venerdì 25 novembre 2022

Viaggiare nel tempo

Abbiamo tutti le nostre macchine del tempo. Alcune ci riportano indietro, e si chiamano ricordi. Alcune ci portano avanti, e si chiamano sogni. Jeremy Irons in The time machine, 2002

Cosa fareste se potreste viaggiare nel tempo? Almeno una volta vi siete fatti questa domanda nella vita, vero? Io più di una volta, anche se molto egoisticamente vorrei tornare indietro a un momento preciso della mia vita e fare una scelta diversa, ma se poi le cose non andassero come me lo aspetto? Ok, é un quesito senza risposta, anche perché non si può viaggiare nel tempo, né tornare indietro nella propria vita.

C’è chi ha scritto romanzi e serie sull’argomento, per esempio c’è un romanzo di Stephen King intitolato 22.11.1963 da cui hanno tratto una serie tv ed è proprio per questo che scrivo questo post, ho visto la serie su prime, in pratica l’ho divorata (ma quanto erano belli gli anni sessanta nei film con tutte quelle automobili colorate e l’atmosfera da villaggio da favola, almeno in apparenza), il protagonista Jake, interpretato da James Franco, attraversando un armadio, luogo che lui chiama la tana del Bianconiglio, si ritrova nel 1960 e decide di cambiare la storia cercando di impedire l’assassino di Kennedy. Impresa eroica ed encomiabile ma tutt’altro che facile perché il passato non vuole essere cambiato.



Mentre vedevo la serie non potevo fare a meno di pensare a cosa farei io se potessi tornare indietro e cambiare la storia, premesso che non avrei il coraggio di fare alcunché, ma in che epoca dovrei tornare? Forse tornare indietro e uccidere Hitler o Mussolini? Ma poi in quale epoca avrebbe senso tornare per cambiare la storia? E poi quale storia, la nostra più recente o qualcosa di specifico? Non ha molto senso, magari oggi potrebbe averlo tornare all’inizio del 2000 e cambiare alcune questioni che stanno impattando sul nostro presente, che so impedire l’11 settembre oppure la guerra in Donbass, anche se con tutte le dinamiche in campo non so se sarebbe possibile. 

Oppure si potrebbe tornare indietro al tempo in cui i nostri “soggetti cattivi” erano bambini (anche Hitler e Putin sono stati bambini, anche se sembra strano ora immaginarli), ma forse sarebbe meglio non farli nascere affatto colpendo la madre, vi ricordate Sara Connor nella saga di Terminator? Le macchine mandano un robot umanoide per uccidere la madre dell’eroe della resistenza. Va bene, sono elucubrazioni mentali senza senso, tranne forse per scrivere una storia di fantasia, almeno in quello non abbiamo limiti. Il finale della serie 22.11.63 è piuttosto sconfortante, ma si sa, King non è per il lieto fine, oppure lo é a suo modo. Non dico di più per non fare spoiler a chi eventualmente lo voglia guardare.

Altra serie sui viaggi nel tempo è Life on Mars, una serie che guardavo con molto interesse alcuni anni fa, quando lo davano su Rai 4, il titolo è stato ispirato dalla nota canzone di David Bowie che poi è anche la sigla del telefilm. È una storia particolare, il protagonista, Sam Tyler, dopo un incidente, accaduto nel 2008, si ritrova catapultato nel 1973 nel ruolo di un poliziotto, in ogni telefilm c’è un caso da risolvere e Sam Tyler lo fa brillantemente (anche un po’ con l’ausilio delle sue conoscenze futuristiche ma facendo attenzione a non farle trapelare, chi crederebbe che lui proviene dal futuro?) intanto cerca di capire come tornare alla sua epoca, anche se lentamente si affeziona ai suoi colleghi e nuovi amici del 1973 e comincia a provare il desiderio di restare per sempre... La serie originale é britannica ed è quella che ho visto ma é stata fatta anche una serie statunitense che non mi dispiacerebbe recuperare. Intanto vi riporto sotto il link




Poi c’è un film che parla dei viaggi nel tempo, anche se solo trasversalmente, il titolo é Donnie Darko un film girato nel 2001 la cui uscita, prevista per il 2002, fu rimandata per una scena del film in cui il motore di un aereo cadeva su una casa (l’11 settembre era troppo recente per fare uscire il film) poi uscì dopo qualche tempo negli Stati Uniti solo in streaming ma in Italia arrivò solo nel 2004. Dopo l’inizio sfortunato questo film è diventato un cult. Io ne ho sentito parlare e l’ho visto un paio di volte in tv perdendomi sempre l’inizio (se lo scoprivo troppo tardi) oppure la fine (se crollavo dal sonno sul divano, non per il film ma per stanchezza da lavoro). Finalmente l’ho visto interamente una volta su RaiPlay e l’ho rivisto anchd su  Amazon Prime. È un film che mi è piaciuto molto e, lo ammetto, è giusto che sia un cult, la storia contiene una serie di messaggi in cui tutti in parte possiamo ritrovarci, ma può non piacere a tutti, tuttavia fa riflettere su certe intuizioni un po’ premonitorie.

Comunque anche in questo film si parla di viaggi nel tempo, si scoprirà solo alla fine la connessione con la vicenda, anche qui c’è un coniglio, è l’amico immaginario che Donnie vede apparire ogni notte nelle sue visioni e che lo avverte che il tempo sta per finire (qualche riferimento al coniglio di Alice nel paese delle meraviglie? Chissà, è probabile). Infine c’è una colonna sonora molto accattivante, Mad World, una canzone molto suggestiva che amo molto.

Vi lascio il link del trailer 




Per una strana combinazione da poco ho iniziato a vedere una serie appena uscita su Amazon prime che continuava a mandarmi delle notifiche, per cui ho ceduto alla curiosità e ammetto che questa serie non è male, è intitolata The Peripheral, è una serie americana di fantascienza del regista Scott Smith ambientata  in un futuro prossimo, l'anno 2032, in cui la tecnologia ha alterato leggermente la realtà, una ragazza scopre una connessione segreta con una realtà alternativa che la collega al futuro anno 2079, anche se la scena iniziale della serie è ambientata nel 2099. Questa connessione si presenta inizialmente come un video gioco che lei dovrebbe testare, ma si rende conto, invece, che quella connessione la porta davvero nel futuro e scopre quello che accadrà alla terra, nella sua epoca, nei successivi sette anni. La serie è tratta da un libro scritto nel 2014, autore William Gibson, e guardando la serie sono molto impressionata dalle analogie che trovo con il nostro presente. 




Ma torniamo al presente e parliamo di noi, io non voglio conoscere il futuro dell’umanità perché con le premesse che abbiamo oggi mi fa abbastanza paura, non voglio neanche pensare alla fine dell’anno 2022 perché ogni nuovo anno ha portato qualche sciagura e quindi vorrei restarmene nel 2022 più che posso. Si dice “anno nuovo, vita nuova” ma siamo sicuri che la vita nuova sia meglio della vita vecchia? Non voglio essere pessimista, ma per sicurezza preferisco vivere il presente senza farmi troppe domande sul futuro che non è detto sia meglio del presente, anche se sperarlo è importante e sarò ben lieta di essere smentita.

Voi avete mai visto uno di questi film o serie, oppure avete letto i libri da cui sono tratti?
Vi piacerebbe viaggiare nel tempo e in quale epoca vorreste andare, e per fare cosa?

Fonti immagini: Pexels - Fonti testi: Wikipedia 

mercoledì 16 novembre 2022

La vita non è un libro

Non c’è cura per la nascita e la morte se non godersi l’intervallo. George Santayana 


Quattro anni fa, prima della pandemia, mi telefona una mia cara amica e mi dice: posso dare il tuo numero di cellulare a una mia giovane collega? Vuole istruzioni sull’autopubblicazione perché ha urgenza di pubblicare una storia. Ti spiegherà tutto lei...

Io le rispondo che va bene e intanto penso “ecco sarà una ragazza che ha scritto un romanzo d’amore e vuole pubblicarlo a tutti i costi”, che poi non c’è nulla di male a pubblicare una storia d’amore, per carità, ma io non avrei mai potuto immaginare che mi avrebbe raccontato tutta un’altra storia. Una storia che mi ha spezzato il cuore.

Dopo un paio di giorni, infatti, mi contatta la giovane collega della mia amica - che chiamerò Catia ma è un nome di fantasia - e mi spiega il motivo della sua richiesta.

Sua zia, la sorella di sua madre, ha appena compiuto cinquant’anni e le hanno da poco diagnosticato un tumore al cervello, subito dopo la diagnosi ha subito un intervento e ha cominciato delle terapie che potrebbero allungarle la vita, ma il tumore è molto aggressivo e, probabilmente, non c’è speranza. Lei però non si arrende e continua le cure, ma ogni notte si sveglia perché non riesce a dormire e scrive.

Scrive una specie di diario, i pensieri e ricordi di una vita, ha riempito quasi tre quaderni nelle sue notti insonni e ha espresso il desiderio di vedere pubblicate le sue memorie prima di morire, peraltro vorrebbe anche che le vendite del libro andassero in beneficenza all’ANT. 

Io e Catia abbiamo parlato per due ore al telefono e ho cercato di spiegarle tutte le procedure da impostare per l’autopubblicazione su Streetlib oppure su Amazon, spiegandole il funzionamento delle due piattaforme per quello che avevo imparato dalla mia esperienza, suggerendo di riportare tutto in word per avere un file da caricare sulla piattaforma e creare quindi l’ebook e volendo il cartaceo. Le dico anche che potrà chiamarmi se avrà bisogno di ulteriori istruzioni e che sono disponibile per ogni aiuto. La ragazza mi ringrazia e mi saluta, però non l’ho più sentita.

Ho pensato a loro tante volte, ma soprattutto ho immaginato la vita di questa donna che, all’improvviso, sa di non avere più tempo davanti a lei e vorrebbe lasciare una traccia di sé in un libro, in un diario, in qualcosa che resti e continui dopo di lei.

Nel frattempo, nella mia vita sono successe alcune vicende pesanti, tra cui un grave lutto familiare, poi c’è stata la pandemia che ha messo in stand by il mondo intero, e dopo, quando il mondo sembrava riprendersi lentamente un altro colpo al cuore che ho raccontato in questo post Il vento leggero del ricordo, insomma non c’è stato modo per pensare ad altro e ho quasi dimenticato la zia di Catia, ma qualche sera fa ho rivisto la mia amica e le ho chiesto notizie della sua giovane collega, la zia di Catia é morta dopo circa sei mesi dall’intervento, come avevano ipotizzato i medici e lei non ha mai pubblicato nulla del diario, forse perché la morte cancella tutto e non hanno fatto in tempo a farlo prima che morisse. Mi sono sentita un po’ triste per questo, ma posso capire la situazione, quando affronti un lutto è difficile trovare un senso quando chi ami non c’è più e, per loro, era importante pubblicare quando lei era ancora in vita e la pubblicazione aveva un senso. 

La verità è che non siamo mai pronti a fare i conti con la morte e quella di persone ancora giovani ci colpisce molto di più e non possiamo fare a meno di immedesimarci. Anche nella malattia c’è una sorta di fortuna, prendere il male in tempo, essere colpiti in una parte del corpo più facile da operare, incontrare il medico giusto, tante variabili che possono portare al superamento della malattia. 

Mi piace pensare che, tra le nuvole, ci sia uno spazio di pace dove si incontrano le persone che sono partite troppo presto e che si fanno compagnia, unite dal filo invisibile del ricordo di coloro che le hanno conosciute in vita e che continuano a pensare a loro. 


Fonti immagini: pexels 

domenica 6 novembre 2022

La mia routine mattutina


La routine fa i tre quarti di quanto è necessario nel lavoro della vita, domani come ieri.
Pietre-Claude-Victor Boiste.

Il proverbio afferma che il mattino ha l’oro in bocca, penso che nel mio caso sia vero perché é al “mattino presto” che mi vengono le idee migliori, poi magari ci metto tutto il giorno per svilupparle districandomi tra mille difficoltà. Comunque sarà che ormai la mia mente ottenebrata dal lavoro fatica a trovare nuovi argomenti per il blog ho pensato di scrivere un post su un argomento molto poco interessante, ma tanto per parlare eccoci qua. 

Ogni mattina punto la sveglia alle 5.30 mi alzo, accendo il fuoco sotto la moka e mi stendo sul divano a dormire ancora un po’ finché non sento la caffettiera gorgogliare, quindi subito dopo mi alzo, a quel punto sono le 5.40 o le 5.50 dipende dalla mia solerzia ad abbandonare il divano, talvolta resto altri dieci minuti, ho puntato la sveglia sul telefonino che suona ogni dieci minuti finché non decido di spegnerla del tutto. Comunque faccio colazione sul tavolo della cucina e allora comincia il mio momento di libertà mattutino.

Ore 5.50 comincio la lettura del settimanale Donna moderna, ho la rivista pronta sul tavolo e mi piace sfogliarla mente bevo il caffè in tazza grande senza zuccheri dove intingo due biscotti integrali. A proposito, a me piace il caffè della moka, non sopporto il caffè con le cialde, ogni tanto lo bevo se me lo offrono, ma per me il caffè con la moka è meglio, tra l’altro mi piace fare un caffè con molta acqua, insomma un caffè annacquato perché quello troppo forte mi da fastidio, dopo nel corso della giornata prendo un paio di caffè al bar e quelli sono normali. Quando sono con il mio compagno (in ferie o al fine settimana) lui prepara delle caffettiere strong con un caffè nero potentissimo, in quel caso bevo solo una tazzina normale perché di più non riesco. Ma sto divagando. La lettura di donna moderna dura venti minuti, leggo davvero, non mi limito a sfogliare le pagine, quindi vado a rilento, in pratica per finire la lettura della rivista ci metto una settimana allungandomi il sabato e la domenica.

Ore 6.10 chiudo Donna moderna e apro l’iPad, mi leggo le mail personali e leggo i vari blog amici e, se riesco commento,  sembra incredibile ma questi venti minuti volano via, talvolta riesco a fare molto poco, questi però sono i venti minuti della giornata più preziosi perché spesso in questi momenti mi viene in mente qualcosa da scrivere e così prendo appunti su un foglio di carta (i miei romanzi e racconti sono nati in mezzo a tanti fogli sparsi che poi inserisco nel pc), in realtà succede lo stesso anche per i post del blog, immagino un argomento e comincio a scriverlo sull’iPad nei miei venti minuti di libertà mattutini, poi proseguo qualche sera nel corso della settimana per completarlo. 

Alle 6,30 smetto e mi preparo per andare in ufficio, mi serve circa mezz’ora per poter uscire di casa alle 7,00-7,10 cerco di non tardare perché se arrivo troppo tardi trovare parcheggio è un’impresa. Prima di arrivare in ufficio mi fermo nel mio solito bar dove prendo un tramezzino da mangiare a pranzo, è un abitudine che ho preso da quando mi capitava di non riuscire a mangiare nulla perché mi mettevano una riunione imprevista o altre beghe in prossimità dell’ora di pranzo. Insieme al tramezzino prendo un caffè e, se nessun avventore se ne è già impossessato, mentre sorseggio il caffè dalla tazzina sfoglio il quotidiano locale, Il resto del Carlino di Bologna, mi piace leggere soprattutto la cronaca locale, ogni tanto trovo anche qualche articolo interessante per i miei post che fotografo come è successo con l’articolo sulla biblioteca americana di cui parlo qui Le vite degli altri

Tra le 7.40 e le 8.00 circa arrivo in ufficio e lì comincia la rumba, il tempo non è più mio. Succede qualche volta che i miei venti minuti di libertà del mattino siano invasi dal lavoro, mi capita quando devo leggere con attenzione qualche documento del lavoro e ho bisogno di essere concentrata, così sacrifico quel tempo per poter finalmente portare a termine qualcosa più volte rimandato, in questo modo spesso risolvo delle questioni lavorative anche se, la cosa non mi piace troppo, hanno invaso il mio esiguo tempo libero.

Ogni tanto penso che siano questi piccoli riti a salvarmi, perché rendono la giornata meno gravosa, quel tempo dedicato a me stessa e ai miei pensieri è molto importante, ognuno in fondo ha le sue fissazioni, ma mi è capitato di seguire qualche tutorial su YouTube di persone varie che parlano dell’importanza della routine mattutina, ognuno in quel tempo ci mette quello che vuole. Ho trovato anche degli articoli in rete sull’importanza della routine mattutina. Una volta riuscivo anche a infilarci dieci minuti di ginnastica sul tappetino, alternavo addominali, stretching e yoga, ora non riesco più, ogni tanto ci provo ma finisco con il fare tardi e non trovare più parcheggio, quindi mi limito a farli nel week end. Voi direte, cosa sono dieci minuti di ginnastica, non serve a niente! Forse, ma servono al mio spirito e poi lo stretching fa davvero bene alle articolazioni, delle volte dopo averlo fatto mi sento molto meglio, soprattutto la schiena ringrazia.

Una volta mi svegliavo più tardi, alle 6,45 circa, facevo tutto di fretta e mi limitavo a un caffè veloce in tazza grande, giusto per svegliarmi un po’ però oggi apprezzo molto quel piccolo tempo che ho per me.

Bene e, dopo questo inutile post sulla mia routine mattutina, vi saluto e vi chiedo, anche voi avete delle piccole abitudini mattutine a cui non sapreste rinunciare oppure siete di quelli che dormite fino all’ultimo minuto e poi scappate al lavoro? 

Fonti immagini:Pexels