Una strada coincidenza ha fatto sì che il giorno del mio compleanno sia anche il giorno in cui si celebra la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, così ho pensato di scrivere questo post. Non amo molto queste giornate celebrative collegate a un problema, preferirei la soluzione reale del problema, con leggi, movimenti culturali efficaci che portino a un'evoluzione concreta e non solo alle solite chiacchiere. Invece le donne continuano a morire per mano di uomini, quasi sempre di uomini che affermano di amarle al punto che non si rassegnano a vivere senza di loro, che le amano al punto che preferiscono bruciarle con l'acido, violentarle, accoltellarle, distruggerle, annientarle, perché il pensiero che queste donne possano continuare la loro vita senza di loro, addirittura essere felici senza di loro, è intollerabile.
In questi giorni ho ripensato a come è nata l'idea di scrivere Fragile come il silenzio.
Ogni volta che ascoltavo la notizia di un femminicidio ero sommersa da una rabbia enorme, pensavo che avrei voluto punire quell'uomo in modo esemplare, ma chi scrive ha questo magico potere, può far accadere degli eventi trasponendole in un libro.
E io ho messo quella rabbia nel mio romanzo giallo. Per me è stato un modo per superare lo sconcerto di fronte a queste morti assurde e anche un modo per ricordare alcune vittime. Mi sono ispirata a casi di cronaca che mi hanno colpito più di altri, mi sono immedesimata in chi restava e ho immaginato il dolore che avevano dovuto affrontare e la vita che faticosamente avevano dovuto ricostruire in un modo o nell'altro. Questo percorso ha risvegliato in me anche ricordi lontani, un caso reale che ho vissuto molto da vicino molti anni fa e che avevo quasi dimenticato.
Lei aveva diciasette anni e lui ventuno, si erano appartati fuori dal paese e sono stati aggrediti da una banda di teppisti, tre di loro erano minorenni. Lei è stata violentata e impiccata a un albero, lui è stato ucciso a colpi di pietra e gettato in un pozzo. Questa purtroppo è una storia vera, io conoscevo lei, la incrociavo tutti i giorni all'uscita da scuola, eravamo in due classi diverse perchè lei aveva due anni più di me. Lui lo vedevo quando veniva a prenderla a scuola con lo sguardo innamorato. Non eravamo amici, ma nei piccoli centri ci si conosce un po' tutti e tutti partecipammo affranti e sconvolti al funerale. Nei miei ricordi resta ferma l'immagine dello sguardo di dolore del padre di lei. Non è un caso di violenza sulle donne, per lo meno non è solo questo, è una storia terribile di violenza e di due vite spezzate nel fiore degli anni.
La scrittura fa anche questo, fa ritrovare i ricordi sospesi in un anfratto della nostra mente.
Il titolo è nato pensando alla fragilità di una donna vittima della violenza perchè non riesce a difendersi, alla fragilità dell'animo umano, di chi non riesce a rassegnarsi alla fine di una storia e diventa carnefice, alla fragilità dei momenti di pace associati al silenzio. Chi legge il romanzo può scoprire meglio il significato di questo titolo e l'associazione più precisa agli eventi che racconta.
Come scrivo nei ringraziamenti questa storia si è delineata lentamente nel corso di un inverno. Dentro di essa ci sono le inquietudini di questa epoca dove si scambia il possesso per amore, ma anche la forza e la determinazione di poter cambiare le cose. E forse le cose si possono cambiare, cambiando la consapevolezza del valore delle persone, cambiando la cultura e il senso del rispetto che ancora manca nei confronti delle donne e dell'umanità in generale.
Vi lascio con un paio di estratti da Fragile come il silenzio, un pensiero del commissario Sorace
“Non sapeva spiegarsi perché certi uomini si trasformassero in mostri violenti nei confronti delle donne che affermavano di amare. Per un momento fu sfiorato da un ricordo e un tremito quasi gli tolse il respiro”
E un pensiero di Sara Castelli
“sempre più donne tormentate, perseguitate e uccise da mariti, fidanzati, spasimanti. Vittime di uomini sempre più violenti. Vittime di qualcosa che gli assassini si ostinano a chiamare “amore” ma che amore non è.”