sabato 5 giugno 2021

Le meraviglie dell’altrove

Questo post assume un significato particolare, diverso dal senso che volevo dargli quando ho iniziato a scriverlo, perché è accaduto un evento che ha cambiato tutto, lo spiegherò alla fine.


Vi è mai capitato di osservare la vita degli altri e di provare invidia? Si pensa che gli altri siano più felici di noi perché hanno di più, una casa più grande, un bel lavoro, una bella macchina, un bel giardino, un'ampia terrazza oppure un balcone con i gerani...

Nell’anno 2020 ho invidiato profondamente tutti coloro che possedevano una casa con il balcone, chi viveva in campagna, chi poteva uscire nei dintorni di casa senza problemi perchè era in mezzo alla natura. Sì, lo ammetto ho provato una profonda invidia, chè poi il balcone non era proprio il mio più grande desiderio, io invidiavo soprattutto quelli che hanno il terrazzo, un ampio terrazzo dove mettere un tavolo per mangiare fuori, stendersi con il lettino a prendere il sole, ovviamente all'ultimo piano, perchè l'attico è il massimo, anche se soffri di vertigini come diceva Richard Gere nel famoso film.

Nel periodo della clausura forzata mi sono sentita soffocare, restare chiusa in casa è stata una profonda sofferenza, ma quello che mi mancava di più era il sole, la mia casa di Bologna non solo non ha un balcone, ma il sole ci arriva solo per poche ore al giorno, il che la rende forse più fresca d’estate ma niente di più. Avere un balcone è importante, nella mia casa in Puglia, stare sul balcone nelle sere d’estate mi salva dal caldo ed è una delle cose piacevoli che mi fanno apprezzare il viaggio. Per di più, nella primavera 2020 non c’è stato un solo giorno di pioggia, più eravamo costretti al chiuso, più il sole splendeva imperterrito e spavaldo nel cielo, causandomi una rabbia incredibile. Uno dei miei pensieri più frequenti era: ma perché quando potevamo uscire liberamente eravamo inseguiti dalla nuvola di Fantozzi e ora c’è un sole continuo che spacca le pietre? Un sole del quale non potevo godere perché ero costretta in casa, chiusa tra quattro mura, invidiosa dei giardini altrui.

Questa sensazione di fastidio e sotterranea invidia che ho provato mi ha fatto riflettere, soprattutto perchè sono una persona che cerca sempre di non guardare mai l'erba del vicino, e perché so bene per esperienza, che quello che appare all'esterno potrebbe essere un abbaglio. 

Sembra sempre che gli altri stiano meglio di noi e, magari, in alcuni casi è così, ma non è questo il punto, ci sarà sempre qualcuno che sta meglio degli altri, qualcuno che possiede più degli altri. 

Cosa è davvero importante nella vita? Per dirla alla Erich Fromm: avere o essere? 

Ma quanto riusciamo a "essere" senza "avere", cosa diventiamo quando ci manca qualcosa di materiale? Siamo ancora noi quando perdiamo le nostre concrete certezze? Tutti coloro che avevano un lavoro nella ristorazione, nello spettacolo, nelle pubbliche relazioni, quando hanno smesso di avere, probabilmente hanno cambiato anche il loro modo di essere.

Prima di invidiare qualcuno dobbiamo soffermarci a pensare.

Primo: non sappiamo se quella persona sia davvero felice, potrebbe sembrare ma non è detto, ma se anche lo fosse, ognuno ha i suoi momenti di felicità e di tormento e, probabilmente, prima di arrivare a quella felicità ha attraversato momenti di dolore e sconforto. 

Secondo: non conosciamo il destino degli altri, non sappiamo quanto durerà la loro fortuna e quindi non ha molto senso invidiarle. 

Terzo: guardando gli altri non ci accorgiamo di quello che abbiamo noi e che dovremmo apprezzare.

La scorsa settimana è morta all’improvviso una mia amica, ben più giovane di me, a soli 52 anni, infarto fulminante. Lei aveva tutto, due figli bellissimi, un bel marito, un buon lavoro, una buona situazione economica, due genitori che la adoravano. Era una persona speciale, sempre sorridente e di buon umore, una persona che si preoccupava molto per gli altri. La notizia mi ha gettato nello sconforto e nel dolore, ma niente rispetto a quello dei genitori, dei figli e del marito. La domanda è: perché? Perché certe vite durano un soffio e altre no? Perché certe famiglie sembrano avere addosso una maledizione? 

Qualche volta l’ho invidiata, in senso buono, ero sempre felice per lei quando raggiungeva un obiettivo lavorativo o familiare, tra l’altro lei aveva già conosciuto il dolore perché aveva perso un fratello in giovane età. Ora non c’è più e penso ai suoi figli, di poco più di vent’anni e lasciati soli troppo presto, una madre è importante averla accanto, soprattutto in quella età in cui si comincia a parlare dei propri dubbi e dei propri progetti. 

Il destino si fa beffe di noi, sono corsa in puglia, nel primo week end in cui potevo viaggiare mi è toccato farlo per un funerale. 

Stavamo progettando di rivederci pensando ai vaccini e all’estate imminente e invece la sua estate era già passata, era tutta solo in quel giorno di sole in cui finalmente era potuta andar fuori, per una passeggiata in mezzo al verde, con gli amici di sempre e che purtroppo non sono riusciti a trattenerla qui, nonostante i soccorsi immediati. Io posso solo ricordarla con la canzone di Baglioni - che lei amava tanto - la stessa canzone con cui abbiamo deciso di salutarla.






23 commenti:

Sandra ha detto...

La tua amica aveva la mia età, che tragedia. Questi eventi ci danno uno scossone ma poi credo sia nella natura umana tornare a inviiare e lamentarsi, certo non bisogna mai esagerare.
Invidia? E' capitato certo, quando ero single invidiavo le amiche fidanzate, quando non ho potuto avere figli invidiavo chi li aveva magari pure con facilità, i pancioni sono stati una tortura a lungo, il successo editoriale degli altri continuo a invidiarlo un po'. Ma è giusto ciò che dici, certo, non sappiamo cosa ci sia dietro, i privilegi possono essere frutto di tanto lavoro, nè quanto durerà. Ciò che hanno gli altri non è ciò che è stato tolto a noi, questa credo sia l'equazione giusta per affrontare la vita, per noi che comunque siamo benestanti e viviamo dalla parte giusta del mondo (seppure con tante cose che non vanno in Italia).

Giulia Lu Mancini ha detto...

È vero Sandra anch’io ho invidiato chi aveva i figli, è stato un grande cruccio per diversi anni, oggi sono abbastanza serena sotto questo aspetto. Riguardo ai successi editoriali non nego che mi piacerebbe avere successo, ma negli ultimi tempi non ci penso più troppo, ho acquisito una sorta di tranquillità...
L’idea che la mia amica non ci sia più mi rende davvero triste, soprattutto se penso ai suoi genitori e ai suoi figli. Poi la vita continuerà, é inevitabile.

Luz ha detto...

Ecco, anche questo tuo post oggi è un segno che devo cogliere.
Facile dire: "io non so cosa sia l'invidia". Invece so cos'è, anche se non è il comune sentimento nel mio caso. Non mi è mai capitato di invidiare belle case, auto, vestiti, ecc. Mi è capitato di invidiare una bambina, al tempo in cui ero bambina io stessa, perché lei studiava pianoforte e a me i miei genitori non permettevano di farlo. Questa cosa mi faceva impazzire, perché a quella bambina imparare a suonare quel magnifico strumento non importava nulla. Lo faceva per fare contenta sua madre, che a sua volta doveva "fare salotto" con le amiche e poter dire che sua figlia sapeva suonare il pianoforte e faceva i concertini di fine anno. La invidiavo perché sentivo la rabbia di un universo capovolto, in cui chi desiderava una cosa non poteva averla e chi ne era indifferente era obbligato a percorrerla. Lei aveva pure i capelli lisci e biondi, insomma, la classica bambina bomboniera che faceva a pugni col mio modo di vestire, di pettinarmi, di essere.
Oggi provo questo sentimento? Non so se si tratti di invidia, probabilmente sì: mi capita di stare male se vengo esclusa da discussioni in cui io dovrei entrare. Mi capita di invidiare chi ha giri di amici fissi e storici, una cosa questa che non ho avuto il piacere di provare nella vita. Poi mi dico che siamo noi i fautori del nostro destino, che le cose non capitano, anzi. E mi accorgo di stare concentrandomi troppo su quello che manca, perdendomi la bellezza di quello che ho. Se volessi, io potrei avere un giro di amici fissi che col tempo diventerebbero storici. Ma tocca a me costruire, pianificare, prendermi cura. Devo io per prima renderlo possibile. E lasciare nell'oblio tutto quello che sembra avere importanza e invece non ne ha neppure mezza.

Luz ha detto...

Aggiungo che la morte della tua amica è davvero una cosa terribile. Terribile.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Proviamo invidia perché pensiamo che gli altri abbiano qualcosa che noi desideriamo ardentemente, può essere il pianoforte, una bella casa, un lavoro diverso, un successo editoriale, un figlio, un marito...
Forse quella bambina detestava profondamente fare lezione di pianoforte e le sarebbe piaciuto stare a giocare con altri bambini. Riguardo agli amici fissi e storici è qualcosa che è mancato anche a me, una volta perché ho lasciato la Puglia e ho dovuto ricominciare da capo, poi perché è finito il mio matrimonio e ho perso i rapporti con il gruppo di amici che frequentavo con mio marito. Stranamente negli ultimi dieci anni ho ripreso dei contatti con alcune amiche del periodo universitario, è avvenuto quasi per caso. Comunque hai ragione, bisogna concentrarsi su quello che si ha e non su quello che manca.

Ariano Geta ha detto...

Davvero terribile, morire quando ancora si avrebbero ancora tante cose da fare e da dare ai propri cari è qualcosa che lascia, oltre al dolore, un senso di ingiustizia enorme a chi rimane.
Invidia ne ho provata tanta nella vita, per varie ragioni, continuo a provarne in alcune circostanze sfortunate che mi perseguitano, però cerco anche di non dimenticare tutte quelle situazioni in cui ho goduto di una oggettiva fortuna.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Infatti è una grande ingiustizia anche perché la mia amica stava bene e non sembrava avere nessun problema di salute, è stato un fulmine a ciel sereno.
Penso che l’invidia sia un sentimento anche comprensibile soprattutto se ci sono circostanze sfortunate che sembrano perseguitarci, c’è sempre quella cosa su cui ci danniamo invano mentre agli altri sembra che riesca facilmente...

Elena ha detto...

Sono addolorata per la morte della tua amica. Ha la mia età, non dico altro. Mentre leggevo mi chiedevo: com'è possibile che non sapesse di avere una "debolezza" al cuore? E mi sono risposta subito. Cosa ne so io? Che siamo tutti presi da una vita frenetica in cui corriamo a destra e manca senza tregua per poi fermarci, a volte per sempre, per aver ignorato noi stesse fino a quel momento?
Così anche io invidio: coloro che sanno prendere le cose con il giusto peso. E voglio smettere di invidiare, perché è il momento di cambiare. Prospettiva, modo di essere, di agire. Di amare. Che almeno tutta questa sofferenza ci porti questo grande regalo.
Ti abbraccio forte forte

Lisa Agosti ha detto...

Mi dispiace per la tua perdita, penso a te e alla sua famiglia.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Grazie Elena, più ci penso più mi sembra assurdo che lei non ci sia più. Sulle cause dell’infarto non so che dire, non aveva mai avuto avvisaglie, era una persona molto attiva, faceva l’insegnante e seguiva la famiglia con marito e due figli, era un vulcano, sempre in attività. Mai avrei pensato che potesse morire così all’improvviso.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Grazie Lisa io non riesco a non pensare ai suoi figli, hanno 21 e 23 anni, sono pochi per perdere la mamma, per non parlare poi dei suoi genitori. Era una cara amica.

Marina ha detto...

Come ha detto Sandra, la tua amica aveva la nostra età e questo mi mette i brividi, perché tante volte ho pensato: e se capitasse a me? I miei figli? No, mi rassicuro, tu sei ancora giovane! E invece lo sappiamo bene che, per certi eventi, non esiste età! Mi dispiace profondamente, davvero.
L’invidia è un sentimento che appartiene a tutti: ovviamente esiste un’invidia buona e una cattiva. So che quella cattiva non appartiene a nessuno di noi, perché i nostri sono più desideri che vediamo realizzati in altri, ma negli anni anch’io ho imparato a capire che bisogna vivere come un dono ciò che si ha e non pensare di essere stati privati di qualcosa quando sono gli altri ad avere.

Maria Teresa Steri ha detto...

Mamma mia, è terribile, mi dispiace molto per questa perdita, Giulia. Si resta scossi quando all'improvviso muore qualcuno giovane e in salute. Anche io ho più o meno la stessa età e non posso fare a meno di pensare a quanto siamo fragili.
Sull'invidia... temo sia un sentimento inevitabile per come siamo fatti noi esseri umani. Ci sembra sempre che gli altri abbiano più di noi e che magari non se lo meritino. Dovremmo imparare a dare più valore alle cose belle che invece abbiamo noi stessi... ma è facile solo a parole. Di certo queste occasioni danno molto da pensare in questo senso.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Pensa che stamattina ho riascoltato i suoi messaggi whatsapp per risentire la sua voce, mi era venuta quasi la tentazione di chiamarla. Io posso superare questo dolore ma i suoi figli avranno sempre uno strappo nel cuore e parlo per esperienza visto che ho perso mia madre quando avevo 31 anni. Eppure loro sono molto più giovani.
Non possiamo sapere cosa ci riserva il destino Marina, ed è una fortuna, il non sapere ci consente di vivere sereni fino all’ultimo giorno, possiamo sperare di avere una vita lunga davanti a noi, di solito è così ed è così che dobbiamo pensare, altrimenti non viviamo più. Anche per questo l’invidia non ha molto senso, sì forse è il desiderio di realizzare qualcosa che ci manca, ma dobbiamo prenderlo proprio in questo modo.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Cara Maria Teresa è davvero terribile, siamo davvero tutti appesi a un filo, per questo bisogna vivere giorno per giorno in serenità (certo non è facile, io stessa lo dico, ma poi non sempre lo applico). Sono queste le tristi occasioni in cui capiamo che dobbiamo apprezzare quello che abbiamo anche se non ci sembra abbastanza.

Barbara Businaro ha detto...

Mi spiace molto Giulia, posso comprendere come ti senti. A me è capitata una cosa strana, che ogni tanto mi torna in mente e mi fa riflettere. Ho scoperto per caso, molti anni fa, poco prima della laurea, una domenica in spiaggia con con tutto il gruppo di amici, che un mio compagno delle scuole medie era morto un anno prima o poco più. Io avevo cambiato residenza, poi le superiori, poi l'università. Per caso c'era la cuginetta di una mia amica che gli abitava vicino, e parlando con un altro dice "...sì, in quella curva pericolosa è morto anche tal dei tali..." Io mi blocco. "Ma chi?" Faccio qualche domanda e scopro che era proprio lui, era all'epoca il più bello della scuola per capirci, faceva il conservatorio, era il primogenito stracoccolato di una famiglia benestante, un po' se la tirava ma non troppo. L'avevo incrociato forse qualche giorno prima dell'incidente, mi aveva riconosciuto lui (stranamente, ero cambiata parecchio) e avevamo riso del fatto che ero contenta di essermi appena licenziata. Sono passati più di vent'anni. Quando sono triste, penso che lo invidiavo, oh sì, ma lui questa vita non l'ha nemmeno vissuta...
In realtà più che invidia per gli altri mi porto dietro un grande senso di ingiustizia, non rispetto a quello che altri hanno e io non ho, ma rispetto a quello che avrei potuto avere, ma mi è stato negato dall'ambiente famigliare. Certe decisioni che sono stata costretta ad accettare quale brava figlia mi hanno rovinato la salute, e non si torna più indietro. Perciò, guardo avanti, guardo a quello che ho di solo mio e me lo tengo caro e custodito. :)

Giulia Lu Mancini ha detto...

Quando una giovane vita si spezza è difficile farsene una ragione, un incidente così come un infarto è un colpo improvviso che ci lascia senza fiato.
Quello che più colpisce è l’idea che per loro non ci sarà più nessuna vita, nessun sorriso o gioia, questo pensiero mi distrugge.
I condizionamenti familiari sono una vera croce per i bravi figli, ti capisco benissimo, purtroppo a volte è meglio essere più egoisti, per evitare di soccombere ma non è certo semplice...

Grazia Gironella ha detto...

Momenti come quello che racconti fanno riflettere e mostrano tutto in una prospettiva diversa. Qualche anno fa ho ricevuto un messaggio da parte di un amico che non vedevo da tanto tempo, per vari motivi. Ne sono stata felice, perché era una persona importante per me. Abbiamo scambiato qualche messaggio, contenti di esserci ritrovati, preparando i discorsi a venire. Dopo due settimane lui non c'era più. Mi è sembrato un dono straordinario avere potuto almeno salutarlo. Confrontare la propria situazione a quella altrui è sbagliato, ma credo sia umanamente inevitabile. Siamo sempre tesi a colmare le mancanze nella nostra vita, reali e presunte, ma ci è facile dimenticare che i giochi si fanno altrove, o che siamo nella mani di Dio, a seconda di come la si vede. Mi dispiace per la famiglia della tua amica e per la tua perdita.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Dovremmo riflettere sempre prima confrontarci con gli altri, insomma talvolta non c’è proprio nulla da invidiare, solo che spesso ci concentriamo troppo su quello che non abbiamo. La storia del tuo amico è emblematica, è come se il caso o il destino avesse voluto regalarvi l’occasione per salutarvi.

Renato Mite ha detto...

Giulia,
mi spiace per la tua perdita, vorrei che questo messaggio possa darti un po' di conforto.
Dovremmo tutti imparare ad apprezzare quello che abbiamo nel presente, hai colto nel segno.
Da ciò che scrivi si capisce che volevi bene alla tua amica e credo che lei questo lo sapesse.
Il fatto che tu abbia deciso di ricordarla qui, poi, è davvero significativo.

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Morire così giovani e soprattutto senza un preavviso è per chi resta un colpo durissimo. Non si è mai pronti a perdere chi si ama ma questo, forse per certi aspetti, è il modo peggiore perchè è veramente un pugno nello stomaco. Posso solo dirti che mi spiace tantissimo e comprendo quello che provi e che proveranno suo marito ed i suoi due figli.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Grazie di cuore del massaggio Renato, sì volevo molto bene alla mia amica e non riesco a credere che non ci sia più, mi vengono in mente tanti momenti insieme, la conoscevo da trent’anni.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Grazie Daniele, benvenuto nel mio blog. Le morti improvvise sono davvero un pugno nello stomaco per chi resta, penso soprattutto ai suoi figli che a soli vent’anni hanno perso una grande guida.