mercoledì 29 giugno 2016

Sei in un paese meraviglioso

Scrivo un post di inutili facezie vacanziere tanto per non lasciarvi troppo liberi da me. Sono ancora in giro, ma in una fase più stanziale e approfitto per raccontarvi qualche fuggevole impressione di viaggio.
Ora mi chiedo se la vacanza non sia sopravvalutata, io sono tornata svuotata da ogni energia, sono rimasta indietro con tutto, letture comprese. In questi giorni sono riuscita a leggere due riviste e sono andata avanti con un solo libro senza ancora arrivare alla fine.
In compenso ho svuotato il portafogli e guadagnato due chili di ciccia che faticherò a smaltire, ma è normale in vacanza si mangiano i piatti tipici della zona e non pensi certo alla dieta. 
Porticciolo salentino
Che ci importa della ciccia, ci penseremo al ritorno!
Ho attraversato l'Italia da nord a sud e avete presente la scritta che si trova all'esterno degli autogrill delle autostrade:
"Sei in un paese meraviglioso"

Sì confermo l'Italia è davvero un paese meraviglioso, abbiamo dei posti incredibili, di una bellezza mozzafiato, con angoli molto vicini al paradiso. E poi abbiamo il cibo migliore del mondo, ma dove lo trovate un luogo dove puoi mangiare la pasta, il pane, la pizza, i pomodori, le verdure, i formaggi, frutti di mare e di terra e bere i vini migliori. E poi le bellezze culturali, l'arte e la storia che abbiamo in Italia non esistono in nessun altro paese del mondo. Esagero? Non credo, negli ultimi vent'anni un po' di mondo l'ho girato e un paese come il nostro, con un concentrato di tali meraviglie, non l'ho ancora trovato. Il mondo è pieno di posti meravigliosi d'accordo, ma manca sempre qualcosa che in Italia c'è. E lo affermo con cognizione di causa visto che le mie vacanze in passato si sono svolte molto più all'estero che nel nostro fantastico stivale.
E poi ci sono gli italiani, la gente comune, quella che incontri per strada e con cui ti fermi a parlare e la scopri piena di piacevole e simpatica umanità.

Aperitivo salentino con frisella
il colore del mare
Matera
Otranto lungomare
Duomo di Siena
Se avessimo una classe politica meno corrotta, più intelligente e lungimirante l'Italia potrebbe essere il paradiso terrestre. E invece non lo è, ma è possibile credere ancora al paradiso in terra?

giovedì 16 giugno 2016

Vado ma torno presto

Starò via qualche giorno e sono in quella fase ansiogena preparatoria della vacanza.
Ho scoperto di avere una grave dipendenza: le mie confortanti abitudini quotidiane e la connessione internet. 
Quando parto mi viene sempre un po' di ansia e mille paure: troverò bel tempo? Avremo problemi nel viaggio? Mi ammalerò e dovrò correre in ospedale? Faremo un incidente? Verremo rapiti dagli alieni? Ci sarà la connessione internet? Dimenticherò qualcosa a casa che mi serve assolutamente? 
Vi ho dato un'idea di quello che mi passa per la testa.
Una volta ero molto più disponibile a lanciarmi con spensieratezza nelle incognite di una vacanza.
Saranno gli anni che passano o questo mondo che ci circonda sempre più inquietante.
Ma in fondo non farò in tempo a partire che sarà già ora di tornare, quindi inutile stressarsi. 
Vado ma torno presto. Forse.

Ma voi prima di partire quali ansie avete?

domenica 12 giugno 2016

Dimmi che lavoro fai e ti dirò che scrittore sei



Avevo iniziato a scrivere questo post diverso tempo fa poi per motivi vari non riuscivo mai a completarlo. L’avevo ripreso la scorsa settimana e lui (il post) stanco di aspettare si era auto pubblicato. Infatti me lo sono ritrovato nel mio blog repentinamente del tutto in bozza, imperfetto e incompleto e quindi l’ho cancellato. Lo so devo aver toccato inavvertitamente il tasto pubblica, ma a questo punto eccolo.
Partendo dal post di Maria Teresa del blog Anima di carta che a sua volta ha raccolto il meme di Barbara Businaro vorrei raccontare cosa porto del mio lavoro principale nella mia scrittura.

In realtà amo scrivere romanzi perché costituiscono una sorta di fuga dalla realtà, anche lavorativa, una realtà forse troppo arida rispetto al mio spirito libero, anche perché il lavoro amministrativo oltre a essere snervante per l'applicazione di norme giuridiche e burocratiche è sicuramente arido, privo di anima e di passione. Comunque a parte queste considerazioni vediamo cosa mi ha insegnato il mio lavoro. Premetto che applicavo un certo metodo anche nello studio fin dai tempi delle superiori e dell'università, quindi non credo dipenda esclusivamente dal lavoro, ma anche dalla mia personale inclinazione.

Organizzazione e metodicità
Avendo sempre moltissime scadenze da rispettare stabilisco le priorità e parto da quelle più urgenti, ossia quelle non più procrastinabili. Nello stesso tempo non appena posso predispongo le attività per le scadenze successive, applico il proverbio Chi ha tempo non aspetti tempo e preparo sempre la documentazione necessaria per l’imminente futuro.
Nella scrittura applico la metodicità, ho stabilito di scrivere almeno un paio di sere a settimana per un paio d’ore e almeno una mattina (sabato o domenica o anche entrambe se riesco). Mi organizzo la settimana in modo da avere un paio di sere da dedicare alla scrittura e spesso anche se scrivo solo mezza pagina questa imposizione mi fa andare avanti, anche se a piccoli passi.

Approfondimento
Cerco sempre di approfondire un argomento che voglio trattare, nel mio lavoro mi trovo spesso ad applicare normative nuove e per poterle applicare è necessario prima documentarmi e studiare la legge, l'argomento e il metodo migliore per realizzare la loro applicazione.
Anche quando scrivo approfondisco e se devo trattare un argomento mi documento, oggi non è difficile grazie a internet però a volte cerco anche di farlo di persona (per esempio per il mio ultimo romanzo ho “stressato” un mio amico medico per chiedergli informazioni su sintomi e conseguenze di un certo malore. Gli ho dovuto dire che stavo scrivendo un romanzo perché cominciava a preoccuparsi per la mia salute.)

Schematizzazione
Per capire come operare nel mio lavoro imposto degli schemi lineari (possibilmente) e seguo quelli per raggiungere il risultato, dopo averli testati. Schematizzare le cose da fare mi aiuta a ottimizzare i tempi, creo dei format da rispettare e da seguire con richiami a norme e contenuti.
Nella scrittura predispongo uno schema molto generico da seguire, faccio uno schema degli avvenimenti che voglio inserire nella storia e l’impatto che voglio ottenere. Non seguo lo schema pedissequamente ma mi serve come traccia. E poi tutte le volte che mi viene in mente un’idea da scrivere, una frase, un evento prendo appunti su un foglio di carta  

Tempistica
Stabilisco sempre un calendario nel mio lavoro per poter organizzare e ottimizzare i tempi: avendone poco devo farlo se non voglio soccombere.
Anche nella scrittura stabilisco un calendario e cerco di rispettarlo. Mi do delle scadenze e in base a quelle mi regolo. E cerco di utilizzare ogni ritaglio di tempo possibile, se ho un’ora di tempo per scrivere tralascio tutto e per un’ora mi concentro su quello che voglio scrivere, può essere una pagina o un intero capitolo o quattro righe. Beh, dipende dall’ispirazione, dalla stanchezza, dal momento della giornata.

Brainstorming
In realtà nel mio lavoro non è richiesto perché non è un lavoro creativo nel senso stretto del termine, ma richiede davvero molta creatività per sopravvivere e quando cerco la soluzione a un problema butto giù delle idee a ruota libera, poi le esamino con calma a mente fredda e qualche volta con questo sistema ho trovato ottime soluzioni.
Con la scrittura di solito faccio brainstorming sui titoli, ne scrivo diversi poi li mischio finché non trovo quello che più rende l'essenza del romanzo. Stessa cosa avviene per la quarta di copertina e anche per alcune frasi all’interno della storia, soprattutto in fase di revisione. 

L'arte di arrangiarsi
Spesso nel mio lavoro vengo letteralmente buttata allo sbaraglio, mi affidano un compito e non si preoccupano di darmi una formazione specifica. Non vi meravigliate accade spesso nella realtà italiana. La mia unica strada è quella di informarmi e formarmi in autonomia: valuto cosa mi serve sapere e poi ottimizzo le informazioni e mi organizzo.
E qui devo dire che da self ho imparato a fare tutto da autodidatta, ho imparato a gestire un blog, ho imparato a creare un epub, le copertine dei miei libri e tante altre cose. Questo lo faccio anche chiedendo aiuto a chi ne sa più di me. Ovvio! Tuttavia provando e riprovando ho sempre affinato le tecniche. È come andare in bicicletta, cominci a pedalare, magari cadi e ti sbucci le ginocchia ma poi risali e ricominci, finché non impari a pedalare sicuro e sempre più veloce.

Osservazione e ascolto
Nel mio lavoro a volte è meglio osservare e non esprimere un’opinione troppo sincera, ci sono troppi stronz ops volevo dire troppe persone suscettibili. Tanto poi i grandi capi fanno sempre di testa loro, quindi è inutile parlare se proprio non è richiesto.
Nella scrittura l’osservazione l’ascolto sono fondamentali perché spesso traggo spunto per i miei personaggi e le mie storie, insomma “rubo” la vita degli altri. Non temete, mi ispiro a loro, non racconto nei dettagli la vita di chi mi circonda. Colleghi, amici, vicini e conoscenti possono stare tranquilli.

E voi cosa portate del vostro lavoro nelle vostre passioni letterarie o di qualunque altro genere esse siano?

domenica 5 giugno 2016

Del più e del meno

In questi giorni mi sembra di avere all'improvviso più tempo libero, sarà che ho finito di scrivere il romanzo (e di revisionarlo, editarlo e pubblicarlo) anche se non mi mancano le cose da fare, come per esempio la promozione e qualche altro progetto che mi frulla in testa da un po'...c'è un modo per mettere in stand by la testa?
Prima di tutto vorrei recuperare un po' di amenità, mi piacerebbe per esempio la domenica mattina fare una passeggiata in bicicletta invece che passarla a scrivere, finora era brutto tempo e quindi avevo un buon alibi, ma adesso con la bella stagione si può approfittare. Sempre che il sole decida di venir fuori davvero.
Passeggiate all'aria aperta a parte, adesso ho una gran voglia di leggere dei libri nuovi, molti sono già sul mio iPad e altri li vorrei comprare.  Nel periodo in cui stavo ultimando il romanzo dedicavo alla lettura solo brevi ritagli di tempo e quindi adesso voglio recuperare perché la lettura nutre il mio spirito interiore oltre che quello di osservazione.  Cosa sto leggendo?
In questo momento sto leggendo due romanzi self,  uno me l'ha consigliato Marina Guarneri dal suo blog Il taccuino dello scrittore  Certe incertezze di Giovanni Venturi

l'altro è Il volto dell'attesa di Roberta Volpi, una trama surreale e molto intrigante.
Ho molti romanzi scaricati gratuitamente grazie alle autrici dei gruppi facebook e devo dire che, per lo più, ho trovato romanzi dalla trama avvincente e scritti piuttosto bene, prima o poi li leggerò tutti. Questo lo volevo leggere da un po' ma mi ero persa tra le pagine di altri libri oltre che tra quelle del mio romanzo in stesura.
Inoltre vorrei leggere qualche altro romanzo di Gianrico Carofiglio, e comincerò dal suo romanzo di esordio definito il primo legal thriller italiano
Testimone inconsapevole
Mi ha colpito di questo romanzo anche la copertina perchè sono stata da poco a vedere la mostra di Hopper a Palazzo Fava a Bologna e l'immagine sulla copertina è un dipinto di Hopper intitolato Office at night New York 1940.
Questa mostra mi è piaciuta tantissimo non solo per la bellezza dei dipinti di Hopper che hanno una luce e un gioco incredibile di luci e ombre, ma anche per quello che mi ha trasmesso. Hopper è vissuto tra il 1882 e il 1967 e attraverso le sue opere mi è sembrato di percorrere la storia del secolo scorso con tutti i suoi terribili eventi. C'è una cosa che mi ha colpito particolarmente nel corso di quella mostra, c'era un quandro intitolato Soir Bleu esposto nel 1914, nella descizione dell'opera era scritto:

L'opera suscita da subito scandalo, non piace alla critica che la definisce un'ambiziosa fantasia ispirata alle trasgressive atmosfere paringine. L'America, che alla metà degli anni Dieci attraversa il conformismo morale, individua nelle ondate migratorie provenienti dall'europa le cause principali della propria deriva sociale. L'opera di Hopper non riesce quindi a superare gli ostacoli imposti da una cultura conservatrice e nazionalista.  

Dopo il 1914 Soir Bleu non viene più esposta e rimane arrotolata nello studio dell'artista, ritroverà la luce solo dopo la sua morte. 
Ora quella considerazione sulle ondate migratorie provenienti dall'Europa in un'america conformista e nazionalista mi ha fatto pensare a quando i migranti eravamo noi ed è piuttosto inquietante il fatto che si fosse all'alba di due guerre mondiali, la seconda delle quali nata dalla follia nazista.

Scusate se sono saltata di palo in frasca, ma posso dirvi che ho semplicemente seguito il flusso liberi dei miei pensieri.


mercoledì 1 giugno 2016

L'amore che ci manca

Il mio nuovo romanzo




Presentazione: quarta di copertina

Si dice che la vita cominci a quarant’anni e potrebbe essere così per Linda Sarti che alle soglie dei quaranta sembra avere tutto quello che una donna possa desiderare: è bella, ha un marito che la ama, una figlia adolescente e un lavoro in cui si è pienamente realizzata.
Invece proprio nell’anno del suo quarantesimo compleanno tutte le sue certezze crollano: suo marito la lascia per inseguire un nuovo amore più giovane, sua figlia sempre più irrequieta nei suoi conflitti adolescenziali tende ad attribuirle l’origine di quel fallimento matrimoniale. Il suo lavoro forse non costituisce quello che lei davvero desiderava ed è diventato fonte di enormi responsabilità e preoccupazioni che la schiacciano ogni giorno di più.
Dopo due anni Linda, che nel frattempo ha cercato di riorganizzarsi l’esistenza, non è affatto soddisfatta di come è diventata la sua vita che ha assunto quasi la forma di un’oppressione quotidiana. E poi un giorno al lavoro accade qualcosa di talmente grave che la costringe a riflettere su quello che davvero vuole realizzare nella sua vita.
Si aggiunge a questo momento di grande confusione la malattia di sua zia, importante figura familiare rimastale dopo la morte dei suoi genitori, e Linda lascia momentaneamente il lavoro per cercare di aiutarla in questo difficile momento. Torna nel paese natale e incontra Giulio, l’amore della sua giovinezza, il ragazzo che ha amato disperatamente per cinque anni. Rivederlo riaccende in lei i ricordi e quell'amore che credeva dimenticato.
Anche Giulio sembra cambiato. Inaspettatamente le riserva tutte quelle attenzioni che un tempo evitava, perché allora l'aveva lasciata? Cosa era successo anni prima? Perché all'improvviso sembra non poter più fare a meno di lei? Linda è costretta a tornare con la mente agli anni in cui viveva lì e al punto in cui ha fatto determinate scelte tra cui quella di partire. La sua permanenza forzata in quel luogo diventa un viaggio interiore alla scoperta di se stessa e anche di risposte che allora erano rimaste sospese.

Ci sono amori che restano fermi nel tempo, incompiuti e irrisolti. Possono tornare nella memoria come un alito di vento e sfiorarci appena  per un momento o possono riesplodere impetuosi come un temporale d’estate.
«Non lo sapevo che quello che provavo era amore. Non sapevo che non avrei più provato lo stesso, dopo di te.»

Che posso dire di questo romanzo? Prima di tutto che era una storia dentro di me da molto tempo. Ho iniziato a scriverla nel marzo del 2015 con un altro titolo e con nomi dei personaggi diversi. Mi ero fermata al primo capitolo perchè nel frattempo ero stata coinvolta dalla stesura di Fine dell'estate. Però nel frattempo i miei personaggi cominciavano a vivere una loro esistenza, andavano avanti quasi per conto proprio e ogni tanto mi ossessionavano con la loro richiesta di vita. 
Una volta ho viaggiato in autostrada per un percorso medio lungo dimenticandomi di accendere l'autoradio.
Per tutto il percorso ho vissuto i loro incontri, i dialoghi, le emozioni dei personaggi. Quando sono arrivata a destinazione mi sono quasi stupita di come il tempo del viaggio mi fosse volato via in un soffio.
Così ho dovuto ascoltare le loro pressanti richieste e ho ripreso la storia da dove l'avevo interrotta, che poi era praticamente l'inizio, il loro incontro dopo tanti anni. 
E dopo non ho fatto altro che scrivere, quasi in trance. A volte, in alcuni momenti della giornata, mentre ero impegnata al lavoro o in ordinarie faccende quotidiane, mi veniva in mente una situazione particolare che coinvolgeva i miei personaggi di cui volevo scrivere e tiravo fuori un foglio di carta, il retro di uno scontrino o un post it e prendevo appunti. 
Così se volevo tornare a vivere una mia vita, dovevo finire di scrivere la loro storia in modo da lasciarli finalmente andare per la loro strada, perchè come scrive Gianrico Carofiglio in un suo romanzo "Chissà cosa succede poi. Dopo l'ultima pagina, quando il romanzo finisce."