venerdì 10 marzo 2023

Le parole fanno male


Il web e i social network chiudono le porte alla casualità che conosciamo, e aprono finestre di nuove casualità che dobbiamo ancora capire. Roberto Cotroneo


Credevamo che i social fossero un’allegra invenzione al servizio della leggerezza, del ritrovarsi tutti insieme a parlare del più e del meno standosene comodamente a casa propria davanti a un personal computer che poi è diventato un tablet e poi un cellulare. Insomma era come andare al bar in versione moderna a parlare a vanvera del più e del meno, in fondo un’attività rilassante e senza troppi pensieri. Invece il web è un luogo pericoloso (a volte anche il bar, ma questo è un altro tema); nel grande “Mare magnum” di internet ti può succedere di tutto, qualcuno può contattarti e fingendosi amico carpire la tua fiducia e farti del male, oppure può vomitarti addosso insulti e minacce causando la cosiddetta shitstorm, tempesta di melma, l’odio che divampa contro una sola persona per aver espresso un’opinione, gli hayers si scatenano e cominciano a inviare commenti di insulti uno dietro l’altro rivolti a una sola persona che attaccata da tanta violenza verbale (che in fondo é anche un po’ fisica) si ritrova spaesato e non sa come difendersi salvo forse chiudere l’account social. 

Ora lo ammetto, non ho una grande attività sociale, ogni tanto quando mi collego a Facebook mi compare il messaggio accanto alla mia fotina “a cosa stai pensando?” e, ogni tanto, mi sono lasciata tentare nello scrivere qualche frase dettata dall’istinto esprimendo qualche opinione, ogni tanto ho perfino pubblicato delle foto, quasi sempre limitandomi a foto di città e posti in cui ero stata, senza mai mettere la mia foto personale, questo perché sono una persona riservata, ma anche perché non mi fido troppo a mettere in piazza i fatti miei. Del resto bisogna ricordarsi che quello che pubblichi in rete resta per sempre, esprimere quindi un’opinione in forma molto accesa e rabbiosa sul proprio profilo social può trasformarsi in un boomerang che qualcuno un giorno potrebbe usare contro di te. Eppure nonostante la mia ritrosia a pubblicare cose varie sui social mi é capitato di vivere episodi spiacevoli, una volta avevo scritto un pensiero e subito qualcuno ha commentato con cattiveria, ho letto con orrore quel commento, poi ho deciso di non rispondere, era una chiara provocazione e se avessi risposto avrei innescato una sequela di botte e risposte senza fine, con grande perdita di tempo da parte mia - che tempo non ho - e rischio di gastrite e ulcera per arrabbiatura. Un’altra volta avevo impostato una promozione Facebook sulla mia pagina autore per uno dei miei libri e sono stata subissata via Messenger da uno che voleva chattare con me, mi chiedeva il numero di cellulare e poi mi diceva che voleva solo chiacchierare, non era un tentativo di approccio ma solo una conversazione amichevole. Erano le otto del mattino ed ero al lavoro e mi sono chiesta: ma questo non ha nulla da fare, ma lavoro solo io? Comunque leggo il messaggio dal cellulare,  ovviamente non rispondo, anche perché sinceramente non ho neanche il tempo di approfondire, poi dopo 8 ore di lavoro e una serie di commissioni rientro a casa alle sette di sera e noto che su messenger ci sono oltre 15 messaggi, così l’ho bloccato. Un’altra volta ho confermato una richiesta di amicizia a una donna che dopo un secondo mi ha telefonato su Messenger, erano le sei del mattino, l’ho bloccata subito dicendo che non era l’ora di chiamare (voleva vendermi qualcosa...) Un’altra volta un tipo “che si definiva poeta” a cui avevo incautamente dato l’amicizia mi scrive sempre su Messenger per chiedermi di scrivere un racconto traendo spunto da una sua poesia, ora domandare è lecito, rispondere é cortesia e io molto cortesemente ho risposto che, abitualmente, non scrivevo racconti su richiesta e che comunque anche volendo per me era un periodo di superlavoro e non avevo tempo; dopo altre richieste che ho nuovamente declinato con le stesse motivazioni, ha cominciato a subissarmi di messaggi di insulti e quando stavo per bloccarlo si è autoeliminato togliendomi l’amicizia. Queste le mie esperienze e meno male che non pubblico mai niente sul mio profilo!  Il web è pieno di persone strane ed è meglio usarlo con cautela, se non avessi la pagina autrice forse cancellerei l’account, ne sono sempre fortemente tentata, ma poi mi dissuado perché seguo alcuni personaggi e ogni tanto mi arrivano delle notizie attraverso i social che leggo se interessata altrimenti no, insomma il web è anche una fonte di informazioni e io vorrei usare l’aspetto ludico senza per questo venirne travolta. Il web è anche un luogo per chi ha tempo da perdere, a volte mi stupisco del numero di post fatti nella stessa giornata da alcuni miei amici di Facebook, sembra che il loro mondo sia solo on line, magari non lavorano ma tutto questo spreco di energie sugli argomenti più disparati oppure sempre sullo stesso tasto mi sembra un’esagerazione. Oppure ci sono quelli che postano solo momenti felici, vacanze, aperitivi e pranzi fuori come se la vita fosse un’immensa giostra, un parco divertimenti, anche per queste persone c’è il rischio di attirarsi le antipatie di qualcuno. Il web è pieno anche di truffatori che carpiscono la fiducia di persone fragili: un paio di anni fa una mia amica sconosciuta di Facebook mi scrive un messaggio su Facebook e, timidamente, mi chiede informazioni su un uomo che risulta tra i miei amici. L’uomo in questione appariva nelle foto come un militare americano che era all’estero non so in quale missione di pace, purtroppo non ricordo, mi aveva chiesto l’amicizia e subito dopo aveva tentato di chattare, provocando subito la mia irritazione, così lo avevo stoppato dicendo che non avevo tempo. Comunque questo personaggio era rimasto tra le mie amicizie, ma non me ne curavo come succede per la maggior parte degli sconosciuti che sono “amici” su Facebook, ormai è da tempo che non do più l’amicizia su Facebook, ma all’epoca ero meno prudente. Così chiedo alla mia amica di che cosa aveva bisogno e lei mi chiede se potevo inviare un messaggio al militare perché lei non poteva visto che lui l’aveva bloccata e non sapeva come fare per contattarlo. Alla fine mi raccontò tutta la storia, lui aveva carpito la sua fiducia ed era nata una storia on line solo che a un certo punto le aveva chiesto dei prestiti e lei “sventurata rispose” scusate se mi permetto di citare Manzoni. Insomma questo elemento si era fatto mandare dei soldi e dopo era sparito bloccandola su Facebook. Dissi alla signora che potevo mandare un messaggio al personaggio, ma non avrei sortito nessun effetto tranne forse di farmi bloccare a mia volta, si trattava di un truffatore ed era meglio fare denuncia alla polizia postale. Alla fine lei concordò con me. Qualche tempo dopo al programma “Chi l’ha visto” parlarono proprio di questo tipo di truffe on line, personaggi loschi che creano dei profili falsi con foto accattivanti per carpire la fiducia di donne sole e ingenue, solitamente di mezza età,  che alla fine si fanno prestare dei soldi per problemi vari,  formalmente vivono all’estero e quindi sono poco raggiungibili, ma è solo per nascondersi meglio.

Pensavo da tempo di scrivere un post sull'argomento ma rimandavo, poi qualche tempo fa un articolo sul settimanale Donna Moderna del 3/11/2022 ha catturato la mia attenzione, era intitolato "Stop all'odio in rete" di Nina Gigante e parlava delle Shitsstorm segnalandole come un fenomeno che rischia di diventare una vera emergenza. Infatti è un fenomeno inquietante che colpisce gli adulti ma quando colpisce i più giovani che sono molto più fragili può avere effetti devastanti  perché la loro identità è ancora in formazione e spesso coincide con quella digitale. Certo non è che gli adulti non soffrano di fronte a queste tempeste, possono uscirne anche loro con le ossa rotte 

l'articolo riportava alcune frasi riprese dai social nei commenti, si tratta di insulti scritt da haters che hanno commentato i post di personaggi famosi e gente comune:

Brucia all’inferno, tro*a 

Sembri una scimmia

Lesbicona che schifo 

Sei una palla di lardo 

Bella, brava e pu**ana

Le parole però possono essere pesanti come un macigno e colpirti come un pugno, insomma le parole fanno male e feriscono, gli insulti colpiscono le stesse aree del cervello che intervengono quando si riceve uno schiaffo e restano impresse nei ricordi causando una condizione di stress che si continua ad avvertire nel tempo.

Nell'articolo viene citato un libro che sono andata a cercare negli store, si intitola Far Web e l'autore è Matteo Grandi ci cui vi riporto sotto la trama

Trama

Insulti, discriminazioni di ogni genere, misoginia, istigazione alla violenza, omofobia, fake news dal retrogusto razzista e anti-scientifico, revenge porn. Solo per citare le manifestazioni più evidenti. Non c'è alcun dubbio che la Rete, in particolare con i social media, sia diventata un luogo nel quale scaricare rabbia e frustrazioni senza sensi di colpa, in cui attaccare ferocemente personaggi pubblici o emeriti sconosciuti con la sola colpa di avere opinioni diverse. A monte di questa valanga di fango sembra esserci l'idea che Internet sia una zona franca, un Far Web in cui non esistono regole, in cui vige l'impunità e dove è legittimo e pratico farsi giustizia da sé. Ma è poi davvero colpa della Rete se la gente odia? Siamo veramente disposti a mettere in gioco la nostra libertà d'espressione per portare avanti una crociata indiscriminata contro l'odio online? Qual è, in questa partita, il ruolo che giocano le diverse piattaforme? Quanto incide su certe derive la mancanza diffusa di educazione digitale? E qual è il quadro normativo a cui fare riferimento oggi? In questo saggio pop brillante e ricco di esempi tratti dalla cronaca recente, Matteo Grandi, una delle voci più influenti del web, indaga da vicino il fenomeno dell'inquinamento della Rete in tutte le sue manifestazioni, per spiegarci di cosa parliamo quando parliamo di odio e social media.


Insomma ognuno può essere vittima o carnefice che non ha motivazioni di sesso, razza, religione. questa tempesta può scatenarsi contro chiunque per qualsiasi motivo anche banale. Gianni Morandi è stato attaccato perché faceva la spesa di domenica e ha postato la foto, Samanta Cristoforetti perché ha postato con i capelli per aria (forse perché era in assenza di gravità?) Mara Venier perché è apparsa in una foto un po’ invecchiata e quindi doveva vergognarsi, per citare i casi più noti.

Io posso soltanto affermare che, non solo evito di scrivere dei post in rete, anche se ogni tanto mi capita ma lo faccio con estrema cautela, ma evito di commentare nei post di altre persone, salvo si tratti di persone che conosco in rete da tempo e, in ogni caso, si tratta di commenti assolutamente rispettosi e amichevoli ed evito i commenti politici o di imbarcarmi in discussioni sterili, non ho tempo né voglia di farlo. Purtroppo molti scambiano i social per il loro "sfogatoio" e per questo può sfociare in comportamenti aggressivi con molta più facilità perché si è barricati dietro lo schermo del computer o cellulare o quello che è. Magari queste persone nella vita reale non avrebbero il coraggio di mostrarsi altrettanto rabbiosi e aggressivi. Molti canali social stanno cercando di correre ai ripari, Instagram ha attivato degli aggiornamenti, un team di esperti e l'uso dell'intelligenza artificiale che individui le "parole nascoste" che possono celare delle offese in modo da bloccare l'odio in rete prima ancora che ci sia la segnalazione da parte degli utenti. Occorre però perfezionare la possibilità di filtrare e riconoscere i contenuti delle "parole" che fanno male perché possono essere sfuggenti e ingannevoli. 

Forse, oltre a questi rimedi, quello che serve davvero è perseguire l'obiettivo di diffondere concretamente l'educazione digitale assolutamente non prescindibile dall'educazione che dovremmo avere ogni giorno nella vita reale. Vi lascio con il pensiero di Umberto Eco sull’argomento.

I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli. Umberto Eco

Qual è la vostra opinione al riguardo?

Fonti immagini: Pixabay Fonti testi: Donna Moderna del 3/11/22 

28 commenti:

Caterina ha detto...

La mia opinione è che si dovrebbe fare una legge per limitare la violenza sul web, il cyberbullismo deve diventare un reato perché dal momento che tutti possono scrivere quello che vogliono, persone cattive o scostumate si sentono finalmente libere di dare sfogo alle loro frustrazioni. Per non parlare di quelli che contattano su messenger per provarci, anche a me è capitato un tizio che mi faceva le videochiamate...ma roba assurda, figurati se ci sto a perdere tempo, lo blocco subito. Poi ci sono i truffatori, diciamo che quando vedo foto di uomini bellissimi o di militari non accetto l'amicizia, sono sempre foto rubate a uomini famosi per poi truffare le donne. Purtroppo il web è un posto pericoloso, bisogna navigare facendo molta attenzione. In questi anni l'ho visto peggiorare parecchio, è diventato sempre più violento al punto che non puoi più esprimere un'opinione. Commento di rado e solo a persone che conosco. Non è più come un tempo, prima ci divertiva, ci si confrontava. I social sono lo specchio del mondo, in fondo. Ma quanto è peggiorata la società?

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Caterina: hai perfettamente ragione, i social web sono lo specchio della società che è sempre più peggiorata nel tempo. Le leggi servono sicuramente, credo che qualcosa si stia muovendo in questa direzione, ma il percorso è piuttosto lento.
Il web ha scatenato le persone più irrisolte, quelle che vedendo una foto felice di qualcuno covano rabbia e risentimento, per cui a un certo punto non gli sembra vero di potersi scatenare con odio e rabbia. Una volta ho scritto su Facebook in un giorno di ferie: “ oggi vacanza, breve fuga dal lavoro” con la foto del mare, subito un’idiota (che non era neanche amico su Facebook) è sentito in dovere di commentare che dovevo ringraziare di avere un lavoro, queste persone sono in agguato sui social per dire cattiverie gratuite. Anch’io come te difficilmente commento...

oblivious ha detto...

Scrivi sintatticamente in modo più che dignitoso e scrivi a lungo: questa non è certo una caratteristica da social. Un punto a tuo favore. Voglio pensare che Facebook sia per te solo un'opportunità per far conoscere la tua vera professione altrimenti sarebbe una sorta di cortocircuito, non esiste luogo più stupido e falso di FB basti pensare a quell'incredibile frase "richiedere amicizia". I Blog sono stati quasi del tutto abbandonati e svuotati di sostanza; c'è un motivo, scrivere su un blog significa aver cose da dire e saperle dire, una montagna da scalare per molti. Ma il pericolo subdolo del web in generale esiste anche su un blog...basta farlo diventare un social come gli latri, cioè anelare a una audience vasta, creare un salotto elitario dal punto di vista ideologico, adulare ogni pensiero espresso sulle tue pagine, commentare solo per mettere la presenza e così via. Eco aveva perfettamente ragione e restare in rete penso a volte sia veramente un'idoozia: io resto per narcisismo.

Ariano Geta ha detto...

Oscar Wilde diceva che se a una persona gli dai una maschera, diventerà se stessa. La "maschera" di anonimato che fornisce il web permette a certa gente di essere davvero se stessa, e purtroppo per loro (e soprattutto per gli altri utenti) questa gente è spesso meschina, frustrata, invidiosa, livorosa.
Personalmente ho avuto pochissime esperienze del genere, per fortuna, però anche perché io pure come te evito di lasciarmi coinvolgere. Però, per dire, su twitter - tu lo sai - si leggono cose dell'altro mondo, molto spesso delle provocazioni scritte intenzionalmente quasi come fossero uno scherzo (di pessimo gusto), altre volte terribilmente vere, gente che scrive cose orribili e da proprio l'aria di esserne convinta.
A me preoccupa l'idea che in futuro i social possano essere usati sempre di più per manipolare l'opinione pubblica, in effetti sta già avvenendo, negli USA (e noi purtroppo in ritardo siamo sempre sulla loro scia, nel bene e nel male) esistono social dove non c'è nessun controllo, chiunque può scrivere qualunque cosa in nome di una assai malintesa "libertà di espressione".
Ho il terrore che possiamo andare incontro a un imbarbarimento sociale che dal web si estenda poi alla vita offline.

Sandra ha detto...

E’ un argomento vasto e complesso. Io sposo la teoria di Raul Montanari per cui non esistono differenze tra reale e virtuale, prova ne è che le aggressioni in rete non risultano meno brutali per chi le riceve.
Spesso l’effetto parabrezza, quella dimensione che lo schermo davanti consente a molti di dire cose che di persona non direbbero mai, esaspera tutto. Esperienze spiacevoli? Sì, ma mai di vero insulto, a parte qualche commento ostile e molto maleducato le rare volte in cui su Instagram mi sono esposta, ricordo un attacco davvero ignorante per la celebrazione dell’anniversario della tragedia di Santa Anna di Stazzema da parte del classico fascista.

Brunilde ha detto...

Non sono mai stata su Facebook, ho un profilo Instagram che seguono in quattro gatti e, come tutti, utilizzo Whatsapp.
Credo che buona parte dei problemi scomparirebbero con la tracciabilità: se fosse obbligatorio per aprire e utilizzare un profilo social registrare i propri dati e renderli pubblici, e nel caso di aziende non solo quelli della società ma anche del legale rappresentante.
Se ti vuoi chiamare fragolina2003, va bene: ma che sia chiaro fin da subito che sei Pestalozzi Ugo, nato nel 1961, abitante a Roccaramenga, e se mi insulti so dove trovarti.
Concorrenza sleale, ingiurie, diffamazione, minacce, apologia di fascismo, istigazione al suicidio: chi lo fa attraverso i social, essendo immediatamente identificabile, se ne assumerebbe la responsabilità, e sarebbe immediatamente identificabile, senza costringere la Polizia postale a fare tante ricerche.
I social sono comunque uno strumento potente di comunicazione e di informazione, espressione di una nuova socialità in un mondo in continua evoluzione. Difficile fare analisi e valutazioni: cambia tutto, velocemente!

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Oblivios: la visione di Umberto Eco è condivisibile, Facebook con gli altri social sono una vetrina in cui esprimere pensieri brevi, il blog richiede un approfondimento di quello che si scrive ed è senz’altro da preferire, certo anche il blog va usato con criterio, oltre che dedicarci del tempo, non giudico coloro che scelgono di usare i social per brevità, va benissimo, purché lo facciano con educazione e non per sputare veleno.

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Ariano: su Twitter leggo cose fuori dal mondo, pensare che una volta era un social più tranquillo, purtroppo è molto degenerato, anche perché mi sembra che favorisca l’anonimato più di altri social, anche se poi anche negli altri luoghi del web basta poco per camuffarsi...
Credo che il vero rimedio sia evitare di lasciarsi coinvolgere...
Bello e terribile il pensiero di Oscar Wilde, se hai una maschera non hai più remore e ti mostri per quello che sei in tutta la cattiveria.
Anch’io ho i tuoi stessi timori, la manipolazione attraverso i social secondo me esiste già, per esempio le fake news sono un modo per manovrare la gente occultando la verità, spero che si decida di porre rimedio con delle leggi ad hoc, deve esserci la volontà però.

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Sandra: Raul Montanari ha ragione, la vita reale e virtuale sono del tutto allineate, anche perché non possiamo negare che dietro una figura “social” ci sia una persona reale. I commenti fascisti (o sessisti o di odio in generale) hanno lo scopo di provocare e di cercare la lite, meglio lasciarle cadere nel vuoto.

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Enrica: cara Enrica, fai bene a limitare l’uso dei social, sì il blog è un ambiente più protetto, chi vuole commentare deve loggarsi e quindi non può nascondersi dietro l’anonimato. Fa rabbia però che arrivino dei commenti al veleno con le sponsorizzate di Facebook, forse bisogna blindare di più il profilo (già nascondere il commento può aiutare). Sono contenta che il tuo blog e il canale YouTube stiano crescendo, credo che questo ti possa già compensare per le brutte esperienze, poi per il futuro puoi riprendere i social con cautela. Un abbraccio

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Brunilde: hai ragione, la tracciabilitá risolverebbe tutti i problemi, chissà forse si arriverà perché ormai il web è un luogo illegale, un vero far west che peraltro crea danni a coloro che invece vorrebbero viverlo in modo pacifico per fare comunicazione e diffondere informazioni vere e non fake.

Barbara Businaro ha detto...

Il web rispecchia la vita normale, le "shitstorm" ci sono anche fuori dalla rete, sono magari appena un po' più lente, ma ci sono. Qualcuno nei social non si trattiene perché è convinto di non essere denunciabile, e invece il reato di ingiuria e diffamazione esistono anche in rete (basta andare alla polizia postale e denunciare), e di non essere rintracciabile, ma è un attimo oramai, con i sistemi moderni, risalire all'indirizzo IP e alla residenza di qualsiasi nomignolo inventato che abbia postato cattiverie (gli ISP hanno l'obbligo di mantenere tutto loggato). Solo che nella maggior parte dei casi non vale la pena denunciare. "So poracci". Se passano il tempo a insultare le gente via computer, hanno decisamente una vita grama. Il silenzio poi a volte può essere molto più assordante di qualsiasi risposta.

Faccio un esempio: ricevo una mail all'indirizzo del blog, un tizio mi scrive al plurale (come se fossi una redazione, ma la mail è nome.cognome), con un testo sgrammaticato, dove mi chiede di "leggere" dei racconti su un video youtube. Rispondo con cortesia che non sono un editor, non offro consulenze editoriali, semplicemente scrivo anch'io, e lo indirizzo a uno degli articoli dove tento di spiegare come funziona il mercato editoriale. Dalla sua mail capisco che non sa da che parte cominciare. La risposta è stata questa: "certo, è una linea comprensibile... ma magari fa un po freddo a non fare l'amore."
Lì per lì sono scoppiata a ridere, soffro il caldo e sto già girando in maniche corte. Quanto al resto... sono un po' fatti miei, magari pure un po' affollati. Ma tu pensa questo qui come è arrivato a rispondere. Se è questo il suo modo di porsi, non pubblicherà mai manco una riga. Non gli ho risposto, non vale la pena.

E non ti dico delle offese che ho riveuto in un gruppo chiuso Facebook, a tema Outlander, anche da professionisti dell'editoria. Che lì su Facebook mi attaccavano, ma poi non hanno avuto il coraggio di scrivere sul mio blog o mandare qualcosa di ufficiale alla mia PEC. E comunque avevo l'avvocato già pronto a chiedere i danni d'immagine, nel caso.

Sul mio profilo personale non concedo l'amicizia a sconosciuti, devono avere almeno una referenza che ne attesti la "qualità". O sono amici di amici (e magari chiedo prima alla persona in comune, sperando non sia troppo leggera nelle sue relazioni), o sono iscritti a My Peak Challenge e dunque come Ambassador ho il compito di aiutarli, o sono miei lettori, con cui ho già avuto contatti con altro canale. Concedo meno amicizia ai colleghi di lavoro, per dire, perché preferisco tenere separati gli ambiti. Poi è capitato di dare per errore l'amicizia a uno straniero in cerca di donne, ahimè si era presentato con un nome femminile e indicando My Peak Challenge come referenza, ma ha cominciato a scrivere frasi troppo intime via Messenger, defenestrato all'istante. Non conto nemmeno più le volte in cui via Instagram arrivano a seguirmi (e scrivermi in privato) account fasulli di americani militari muscolosi vedovi con prole, immagini rubate a chissà chi. Li segnalo come spam, li blocco e ciao. Peggio ancora gli account fasulli che fingono di essere il mio coach, l'attore Sam Heughan, che scrivono in privato e tentato di farsi dare denaro per beneficienza, fuori dal canale ufficiale di My Peak Challenge. Li blocco subito e segnalo anche alle altre peakers. Questo perché c'è stato un caso grave, di una donna americana, di una certa età, forse con problemi cognitivi, che ci è cascata in pieno. Si è trovata in aeroporto a Edimburgo, convinta che l'attore sarebbe stato lì a riceverla e le avesse prenotato un albergo. Da sola, senza nessun appoggio. Grazie alla rete, sono andate delle peakers scozzesi a recuperarla, trovarle un alloggio e aiutarla nella denuncia.
Quindi non ho nessun rispetto per gli account fasulli, li segnalo alla velocità della luce.

Barbara Businaro ha detto...

In quanto alle shitstorm in rete verso i giovani... io le ho subite a suo tempo in parrocchia, ne vogliamo parlare? Ero bullizzata per l'apparecchio ai denti (che nel paesino dove vivevo ero la prima in assoluto), ero bullizzata per la mia magrezza all'epoca, ero bullizzata per i voti alti a scuola, mi hanno spinto contro un termosifone in ghisa, mi sono presa una palla di neve con un sasso dentro in un occhio, fingendo di darmi una pacca di incoraggiamento sulla spalla mi hanno tolto il respiro per dieci secondi. All'epoca derubricate come ragazzate. Oggi invece il problema sono le parole in rete. "E se vuoi la spegni" diceva una pubblicità di Sky tempo fa.
Però è anche vero che questi ragazzi stanno crescendo sempre più fragili perché non gli stiamo dando gli strumenti giusti per affrontare le difficoltà. Cosa faranno poi arrivati nel mondo del lavoro con capi stronzi e colleghi fetenti?!

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Barbara: certo che siamo in un brutto mondo, è davvero terribile il fatto che tu sia stata bullizzata per i bei voti a scuola e per l’apparecchio ai denti (lo portavo anch’io in terza media ma sono stata graziata in qualche modo) credo che ci sia sotto molta invidia oltre che stupidità, perché chi prende bei voti si fa il mazzo sui libri, nulla viene regalato...
Il problema dei social è che molti credono di non essere rintracciabili e invece siamo tutti tracciabili attraverso l’IP del computer e tutto il resto, certo a volte non vale davvero la pena perdere tempo con questi soggetti che sbraitano rabbia sui social per trovare un senso alla propria vita vuota, quindi hai ragione il silenzio può essere una risposta più efficace. Io nascondo i commenti cattivi ed evito di rispondere, non voglio neanche perdere tempo con questi soggetti e per me il tempo è prezioso. Ogni tanto spegnere i social può essere salutare come diceva quella pubblicità.

Marco L. ha detto...

Ognuno di noi ha avuto la sua parte di esperienze negative in rete.
Anni fa capitò che una blogger fraintendesse un mio commento (lo capii solo mesi dopo, lei non disse niente), e per parecchio tempo smise di venire sul mio blog. Poi sul suo blog feci un commento fuori dal seminato, così iniziò a punzecchiarmi per attirarmi in trappola, e alla fine commisi l'errore di esagerare pure io: così poté tartassarmi in privato, andando a tirare fuori anche cose passate che non centravano niente e riguardavano altri (e tirò fuori anche i miei libri, altra cosa che non centrava).
Solo tempo dopo mi sono reso conto di cos'era successo, che mi ero lasciato tirare dentro un delirio. Comunque all'epoca "mi spaventai" parecchio. In particolare mi mise molta ansia una sua frase: "Io ti leggo in giro, sai?" Perché - pensai - se una persona si segna le cose che scrivi, magari con leggerezza, interpretandole a suo modo o fuori contesto, per poi rinfacciartele a distanza di mesi, c'è da preoccuparsi sul serio.
In quel momento ero preso così male che volevo chiudere il blog e sparire dalla blogosfera. Poi a mente fredda ho capito com'erano andate le cose. Da allora cerco di evitare situazioni del genere. Vorrei poter dire di non essermi più lasciato trascinare, ma purtroppo certe situazioni ti tirano dentro tuo malgrado, anche se il più delle volte riesco a a non farmi coinvolgere.
Purtroppo la rete è piena di queste dinamiche tossiche.

Franco Battaglia ha detto...

Io ancora non riesco a superare le parole davvero cattive di una ex amica blogger, con la quale avevo anche rapporti scherzosi e amichevoli su facebook e uozzap. Ci eravamo anche visti.. un suo voltafaccia improvviso addebitato, a suo dire, ad un fare troppo scherzoso da parte mia mi ha lasciato basito, deluso, come svuotato. L'aver concesso amicizia e confidenza - mai sforando il bon ton - e rimanere di colpo ferito, ripudiato.. con parole dure e assurde, non l'ho ancora superato :(

Giulia Lu Mancini ha detto...

@MarcoLazzara: purtroppo anche con il blog permane il rischio di incappare in esperienze negative, c’è il blogger che non apprezza il commento magari scritto del tutto in buona fede, anche in quel caso rivela però la sua natura diabolica, perché se basta un commento mal posto a decidere di tormentare e stalkerare l’altro allora c’è qualche problema. Mi è capitato qualche volta di trovarmi di fronte a commenti un po’ irrispettosi o provocatori, ho cercato di glissare rispondendo educatamente, ma non é sempre facile trattenersi.

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Franco Battaglia: benvenuto nel mio blog Franco, capisco che un cambio di atteggiamento di qualcuno con cui si credeva di aver costruito un rapporto amichevole faccia molto male, è come quando si rimane delusi da un’amicizia nella vita reale, la sofferenza é la stessa. Purtroppo succede e fa male, ti capisco bene.

Marina ha detto...

La mia esperienza più negativa è stata durante il periodo di covid, un litigio pubblico fra me e una mia cara amica, da cui mai mi sarei aspettata il trattamento che mi ha riservato. Pessimo: da allora i rapporti sono cambiati. Non sono una persona rancorosa, ma questa cosa mi ha veramente ferita.
Invece, agli inizi, mi sono successe un paio di cose che io definirei kitsch: un cretino (vecchio conoscente nisseno cui avevo dato l'amicizia) che ha cominciato a tempestarmi di complimenti banalissimi dopo avere visto delle foto su fb. Cancellato immediatamente e poi un altro che sembrava interessato al mio romanzo e invece era il solito adulatore cialtrone. Via anche lui. Il mondo dei social è pieno di queste cose, io so di poterle gestire, ma mi preoccupano sul serio i giovani, soprattutto quelli fragili, che si buttano in certe fosse pensando che siano solo avventure. I social sono campi minati: bisogna sapersi muovere per evitare di saltare in aria.

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Marina: i giovanissimi possono davvero cadere in trappole pericolose, bisogna essere molto prudenti, ma anche i più “maturi” devono stare attenti, si rischia di essere feriti. Il Covid ha tirato fuori il peggio di molti, si erano create due barricate, i pro e i contro vaccino, ma credo sia sempre una questione di rispetto, perché non esiste la verità assoluta.

Grazia Gironella ha detto...

L'unica soluzione che applico è restare assente dai social, non del tutto ma quasi. Pubblicare qualcosa che penso per poi trovarmi travolta da superficialità e negatività, no, proprio non mi interessa. Voglio nutrire pensieri e sentimenti migliori, e arrabbiarmi mi porterebbe nella direzione opposta. Perché poi non ci sono soltanto gli haters, ma anche tante persone che hanno idee abissalmente diverse dalle mie ed esternano con gioia. Democratico, giusto, niente di male. Io, però, passo.

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Grazia: faccio così anch’io, ogni tanto confesso di essere tentata di esprimere un pensiero, comincio a scrivere e poi cancello tutto e lascio perdere, solo l’idea di ritrovarmi trascinata in una discussione sterile mi fa passar la voglia. Faccio come te, passo. Mi libero un po’ soltanto con il blog

Luz ha detto...

Te ne potrei raccontare a iosa. Intanto sulla mia ingenuità quando scoprii l'uso della rete, nel lontano 2007. E sì che ci arrivavo tardi rispetto a tanti altri. Mi lasciai affascinare dal mondo dei forum, cosa che mi segnò l'esistenza per anni. Forse dovrei dedicarci un post.
Poi quando sono stata aggredita in un gruppo fb di lettori (che crema, eh, dai libri certa gente non impara nulla) perché avevo "osato" scrivere che trovavo strani alcuni passaggi della traduzione ufficiale di Cecità di Saramago. Per non dire di quando in un gruppo di sole donne "osai" scrivere, con molta cautela, che la pubblicazione della foto del bambino della Ferragni con in mano l'ecografia della sorella mi era sembrata eccessiva. Sia mai che tocchi questa influencer. Ovviamente il problema sei tu, il branco ti affonda i denti nel collo, si fanno forza gli uni gli altri, è davvero molto spiacevole. Che dire. Bisogna evitare di cadere nella tentazione di ritenere chiunque in grado di tenere una conversazione civile, di confrontarsi. Sono poche le persone che sanno farlo.
Comunque ne scriverò, ho molto altro da dire. Ma non per alimentare chissà che, come te è interessante capire cosa non funzioni nell'essere umano con in mano questi strumenti.

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Luz: è sempre sconfortante esprimere ingenuamente un’opinione ed essere aggredite perché c’è quella che non la pensa come te. E meno male che siamo in democrazia, certo non si finisce frustati a sangue come nelle dittature ma c’è la gogna mediatica. Poi se era un gruppo di sole donne è ancora più sconfortante. Ho frequentato anch’io i gruppi Facebook di libri per poter fare un po’ di promozione, se sbagliavi qualcosa ti aggredivano e ti bacchettavano come a scuola, così dopo un po’ ho smesso di pubblicare qualsiasi cosa, ormai ho lasciato del tutto i gruppi Facebook, guadagnando tempo e salute. Sarebbe interessante un post tuo sull’argomento.

Elena ha detto...

Conosco quella citazione di Eco che hai messo in fondo all'articolo e la condivido appieno. Come sempre coglie il punto. Che ne penso: cerco di gestire la situazione. Al rientro dal congresso di Rimini ho postato foto e riflessioni come puoi immaginare di sostegno e entusiasmo e ho ricevuto commenti molto brutti, ma la cosa sorprendente è che sono arrivati non dai perfetti sconosciuti che descrivi tu (e che anche io ho tra i miei amici, tocca fare un po' di pulizia ogni tanto) ma da persone che conosco e con cui per un certo periodo ho avuto rapporti, professionali, amicali ecc. Questo lo trovo ancora più disdicevole. Mi piace l'idea dell'educazione digitale. Ma prima bisognerebbe riformare l'educazione in generale, a partire dalla scuola. Io penso che ci sia un nesso tra quello che stiamo vivendo e i venticinque anni di riduzione delle risorse all'istruzione. Il risultato è abbastanza sotto gli occhi di tutti

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Elena: cara Elena immagino i commenti ed è ancora più avvilente che arrivino da persone che conosci e che dovrebbero conoscerti e capire il valore delle tue parole. Purtroppo la scuola negli ultimi anni è stata allo sbando più totale, sempre minori investimenti con il fiorire del precariato, ma anche certe politiche e modi di porsi della società per cui un insegnante deve muoversi in un terreno minato perché può essere attaccato da alunni e genitori senza nessun sostegno da parte dei presidi. Ristabilire un ruolo nella scuola sarebbe un primo passo verso concreti cambiamenti.

Cristina M. Cavaliere ha detto...

Purtroppo i social sono una sorta di terra di conquista barbarica, dove ognuno si sente libero di insultare e deridere attaccandosi alle legittime opinioni altrui, anche in fatto di gusti. Mi ricordo di un amico che era iscritto su fb a un gruppo del Costume e della Moda, tra l'altro molto bello e interessante (ero iscritta anch'io) che, commentando una foto di Sophia Loren, osò dire che secondo lui era una bella signora e una brava attrice, ma non un modello di eleganza. Apriti cielo! Mi ricordo che ne nacque una discussione tossica e interminabile con centinaia e centinaia di commenti, e alla fine il mio amico si tolse dal gruppo perché non ne poteva più. Di esempi come questi ne potrei fare a iosa.
Il problema è che non c'è rispetto delle opinioni che non si allineino alla maggioranza, o che contrastino anche solo lontanamente con i propri dogmi, quindi alla fine ognuno rimane a vagare nella sfera dei propri simili. Io uso Fb per avere anche la pagina autore e per rilanciare i contenuti del blog, ma ormai mi guardo bene dall'esternare qualsiasi problema personale, e ne avrei di cose da dire anche legate agli effetti avversi da vaccino che ho avuto lo scorso anno e da cui non sono ancora uscita. Ho anche Instagram, ma non capisco come funziona e francamente passare le ore ad aumentare i follower non mi interessa. Tengo caro il mio blog perché è uno spazio da cui eventualmente posso estromettere i disturbatori e in cui posso ospitare articoli che ritengo interessanti.

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Cristina: hai ragione, non c’è rispetto per le opinioni altrui, ci si scalda eccessivamente perché qualcuno esprime un pensiero pacato, come quello su Sofia Loren, poi magari non si fa altrettanto per cose ben più importanti. I leoni da tastiera spesso sono manovrati da qualcun altro, oppure sono dei pavidi a cui non sembra vero di avere uno spazio su cui potersi sfogare...
Anch’io sono su Facebook per poter gestire la mia pagina di autrice altrimenti più volte avrei ceduto alla tentazione di cancellarmi del tutto. Comunque uso poco Facebook e uso Instagram solo per postare le cose del blog, insomma il minimo sindacale. Considero il blog uno spazio più protetto in cui potermi esprimere