sabato 10 settembre 2022

Le vite degli altri

 

Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. Marcel Proust

Le vite degli altri è il titolo di un famoso film apprezzato e rimasto impresso nella mia mente, ci ho ripensato un mattino mentre sfogliavo velocemente il giornale del bar dove solitamente prendo il caffè, uno dei miei riti quotidiani, quando vado al lavoro mi fermo a prendere il caffè nel mio solito bar e, quando riesco, do un’occhiata al quotidiano di Bologna, il resto del carlino, di solito leggo solo i titoli e poi se c’è un articolo che mi interessa gli do una scorsa veloce. Sono cinque minuti di relax prima di buttarmi nella rumba dell’ufficio. La scorsa mattina nel bar c’era un’insolita pace e sono riuscita a sfogliare il giornale con un po’ di calma. 

Un articolo ha colpito la mia attenzione: scoperte in biblioteca, recupero i bigliettini nei libri e trovo le vite degli altri. 

Ho letto velocemente le prime righe, poi ho fatto una foto all’articolo pensando proprio di scriverci un post. L’argomento mi ha colpito perché quest’anno mi sono liberata di diversi miei libri, li ho lasciati andare a nuova vita, portandoli nelle casette dei libri, c’è un’area verde proprio vicino al parcheggio del mio ufficio con una casetta dei libri, così ogni tanto faccio una cernita dei libri da lasciare andare e poi al mattino li porto lì. Mentre sfoglio i libri che vorrei lasciar andare, controllo che al loro interno non ci sia nulla di importante o qualche scritta con un dato personale, a volte quello che trovo mi riporta al passato: un biglietto del cinema di un film amato, un foglio di appunti con un pensiero dimenticato, la pagina di un articolo, uno scontrino sbiadito. Si tratta di piccole cose che mi fanno ripensare al momento in cui ho comprato il libro e l’ho letto, alla vita che stavo attraversando in quel periodo e che avevo dimenticato. Di solito tolgo quei foglietti prima di mettere da parte i libri da lasciar andare, ma forse - tranne quelli con i dati personali - non  lo farò più, li lascerò al loro interno per raccontare una storia fuori da quella che racconta il libro in sé, quella che si vorrà immaginare.

Tornando all’articolo del Resto del Carlino, scritto da Simone Arminio, questo cominciava con una domanda: quante storie contiene un libro? Si può leggere il contenuto, si può leggere tra le righe, nelle fessure, negli spazi vuoti alla ricerca del significato nascosto. Poi c’è un terzo modo ed é quello che usa Shannon McKellar capo della sezione adolescenti della biblioteca di Oakland, California, da l’otre dieci anni. Ogni volta che un libro rientra dal prestito lei lo scuote e dopo qualche scossone ecco che cadono a terra segnalibri, scontrini, foto dimenticate, biglietti d’amore, disegni di bimbo. Ogni cosa trovata in un libro costituisce un mondo parallelo. La nostra bibliotecaria raccoglie questi biglietti, li scansiona e li pubblica sul sito della biblioteca.

Shannon McKellar ha raccolto più di 350 fogli, foto e disegni dimenticati tra le pagine. Per lei è un modo per immaginare la vita dei lettori. Prende quei biglietti e li mette in una vecchia scatola prima di pubblicarli sul sito. Qualcuno ha ritrovato una vecchia foto ed é tornato in biblioteca a prenderla, tutta contento di averla ritrovata, la foto dei nonni che non ci sono più o la foto di se stessi da bambini. Sembra strano esserseli dimenticati nei libri presi in prestito in biblioteca, vero? Shannon racconta anche alcuni episodi particolari, per esempio di un libro restituito dopo 46 anni, mentre sistemava la cantina un giovane ha trovato un libro che suo nonno aveva preso in prestito dalla biblioteca di Hamilton. C’era ancora la data della riconsegna (o meglio di quando avrebbe dovuto avvenire), il 26 luglio 1976. E dopo 46 anni il libro è stato restituito. Poi c’è il caso di un foglietto scritto a mano con la ricetta contro la costipazione infantile. L’autore del foglietto ha riconosciuto la ricetta e la sua calligrafia, ma afferma di non aver mai preso un libro in prestito dalla biblioteca di Oakland. Probabilmente chi ha ricevuto la ricetta l’ha messa nel libro e se ne è dimenticato, forse la madre del bambino a cui la ricetta poteva servire. Le vite degli altri ci affascinano perché sono anche un po’ le nostre vite, almeno quelle che abbiamo immaginato qualche volta, sono immagini di qualcosa che avrebbe potuto essere oppure è stato ed è passato.

In un mio libro ho ritrovato un foglio con la ricetta della pizza e sull’altro lato la ricetta della crostata di mele. Risale ai tempi dell’università, quando abitavo con delle altre ragazze e spesso il sabato sera preparavamo la pizza, ricordo che mettevo l’impasto a lievitare al mattino perché fosse pronto per la sera, così passavamo il sabato sera mangiando la pizza quando fuori era molto freddo ed era un lusso andar fuori a mangiare. Invece la crostata di mele era una mia specialità, era l’unico dolce che sapevo fare ed era economico perché compravo sempre molte mele ed era un modo per consumarle in maniera non dietetica.  Ho conservato le ricette perché chissà che non mi venga voglia di riprovarle in un prossimo futuro.

Nei libri, da ragazzina, spesso lasciavo dei fiori ad essiccare, mi piacevano le margherite per esempio, altro particolare conservavo lo scontrino di acquisto del libro che usavo come segnalibro, oppure quando ancora si usava spedirle tenevo in mezzo al libro una cartolina che, a distanza di tempo, mi portava un piccolo tuffo al cuore perché era diventata un ricordo, poche parole ma dense di un significato che capivo solo io. E poi ho ritrovato biglietti di un concerto o di un entrata a un museo, pagine strappate da un giornale con un articolo interessante e tanti altri piccoli frammenti di vita e di ricordi.

Ritornando alle vite degli altri c’è una canzone di Enrico Ruggeri che adoro e che esprime molto bene il senso di attrazione, curiosità ma anche sottile nostalgia che possiamo provare al riguardo. Ecco il link



Voi cosa lasciate nei libri come segno del vostro passaggio?


Fonti immagini: Pixabay 

8 commenti:

Barbara Businaro ha detto...

Che bella storia quella della bibliotecaria! Credo sia la parte meravigliosa del suo lavoro, vedere i libri che viaggiano di lettore in lettore, osservare il cambiamento che la lettura può portare, curiosare sulle statistiche dei prestiti per capire chi si trova di fronte. :)
Dentro i romanzi non lascio nulla di personale, al massimo li riempio di post-it segnapagina, poco prima di un passo importante. Anche sui manuali di cucina ci sono i post-it per trovare in fretta le ricette che uso più spesso. Solo nelle guide turistiche lascio invece una montagna di appunti dei luoghi visitati, biglietti aerei, ticket dei musei, biglietti dei ristoranti, ricevute degli affitti, depliant, mappe delle città, ecc. Per tornarci o se qualcuno mi chiede riferimenti.
Invece quando recuperavo prima del macero i libri usati, tipicamente in seguito a traslochi o case sfitte vendute, allora trovato anch'io di tutto in quei volumi. Cartoline usate come segnalibri per lo più, scontrini, biglietti di autobus o treno, dediche in prima pagina, anche una lettera scritta a mano, ahimè incomprensibile (sarà stato un medico?! :P ) Alcune volte li ho potuti restituire, altre no, i proprietari persi nel tempo. E' così che ho conosciuto una delle protagoniste di una storia vera raccolta per Confidenze, lei da una foto trovata in un libro è risalita alla madre biologica. ;)

Ariano Geta ha detto...

Quando ero più giovane ci scrivevo piccoli appunti, però ho preso molto presto l'abitudine di lasciare il libro "intonso", per così dire. Alcuni libri mi hanno commosso, altri mi hanno angosciato, ma in essi non troveresti traccia di me: né appunto, né annotazioni o segnalibri improvvisati. Nulla.

Giulia Lu Mancini ha detto...

I post-it sono un'altra abitudine che ho, ma solo per i libri di studio, per ritrovare velocemente le parti più importanti; sì anche per le ricette. Fantastico il fatto che tu abbia conosciuto la protagonista di una storia vera per Confidenze, il destino fa dei giri incredibili...

Giulia Lu Mancini ha detto...

Anche nella lettura dei libri mostri la tua natura riservata 😀

Enrica Masino ha detto...

Nel corso degli anni ho portato molti libri a vendere al mercatino e anche io come te ho sempre controllato di non lasciare tracce (magari anche sensibili come qualche dato) di me stessa. Tuttavia sto valutando di mettere in pratica un'idea che ho trovato online, ovvero di lasciare qualche bigliettino all'interno del libro per chi lo leggerà dopo di me. Comunque una bellissima iniziativa quella di Shannon McKellar e della biblioteca. Chissà quante vite e quante persone hanno incrociato nel corso di questi anni, persone che altrimenti magari non avrebbero mai incontrato. Come sempre i tuoi post sono bellissimi, sono sempre più felice di aver scoperto il tuo blog ❤️

Giulia Lu Mancini ha detto...

Grazie Enrica, mi fa davvero piacere che i miei post ti piacciano, soprattutto perché li scrivo di getto senza grandi elaborazioni. Sai che è molto bella la tua idea di lasciare un messaggio nei libri, chissà che non nasca una storia analoga a quella della biblioteca di Oakland.

Caterina ha detto...

La storia della bibliotecaria mi emozionato. Io amavo lasciare nei libri le mimose essiccate, ora quando riprendo in mano quei vecchi libri raffiorano i ricordi della mia adolescenza. Sono molto legata ai miei libri perché conservano un po’ del mio passato, nei libri ci lasciamo un po’ della nostra vita ed è proprio per questo che non riesco a cederli o a venderli, sono troppo affezionata ad essi. Buona serata, Giulia.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Grazie Caterina, buona serata anche a te. Io ho alcuni libri da cui non riesco a separarmi, altri invece ho deciso di lasciarli andare perché trovino nuovi lettori, è così da un paio d'anni, mi serve per riappropriarmi di un po' spazio vitale che magari può cedere il posto a nuovi libri.