domenica 29 ottobre 2017

La vita facile

La risposta è dentro di te?
L'altra sera sono andata fuori con una mia amica per un aperitivo, all'ultimo minuto si era aggregato anche il figlio poco più che diciottenne che mangiava con noi (e pagava la mamma ovvio).
Poi doveva scappare per un impegno con i suoi amici. Conosco il ragazzo da quando è nato, l'ho visto neonato e poi crescere sempre più velocemente, oggi è un adulto, ha finito la scuola e ha perfino trovato un lavoro (che di questi tempi è davvero ottimo).
Io e la mia amica abbiamo ordinato uno spritz e lui una bottiglietta d'acqua, avrebbe voluto una birra ma dovendo guidare non poteva, io ingenuamente ho commentato "neanche una birra?" 
Lui ha risposto "no, se mi fermano devo essere alcool zero, come neopatentato".
Io ho annuito "è vero, le norme sono cambiate".
E lui ha aggiunto "eh già voi avete avuto la vita facile" e con il voi intendeva la nostra generazione.
"Mica tanto" ho risposto io, ma poi il discorso è sfumato, c'era da andare al buffet...
Poi però nei giorni successivi mi capitava di riflettere su quella sua osservazione,
Vita facile io!: io a diciotto anni potevo sicuramente ubriacarmi, tanto non avevo nessuna macchina da guidare; giravo solo a piedi e con i mezzi pubblici, ma, in ogni caso, non mi ubriacavo perché non avevo soldi da spendere, al limite mi concedevo una birra piccola in un pub con gli amici e i soldi per la seconda birra non li avevo. La prima birra durava in pratica tutta la sera. 
Per andare al cinema aspettavo che il film dalla prima visione arrivasse al cinema parrocchiale con il biglietto super ridotto. Gli altri amici che frequentavo erano studenti squattrinati come me, non mi sentivo quindi una sfigata, ero perfettamente nella media.
Gli amici più ricchi erano quelli che già lavoravano e che avevano "perfino" la macchina, e grazie a loro ci si organizzava per andare fuori Bologna, in discoteca, o in gite fuori porta, era una bella cosa...
E quindi la cosiddetta vita facile non esisteva, almeno non era il mio caso, ma era così anche per molti altri miei coetanei.
In realtà il diciottenne che parla delle "nostra" vita facile, come avviene per la maggior parte dei ragazzi di oggi, non gli è mai mancato nulla, vacanze, vestiti, elettronica e ogni supporto che gli facilitasse, appunto, la vita. A ciò si aggiunge che il nostro diciottenne è anche figlio unico, come spesso accade nelle famiglie moderne, e questo aggiunge ulteriori facilitazioni alla sua non facile vita.
Bene, non mi voglio focalizzare troppo su di lui, in realtà lui rappresenta la generazione di oggi che probabilmente ha un presente facilitato, ma sicuramente un futuro difficile o, perlomeno, molto incerto.
Già perchè tra crisi economica, problemi ambientali e calamità varie il futuro non sembra troppo roseo neanche per noi.

Per concludere...ecco non so come concludere. Il punto è: chi ha ragione?

Eravamo una generazione che faticava un po' lungo il percorso della vita, ma poi aveva una solida speranza di realizzarsi pienamente nel proprio futuro e quindi tutto sommato il nostro diciottenne ha ragione?
Oppure lui ha semplicemente sparato una gran cavolata perchè non ha neanche la più pallida idea di cosa voglia dire avere una vita difficile?
Per dirla parafrasando Corrado Guzzanti e sul Quelo, forse la risposta giusta è "la seconda che ho detto".  La risposta è dentro di te e però è sbagliata! Ve lo ricordate?


Se ne avete voglia esprimete il vostro pensiero, sono curiosa...

 

domenica 22 ottobre 2017

Tutte le mie canzoni


Nulla apre gli occhi della memoria come una canzone.Stephen King



Antonella Mecenero ha aderito al #30daysmusicchallenge invitando tutti i frequentatori del suo blog a fare altrettanto. All'invito ha aderito subito dopo Ariano Geta  mentre già pensavo di partecipare a questa carrellata di canzoni amate che mi rappresentano, in fondo la musica è sempre stata una componente importante della mia vita. 
In realtà la sfida dovrebbe durare 30 giorni, ma non sarebbe per me gestibile, quindi mi farò bastare questo post. Ecco quindi il mio elenco di canzoni:


1 - la tua canzone preferita
Non ne ho una sola, magari ho la preferita del momento, in questo momento la mia preferita Enjoy the silence dei Depeche Mode.

2 - una canzone invernale
Negli ultimi anni l'inverno mi piace molto di più del solito, forse perché quando fuori fa freddo si scrive meglio. Non so perché ma una canzone che mi porta a pensare all'inverno è Through the barricates degli Spandau Ballet.

3 - una canzone che ti rende allegra
Lamette di Rettore.

4 - una canzone che ti commuove 
Lontano dai tuoi angeli di Marco Masini, è dedicata a sua madre persa quando lui aveva poco più di vent'anni e per certi versi mi fa pensare alla mia che ho perso troppo presto.

5 - una canzone che ti ricorda qualcuno
L'orizzonte di K.D. di Francesco Guccini mi ricorda una persona che ho amato, la suonava spesso con la chitarra. 

6 - una canzone che ti ricorda un posto
Piccola città di Francesco Guccini mi ricorda Bologna, anche se la piccola città della canzone in realtà è Modena, però l'ascoltavo spesso i primi tempi che vivevo a Bologna.

7 - una canzone che ti ricorda un momento particolare
Tra palco e realtà di Ligabue mi ricorda il primo concerto visto dal vivo di Luciano Ligabue a Milano a San Siro, il lunedì successivo entravo in ospedale per un intervento molto serio, ho vissuto quel concerto come se fosse l'ultima cosa bella che vivevo. Per fortuna l'intervento è andato bene e sono ancora qua. 

8 - una canzone di cui conosci tutte le parole
Di solito mi basta ascoltare due o tre volte una canzone che mi piace che la imparo subito a memoria, e spesso me le canto anche sotto la doccia. 

9 - una canzone che ti fa ballare
La mia banda suona il rock di Ivano Fossati, ha il potere di farmi saltare dalla sedia e lanciarmi nella pista da ballo. Però c'è ne sono anche altre: Disco inferno de The Trammps, Don't Let me be misunderstood di Leroy Gomez e i Santa Esmeralda e la lista potrebbe continuare.

10 - una canzone che ti aiuta a dormire
Magari ce ne fosse una! La userei quando i troppi pensieri non mi fanno dormire...

11 - una canzone della tua band preferita
Wish you were here dei Pink Floyd, in realtà adoro tutto l'album, dallo stesso titolo, lo ascolto da anni e non mi ha ancora stancato.

12 - una canzone della band che odi
Non odio nessuna band, al limite non le ascolto.

13 - una canzone che hai conosciuto da poco
What lovers do dei Maron 5 ft.Sza

14 - una canzone che nessuno si aspetta possa piacerti
Heroes di Davide Bowie

15 - una canzone che ti descrive
Sarà un bel souvenir di Ligabue 

16 - una canzone che amavi e che ora odi
Banane e lamponi di Gianni Morandi, in realtà non è che la amassi, ma mi piaceva, la trovavo divertente, ora non la sopporto, se la danno alla radio cambio frequenza.

17 - una canzone che vorresti dedicare a qualcuno
Siamo ancora qui di Fiorella Mannoia, la dedico al mio compagno.

18 - una canzone che vorresti ascoltare alla radio
Piccoli miracoli dei Tiromancino.

19 - una canzone dal tuo album preferito
Time dei Pink Floyd dall'album The dark side of the moon, anche se in realtà dei Pink Floyd amo tutto

20 - una canzone che ascolti quando sei arrabbiato
L'avvelenata di Guccini, ma anche Vaffanculo di Marco Masini, entrambi molto attinenti alle arrabbiature...

21 - una canzone che ascolti quando sei felice
It's My Life di Bon Jovi 

22 - una canzone che ascolti quando sei triste
Il giorno di dolore che uno ha di Ligabue

23 - una canzone che vorresti al tuo matrimonio
al mio matrimonio cantarono Banane e Lampone...

24 - una canzone che vorresti al tuo funerale
Mad World la colonna sonora di Donnie Darko, mi sembra appropriata

25 - una canzone che è un piacere peccaminoso
Aria di Marcella Bella 

26 - una canzone estiva
Riccione dei The giornalisti

27 - una canzone che ti piacerebbe suonare
Nessuna, non so suonare.

28 - una canzone che ti fa sentire colpevole
Ehm domanda difficile, forse "Bella ciao" mi capita di canticchiarla e mi aspetto di veder spuntare qualcuno che mi urla "comunistaaaa!"; il problema è che ogni tanto canticchio anche "Faccetta nera" e anche le canzoni del coro della chiesa (fino a 15 anni ho cantato nel coro della parrocchia). Lo so non sono normale, canticchio veramente di tutto e non ho nessuna fede politica...

29 - una canzone della tua infanzia
La sigla di Pippi calzelunghe, mi fa tornare bambina...

30 - la tua canzone preferita in questo periodo un anno fa
Non riesco a ricordare cosa amavo canticchiarmi in questo periodo l'anno scorso, se non erro una canzone dei Tiro Mancino, "Nessuna razionalità".

E per voi qual è la canzone che vi fa spalacare gli occhi della memoria o le porte del cuore?
Potreste partecipare anche voi e parlarci delle vostre canzoni in un post, oppure ditelo in un commento.

domenica 15 ottobre 2017

Autori da amare

La letteratura è una difesa contro le offese della vita (da Il mestiere di vivere)

L'amore quando nasce non lo puoi spiegare, lo guardi e, all'improvviso, vedi solo lui.
Pensi solo a lui, sogni solo lui.
Non ci sono spiegazioni razionali. Lo ami perché è molto diverso da te e riempi quegli spazi vuoti del tuo cuore che non riuscivi a colmare. Oppure lo ami perché è proprio uguale a te, in lui ti riconosci, lo frequenti da cinque minuti, gli parli e ti sembra di conoscerlo da sempre. 
Io ti conosco da sempre, ti amo da mai, cantava Gino Paoli in Una lunga storia d'amore, rendendo esattamente il sentimento che si prova quando si è in balìa dell'amore.
Nessuna razionalità cantano i tiro mancino, non c'è nessuna razionalità nell'amore, un vortice di passione che pericolosamente c'è...quando due anime si incontrano non c'è più razionalità, nessuna razionalità. 
E accade lo stesso con un autore che ami, lo scopri e vuoi leggere tutto di lui, andresti anche alle sue presentazioni in libreria, se solo ne facesse, ma lui è schivo e riservato, un po' come te. 
Forse è per questo che lo ami, ti riconosci in lui, i suoi pensieri sulla carta ti sembrano così simili ai tuoi e forse vuol dire che tramite lui riesci ad amare di più te stessa e quella parte di te che finalmente respira senza costrizioni, libera.
E finisci per comprare i suoi libri e leggerli tutti d'un fiato, perché quando cominci non riesci a smettere. 
E finisci per comprarli a intervalli centellinati perché poi, quando avrai finito di leggere tutti i suoi libri, sai che ti sentirai orfana ed è una sensazione che non vuoi provare.
Ma ormai ci sei ricascata, l'ultimo libro lo hai comprato e letto in un baleno e sei lì ancora a pensarci. 
È strano, inspiegabile come l'amore.
Anni fa mi è successo con Cesare Pavese, oggi accade con Gianrico Carofiglio.
Avevo circa sedici anni quando lessi "Il mestiere di vivere" di Cesare Pavese, era il suo diario pubblicato postumo e quelle pagine intrise di considerazioni sofferte sulla vita mi conquistarono. Nel corso di un'estate ho letto tutti i suoi romanzi, dal primo all'ultimo, e le sue poesie. Di Pavese amavo la sofferenza e purtroppo anche il fatto che si fosse suicidato, mi sembrava quasi un'idea romantica porre fine alla propria vita perché non la si accetta. All'epoca a scuola mi ero appassionata anche alle pagine di Vittorio Alfieri e alle sue teorie, ascoltavo Claudio Lolli e Guccini e vivevo un amore infelice per un ragazzo bello e impossibile. Come tutti gli adolescenti non vivevo bene la mia età, mi sentiva inadeguata e soffrivo, pur nascondendomi dietro una apparente sicurezza costruita con una carriera scolastica ineccepibile ed alcune idee e atteggiamenti ribelli controllati che mi hanno dato parecchi problemi ma, tutto sommato, non troppo gravi. L'adolescenza è pericolosa puoi commettere enormi errori e perderti per sempre, oppure superare il momento e diventare una persona migliore. Dopo Pavese passai a leggere Sartre e poi altri autori, alcuni di essi più ironici e leggeri. Il mio atteggiamento nei confronti della vita migliorò e perfino il ragazzo impossibile divenne possibile, qualcosa cambiò, crebbi, anche se non del tutto. Una parte di me è rimasta nel limbo adolescenziale, credo sia la parte che mi aiuta a scrivere.



Il primo romanzo che ho letto di Gianrico Carofiglio si intitola "Il bordo vertiginoso delle cose, seguii una sua intervista in TV da Fazio e mi rimase impresso. Un paio di anni dopo lessi quel libro e mi piacque tantissimo, per la storia a tratti malinconica, una sorta di viaggio interiore del protagonista alla ricerca di se stesso, e per il modo di scrivere. Carofiglio non solo racconta una storia ma racconta, con profonda intensità, l'anima dei personaggi, e spesso in quell'anima ci riconosciamo.
Dopo quel libro sono passata a leggere le indagini dell'avvocato Guerrieri. E nel frattempo ho letto anche quelli del maresciallo Fenoglio. Oltre ai romanzi della categoria Gialli e thriller Gianrico Carofiglio scrive romanzi del genere Narrativa contemporanea, le categorie le ho guardate su Amazon, perchè non è semplice definire il suo genere: lui racconta di misteri quando il personaggio è l'avvocato Guerrieri e il maresciallo Fenoglio, ma parla anche, in entrambi i suoi generi, di umanità, amori delusi e sognati, amicizie, sogni e passioni, con uno stile sempre inconfondibile e appassionante. Il 10 ottobre è uscito il suo ultimo libro "Le tre di notte" e so già che lo leggerò.

Ci sono autori che ti catturano, inevitabilmente.
E a voi è mai successo con qualche autore del passato o del presente?



sabato 7 ottobre 2017

La copertina di Fragile come il silenzio su Art Over Covers



Fragile come il cuore umano, fragile come il silenzio



Scrivere un libro è come fare un lungo viaggio, al termine del quale si arriva a un traguardo il cui stendardo è rappresentato dalla copertina  che decidiamo di assegnare al nostro libro.
Essa è il vestito con il quale la nostra opera si presenta e deve essere rappresentativa della storia che viene raccontata in essa. Mai come questa volta ho sentito mia questa copertina, perché l’ho immaginata e desiderata per diversi mesi mentre scrivevo la storia, man mano che si delineava il percorso dei protagonisti nella ricerca della verità.
Grazie al suggerimento di Maria Teresa del blog Anima di carta ho scoperto Art Over Covers che è un sito che si occupa di grafica e in particolare di recensioni di copertine di dischi e locandine cinematografiche, da qualche tempo presenta anche una sezione dedicata ai libri e quindi non ho voluto lasciarmi sfuggire l’occasione di parlare della copertina di Fragile come il silenzio.


Eccovi quindi il link ART OVER COVERS dove si spiega come è nata l’immagine di copertina e cosa intendo evocare con essa.
Se volete, fatemi sapere le vostre impressioni! 


domenica 1 ottobre 2017

Seminare gli indizi

C'è troppa tendenza ad attribuire a Dio i mali che l'uomo fa di sua spontanea volontà.
 A. Christie

Quando si scrive un giallo devi sapere fin dall'inizio dove vuoi arrivare, ma nel percorso devi disseminare gli indizi, tracce che portano al colpevole certo, ma anche circostanze che depistano.
Ogni indizio deve essere supportato da prove e situazioni del tutto verosimili.
Ecco, è questa la grande difficoltà. Per fare questo si fanno delle ricerche, ci si documenta e si studia, poi un pochino si inventa, in fondo stiamo scrivendo un romanzo che è anche opera di fantasia, meno male.
Io amo i personaggi imperfetti, quelli pieni di difetti e insicurezze, quelli che cadono e soffrono perché hanno inseguito un loro ideale, ma non sono eroi, sono imperfetti, appunto. Sono però persone che amano e sono disposti a rischiare per quello che amano, che sono disposti a giocarsi tutto pur sapendo di poter perdere.
Probabilmente i miei personaggi sono così perché desidero che siano veri, uguali a coloro che incontriamo nella vita di tutti i giorni, ma con quel qualcosa in più che li rende unici, in fondo ognuno di noi è unico nel suo essere se stesso.
E poi c'è quello strano fenomeno in cui i personaggi crescono, migliorano, maturano nel corso di un libro che è poi il loro percorso di vita. Ovviamente questo vale per tutti i generi, ma nei gialli il contatto con il male concede qualche riflessione in più.
Mi sono accorta che amo il processo della scrittura perché amo vederli crescere e cambiare, possibilmente in meglio, mi piace anche vederli sbagliare, dubitare, farsi domande e cercare invano risposte, cadere e rialzarsi.
In questo percorso però cambio anch'io, in un modo probabilmente inconsapevole, talvolta sono cambiamenti impercettibili, altre volte più evidenti. O, forse, è solo il naturale cambiamento che riserva la vita a ciascuno di noi, dove il passare del tempo non porta solo nuove rughe ma anche nuove consapevolezze.

Capita anche a voi di sentirvi cambiati dalla lettura o dalla scrittura di un libro?