domenica 23 gennaio 2022

Il male non perdona

Ho temuto spesso di non arrivare a questo momento perché sono rimasta in un limbo per circa due anni, così come è successo con la nostra vita reale. Ne avevo parlato in questo post del marzo 2021 Scrivere a una casa editrice; la scelta di provare con una casa editrice medio grande era derivata dal fatto che mi sembrava sempre più senza senso continuare a scrivere cercando di strappare tempo prezioso dalla mia vita quotidiana, tempo che, soprattutto con la pandemia, era diventato tempo non  più recuperabile, perduto per sempre. Oggi quindi sono molto più serena perché sento di aver dato una chance in più al mio romanzo, anche se non è andata in porto. 

Ed è con grande emozione che annuncio la mia prossima pubblicazione intitolata IL MALE NON PERDONA, come è nata l’idea di questo romanzo l’ho raccontata in questo post Cosa fare di un romanzo, per questo non mi dilungo oltre. Siamo ancora vivi e ho voglia di far uscire questa storia che è rimasta troppo a lungo sospesa. 

Intanto vi svelo la cover 


e la trama 

“Attento a quello che desideri, potrebbe avverarsi.

Sara Leonardi ha appena realizzato il sogno di cambiare casa, ha un compagno che ama, un buon lavoro e si appresta a vivere un’esistenza più piena e protesa verso il futuro. Ma, per uno strano scherzo del destino, da quando si è trasferita nella sua casa dei sogni, cominciano ad accadere degli episodi inquietanti, un’aggressione a una collega di lavoro, un incidente a sua madre, tutte persone a lei vicine, tutto sembra ruotare intorno a lei. Un grande senso di inquietudine la invade perché Sara ha imparato nella sua vita a convivere con le bugie cercando di vivere un’esistenza normale, ma nasconde nelle pieghe dell’anima un segreto inconfessabile. Una colpa che ha cercato di dimenticare. È lei che, ossessionata dai suoi timori, sta immaginando tutto o c’è un collegamento con quel passato che credeva di essersi lasciata alle spalle? C’è forse un legame con i suoi nuovi vicini e con l’uomo da cui si sente inspiegabilmente attratta? Proprio quando sta convincendosi che questi pensieri sono solo il frutto delle sue paranoie un brutale omicidio la riporta a quell’oscuro segreto e capisce che è arrivato il momento di affrontarlo perché da questo, potrebbe dipendere la sua stessa vita.

Chi semina il dolore prima o poi lo raccoglie, il male non perdona.”

Sono stata indecisa se aspettare l’estate per far uscire il romanzo oppure se farlo uscire prima, ma alla fine ho preferito un mese invernale e, siccome mi piace un po’ giocare con i numeri, ho scelto come data di uscita il 22-02-2022. È una data un po’ emblematica, tanto simile a quel 22 febbraio di due anni fa che ha fermato tutto e, a proposito di questo, voglio raccontarvi una vicenda di quel periodo: la settimana prima della chiusura io e il mio compagno passammo un week end lungo a Milano, fu l’occasione per andare a un concerto, fare un giro sui navigli, festeggiare San Valentino ma, soprattutto, visitare alcuni luoghi di Milano che mi servivano per l’ambientazione del romanzo, infatti il romanzo è ambientato tra Milano e Bologna, in particolare la nuova zona di Milano quella della piazza Gae Aulenti e del bosco verticale. Ero già stata a Milano molte volte e conosco bene alcune zone, soprattutto i Navigli dove abbiamo sempre prenotato l’albergo, ma nella zona nuova ci ero stata una sola volta, tra l’altro in un giorno di pioggia, per cui volevo “rinfrescarmi” la memoria perché alcune scene si svolgevano in quella zona. Furono quattro giorni fantastici pieni di sole, quasi un inizio di quella primavera inutile che ci avrebbe chiuso in casa per la pandemia, ma noi non lo sapevamo. Cinque giorni dopo cominciavano le chiusure di alcune zone d’Italia e una settimana dopo ancora cominciava il lockdown totale, insomma il nostro viaggio a Milano fu una specie di colpo di vita e di fortuna prima della chiusura. 

È anche per questo che ho scelto questa data, mi sembra che febbraio sia il mese giusto, e non voglio aspettare oltre. Agurandovi buona domenica vi lascio con l’incipit, con la copertina del cartaceo e le informazioni di vendita con link e prezzi.

“Sapeva che ormai il momento era arrivato, non avrebbe mai creduto di morire così. Aveva sempre pensato che sarebbe morta di vecchiaia, nel suo letto o in quello di un ospedale. La sua vita, in fondo, da un certo momento in poi, era sempre stata così noiosa, senza troppe emozioni, ma senza più grandi drammi. E ora eccola lì, nelle mani di un folle. Eppure, nonostante tutto, non riusciva o odiarlo, anche ora che la guardava con quegli occhi gelidi, con la freddezza lucida dell’assassino. Lo capiva, capiva il suo odio e, proprio perché lo capiva, non aveva argomenti per difendersi.”


 

Disponibile dal 22.02.2022  l'ebook è già in preorder nel link indicato di seguito, mentre il cartaceo è in corso di preparazione.

Link Amazon Il male non perdona

Genere: Gialli e thriller

Pagine: 248

Cover: Fox Creation - Digital Art

Prezzo eBook: 2,99

Prezzo cartaceo: 9,90


 

sabato 15 gennaio 2022

Tornare alla normalità: what ever it takes

 

Viviamo in un sistema in cui o sei una ruota o finisci sotto le ruote (Friedrich Nietzsche)


“Il mondo è cambiato. Dobbiamo cambiare noi. Innanzitutto non facendo più finta che tutto è come prima, che possiamo continuare a vivere vigliaccamente una vita normale. Con quello che sta succedendo nel mondo la nostra vita non può, non deve, essere normale. Di questa normalità dovremmo avere vergogna. Non voglio tornare alla normalità, perché la normalità era il problema.”

Tiziano Terzani.


Ho letto questa frase di Tiziano Terzani nell’articolo di una rivista poco prima di Natale e mi ha fatto riflettere. Sembra che il desiderio di tutti sia quello di tornare alla normalità, ma che cosa era la normalità? Il consumismo sfrenato, il capitalismo e il profitto a tutti i costi, a scapito dei diritti dei lavoratori (che poi, all’occorrenza, sono pure loro consumatori)? Per carità un po’ di consumismo che male fa! Dona un po’ di leggerezza alla pesantezza della vita, certo se poi compri una maglietta a 5 euro magari é utile porsi qualche domanda, costa così poco perché hanno sfruttato qualcuno? Magari ci ha lavorato un bambino a cui hanno rubato l’infanzia, però non è solo questo il problema. Quanta gente vive intorno alla vendita di questi prodotti a basso prezzo? Io smetto di comprare ma il venditore avrà una sua famiglia che mantiene con la sua attività di vendita, insomma il problema è molto più complesso di quanto sembri.

La normalità era il problema ed è questo che deve farci riflettere perché é il sistema che deve cambiare, ma cambiare il sistema non è semplice. Siccome tutto ruota intorno all’economia forse come consumatori possiamo indirizzare le nostre scelte, del resto i cambiamenti “pacifici” avvengono con piccoli ma inesorabili passi. Negli ultimi anni ho avuto sempre più la sensazione che il mondo andasse verso una deriva terribile, siamo diventati sempre più criceti che corrono nella ruota, tutto in nome di un’efficienza che non era quasi mai al servizio del benessere della persona. Certo al mondo occidentale ha fatto molto comodo crescere e godere di tanti vantaggi, la globalizzazione ha permesso di ridurre sempre più i costi di molti prodotti e di arrivare a un livello tecnologico altissimo. Non ci siamo accorti però che tutto questo aveva un prezzo elevato e che presto avremmo pagato un conto molto salato anche qui in Occidente. 


Ci siamo “distratti” e la corsa al profitto ha portato a scelte scellerate, delocalizzazioni di stabilimenti all’estero dove il personale costa meno, smantellamento dei diritti dei lavoratori (vi ricordate l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori eliminato per favorire le imprese? e la riduzione della pausa dei lavoratori Fiat? e la legge Fornero che ci farà lavorare fino a un’età imprecisata come fossimo robot?) io me lo ricordo bene e, probabilmente, mi sfuggono altre leggi capestro passate sotto silenzio in nome dell’economia. Per non parlare delle norme sulla sicurezza che, a livello burocratico, aumentano vertiginosamente ma poi - nei fatti - non riescono a tutelare il lavoratore ed é lampante con le morti sul lavoro (o incidenti invalidanti) che continuano a verificarsi tutti i giorni. Se si lega ogni attività alla logica del profitto, se ogni servizio è comprato al massimo ribasso, non stupiamoci se poi c’è qualcuno che “risparmia” sulla sicurezza; nel 2021 abbiamo avuto un numero incredibile di casi emblematici di questa situazione: l’incidente della funivia del Mottarone, gli incidenti sul lavoro per macchinari manomessi per aumentare la produzione (oltre mille morti sul lavoro secondo il rapporto INAIL). 


Non si tratta solo del massimo ribasso, ma anche del risparmio sulle assunzioni di chi deve controllare, se gli ispettori del lavoro sono pochi rispetto al tessuto aziendale nazionale, i controlli non vengono effettuati, non basta la legge, servono anche gli strumenti per operare e non si può operare efficacemente senza le “persone” che devono farlo. Le assunzioni nel settore pubblico sono state ridotte sempre più, “grazie” alla propaganda di certa politica che denigrava i pubblici dipendenti come fannulloni (in questo modo si è operato uno smantellamento progressivo di molti settori compreso quello sanitario di cui, guarda caso, ci si è accorti solo con lo scoppiare della pandemia). 


Che poi, certe scelte di risparmio sulla vita dei lavoratori hanno anche altre conseguenze, meno traumatiche, ma ci sono, per esempio sui consumi. Nel periodo in cui lavoravo dodici ore al giorno perché mi avevano assegnato un progetto impossibile da gestire con le mie sole forze (ero responsabile di un settore con sei persone dove ne sarebbero servite dieci) mi caricavo di una serie di incombenze per garantire le scadenze. Ecco in quel periodo non “consumavo” non avevo neanche il tempo di andare a mangiare al bar in pausa pranzo, così mi portavo un panino da casa, non andavo più in palestra e il fine settimana non facevo shopping neanche se ne avevo voglia perché ero troppo stanca. 

Con il tempo ho smesso di rincorrere certi consumi per scelta, ma anche perché per “godere” di alcuni consumi serve avere del tempo, più il tempo libero si riduce, meno hai voglia di uscire la sera, andare al cinema o a teatro, andare in giro per negozi, uscire con gli amici e consumare “beni di consumo”, questo prima della pandemia. Forse è per questo che quando si è bloccato tutto io ho sofferto meno degli altri. Insomma io avevo la capacità economica di “consumare” ma non avevo il tempo (e la voglia perché l’avevo persa) per farlo. Quando ci si lamentava della crisi economica questo era il mio pensiero, facendo una statistica casereccia avevo scoperto che era così per molti miei colleghi e amici. 


E poi c’è il clima, ogni volta che risparmiamo o compriamo qualcosa a basso costo produciamo inquinamento, riempiamo la nostra vita di oggetti inutili che andranno a invadere l’ambiente. Abbiamo aperto i negozi anche nei giorni festivi per “vendere” di tutto e a tutte le ore, sempre in nome della crescita economica, non ci accorgevamo che questa crescita era a scapito del nostro tempo libero, del tempo passato in famiglia con i nostri affetti. 

Forse dovremmo tornare a riappropriarci della domenica senza acquisti, magari promuovere parchi e aria aperta nel rispetto della natura.


Insomma la “normalità” che avevamo non la voglio più. Non voglio tornare alla normalità a ogni costo, perché il prezzo sta diventando sempre più insostenibile.


giovedì 6 gennaio 2022

Le mie amiche letterarie

Molte persone entreranno e usciranno dalla tua vita, ma soltanto le vere amiche lasceranno impronte nel tuo cuore. (Eleanor Roosevelt)

Ho ripensato a loro leggendo un post di Marina de Il taccuino dello scrittore che raccontava delle due giornate a “più libri più liberi” a Roma. Betty e Francesca, le mie amiche letterarie, che ora non vedo più da molto tempo ormai. Le ho conosciuto perché anche loro avevano frequentato un corso di scrittura creativa presso la Prof (la chiamavamo così la nostra insegnante di scrittura creativa). A dire il vero avevamo frequentato corsi diversi, io avevo frequentato tre corsi a pagamento, dall’autunno 2006 alla primavera 2007 credo, mentre loro due avevano frequentato, qualche tempo prima, un corso gratuito di scrittura creativa organizzato dal Comune di Bologna presso una delle biblioteche di quartiere dove la Prof era l’insegnante pagata dal comune. Ci conoscemmo perché la Prof amava le contaminazioni amichevoli letterarie, organizzava delle cene a casa sua, cene letterarie dove invitava i suoi “studenti” e degli autori che presentavano i loro libri. 

Avendo più o meno la stessa età io, Betty e Francesca ci trovammo in perfetta sintonia e cominciammo a frequentarci con assiduità. Devo a Francesca i primi insegnamenti su come tenere un blog e a Betty la capacità di sentirsi accolte con un sorriso. 

Francesca, grandi occhi verdi e lunghi capelli color rame, una bellezza molto particolare, ma soprattutto una grande indipendenza che non temeva mai di mostrare, era stata sposata due volte e aveva tre figlie, due gemelle adolescenti e una bimba di sei anni avute da mariti diversi. Nel periodo in cui ci siamo frequentate era di nuovo single e quello che mi sorprendeva di lei era la capacità di muoversi da sola perfettamente a suo agio, se lei aveva qualche giorno di ferie prendeva e partiva da sola, anche per viaggi lunghi, in aereo o in treno, ma comunque leggera, quasi senza bagaglio, uno zaino o poco più. Le ho sempre invidiato questa sua capacità, io che avevo paura quasi di tutto, figuriamoci fare un viaggio da sola, il massimo che sono riuscita a fare da sola è stato andare al cinema, qualche volta ma solo di pomeriggio. Quando le ho chiesto come facesse a viaggiare da sola mi ha risposto che imparare a viaggiare da sola era stata una vera liberazione, non doveva aspettare i comodi di nessuno, e poi poteva fare davvero solo quello che preferiva. Meglio sole che male accompagnate insomma. Come darle torto? 

Betty, capelli biondi e occhi nocciola, era altrettanto indipendente però più “normale”, in quel periodo anche lei era single ma lei non viaggiava da sola perché era piena di amici e mi portava spesso nella sua vasta compagnia per cene, compleanni e avvenimenti vari, Francesca non sempre si univa a noi, ma lei faceva solo quello che le andava di fare senza mai concedersi troppo.

Per alcuni anni ci siamo frequentate assiduamente per andare alle cene letterarie della Prof, oppure per andare in giro per Bologna tra mostre e visite ai musei, oppure alle presentazioni di libri. Sia Francesca sia Betty erano sempre informatissime sulle attività culturali, gratuite, organizzare dal comune di Bologna, che sono davvero tantissime (o erano, boh, chi lo sa più!) grazie a loro ho scoperto luoghi sconosciuti di Bologna dove si organizzavano le attività più disparate ma culturali: musei e luoghi pubblici, ma anche negozi e spazi privati dove erano organizzati eventi vari. E poi c’erano gli aperitivi, le cene e i viaggi di un week end o anche solo una gita domenicale.

C’erano anche i nostri blog, una sorta di diario privato attraverso cui comunicavamo quando eravamo lontane, Betty scriveva spesso della sua quotidianità mentre Francesca raccontava i suoi pensieri soprattutto attraverso metafore e la sua scrittura mi piaceva davvero tanto. Poi ci siamo perse di vista, Francesca dopo una storia d’amore finita male, si è cancellata da ogni social, ha detto che voleva fare spazio intorno a lei, poi ha smesso di scrivere anche sul blog, l’ultima volta che ci siamo sentite è stato nel 2015 quando è morto mio padre, ma Francesca non c’era più già da qualche mese. Con Betty invece abbiamo continuato a vederci per diverso tempo, con uscite sporadiche solo noi due, lei nel frattempo è andata a convivere con un vecchio compagno di scuola con cui si è ritrovata per caso dopo anni quando lui si era appena separato dalla moglie. Adesso stanno ancora insieme, spero felicemente. Con Betty ora sporadicamente ci sentiamo per whatsapp, ma con la pandemia sono rimasti questi i soli contatti a parte qualche post su Facebook con cui interagiamo. 

Era sempre molto piacevole per me uscire con Betty e Francesca, era come andare a una festa, con loro potevo parlare di tutto e sentirmi sempre in sintonia. Ogni tanto si univa a noi Sandra, un’amica di Betty e scherzando fingevano di essere le quattro amiche di Sex and the city. 

Ricordo che una volta organizzammo un week end primaverile a Genova, ci andammo in treno e ci beccammo anche un giorno di pioggia, ma furono due giorni fantastici, pieni di risate alla scoperta di una città strabiliante che non conoscevo. Dei momenti passati insieme ricordo, tuttavia, soprattutto i week end a Ferrara al Festival de L’internazionale, una rivista internazionale, appunto, di giornalisti indipendenti. La città di Ferrara dal 2007 in poi, tranne l’anno 2020 per i motivi noti a tutti, ha sempre organizzato tre giorni di eventi legati alla rivista con mostre, interviste a giornalisti e scrittori vari in tutta la città, fu lì che ascoltai parlare Roberto Saviano per la prima volta e il giorno dopo comprai il suo libro Gomorra, quando ancora non era famoso. Ogni anno era un’occasione per fare un giro per la splendida Ferrara e vivere quegli eventi culturali abbinando anche il piacere di un pranzo fuori e di un aperitivo che chiudesse la giornata, se siete curiosi vi riporto qui il link del Festival Internazionale. L’ultima volta che sono stata a Ferrara con loro per questo evento credo sia stato il 2012, per motivi vari non siamo più riuscite a organizzare per andarci insieme, credo che Francesca abbia continuato ad andarci, ma lei viaggiava da sola, prendeva e partiva anche senza di noi. 

Quando arriva il primo week end di ottobre mi prende la nostalgia e ripenso alle mie amiche letterarie, ripenso a quel tempo non così lontano eppure ormai tanto remoto, un’altra vita. 


Fonti immagini: Pixabay