giovedì 30 ottobre 2014

IL RISPETTO DELLE REGOLE - IV


Quarto e ultimo capitolo 

La storia con Luca aveva superato qualsiasi sua aspettativa, le cose con lui andavano meravigliosamente, anche se le sembrava continuamente di camminare sulla lama di un rasoio,si aspettava da un momento all’altro che finisse tutto, una sensazione così bella non poteva durare per sempre, ma neanche troppo a lungo.

Finirà, pensava Serena, prima o poi finirà.

Ciò che invece era già finito era il suo matrimonio.

Tiberio aveva fatto fuoco e fiamme quando gli aveva detto che non voleva più stare con lui e che si era innamorata di un altro. Si era arrabbiato come un bambino al quale tolgono un giocattolo, che trattava male, ma che all’improvviso diventava importante.

Serena era stata irremovibile, con lui, con i suoi genitori, con gli amici di famiglia.

Ognuno di loro si era sentito in diritto di darle consigli e dirle cosa pensava, ma Serena aveva deciso che la vita era la sua e che solo lei aveva il diritto di decidere. 
Non voleva più alcuna regola a soffocarle la vita.

Non sapeva se con Luca sarebbe andata avanti, voleva solo godere ogni attimo passato con lui, ogni emozione, ogni momento. Da quando c’era lui tutto le andava bene, perfino trovare casa era stato facile, era stato un vero colpo di fortuna: una casa ristrutturata da poco e ammobiliata lasciata libera da due suoi amici in attesa di un bambino e costretti a cercare una casa più grande.

Sdraiata sul divano si guardava intorno e cercava di ambientarsi nella sua nuova casa, piccola, ma davvero confortevole.

Squillò il cellulare,era Luca

“Ciao Serena che ne dici di fare una corsa al mare? potremmo fermarci a mangiare il pesce e poi passeggiare sul lungomare mano nella mano..”

“però non ti facevo così romantico..”

“aspetta a pensarlo..non sai cosa pretenderò dopo..”

“…. non vedo l’ora di scoprirlo”.

Non sapeva se sarebbe durata, ma lui adesso era lì, per il resto c’era tempo.

 

 

 

martedì 28 ottobre 2014

IL RISPETTO DELLE REGOLE - III


Terzo capitolo

Stava aspettando da dieci minuti seduta in auto, parcheggiata in una stradina stretta e alberata, era una giornata splendida piena di sole, quasi estiva nonostante fossero già vicini a novembre. Serena era molto nervosa, piena di ansia per quello che sarebbe potuto accadere nelle prossime ore. Forse poteva ancora scappare, poteva andare via e lui non trovandola avrebbe capito, ma non lo fece, restò ad aspettare. Quando vide arrivare Luca sulla sua moto rombante si sentì sciogliere il cuore, lui si accostò alla sua auto e le sorrise “ciao come stai è molto che aspetti?” “no stai tranquillo solo dieci minuti, ma ero arrivata in anticipo, sai com’è temevo di trovare traffico”.

“Facciamo un giro in moto, hai portato il casco ?” chiese Luca

“Certo, ho portato quello che uso di solito con il mio motorino.”

Salì sulla moto e partirono, l’aria era tiepida e lei si sentiva al settimo cielo, sentiva il calore del corpo di Luca e dopo tanto tempo si sentì viva, aveva voglia di godersi il pomeriggio e di non pensare a niente. Negli ultimi tempi la sua vita le era sembrata sempre più vuota, le giornate tutte uguali lavoro, casa, un marito troppo assente e non solo in senso fisico. Ora invece c’era quel ragazzo fantastico, più giovane di qualche anno e che, nonostante potesse avere tutte le donne che voleva, sembrava volesse stare con lei, almeno per un po’, probabilmente solo per sesso, ma che importava e poi Serena era proprio il sesso che voleva,  in sei anni di matrimonio suo marito l’aveva sempre tenuta a distanza, ogni volta sembrava che le facesse una concessione. Luca invece la desiderava e glielo dimostrava con il suo modo di guardarla, di sfiorarla,  di parlarle e lei si sentiva di nuovo viva dopo un tempo infinito.

Fecero un giro sulle colline intorno approfittando della giornata tiepida di sole, dopo un po’ si fermarono ad un bar ristorante a bere un caffè, Serena si ricordò che quel posto era anche un ristorante dove tempo prima si era fermata  a mangiare con suo marito ed altri amici, pensò che avrebbe potuto incontrare qualcuno che la conosceva,  ma non le importò granché “ ebbene si sto cercando di farmi una scopata come si deve, almeno una volta nella vita!” avrebbe risposto così se le avessero chiesto cosa ci faceva li con un uomo diverso da Tiberio, sorrise, non avrebbe mai avuto il coraggio di rispondere così, tuttavia quel pensiero la divertì molto.

Luca venne fuori sorridente con i due caffè in mano, poi mentre sorseggiava il suo con una mano tese l’altra verso di lei, le accarezzo il viso “ stai bene? “ le chiese, “mai stata meglio, mi sento benissimo”, rispose guardandolo negli occhi, era davvero strano, ma le sembrava che non ci fosse bisogno di tante parole, era felice di quel momento e sentiva che anche lui lo era”

“Sono davvero contento che tu sia qui con me, pensavo che non saresti venuta all’appuntamento”

“e invece sono qua, Luca io stessa sono stupita della mia incredibile audacia” Continuarono a parlare per un po’ e più parlavano più Serena desiderava poter stare tra le sue braccia, “Facciamo una passeggiata”  disse Luca, e lei docilmente lo seguì, si sedettero dopo un po’ su una panchina del parco del bar ristorante e all’improvviso cominciarono a baciarsi, il sapore della bocca di Luca era fantastico, gli sembrava di cadere in un vortice, non le era mai piaciuto tanto baciare un uomo e non voleva più staccarsi. Desiderava molto di più che baciarlo, fossero stati al chiuso sarebbero già finiti in un letto, ma erano lì “non hai un posto dove andare? voglio fare l’amore con te”

“Forse domani il mio compagno di stanza va via, dovrei avere la stanza libera, mi dispiace sto cercando un appartamento tutto per me, ma non ho ancora trovato niente di decente, così faccio ancora la vita dell’universitario” 

“domani” mi farai sapere allora” disse Serena mentre continuava a baciarlo

“Si domani “ rispose Luca continuando ad abbracciarla. Continuarono ancora per diverso tempo finchè un brivido di freddo li colse, il sole stava tramontando e adesso l’autunno si faceva sentire, decisero di rientrare,  in moto sarebbe stato piuttosto freddo.

Mentre tornavano Serena pensò che il giorno dopo forse avrebbero fatto l’amore, pensò che per lei non sarebbe stato solo sesso, si sentiva già molto presa, forse stava per intraprendere una strada senza ritorno che l’avrebbe portata chissà dove, ma in fondo finora dov’era stata ? non era certo il paradiso anzi era un inferno e non voleva più vivere la sua vita piatta e senza emozioni, voleva riprovare ancora quei brividi, non poteva tornare indietro, ormai non più.

sabato 25 ottobre 2014

IL RISPETTO DELLE REGOLE - II


Secondo capitolo

Quando arrivò a casa, suo marito Tiberio era nello studio, in mezzo a duecento scartoffie davanti al computer.

“Sono io” disse “ciao”

“Ho fame rispose lui, cosa prepari?” quella era la prima preoccupazione di Tiberio ogni tanto le veniva voglia di tirargli addosso qualcosa e di fargli male.

"Adesso preparo, dammi il tempo sono appena rientrata" 
guardò il tavolo nel tinello, sopra vi erano appoggiati le cose più disparate: libri, giornali, bicchieri semi colmi di acqua, suo marito era la persona più disordinata che avesse mai conosciuto, il suo tempo in casa era impegnato a mettere in ordine ciò che lui continuamente metteva sottosopra. E non era una maniaca dell’ordine come lui le diceva: era lui che era così e non se ne rendeva neanche conto. Era capace di togliersi una scarpa in una stanza e l’altra in cucina, salvo poi chiedere a lei, “ ma dove hai messo le mie scarpe?”

A volte tutto quel disordine le procurava un’ansia incredibile, le sembrava lo specchio della sua vita: niente al suo posto.

Si cambiò e fece ordine sul tavolo, lo ripulì , poi apparecchiò prima che Tiberio tornasse ad appoggiarvi sopra qualche altra cosa.

“Ti ricordi la mia amica Laura? Oggi l’ho rivista, l’ho trovata molto bene, abbiamo preso un caffè insieme

“Chi Laura di Verona ?”

“Si proprio lei “

Tiberio alzò le spalle come a dire - chi se ne frega!- non si era mai interessato dei suoi amici in generale, tutte le volte che aveva cercato di combinare una serata con i suoi amici lui aveva sempre creato ostacoli e obiezioni, avevano finito con l’uscire sono con gli amici che aveva lui.

“Potremmo andarla a trovare a Verona qualche volta, ci ha invitato, magari una domenica, sarebbe carino”

“ma che palle! e poi dovrei sopportarmi i suoi marmocchi e non ne ho proprio voglia”

Veramente le sue figlie sono abbastanza grandi, la maggiore ha 16 anni e poi ..bè se non ne hai voglia”

“Vacci tu,  puoi andarla a trovare da sola se vuoi”

“di domenica da sola? “

“vacci durante la settimana, prendi un giorno di ferie”

“Ok ok vedrò”  tagliò corto Serena non aveva più voglia di discutere, ogni volta che voleva fare qualcosa Tiberio le uccideva ogni entusiasmo, lei non voleva fare le cose da sola, voleva farle con lui, visto che erano una coppia, altrimenti tanto valeva star da soli. Suo marito però non ragionava mai in termini di coppia, tranne quando gli faceva comodo: il pranzo, la cena, le gite domenicali e le vacanze che decideva sempre lui..

Alla fine per evitare ulteriori discussioni che non avrebbero portato a niente, lei smetteva di parlare e gli dava ragione.

Accumulava rancore, forse anche più del necessario, quando lo guardava non ricordava più l’uomo di cui si era innamorata, non ricordava nemmeno più se avevano avuto dei momenti felici insieme. Ricordava soltanto le estenuanti discussioni su qualunque cosa, finché alla fine non si faceva come voleva lui. Serena aveva perso la gioia di vivere, perché le cose importanti per lei venivano sempre in secondo piano, dopo quelle di lui.

Ancora una volta Serena sentì che non lo amava più, ma anche che non riusciva più a sopportare quella loro vita insieme, così finta, così separata ognuno andava per suo conto, ma sotto lo stesso tetto.

A volte le veniva voglia di morire, pensava che piuttosto che vivere così era meglio morire, poi scacciava quel pensiero, doveva trovare il coraggio di cambiare la sua vita, doveva chiudere quel matrimonio, ma come poteva affrontare la faccia dei suoi genitori cattolici che credevano che il matrimonio fosse per sempre? Solo a pensarci si sentiva male.

Pensò a Laura, lei sì che aveva fegato, aveva affrontato tutto: i suoi genitori, i genitori di Francesco, persino i suoi finti amici, era andata dritta per la sua strada. Forse però era stata resa più forte dall’amore per Francesco che le era sempre stato vicino. Per amore si riescono a superare tanti ostacoli, era quello che a lei mancava.

Per un attimo pensò a Luca, lavorava per una società di spedizioni che l’azienda utilizzava spesso, si fermava sempre a parlare con lei mentre aspettava i plichi da spedire.

Non aveva neanche 30 anni, era laureato, ma quello era il solo lavoro che era riuscito a trovare.

Luca le piaceva molto, non solo perché era bello, ma perché era una persona positiva, riusciva sempre a vedere il lato positivo in ogni cosa.

Era contento di fare quel lavoro, anzi diceva di essere stato fortunato perché era stato assunto, molti suoi amici dopo la laurea avevano ancora lavori precari, e poi a lui piaceva molto guidare, preferiva andare in giro con il furgone a consegnare e ritirare pacchi di città in città, piuttosto che stare al chiuso in un ufficio.

Tutti i giorni Serena scambiava due parole con lui, lo osservava mentre lui non guardava: era alto, muscoloso, con occhi e capelli castani e un bellissimo sorriso, quando sorrideva tutta la stanza si illuminava.

Certo era molto giovane, ma lui stranamente sembrava interessarsi a lei, ma forse era solo affabilità e gentilezza.

 

 

 

 

 

 

giovedì 23 ottobre 2014

IL RISPETTO DELLE REGOLE - I

Questo mio racconto inviato a un concorso letterario del Club degli autori fu segnalato dalla giuria con attestato di merito.
È composto da quattro capitoli.

Primo capitolo 

Serena non riusciva a credere ai propri occhi, “non è possibile Laura !"

La chiamò, una bella donna dai capelli ramati si voltò sorpresa, poi la riconobbe subito “Serena, ma sei tu,  che bello vederti! come stai ?

"Io sto molto bene grazie e tu? accidenti è una vita che non ti vedo, da quando hai cambiato città non sono più riuscita a incontrarti neanche per caso!"

Serena era davvero contenta di rivederla. Laura era stata per anni la sua compagna di avventure universitarie, un punto fermo nella sua vita anche se un modello che non voleva seguire, Laura faceva sempre il contrario di tutto quello che era ragionevole. In cuor suo invidiava un po’ quella sua capacità di fregarsene delle regole e di fare esattamente soltanto quello che lei voleva fare.

Andando contro tutte le regole, Laura dopo cinque anni di alti e bassi aveva abbandonato l’università subendo l’ostracismo sociale ma soprattutto economico dei suoi genitori benpensanti e, soprattutto, cosa che molti non gli avevano ancora perdonato, aveva sposato un ragazzo più giovane di dieci anni, non del suo ambiente esclusivo e con il quale aveva fatto ben tre figlie. E nonostante non avesse una laurea era riuscita a fare il lavoro che le piaceva.

“Dai fermiamoci al bar all’angolo ci prendiamo un aperitivo hai fretta?” Propose Laura, “ volentieri rispose Serena”, devo rientrare per il pranzo ma è ancora presto.

Si sedettero ad un tavolino del Caffè del teatro, si guardarono e risero “ti ricordi quando venivamo qui in pausa tra una lezione e l’altra e prendevamo un cappuccino in due perché non avevamo mai il becco di un quattrino!? Chiese Serena.

Laura sorrise facendo allargare le lentiggini sul suo viso che le avevano sempre dato quell’aria sbarazzina, anche se adesso era un po’ appesantita

“già, ricordo, qui ora è cambiato tutto,i camerieri sono pakistani e le paste non hanno un bell’aspetto, rischiamo un aperitivo o è meglio prendere un caffè?

“Meglio un caffè, tanto ci fermiamo poco, il tempo di raccontarci qualcosa in santa pace” ordinarono due caffè

“Allora cosa mi racconti ho saputo da Maddalena che hai avuto il terzo figlio, anzi figlia” chiese Serena

“ Ormai Caterina ha gia quasi 5 anni “

“Caspita è già passato tutto questo tempo,”esclamò Serena lei invece aveva passato gli ultimi 5 anni in tentativi vari di inseminazioni artificiali perché suo marito aveva gli “spermatozoi lenti”, ma a quanto pare rimanevano lenti anche in vitro. Il problema era che tutti questi tentativi avevano pian piano ucciso il suo entusiasmo e, forse  il suo amore per lui e soprattutto, non voleva più tentare altre fecondazioni ne tantomeno continuare a riempirsi di ormoni che la stavano distruggendo.

Laura le raccontò che la sua primogenita aveva già 16 anni e la seconda ne aveva 13, cinque anni prima avevano deciso di fare un altro figlio perché lei e Francesco si sentivano innamorati come il primo giorno. Francesco di dieci anni più giovane che non aveva mai dubitato del suo amore per Laura, Francesco che faceva l’operaio e non era degno di una famiglia dove tutti erano laureati, Francesco che non era sembrato mai l’uomo giusto. Ricordava tutti i commenti degli amici, Serena era l’unica che li aveva sempre difesi a spada tratta, lei vedeva l’espressione felice negli occhi di Laura e questo le bastava, anche lei l’aveva spesso disapprovata per le sue scelte, quando aveva cambiato facoltà universitaria e quando aveva cambiato città e quando infine aveva abbandonato l’università per iniziare un lavoro precario e senza apparente futuro.

Per mezz’ora si raccontarono le loro vicende, Serena raccontò del suo lavoro, una cosa che andava bene nella sua vita c’era anche se le lasciava poco tempo libero, le raccontò degli inutili tentativi di fecondazione artificiale e del fatto che ormai aveva deciso di rinunciare, ma non seppe spiegare a Laura perché l’adozione non era realizzabile, avrebbe dovuto raccontarle che aveva deciso di chiudere quel matrimonio fatto secondo le regole, con un uomo in regola, dell’età giusta, di famiglia giusta, laureato e posizionato che non l’aveva mai resa felice, un uomo che troppo spesso l’aveva umiliata e psicologicamente maltrattata facendola sentire  inadeguata in ogni cosa che faceva, soprattutto in quel matrimonio, un uomo secondo le regole che aveva pianto di invidia quando lei aveva avuto una promozione sul lavoro e le aveva detto che era stata fortunata, non brava come lei invece credeva.

Forse bisognava andare contro le regole per essere felici, bisognava fare quello che “non va bene”, ecco perché la disapprovazione della società benpensante è così grande: è l’invidia per il coraggio che a loro manca di andare contro le regole.

Laura era l’unica amica davvero felice che conosceva, quante volte le aveva detto di lasciarsi andare, di seguire il suo cuore piuttosto che la ragione e Serena non l’aveva mai ascoltata la sua logica razionale e matematica non glielo permetteva. Pensò però che poteva cambiare, quell’incontro non era casuale era un segnale per la sua vita.

“non perdiamoci più Laura, cerchiamo di vederci ogni tanto, quando vieni a Bologna, dammi un colpo di telefono, cosi ci vediamo, se vuoi anch’io posso venirti a trovare, Verona non è lontana”

Si salutarono abbracciandosi e promettendosi di non perdere più i contatti.

Forse al successivo incontro Serena le avrebbe raccontato della sua separazione e magari del suo nuovo amore, chissà….. l’importante era non rispettare le regole.

 

sabato 18 ottobre 2014

La realtà celata

A volte immaginiamo la vita degli altri e
ci sembra che quella vita che non ci appartiene sia meglio della nostra.
L'idea che abbiamo però può rivelarsi del tutto sbagliata.
Quasi sempre invidiamo inconsapevolmente vite perfette solo in superficie.
Non bisogna fermarsi alle apparenze, è importante cercare la realtà che si cela dietro, 
potremmo avere delle conferme oppure delle sorprese.
Ma solo togliendo il velo potremo davvero capire quelle vite che inconsapevolmente invidiamo.


mercoledì 15 ottobre 2014

AMICHE DEL CUORE

Uno dei miei racconti brevi

AMICHE DEL CUORE

Non ricordo il momento esatto in cui vidi Stefania per la prima volta, ricordo soltanto che fui colpita da quella bambina per i suoi enormi occhi azzurri e i suoi capelli biondissimi. Mi colpì la sua aria sfacciata,  spregiudicata e sicura. La incontravo spesso scendendo le scale del condominio dove ero andata ad abitare con i miei genitori e la guardavo estasiata perché mi sembrava bellissima, diversa dalle altre bambine, forse per quei colori così diversi dai miei. Quel giorno ero seduta sul gradino del portone di entrata e mi annoiavo. Stefania arrivò saltellando e mi chiese “vuoi giocare?”

Sorpresa da quella richiesta, ma piena di entusiasmo per il suo inaspettato interesse nei miei confronti, risposi di sì molto sollecitamente. Facemmo un gioco che si chiamava “c’è permesso”: dopo aver disegnato a terra con dei gessetti una serie di caselle dovevamo saltarci dentro senza assolutamente calpestare le righe, si cominciava saltando con entrambi i piedi e poi con un piede soltanto, il gioco diventava  sempre più difficile, vinceva chi faceva meno errori. Non ricordo chi vinse quella volta, ricordo solo che da quel giorno diventammo inseparabili, uscivamo insieme e rincasavamo insieme, era bello abitare quasi nella stessa casa. Quanto mi piaceva andare a casa sua: quella casa era sempre piena di voci e di allegra confusione, sarà stato per il fatto che Stefania aveva altri tre fratelli e sorelle così vicini di età che potevamo giocare tutti insieme. A casa mia invece c’era sempre molto silenzio, e due sorelle molto più grandi con le quali non potevo giocare, anche per questo godere della vivacità familiare di Stefania mi sembrava un enorme privilegio.

La nostra amicizia sarebbe durata gli anni delle scuole medie e dell’inizio delle superiori poi gli eventi della vita ci avrebbero portato lontano su percorsi  diversi quanto dolorosi. Il caso ci avrebbe portato a vivere in città diverse e l’unica improbabile occasione di incontro sarebbe stata tornare nella casa e nella città della nostra infanzia.

A volte mi chiedevo com’era la sua vita e che cosa ne era stato, e stranamente dopo tanti incontri mancati  e una ventina d’anni le nostre strade si sono nuovamente incrociate.

Era un sabato mattina, mi ero appena trasferita nel mio nuovo appartamento e stavo sistemando la nuova casa insieme ai pezzi sparsi della mia vita. Squillò il cellulare, guardai il nome che compariva e per un istante non capii bene di chi si trattasse, avevo memorizzato quel numero tanto tempo prima un giorno che avevo incontrato i suoi  mentre uscivo, ci eravamo scambiati alcuni sms di auguri natalizi, ma nulla di più. Adesso quel nome compariva sul display; “Ciao Laura sono Stefania”  il mio cuore sobbalzò per un istante e quella voce dal passato ridivenne subito familiare. Un fiume di parole per recuperare il tempo perduto: eravamo ancora noi di nuovo insieme, di nuovo amiche, con la stessa ma non più inconsapevole intesa di allora.

 

domenica 12 ottobre 2014

Il volo inatteso

Le storie che scrivo partono sempre dal mio vissuto, è inevitabile non mettere se stessi in un racconto.
E poi la creatività che fa il resto.
Si parte da un'idea nata osservando la nostra realtà quotidiana e poi da lì si spazia oltre l'infinito della nostra fantasia creativa.
Ci sono persone che ho amato e che ho perso per strada, amici lontani, brucianti ricordi.
Storie che vivono accanto a noi in silenzio a cui poter dare voce.
A volte un incontro, un imprevisto o un sogno sopito possono dare lo spunto per un inizio e uno sviluppo inatteso. Non so spiegarlo ma i personaggi cominciano a vivere di vita propria e, indipendenti e liberi, prendono il volo.


sabato 11 ottobre 2014

Una letteraria passione

Scrivo perché mi piace raccontare storie.
Spesso incontro i miei personaggi per caso, persone che passano nella mia vita e che, per qualcosa di indefinito che trasmettono, diventano protagonisti o semplici comparse delle mie storie.
Restano per sempre a vivere lì tra quelle pagine.
Da quando ero una ragazzina, ho sempre scritto, era una passione che mi accompagnava sempre.
La passione è fondamentale, è grazie ad essa che riesci a trovare il tempo nel marasma di impegni obbligatori che può essere la tua vita, quando fai parte di quella maggioranza di persone che devono lavorare per vivere.
È stato il caso a riportarmi sulla strada della scrittura creativa, in modo per così dire "costruttivo".
Una mia amica attrice teneva dei corsi di teatro e mi diede un suo volantino.
Nel retro del volantino pubblicizzavano un corso di scrittura creativa di una scrittrice contemporanea.
Così ho telefonato, il corso era già cominciato ma mi accettavano lo stesso.
Quel corso mi ha aperto un mondo fino ad allora sconosciuto.
Ed è stato una fucina di idee oltre che di nuove amicizie.
In quel periodo ho scritto molti racconti brevi che sto pensando di mettere su questo blog.
Ma la cosa più importante che mi ha portato il corso è stato ritrovare il mio amore per la scrittura e la voglia di scrivere non solo per me stessa, in modo saltuario e occasionale, ma condividere quello che scrivevo con altri e magari, perché no, scrivere un romanzo per intero e non più solo brevi racconti.
Ho iniziato a scrivere su un blog e ho condiviso tanti momenti con i miei nuovi amici letterari.
Ed ho scritto "la libertà ha un prezzo altissimo".






domenica 5 ottobre 2014

Sogno o realtà

Cosa deve trasmettere un romanzo? Il sogno o la realtà? 
È una domanda che chi scrive si fa spesso.
Oggi mi è tornata in mente leggendo Fanny Hill, romanzo erotico famosissimo 
e che io non avevo ancora letto.
Romanzo censurato e viene da chiedersi perché, ma probabilmente, per i tempi in cui è stato scritto, destava sicuramente scalpore. 
Sogno e realtà. Dipende sicuramente dai periodi della propria vita.
Ovviamente dò una una risposta da lettrice.
Da ragazza ho divorato i romanzi di Liala e Peverelli, ogni estate, assidua frequentatrice della biblioteca comunale, leggevo tra i venti e i trenta romanzi, molti di queste autrici.
Li leggevo in due o tre giorni e mi piacevano tantissimo.
Dopo sono passata a letture più impegnate. Nel tempo i miei gusti letterari sono cambiati e ho sempre cercato qualcosa di più aderente alla realtà. 
Adesso preferisco i romanzi che mi fanno "pensare" un po' di più.
Alcuni anni fa vidi nella libreria di una mia amica un romanzo di Liala e incuriosita le chiesi se potevo leggerlo, lei acconsentì con entusiasmo dicendomi che era un romanzo bellissimo.
Così provai a leggerlo e mi fermai dopo le prime 50 pagine.
Quel linguaggio artificioso,sognante e surreale non riusciva più a piacermi.
I protagonisti erano troppo perfetti, ricchissimi, bellissimi, intelligentissimi.
Capii che era definitivamente passato per me il tempo di leggere Liala, ma sono convinta che questa autrice sia comunque bravissima nel suo genere.
Cambiano i tempi, i percorsi di vita e le situazioni e quindi cambiano i gusti dei lettori.
Forse un buon romanzo deve saper raccontare la realtà, lasciando però uno spazio per il sogno che ciascuno di noi preserva nel profondo del cuore.

venerdì 3 ottobre 2014

La strada che non presi, la rosa che non colsi

Ci sono momenti in cui tutto può accadere, siamo a un bivio e dobbiamo fare una scelta.
Soffriamo, ci laceriamo nell'indecisione e finalmente prendiamo la nostra strada.
Nel corso degli anni può capitare di voltarsi indietro e chiedersi "come sarebbe stato se avessi intrapreso l'altra strada?"  
Magari abbiamo sempre fatto la scelta giusta e non abbiamo mai dubbi, ma accade sempre in qualche momento della propria vita di farsi questa domanda ripensando al passato.
È da questa domanda che nascono molte storie da scrivere.


« Due strade divergevano in un bosco, ed io - 
Io presi quella meno battuta,
E questo ha fatto tutta la differenza »
Robert Frost