sabato 30 aprile 2022

Michele, immagine nel tempo come una vecchia cartolina

 

Certi ricordi sono come amici di vecchia data, sanno fare pace. Marcel Proust 

È sempre stato il mio cugino bello, quello che sembrava un attore, il nipote prediletto di mia madre, figlio unico del fratello degenere “comunista”, ma adorato comunque da tutte le sorelle. Michele, purtroppo, viveva troppo lontano dalla Puglia, lavorava a Milano e ci si vedeva sempre più raramente.

Non so come accadde, ma un giorno mi telefonò e mi chiese: ma non sei mai stata a Milano? perché non ci vieni a trovare questo week end? Vivevo già a Bologna, forse mi ero appena laureata, forse già lavoravo, é un ricordo nebuloso, non ricordo bene, ma ricordo ogni minuto di quel soggiorno a Milano con lui e la sua famiglia. 

Era un week end lungo, quello dei morti o dell’Immacolata, non so, sono solo sicura che fosse in autunno, perché in quel week end, la domenica, andammo tutti insieme a raccogliere le castagne in una località boschiva vicino Como dove ci raggiunsero le altre cugine che facevano le insegnanti in un piccolo centro in provincia di Como.  Fu una bella occasione per ritrovarci tutti e passare un po’ di tempo insieme. Fu molto bello passare insieme quei giorni con le sue due bambine e sua moglie. La sera del mio arrivo Michele telefonò a mia madre facendo finta di averla chiamata per un saluto e poi disse “ti passo una persona” ricordo ancora la voce squillante e gioiosa di mia madre che non riusciva a capacitarsi del fatto che fossi a Milano da suo nipote “Lilino” come lo chiamava affettuosamente.

Il lunedì successivo, era una bellissima giornata di sole e io, seguendo le sue istruzioni sull’autobus da prendere, andai a visitare il centro di Milano, visitai il duomo e il castello Sforzesco e mi stupii molto della bellezza della città che immaginavo molto più grigia e nebbiosa.  Comunque tornai a casa per l’ora di pranzo e mangiai in compagnia di sua moglie, Ida, davanti a una soap opera dell’epoca intitolata “Quando si ama” che andò in onda in Italia fino al 1990 poi fu soppiantata da Beautiful. Lei faceva l’insegnante in una scuola vicina e riusciva a tornare a casa per pranzo, a differenza di Michele che lavorava fuori tutto il giorno e tornava a casa solo la sera. La loro vita mi era sembrata così lineare e piacevole, un connubio perfetto, anche se faticoso, per incastrare ogni giorno gli impegni quotidiani del lavoro e delle bambine in una città come Milano e con i nonni lontani che vivevano in Puglia.

Michele aveva 42 anni quando ci lasciò, stroncato da un tumore, in silenzio, mio zio ci informò solo dopo il funerale perché lui voleva così. Mi sono sempre chiesta perché non avesse voluto informare gli altri familiari, solo anni dopo ho capito, quando ci si ammala si preferisce lasciarsi dietro il ricordo di quando si è in salute, non si desidera nessun sentimento che assomigli alla pietà o alla commiserazione, a parte la vicinanza dei familiari più stretti. 

In questi giorni ricordando tutte le volte che sono stata a Milano ho ripensato a lui, i miei zii avevano solo quel figlio e la loro vita non fu più la stessa dopo la morte di Michele anche se le due nipotine riempirono molto la loro vita, ogni estate si trasferivano a casa loro in Puglia e passavano tutto il tempo con loro, dopo la morte del padre il legame con i nonni si era fortificato ancora di più. Oggi sono due splendide donne realizzate e sicure.

Sono tornata a Milano tante volte, per motivi vari, a trovare degli amici, oppure a vedere delle mostre o dei concerti, ogni volta è stata un’occasione per scoprire aspetti nuovi della città, ma non sono mai andata a trovare la moglie di Michele, ci siamo sempre viste in Puglia durante le calde estati quando ancora i miei zii erano vivi e passavo a salutarli e a parlare di lui. Ora che hanno abbandonato la vita anche loro da molto tempo sono finite le occasioni per ritrovarsi, ma mi piace frugare nei miei ricordi e ritrovare pezzi di vita dimenticati. Sarà mica sintomo di vecchiaia? 

Forse è solo la voglia di ritrovare una parte di me, di ricongiungere qualche filo spezzato, mi rendo conto che il passato l’ho attraversato troppo di fretta, per l’ansia di vivere e di costruire, guardando sempre avanti con l’ossessione del tempo. Grazie ai ricordi, oggi mi sembra di riappropriarmi del presente e di recuperare uno sguardo sereno sulla vita senza attesa né nostalgia.


Fonti immagini: Pixabay 


sabato 23 aprile 2022

Un’ora sola scriverei

 

Voi occidentali, avete l’ora ma non avete mai il tempo. Mahatma Gandhi 

Parafrasando la famosa canzone “un’ora sola ti vorrei” vi racconto un escamotage che ho impostato per riuscire a scrivere. È diventato sempre più difficile ritagliarsi del tempo per la scrittura, ogni week end devo scegliere tra riposare o uscire per svagarmi un po’ oppure scrivere. 

Ogni settimana mi ritrovo al sabato sempre più stanca e debilitata e l’ultimo dei miei pensieri é scrivere. Invece una volta, il sabato mattina mi svegliavo presto, scrivevo fino a mezzogiorno e poi per il resto della giornata facevo altro. Oggi mi ritrovo che il sabato devo fare ancora le pulizie di casa o la spesa o, peggio, entrambi, perciò la mattina la perdo così, dopo faccio qualcosa di bello con il mio compagno, se possibile andiamo fuori altrimenti restiamo in casa, se il tempo è brutto. 

Durante la settimana mi sveglio prestissimo, lavoro sempre oltre l’orario e arrivo sfinita, per questo mi riesce sempre più difficile svegliarmi presto anche al sabato (o alla domenica) ho tanta stanchezza da recuperare e, diciamocelo, anche la voglia é scemata parecchio tra pandemia, lo spettro della guerra e gli anni -e la vita- che sembrano scivolare via sempre più veloci. Tuttavia la voglia di scrivere c’è sempre e i miei personaggi chiamano per poter vivere ancora attraverso le mie pagine...

Così, un giorno di un week end in cui avevo poco tempo e pensavo con rammarico alla mia scrittura che languiva, pensai che avrei potuto dedicarvi circa un’ora o forse meno, così ho acceso il computer ho puntato la sveglia dopo un’ora e mi sono messa lì a cercare di scrivere. Ovviamente non si scrive a comando, così non sempre sono riuscita a scrivere un capitolo, magari soltanto poche righe che però mi sono servite per scrivere le righe successive la volta dopo. È così che di ora in ora - che talvolta diventavano due quando mi sentivo ispirata -  ho scritto parecchi capitoli, scoprendo che come l’appetito vien mangiando anche la scrittura vien scrivendo. 

Il fatto é che iniziare a scrivere, nel senso di accendere il computer e mettersi lì fisicamente, può essere difficile ma poi una volta in mezzo all’attività riga dopo riga, pensiero dopo pensiero si va avanti un passo per volta. Lo scorso week end, approfittando del lunedì di festa, sono riuscita perfino a scrivere due capitoli fondamentali e, cosa importantissima, ho individuato il titolo giusto, forse. Di solito fin dal principio ho un’idea del titolo anche se nebulosa, invece per il sesto episodio del commissario Sorace ero nella nebbia più assoluta, il titolo mi aiuta anche ad avere una direzione più definita del percorso del romanzo, mi è capitato di avere un titolo in testa ben chiaro fin dalle prime righe, altre volte era un’idea che poi diventava più delineata dopo i primi capitoli della storia, con questa storia non è accaduto subito, tanto che il file si chiamava Sorace sei, a questo punto continuo a chiamarlo così per praticità (forse anche per scaramanzia). Insomma non so ancora se questo romanzo riuscirò a finirlo, ma ormai mi piacerebbe arrivarci un’ora alla volta, perché citando Walt Whitman “Per me ogni ora del giorno e della notte sono un indicibile miracolo perfetto”.

Procedere un passo alla volta è un sistema che vale per molte cose, per esempio lo uso anche per il blog, non scrivo un post dall’inizio alla fine tutto in una volta, di solito se mi viene un’idea per un post butto giù due righe su blogger con l’iPad (grande invenzione, se dovessi accendere il computer ogni volta non potrei farcela) poi scrivo un pezzetto per volta durante la settimana, di solito la sera dopo il lavoro per rilassarmi un po’ e distrarmi dai pensieri lavorativi logoranti, infine rifinisco il tutto nel fine settimana, rileggendo e aggiungendo un’immagine, una citazione o quello che più mi sembra adatto. Altro sistema che trovo molto utile ed evita di farmi perdere il filo è fare le liste delle cose da fare, sempre nel tempo libero, stilo una lista su un post it delle cose che vorrei fare nel week end e poi depenno man mano che lo faccio, in mezzo ci metto un po’ di tutto, scrittura e incombenze varie, ma ogni volta depennare una cosa fatta mi da una piccola soddisfazione, è qualcosa che mi aiuta a incasellare il tempo che vorrei ed è anche un trucco per liberare la mente, se scrivi una cosa sulla lista sai che non la dimenticherai (forse) e con la mente scaricata dallo sforzo di dover ricordare puoi fare altro. Con me funziona, non è detto sia così sempre ma la maggior parte delle volte va bene, se poi non rispetto tutta la lista ma faccio solo una parte sarà meglio di niente no? 

Voi cosa dite? Cosa ne pensate del mio metodo di scrittura un’ora alla volta?


Fonti immagini: Pixabay 


sabato 16 aprile 2022

Una soffice crema in una scatola blu

 

Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo. Gandhi

C’era una volta un re che con la sua regina guidò un regno dove tutti vivevano in grande letizia, grazie al suo cuore magnanimo e alla sua grande lungimiranza e generosità. Questa potrebbe essere una fiaba invece non lo è perché è una storia di tanto tempo fa che può davvero stupirci. 

Un giovane farmacista chiamato Troplowitz diventa un imprenditore e inventa un prodotto di bellezza semplice ma di grande impatto, una crema per il viso e per il corpo che arriverà a dominare il mercato, ma che cosa ha di così fantastico questa storia? A parte la crema che é durata fino ai nostri giorni, quello che colpisce è la personalità di Troplowitz, un uomo pioniere dei diritti civili, nella sua fabbrica aveva ridotto l’orario di lavoro da 60 a 48 ore settimanali, introdotto le ferie pagate, il pranzo gratuito, l’assicurazione sanitaria e il fondo pensionistico, ma soprattutto il congedo di maternità creando nella sua azienda un asilo aziendale e anche una stanza dedicata all’allattamento. Ed era l’anno 1911. 

Una soffice crema bianca 

Ricordo ancora il profumo di quella crema sulle mani di mia madre che, poverina, la usava per ammorbidire la sua pelle martoriata dai troppi lavaggi in tempi in cui non c’era ancora la lavatrice. È un profumo che insieme al borotalco mi riporta all’infanzia.

In questi ultimi tempi viene voglia di parlare di cose belle per dimenticare l’angoscia di quello che ci circonda, così mentre pensavo al post da scrivere, mi sono ricordata di un articolo letto tempo fa sul solito settimanale “Donna Moderna” era un numero di gennaio che parlava della storia dell’azienda che produceva la crema Nivea, ve la ricordate? credo che oggi conservi ancora il suo tipico odore nella scatolina blu. Essa nasce per opera di un farmacista, il sopracitato Oscar Troplowitz, nato nel 1890. Emulsionando l’Eucerit con acido citrico, glicerina ed essenze agrumi, lavanda, giglio e acqua di colonia ottenne questa crema soffice e bianca come la neve, da ciò il nome Nivea dal latino nivis.

Venne lanciata nel 1911 con una scatolina gialla a fiori, poi nel 1925 fu lanciata con la scatola blu e la scritta bianca simbolo di purezza che è arrivata fino ai giorni nostri.

Questa storia vera è raccontata in un romanzo intitolato Il sogno della bellezza di Lena Johannson di cui vi riporto la sinosssi:

Amburgo, 1889. Oscar Troplowitz è un giovane farmacista, deciso a sperimentare nuove formule per quello che secondo lui sarà l’affare del secolo: i prodotti di bellezza per le donne. Così, quando scopre che l’imprenditore Paul Beiersdorf vende il suo laboratorio farmaceutico per ragioni famigliari, non esita a farsi avanti. Tuttavia, all’entusiasmo iniziale fanno seguito le prime difficoltà: Oscar è ebreo, e inoltre ha idee “troppo” moderne sui benefici da riservare ai lavoratori. Ma per fortuna, accanto a lui, c’è sua moglie Gerda. Appassionata di arte, per promuovere il progetto del marito organizza nella loro villa mostre e vernissage, invitando ospiti influenti dell’alta società di Amburgo. Coinvolge l’artista Irma von Hohenlamburg, che dipinge quadri fortemente drammatici, attirando l’attenzione del pubblico e contribuendo a salvare la reputazione di Oscar. Presto, grazie all’aiuto di Toni Peters, un’intraprendente operaia della Beiersdorf, Oscar individua il componente fondamentale per proteggere e lenire ogni tipo di cute. Un ingrediente che gli permetterà di produrre un rivoluzionario cerotto, e in seguito la Nivea, la crema destinata a comparire nelle case di ogni donna. E con un grande lavoro di squadra, la Beiersdorf si avvia a diventare l’impero che oggi tutti conoscono.


È una storia che mi ha fatto riflettere sull’umanità, soprattutto su quella umanità speciale che si distingue dalla massa, che non dipende dalle epoche e dal progresso, si può essere illuminati, un passo avanti agli altri in tempi apparentemente più retrogradi, oggi un uomo che abbraccia delle buone politiche a favore delle donne e, in generale, dei suoi operai è ben considerato (ma ci viene il dubbio che sia un po’ costretto dai nostri tempi moderni che poi tanto moderni non sono mai); un uomo del 1911, invece, ci sorprende perché é lui a essere precursore di un cambiamento positivo del suo tempo. Mi sembra un bel messaggio per questa Pasqua insanguinata dalla guerra in Europa, possiamo sperare che nasca ancora un uomo o una donna portatori di innovazione e giustizia. Per questo mi è venuta voglia di raccontare questa storia proprio in prossimità della Pasqua e farvi gli auguri con un messaggio di speranza. 

Questo perché a me le belle storie vere fanno credere ancora nel futuro, a voi succede lo stesso?

Buona Pasqua.


Fonti testi Donna moderna n. 5/2022

Fonti immagini: Pixabay 


domenica 10 aprile 2022

Dal passato, all’improvviso

In questi ultimi giorni ho letto l’ultimo thriller psicologico di Maria Teresa Steri che, devo ammettere, mi ha catturato più di altri, credo che la scrittura di Maria Teresa si stia perfezionando sempre più su questo genere.

E così andiamo avanti, barche contro la corrente, incessantemente trascinati verso il passato.
Francis Scott Fitzgerald 


Poi, per una strana combinazione, mentre riportavo sul blog l’elenco delle mie letture annuali, mi sono accorta che questo è l’undicesimo romanzo che leggo in questo anno, ma era l’undicesimo anche “Non fidarti della notte” il romanzo di Maria Teresa Steri uscito lo scorso anno, buffo no? 

Pur essendo un romanzo lungo, cosa sottolineata dalla sua autrice ma di cui non mi sono quasi accorta, l’ho letto molto velocemente, perché è un romanzo che scorre bene con una scrittura davvero fluida. All'inizio sembrava di conoscere già il finale, perchè il vecchio amore della protagonista, Cinzia, era indubbiamente il "cattivo" di turno, l'uomo che le ha rovinato la vita portandola in una situazione terribile, suo malgrado, è un uomo più vecchio che si è approfittato di una minorenne portandola a compiere (forse) un atto terribile. Man mano che ci addentriamo nella storia scopriamo invece dei risvolti inaspettati su Giulio, la vittima, e sulle altre persone che ruotavano intorno a lui. Gli eventi della notte del delitto si sono svolti davvero come Cinzia ricorda? Le sue bugie la fanno apparire più colpevole di quanto sembri, che ruolo ha avuto davvero nella vicenda? Tante domande per le quali le risposte si sveleranno lentamente mentre i protagonisti rischieranno di perdersi nell'angoscia e il lettore con loro.




TRAMA

Guardati le spalle, perché il passato colpisce sempre a tradimento

Cinzia sta passeggiando per le vie del quartiere, quando un uomo attira la sua attenzione. È Morris, un vecchio amore che non vedeva da vent'anni. Un incontro in apparenza casuale, durante il quale nessuno dei due accenna al terribile segreto che condivide con l'altro.
Qualche giorno dopo, però, Cinzia viene a sapere che nel suo paese natale è stato dissotterrato il cadavere di Giulio, un amico che risultava scomparso, e capisce che Morris non è tornato per caso nella sua vita. Per lei è il momento di fare i conti con un incubo: la paura di essere incriminata per un crimine mai commesso, ma nel quale è suo malgrado coinvolta.
Confidarsi con il marito Samuele sembra impossibile e mentre le bugie si moltiplicano per tenere sepolta quella parte oscura della sua vita, la polizia comincia a scavare nel passato in cerca del responsabile dell'omicidio.
Intanto, Samuele viene contattato dalla sorella di Giulio che gli chiede aiuto per far luce sul delitto del fratello. La sua curiosità di giornalista e la paura di perdere Cinzia lo spingono a indagare, anche a costo di scoprire una scomoda verità.
In che modo Cinzia è coinvolta nell'omicidio? Perché Giulio è stato ucciso? E chi è Morris, l'uomo che Cinzia teme così tanto?

La mia mente venne trascinata indietro di vent’anni e bombardata dai ricordi. Fatti che erano rimasti per tanto tempo sotto il livello della coscienza, ora riaffioravano come detriti indesiderati. I giri in auto. Gli incontri clandestini. Le effusioni furtive. Il soggiorno con sangue ovunque. Il terrore di essere incriminata per omicidio.


INCIPIT 

Lo notai nel riflesso di una vetrina. Non ero sicura che fosse proprio lui, ma bastò quella visione indistinta a provocarmi una fitta allo stomaco. 

Finsi di guardare i vestitini per bambini esposti al di là del vetro, tentando di mettere a fuoco il volto rispecchiato. Se l’uomo dall’altro lato della strada era davvero Morris, si era irrobustito, aveva sostituito la barbetta caprina con un folto barbone brizzolato, e ora portava i capelli – anch’essi spruzzati di grigio – molto corti. Del resto, era passato del tempo da quando l’avevo visto l’ultima volta, riflettei mentre adocchiavo il vetro. Vent’anni. Era ancora un bell’uomo, uno di quelli a cui giova invecchiare, uno dei fortunati ai quali il tempo regala fascino e non solo rughe. Feci un rapido calcolo. Doveva aver superato la cinquantina.

La mia recensione su Goodreads e Amazon 

Una rosa di spine 

Un thriller psicologico davvero coinvolgente che cattura fin dalle prime pagine. Non lasciatevi fuorviare dal fatto che sembri tutto già chiaro, non è come sembra. Cinzia cammina per le strade del suo quartiere, sta vivendo un momento magico della sua vita perché aspetta un bambino dall’uomo che ama, suo marito, ma incontra, e non per caso, un suo vecchio amore, un uomo più grande di lei che le aveva rubato l’innocenza quando era ancora poco più che adolescente e che l’aveva trascinata in un incubo, un incubo che lei aveva cercato di dimenticare nascondendolo in un passato lontano e in un mare di bugie. 

Ma la verità non può restare nascosta troppo a lungo e, dopo vent’anni, lotta per emergere e venire alla luce. È solo Cinzia che ha mentito nascondendo la verità? Forse non è proprio così, forse quello che a lei sembrava chiaro e inequivocabile è solo un paravento di una realtà ben più tragica. È necessario andare fino in fondo alle proprie paure per affrontarle e scoprire finalmente la verità con tutte le dolorose conseguenze.


L'autrice

Maria Teresa Steri è nata nel 1969 e cresciuta a Gaeta. Dopo la laurea in Lettere e Filosofia si è trasferita a Roma, dove vive attualmente con il marito. Ha collaborato come giornalista pubblicista nella redazione di quotidiani e riviste. Cura il blog Anima di carta (https://animadicarta.blogspot.com/) dedicato a chi ama scrivere e leggere. Si interessa di scrittura creativa e antroposofia. È un’appassionata di Alfred Hitchcock. I suoi autori di narrativa preferiti sono Ruth Rendell e Joyce Carol Oates.

Nel 2009 ha pubblicato il suo primo romanzo, “I Custodi del Destino” (fuori catalogo). Nel 2015 è uscito “Bagliori nel buio”, un noir sovrannaturale, nel 2017 il thriller esoterico “Come un dio immortale”; nel 2019 la seconda edizione del primo romanzo, interamente riveduto, con il titolo “Tra l'ombra e l'anima”; nel 2020 ha pubblicato “Sarà il nostro segreto”, nel 2021 “Non fidarti della notte” e nel 2022 “Dal passato all’improvviso”, tutti thriller psicologici.

I suoi romanzi sono disponibili su Amazon in formato ebook e cartaceo.

 

Titolo: Dal passato, all'improvviso

Autore: Maria Teresa Steri

Data di pubblicazione: 15 marzo 2022

Genere: thriller psicologico

Pagine: 542

In vendita solo su Amazon in eBook e cartaceo

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Prezzo eBook € 2,99

Prezzo cartaceo € 11,96 

Gratis con Kindle Unlimited