In questi giorni di clausura da coronavirus abbiamo il tempo di fare alcune riflessioni e di farci domande senza risposta. Mi sono resa conto che facevo un sacco di cose in una giornata: lavoravo, facevo la spesa, andavo in palestra, uscivo con amiche e compagno, scrivevo, leggevo, preparavo la cena, il pranzo per il giorno dopo da portarmi al lavoro, le pulizie di casa e di corsa ecc
Oggi mi rendo conto che faccio la metà delle cose, pur avendo un tempo più dilatato, per esempio in una giornata lavorativa da casa svolgo meno attività di quando sono in ufficio fisicamente, come se il mio istinto si impigrisse al contatto con la mia casa (che è sempre stata il mio spazio di libertà). Insomma in smart working non faccio straordinari quasi mai, gli altri colleghi invece mandano mail di sabato e domenica o la sera tardi, ma forse fa parte dell'organizzazione personale del tempo che si è ampliato per alcuni, per altri si è ristretto.
Un tempo che non sembra più appartenerci per davvero.
Io resto in casa come tutti e mi manca la normalità, comincio a essere insofferente, ma tutto sommato si tratta di piccoli problemi.
Mi assilla invece il pensiero di chi si ritrova seriamente in difficoltà a causa di questo isolamento, una mia amica che lavora in un bar e che oggi si chiede come farà ad andare avanti, la mia amica che lavora in aereoporto e che adesso è in cassa integrazione al cinquanta per cento (per ora) e tanti altri.
In questo tempo sospeso ho imparato nuove funzionalità tecnologiche che prima ignoravo, perchè in fondo me ne disinteressavo e anche che puoi ritrovare dei contatti lontani negli anni senza paura di disturbare.
Ho ricontattato infatti molte persone, per esempio un mio caro amico medico che non sentivo da tre anni, gli ho mandato un messaggio per sapere come stava, mi ha telefonato e siamo stati al telefono per un'ora. Per fortuna lavora in una clinica privata convenzionata e, in questo frangente, stanno mandando avanti solo gli interventi urgenti, ha fatto il tampone ed è negativo e si alterna tra la clinica e un altro ospedale della zona; non sono centri covid, ma ci sono altre malattie che devono essere curate perché non si muore solo di covid, si muore anche di infarto, di cancro e ipertensione...magari anche di stress.
Mia sorella, che vive in puglia, non ha un bancomat e ha dovuto aspettare quindici giorni prima di riuscire ad andare in banca a ritirare i soldi per fare la spesa (prendendo ovviamente apposito appuntamento), per fortuna che, nel frattempo, le ha fatto un po' di spesa l'altra mia sorella dotata di bancomat, ma chi è del tutto solo come fa?
Io vado raramente in banca, faccio i bonifici on line, ho tutte le bollette domiciliate sul conto, ho il bancomat e la carta di credito, ma ci sono persone che queste operazioni non le hanno mai fatte, il nostro paese è formato da persone anziane (ma anche più giovani) che non hanno dimistichezza con la tecnologia. Non dimentichiamolo mai: queste persone sono in reale difficoltà.
Un mio collega invece ha un bambino autistico e fatica a gestire il lavoro agile con suo figlio, si alterna con la moglie, in lavoro agile anche lei, ma senza più l'aiuto del centro che seguiva il bambino è tutto più complicato.
E poi c'è la mia amica che lavora nel turismo stagionale e non sa cosa potrà guadagnare quest'anno, visto che le spiagge non apriranno, forse.
A noi mancano i ristoranti, ma a chi nel ristorante ci lavora manca il lavoro...
Poi ci sono coloro che si sono laureati un mese fa come obiettivo di una vita universitaria e ora la loro ricerca di lavoro sembra un'utopia.
Penso alla mia insegnante di pilates che viveva di un lavoro precario, sempre in giro presso molte palestre di Bologna, richiestissima perché bravissima, ma adesso a casa, disoccupata senza tutele.
L'altro giorno ho scoperto che un negozio gastronomico di Bologna fa consegne a domicilio, così ho ordinato molte cose buone perché voglio aiutare, in qualche modo, l'economia locale, anche se la mia bilancia protesterà.
Siamo tutti immobili o in lento movimento, sospesi e oggi ho scritto un post di pensieri preoccupati in libertà, niente di nuovo in questo tempo di coronavirus.
Per me il tempo in casa passa senza grandi differenze rispetto a prima, scrivo, leggo, mangio, bevo, dormo, penso.
Per me il tempo in casa passa senza grandi differenze rispetto a prima, scrivo, leggo, mangio, bevo, dormo, penso.
Pur in lento movimento, il tempo scorre lo stesso e siccome oggi è anche l'anniversario della liberazione vi lascio con un pensiero del presidente Pertini che sembra perfettamente calzante anche con questo momento.
La libertà non è mai una conquista definitiva, la libertà è un bene che va difeso giorno per giorno. Sandro Pertini
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