un lato, può far conoscere un aspirante scrittore, dall'altro nasconde anche tante insidie.
Quindi la mia regola ferrea è sempre stata quella di riflettere più volte prima di postare qualsiasi cosa e di ricordarsi che su Facebook quello che scrivi è per sempre (salvo guerra nucleare che distrugga il mondo, tutti i computer e la rete). 
A parte la cautela necessaria, dai gruppi Facebook ho assorbito tante piccole informazioni che mi hanno aiutato a capire come operare per fare determinate cose. Per esempio ho scoperto quali app potevo scaricare per creare un booktrailer casalingo, come funziona Amazon e KU, che ci sono siti da cui puoi scaricare immagini e video liberi da copyright, quali regole osservare per le citazioni nei propri romanzi e tanto altro. La cosa bella dei gruppi è che puoi porre un quesito e prima o poi qualcuno ti risponde e ti indica una direzione da seguire. 
Questo mondo usato bene, cioè con educazione e correttezza, che poi sono le regole che servono anche nella vita di tutti i giorni, può darti molto. 
In questi due anni credo di aver imparato tanto dai blog, dove ormai mi sembra di appartenere a una grande famiglia (grazie amici, voi sapete chi siete!) e anche grazie a questa vetrina virtuale che si affaccia sul mondo.

E voi cosa ne pensate al riguardo?




mercoledì 14 settembre 2016

"L'amore che ci manca" emigra

Ogni tanto accadono cose che non ti aspetti e che, oltre a lasciarti sorpresa, ti riempiono di dubbi.
Una giovane casa editrice ha notato il mio romanzo e mi ha proposto un contratto.
In questo ultimo periodo il mio umore oscillava tra esaltazione e ansia.
Perché se da un lato ero felice che il mio romanzo avesse destato le attenzioni di un editore e che alla fine fosse anche piaciuto al punto di propormi il contratto, dall'altro mi chiedevo se volevo rinunciare alla mia autonomia di self.
Però la voglia e la curiosità di fare questa nuova esperienza è stata più forte. E poi trovare qualcuno che crede in te è bellissimo, ti dà una sensazione di gratitudine e di leggerezza. 
Quindi eccomi qui.
Vi annuncio che "L'amore che ci manca" sarà tolto dagli store on line perché ho appena firmato il contratto con una casa editrice, giovane, ma molto attenta e che dedica particolare attenzione gli autori self. 
Il romanzo uscirà con la nuova edizione tra qualche tempo, non vi anticipo nulla, lo scopriremo insieme vivendo (ah il buon Battisti).
Emozione, ansia, emozione.
Se qualcuno vuole scaricare l'amore che ci manca ha ancora qualche giorno di tempo per farlo, fino alla fine di questa settimana.

Ci sono amori che restano fermi nel tempo incompiuti e irrisolti.
Vi ripropongo la quarta di copertina

Si dice che la vita cominci a quarant’anni e potrebbe essere così per Linda Sarti che alle soglie dei quaranta sembra avere tutto quello che una donna possa desiderare: è bella, ha un marito che la ama, una figlia adolescente e un lavoro in cui si è pienamente realizzata.
Invece proprio nell’anno del suo quarantesimo compleanno tutte le sue certezze crollano: suo marito la lascia per inseguire un nuovo amore più giovane, sua figlia sempre più irrequieta nei suoi conflitti adolescenziali tende ad attribuirle l’origine di quel fallimento matrimoniale. Il suo lavoro forse non costituisce quello che lei davvero desiderava ed è diventato fonte di enormi responsabilità e preoccupazioni che la schiacciano ogni giorno di più.
Dopo due anni Linda, che nel frattempo ha cercato di riorganizzarsi l’esistenza, non è affatto soddisfatta di come è diventata la sua vita che ha assunto quasi la forma di un’oppressione quotidiana. E poi un giorno al lavoro accade qualcosa di talmente grave che la costringe a riflettere su quello che davvero vuole realizzare nella sua vita.
Si aggiunge a questo momento di grande confusione la malattia di sua zia, unica figura familiare rimastale dopo la morte dei suoi genitori, e Linda lascia momentaneamente il lavoro per cercare di aiutarla in questo difficile momento. Torna nel paese natale e incontra Giulio, l’amore della sua giovinezza, il ragazzo che ha amato disperatamente per cinque anni. Rivederlo riaccende in lei i ricordi e quell'amore che credeva dimenticato.
Anche Giulio sembra cambiato. Inaspettatamente le riserva tutte quelle attenzioni che un tempo evitava, perché allora l'aveva lasciata? Cosa era successo anni prima? Perché all'improvviso sembra non poter più fare a meno di lei? Linda è costretta a tornare con la mente agli anni in cui viveva lì e al punto in cui ha fatto determinate scelte tra cui quella di partire. La sua permanenza forzata in quel luogo diventa un viaggio interiore alla scoperta di se stessa e anche di risposte che allora erano rimaste sospese.

Ci sono amori che restano fermi nel tempo, incompiuti e irrisolti. Possono tornare nella memoria come un alito di vento e sfiorarci appena  per un momento o possono riesplodere impetuosi come un temporale d’estate.
«Non lo sapevo che quello che provavo era amore. Non sapevo che non avrei più provato lo stesso, dopo di te.»

Riporto le recensioni Amazon ricevute finora
5.0 su 5 stelle
Una storia intensa Di  Francy   il 9 giugno 2016
 Avete mai rimpianto un amore e sognato di ritrovarlo? Questo libro parla di questo, ma anche di molto altro. Parla di incontri che ti cambiano la vita o semplicemente ti riportano indietro a quando si era fermata. Parla delle difficoltà di fare una scelta che in ogni caso ti porterà sofferenza. L'autrice tratta delicatamente il tema del rimpianto, dell'amore mai sopito e delle difficoltà di realizzare se stessi ad ogni costo perché il prezzo da pagare è sempre la propria felicità.
Bellissimo romanzo, intenso e scritto bene.
Recensione Amazon  

5.0 su 5 stelle
Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano.... Di  Angi   il 21 agosto 2016
Una nota canzone di Venditti ci ricorda che l'amore gioca scherzi e non si può imbrigliare, c'è un destino scritto per ognuno di noi ed è inutile cercare di controllare la propria vita, in ogni aspetto, ma in particolare per i sentimenti. Questo romanzo mi è piaciuto oltre che per il tema, per lo stile della scrittrice, sempre avvincente e nostalgico, con continui flashback nel passato e ritorno al presente, e ci insegna che un poco di sano fatalismo aiuta ad affrontare le vicende della vita, perché la possibilità che un nuovo incontro dia una svolta al nostro percorso è sempre dietro l'angolo, e può concretizzarsi quando meno te lo aspetti. Consigliatissimo a tutti, uomini e donne!
Recensione Amazon

4.0 su 5 stelle
Coinvolgente Di  TrattoRosa (Blog)   il 12 settembre 2016
Giulia Mancini ha un modo di scrivere scorrevole e leggero, ma che riesce comunque a coinvolgerti al punto da divorare le pagine e dimenticare del tempo che passa. Ho apprezzato le sue capacità descrittive e il modo di introdurre un nuovo capitolo che non fosse banale o troppo simile a quello precedente.
Recensione Amazon

E a questo punto non mi resta che aspettare i prossimi eventi.

domenica 11 settembre 2016

La fertilità ai tempi della precarietà

Ancora mi illudo che chi ci governa abbia un po’ di sale in zucca e di sensibilità, ma scopro che non è mai così e allora voglio dire la mia sul Fertility day e sulla assurda campagna che si sono inventati i soliti noti. Non mi piace parlare di me, preferisco farlo attraverso i miei romanzi, ma non riesco a stare zitta su questa questione. 



Illustrissimi geni che ci governate, 
sappiate che se non ci dicevate che più passano gli anni più la fertilità decresce e che diventa difficile fare un figlio io non lo avrei mai capito e meno male che ci siete voi a ricordarcelo!
Ebbene, governanti geniali, sappiate che ho tentato di avere un figlio per diversi anni, piangendo lacrime amare e scappando in bagno tutte le volte che scoprivo che una mia amica era incinta (e mentre mi complimentavo con lei con un sorriso, pensavo che avrei voluto mettermi una corda al collo e impiccarmi).
Dopo numerosi tentativi, lacrime ed esaurimenti nervosi ho accettato il fatto che si può vivere anche senza figli, visto che se continuavo di quel passo finivo al creatore (forse non tutti lo sanno, ma la fecondazione artificiale con il suo bombardamento di ormoni oltre a costare un botto fa anche male alla salute).
Ci ho messo anni a trovare un equilibrio sereno, non dico felice, ma sereno e poi arrivate voi con questa campagna e mi date una bella botta all'autostima.
Ma a parte la mia storia personale che già mi tocca farci i conti quando c'è il solito stolto che pur conoscendo la tua personale situazione gli scappa detto: 
Eh, chi non ha figli non può capire 
Eh, una donna senza figli è incompleta 
Sì, perché la nostra cultura comune insiste ancora a considerare la donna (perché poi è ancora la donna che si fa carico più di tutti dell'impegno dei figli) realizzata solo se fa dei figli,  e così già intorno ai vent'anni comincia ad essere ossessionata dall'orologio biologico che fa:
"tic tac il tempo passa e passerà e nessun ovulo ritornerà"  

E comunque una donna nel 2016 sarà poi libera di scegliere se fare dei figli o meno?
E a parte questo, con quale faccia di bronzo mi proponete una campagna sulla fertilità?

In Italia anche i più ‘fortunati’ che concepiscono senza problemi si imbarcano in un avventura coraggiosa in cui lo stato non ti dà nessun supporto: asili nido costosissimi, assegni familiari ridicoli rispetto agi altri paesi europei (ovviamente se hai un lavoro),
mondo del lavoro che ghettizza le donne con i figli perché fanno troppe assenze o perché non sono al top e pienamente efficienti dopo una notte insonne passata a cullare il neonato, sembrano dirti ‘hai fatto un figlio, sono fatti tuoi!’
per non parlare della mancanza di lavoro con quarantenni che sono ancora precari con il continuo rischio di trovarsi in mezzo a una strada! Perché cari geni del governo, forse non lo sapete, ma un figlio costa anche in termini di soldi (sì i soldi, quella cosa sporca che voi sperperate sulle nostre spalle).

Un figlio devi nutrirlo e farlo crescere e dedicargli tutto il tempo che un bambino merita, mentre al lavoro (quando c'è il lavoro) ti chiedono di essere sempre più presente, efficiente, sveglia e solerte e fare straordinari non retribuiti!
Ma i figli si fanno da giovani  
Certo verissimo, i figli li puoi fare da giovane solo se hai una famiglia che ti supporta e magari ti aiuta economicamente perché intanto il lavoro non ce l'hai o se ti va bene hai un lavoro precario e probabilmente resterai  precario a vita, se non ti licenziano a cinquant'anni e allora sono cavoli amari perché sei fuori mercato e nessuno ti assume più. Arrivare alla pensione sarà dura, ma ancora di più dar da mangiare al pupo!


martedì 6 settembre 2016

Intervista a Giulia Mancini su Anima di carta


Oggi sul blog Anima di carta  di Maria Teresa Steri c'è una bellissima intervista alla sottoscritta

La bravissima scrittrice e blogger non solo ha letto i miei primi due romanzi, ma mi ha fatto un grande regalo parlandone nel suo blog (seguitissimo e interessantissimo) i superlativi sono d'obbligo!!!
Alle recensioni ha aggiunto anche un'intervista in cui mi sono rivelata parecchio.
Eh sì, svelo cose che voi umani lettori non sapete ancora di me (la citazione di Blade runner mi piaceva troppo e così cerco di dissimulare la mia emozione) quindi se vi ho incuriosito andate a leggere.

E ancora un superlativo grazie a Maria Teresa.

domenica 4 settembre 2016

Toc toc


E quando una nuova storia bussa alla porta cosa facciamo?

Per quanto tu possa essere razionale, ci sarà sempre una favola alla quale finirai per credere.
 (And72Rea, Twitter)
Le idee girano come un vortice nella mia testa e, in modo anche abbastanza disordinato, mi impongono di stare ad ascoltare.
Provo ad ascoltare e a ragionare con me stessa sulle difficoltà, mi dico di no perché non è semplice raccontare una storia di cui si conosce poco, ma poi i personaggi insistono.
- Ehi, noi ci siamo - mi dicono.
- Siamo qua, guardaci.
Allora provi a guardare, hanno perfino un volto ben definito, hanno nome e cognome e un passato, c'è già la storia e devo solo scriverla.
Come se fosse facile, personaggi complessi, storia complessa, stavolta mi sa che mi sono imbarcata in un'impresa troppo ardua. Boh!
E poi sono stanca, ha senso tutta questa fatica? E c'è anche quell'altra storia che dovrei scrivere, quella che gira nei miei pensieri ancor prima di questa. Quella forse è più semplice...ma no la solita storia d'amore! Non è proprio la solita storia d'amore, c'è quel famoso mistero, quella storia del passato che non ti lascia stare...
Non so cosa accadrà e soprattutto cosa prevarrà. 
E poi all'improvviso le parole ti arrivano come per magia e cominci a scrivere la prima riga, poi la prima pagina e magari arrivi alla seconda. Un passo alla volta, anzi una riga alla volta, forse ce la faremo. Forse.

Capita anche a voi?