mercoledì 16 novembre 2022

La vita non è un libro

Non c’è cura per la nascita e la morte se non godersi l’intervallo. George Santayana 


Quattro anni fa, prima della pandemia, mi telefona una mia cara amica e mi dice: posso dare il tuo numero di cellulare a una mia giovane collega? Vuole istruzioni sull’autopubblicazione perché ha urgenza di pubblicare una storia. Ti spiegherà tutto lei...

Io le rispondo che va bene e intanto penso “ecco sarà una ragazza che ha scritto un romanzo d’amore e vuole pubblicarlo a tutti i costi”, che poi non c’è nulla di male a pubblicare una storia d’amore, per carità, ma io non avrei mai potuto immaginare che mi avrebbe raccontato tutta un’altra storia. Una storia che mi ha spezzato il cuore.

Dopo un paio di giorni, infatti, mi contatta la giovane collega della mia amica - che chiamerò Catia ma è un nome di fantasia - e mi spiega il motivo della sua richiesta.

Sua zia, la sorella di sua madre, ha appena compiuto cinquant’anni e le hanno da poco diagnosticato un tumore al cervello, subito dopo la diagnosi ha subito un intervento e ha cominciato delle terapie che potrebbero allungarle la vita, ma il tumore è molto aggressivo e, probabilmente, non c’è speranza. Lei però non si arrende e continua le cure, ma ogni notte si sveglia perché non riesce a dormire e scrive.

Scrive una specie di diario, i pensieri e ricordi di una vita, ha riempito quasi tre quaderni nelle sue notti insonni e ha espresso il desiderio di vedere pubblicate le sue memorie prima di morire, peraltro vorrebbe anche che le vendite del libro andassero in beneficenza all’ANT. 

Io e Catia abbiamo parlato per due ore al telefono e ho cercato di spiegarle tutte le procedure da impostare per l’autopubblicazione su Streetlib oppure su Amazon, spiegandole il funzionamento delle due piattaforme per quello che avevo imparato dalla mia esperienza, suggerendo di riportare tutto in word per avere un file da caricare sulla piattaforma e creare quindi l’ebook e volendo il cartaceo. Le dico anche che potrà chiamarmi se avrà bisogno di ulteriori istruzioni e che sono disponibile per ogni aiuto. La ragazza mi ringrazia e mi saluta, però non l’ho più sentita.

Ho pensato a loro tante volte, ma soprattutto ho immaginato la vita di questa donna che, all’improvviso, sa di non avere più tempo davanti a lei e vorrebbe lasciare una traccia di sé in un libro, in un diario, in qualcosa che resti e continui dopo di lei.

Nel frattempo, nella mia vita sono successe alcune vicende pesanti, tra cui un grave lutto familiare, poi c’è stata la pandemia che ha messo in stand by il mondo intero, e dopo, quando il mondo sembrava riprendersi lentamente un altro colpo al cuore che ho raccontato in questo post Il vento leggero del ricordo, insomma non c’è stato modo per pensare ad altro e ho quasi dimenticato la zia di Catia, ma qualche sera fa ho rivisto la mia amica e le ho chiesto notizie della sua giovane collega, la zia di Catia é morta dopo circa sei mesi dall’intervento, come avevano ipotizzato i medici e lei non ha mai pubblicato nulla del diario, forse perché la morte cancella tutto e non hanno fatto in tempo a farlo prima che morisse. Mi sono sentita un po’ triste per questo, ma posso capire la situazione, quando affronti un lutto è difficile trovare un senso quando chi ami non c’è più e, per loro, era importante pubblicare quando lei era ancora in vita e la pubblicazione aveva un senso. 

La verità è che non siamo mai pronti a fare i conti con la morte e quella di persone ancora giovani ci colpisce molto di più e non possiamo fare a meno di immedesimarci. Anche nella malattia c’è una sorta di fortuna, prendere il male in tempo, essere colpiti in una parte del corpo più facile da operare, incontrare il medico giusto, tante variabili che possono portare al superamento della malattia. 

Mi piace pensare che, tra le nuvole, ci sia uno spazio di pace dove si incontrano le persone che sono partite troppo presto e che si fanno compagnia, unite dal filo invisibile del ricordo di coloro che le hanno conosciute in vita e che continuano a pensare a loro. 


Fonti immagini: pexels 

13 commenti:

Cristina M. Cavaliere ha detto...

Cara Giulia, questa storia è davvero straziante e purtroppo più frequente di quanto si possa immaginare. Sono convinta anch'io che ci sia un altrove dove non solo le persone si incontrano di nuovo, ma dove continuano a lavorare ai loro progetti lasciati a metà. "Perché gli ultimi saranno i primi nel regno dei cieli" e per ultimi intendo anche le persone comuni, gli invisibili sulla terra.

Caterina ha detto...

Una storia davvero dolorosa, mi spiace tanto per questa donna. La nostra vita cammina sempre sul filo del rasoio. Basta un attimo e finisce tutto, senza lasciare traccia. É qualcosa di angosciante, se ci pensi. Ti toglie il respiro. Vogliamo sperare che esista un’altra possibilità, un’altra vita dopo la morte dove le persone andate via troppo presto possano realizzare quello che avevano sognato in questa vita.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Cara Cristina spero davvero che sia così, purtroppo in questo mondo siamo solo di passaggio ed è per questo che bisogna vivere ogni giorno intensamente, ma non è affatto semplice, perchè trascinati da mille incombenze talvolta estenuanti e inutili.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Hai ragiona Caterina, l'unica modalità che abbiamo per poter vivere serenamente è non pensare che la vita sia appesa a un filo, nessuno di noi per fortuna conosce il proprio destino, ed è questo che ci consente di vivere senza angoscia...

Ariano Geta ha detto...

Tristemente vero. A volte sembra di avere il tempo per fare tutto, e poi all'improvviso si scopre con orrore di non avere più tempo...
Non so se esista qualcosa dopo, ammetto di essere diventato assai scettico, diciamo agnostico quasi ateo, però credo anche che l'importante è tutto quel che ci aiuta a vivere meglio. Voglio sperare che per quella signora trascrivere quelle pagine di notte fosse, nella difficoltà della sua situazione senza vie di uscita, un piccolo sollievo. Voglio anche sperare che le sia servito per avvicinarsi al momento fatidico con maggiore serenità mentale (per quanto sia possibile averne quando si è di fronte al momento che tutti sappiamo dover arrivare prima o poi, ma che non siamo mai realmente pronti a affrontare).

Giulia Lu Mancini ha detto...

Anch’io Ariano spero che aver scritto quel diario le abbia dato conforto e l’abbia aiutata a placare l’angoscia, la scrittura ha questo potere, almeno per me lo ha. Su quello che c’è dopo la morte sono molto scettica anch’io, ma mi cullo nell’illusione che ci sia un paradiso, non dico con gli angeli e le arpe, ma una dimensione di pace dove i nostri cari possano ritrovarsi e magari guardarci da lontano. Questo è il pensiero che può dare conforto a noi vivi che restiamo soli senza di loro.

Barbara Businaro ha detto...

Penso avrei reagito allo stesso identico modo duo: aspettarmi di sentire la solita richiesta di autopubblicazione di un esordiente (come mi arrivano in email) e restare di sasso di fronte a una storia così dura, devastante.
Poi la reazione al lutto varia da persona a persona: c'è chi preferisce la sfera intima per il dolore, e quindi il manoscritto resta in un cassetto denso di ricordi e nostalgia, e chi invece continua il progetto, qualunque sia, crea fondazioni in nome del proprio caro, raccoglie denaro per la ricerca, si prodiga per le famiglie nella stessa difficoltà. Ognuno reagisce come può, come riesce.
Un commento mi colpì, anni fa, sotto ad un post di Diana Gabaldon. Lei ogni tanto posta le "lines" dal romanzo in scrittura, qualche brevissimo estratto. Una signora le disse che le rimaneva poco tempo da vivere e la pregava di finire la serie in tempo perché lei potesse leggerla. Non ricordo cosa rispose Diana, qualcosa del tipo "cercherò di fare il possibile", ma pensa al peso di una richiesta del genere. Quindi io spero che lassù, ovunque sia, i nostri cari abbiamo almeno una buona biblioteca o possano dare una sbirciatina quaggiù, il tempo che serve.

Marco L. ha detto...

La nascita è una condanna a morte. In questo ossimoro credo sia racchiusa tutta l'assurdità della condizione umana e della nostra lotta contro il Tempo, e al contempo la preziosità di ciò che abbiamo. Spesso ce ne dimentichiamo, o meglio volutamente ce ne dimentichiamo, per non vivere nell'ansia dei granelli di sabbia che scorrono nella clessidra.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Purtroppo quando ci troviamo di fronte a questi eventi non sappiamo bene come comportarci, però con il tempo ho capito che la cosa migliore sia proprio quella di comportarsi normalmente, cercare di rispondere alla richiesta nel modo migliore possibile. La risposta di Diana Gabaldon era l'unica possibile, fare del suo meglio per scrivere la serie in tempo, che poi erano i suoi tempi. Forse la signora voleva solo condividere quel suo pensiero con un'autrice che amava e farle capire che la lettura dei suoi romanzi era fonte di sollievo e di gioia in un momento durissimo della vita.

Giulia Lu Mancini ha detto...

È vero, dobbiamo vivere senza pensare al tempo che scorre, è l'unico modo che abbiamo per non restare paralizzati dalla paura della morte. Ogni tanto, però, ricordarci di essere mortali aiuta a mettere le cose nella loro giusta collocazione, insomma non disperarci per quello che è rimediabile, diciamo così.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Quando ascoltiamo queste storie ci stupiamo di come la sorte possa accanirsi con la presenza di più tumori contemporaneamente. Eppure cara Luz a volte è importante sopravvivere, anche se non si avrà più la vita di prima. Io ho avuto ben due colleghe che avevano superato un tumore al seno, poi però è ritornato più aggressivo di prima e non ce l’hanno fatta, non riesco ancora a capacitarmene anche se non le conoscevo benissimo. Spero che la tua collega sopporti le cure e superi tutto, anche in segreteria potrà fare il suo lavoro, il che la farà sentire ancora utile e questo è molto importante, magari anche lì troverà nuove forme di creatività e di gratificazione.
La salute è davvero la prima cosa.

Enrica Masino ha detto...

Che storia devastante. Sono sincera, a volte preferisco dimenticare che esistono certe realtà perché ci sto troppo male. Mi dispiace tantissimo che alla fine non abbiano più pubblicato il diario, capisco che non senza la Zia non avesse più senso per loro ma per lei era importante. Spero solo che in futuro ci ripenseranno. Grazie per aver condiviso con noi questa storia ❤️

Giulia Lu Mancini ha detto...

sì è una storia triste, ma chissà magari in futuro la nipote potrebbe decidere di pubblicare il diario della zia, oppure partire da quello per raccontare la sua storia, forse serve solo un po' di tempo per elaborare il lutto.