L'idea di questo post nasce da un commento lasciato sul blog Volpi che camminano sul ghiaccio di Elena Ferro, intitolato Linguaggio di genere. Asterisco, chiocciolina o..
Questa settimana cadeva il 25 novembre, per me da sempre una data importantissima, ma solo perchè il 25 novembre è il mio compleanno.
Per una risoluzione dell'Assemblea generale delle nazioni unite, dal 1999 è anche la giornata internazionale per l'abolizione della violenza contro le donne.
Bene, avere una giornata a ciò dedicato è una buona iniziativa, ma purtroppo delle donne sono morte proprio mercoledì scorso per mano dei propri mariti o compagni, che tristezza.
Giovedì scorso ero iscritta a un corso on line organizzato dal comitato per le pari opportunità della mia azienda, l'argomento del corso riguardava "Le molestie sessuali sui luoghi di lavoro", io non avevo fatto caso al fatto che il corso fosse il 26 novembre, cioè proprio il giorno successivo a questa ricorrenza, ma visto che era il giorno successivo alla giornata contro la violenza delle donne ovviamente si è parlato non solo degli abusi ma anche delle violenze vere e proprie.
Ho seguito il corso con un orecchio solo, è questo il problema dei corsi on line, finisci per fare più cose contemporaneamente, magari leggi qualche mail oppure rispondi al telefono e ti perdi dei pezzi.
Però comunque con la mia cuffietta ascoltavo e sono rimasta piuttosto colpita da alcune affermazioni.
Premetto che le statistiche parlano anche di uomini molestati, una percentuale molto bassa ma è doveroso citarlo, ma la storia insegna che le donne da sempre siano state discriminate sul lavoro, soprattutto in determinate situazioni di bisogno, è questo che è terribile, quando c'è il bisogno di lavorare e la donna viene ricattata sessualmente ma non solo perchè ha bisogno di lavorare.
Io pensavo che per fortuna non mi sono mai trovata in nessuna situazione spiacevole di questo tipo, nella mia azienda ci sono diverse donne in posizioni di comando (e putroppo sono delle vere iene, mi dispiace dirlo, però alcune sono illuminate, oltre che brave e competenti). Io stessa ho un ruolo di responsabile anche se non sono al massimo livello, nè ci arriverò...
Proprio mentre pensavo di essere fortunata l'insegnante del corso ha detto questa frase:
È violenza ogni volta che qualcuno ti chiede di vestirti in un certo modo per poter lavorare.
Ogni volta che qualcuno ti chiede se sei sposata o se hai intenzione di fare figli, ogni volta che in una situazione lavorativa ti fanno pesare il fatto di essere donna, con frasi o atteggiamenti discriminatori...
Insomma se fai un colloquio di lavoro a un uomo non gli chiedi se ha intenzione di sposarsi o di fare dei figli, non gli chiedi di indossare la minigonna e il tacco dodici.
La frase mi ha colpito perché all'inizio della mia carriera lavorativa mi é successo qualcosa di simile.
Subito dopo la laurea in economia con 110/110 e lode (lo scrivo solo per sottolineare che la mia appariva come una formazione qualificata) una mia amica - che lavorava in una società di selezione del personale - mi fece compilare subito il curriculum e mi disse che avrebbero proposto il mio profilo ad alcune società che cercava del personale.
Bene, dopo alcuni giorni mi proposero un colloquio con una delle più grandi aziende multinazionali del territorio bolognese. Era un'azienda che operava nel campo della moda e cercavano una figura di Responsabile amministrativo o qualcosa del genere, anche senza esperienza lavorativa pregressa.
Io andai allegramente a fare il colloquio, eravamo tre in lista, un uomo e due donne.
La mia amica mi confidò che il mio curriculum era il migliore in assoluto, la ragazza credo non fosse laureata, il ragazzo era laureato in economia con un voto basso, credo fosse sotto il 100, io invece avevo il profilo migliore. Tutti e tre senza nessuna esperienza lavorativa.
Ovviamente queste erano notizie riservate, ma la mia amica me ne parlò in gran segreto.
Il titolare (uno degli amministratori nonchè proprietario), abbastanza giovane, ma dall'aspetto serio e austero, mi fece il colloquio e molto tranquillamente mi chiese se fossi fidanzata e se avessi intenzione di sposarmi e avere dei figli.
Io risposi che avevo un ragazzo, ma non avevamo fatto nessun progetto per il futuro, ma ovviamente avendo 24 anni era possibile che in un futuro mi creassi una famiglia.
Lui mi fece i compimenti per il percorso di studi con il massimo dei voti e per altro che non ricordo, ma disse molto candidamente che avrebbe preferito assumere un uomo perché le donne "quando fanno dei figli si assentano e hanno problemi a fare straordinari".
Io rimasi interdetta, ma non obiettai granché, credo risposi: lei faccia pure come ritiene opportuno per la sua azienda o qualcosa del genere.
Fu assunto il ragazzo e quando riferii alla mia amica quello che mi era stato detto nel corso del colloquio anche lei rimase basita.
Certo preferiscono assumere un uomo cretino piuttosto che una donna in gamba, disse irritata dall'arroganza di quell'uomo.
Io non mi preoccupai più di tanto, sapevo che avrei fatto altri colloqui e avuto altre occasioni.
La beffa del destino è che, anche se non per mia volontà, non ho avuto figli, ma a 24 anni non potevo saperlo.
Se avessi avuto un registratore avrei potuto fargli causa, chissà, anche se nel 1988 non era poi strano che degli uomini ai posti di potere facessero certe affermazioni, tra l'altro questi discorsi li ho sentiti fare spesso anche da donne al comando, cosa ben più avvilente.
Quel corso mi ha fatto ripensare a quell'episodio lontano nel tempo.
Questa grande azienda oggi ha chiuso i battenti, era nata nel 1947 e ha chiuso per concordato fallimentare nel 2015, il marchio è stato poi acquistato da una società americana.
Quindi forse è stato un bene non essere assunta, anche se forse, se fossi stata assunta, me ne sarei andata prima, come ha fatto una mia amica che dopo un anno di lavoro senza che gli pagassero gli straordinari (gli avevano promesso un aumento in alternativa che però non arrivò) si licenziò a cinque giorni dall'inizio della stagione della fiera campionaria autunnale, lasciandoli in braghe di tela.
Piccole soddisfazioni per interposta persona.
Ora, nel mio piccolo, per fortuna non ci sono stati altri episodi spiacevoli connessi al mio genere, nel mio percorso lavorativo, anche se non sono mancati apprezzamenti o battute "simpatiche" di certi uomini.
Credo che la violenza e l'abuso nascano soprattutto da un fatto culturale ed è questo che bisogna cambiare, questa deve essere la vera sfida.
Del resto non è forse vero che nel corso dei secoli la donna era il demonio che ti portava alla perdizione, tentandoti con il suo corpo? Era la strega che interagiva con il diavolo, era la sirena che ammaliava col suo canto.
Scoprii che più amara della morte è la donna, che è come il laccio dei cacciatori, il suo cuore è come una rete, le sue mani funi.
da Il nome della rosa di Umberto Eco.
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