giovedì 30 dicembre 2021

Le mie letture 2021

“Un libro dev’essere un’ascia per rompere il mare ghiacciato che è dentro di noi”, Franz Kafka

Un altro anno è passato ed è stato un anno con molte più letture del solito, non so bene perché ma il numero dei libri letti è stato maggiore rispetto agli anni passati, ben 47 libri, alcuni anche piuttosto lunghi, forse ho letto di più perché sono state maggiori le notti insonni, o forse perché ho fatto qualche viaggio in treno, o forse perché con il Covid ho fatto meno vacanze e ho dedicato il mio tempo libero alle letture...Beh, non è poi così importante, é così e basta. Quest’anno ho introdotto una novità nella lista delle mie letture (nel post che aggiorno man mano che procedo con le letture) inserendo la suddivisione per mesi, così potevo rendermi conto meglio del periodo in cui li leggevo.

I libri che ho amato di più sono L’ombra del vento di Carlos Ruiz Zafón e Cambiare l’acqua ai fiori di Valérie Perrin, pensate che ne ho tardato la lettura perché tutti ne parlavano e avevo il pregiudizio dei libri troppo osannati, ma sono davvero dei gran romanzi. Poi sul finire dell’anno un altro romanzo che mi ha folgorato è stato L’Arminuta di Donatella Di Pietrantonio, davvero una storia intensa e dolorosa. Inoltre ultimo libro finito prima di Natale un bellissimo romanzo consigliato da Luz del blog Io, la letteratura e Chaplin”, intitolato La variante di Lüneburg di Paolo Maurensig. Infine quest’anno ho colmato un pezzetto delle mie lacune leggendo anche due classici che mi mancavano (ma la lista è ancora molto lunga): 1984 di Orwell e Il buio oltre la siepe di Harper Lee, difficili ma belli. Ho scoperto i romanzi inquietanti e divertenti di Gianluca Morozzi e ho continuato a leggere Donato Carrisi che riesce sempre a catturarmi con le sue storie.


LETTURE 2021
Gennaio
1. La notte delle falene di Riccardo Bruni 
2. Una giornata storta di Eleonora Ippolito
3. Sei sospetti per un delitto di Raffaele Malavasi 
Febbraio
4. La disciplina di Penelope di Gianrico Carofiglio 
5.L’ombra del vento di Carlos Ruiz Zafón
Marzo
6. Ancora un giro di blues di Riccardo Bruni 
7. La principessa di ghiaccio di Camilla Läckberg
Aprile 
8. Passi di tango in riva al mare di Federico Maria Rivalta 
9. La centesima finestra di Morena Fanti
10. Perché non eravamo pronti di David Quammen 
11. Non fidarti della notte di Maria Teresa Steri 
Maggio
12. Il tribunale delle anime di Donato Carrisi 
13. 1984 di George Orwell
14. Non ho paura del buio di Robert Dugoni 
Giugno
15. Cambiare l’acqua ai fiori di Valérie Perrin
16. La vita che volevo di Lorenzo Licalzi 
Luglio 
17. Non temerò alcun male di L. K. Brass 
18. La fiamma e La Rosa di Cristina M. Cavaliere
19. Questa estate succede che di Giovanni Venturi
20. Càscara di Elena Ferro 
21. Eleanor Oliphant sta benissimo di Gail Honeyman 
Agosto
22. Alla scoperta dei segreti perduti di Bologna di Barbara Baraldi 
23. Blues per i nati senza un cuore di Ferdinando Salamino 
24. Il leone e La Rosa di Riccardo Bruni 
25. Stella nera: le luci dell’Occidente di Marco Freccero 
26. I segni sulla pelle di Stefano Tassinari 
27. Reo confesso di Valerio Varesi 
Settembre
28. Il kamikaze di Cellophane di Ferdinando Salamino
29. Com’è giusto che sia di Marina Di Guardo
30. Il margine della notte di Ferdinando Salamino 
31. Il buio dell’alba di Stefania Romito 
Ottobre
32. Il cacciatore del buio di Donato Carrisi
33. Aria ed altri coccodrilli di Silvia Pillin 
34. Yumi & Nana - Il primo lungometraggio di Inagheshi 
35. Il maestro delle ombre di Donato Carrisi
36. Gli annientatori di Gianluca Morozzi 
Novembre 
37. Acqua passata di Valeria Corciolani
38. Il buio oltre la siepe di Harper Lee
39. Come il mare in un bicchiere di Chiara Gamberale
40. Prisma di Gianluca Morozzi 
41. Luce della notte di Ilaria Tuti
42. Delyrio di Stefania Romito 
43. La prima volta in cui sono morta di Marta Minotti
Dicembre
44. L'arminuta di Donatella Di Pietrantonio 
45. La paziente scomparsa di Liz Lawler
46. La variante di Lüneburg di Paolo Maurensig
47. Uno strano caso per il commissario Calligaris di Alessandra Carnevali


sabato 18 dicembre 2021

Fuga dal Natale


I ricordi, come le candele, bruciano di più nel periodo natalizio. (Charles Dickens)

Sembra che tutti adorino il Natale, che bello, le luci, il panettone, il pandoro, le vacanze natalizie e poi cos’altro? Ah i regali, il consumismo, le luminarie.

Io amavo molto il Natale quando andavo a scuola perché le vacanze natalizie erano piacevoli, libertà dal 22 o 23 dicembre fino all’epifania del 6 gennaio, ma non era una meraviglia? 

Il mio amore per il Natale credo si sia esaurito con la fine della scuola (o forse dell’università), tutto è finito il 1 gennaio 1989 quando fui costretta a prendere il treno per tornare a Bologna e iniziare a lavorare dal 2 gennaio. Eh già, mi avevano appena assunto, in un’azienda che avrei lasciato di corsa otto mesi dopo per un altro lavoro...vabbè. Da allora prendere le ferie a Natale è sempre stata  una lotta, sì potevo prenderle tra Natale e capodanno - dopo sofferti piani ferie e accordi con gli altri colleghi - ma poi non riuscivo mai a riposarmi davvero. Una corsa continua per tutto il mese di dicembre (mese che di fatto dura tre settimane e c’è pure il ponte dell’Immacolata in mezzo) e poi quando finalmente arriva la vigilia di Natale ecco che non faccio mai nulla di quello che vorrei fare. Forse è per questo che non sopporto il Natale perché tutto si riduce a corsa consumistica a tutti i costi, con regali spesso inutili che, in passato, ho relegato in cantina a fare la muffa o a riempire gli spazi in cassetti vari per dimenticarmene. Negli anni ho ricevuti i seguenti regali inutili: 

Un bricco con coperchio con uno stantuffo per fare la schiuma del cappuccino

Due enormi tazze con vassoio in ceramica 

Delle presine fatte all’uncinetto simpaticamente molto colorate 

Un maglioncino rosso di lana (troppo piccolo), tra l’altro io non sopporto la lana perché pizzica, mai messo

Mio marito: una serie di cravatte (e lui non portava mai la cravatta, forse una volta l’anno per occasioni speciali e sotto tortura)

Ho elencato solo i regali inutili che ricordo meglio. Ora, ammetto che ho tentato un paio di volte di fare il cappuccino in casa con il bricco e che quel vassoio di ceramica oggi lo sto usando quotidianamente (senza le tazze enormi), ma degli altri regali mi sono disfatta con sollievo al momento della separazione, semplicemente, lasciando quegli oggetti a casa del mio ex marito e portando con me solo le cose che volevo prendere davvero con me...

Il fatto è che il Natale oggi più che mai è una corsa al consumismo davvero irritante e che si risolve in acquisti prevalemente inutili, a volte ho evitato regali indesiderati chiedendo di comprarmi un libro che volevo leggere oppure chiedendo di fare una donazione a qualche associazione benefica a mio nome (questo lo puoi fare quando si tratta di amici o parenti stretti) ma non sempre è possibile.  E poi ci sono i pranzi e le cene interminabili ipercalorici che poi tocca smaltirli con mesi di sacrifici. Io, ogni anno, ho preso almeno due chili, perderli è stato poi difficilissimo...quando sono riuscita a perderli, altri si sono consolidati sui fianchi o sulla pancia.

Il significato del Natale è diverso, é ritrovarsi in famiglia con gli affetti veri. Già la famiglia appunto, qui la ferita sanguina ancora di più perché a Natale mi ritrovo a ripensare alla famiglia che non ho realizzato, penso ai bambini che avrei voluto, anche se ormai - dopo aver superato i cinquanta da un po’ - è qualcosa con cui ho fatto pace, anzi vedendo il mondo che ci ritroviamo nel 2021 con prospettive davvero poco felici, provo un egoistico sollievo all’idea di non aver avuto figli.

Quello che non sopporto del Natale è questa assurda idea della felicità a tutti i costi, ma davvero quel giorno siamo più felici? 

Forse non detesterei il Natale se la smettessero almeno con la pubblicità ossessiva di panettoni e pandori con musichetta mielosa e con i film sul Natale sparati in TV a tutte le ore, a partire da novembre. La parte meno grinch di me adora la città con le luci natalizie, ma proprio per questo un’altra cosa che mi rende idrofoba è che non riesco mai ad andare a fare un giro in centro a vedere Bologna addobbata a festa che, lo ammetto, con le luci natalizie diventa davvero meravigliosa. Finché lavoro esco troppo stanca dall’ufficio per poter andare in centro, (e prima di Natale si lavora sempre il triplo per uno strano meccanismo di ossessione da fine del mondo) anche nel week end non sempre capita e poi c’è troppa gente, quando finalmente sono in ferie parto per la Puglia dove mi aspettano parenti assatanati che fagocitano il mio tempo.

Tralascio le motivazioni più profonde che mi fanno detestare il Natale perché non voglio scrivere un post triste, ognuno ha i suoi motivi più o meno seri e quindi vi lascio con due domande:

Qual è il regalo più inutile o brutto che avete mai ricevuto per Natale? Avete anche voi un Grinch nascosto in fondo al cuore o siete felici già da novembre all’idea del natale?

Ovviamente anche se sono un po’ Grinch vi auguro di passare un sereno Natale!

Fonti immagini: Pixabay 

domenica 12 dicembre 2021

Il 2021 e il ballo delle incertezze

Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie. Giuseppe Ungaretti 


Prendo spunto dal post di Elena Ferro del blog Volpi che camminano sul ghiaccio per fare un bilancio del mio 2021. A dire il vero, non amo troppo fare i bilanci perché i miei non quadrano mai e ancor più in questo 2021, anno in cui ho toccato sempre più con mano la grande incertezza che accompagna la nostra vita, la mia in particolare. Bella scoperta direte voi, con la pandemia siamo diventati tutti foglie in balia del vento, certo è così, ma credo che quest’anno sia stato quasi peggiore del 2020 sotto molti aspetti. Per esempio pensavamo che con il vaccino avremmo sconfitto il virus e raggiunto una maggiore stabilità, non è successo anzi ci ritroviamo divisi su sponde opposte a chiederci chi ha ragione. 

Nessuno possiede il tempo

Nel 2021 ho imparato che se hai il tempo per fare una telefonata e salutare un’amica non devi rimandare perché quell’amica potrebbe non esserci più. Mentre eravamo chiusi in casa in attesa di riveder le stelle (per citare Dante visto che in questo anno ricorre il settecentesimo anniversario della morte del sommo poeta) sono rimasta inerte ad aspettare l’estate per tornare in Puglia, non sapendo che non avrei avuto abbastanza tempo per rivedere la mia cara amica di cui ho parlato nel post Le meraviglie dell’altrove e anche ne Il vento leggero del ricordo Il tempo è beffardo e ci prende in giro, ci fa credere di possederlo, ma non è affatto così, nessuno possiede il tempo, è importante quindi anticiparlo sempre, godere l’attimo finché si può. Per questo non bisogna aspettare troppo e rimandare il momento per contattare qualcuno a cui vuoi bene, se si è lontani può bastare anche una telefonata.

Scrivere meno e vivere di più

La scrittura mi ha salvato molte volte, poter scrivere mi ha permesso di esplorare il mio inconscio e fare della mia passione una grande risorsa, mi ha permesso di crescere e di conoscermi meglio, mi ha riempito il tempo vuoto e ha dato un senso spesso alle mie giornate quando il senso non c’era. Tuttavia in questi anni ho dedicato troppo tempo libero alla scrittura sacrificando molte cose che amavo fare, banalmente andare al parco a correre o fare una passeggiata all’aria aperta. Così, in questo 2021, mi sono resa conto che la scrittura guadagnava il secondo posto nelle mie priorità, prima la vita vera poi la scrittura. La voglia di scrivere c’è ancora ma è molto più “tranquilla”, per esempio non passo più molto del mio tempo a postare degli estratti in gruppi Facebook, cercando di capire le regole per non “irritare” gli amministratori dei gruppi. Anzi non posto più nulla, mi sono staccata molto dai social in generale e da Facebook in particolare, magari sponsorizzo a pagamento, ma per il resto occupo il mio tempo diversamente. Sempre riguardo alla scrittura ho accantonato definitivamente l’idea di arrivare a una grande casa editrice, avevo inviato a marzo scorso ad alcune big il mio romanzo “Il male non perdona”, un thriller fuori dalla serie del commissario Sorace, ma non è andata, non che ci avessi sperato sul serio, ma come ho spiegato nel mio post Scrivere a una casa editrice dovevo fare un tentativo per una mia tranquillità interiore. Quindi il romanzo me lo pubblico da me, anzi adesso mi è venuta la frenesia di farlo uscire, ma mi prendo un po’ di tempo per far le cose per bene. 

Progetta pure ma poco dipende da te

Ne avevo accennato un po’ nel mio post Orizzonti futuri senza svelare troppo. Nel 2021 ho deciso di fare un investimento importante e cambiare la mia vita, comprare una nuova casa, dopo annose e angoscianti ricerche avevo trovato la casa ideale, nel senso che aveva tutto quello che cercavo e rientrava nel mio budget. Così ho fatto l’offerta che è stata accettata e ho fatto la richiesta del mutuo in banca. Nel giro di un mese ho ricevuto la risposta positiva e, addirittura, volevano concedermi un mutuo più alto di quello richiesto perché i tassi erano bassi ed era molto conveniente. Per me però andava bene quanto richiesto. Non era altrettanto facile per i venditori, una coppia giovane con un bambino che voleva allargare la famiglia e quindi cercava una casa più grande che, peraltro, avevano trovato. Ero felicemente protesa verso questo nuovo obiettivo della mia vita, tanto che scaramanticamente  non ne avevo parlato con nessuno, a parte il mio compagno che aspettava trepidante con me. Purtroppo i proprietari della casa lavoravano entrambi nel settore della ristorazione e, con la pandemia, si sono ritrovati in cassa integrazione così, nonostante adesso il settore sia ripartito, a loro il mutuo non é stato concesso. Non mi dilungo di più su questa triste storia perché sono arrabbiata con il mondo, quando poi sento parlare in Tv di studi ISTAT su “culle vuote” e invecchiamento della popolazione mi arrabbio ancora di più. Non so se più avanti avremo voglia di riprovarci, so solo che, dopo essere rimasta in sospeso per quasi un anno, aver perso il sonno nell’attesa di qualcosa che non arrivava mai, sono molto scoraggiata. Ho solo voglia di rimanere immobile e non progettare più nulla. Esistono interconnessioni tra esistenze diverse alle quali non avevo pensato, mi sembra ogni volta di combattere contro i mulini a vento come Don Chisciotte. 

Liberare gli spazi 

Quest’anno per la prima volta ho fatto un vero “decluttering”, ho eliminato cose che avevo con me da anni, in realtà sono appena a metà dell’opera perché resta ancora molto da eliminare, ma ho acquisito la consapevolezza di volerlo fare, mi serve solo un po’ di tempo per applicarmi, ho scoperto però che anche il tempo è un ostacolo che puoi aggirare decidendo di eliminare una piccola cosa ogni tanto, funziona perché, poco per volta, liberi spazio...provare per credere. Avere più spazio aiuta a sentirmi meno oppressa e apprezzare solo quello che è davvero utile. In fondo quello che è utile davvero è poco, anzi pochissimo, fateci caso. 

In questo anno di incertezze l’unica cosa positiva sono state le brevi vacanze che sono riuscita a strappare a giugno e a settembre, cosa niente affatto scontata perché anche in vacanza può succedere di tutto e molte cose possono andare male, invece nel mio caso, il tempo è stato bello, il viaggio non è stato funestato da imprevisti e tutto si è svolto magnificamente. 

Quest’anno, quindi, mi ha portato più incertezza del solito che mi porterò sicuramente anche nel 2022, ma tutto sommato è da sempre che faccio l’equilibrista nei meandri della mia esistenza, continuerò a muovermi con cautela evitando gli ostacoli e cercando di non inciampare nei trabocchetti del destino. 

E voi come avete vissuto quest’anno, avete realizzato qualcosa di bello, qualche piccolo desiderio che vi ha dato gioia?


Fonti immagini: Pixabay 



sabato 4 dicembre 2021

I migliori anni della nostra vita

La danza è la creazione di una scultura che è visibile solo per un momento.
(Erol Ozan)

Tutto cominciò per caso, una mia amica voleva frequentare un corso di danza orientale e cercava un’amica con cui andarci. Io le dissi che se trovava il corso a un orario comodo e, possibilmente, nella nostra zona, poteva contare su di me. In un battibaleno lei trovò il corso ideale che iniziava dopo pochi giorni (circa metà settembre di parecchi anni fa) e così decisi di assecondarla; non sapevo cosa mi avrebbe portato quell’esperienza, era un modo per fare un po’ di moto divertendosi, e poi non c’era bisogno di avere un partner, si ballava da sole. La mia amica abbandonò il corso l’anno successivo, presa da un altro progetto, io invece continuai per altri quattro anni, è anche questo il vantaggio di ballare da sola.

In quegli anni conobbi donne di tutte le età, c’era la ragazza che frequentava l’ultimo anno di liceo e quella che frequentava l’università o era prossima alla laurea, la bancaria vicina alla pensione, la specializzanda in medicina che iniziava a lavorare e chi (come me) lavorava già da parecchi anni. Diverse vite e diverse età, ma tutte unite dalla passione per la danza orientale. È strano come nascano certe  amicizie, quelle sere passate insieme, a impegnarci per imparare i passi di danza nella collaborazione di tutte, ci unirono moltissimo, anche perché, lezione dopo lezione, lentamente ci si conosceva e si scopriva qualcosa in comune nella nostra esistenza di donne, ma quello che ci univa di più era la preparazione del saggio finale che ci faceva ritrovare molto più spesso per esercitarci. Tutto l’anno la frequenza del corso era una volta a settimana, poi quasi a ridosso dell’estate, in particolare nel mese di maggio, facevamo le prove per due o tre sere a settimana. 

Ricordo ancora, con nostalgia, il profumo di quelle sere di primavera con il tepore e il sapore dell'estate in arrivo.

Diventammo un gruppo sempre più unito e solidale, anno dopo anno. Poi le vicende della vita ci hanno separato anche se ogni tanto ci sentiamo, con alcune siamo riuscite a rivederci spesso con una certa periodicità, almeno prima della pandemia. Le ragazze con cui avevo legato di più e con cui sono rimasta in sporadico contatto, ma soprattutto hanno lasciato un posto nel mio cuore sono Marta, Gabriella, Stefania, Alessandra, Elisa.

Marta appariva come una ragazzina, magra e sottile come un giunco, capelli biondi e occhi azzurri su una pelle di porcellana, quando ho cominciato il corso aveva 22 o 23 anni. Conoscendola ho capito che era un giunco sottile dall’anima di acciaio. Qualche sera fa mi è arrivato un suo messaggio, era a Bologna e voleva farmi un saluto. Fa il magistrato adesso e vive a Torino, ma ogni tanto fa una capatina a Bologna la città dove ha studiato e che le è rimasta nel cuore. Marta è stata bravissima, laureata con il massimo dei voti, ha seguito un periodo di tirocinio presso uno studio di avvocati di Bologna, poi non solo ha superato brillantemente l'esame da avvocato, ma poi ha superato il concorso in magistratura diventando magistrato a soli 29 anni. Ed era bravissima anche nella danza, in cui si applicava con la stessa determinazione con cui studiava. Pur avendo età diverse in questi anni ci siamo ritrovate regolarmente per un aperitivo o una pizza assieme alla mia amica con cui ho cominciato il corso, ora che vive a Torino è diventato più difficile rivedersi.

Alessandra portava i suoi capelli neri in una specie di caschetto spettinato, su un viso dolce e sbarazzino, caratterizzato da una simpatica fossetta sulle guance. Ai tempi del corso aveva poco più di trent'anni, laureata in medicina, si era specializzata  in micro chirurgia della mano,  aveva studiato per un anno a Parigi, sempre per la specializzazione. Ha frequentato il corso di danza nei due anni in cui lavorava in un ospedale vicino Bologna con un contratto a termine, sperando che la confermassero, ma così non fu. Oggi lavora in un grande ospedale di Rimini, quanto mi è mancata quando ha lasciato Bologna, del resto - dopo gli anni di precariato - le è arrivata un offerta stabile di lavoro in Romagna e così si è trasferita. La sera arrivavo a danza e la sua assenza mi spaccava il cuore, mancava la sua leggerezza e le nostre chiacchierate al pub dopo la lezione di danza. Ci siamo riviste un paio di volte, in estate, quando sono andata a trovarla al mare, ma poi sono passati gli anni e ormai ci messaggiamo soltanto su Facebook, ma so che sta bene ed è felicemente sposata.

Poi c'era Elisa, la più brava, per questo motivo l'insegnante la chiamava "la capoclasse" e infatti ballava benissimo, era naturalmente portata per il ballo, ma oltre a essere brava nel ballo e molto bella, era una specie di genio della fisica, si era laureata in Fisica con il massimo dei voti, purtroppo il completamento del dottorato negli Stati Uniti la portò lontana da noi, ma dopo un anno rientrò in Italia e ci ritrovammo per un po'. Inevitabilmente dopo una ricerca vana di un lavoro decente in Italia le offrirono un contratto molto ben retributio a Zurigo per una ditta costola del CERN di Ginevra (i cervelli in fuga non vogliono affatto scappare, ma spesso sono costretti) e così, a malincuore, ha accettato. All'epoca aveva meno di trent'anni, oggi si è sposata, ha avuto un bambino e continua a lavorare in Svizzera.

Gabriella e Stefania, più o meno mie coetanee, anno più anno meno, anche dopo l'abbandono del corso, sono state una presenza periodica e costante per diversi anni, con Stefania mi trovavo anche per andare a correre al parco, poi gli impegni di lavoro di entrambe ci hanno reso la corsa insieme sempre più difficile.

Alcune di queste amiche sono finite anche nei miei romanzi, in Insostenibili barriere del cuore Alessandra è l’amica di Laura che le offre preziosi consigli, Elisa mi ha ispirato per il romanzo breve Il sole sulla pelle dove la protagonista Beatrice detta Bea é un'ingegnera innamorata che va a lavorare un anno negli Stati Uniti per poi tornare in Italia (lo sapete vero che chi scrive ruba sempre un po' della vita degli altri).

Smisi di frequentare il corso per vari motivi. L'insegnante, per problemi personali, fu costretta a lasciare Bologna, ma il nostro gruppo, sia pur ridotto, avrebbe potuto continuare con una nuova insegnante, però l'associazione culturale, presso la cui sede si svolgeva il corso, non ebbe il rinnovo del contratto di affitto da parte del comune di Bologna. Era un affitto calmierato e trovare dei nuovi locali diventava un problema.

Ci sono stagioni della vita che, inevitabilmente, finiscono ed io, dopo un periodo di inattività, mi iscrissi in palestra alternando corsi vari di aerobica e pilates, ma non ho più legato come con le ragazze della danza orientale.

Forse prima di natale riesco a combinare un aperitivo con le ragazze che vivono a Bologna, ci siamo sentite su whatsApp, è anche per questo che ho ripensato a tutte loro e a quegli anni che sembrano i migliori della nostra vita, oppure lo sono soltanto perchè li possiamo guardare attraverso il velo evanescente del ricordo.

Fonti immagini: Pixabay