domenica 30 settembre 2018

Il successo è fare quello che ami

Tra i libri consigliati nelle varie riviste ogni tanto qualcuno mi rimane più impresso. 
Uno di questi è intitolato "Quello che ti piace fare è ciò che sai fare meglio" di Filomena Pucci coach e scrittrice con un passato di autrice televisiva. 
Potrebbe sembrare la scoperta dell'acqua calda, però se ci pensate, quando facciamo qualcosa che ci appassiona lo facciamo bene o, almeno, tendiamo verso il perfezionismo.
Se hai un grande sogno devi cercare di realizzarlo e magari farne il tuo lavoro, non arrenderti mai, persevera più che puoi. 

Fare quello che amiamo significa volerci bene


Bisogna partire da se stessi, cercare di volersi bene ed essere disposti a rischiare perché si può essere sconfitti, ma solo rischiando potremo ottenere quello che vogliamo. 
Insomma se vogliamo fare quello che ci piace dobbiamo studiare, approfondire e dedicarci alla nostra passione, e magari preparare il terreno per potere, un giorno chissà, farne anche il nostro lavoro principale. 
Questi sono discorsi che abbiamo già sentito, è vero. Il punto però, secondo l'autrice, è che quando ci dedichiamo a fare quello che veramente ci piace sarà altamente probabile raggiungere il successo in quello che andremo a fare. Questo vale per la scrittura, ma anche per qualsiasi altra attività.  Ma niente avviene per magia, la fatica c'è, nulla viene regalato.


In cuor tuo sai perfettamente quello che ti piace fare, ma per capire se quello è anche il tuo talento occorre prendersene cura, dedicarvi tempo con costanza e assiduità, essere pazienti, procedere per tentativi e non lasciarsi scoraggiare, ognuno trova a suo modo la sua strada. È importante anche ammettere le proprie vulnerabilità, capire i punti di debolezza e lavorarci per migliorarli o superarli. 
Questo libro è rivolto alle donne, ma i concetti che ho esposto secondo me valgono per tutti.
Siete d'accordo?




domenica 16 settembre 2018

#Vorrei ma non posto #Top 5 dell'Estate

Fa ancora molto caldo, nonostante sia settembre, e sulla scia del caldo ho pensato di seguire questo meme, scoperto tramite il blog di Nadia Banaudi  che parla delle top five dell'estate.



Io seguo i meme sempre un po' a modo mio e quindi, prima che l'estate finisca, vado ad elencare quelle che per me sono le top 5 dell'estate 

1. La colonna sonora dell'estate 

Purtroppo mentre il caldo dura sempre più a lungo, causa il riscaldamento globale, la mia estate, che io intendo come uno stato mentale vacanziero, diventa sempre più corta con il passare degli anni ed è forse per questo che questa estate non sono riuscita a focalizzare una canzone particolare. Tuttavia andando a leggere la classifica dei tormentoni ho trovato anche la mia canzone, quella che canticchiavo più frequentemente e che sentivo più spesso alla radio.

ITALIANA JAY AX e FEDEZ



2. Il luogo del ritorno

Ogni estate una capatina in Puglia la faccio sempre e quindi vi propongo la spiaggia dove vado di solito, anche se, in 9 giorni questa estate, ci sono andata solo 2 giorni e per poche ore...

Costa nord del Gargano


3. La frase che mi appartiene

Non ho capito se devo citare una frase tipica di questa estate o una frase mia in assoluto, comunque una frase che dico sempre - oltre alla classica "carpe diem", cosa che mi riesce sempre meno perchè ogni volta che tento di cogliere l'attimo il lavoro è passato prima di me - è la seguente:

Lo scopriremo solo vivendo

lo so non è mia, ma di Lucio Battisti, però la uso spesso, perchè sono sovente la depositaria di domande senza risposta tipo, ma secondo te perchè il cielo è azzurro? al lavoro faranno l'ennesima riorganizzazione? la terra si distruggerà perchè colpita da un asteroide? Ricevo le domande più disparate da colleghi e familiari come se io avessi tutte le risposte...

4. Libri letti in estate

D'estate si legge di più, se non altro perchè si può godere di qualche giorno di ferie. Io ho letto diversi libri interessanti, se dovessi fare una classifica metterei al primo posto:

I fiori non hanno paura del temporale di Bianca Rita Cataldi, una bella storia familiare struggente e malinconica ambientata a Bologna e letto a inizio luglio

una storia familiare

Altri due libri letti nel corso di questa calda estate e che voglio menzionare sono 
Non torno subito di Lisa Agosti 

un viaggio esotico fuori e dentro se stessi 

Tutto è tenebra di Massimiliano Riccardi 

un thriller sorprendente

In realtà più che in estate ho battezzato i libri letti tra luglio e agosto.

5. Nomination

Dovrei nominare qualcuno ma, come cantavano i Righeira, l'estate sta finendo e quindi prima che arrivi l'autunno vedete voi se volete aderire o raccontarci le vostre Top dell'estate nei commenti, che poi non ho capito perchè si chiama TOP5 se le top da citare sono 4, forse mi sono persa qualcosa o forse no.
Cosa mi raccontate?




domenica 9 settembre 2018

La vacanza può essere un luogo da scoprire

Spesso visitiamo posti lontani e non ci accorgiamo di piccoli gioielli più vicini da scoprire.
Quello che abbiamo vicino ci sembra sempre a portata di mano e finiamo per non andarci mai. Invece ogni tanto rompere questo schema è interessante e piacevole. 
Percorso verso il borgo alto

Siete mai stati a Castell'Arquato? È un bellissimo borgo in provincia di Piacenza che non avevo mai visitato pur vivendo in Emilia Romagna ed è stata una piacevole scoperta in una domenica di inizio estate. Pensate che il mio compagno, appassionato di documentari, ne ha sentito parlare in TV, così mi ha proposto di andarlo a visitare. E io con somma felicità ho accolto la sua proposta, considerato che nei mesi invernali avevo passato il tempo libero sempre a scrivere e, al massimo, a uscire per una passeggiata in città. Vi propongo alcune foto fatte da me con il cellulare e vi racconto un po' di storia del luogo che ho reperito su Wikipedia e dintorni.

Piazza del borgo alto

Da wikipedia:
Castell'Arquato è un piccolo comune di 4.600 abitanti situato sulle alture della Val D'Arda in provincia di Piacenza, bellissimo borgo medioevale arroccato lungo la collina.
Il centro storico si è sviluppato sulla riva sinistra del torrente Arda ed è ubicato a circa 30 km da Piacenza, capoluogo provinciale, 42 km da Cremona e 45 km da Parma.
Il borgo è costruito secondo la struttura dei borghi medioevali e non ha subito modifiche degne di nota sino agli anni '50. Nei decenni successivi le diverse amministrazioni hanno via via incentivato un cospicuo sviluppo urbanistico ai piedi del borgo antico, che si è esteso alle superfici agricole circostanti e a cui ha corrisposto un'iniziale spopolamento e un successivo recupero architettonico del nucleo storico originario anche grazie all'utilizzo turistico delle seconde case.
Castell'Arquato ha il titolo di "città d'arte" è stata insignita della Bandiera Arancione dal Touring Club Italiano; fa parte del club de I borghi più belli d'Italia.
 

Veduta dalla Rocca

Per arrivare al centro storico, di domenica, è necessario fare una bella scarpinata in salita, però ne vale la pena, perchè potete visitare la rocca viscontea e godere di un bellissimo panorama dall'alto
Vicolo

Mentre fate la salita potete ammirare deliziosi e suggestivi vicoli.
Vicolo
E facciate di palazzi molto belli, questo è il palazzo Stradivari.
Palazzo Stradiviari
Il palazzo Stradivari funge come porta di accesso al borgo alto, questa foto non rende molto perché l'ho dovuta tagliare, si leggeva la targa dell'auto...
Ecco cosa c'è scritto nel sito di informazione turistica della Provincia di Piacenza:
Di mole piuttosto complessa, il Palazzo Stradivari risale all'Ottocento, e funge da vera e propria porta d'accesso alla parte alta del borgo. L'edificio è un bel complesso volumetrico articolato su più livelli che attraversano la strada e si aggettano verso la valle: rappresenta un buon esempio di architettura neomedioevale. Sopra il voltone si trova una torre quadrata, sormontata da merli a coda di rondine (ghibellini). Oggi al suo interno si trova un raffinato ristorante. Parte del Palazzo è adibita a ristorante.
Strada verso il borgo
Vi ricordate il Film Ladyhawke con Matthew Broderick, Rutger Hauer e Michelle Pfeiffer?
Alcune scene del film sono state girate presso la Rocca che negli anni ha mantenuto il suo aspetto medioevale. Credo che il portico dove Rutger Hauer ha percorso con il cavallo sia questo...
Questo è il portico di accesso alla Collegiata di Santa Maria Assunta innalzata nel XII secolo in luogo della Chiesa dell'VIII secolo distrutta da un terremoto. Purtroppo non abbiamo potuto visitare l'interno perchè la chiesa era chiusa e dopo ci siamo concentrati sulla visita alla Rocca Viscontea che apriva verso le 15.00.
Portico della Collegiata

Ogni anno poi si tengono in Castell'Arquato diversi eventi:
la Cena medievale in cui si rivive il Medioevo con tornei in armatura e spettacoli vari (dovrebbe essere a metà settembre), 
la Festa delle Castagne e il Festival dei Ricordi in Ottobre (in cui vengono proposte le tradizioni e i sapori del territorio), 
il Monterosso Val d'Arda Festival (dedicato al vino tipico).
Tagliere per due

Noi ci siamo fermati a mangiare presso l'enoteca della piazza (è quella che si intravede sotto con i gazebo, ma noi siamo stati all'interno era molto più fresco) e abbiamo assaggiato il tagliere di formaggi e salumi tipici (non si vedono ma sotto i salumi ci sono anche i formaggi) con un ottimo vino bianco locale chiamato Ortrugo (abbiamo anche comprato una bottiglia da portare a casa). Quando mi trovo bene in un posto ho sempre voglia di portarmi a casa un pezzetto come ricordo, il vino è un buon pezzetto. La signora che gestisce l'enoteca inoltre è troppo simpatica. 

Veduta della piazza da un lato della Rocca
 Dalla Rocca si vede un panorama mozzafiato, questo è un piccolo assaggio.

Panorama dalla Rocca

Però se non volete salire sulla sommità della Rocca anche dalla piazza è possibile godere di una bella visione, la foto dal belvedere non l'ho fatta, quindi vi propongo questo lato.

Un lato della Collegiata
La foto che segue è un altro angolo della piazza.

Lato interno
Queste sono le foto migliori che ho fatto con il cellulare, credo di avervi dato un'idea della bellezza del posto e del fatto che valga la pena farci una breve visita. 

E voi avete mai scoperto un bel posto da visitare vicino casa vostra?



mercoledì 5 settembre 2018

Il mio racconto da spiaggia

Con questo racconto partecipo al contest di Barbara Businaro Racconti da spiaggia del blog Webnauta
Le regole da seguire sono semplici: il tema del racconto è libero, ma occorre usare alcune parole e non superare le 10.000 battute spazi compresi.  
Sabato scorso mi sono svegliata nel cuore della notte e dopo aver letto un po' sono stata folgorata da un'idea, ho scritto quindi questo raccontino (è ben al di sotto dei caratteri richiesti) dove ho fuso due temi a me cari l'estate e il ricordo.
Non aggiungo altro, se siete curiosi andate a leggere, tanto fate in fretta!


Luce d'estate

Erano le sei del mattino e, dopo essersi girata nel letto più volte, decise che era meglio alzarsi, ormai non dormiva più. Entrò in cucina, sollevò la tapparella e uscì sul balcone assaporando l'aria fresca. Chiuse gli occhi e inspirò profondamente, per un attimo sentì l'odore del mare e della pineta. Assurdo, il mare era molto lontano dalla casa, era un sogno a diversi chilometri da lì, eppure riusciva a sentirlo nelle narici, un ondivago senso di serenità. 
In strada non c'era ancora nessuno ed era piacevole osservare quel deserto, la sensazione che tutti fossero ancora avvolti nel sonno o nella lenta oziosità del risveglio.
Rientrò in cucina e preparò il caffè, poi sedette e si guardò intorno, gli stessi mobili, le stesse piastrelle, la stessa aria. La cucina era l'unica stanza rimasta ferma negli anni rispetto al resto della casa.
Le piaceva che almeno quell'ambiente apparisse immutato, era lì che sentiva ancora la sua presenza.
Il suo passo leggero che si avvicinava mentre le portava il caffè con una profumata fetta di claufotis di ciliegie appena sfornata. Le carezze sulla testa come se fosse ancora una bambina. 

"Perché ti sei svegliata così presto, Annina, non devi studiare. Sei in vacanza!"
Odiava i diminutivi, ma sua madre era l'unica che potesse chiamarla così senza provare fastidio.
"Non riuscivo a dormire. E poi mi piace l'aria del mattino"
"Oggi potresti andare al mare, oppure fare una passeggiata in pineta, si sta bene, non c'è ancora l'afa del ferragosto portatragedie"
"Sei ancora convinta che il ferragosto porti tragedie?" Ripensò alle canzoni cantilenanti che sua madre, come un bardo celtico, cantava ogni estate per ricordare antiche tragedie paesane. 
"In agosto accade sempre qualcosa di brutto, forse perchè con il caldo la gente perde la testa"
"La canzone degli 'alberi pizzuti', me la canti? Mi è tornata in mente quella canzone. Me la canti?"
Gli alberi pizzuti erano i cipressi, era un modo per indicare il cimitero, quella canzone parlava di una donna innamorata che tradita dal suo uomo lo uccise il giorno di ferragosto. Era una storia vera, accaduta tanti anni prima quando sua madre era una ragazzina e lei non era ancora nata.
Le note di quella antica cantilena in dialetto si diffusero nella cucina, salirono lungo le piastrelle colorate e poi si dissolsero fuori dal balcone nella luce brillante del giorno che avanzava.

Il gorgoglìo della caffettiera la riportò alla realtà, spense il fuoco e prese la tazzina, versò il denso liquido nero e tornò a sedersi. 
Guardò di fronte a lei, vide i suoi occhi verdi, il riflesso dei capelli rossi e il suo sorriso. Allungò la mano per farle una carezza, ma toccò solo il vuoto. Eppure aveva sentito la sua voce, percepito il suo profumo, aveva parlato con lei. Era sveglia, non aveva sognato, ma tutto era apparso come se fosse reale. Che scherzi fanno i ricordi. 

Michele entrò in cucina e la guardò.
"Hai fatto il caffè?" 
Sollevò lo sguardo, suo marito, in vacanza, era mattiniero quanto lei.
"Sì, te ne verso una tazza" rispose alzandosi e dandogli un bacio sulla guancia.
"Oggi è una bellissima giornata, potremmo andare al mare" propose lui.
"Credo sia il periodo migliore, a giugno le spiagge qui sono ancora semideserte, possiamo fare una passeggiata e poi mangiare in qualche antica masseria della zona" rispose Anna. 
Lui annuì soddisfatto mentre beveva dalla sua tazzina e, intanto, tagliava un pezzo di crostata che lei il giorno prima si era ricordata di comprare al forno sotto casa. 
Era ancora avvolta dalla sensazione di piacevole turbamento donatale dalla visione adamantina di sua madre, dovuta alla sua troppo fervida immaginazione, regina dell'entropia.
"Vado a prepararmi allora, tu finisci pure con calma" concluse uscendo dalla cucina.
"Va bene" rispose lui, "a proposito ma, avevi la radio accesa prima?"
"Perchè?"
"Chi è che cantava quella strana cantilena?"





domenica 2 settembre 2018

Conciliare scrittura e vita lavorativa

Qualche mese fa in un commento Salvatore Anfuso nel suo post  intitolato Come raggiungere il massimo dell'efficienza nella scrittura mi ha suggerito di scrivere un post su come conciliare la vita lavorativa con la scrittura. E io ho seguito il suo suggerimento. Avevo cominciato a scrivere il post tempo fa, ma solo ora sono riuscita a completarlo. Meglio tardi che mai.
Nel suo post Salvatore spiegava come raggiungere l'efficienza nella scrittura e sfruttare bene il proprio tempo, dava ottimi consigli. Il problema sorge però se lavori e, si sa, la maggior parte della gente che scrive non vive di scrittura, quindi, se è fortunata (oggi bisogna comunque considerarsi fortunati ad avere un lavoro) svolge ogni giorno un altro lavoro che non riguarda la scrittura. 
Ed ecco quindi che - per scrivere - è necessario organizzarsi bene, anzi molto bene.
Siccome io non sono un guru e non possiedo nessuna ricetta miracolosa posso solo parlare di quello che faccio io per conciliare la mia vita lavorativa con la scrittura. Prima di tutto é necessario avere la passione, e quella non mi ha mai abbandonata, anzi si è acuita negli ultimi anni, grazie alla possibilità di pubblicare. Probabilmente non scriverei se non avessi la prospettiva di pubblicare anche in autonomia.
Ma soprattutto è fondamentale fare delle scelte, non puoi scrivere sul blog tutti i giorni, seguire tantissimi blog lasciando commenti possibilmente intelligenti e riempire pagine intere del tuo nuovo romanzo. Non puoi, perché ogni giornata è formata sempre da 24 ore di cui almeno 6 sarebbero da dedicare al sonno, quindi devi fare una scelta e dare le priorità in base all'obiettivo da raggiungere. 

Il segreto del successo nella vita è fare della tua vocazione il tuo divertimento. Mark Twain

La frase sopra è emblematica, sarebbe bello raggiungere il successo attraverso le proprie passioni, tuttavia anche se ciò non avviene, avere una passione e dedicarvi del tempo rende, in un certo senso, più felici e soddisfatti.
È necessario quindi porsi un obiettivo di scrittura e applicarsi con costanza. L'alternativa è aspettare di essere colpiti dal fuoco sacro dell'ispirazione all'improvviso e scrivere duecento pagine in una notte.
La seconda ipotesi accade spesso nei film oppure nei romanzi, ma nella realtà probabilmente no. A me almeno non è mai accaduto, pur avendo avuto, talvolta, qualche momento di grande ispirazione che mi ha condotto a scrivere alcuni capitoli quasi in uno stato di grazia. 
Ma siccome vogliamo parlare di obiettivi realizzabili, secondo me il metodo è dedicare del tempo a scrivere con periodicità, costanza e determinazione. Procedere magari a piccoli passi, ma comunque procedere. Il tempo da dedicare alla scrittura può essere quello serale, se il lavoro lascia dei margini oppure quello del week end. Le ore per me più favorevoli sono quelle mattutine del fine settimana. Sono quelle più produttive e quelle che mi trovano meno stanca.
E comunque è importante mettersi lì davanti al computer e scrivere, provarci, stare lì per alcune ore a tentare di scrivere perché, proprio mentre ti lambicchi il cervello a pensare alle parole giuste da fissare sulla pagina, può arrivare lo stato di grazia di cui parlavo prima. 
Altre volte non accade nulla, scrivi una mezza paginetta e ti sembra di aver scalato l'Everest nel farlo, ma la volta successiva proprio partendo da quelle quattro righe riesci a scrivere il capitolo migliore del libro o quello che ti sembra tale. 
In questi ultimi mesi non ho scritto nuove storie. Mi sono dedicata alla revisione-promozione-ricerca immagini-nuova revisione degli ultimi due romanzi, il secondo giallo e il romance che voleva uscire dal cassetto. 
Volutamente ho tralasciato di scrivere storie nuove perché non mi restavano energie per fare altro e anche perché non avevo voglia di passare il tempo libero davanti al computer, ma andare in giro o stare in relax: ne avevo un assoluto bisogno. 
Nel frattempo leggevo molto e pensavo ogni tanto al terzo episodio di Sorace. 
Infine, mentre ero in ferie, per alcuni giorni mi sono imposta di scrivere un capitolo della nuova storia. Il primo giorno non ho scritto quasi nulla, il secondo giorno ho scritto un mezzo capitolo, il terzo giorno ho delineato meglio e implementato quello che avevo scritto.
Ho avuto la riprova che è necessario imporsi il tempo da dedicare alla scrittura perché altrimenti non si procede in nessun modo. Finché la storia ce l'hai nella testa in forma nebulosa la storia non esiste. Essa comincia a esistere solo quando la metti su carta, con fatica e sudore.

E poi ci sono altri accorgimenti per non perdere tempo, questa cosa l'ho letta in un articolo, non so se sono idee malsane di qualche giornalista oppure realtà, ma sembra che il look "casual" di alcuni uomini di successo serva per "non perdere tempo", avete presente il modo di vestire molto informale di uomini come Steve Jobs: maglia a collo alto nera, jeans e occhiali; oppure di Mark Zuckergerg: maglietta grigia, infradito e jeans, con l'aggiunta della felpa con cappuccio se fa più freddo, lui stesso ha spiegato perché veste sempre allo stesso modo, per non sprecare tempo in decisioni frivole come quelle legate al look e concentrarsi sul lavoro. Anche Marchionne (che riposi in pace) con i suoi maglioncini sobri seguiva lo stesso criterio. 
Queste osservazioni mi hanno colpito perché anch'io negli ultimi tempi tendo a vestirmi in modo sobrio quando vado al lavoro, per non perdere tempo, a volte ho anche pensato che sarebbe stato comodo indossare una divisa in modo da non dovermi preoccupare di cosa mettere. In realtà una prima causa è da collegarsi alla crescente disaffezione al mio mondo lavorativo, che sento sempre più fagocitante e quindi non mi interessa vestirmi bene per adeguarmi all'ambiente. 
No, tranquilli, non vesto come Zuckemberg, però più passa il tempo, meno cerco di complicarmi la vita pensando a cosa indossare al lavoro. Ogni tanto mi faccio prendere dalla vanità femminile e indosso anch'io qualche vestitino frou frou, poi però ritorno ai miei pantaloni classici con magliettina di cotone e giacchino, o il classico twin set...(comodissimo, anche se probabilmente ormai fuori moda, nelle stagioni da tempo ballerino).
La differenza è che io non voglio perdere tempo sul mio lavoro, ma voglio risparmiarlo per tornare a casa prima possibile e scrivere. Desiderio che resta spesso tale, perchè le urgenze mi legano alla scrivania del mio ufficio oltre l'orario. 

Tutto sommato i momenti migliori per scrivere bisogna ritagliarseli comunque e non sprecarli.
Non è facile e non sempre la forza di volontà aiuta.
E voi cosa ne pensate?