lunedì 31 dicembre 2018

Le mie letture del 2018


Sono stata indecisa se scrivere questo post oppure no però, visto che non mi costava troppa fatica, avendo diligentemente scritto i titoli dei libri man mano che li leggevo, ecco il post sui libri letti nell'anno 2018. Sono arrivata a quaranta libri anche quest'anno contro le mie aspettative, perché ho avuto un anno faticoso e il tempo da dedicare alle letture era sempre marginale, nonostante tutto ho letto parecchio. Probabilmente perché per me la lettura resta un piacere e, scrivendo io stessa, anche un modo per trovare nuovi spunti e suggestioni.
Alcuni libri sono stati molto faticosi da leggere, per esempio La paranza dei bambini di Saviano, crudo e durissimo, ma alla fine l'ho apprezzato molto. Non troppo scorrevole neanche la lettura di Tenera è la notte di F. Scott Fitzgerald, stessa impressione per Gli indifferenti di Moravia, riletto però con occhi nuovi. Sono libri che mi hanno fatto riflettere. 
Scorrevole e intenso da leggere, difficile da dimenticare eppure bellissimo il libro di Liliana Segre, La memoria rende liberi, La vita interrotta di una bambina nella Shoah, quest'ultimo mi ha fatto riflettere più degli altri perché è il racconto di una famiglia ebrea italiana da diverse generazioni che di colpo perde tutto per le leggi razziali. Questo libro è il racconto di come la società possa precipitare nel baratro della storia, mi sono anche chiesta se stiamo facendo abbastanza perché certi orrori non si ripetano. 
Nel mio elenco troverete diversi libri dei miei amici blogger che ho apprezzato molto e che consiglio vivamente di leggere. 

LETTURE 2018

1. Le intermittenze della morte di Josè Saramago
2. Il buio ha il suo odore di Cinzia La Commare 
3. La cosa più bella che ho di K.A. Tucker
4. Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde (rilettura) 
5. Era una moglie perfetta di A.J. Banner 
6. La memoria rende liberi di Liliana Segre 
7. Cercando Goran di Grazia Gironella (rilettura)
8. Buio di Maurizio De Giovanni 
9. Il passato è una terra straniera di Gianrico Carofiglio 
10. Tenera è la notte di F. Scott Fitzgerald 
11. Cocaina di Carlotto, Carofiglio, De Cataldo
12. Storia della mia ansia di Daria Bignardi 
13. Il bambino silenzioso di Sara A. Denzil
14. Il silenzio dell'onda di Gianrico Carofiglio 
15. Tentazione è tormento di Emme X
16. Come una piuma di Rosalia Pucci 
17. Un po' di follia in primavera di Alessia Gazzola 
18. I fiori non hanno paura del temporale di Bianca Rita Cataldi 
19. Sposa per vendetta di Marilena Boccola 
20. È solo sesso di Sarah S.
21. Tutto è tenebra di Massimiliano Riccardi
22. Dire Wolf di Raffaella Grandi 
23. Non torno subito di Lisa Agosti 
24. Quel che resta di noi di Manuel Sgarella
25. Cuccioli di Maurizio De Giovanni 
26. La donna senza nome di Eric Rickstad
27. Il passato non è un posto tranquillo di Manuel Sgarella 
28. Catturami di Anna Zaires
29. Gli indifferenti di Alberto Moravia (rilettura) 
30. Pane per i bastardi di Pizzofalcone di Maurizio De Giovanni 
31. Domani che giorno è di L. Cassie 
32. A scuola di giallo di Camilla Läckberg
33. Urla nel silenzio di Angela Marsons 
34. L'estate è ancora nostra di Antonietta Mirra 
35. Laurie di Stephen King
36. Il giardino viola di Nadia Banaudi 
37. Tutto questo ti darò di Dolores Redondo 
38. Battito oscuro di Antonietta Mirra 
39. La paranza dei bambini di Roberto Saviano 
40. Tra l'ombra e l'anima di Maria Teresa Steri 

Non mi resta che augurarvi buon 2019!

sabato 22 dicembre 2018

Auguri a questo pazzo, pazzo mondo

Ogni maledetto anno, da ottobre a dicembre, ci impicchiamo di lavoro per chiudere tutto quello che è necessario prima della fine dell'anno. Io cerco sempre di organizzarmi in anticipo ma, facendo parte di un'organizzazione complessa, ci sono attività che non posso impostare da sola quindi c'è poco da fare, mi ritrovo sempre con l'acqua alla gola e a dover fare mille cose l'ultima settimana, pur avendo lavorato come una pazza anche tutto il periodo precedente. Così corro inseguita dall'ansia che, a sua volta, insegue me.
Sono rimasta indietro con tutto, con il blog, con le letture e con i regali di Natale (che non ho fatto, tranne quelli ai bambini spediti con Amazon), ma finalmente è finita l'ultima settimana di inferno e riesco a staccare un po' - però il 31 lavoro - così non mi resta che augurarvi buon natale e buon anno. 

                                         


E non ho buoni propositi nè desideri per il nuovo anno, solo voglia di vivere meglio e avere più tempo per me, entrambi sempre più difficili da realizzare negli ultimi anni.

#stoleggendo
La paranza dei bambini di Roberto Saviano 
Tra l'ombra e l'anima di Maria Teresa Steri 

domenica 9 dicembre 2018

#ioregalolibri


Cosa regalare a Natale? 
So che molti di voi sono attanagliati da questo dilemma o incubo, io ho un pessimo rapporto con il Natale e la corsa al regalo mi rende questo periodo ancora più ostico.
Però, proprio per questo, cerco di regalare qualcosa di buono, tanto per sentirmi più natalizia ed evitare il Grinch in me. 
Così ho pensato di aderire al meme di Rosalia Pucci che ha scritto questo Post

Vediamo quali sono i buoni motivi per regalare un libro 

Se non conoscete i gusti del lettore (ma sapete che è un lettore) potete regalare un buono da spendere in libreria. Oppure, se sapete che il lettore ama leggere in eBook, un buono da spendere sugli store on line, un buono Amazon o Apple a seconda che il destinatario del regalo abbia il Kindle o l'iPad 

Potreste creare un futuro lettore, se regalate un libro illustrato a un bambino, in questo caso regalare un libro è una scommessa che vale la pena fare.
Altri motivi per regalare un libro? 
Un libro non fa ingrassare come succede con il panettone o il pandoro 
Un libro fa sognare 
Un libro fa pensare
Un libro può insegnare cose nuove e aprire nuovi orizzonti
Un libro fa viaggiare 

Se poi volete fare un regalo buono, suggerisco un libro solidale, per esempio la raccolta di racconti di Natale, intitolata Storie per Natale che racchiude in un unico volume le tre antologie di racconti: Buck e il terremoto, Storie di gatti e L'amore non crolla. I fondi sono devoluti ai comuni del centro Italia colpiti dal terremoto nel 2016. 
Eccovi il link Storie per Natale



E voi cosa regalate a Natale? 

#stoleggendo La paranza dei bambini di Roberto Saviano 

domenica 2 dicembre 2018

Come nascono le storie

Certe storie nascono perché le abbiamo sfiorate un giorno per caso e ci sono rimaste addosso


In questi giorni frenetici di fine anno che ormai vivo da sempre con una certa angoscia perché corro più del solito o, forse, mi sembra di correre di più perché le giornate sono più corte, fa più freddo, c'è il Natale che accorcia il mese di dicembre, c'è il Grinch in me che torna alla ribalta con il fantasma dei natali non vissuti ecc ecc mi ritrovo a non avere tempo per scrivere neanche un post decentemente strutturato. Ogni tanto butto giù dei pensieri alla rinfusa su blogger e alla fine viene fuori qualcosa che non avevo programmato. Comunque qui racconto come è nata la storia di Pietro e Laura di Insostenibili barriere del cuore, il titolo provvisorio con cui ho scritto il romanzo era "Nessun dolore è per sempre", ma mi sembrava un titolo troppo impegnativo, così quando ho scritto la parola Fine mi è apparso il titolo giusto che poi è diventato quello definitivo.


Lo vedevo sempre con la sua bambina, un padre dolcissimo e attento, con un'ombra negli occhi, era quel dolore nascosto tra le pieghe dell'anima che mi colpiva e mi causava un buco nel cuore. Lo incrociavo talvolta e il mio saluto era sempre accompagnato da un sorriso per quella meraviglia di bambina che gli stava attaccata come l'edera. 
Il sabato pomeriggio mi trasferivo a casa del mio ragazzo e passavo spesso il tempo nel giardino condominiale a leggere, era il periodo in cui non avevo ancora una mia auto, così lui mi passava a prendere dopo pranzo e mi portava a casa dei suoi, poi si chiudeva in camera a studiare e io, che già lavoravo, mi mettevo a leggere un libro in attesa che arrivasse l'ora di cena. Era primavera e, seduta con il libro nel mio angolino, ascoltavo distrattamente i discorsi della mamma del mio ragazzo con la sua vicina e mi accorsi che parlavano di lui, il papà tenero che incrociavo ogni tanto, mi sporsi per ascoltare incuriosita.
"Sai" disse Chiara, "l'altra sera è arrivato a casa con una ragazza, me l'ha presentata come un'amica, ma si capiva che c'era qualcosa di più. E l'ho visto sorridere come non faceva da tanto tempo. Sono davvero felice per lui, spero che riesca a rifarsi una vita"
"Meno male" rispose Maria, "mi si stringeva il cuore a pensarlo da solo, dopo tutto quello che ha passato. Se ripenso a quel periodo mi vengono i brividi, anche per noi è stato difficile, io vivevo nell'ansia".
"Scusate, ma di chi state parlando" intervenni io. Di solito mi facevo i fatti miei, ma ero troppo curiosa.
"Di Pietro, il nostro vicino"
"E cosa gli è successo? Cosa vuol dire che ti vengono i brividi a ripensare a quel periodo. Perché vivevi nell'ansia?"
E così Maria, abbassando la voce, mi raccontò tutta la storia. Mi raccontò dei tentativi di suicidi della moglie e di quella bambina rimasta sola con il padre. Della paura che saltasse per aria tutto il condominio se avesse usato di nuovo il gas e di quello che era successo dopo.
Ho sempre avuto la fantasia fervida e ho provato a immaginare il susseguirsi di quegli eventi fino al giorno della tragedia. Mi sono anche chiesta come mai nessuno si sia preoccupato di salvare quella donna dalla sua angoscia, era un tempo in cui si parlava ancora troppo poco di depressione post partum. Ogni volta però che ascoltavo al notiziario la notizia di una morte simile, mi tornava in mente quella storia.
Ogni tanto ci pensavo e restavo sempre attonita. Poi smisi di pensarci fagocitata dalla mia vita. Io e il mio ragazzo abbiamo preso strade diverse e dopo non vidi più Pietro.

Quella storia mi è rimasta dentro negli anni poi un giorno è balzata fuori e ho dovuto raccontarla mescolando un po' le carte con tempi e incontri diversi. In mezzo ci ho messo anche l'amicizia tra donne, quella nata per caso, quella sincera, senza invidie o rivalità, quella che nei momenti difficili della vita può diventare un faro e fare da guida. È strano come certe combinazioni arrivino nel momento giusto, quando tutto sembra lontano e, come per incanto, capisci tutto, anche il dolore che non ti appartiene perché, nel frattempo, lo hai provato sulla tua pelle sotto altre forme. 

Nota: Pietro, Maria e Chiara sono nomi di fantasia.

Come nascono le vostre storie, vi è mai successo di partire da un evento reale e poi "volare" con la fantasia?

#stoleggendo
Tutto questo ti darò di Dolores Redondo

domenica 25 novembre 2018

Il tempo dell'ossessione

Ossessioni scrittorie

È arrivato di nuovo e non credevo sarebbe accaduto ancora. È arrivato il tempo dell'ossessione per la storia, è il tempo in cui non fai altro che pensare al romanzo, é come un innamoramento, esci di casa e pensi a quello che fanno i personaggi, sei al lavoro e pensi a come affronteranno quella situazione. Anche quando esci e sei in buona compagnia ogni tanto voli con la mente alla tua storia .
Ogni tanto ci parli pure con i tuoi personaggi e ti fanno sentire in colpa se non li aiuti a uscire dalla situazione in cui si trovano e ti rimproverano, esigono da te una soluzione. 
E tu cosa fai! Non gliela dai? 
A quel punto ti metti a scrivere in ogni momento libero della giornata, anche la sera quando caschi dal sonno finché non ti lasciano in pace.
Un giorno Sorace mi ha detto:
"Ma non credi che abbia sofferto abbastanza? Per quanti capitoli ancora vuoi farmi soffrire?" 
Io gli ho risposto: "Mi dispiace ma è la storia che lo richiede!"
Lui ha sbuffato e se ne è andato via dicendo: 
"Va bene però, per favore, risolvi al più presto questa situazione, sono stanco di soffrire e soprattutto di fare la figura dell'idiota"
(veramente ha usato un altro termine, ma non è una bella parola, quindi ve la risparmio). 
Eh sì, ci ho pensato anch'io, non è che un uomo può avere tutta questa pazienza, di solito gli uomini le donne le ammazzano, invece Saverio è un uomo gentile che soffre per amore mantenendo il rispetto, parola antiquata di cui si sono perse le tracce. Ma esisterà davvero un uomo così? Sì, esistono anche gli uomini gentili, altrimenti l'umanità si sarebbe estinta. 
In questa giornata, contro la violenza sulle donne, voglio credere che ne esisteranno sempre di più. 
Ma tornando ai personaggi e ai loro discorsi sussurrati alle mie orecchie, devo ammettere che quando arrivano questi momenti riesco a scrivere molto di più ed è bello, perché tutto sembra scorrere più facilmente. 
Mi arrivano sprazzi di felicità, dalla storia che cresce e si sviluppa e prende strade inaspettate e, dai personaggi che si impongono e talvolta decidono più di me con piglio risolutore.
L'ossessione per la scrittura è anche questo, è il momento che prediligo, anche perché, dopo aver arrancato per giorni e giorni, all'improvviso la penna sembra sciogliersi e comincia a scorrere velocemente sulla carta. È una penna metaforica perché scrivo al computer, ovvio, però scrivo anche a penna, con la mia pilot blu, quando, folgorata da un'idea, butto giù degli appunti veloci prima che voli via dalla mia mente. 
Spero che continui questa mia ossessione e questo dialogo con i personaggi, almeno fino alla fine della storia.

Vi capita mai di parlare con i personaggi o di avere qualche altra ossessione scrittoria?


domenica 18 novembre 2018

Fatica decisionale tra il dire e il fare


Essere o non essere? Ardua decisione.

Qualche tempo fa leggevo un'articolo sulla difficoltà di prendere delle decisioni. Confesso che dopo una giornata di lavoro, faccio fatica anche a decidere cosa preparare per cena, penso una cosa e magari ne faccio un'altra. Pensavo di avere dei problemi io, invece probabilmente non è così. Decidere costa fatica, sempre, ogni volta che dobbiamo prendere una decisione mettiamo in moto i nostri neuroni e li affatichiamo tantissimo perché ogni volta che dobbiamo fare un'azione che implichi una scelta, anche mettere un semplice like su un post o su una pagina, utilizziamo energie mentali. 
Tra vita reale e vita on line prendiamo migliaia di decisioni ogni giorno che ci sfibrano. 
Per questo prendere decisioni a fine giornata ci causa una grande fatica e spesso ci porta a decisioni sbagliate. Per esempio se facciamo la spesa dopo una giornata di lavoro, fatichiamo a scegliere le cose da comprare. Non posso che confermare! L'ho provato sulla mia pelle, se faccio la spesa dopo il lavoro sono così stanca che finisco per NON comprare quello che realmente mi serve, mi salvo un po' se ho avuto l'accortezza di scrivere una lista prima.
Altra soluzione strategica è quella di decidere prima quello che dobbiamo fare, i giorni in cui fare la spesa o andare in palestra o cosa indossare per andare in ufficio. In tal modo eviteremo le decisioni che assorbono energia. E poi c'è sempre il metodo infallibile di rimandare una scelta a quando siamo meno stanchi. Se non riusciamo a prendere una decisione anche apparentemente semplice, allora vuol dire che abbiamo esaurito le nostre scelte giornaliere. Allora è meglio rimandare al giorno dopo. Perché come diceva Rossella O'Hara domani è un altro giorno (quanto mi piace questa frase, è il mio secondo motto dopo cogli l'attimo!) 
Cos'è che spesso ci paralizza nelle decisioni? Sicuramente è la paura, la paura di sbagliare, non sempre però una decisione è di carattere vitale, quindi ogni tanto possiamo anche rilassarci e non decidere. In ogni caso, per quanti ragionamenti possiamo fare, spesso ci sono decisioni che ci sono suggerite dall'istinto e, al di là di ogni razionalità, si possono rivelare le scelte più giuste della nostra vita.
Comunque, detto questo, pensavo di non pubblicare un post questa settimana, perché questo era ancora in bozza, poi ho aperto il computer per scrivere un nuovo capitolo del mio romanzo e ho "deciso" che mi costava troppa fatica, devo scrivere una parte importante e avevo poco tempo, così ho riletto il post e, a modo mio, l'ho completato.

Vi lascio con alcune citazioni sulle decisioni, mi sembrano tutte interessanti, secondo voi qual è quella più vera?

L'uomo crede di volere la libertà. In realtà ne ha una grande paura. Perché la libertà lo obbliga a predere delle decisioni, e le decisioni comportano rischi. Erich Fromm

Dietro ogni impresa di successo c'è qualcuno che ha preso una decisione coraggiosa. Peter Ferdinand Drucker 

È sempre in uno stato d'animo non destinato a durare che si prendono risoluzioni definitive. Marcel Proust 

Non sono mai "io"che decido il "mio" desiderio, ma è il desiderio che decide di me, che mi ustiona, mi sconvolge, mi rapisce, mi entusiasma, mi inquieta, mi strazia, mi potenzia, mi porta via. Massimo Recalcati


domenica 11 novembre 2018

App e liste

L'altro giorno leggevo un articolo sulle App che possono semplificarti la vita, ossia dei coach virtuali che ti guidano nella tua giornata. Per esempio una di queste app si chiama Abitudine facile (che bello una app in italiano!) e funziona nel seguente modo: tu scrivi i tuoi impegni e lei ti invia degli alert per ricordarti di farlo.
Vabbè mi sono detta, ma è possibile che abbiamo bisogno di una app per poter ricordare i nostri impegni quotidiani? Forse i disorganizzati cronici sì, ma forse anche i super organizzati, chissà. 
Ma prima che ci fossero le App come facevamo? 
cosa mi aspetta questa settimana?

Io ho un metodo molto antico: la lista scritta a mano sulla carta. Di solito scrivo le scadenze principali del lavoro e personali su un'agenda planning settimanale, ne ho una in ufficio e una a casa.
Ho bisogno di avere sotto gli occhi tutta la settimana, scrivo gli impegni più pressanti, ma in mezzo si infilano tantissime altre incombenze, soprattutto al lavoro.
Quando scrivo le scadenze sull'agenda elettronica di outlook mi dimentico di guardarci, anche perché mi arrivano le notifiche mentre sto correndo per finire un lavoro e mi tocca eliminarle per non essere distratta, così ai disturbatori in carne e ossa si aggiungono le notifiche disturbanti del computer.
Invece la mia lista di carta mi da grandi soddisfazioni, soprattutto quando metto la spunta sopra e ci scrivo "fatto", che è un po' quello che occorre fare con la App.
Sono antica o vecchia, sì lo ammetto, ma il mio metodo funziona, perché la mattina quando butto l'occhio sull'agenda mentre accendo il pc mi ricordo subito quello che mi aspetta nella giornata, molto più delle notifiche che mi trasmettono ansia. E poi per svolgere bene un compito è necessario farlo con concentrazione e il mio metodo è: "una cosa alla volta", perché se fai più cose contemporaneamente finisci per non fare bene nessuna delle cose che hai impostato. 
E poi occorre darsi dei tempi, io me li do a seconda della complessità, un'ora, due o tre o più...

Un mio giovane collaboratore molto supponente non usa mai la carta (lo so gli alberi ringraziano) lui segna tutto online, però mi è toccato più volte ricordargli delle questioni perché lui le aveva diligentemente scritte sul blocco notes di outlook, ma la notifica gli era sfuggita.
Ovvio che, tra notifiche del proprio cellulare, quelle del pc e quelle umane, sia normale perdersi dei pezzi per strada.
Io stessa ho provato a scrivere solo sull'agenda elettronica, ma mi accorgo che quello che metto nella mia lista di carta va avanti più facilmente, insomma l'elettronica la uso, ma il pezzo di carta resta.

È un po' quello che è successo per la posta, una volta tutto si spediva in cartaceo, per esempio dovevi presentare un'istanza presso un ente, predisponevi la pratica sul computer, la stampavi, la controllavi, eventualmente la correggevi e poi la spedivi per raccomandata. 
Poi aspettavi la risposta, esisteva quel lasso di tempo di attesa in cui potevi dedicarti ad altri lavori.
Oggi scrivi la pratica sul pc, la invii al tuo capo per un riscontro, nel frattempo stampi la mail, il capo ti risponde sempre via mail, magari con delle annotazioni, tu stampi la mail per tener dietro alle annotazioni, correggi la pratica, invii nuovamente il tutto e ristampi, se tutto va bene hai già un discreto malloppo di carta laddove prima avevi un paio di fogli.
Infine la stesura finale la mandi al capo su carta che la firma e tu la invii via pec con la firma digitale (e stampi anche quella). L'uso delle mail non ha eliminato la carta, anzi l'ha moltiplicata, sì certo qualche mail evito di stamparla, ma comunque la carta continua a essere utilizzata e forse sprecata.

E poi c'erano i tempi più dilatati...quanto li rimpiango, tu inviavi la pratica e poi aspettavi la risposta, avevi il tempo di fare altri lavori e nel frattempo anche di "respirare", adesso la risposta ti arriva subito via mail, oppure peggio, ti arriva via mail una richiesta di integrazione e tu subito corri per farla, e il secondo lavoro che dovevi fare viene rimandato e poi viene rimandato anche il terzo, il quarto ecc ecc 
E l'ansia da casella di posta piena? Quando mi assento per due o tre ore dall'ufficio (perché sono stata in riunione) apro la posta elettronica e mi trovo 100 mail non lette! Oddio che ansia, ma possibile che in due ore di distanza dall'ufficio mi abbiano scritto 100 persone, ma chi sono? No, ovvio, ci sono le mail di promemoria, qualche spam e quello che ti ha cercato per telefono e siccome non ti ha trovato ti ha scritto.
Quando torno da una settimana di ferie passo il primo giorno a leggere tutte le mail, vi lavoro intorno alle 4 o 5 ore perché alle mail importanti devi rispondere, la maggior parte contiene allegati che devi scaricare e leggere.
Ora però vorrei chiarire un punto, non è che io sia una reazionaria, apprezzo moltissime le agevolazioni portate dal progresso tecnologico, scrivere una lettera con il computer è molto meglio che scriverla a macchina; inviare una mail o una PEC è molto più veloce della vecchia raccomandata postale di carta; l'agenda condivisa online può essere molto utile quando si lavora in gruppo.

Ho solo l'impressione che il progresso ci abbia portato anche molti eccessi e, per questo, una notevole dose di ansia quotidiana e, allora, mi chiedo, ma non si stava meglio quando si stava peggio? 

E voi cosa ne pensate?




domenica 4 novembre 2018

La mia esperienza con Amazon

Avevo pensato di scrivere questo post dopo aver fatto anche l'esperienza del cartaceo. Tuttavia per il mio romance Insostenibili barriere del cuore non credo, per il momento, di riuscire a predisporre il cartaceo, mi manca il tempo. Magari provvederò in futuro. Nel frattempo però volevo scrivere questo post per parlare della mia esperienza con Amazon che mi ha davvero aperto un mondo. 

INSOSTENIBILI BARRIERE DEL CUORE

Ho pubblicato questo romanzo come autore indipendente su Amazon perchè ci pensavo da parecchio tempo e, avendo questo romanzo nel cassetto, mi è sembrata una bella occasione poterne approfittare. L'esperienza è stata più che positiva, Amazon ha un programma semplice da usare e un sistema molto valido di fidelizzazione dei lettori che è quello di Kindle Unlimited. 
Come funziona? Chi è abbonato a Kindle Unlimited può leggere tutti gli eBook disponibili su Amazon con questo servizio senza comprare il libro. Ora il mio romance ha avuto un discreto successo con ku perché le pagine lette sono state, dall'uscita dell'ebook, il 27 luglio, fino al 30 settembre, ben n. 55.921, se consideriamo che il mio romanzo breve è composto da 123 pagine quel numero corrisponderebbe a 454 eBook. 
Il numero di eBook venduti, sempre nello stesso periodo, è stato di 99 copie. In totale è come se avessi venduto 553 copie. Ho guadagnato royalties per 300 euro ma sono lorde, sì perché dovrò pagarci le tasse, Amazon non applica neanche la ritenuta di acconto e quindi un terzo finisce in tasse. Tuttavia non è male considerato che non ho investito quasi nulla in promozione su facebook, cosa che invece ho fatto per gli altri libri (con risultati molto meno eclatanti!). L'unica promozione che ho seguito, completamente gratis se non si considera il tempo necessario, è lo spam nei gruppi facebook. Ho dedicato un po' di tempo, ogni settimana, postando foto ed estratti del romanzo, lo facevo la sera o nel week end nei ritagli di tempo ed era un piacevole passatempo. 
Credo che la formula di Kindle Unlimited sia già di suo una promozione intrinseca. Inoltre c'è un altro aspetto da non sottovalutare, ogni giorno potevo controllare l'andamento del mio romance e, anche quando non vendevo nessuna copia, vedere crescere il numero delle pagine lette era molto gratificante. Le pagine lette influiscono ovviamente anche sulla classifica di Amazon e, anche se non sono arrivata ai primi posti, sono stata comunque molto soddisfatta perché, per tutto agosto, sono rimasta come posizione in classifica tra trecento e mille. 
È stato piuttosto interessante scoprire come funzionano certe dinamiche e credo che la formula di Amazon sia particolarmente vincente. 
Nel mese di ottobre c'è stato un calo fisiologico delle vendite e delle pagine lette tuttavia l'estate è stata soddisfacente almeno sotto questo aspetto, perché per il resto la mia estate non è stata granché.
Non mi sono affatto impegnata neanche per avere delle recensioni, nel senso che non ho mandato l'ebook a nessun blog, ci ho provato con uno in settembre ma mi ha risposto gentilmente che in quel periodo erano piuttosto impegnati, quindi ho lasciato perdere. Attualmente ho sette recensioni di cui quattro positive, due sono di blogger che conosco, che le hanno scritto spontaneamente e che ringrazio anche in questa sede, grazie Nadia e Lisa! 
Ovviamente non sono mancate le recensioni a una e due stelle, ma non si può avere tutto. Le critiche ci sono e ci saranno sempre. Questa storia era nata dentro me qualche anno fa e contiene piccoli sprazzi di vita e di pensieri che ho fortemente sentito, in questo c'era già una ricompensa ma riuscire a far girare una storia attraverso lo scorrere delle pagine è una bella ed emozionante sensazione.

La domanda che faccio a me stessa è: questo piccolo successo è stato solo un caso? È accaduto perché in estate va molto il romance? Che poi il mio romanzo tratta anche un tema serio, ma non è il tema di questo post. Voi cosa ne pensate?


domenica 28 ottobre 2018

Presentazioni letterarie di scrittori famosi Antonio Manzini

Antonio Manzini con Giampiero Rigosi

Giovedì 25 ottobre, presso la libreria Coop Ambasciatori di Bologna, c'è stata la presentazione dell'ultimo romanzo di Antonio Manzini, undicesimo libro della serie ispirata al vicequestore Rocco Schiavone, il titolo Fate il vostro gioco.
Io ho avuto la fortuna di poter vedere l'autore da vicino, perché ero in "galleria" ossia sui gradini delle scale laterali alla postazione, il titolare della libreria di fronte alla platea colma di gente ci ha invitato a occupare anche quei gradini (io ero sul terzo gradino, ma dopo un po' la scala è stata colmata completamente).
Antonio Manzini, che io conoscevo principalmente come attore e regista, è scoppiato come caso letterario con i romanzi  incentrati sulla figura del vicequestore Rocco Schiavone, un personaggio molto particolare. Intanto è un vicequestore non troppo ligio alle leggi, anche se ha un suo codice d'onore, si fa le canne e spesso approfitta della sua posizione per "arrotondare" le sue entrate, ma ha comunque una sua etica e, alla fine, è un personaggio che si fa amare. Non svelo di più per non fare spoiler, nel caso abbiate voglia di leggere questi libri. Io finora ho letto il primo libro della serie "Pista nera" mi mancano tutti gli altri, probabilmente proseguirò anche se sto guardando anche la serie tv su Rai 2, forse salterò agli ultimi libri prima che cominci la terza serie (adesso è in corso la seconda). 

Antonio Manzini devo ammettere è troppo simpatico, mi è piaciuto tanto. Le domande erano poste da Giampiero Rigosi uno scrittore e sceneggiatore bolognese, che non conoscevo, e che collabora con Carlo Lucarelli.
Ha raccontato che ha cominciato a scrivere quasi per caso, come regista e sceneggiatore, ha sempre avuto un po' il pallino della scrittura e aveva scritto alcuni racconti. Poi quando ha scritto il primo romanzo su Rocco Schiavone inviandolo a Sellerio pensava di fermarsi al primo libro, ma, date le vendite di Pista nera, la casa editrice Sellerio gli ha chiesto il seguito e da allora ha continuato. Siamo arrivati all'undicesimo episodio. Sicuramente il successo della serie tv aiuta anche i libri. L'essere famosi aiuta le vendite, ma va detto che, secondo il mio parere, Manzini scrive molto bene. 

La libreria Coop Ambasciatori 
Dei discorsi fatti da Manzini mi ha colpito il fatto che lui sia focalizzato soprattutto sulla personalità del personaggio Rocco, affermando che il giallo nel senso classico del termine "crimine-indagine-scoperta del colpevole" gli interessa molto meno, anche se, facendo Rocco il vicequestore, gli tocca necessariamente indagare sugli omicidi che gli capitano tra capo e collo e che lui definisce "rottura di coglioni del 10 livello". 
Questa affermazione mi ha fatto riflettere perché anche per il  mio Saverio Sorace mi piace focalizzarmi più sulla sua personalità che sulle indagini (anche se ci poi ci sono anche quelle, perché c'è sempre un crimine e un colpevole da stanare).
A pensarci bene, succede lo stesso per l'avvocato Guerrieri di Gianrico Carofiglio (è questo che mi ha fatto innamorare dei suoi libri); del resto anche il commissario Montalbano ha una sua bella personalità, molto ben caratterizzata. Ed è questo, secondo me, che decreta il successo dei libri: la forza del personaggio. A proposito lo sapevate che Camilleri sforna sei romanzi l'anno? Manzini ha affermato che Sellerio gli chiede continuamente dei nuovi romanzi essendo abituato alla grande produzione di Camilleri, cosa difficile perché, secondo lui, Camilleri è unico, non é possibile per i comuni mortali arrivare alla sua produzione letteraria. 
Insomma è difficile la vita di un autore che scrive per Sellerio, gli tocca produrre molto e fare dei "tour de force" per le presentazioni. Infatti dopo la libreria Ambasciatori la cui presentazione era alle 18.00 il buon Manzini doveva correre a Parma per un'altra presentazione alle 21.00.
Complimenti per la resistenza, il suo book tour, dall'11 al 28 ottobre, prevedeva in alcune date anche due presentazioni, come è successo il 25 ottobre tra Bologna e Parma. 
In ogni caso le vendite premiano moltissimo, è un autore tra i più letti in Italia e, a guardarlo, non mi sembrava particolarmente sofferente, anzi ha affermato che lui ama molto scrivere e probabilmente,  finché potrà, sarà questa la sua attività prevalente. 
Come dargli torto? 


domenica 21 ottobre 2018

Le domande esistenziali di un'autrice

Chi siamo?

Dove andiamo?

Perchè scriviamo?

Scrivo quindi sono
Parafrasando Joe Bastianich, che con la parola “cuciniamo” al posto di “scriviamo” ha proposto le domande a Master Chef è nato un meme da un'idea di Sandra Faè del blog I libri di Sandra
e subito seguito da Nadia del blog Svolazzi e scritture
Che dire, mi è subito piaciuto e ho pensato di seguirlo per poter fare alcune riflessioni.

Chi sono?

Sono una donna che ha trovato nella scrittura una forma di espressione e di felicità. Tutto è cominciato (o ricominciato) nel 2014, agli albori del mio cinquantesimo compleanno. In realtà ho ripreso a scrivere con assiduità nel 2007 quando ho frequentato un corso di scrittura creativa. Tuttavia quando è cominciato l'anno 2014 mi sono resa conto che a novembre avrei compiuto 50 anni e che ero arrivata a un traguardo molto simbolico, la metà della vita (se si vivesse cento anni). Quindi mi sono detta: sto per compiere 50 anni e non sono ancora riuscita a pubblicare il mio romanzo, che nel frattempo avevo scritto. Così ho inviato il mio romanzo a una casa editrice (che avrebbe dato il suo assenso o il suo diniego in due mesi) decidendo che, in caso di mancata risposta decorsi i due mesi, lo avrei comunque pubblicato in self.  Da allora ho pubblicato sei romanzi e un racconto, uno dei miei romanzi, L'amore che ci manca, è stato pubblicato da una giovane casa editrice scalando per breve tempo la classifica Amazon. A giugno 2017 ho esordito anche nel genere giallo scoprendo in me la passione per il mistero che già avevo come semplice lettrice. Credo di aver imparato moltissimo in questi anni come autrice, ma anche come donna, infatti la pubblicazione del mio primo romanzo La libertà ha un prezzo altissimo mi ha aperto un mondo e mi ha portato a scrivere tante nuove storie, storie che sentivo di dover scrivere perché erano dentro di me da tanto tempo. 
Come donna metto al primo posto gli affetti, la famiglia e le passioni. Credo nel motto "Cogli l'attimo" e "qui e ora" perché la vita è breve e non sai cosa ti aspetta dietro l'angolo. Questi concetti finiscono spesso nei miei romanzi in un modo o nell'altro e, di solito, lo faccio esprimere ai miei personaggi.

Dove vado?

In questo momento sto scrivendo il terzo episodio del mio commissario Sorace, un personaggio nato per caso nella mia mente e al quale sono molto legata. Contestualmente, proprio in questi giorni, mi è venuta l'ispirazione per una nuova trama e ho già buttato giù un paio di capitoli. Credo che la mia mente concepisca sempre nuove storie perché è un modo per scaricare paure, ansie e frustrazioni. 
E poi scrivo per il blog che è il mio piccolo spazio di condivisione.

Perché scrivo?

Scrivo per essere libera.
È una domanda che mi faccio spesso, scrivo perché mi piace creare delle storie, analizzare e reinventare la realtà, ma uno dei motivi principali è che scrivo per poter dire liberamente quello che penso.
Può sembrare strano in un'epoca in cui la libertà sembra sempre a portata di mano. Non tutti si rendono conto di quanto questa libertà sia limitata da paletti. Ovviamente apprezzo molto quello che la nostra società ha raggiunto, ma spesso dire quello che si pensa senza veli e peli sulla lingua non è sempre possibile. Per esempio non posso dire in faccia a qualcuno che è vertici della mia azienda che penso abbia fatto carriera per appoggi politici visto che, sotto certi aspetti, non capisce nulla. Non posso dire ad alcune mie amiche che sono logorroiche e che mi fanno venire il mal di testa, anche se le amo e le apprezzo sotto altri aspetti. 
Insomma mi sento un po' come la protagonista di Sai tenere un segreto di Sophie Kinsella che salva le relazioni dicendo tante piccole bugie. In realtà io non dico bugie, semplicemente ometto di parlare. I miei personaggi invece non si risparmiano mai, dicono sempre quello che pensano, molto più di me. Quindi scrivo perché posso tirare fuori quella parte di me più fantasiosa e sfrontata, quella che dice la verità a tutti i costi anche se scomoda. 

Scrivo per poter sognare.
Scrivo perché voglio sognare e tra i miei sogni c'è anche quello di essere pubblicata da un grande editore. Magari non accadrà mai, ma intanto posso sognare. E poi scrivere mi permette di cambiare la realtà, di regalare un lieto fine ai miei personaggi e anche a me stessa.
La scrittura ha, per me, una grande funzione terapeutica perché non c'è niente di meglio che scegliere da soli il proprio finale, cosa che nella vita non possiamo fare.

Scrivo per essere felice.
Sono felice quando scrivo e quando le mie storie trasmettono un'emozione a qualche lettore. Sono felice quando dal niente, grazie alla mia tenacia, fatica e perseveranza, pagina dopo pagina, nasce un romanzo. 

Spero di continuare e di migliorarmi sempre.






domenica 14 ottobre 2018

Mistero in giallo

In questi giorni ho iniziato a scrivere il terzo episodio di Saverio Sorace, a dire il vero ho iniziato da un po' ma vado a rilento. E sapete perché vado a rilento? Ma perché la scrittura è difficile, come dice il titolo di un libro di Marco Freccero. 
Che ci vuole a scrivere, metti insieme una parola dopo l'altra ed è fatta, no?
L'ispirazione ti colpisce dritto in mezzo agli occhi e scrivi duecento pagine in un battibaleno.
La maggior parte della gente lo pensa e, mi tocca ammettere, io stessa prima di buttarmi a capofitto in questa avventura avevo un'idea molto più romantica della scrittura: nei miei sogni venivo "scoperta" da un grande editore e poi passavo la vita in una villa in riva al mare, un po' isolata, lontana dal logorio della vita moderna e impiegavo tutto il tempo a scrivere il mio capolavoro, mentre il mio editore restava in trepidante attesa. Ecco, questo ogni tanto nei film lo vediamo, nella vita no, almeno non nella mia.
E quindi torniamo su questa terra.
Il mistero dà fuoco e tensione a ogni nostra parola. Thomas Mann

Bene, un giorno parlavo con il mio più importante beta reader, il mio compagno, colui che affliggo con le mie storie e lui mi dice: dovresti leggere uno dei romanzi di Joe Nesbo o di Camilla Läckberg. Da quando ha visto il film "L'uomo di neve" è un fan di Joe Nesbo, anche se non ha letto i suoi libri.
Anch'io non ho letto nulla nè dell'uno nè dell'altra (sono fissata e leggo degli autori italiani perché penso di poter imparare meglio da loro, senza il filtro della traduzione) vado subito su iBooks e controllo i libri di Camilla Läckberg, soprattutto perchè una delle mie beta reader ha letto tutti, ma proprio tutti, i libri di questa autrice e scopro che c'è un bellissimo saggio edito da Marsilio intitolato "A scuola di giallo" scritto da lei, sottotitolo "Guida in sette passi di aspiranti scrittori di gialli", l'ebook si può scaricare gratuitamente (non solo su iBooks ma anche su Amazon)  cosa che io ho fatto immediatamente. L'ho letto in una notte.
È abbastanza breve, si legge velocemente, non è un tomo di 800 pagine, ma contiene dei suggerimenti interessantissimi. Ma sapete qual è la cosa interessante? Molti suggerimenti dati dalla grande scrittrice è che alcuni li conoscevo già (senza aver letto manuali) quindi sono rimasta sorpresa e piacevolmente colpita. Vabbè smetto di gongolare e ve li racconto.
La parte interessante è nella premessa: l'autrice afferma che non esistono formule magiche per scrivere, la cosa importante è iniziare a scrivere perché scrivere è 1% ispirazione e 99% sudore, ma è proprio quello che pensavo anch'io! Ed è quello che penso ancora di più negli ultimi tempi in base alla mia esperienza. Mi é capitato più volte di mettermi davanti al pc a scrivere e sudare le famose sette camicie per scrivere due paginette stringate con estrema fatica e sudore, tanto sudore. Poi ogni tanto arriva anche il momento in cui si scrive più facilmente, ma il settanta per cento del romanzo lo scrivo sudando.
Comunque eccovi alcuni consigli.

Per scrivere un giallo bisogna considerare le quattro M (in inglese) 
Murder, delitto
Motive, movente 
Mean, arma
Moments of opportunity, occasione.

In pratica bisogna conoscere bene l'assassino e il movente, il tempo e il luogo della storia e intorno a questi elementi costruire la trama. Dei personaggi interessanti e complessi completano il quadro. 
L'autrice consiglia anche di leggere alcuni gialli, possibilmente già letti, in modo da focalizzarsi su questi elementi cercando di individuare le quattro M. 
L'ossatura del romanzo è composta da movente, assassino e un modus operandi, l'ossatura può essere rimpolpata poi con un po' di ciccia, prima di tutto la tensione, altro elemento fondamentale in un giallo che serve a non annoiare il lettore e a spingerlo a leggere pagina dopo pagina senza mai staccarsi (o quasi). 
Per costruire la tensione esistono diversi trucchi, variare l'ambientazione esterna, città, paese e cultura, incuriosendo il lettore; variare l'ambientazione interna, pensieri, idee e osservazioni dei vari personaggi, cambiando spesso il punto di vista degli stessi. Ovviamente una regola importante che io ho già applicato, più o meno coscientemente, nei miei primi due romanzi è quella del depistaggio: creare diversi sospettati, ognuno di loro potrebbe essere l'assassino, perché ha un movente grande come una casa o perché, si scopre avere un falso alibi, oppure perché ha un segreto del passato.
 Il depistaggio porta il lettore verso una direzione sbagliata e crea una notevole tensione. 
Un'altra tecnica citata (che applico già, senza sapere come si chiamava, ma è sempre bene ricordarsene)  è la tecnica del cliff-hanger. Avete presente quando l'episodio di un telefilm finisce nel momento clou di una scena d'azione? 
Clif-hanger significa, letteralmente, legato a una cima, quando il personaggio resta appeso a una parete rocciosa e sembra poter cadere da un momento all'altro, un episodio di una serie Tv che finisce in questo modo ti costringe a vedere l'episodio successivo per sapere come è andata a finire. Nei romanzi gialli il Cliff-hanger si applica alla fine di un capitolo (non tutti sennò al lettore viene un infarto, ma deve essere distribuito ad arte lungo tutto il libro).
Tensione e mistero vanno bene, ma servono anche dei personaggi interessanti, ben caratterizzati che possano catturare la simpatia del lettore, questo per i personaggi secondari, ma il lavoro più importante va ovviamente dedicato al personaggio principale. E qui ci sono varie scelte: il protagonista principale può essere un poliziotto, un investigatore privato, un medico legale, persone che, per il lavoro che fanno, vengono coinvolti direttamente nelle indagini. Oppure il protagonista può essere non un "professionista" ma un personaggio dotato di curiosità e doti di intuito innati portati a investigare: un giornalista, un'infermiera, un avvocato, una vecchia signora (la Miss Marple di Agata Cristie), una professoressa (la Camilla Baudino di Margherita Oggero da cui è tratta la famosa serie Tv). Creare un protagonista non professionista può essere un vantaggio perché magari si può scegliere un personaggio che faccia un lavoro che conosciamo bene, magari proprio il nostro lavoro. E come non essere d'accordo? Io perdo moltissimo tempo nelle ricerche in rete e presso le mie conoscenze personali per capire come far muovere il mio commissario Sorace.
Il libro contiene moltissimi altri consigli che non sto a elencare perché potete leggerli direttamente e gratuitamente se siete curiosi e volete essere edotti sulla scrittura del giallo.


Al di là dei consigli sul giallo, credo che certe regole valgano anche per altri generi, mantenere il lettore sulla corda è una qualità apprezzabile anche in un romance, in fondo se l'amore trionfa nel primo capitolo che gusto c'è ad andare avanti nella lettura, a meno che non accada qualcosa di tremendo: un ostacolo, un nemico che trama nell'ombra o qualsiasi altra tragedia che allontani i due amanti finché dopo tante traversie non riescano a ritrovarsi.
Poi un consiglio che vale sempre, ed è quello che io faccio da sempre per imparare a scrivere, è leggere, leggo molto e mentre leggo osservo: l'impostazione, la punteggiatura, la distribuzione dei capitoli e tutto quello che può servire per la mia scrittura. 
Leggo soprattutto romanzi di grandi case editrici (però come sapete non disdegno gli autori self e quelli dei miei blogger preferiti).
In questo periodo, per esempio, sto leggendo un giallo che è stato tantissimo tempo ai primi posti in classifica "Urla nel silenzio" di Angela Marsons e sto leggendo anche il libro che ha vinto in Spagna il concorso, di cui tutti parlano, il premio letterario di DeA Planeta "Tutto questo ti darò" di Dolores Redondo.
Leggere mi aiuta a mettere a fuoco le tecniche e le tematiche e anche a sognare, quest'ultimo poi è il motivo principale per cui mi piace leggere.
Ovviamente visto che alla mia lista mancano, sto pensando di leggere qualche libro di Camilla Läckberg, partendo dal primo: "La principessa di ghiaccio" di cui ho già letto l'anteprima alla fine di A scuola di giallo, seguono in questo libro le anteprime degli altri romanzi della serie di Erica Falck e Patrick Hedstrom. Anche se l'ambientazione svedese la sento molto agli antipodi rispetto alla nostra Italia penso che possa essere utile imparare da colei che da anni vende migliaia di libri in tutto il mondo.

Cosa ne pensate? Avete letto questa autrice? Che autori di giallo amate e potete consigliarmi? 


domenica 7 ottobre 2018

Sonno e creatività

Non svegliatemi, sono in fase creativa

Il sonno favorisce la creatività, non lo dico io, ma Penny Lewis, una neuroscienzata della Cardiff University, università scozzese dove è in corso uno studio da parte di un gruppo di ricercatori guidati dalla Lewis e stanno creando il primo robot capace di sognare.
Questo post mi è stato ispirato dalla lettura di un articolo di Chiara Sessa pubblicato sul n. 36 di Donna Moderna.
La notizia mi interessa in modo particolare perché, purtroppo, io faccio parte del 45% della popolazione che soffre di disturbi del sonno. Se ci pensate è una percentuale notevole e un po' allarmante anche perché la perdita di sonno provoca molti disturbi (obesità, ipertensione, cardiopatie, diabete ecc ecc) e aumenta fino a sette volte il rischio di incidenti stradali. 
Io conosco bene la causa della mia insonnia: il lavoro. Succede troppo spesso di non riuscire ad addormentarmi oppure di svegliarmi in piena notte perché in testa mi frullano i pensieri di scadenze del lavoro. Non riesco a farci niente, l'unico rimedio che conosco è provare a leggere, oppure spostarmi sul divano e accendere la TV che ha su di me un effetto soporifero micidiale. Anche se tra i rimedi per favorire il sonno c'è proprio quello di spegnere il televisore che, a quanto pare, inibisce il rilascio della melatonina. Rimedio che per me non vale, visto che con la tele dormo benissimo (a parte il male al collo che può derivare dall'appoggio sul divano). Ho scelto a suo tempo di non mettere la TV in camera da letto, pensavo fosse un bene, invece alla luce della mia insonnia penso di aver fatto la scelta sbagliata.
Comunque a quanto pare sono in buona compagnia, siamo tutti insonni e, in generale, rispetto a venti anni fa, abbiamo perso 1 ora di sonno.
Torniamo alla creatività, il sonno può risolvere molti problemi, in fondo non diciamo sempre "dormiamoci su" e il mattino dopo il problema sembra più risolvibile?
me capita spesso di andare a dormire con un pensiero e al mattino svegliarmi con la soluzione (quando dormo ovvio). Insomma un problema complesso alla sera, diventa semplice la mattina, ma solo perché nel sonno colleghiamo in modo innovativo concetti apparentemente distanti.
Nella fase di sonno non-Rem, fase iniziale del sonno, l'organismo si rigenera e lentamente raggiunge un sonno profondo in cui si attivano milioni di neuroni che riprendono i ricordi della giornata fissandoli nella memoria. Dopo questa fase, fondamentale per il riposo, si arriva alla fase Rem che è il momento in cui facciamo quei sogni che ricorderemo al risveglio ed entriamo in una specie di caos creativo. 
È proprio in questa fase che il processo creativo riceve un forte impulso. Durante la notte le fasi non Rem e Rem si alternano con cicli di 90 minuti ciascuno. 
Deve essere per questo che io al mattino mi sento più creativa, forse perché sono appena uscita dalla fase Rem o forse perché, semplicemente, sono più riposata. In ogni caso se volete scrivere una storia o risolvere un problema, una bella dormita è quello che ci vuole. Magari mangiate delle noci che  sono ricche di melatonina, oppure un cucchiaino di miele che riduce i livelli di oressina, un neurotrasmettitore che mantiene svegli, oppure fate quello che voi sentite mettervi in connessione più agevolmente con le braccia di Morfeo. 
Esistono due categorie di persone: i gufi e le allodole, i primi solo quelli che dormono di più al mattino mentre di sera sono svegli e attivi come grilli; costoro sono capaci di fare innumerevoli cose complesse quasi sempre dopo le otto di sera o, addirittura, a mezzanotte. Le allodole invece, categoria a cui appartengo sicuramente, sono molto più attivi al mattino e si esprimono al meglio alle sette del mattino sentendosi pieni di energie che scemano miseramente man mano che ci si avvicina alla sera.

Voi siete Gufi o Allodole? Dormite abbastanza e che metodi usate per addormentarvi? 
Siete tra coloro che cadono in catalessi non appena toccano il cuscino e che io invidio profondamente? 


domenica 30 settembre 2018

Il successo è fare quello che ami

Tra i libri consigliati nelle varie riviste ogni tanto qualcuno mi rimane più impresso. 
Uno di questi è intitolato "Quello che ti piace fare è ciò che sai fare meglio" di Filomena Pucci coach e scrittrice con un passato di autrice televisiva. 
Potrebbe sembrare la scoperta dell'acqua calda, però se ci pensate, quando facciamo qualcosa che ci appassiona lo facciamo bene o, almeno, tendiamo verso il perfezionismo.
Se hai un grande sogno devi cercare di realizzarlo e magari farne il tuo lavoro, non arrenderti mai, persevera più che puoi. 

Fare quello che amiamo significa volerci bene


Bisogna partire da se stessi, cercare di volersi bene ed essere disposti a rischiare perché si può essere sconfitti, ma solo rischiando potremo ottenere quello che vogliamo. 
Insomma se vogliamo fare quello che ci piace dobbiamo studiare, approfondire e dedicarci alla nostra passione, e magari preparare il terreno per potere, un giorno chissà, farne anche il nostro lavoro principale. 
Questi sono discorsi che abbiamo già sentito, è vero. Il punto però, secondo l'autrice, è che quando ci dedichiamo a fare quello che veramente ci piace sarà altamente probabile raggiungere il successo in quello che andremo a fare. Questo vale per la scrittura, ma anche per qualsiasi altra attività.  Ma niente avviene per magia, la fatica c'è, nulla viene regalato.


In cuor tuo sai perfettamente quello che ti piace fare, ma per capire se quello è anche il tuo talento occorre prendersene cura, dedicarvi tempo con costanza e assiduità, essere pazienti, procedere per tentativi e non lasciarsi scoraggiare, ognuno trova a suo modo la sua strada. È importante anche ammettere le proprie vulnerabilità, capire i punti di debolezza e lavorarci per migliorarli o superarli. 
Questo libro è rivolto alle donne, ma i concetti che ho esposto secondo me valgono per tutti.
Siete d'accordo?




domenica 16 settembre 2018

#Vorrei ma non posto #Top 5 dell'Estate

Fa ancora molto caldo, nonostante sia settembre, e sulla scia del caldo ho pensato di seguire questo meme, scoperto tramite il blog di Nadia Banaudi  che parla delle top five dell'estate.



Io seguo i meme sempre un po' a modo mio e quindi, prima che l'estate finisca, vado ad elencare quelle che per me sono le top 5 dell'estate 

1. La colonna sonora dell'estate 

Purtroppo mentre il caldo dura sempre più a lungo, causa il riscaldamento globale, la mia estate, che io intendo come uno stato mentale vacanziero, diventa sempre più corta con il passare degli anni ed è forse per questo che questa estate non sono riuscita a focalizzare una canzone particolare. Tuttavia andando a leggere la classifica dei tormentoni ho trovato anche la mia canzone, quella che canticchiavo più frequentemente e che sentivo più spesso alla radio.

ITALIANA JAY AX e FEDEZ



2. Il luogo del ritorno

Ogni estate una capatina in Puglia la faccio sempre e quindi vi propongo la spiaggia dove vado di solito, anche se, in 9 giorni questa estate, ci sono andata solo 2 giorni e per poche ore...

Costa nord del Gargano


3. La frase che mi appartiene

Non ho capito se devo citare una frase tipica di questa estate o una frase mia in assoluto, comunque una frase che dico sempre - oltre alla classica "carpe diem", cosa che mi riesce sempre meno perchè ogni volta che tento di cogliere l'attimo il lavoro è passato prima di me - è la seguente:

Lo scopriremo solo vivendo

lo so non è mia, ma di Lucio Battisti, però la uso spesso, perchè sono sovente la depositaria di domande senza risposta tipo, ma secondo te perchè il cielo è azzurro? al lavoro faranno l'ennesima riorganizzazione? la terra si distruggerà perchè colpita da un asteroide? Ricevo le domande più disparate da colleghi e familiari come se io avessi tutte le risposte...

4. Libri letti in estate

D'estate si legge di più, se non altro perchè si può godere di qualche giorno di ferie. Io ho letto diversi libri interessanti, se dovessi fare una classifica metterei al primo posto:

I fiori non hanno paura del temporale di Bianca Rita Cataldi, una bella storia familiare struggente e malinconica ambientata a Bologna e letto a inizio luglio

una storia familiare

Altri due libri letti nel corso di questa calda estate e che voglio menzionare sono 
Non torno subito di Lisa Agosti 

un viaggio esotico fuori e dentro se stessi 

Tutto è tenebra di Massimiliano Riccardi 

un thriller sorprendente

In realtà più che in estate ho battezzato i libri letti tra luglio e agosto.

5. Nomination

Dovrei nominare qualcuno ma, come cantavano i Righeira, l'estate sta finendo e quindi prima che arrivi l'autunno vedete voi se volete aderire o raccontarci le vostre Top dell'estate nei commenti, che poi non ho capito perchè si chiama TOP5 se le top da citare sono 4, forse mi sono persa qualcosa o forse no.
Cosa mi raccontate?




domenica 9 settembre 2018

La vacanza può essere un luogo da scoprire

Spesso visitiamo posti lontani e non ci accorgiamo di piccoli gioielli più vicini da scoprire.
Quello che abbiamo vicino ci sembra sempre a portata di mano e finiamo per non andarci mai. Invece ogni tanto rompere questo schema è interessante e piacevole. 
Percorso verso il borgo alto

Siete mai stati a Castell'Arquato? È un bellissimo borgo in provincia di Piacenza che non avevo mai visitato pur vivendo in Emilia Romagna ed è stata una piacevole scoperta in una domenica di inizio estate. Pensate che il mio compagno, appassionato di documentari, ne ha sentito parlare in TV, così mi ha proposto di andarlo a visitare. E io con somma felicità ho accolto la sua proposta, considerato che nei mesi invernali avevo passato il tempo libero sempre a scrivere e, al massimo, a uscire per una passeggiata in città. Vi propongo alcune foto fatte da me con il cellulare e vi racconto un po' di storia del luogo che ho reperito su Wikipedia e dintorni.

Piazza del borgo alto

Da wikipedia:
Castell'Arquato è un piccolo comune di 4.600 abitanti situato sulle alture della Val D'Arda in provincia di Piacenza, bellissimo borgo medioevale arroccato lungo la collina.
Il centro storico si è sviluppato sulla riva sinistra del torrente Arda ed è ubicato a circa 30 km da Piacenza, capoluogo provinciale, 42 km da Cremona e 45 km da Parma.
Il borgo è costruito secondo la struttura dei borghi medioevali e non ha subito modifiche degne di nota sino agli anni '50. Nei decenni successivi le diverse amministrazioni hanno via via incentivato un cospicuo sviluppo urbanistico ai piedi del borgo antico, che si è esteso alle superfici agricole circostanti e a cui ha corrisposto un'iniziale spopolamento e un successivo recupero architettonico del nucleo storico originario anche grazie all'utilizzo turistico delle seconde case.
Castell'Arquato ha il titolo di "città d'arte" è stata insignita della Bandiera Arancione dal Touring Club Italiano; fa parte del club de I borghi più belli d'Italia.
 

Veduta dalla Rocca

Per arrivare al centro storico, di domenica, è necessario fare una bella scarpinata in salita, però ne vale la pena, perchè potete visitare la rocca viscontea e godere di un bellissimo panorama dall'alto
Vicolo

Mentre fate la salita potete ammirare deliziosi e suggestivi vicoli.
Vicolo
E facciate di palazzi molto belli, questo è il palazzo Stradivari.
Palazzo Stradiviari
Il palazzo Stradivari funge come porta di accesso al borgo alto, questa foto non rende molto perché l'ho dovuta tagliare, si leggeva la targa dell'auto...
Ecco cosa c'è scritto nel sito di informazione turistica della Provincia di Piacenza:
Di mole piuttosto complessa, il Palazzo Stradivari risale all'Ottocento, e funge da vera e propria porta d'accesso alla parte alta del borgo. L'edificio è un bel complesso volumetrico articolato su più livelli che attraversano la strada e si aggettano verso la valle: rappresenta un buon esempio di architettura neomedioevale. Sopra il voltone si trova una torre quadrata, sormontata da merli a coda di rondine (ghibellini). Oggi al suo interno si trova un raffinato ristorante. Parte del Palazzo è adibita a ristorante.
Strada verso il borgo
Vi ricordate il Film Ladyhawke con Matthew Broderick, Rutger Hauer e Michelle Pfeiffer?
Alcune scene del film sono state girate presso la Rocca che negli anni ha mantenuto il suo aspetto medioevale. Credo che il portico dove Rutger Hauer ha percorso con il cavallo sia questo...
Questo è il portico di accesso alla Collegiata di Santa Maria Assunta innalzata nel XII secolo in luogo della Chiesa dell'VIII secolo distrutta da un terremoto. Purtroppo non abbiamo potuto visitare l'interno perchè la chiesa era chiusa e dopo ci siamo concentrati sulla visita alla Rocca Viscontea che apriva verso le 15.00.
Portico della Collegiata

Ogni anno poi si tengono in Castell'Arquato diversi eventi:
la Cena medievale in cui si rivive il Medioevo con tornei in armatura e spettacoli vari (dovrebbe essere a metà settembre), 
la Festa delle Castagne e il Festival dei Ricordi in Ottobre (in cui vengono proposte le tradizioni e i sapori del territorio), 
il Monterosso Val d'Arda Festival (dedicato al vino tipico).
Tagliere per due

Noi ci siamo fermati a mangiare presso l'enoteca della piazza (è quella che si intravede sotto con i gazebo, ma noi siamo stati all'interno era molto più fresco) e abbiamo assaggiato il tagliere di formaggi e salumi tipici (non si vedono ma sotto i salumi ci sono anche i formaggi) con un ottimo vino bianco locale chiamato Ortrugo (abbiamo anche comprato una bottiglia da portare a casa). Quando mi trovo bene in un posto ho sempre voglia di portarmi a casa un pezzetto come ricordo, il vino è un buon pezzetto. La signora che gestisce l'enoteca inoltre è troppo simpatica. 

Veduta della piazza da un lato della Rocca
 Dalla Rocca si vede un panorama mozzafiato, questo è un piccolo assaggio.

Panorama dalla Rocca

Però se non volete salire sulla sommità della Rocca anche dalla piazza è possibile godere di una bella visione, la foto dal belvedere non l'ho fatta, quindi vi propongo questo lato.

Un lato della Collegiata
La foto che segue è un altro angolo della piazza.

Lato interno
Queste sono le foto migliori che ho fatto con il cellulare, credo di avervi dato un'idea della bellezza del posto e del fatto che valga la pena farci una breve visita. 

E voi avete mai scoperto un bel posto da visitare vicino casa vostra?