domenica 31 dicembre 2023

Le mie letture 2023

 

Siamo ancora qui, tra parole e mondi, a tessere il filo sottile di ciò che chiamiamo vita. 


Un altro anno è scivolato via ed eccoci qui a fare bilanci sui libri che lo hanno accompagnato. Riflettere sulle letture di quest’anno è, per me, anche un modo di scrutare il tempo trascorso. Cominciamo però dalle letture, ho inserito una piccola variante nella mia lista inserendo a fianco il prezzo pagato oppure l'indicazione della provenienza gratuita da Amazon prime o dalla biblioteca digitale. 

Dopo il mio post Leggere è un lusso in cui facevo delle considerazioni sul prezzo dei libri ho pensato di inserire anche questa informazione accanto al libro, peraltro proprio dopo il post mi sono finalmente decisa a iscrivermi alla biblioteca digitale MLOL, si tratta della libreria digitale dell'Emilia Romagna, questo è il LINK. Da molti anni avevo la tessera della Biblioteca Sala Borsa del Comune di Bologna (che io trovo bellissima, vi lascio il Link), la usavo pochissimo per il prestito di libri cartacei visto che leggo solo eBook, così un sabato mattina che ero in centro sono passata dall'ufficio informazioni e in dieci minuti mi hanno abilitato, una volta a casa ho perfezionato l'iscrizione e poi ho cominciato a cercare degli ebook da leggere. 

Devo dire che è un servizio molto comodo, perché se l'ebook non è disponibile subito puoi prenotarlo e, quando è disponibile, ti arriva una mail e puoi scaricarlo sull’apposita App che devi installare per leggere l'ebook. Diventa anche uno stimolo alla lettura perché hai due settimane di tempo per leggere il libro e questo per me è stata una spinta a leggere più in fretta, nel senso che mi lasciavo distrarre meno dalle serie tv.  A dicembre ho messo il turbo leggendo moltissimo.

Il romanzo che ho amato di più quest’anno é stato L’insostenibile leggerezza dell’essere di Milan Kundera, questo è stato anche l’anno della morte dell’autore. Un romanzo che mi ha sorpreso per la sua attualità. Sono andata a ripescare la mia recensione su Goodreads:

“Desideravo leggere questo romanzo da tanto tempo e ora ammetto che è un libro che vale la pena di leggere. É un capolavoro che esprime con spietatezza la condanna di ogni dittatura con una scrittura struggente e “leggera” tanto che nonostante la lunghezza le pagine scorrono velocemente. É un romanzo incredibilmente attuale e senza tempo, una riflessione sul senso della vita e sull’umanità intera, sui suoi dolori e sulle sue contraddizioni. Bellissimo.”

Ho scoperto degli autori nuovi, la prima che voglio citare è Grazia Verasani di cui ho letto tutta la serie sull’investigatrice privata Giorgia Cantini, è un’autrice bolognese che scrive molto bene, in realtà la conoscevo già ma quest’anno ho deciso di leggere tutta la serie. Altri autori che ho conosciuto grazie alle blogger Barbara di Webnauta e Sandra de I libri di Sandra sono Paolo Regina che scrive dei gialli ambientati a Ferrara con protagonista il capitano della finanza De Nittis di origini pugliesi e Filippo Venturi, un ristoratore vero bolognese, che scrive dei romanzi tra giallo e commedia ambientati a Bologna con un fantastico oste detective.

Quest’anno ho consapevolmente diradato i post sul blog limitandoli a un paio al mese perché mi ero resa conto che era diventato un impegno un po’ pesante, mi ritrovavo al giovedì sera che non avevo scritto nulla e mi veniva l’ansia. Ho deciso, quindi, che avrei pubblicato meno, un post ogni due settimane sarebbe bastato, del resto per me il blog è ancora un piacere, forse anche per questa gestione più libera, non seguo le statistiche delle visualizzazioni e delle visite, per me il blog è un modo per affacciarmi sul mondo virtuale senza troppe velleità, una specie di diario. Se ogni settimana dovevo “stressarmi” per riuscire a pubblicare entro il fine settimana il blog non era più libero, ma l’ennesimo dovere da rispettare nella mia vita, quindi - anche quando avevo un post quasi pronto - lo posticipavo per avere modo di prepararne un altro con calma. Pensavo di aver rallentato anche con le letture, invece sono arrivata a leggere un numero maggiore di libri rispetto allo scorso anno, anche se non mi pongo degli obiettivi numerici di lettura, ritengo più importante leggere con piacere. Prima di lasciarvi al mio elenco approfitto per farvi gli auguri per il nuovo anno.


LETTURE 2023
Gennaio
1. Cacciatori nelle tenebre di Francesco e Gianrico Carofiglio (Grafic novel) (Apple 5,99)
2. Piadina e squaquerone di Federico Maria Rivalta (Prime gratuito)
3. Quo vadis baby? di Grazia Verasani (Apple 7,99)
Febbraio
4. Stella nera, Il grande domani di Marco Freccero (Apple 3,99)
5. Cambiare le ossa di Barbara Baraldi (Prime gratuito)
Marzo
6. L’insostenibile leggerezza dell’essere di Milan Kundera (Apple 6,99)
7. Il pasto dell’ iguana di Federico Maria Rivalta (Amazon 4,99)
Aprile
8. Quelli che uccidono di Angela Marsons (Prime gratuito)
9. Inferno e paradiso chiavi in mano di Federico Maria Rivalta (Amazon 4,99) 
10. Velocemente da nessuna parte di Grazia Verasani (Apple 6,99) 
Maggio
11. Baraka di Riccardo Bruni (Amazon 4,99)
12. Di tutti e di nessuno di Grazia Verasani (Apple 7,99)
13. Il canto degli innocenti di Piergiorgio Pulixi (Apple 7,99)
Giugno
14. Il labirinto dei vizi capitali di Federico Maria Rivalta (Amazon 4,99)
15. Libri che mi hanno rovinato la vita di Daria Bignardi (Apple 8,99)
Luglio
16. Il segreto della casa sul mare di Graziella Scortecci (Amazon 0,99) 
17. Haiku boy: La gita del Club di poesia di Inagheshi (fumetto) (Amazon 2,99)
18. Oggi faccio azzurro di Daria Bignardi (Apple 7,99)
19. Il tortellino muore nel brodo di Filippo Venturi (Apple 9,99)
Agosto
20. Cosa sai della notte di Grazia Verasani (Apple 5,99)
21. Conosci l’estate? di Simona Tanzini (Prime gratuito)
22. Tutto sarà perfetto di Lorenzo Marone (Apple 7,99)
23. Come pioggia sul cellofan di Grazia Verasani (Apple 7,99)
Settembre 
24. Prima di dire addio di Giulia Beyman (Prime gratuito)
25. Il delitto della vedova Ruzzolo di Alessandra Carnevali (Apple 2,99) 
26. Lo strano caso del quadro scomparso di Alessandra Carnevali (Apple 2,99)
Ottobre
27. La sottile arte di fare quello che c**o ti pare di Mark Manson (Apple 5,99)
28. Morte di un antiquario di Paolo Regina (Apple 7,99)
29. Luce dei miei occhi di Giulia Beyman (Amazon 3,99)
Novembre 
30. Un giorno questo dolore ti sarà utile di Peter Cameron (Apple 2,99)
31. L’amore molesto di Elena Ferrante (Emilia digital Library) 
32. L’equazione del cuore di Maurizio De Giovanni (Emilia digital Library) 
33. Undici morti non bastano di Raffaele Malavasi (Apple 2,99)
Dicembre
34. Gli spaghetti alla bolognese non esistono di Filippo Venturi (Emilia digital Library)
35. I segreti non riposano in pace di Luigi Guicciardi (Prime gratuito)
36. Da quanto tempo non piangi Capitano De Nittis di Paolo Regina (Emilia digital Library)
37. Il rosmarino non capisce l’inverno di Matteo Bussola (Emilia digital Library) 
38. Promemoria per il diavolo di Paolo Regina (Emilia digital Library)
39. Bolle di sapone di Marco Malvaldi (Emilia digital Library)
40. Madre d’ossa di Ilaria Tuti (Emilia digital Library)
41. Storie vere di Barbara Businaro (regalo del blog Webnauta)


Fonti immagini: Pixabay 

sabato 16 dicembre 2023

Come si cambia

 

Sii il cambiamento che vorresti vedere avvenire nel mondo. Mahatma Gandhi



Come si cambia per non morire, come si cambia per amore 

Così cantava Fiorella Mannoia nel 1984, l'anno in cui ho gettato le radici a Bologna, tra le vie della mia giovinezza universitaria iniziate nel novembre del 1983. È una canzone che ho sempre amato e in un certo senso la sento molto mia. Sono cambiata anch’io spesso per amore, ma soprattutto sono mutata per non soccombere quando l'amore vacillava o non era abbastanza per salvarmi. Il 2023 è stato il palcoscenico di un certo cambiamento nella mia esistenza o forse dovrei dire nel mio modo di essere, anche se all'esterno impercettibile a molti. 

In realtà non sono stati cambiamenti epocali ma tante piccole cose, partiamo, per esempio, dagli occhiali. Uso le lenti a contatto dal 1982, avevo dovuto mettere gli occhiali da vista un anno prima perché ero diventata miope, nella mia famiglia avevano tutti dieci decimi invece io, che passavo molto tempo sui libri, mi ero accorta di non leggere più bene la lavagna, così ero andata dall’oculista, avevo messo gli occhiali e non mi piacevo. Un anno dopo convinsi mia madre a farmi provare le lenti a contatto e fu così che cominciai a usarle ogni giorno, portavo gli occhiali soltanto in casa al riparo da sguardi indiscreti. 

Quarant’anni di lenti a contatto quindi. Negli ultimi anni ero passata a quelle usa e getta mensili, molto più comode sotto l’aspetto manutentivo. In realtà portavo le lenti senza nessun problema, usavo delle lenti morbide a elevata idrofilia e non mi davano alcun fastidio, tranne la schiavitù di doverle indossare ogni giorno. Poi arrivò l’età in cui cominci a vedere male da vicino, come miope da vicino vedevo benissimo, invece con le lenti a contatto ero costretta a indossare degli occhiali da lettura, soprattutto al lavoro. Dovevo portare sempre con me la soluzione salina per eventuali problemi con le lenti, gli occhiali da lettura per leggere da vicino e gli occhiali da vista nel caso fosse stato necessario togliere le lenti e, in estate, gli occhiali da sole, perché mi dava fastidio la luce. Così, ho pensato che fosse meglio convertirmi del tutto agli occhiali, ma mentre stavo maturando questa decisione è arrivata la pandemia e ho rimandato: la mascherina è davvero scomoda con gli occhiali che si appannano. Dopo la fine della pandemia ho rimandato per mancanza di tempo, dovevo andare dall’ oculista per controllare la vista prima di cambiare occhiali (avevo comunque degli occhiali da vista da portare in casa, non puoi portare le lenti a contatto e rinunciare del tutto agli occhiali, se sei miope devi avere un set di occhiali e di lenti a contatto a disposizione). Quello che mi pesava di più era portare diverse paia di occhiali in vacanza, mi servivano le lenti a contatto e gli occhiali da sole normali, poi gli occhiali da sole graduati per quando andavo in spiaggia dove, ovviamente, non potevo portare le lenti, poi gli occhiali da vista semplici. All’inizio dell’anno cominciai a sentire un po’ di fastidio agli occhi, avvertivo un forte dolore ai bulbi oculari, pensai fosse un problema di stanchezza e anche che fosse giunto il momento di andare dall’ oculista visto che i controlli della medicina del lavoro erano in ritardo, visto per la pandemia era stato rimandato un po’ tutto. Prenotai una visita dal mio oculista che mi prescrisse degli occhiali nuovi, dato che la mia miopia era variata, con l’aumentare dell’età vedevo meglio perché la presbiopia compensava la miopia quindi avevo bisogno di occhiali meno graduati. Scelsi una bella montatura e delle lenti fotocromatiche per non avere problemi con la luce del sole. Nello stesso tempo avevo ancora delle scatole di lenti a contatto usa e getta che contavo di usare, ma ciò non è avvenuto, ad oggi. In realtà una volta provata la comodità degli occhiali ho del tutto lasciato perdere le lenti a contatto, inoltre guardandomi allo specchio mi trovavo più bella con gli occhiali, pensare che a vent’anni non li sopportavo ed ora invece eccomi qui. Nel frattempo i miei dolori oculari non sparivano, e dopo sono essere andata dal più bravo e più caro oculista di Bologna che mi ha rassicurato sulla situazione dei miei occhi, ho risolto il problema con un impacchi e collirio specifico, visto che il mio problema era causato dalla secchezza oculare, sembra sia un problema che sorga con l’uso del computer e con l’età.  

Sempre per il problema agli occhi ho cominciato a non truccarmi più, non che prima facessi chissà quali sedute di make up, mettevo solo la matita e il mascara e l’ho fatto per quasi trent’anni, ma nell’ultimo periodo il trucco mi causava un gran prurito agli occhi (magari era la secchezza oculare oppure era una reazione al collirio) alla fine non potendo truccare gli occhi ho cominciato a mettere solo il rossetto che prima non usavo quasi mai. Ho aumentato invece le sedute dal parrucchiere, una volta ci andavo per fare il colore o il taglio, ma ho cercato di regalarmi la coccola di fare anche solo una piega soprattutto nelle occasioni di qualche uscita serale. Spesso mi sono sentita dire che stavo molto bene, nonostante la mancanza di trucco e gli occhiali, ma la piega dal parrucchiere fa miracoli.

Un altro cambiamento ha riguardato il mio rapporto con la moda, forse dovrei dire il mio rapporto con i vestiti visto che per me seguire la moda è una parola grossa. Ormai sono arrivata alla consapevolezza di voler stare comoda in tutto quello che indosso e ne ho parlato in questo post La nuova moda: l’eleganza dell’ essenziale ormai per me fare shopping é diventato un fastidio a cui ogni tanto vengo trascinata da amiche folli che spendono dei gran soldi per un vestito in più, ma non per questo ho smesso di comprare, diciamo che compro solo quello che davvero mi serve o che desidero.

Nel corso di quest’anno, ho drasticamente ridotto la mia presenza sui social, considerando addirittura l’idea di cancellarmi da Facebook. Ho constatato, sempre di più, che questo mondo virtuale assorbe notevoli energie ed emana influssi negativi. Non che prima scrivessi venti post al giorno, ero sempre abbastanza refrattaria, non avendo neanche il tempo, ma ora mi è venuto proprio il rigetto, avevo parlato della tossicità dei social anche in un post dello scorso marzo Le parole fanno male.

Inoltre è successo spesso che mi arrivassero dei messaggi spam via Messenger sulla mia pagina autrice, una pagina che uso il minimo indispensabile, giusto per qualche promozione dei miei eBook. Nelle promozioni metto sempre il link di Amazon o degli altri store, basta cliccarci sopra. Ciononostante mi ritrovavo dei messaggi di gente che chiedeva informazioni sui miei libri del tipo: ma i libri li spedite a casa? È un eBook lo scarichi come tutti gli eBook, invece se vuoi il cartaceo ti arriva a casa sempre tramite Amazon, ma il cartaceo costa di più e non è in promo. A questi messaggi, comunque, sia pure con qualche perplessità, ho sempre cercato di rispondere con gentilezza, magari era qualcuno che si approcciava agli store per la prima volta…

Poi c’erano i tentativi di phishing: ho un problema con il tuo libro clicca qui. Una volta mi è capitato anche uno stalker che voleva chattare e mi ha scritto, in un giorno, una ventina di messaggi completi di insulti perché non rispondevo finché non l’ho bloccato. Alla fine ho deciso di disabilitare Messenger sulla mia pagina, chi vuole contattarmi può usare la mail che è indicata nella pagina, stop. 

Andando a rileggere la lista dei miei post di quest’anno ho ritrovato il post Tre parole per il 2023 in cui avevo indicato tre parole da usare come faro nel corso dell’anno: ordine, cura e movimento. Riflettendoci mi pare di averle osservate abbastanza, ho fatto parecchio ordine nella mia vita, ho dedicato più tempo ed energie alla cura di me stessa e anche il movimento è stato una presenza costante nel corso dell’anno anche se posso sicuramente fare di più.

È passato l’anno e mi sento bene nella nuova dimensione di me stessa, un cambiamento che posso riassumere nel seguente concetto: voglio stare bene.

Come dice Caparezza: sono tutti in gara e rallento, fino a stare fuori dal tempo. Superare il concetto stesso di superamento mi fa stare bene. 


Cercate anche voi di stare bene e passate un buon natale e delle feste serene.

Fonti immagini: Pixabay 

sabato 2 dicembre 2023

I miei viaggi in treno

 

L’immagine di un vecchio treno dal sito delle Ferrovie dello Stato

C’è stato un tempo in cui viaggiavo spesso in treno, soprattutto ai tempi dell’università quando era anche l’unico mezzo che avevo per tornare in Puglia dai miei. Confesso che ogni volta ero assalita dalla paura di un attentato terroristico perché l’assonanza “stazione di Bologna” e “bomba” era terribilmente inquietante, del resto l’attentato era avvenuto nel 2 agosto 1980 ed io ho iniziato a frequentare l’università a Bologna nel novembre 1983, insomma era passato pochissimo tempo e l’Italia era ancora immersa nell’atmosfera degli anni di piombo. Tanto per ricordarli sono quegli anni compresi tra gli anni 60 e l'inizio degli anni 80 caratterizzati da una serie di eventi di violenza politica e sociale come gli attentati di gruppi armati di estrema sinistra o di estrema destra. Il culmine di questi eventi fu il rapimento e la morte dell'onorevole Aldo Moro nel 1978.

Comunque superato il primo timoroso momento della partenza il mio spirito si sollevava e mi ritrovavo a chiacchierare con i miei compagni di scompartimento. I treni di oggi sono molto diversi da quelli di allora,  prendevo sempre un treno che si chiamava L’Espresso (era il Milano-Lecce oppure il Trieste-Lecce) e che, per il percorso Bologna-Foggia, impiegava ben otto ore (oggi per lo stesso percorso ne servono cinque). La mia fermata era una stazione prossima a quella di Termoli ultimo centro del Molise, ed ero fortunata perché molti pugliesi impiegavano molto più tempo per arrivare a destinazione, la Puglia è una strana regione lunga e stretta di oltre 400 km quindi arrivare a Bari o Brindisi o Lecce era ben diverso che arrivare a Foggia. Le otto ore di viaggio diventano un momento di condivisione con gli altri passeggeri dello scompartimento. Era composto da sei poltroncine strette e si poteva anche chiudere la porta di vetro che dava sul corridoio, luogo in cui stazionavano gli sfortunati che non avevano trovato posto a sedere e che stavano appoggiati alla parete del corridoio oppure seduti sullo “strapuntino” una sedia incassata nella parete che, all'occorrenza, si abbassava per sedersi in corridoio in una situazione di provvisorietà e grande scomodità. Durante il lungo viaggio se si liberava un posto all’interno dello scompartimento perché uno dei passeggeri arrivava a destinazione qualcuno del corridoio guadagnava il passaggio di classe ossia alla poltroncina dello scompartimento. Dopo un inizio di viaggio un po' goffo, durante il quale ognuno fissava davanti a sé in ostinato silenzio, la conversazione cominciava finalmente a scorrere liberamente su argomenti vari e leggeri, insomma si parlava del più e del meno:

Lei dove scende? Davvero? ma sa che anch’io abito ad Ancona, sono andato a trovare mio figlio che vive a Bologna.

Sei una studentessa universitaria? E cosa studi? Scendi a Foggia, ah beata te, io devo arrivare fino a Lecce arriverò stasera alle dieci.

Io ho preso il treno a Milano, eh è un viaggio lungo davvero. 

Era l'era pre-cellulare e quindi comunicavo ai miei genitori che avrei preso il treno da Bologna centrale alle otto del mattino e che sarebbe arrivato alle quattro del pomeriggio circa…l'uso del termine "circa"  era fondamentale perché quel treno accumulava spesso un gran ritardo e poteva arrivare invece che alle 16 anche alle 17. Un'eventualità che, specialmente durante l'inverno, implicava arrivare con il buio della sera invece che con la luce del giorno.

Credo di aver raccontato la mia vita, spesso anche con parecchi dettagli, a molti illustri sconosciuti incontrati in treno. Ho sempre pensato che la comunicazione con persone sconosciute diventi più aperta e spontanea traducendosi in una conversazione più rilassata e senza filtri. L'ho sperimentato di persona nei miei viaggi in treno e ho fatto la stessa esperienza in altri contesti, soprattutto negli incontri con altre persone in vacanza, dove c'è sempre quel senso di libertà. Il fatto è che restare stretti in quello scompartimento era come far parte di una piccola famiglia provvisoria, per la durata del viaggio. La pareti ristrette diventavano una piccola enclave in cui condividere quel tempo forzato, dove non potevamo far altro che respirare quell'atmosfera di attesa, così imparavamo a superare le differenze trovando un equilibrio e un'armonia quasi familiare. 

Forse questa sensazione era dovuta alla vacanza che mi aspettava, in quanto partivo a Natale oppure in estate dopo la sessione estiva, ma nei miei ricordi quei viaggi erano belli.

E poi c’erano i viaggi di ritorno verso Bologna, quasi sempre pervasi da un senso di malinconia, per la vacanza finita, da parte di studenti che come me rientravano per studiare, oppure per coloro che rientravano al lavoro. Quanti incontri in quei viaggi, alcuni sono ricordi vaghi, altri sono piuttosto nitidi. Una volta conobbi una giovane signora di Ancona che si svegliava tutte le mattine alle quattro perché lavorava in un ufficio postale di Bologna, ogni giorno si faceva andata e ritorno in treno perché, mi disse, non voleva lasciare la sua città, ma soprattutto perché aveva un figlio piccolo che andava a scuola e non voleva fargli perdere i suoi punti fermi, visto che si era separata da suo padre da poco. Ovviamente c’era la nonna che si occupava di lui mentre lei lavorava. E poi c’è un ricordo indelebile della fermata del treno alla stazione di Cesena, una piccola città della Romagna, l’unica che non conosco dopo tanti anni che vivo in questa regione. Accanto alla stazione c’era un campo di bocce e, tutte le volte che il treno stazionava in stazione, mi incantavo a osservare il gruppo che giocava a bocce, erano per lo più persone anziane e guardarli mi dava serenità. Ora il mio treno non ferma più a Cesena, tante fermate sono state eliminate per i treni a lungo percorso riservandole solo ai treni regionali, forse un giorno prenderò un regionale e andrò a visitare finalmente Cesena, mi hanno detto tutti che è molto bella. 

Infine qualcosa che solleticava spesso la mia fantasia, credo anche la mia più recente vena scrittoria, erano le scene di vita che mi capitava di osservare dal finestrino del treno, case e strade che intravedevo, le persone sui balconi, le luci nelle case di sera. Mi facevo domande su chi abitasse quelle case, se erano felici oppure tristi, se fosse bello vivere in quei luoghi attraversati velocemente dal treno in corsa.

A pensarci ora sembra una vita fa, oggi i trasporti si sono velocizzati tantissimo, percorsi che un tempo richiedevano quattro o cinque ore si sono ridotti a tre ore o due e mezza, è tutto più efficiente però non sono sicura che sia stato un miglioramento in tutto, per esempio ora i treni li trovo claustrofobici, con quei finestrini sigillati che vanno bene finché non si rompe l'aria condizionata. E poi non ci sono più gli scompartimenti, ora la carrozza del treno è del tutto aperta, come l’interno di un aereo. C’è solo un problema, come l’interno di un aereo non c’è spazio per le valige, sopra il sedile c’è un piccolo scomparto angusto dove puoi infilare un borsone oppure un trolley non troppo grande, quindi occorre viaggiare leggeri. Che dire, non si può avere tutto nella vita, viaggi più velocemente ma con minore ingombro.

Treni moderni dal sito FS Italia 

Mi capita di viaggiare ancora in treno, ogni tanto. Può capitare per lavoro, se proprio non posso esimermi, ma anche per raggiungere la Puglia, quando è più opportuno non usare l’auto. È un’esperienza diversa, si parla molto poco, un po’ perché siamo tutti immersi nei nostri telefonini o nei nostri tablet, un po’ perché manca lo “scompartimento” quel piccolo spazio che favoriva la condivisione e la confidenza. 

Non è nostalgia, ma a volte sento la mancanza di alcuni dettagli suggestivi del passato. O forse è solo il senso inesorabile del tempo che vorrei arrestare, almeno nell’immagine di un ricordo.