mercoledì 25 gennaio 2023

La società dell’ansia

L’ansia è la vertigine della libertà. William Shakespeare


Ogni tanto mi capita di leggere qualche articolo che parla dell’ansia, Daria Bignardi ci ha scritto perfino un romanzo intitolato “Storia della mia ansia”, ed io tutte le volte mi tuffo nella lettura sperando di scoprire cose nuove, ma in cuor mio conosco già tutto dell’ansia. 

Quando ero piccola, parlo del periodo della prima elementare, non volevo mai fare i compiti, dopo la scuola arrivavo a casa e dopo pranzo correvo a giocare, mia madre era già disperata, “cominciamo bene”  mi diceva, poi mi ritrovavo la sera tardi a scrivere la paginetta per il giorno dopo, mentre crollavo dal sonno sopra il quaderno. Dopo alcuni giorni capii che era meglio fare subito i compiti scritti  per poi essere libera di giocare. In prima elementare i compiti veri per me erano la scrittura mentre la parte orale non esisteva, se dovevo leggere una pagina del sussidiario me ne fregavo allegramente e leggevo “Topolino” tanto poi grazie alla lettura dei fumetti sapevo leggere speditamente anche qualunque pagina del sussidiario, insomma già a sei anni, in modo abbastanza inconsapevole, avevo capito i benefici della lettura. Credo che risalga a quei primi anni di scuola la nascita della mia ansia, perché mi imponevo di finire tutti i compiti prima ancora di andare a pranzo perché dopo dovevo giocare, avevo preso alla lettera il detto: prima il dovere poi il piacere. Peccato che diventasse sempre più difficile fare i compiti scritti in mezz’ora, la maestra ci dava sempre più paginette da scrivere, accidenti! Alla fine decisi che era meglio mangiare e poi finire i compiti nel tempo in cui mia madre rigovernava. 


Ovviamente - come accade per la maggior parte di noi - negli anni il tempo dedicato al dovere è cresciuto a discapito del tempo da poter dedicare al piacere. Così siamo arrivati ai nostri giorni e io ho dovuto rivedere il detto “prima il dovere poi il piacere” perché ho capito che se lo osservo nella mia giornata resterebbe solo il dovere senza neanche il tempo del mangiare e del dormire. Il mio detto è diventato “prima le cose urgenti, poi prenditi il tempo per ciò che serve al tuo benessere”, per alcuni anni ha funzionato, ma le cose urgenti sono cresciute a dismisura, sembra sia un problema generalizzato in una società che ci vuole sempre connessi e al massimo delle prestazioni, in pratica dovremmo drogarci per fare tutto quello che ci viene chiesto di fare come “nostro dovere” e prima del piacere. Ma, visto che alla fine non mi drogo, quando è finito il dovere giornaliero resta solo il piacere di dormire crollando sul divano o dove capita. Daria Bignardi nel suo romanzo descriveva la sua protagonista come una persona “senza pelle” e quindi sentiva le emozioni con più profondità, ma l’ansia era la benzina per tutto quello che faceva, scrivere, vivere, controllare tutto, passando la notte sveglia a pensare alla risoluzione di ogni problema quotidiano. Mi sono molto riconosciuta in certe dinamiche descritte nel romanzo, l’ansia di fare tutto e farlo il meglio possibile, il desiderio di “anticipare” le cose da fare per non avere quel peso che spinge sul cuore e sui pensieri. Solo che spesso certe incombenze non si riescono ad anticipare perché la vita é un susseguirsi di imprevisti che scombinano il nostro ordine delle cose. Insomma non abbiamo quasi mai il controllo sulla nostra vita, anche quando pensiamo di averlo.

Sul numero 47/2022 di donna moderna c’è un articolo intitolato “Fai pace  con la tua ansia” di Cinzia Testa.

L’ansia causa quelle palpitazioni che battono nel petto e su fino alla gola quel sottile senso di apprensione che non va mai via. E poi i pensieri fissi, le preoccupazioni ogni volta che si profila un impegno importante. Benvenuta nel mondo degli ansiosi un problema aumentato vertiginosamente negli ultimi due anni, dati alla mano ne soffrono circa otto italiani su dieci. Dobbiamo rassegnarci a vivere di tranquillanti?gli ansiolitici sono riservati esclusivamente i casi più gravi. Tutti sperimentiamo l’ansia nel corso della vita fa parte del nostro essere e dobbiamo imparare a sfruttarne le potenzialità. L’obiettivo infatti non deve essere quello di soffocare i sintomi, ma di rendere cosciente la persona della loro esistenza, in modo che impari a gestirli. Quando  è positiva l’ansia libera energia che ci permette di rispondere in modo rapido a quello che ci accade. 

Il problema nasce quando si è costantemente in uno stato ansiogeno, perché ci ritroviamo a rimuginare sui problemi, ad avere pensieri fissi che ci avvelenano l’anima e la qualità della vita. Per evitare di ricorrere agli psicofarmaci esistono delle tecniche che consentono di ridurre l’ansia, consigliati dal dottor Deledda, direttore dell’Unità di psicologia clinica dell’ospedale Don Calabria di Negrar di Valpolicella. Queste tecniche devono mettere a fuoco pensieri ed emozioni che creano sofferenza e quindi scatenano l’ansia, perché alla fine si ha una iperattivazione del sistema nervoso che porta a disturbi fisici, quali tachicardia, eccessiva sudorazione, tensione muscolare e rialzo della pressione arteriosa. Ovviamente questi disturbi ne portano altri e possono diventare una vera e propria patologia. 

Ora non voglio addentrami più di tanto nello specifico delle terapie, il consiglio può essere quello di fare della piscoterapia mirata quando l’ansia è così forte da compromettere la vita quotidiana.

Al di fuori della psicoterapia vera e propria anche noi nel nostro piccolo possiamo imparare a usare queste tecniche, esse sono la mildfulness, lo yoga, il training autogeno, la meditazione, le tecniche di respirazione anche perché l’ansia ci porta alla mancanza di aria e alla difficoltà nel respirare. 

Potete trovare in rete, per esempio su YouTube, tanti consigli su come esercitare la mildfulness e le altre tecniche indicate. Io ogni tanto ci provo, ma questo impegno rientra sempre nel tempo che non ho e che devo ritrovare...però sono convinta che possa essere davvero utile trovare il proprio rimedio all’ansia, dopo racconterò dei miei rimedi.

Parecchio tempo fa, era il 2006, mi trovai a una presentazione e comprai il libro di uno psicologo e psicoterapeuta di Bologna, il dottor Andrea Fiorenza, intitolato Ansia: 99 stratagemmi per liberarsene rapidamente. È un libro che è presente nella mia libreria e che ogni tanto mi piace sfogliare, essendo un libro interessante ma anche un manuale di auto aiuto. Nel libro l’autore, oltre a illustrare con parole semplici le fobie più diffuse parla di casistiche incontrate nel suo lavoro e di come è stato possibile superare certe paure. Ci sono patologie molto gravi altre invece più “attenuate” che poi sono quelle che si possono superare più facilmente. Leggendo i casi raccontati in questo libro (con ossessivi compulsivi, agorafobici, coloro che soffrono di attacchi di panico) mi rendo conto di essere abbastanza normale, sono ansiosa però per problemi concreti, come sono per esempio le scadenze al lavoro che temo di non riuscire a rispettare.

Comunque gli stratagemmi utili per le mie ansie, sperimentate nel corso degli anni, sono le seguenti:

Scolorire l’immagine che spaventa: immaginare quello che ci fa paura e pensarla in bianco e nero oppure molto scolorita. È un modo per esorcizzare le mie paure. Ogni tanto funziona. 

Fare le liste: quando ho troppe cose da fare scrivo su un post it le cose più urgenti e poi le depenno man mano che le faccio, ovviamente la lista non deve essere troppo lunga, altrimenti l’ansia aumenta invece che diminuire, è bene mettere in cima alla lista la cosa più urgente (che è poi quella che ci rende più ansiosi) poi a seguire le altre pratiche. Lo faccio anche per le questioni non lavorative ma personali e mi trovo abbastanza bene.

Recitare un mantra: io recito un mantra buddista, ma ognuno può recitare quello che gli pare, in tal modo riesco a distogliere i miei pensieri da quelli fissi che mi fanno star male, può sembrare assurdo ma funziona, almeno per me. Recitare un mantra fa parte delle tecniche di meditazione orientali ed ha basi scientifiche aiuta a calmare i pensieri e aumenta la concentrazione. 

Mettere la sveglia: questo è proprio un mio rimedio casalingo, quando ho bisogno di ricordarmi di fare qualcosa (il cui pensiero è assillante e mi causa ansia) punto la sveglia a una certa ora, in tal modo “rimando” il problema e mi libero la mente, é un po’ il concetto di “fare il nodo a un fazzoletto” per ricordarsi qualcosa.

Infine ho letto in un articolo (quelli che a inizio anno danno consigli e suggeriscono buoni propositi) che secondo la numerologia tantrica, il 2023 è l’anno del sette - dato dalla somma dei numeri che lo compongono -  numero che rappresenta l’aura, il campo magnetico che avvolge il nostro corpo e protegge la nostra energia. La cosa mi ha colpito perché a me piace molto il numero sette, una fissazione mia senza fondamento. Comunque visto che il sette rappresenta l’aura il suggerimento, per questo anno, è fare delle meditazioni che aiutino l’aura ad attrarre energia e respingere la negatività, come? Sedute a gambe incrociate e con le mani piegate sulle costole respirare lentamente e pensare a quello che si vuole nella vita di positivo. Non so se possa davvero servire, però prendersi cinque minuti al mattino per meditare potrebbe essere utile se non altro per sedare l’ansia.

Voi siete ansiosi? Cosa fate per superare i vostri momenti di ansia?


Fonti testi: Donna moderna n. 47/2022                          Fonti immagini: Pixabay 




sabato 14 gennaio 2023

Tre parole per il 2023

Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare. Lucio Anneo Seneca 

Sono diversi anni che evito appositamente di scrivere obiettivi o parole per l’anno nuovo, del resto questi ultimi anni sono stati scombinati da eventi assolutamente imprevedibili per molti di noi a partire soprattutto dal 2020 anno in cui tutte le nostre certezze sono state spazzate via dalla pandemia. Per me lo scetticismo riguardo alle parole da fissare per l’anno era cominciato già prima per una serie di eventi negativi che si erano abbattuti nella mia vita tra cui un grave lutto famigliare avvenuto in aprile del 2019 e di cui avevo parlato qui Forse esiste il destino

Quest’anno tuttavia mi frullano in testa tre parole con insistenza e così ho deciso di riprovarci, soprattutto perché sono davvero degli obiettivi che sto interiorizzando come fondamentali per la mia vita quotidiana.

Nel 2016 avevo scelto determinazione, costanza e gioia, questo è il Link ; invece nel 2017 avevo scelto leggerezza, cambiamento e libertà, ecco il Link; negli anni 2018 e 2019 non avevo scritto post con l’indicazione di tre parole, considerato che troppo spesso la vita era stata subita più che vissuta, ma ci avevo riprovato nel 2020 proponendo costanza, equilibrio e gentilezza, qui c’è il Link . C’è una parola ripetuta “la costanza”, qualità che mi ha sempre accompagnato nella vita, ma non sempre a mio vantaggio. Nel 2020 sappiamo come è andata, le nostre vite sono state sospese dalla pandemia, anche se, dal mio punto di vista, non è stato del tutto un male, potermi fermare nella folle corsa imposta dalla società è stato un piccolo sollievo, sia pure con il suo bel conto finale da pagare.

Torniamo al 2023 parlandovi delle parole che propongo: Ordine, cura e movimento. Andiamo a spiegarle.

ORDINE 

In ogni caos c’è un cosmo, in ogni disordine un ordine segreto. Carl Gustav Jung

Negli ultimi due anni mi sono dedicata spesso a operazioni di decluttering casalingo, scoprendo la bellezza di sentirsi liberi dagli oggetti superflui di cui ci circondiamo e di cui siamo diventati schiavi. È dall’anno 2019 che ho cominciato a sentirmi insofferente alla mancanza di spazio intorno a me, determinata non solo dal fatto di vivere in una casa piccola ma dalla presenza di cose inutili. Purtroppo non sempre riusciamo a liberarci di quello che non ci serve, è qualcosa che deve maturare dentro di noi e per me è successo con la morte di mio cognato e con la pandemia. Mi sono resa conto per esempio che nella mia libreria avevo romanzi di oltre vent’anni prima che non avrei mai riletto e restavano lì ad accumulare polvere.  Il percorso è cominciato nel 2021 e ne ho parlato in questo post Fare spazio
Nel 2022 è proseguito con maggior impegno, anche perché avevo più possibilità di farlo, perché nel 2021 siamo stati spesso chiusi per pandemia e diventava più difficile liberarsi del superfluo. C’è ancora parecchio da fare, ho ancora molto di cui liberarmi e conto di farlo. Tra l’altro, di recente, ho letto un articolo su Marie Kondo, ve la ricordate? Quella de Il magico potere del riordino, libro che non ho letto ma di cui ho sposato inconsciamente la filosofia. Nel suo nuovo libro intitolato “Kurashi: vivere in armonia con se stessi e con lo spazio che ci circonda” suggerisce di circondarsi solo di oggetti che ci danno gioia, perché quello che ci serve è solo ciò che ci fa star bene, quindi il suggerimento è quello  di eliminare ogni giorno qualcosa e circondarsi di cose che amiamo, per esempio un vaso di fiori oppure  dei libri, creando un angolo della gioia nella propria casa dove rifugiarsi, insomma teniamo solo che le cose che ci servono veramente, questione che è sempre legata al concetto di ordine. Curiosità, Kurashi in giapponese significa “Stile di vita” e credo che sia uno stile molto sentito in Giappone considerato quanto possano essere piccole le case giapponesi, io ho seguito dei servizi in rete e ho rivalutato il mio bilocale di cinquanta metri quadri, forse è per anche per questo che in questi anni è aumentata la mia propensione al minimalismo, non so se arriverò all’ordine di Marie Kondo ma ci sto provando.


CURA
Abbi cura del tuo corpo, é l’unico posto in cui devi vivere. Jim Rohn

Prendersi cura di se stessi è un concetto che non dovrebbe mai abbandonarci, ma succede che non lo facciamo finché non accade qualcosa che ci porta a fermarci, una malattia o una situazione diventata insostenibile che ci fa star male. È necessario prendersi cura prima che accada l’irreparabile. Sarà che negli anni, per un senso del dovere innato in me, ho sempre più dato precedenza alle esigenze lavorative e familiari sottraendo quasi del tutto attenzione alla mia persona, tanto che spesso ho pensato che non valesse la pena vivere: “se vivo solo per lavorare è meglio morire”, questi sono pensieri pericolosi, l’anticamera della depressione, per questo è importante non arrivare a questa soglia. Chiedere troppo al proprio corpo può essere sfibrante, la stanchezza e lo stress abbassano il sistema immunitario, per questo è importante dedicare tempo alla cura di sé, un momento di “gioia” per dirla alla Marie Kondo, ma anche una visita medica di controllo in più, una seduta dal parrucchiere se proprio non abbiamo il tempo di andare alla SPA. 


MOVIMENTO

La vita è come andare in bicicletta. Per mantenere l’equilibrio devi muoverti. Albert Einstein

Questa parola è un po’ connessa alla cura, potrebbe essere una sua estensione, ma ho preferito fissarla a parte per darle una precisa connotazione. Tra gli impegni lavorativi, le restrizioni che abbiamo subito e infine il caldo 2022 mi sono terribilmente impigrita, così ho fatto sempre meno movimento, cosa che sta avendo un impatto sempre più negativo sulla mia forma fisica, ho bisogno di muovermi di più per stare meglio, tuttavia voglio farlo in maniera dolce, per diversi anni sono andata a correre al parco e ho fatto lunghi percorsi in bicicletta domenicali, ora non posso più correre perché ho entrambi i menischi lesionati per cui posso solo andare in bicicletta, cosa che non mi è agevole da fare in settimana, per cui l’unica attività che posso fare davvero senza controindicazioni è la camminata veloce, ma anche meno veloce va bene, insomma l’importante è muoversi. Mi piace camminare per la città e scoprire nuovi angoli di cui non ti puoi accorgere girando in auto. Così negli ultimi tempi stabilisco un tragitto e me lo faccio a piedi con scarpe comode. Camminare per me è sempre stata un’attività piacevole, soprattutto quando il clima lo permette, amo girare per i quartieri di Bologna osservando l’architettura, gli angoli nascosti, gli strani nomi delle strade che sembrano raccontare antiche storie (come il nome di via dell’inferno, via Begatto e altre) quindi per ora cammino, poi mi piacerebbe anche tornare a fare pilates o yoga ma diamo tempo al tempo.


Avete pensato anche voi delle parole da usare come faro per il vostro anno? 


Fonti immagini: Pexels 

venerdì 6 gennaio 2023

Piccolo spazio Pubblicità...

Buon anno amici, spero che il 2023 sia cominciato bene per voi, io ho iniziato con un forte raffreddore che, per fortuna, sta passando, ma per il resto tutto nella media.

L’immaginazione è più importante della conoscenza. Albert Einstein 

Mi capita di cambiare canale quando arriva una pubblicità durante un programma, ma talvolta la pubblicità è così simpatica che me la guardo volentieri e talvolta la cerco apposta per poterla rivedere. Sembra strano ma succede anche questo. Così, tanto per scrivere una cosa carina e cominciare l’anno con un sorriso, ho pensato di fare una classifica delle pubblicità più simpatiche, almeno quelle che io apprezzo di più. Volevo fare una Top five degli spot più recenti ma poi la cosa si é evoluta diversamente, scoprendo che forse c’era più materiale negli anni passati. Comunque cominciamo l’elenco.

Compagnia sbagliata? Questa è al primo posto, avete presente quando si sta bene in compagnia e si sta mangiando allegramente, ma c’è sempre quello polemico che ha da ridire su tutto? Per me questo spot è un vero capolavoro, il creativo di Segugio.ti è davvero stratosferico, anche perché molti spot sono davvero    divertenti, avrei potuto fare una classifica solo con Segugio facendovi nascere il dubbio di essere pagata...



Sai cosa devi farci con la nostra canzone? Wallapop, questo spot mi fa sorridere perché trasforma la fine di una storia in una nuova opportunità, insomma come non essere d’accordo?



Mi raccomando freniamo l’entusiasmo! Idealista, sarà che capisco bene la ricerca della casa ideale, ma questa è davvero carina, per ora però non sono ancora svenuta dall’emozione come i protagonisti dello spot, sarà per questo che mi piace e mi aiuta a cullare l’illusione. Che poi anche lo spot con il modello che si denuda ed esce dalla doccia non è affatto male.


E qui la lista delle pubblicità simpatiche recenti è già finita perché non ne ho trovate altre, ma girando in rete mi sono ricordata di alcune pubblicità indimenticabili, alcune molto simpatiche come quella Buondì Motta con gli zombie, altre assolutamente “irreali” che però vale la pena ricordare


Gli zombie di Buondì Motta




Vivident blast, non sono tuo padre sono tua madre! Ve la ricordate? ho letto da qualche parte che questa frase è una citazione letteraria o cinematografica ma non sono riuscita a scoprire quale, se qualcuno lo sa si faccia avanti 


E poi ci sono quelle pubblicità le cui frasi sono rimaste nella storia e, spesso, nei modi di dire degli italiani 

Chi sono io, Babbo Natale? Diceva il “titolare” della Bistefani, sottintendendo una produzione di qualità costosa ma con prezzi bassi. È una frase che ogni tanto dico anch’io in circostanze varie




Sempre girando in rete ho trovato delle pubblicità che avevo del tutto dimenticate, ma soprattutto avevo dimenticato “chi” le interpretava. Un comico che poi si è dato alla politica.


Vi lascio con una pubblicità anni ottanta diretta dal maestro Federico Fellini e che era un piccolo capolavoro, riprendeva secondo me le atmosfere di un suo film “E la nave va” che avevo visto al cinema a Bologna i primi anni di università. 



E voi avete qualche spot pubblicitario che amate in modo particolare recente o impresso nella memoria?