sabato 16 aprile 2022

Una soffice crema in una scatola blu

 

Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo. Gandhi

C’era una volta un re che con la sua regina guidò un regno dove tutti vivevano in grande letizia, grazie al suo cuore magnanimo e alla sua grande lungimiranza e generosità. Questa potrebbe essere una fiaba invece non lo è perché è una storia di tanto tempo fa che può davvero stupirci. 

Un giovane farmacista chiamato Troplowitz diventa un imprenditore e inventa un prodotto di bellezza semplice ma di grande impatto, una crema per il viso e per il corpo che arriverà a dominare il mercato, ma che cosa ha di così fantastico questa storia? A parte la crema che é durata fino ai nostri giorni, quello che colpisce è la personalità di Troplowitz, un uomo pioniere dei diritti civili, nella sua fabbrica aveva ridotto l’orario di lavoro da 60 a 48 ore settimanali, introdotto le ferie pagate, il pranzo gratuito, l’assicurazione sanitaria e il fondo pensionistico, ma soprattutto il congedo di maternità creando nella sua azienda un asilo aziendale e anche una stanza dedicata all’allattamento. Ed era l’anno 1911. 

Una soffice crema bianca 

Ricordo ancora il profumo di quella crema sulle mani di mia madre che, poverina, la usava per ammorbidire la sua pelle martoriata dai troppi lavaggi in tempi in cui non c’era ancora la lavatrice. È un profumo che insieme al borotalco mi riporta all’infanzia.

In questi ultimi tempi viene voglia di parlare di cose belle per dimenticare l’angoscia di quello che ci circonda, così mentre pensavo al post da scrivere, mi sono ricordata di un articolo letto tempo fa sul solito settimanale “Donna Moderna” era un numero di gennaio che parlava della storia dell’azienda che produceva la crema Nivea, ve la ricordate? credo che oggi conservi ancora il suo tipico odore nella scatolina blu. Essa nasce per opera di un farmacista, il sopracitato Oscar Troplowitz, nato nel 1890. Emulsionando l’Eucerit con acido citrico, glicerina ed essenze agrumi, lavanda, giglio e acqua di colonia ottenne questa crema soffice e bianca come la neve, da ciò il nome Nivea dal latino nivis.

Venne lanciata nel 1911 con una scatolina gialla a fiori, poi nel 1925 fu lanciata con la scatola blu e la scritta bianca simbolo di purezza che è arrivata fino ai giorni nostri.

Questa storia vera è raccontata in un romanzo intitolato Il sogno della bellezza di Lena Johannson di cui vi riporto la sinosssi:

Amburgo, 1889. Oscar Troplowitz è un giovane farmacista, deciso a sperimentare nuove formule per quello che secondo lui sarà l’affare del secolo: i prodotti di bellezza per le donne. Così, quando scopre che l’imprenditore Paul Beiersdorf vende il suo laboratorio farmaceutico per ragioni famigliari, non esita a farsi avanti. Tuttavia, all’entusiasmo iniziale fanno seguito le prime difficoltà: Oscar è ebreo, e inoltre ha idee “troppo” moderne sui benefici da riservare ai lavoratori. Ma per fortuna, accanto a lui, c’è sua moglie Gerda. Appassionata di arte, per promuovere il progetto del marito organizza nella loro villa mostre e vernissage, invitando ospiti influenti dell’alta società di Amburgo. Coinvolge l’artista Irma von Hohenlamburg, che dipinge quadri fortemente drammatici, attirando l’attenzione del pubblico e contribuendo a salvare la reputazione di Oscar. Presto, grazie all’aiuto di Toni Peters, un’intraprendente operaia della Beiersdorf, Oscar individua il componente fondamentale per proteggere e lenire ogni tipo di cute. Un ingrediente che gli permetterà di produrre un rivoluzionario cerotto, e in seguito la Nivea, la crema destinata a comparire nelle case di ogni donna. E con un grande lavoro di squadra, la Beiersdorf si avvia a diventare l’impero che oggi tutti conoscono.


È una storia che mi ha fatto riflettere sull’umanità, soprattutto su quella umanità speciale che si distingue dalla massa, che non dipende dalle epoche e dal progresso, si può essere illuminati, un passo avanti agli altri in tempi apparentemente più retrogradi, oggi un uomo che abbraccia delle buone politiche a favore delle donne e, in generale, dei suoi operai è ben considerato (ma ci viene il dubbio che sia un po’ costretto dai nostri tempi moderni che poi tanto moderni non sono mai); un uomo del 1911, invece, ci sorprende perché é lui a essere precursore di un cambiamento positivo del suo tempo. Mi sembra un bel messaggio per questa Pasqua insanguinata dalla guerra in Europa, possiamo sperare che nasca ancora un uomo o una donna portatori di innovazione e giustizia. Per questo mi è venuta voglia di raccontare questa storia proprio in prossimità della Pasqua e farvi gli auguri con un messaggio di speranza. 

Questo perché a me le belle storie vere fanno credere ancora nel futuro, a voi succede lo stesso?

Buona Pasqua.


Fonti testi Donna moderna n. 5/2022

Fonti immagini: Pixabay 


20 commenti:

Ariano Geta ha detto...

Una storia interessante. Ovviamente conosco la crema Nivea, e a volte ne faccio uso in inverno perché il freddo ha poca pietà per le mie mani.
Un principio in cui ho sempre creduto è che dire "la società è così, non ci si può fare nulla" è un errore, ognuno in quanto singolo individuo può fare la sua parte. Gli altri fanno tutti una certa cosa? Beh, io posso fare una cosa diversa. Magari all'inizio mi guarderanno strano, poi però ci sarà qualcuno che mi chiederà perché, che proverà a capire, che infine proverà anche lui a fare la cosa diversa che faccio io. I cambiamenti nascono anche così.

Ariano Geta ha detto...

Buona Pasqua anche a te :-)

Caterina ha detto...

Ci hai raccontato une bella storia e devo dire che soprattutto in questo periodo ne abbiamo bisogno. Siamo travolti da un mare di notizie negative che non ci fanno ben sperare, notizie che mettono in luce solo gli aspetti negativi dell’umanità. Eppure sulla Terra sono esistiti uomini straordinari che ci fanno ben sperare, voglio credere che ci siano ancora uomini così che purtroppo non fanno notizia. Tantissimi auguri di buona Pasqua!!

Giulia Lu Mancini ha detto...

Grazie Ariano,
é una bella storia che non conoscevo e che ho voluto condividere qui sul blog, mi fa piacere scoprire che la usi anche tu, in effetti é un rimedio ottimo contro le screpolature e il freddo. Credo anche io che essere pionieri in qualcosa sia importante, per i diritti civili poi non si é mai pionieri abbastanza, il fatto è che molti si lasciano frenare dal pregiudizio, invece il cambiamento positivo è importante perseguirlo soprattutto se nasce dal cuore.

Giulia Lu Mancini ha detto...

La storia credo sia piena di uomini e donne straordinari, ma probabilmente non se ne parla abbastanza, purtroppo. Buona Pasqua anche a te!

Elena ha detto...

Quando ho letto il titolo del tuo articolo nella mia casella email non ci potevo credere. Mi sono detta "Ma non è possibile, non può parlare della Nivea". E invece. Mi spiego, perché la circostanza è davvero strana. Da qualche giorno ho ricomprato la Nivea. La usava mia madre, la usavo io, e, come nel tuo caso, il suo profumo (adorabile) mi riporta alla giovinezza. L'ho abbandonata perché a un certo punto mi sono fatta trascinare dalle velleità della moda, proprio quello che il tuo inventore sagace aveva intuito: noi donne siamo pazze per i prodotti di bellezza, nel senso che ci facciamo turlupinare e non poco! Così ho usato tutto tranne che la Nivea per anni. Ho dovuto acquistare creme da giorno, da notte, per il corpo, per le mani, e d'estate creme solari. Tutto ciò che facevo usando Lei, ora lo faccio acquistando altri 5 prodotti. Magia del marketing, non è vero? Ma soprattutto, l'avevo abbandonata perché quando è nata la mania dell'INCI (per chi non sa cosa sia, è l'elenco dei prodotti che sono utilizzati per comporre la crema, e vi sono siti in cui potete trovare accanto a ciascuno di essi bollini rossi o verdi, in base alla loro naturalità) l'ho abbandonata perché contiene paraffina. Come molti altri prodotti. Ebbene, di recente l'ho nuovamente acquistata, con un po' di sensi di colpa. Farà davvero male alla pelle? Quelc he so è che rende la mia pelle così morbida e liscia che proprio oggi ho deciso di sostituirla per un po' alle ccreme più blsonate. Quello che non sapevo e non conoscevo è la storia bella che la riguarda e che tu oggi ci hai raccontato. Sempre con quell'attenzione per i diritti che ti contraddistingue e che apprezzo moltissimo.
Insomma, avevo già deciso ma oggi acquistarla e utilizzarla assume un significato più ampio e completo. Grazie Giulia. Un abbraccio e anche qui ti auguro Buona Pasqua e ormai Buona Pasquetta!

Giulia Lu Mancini ha detto...

Cara Elena, il tuo commento mi fa davvero piacere, credo che la Nivea sia un ricordo nitido e soave della nostra infanzia e adolescenza, tu l’hai ricomprata in questi giorni perché stai cercando di recuperare una parte di te e dei tuoi ricordi con tua madre, il fatto poi che la crema sia anche ottima per corpo e mani, oltre che di un profumo delicato, va più che bene. Il marketing fa fare scelte che non sempre sentiamo, pensa che io uso sempre la stessa crema per il viso da vent’anni, una volta che ho provato a cambiarla con una più costosa mi è venuta una allergia al viso. Quando ho letto questa storia sono rimasta molto colpita, tanto che ho conservato l’articolo, è stato così che ho deciso di raccontarla sul blog. Abbiamo bisogno di storie belle in questo periodo che ci facciano sorridere almeno un po’

Elena ha detto...

Certo Giulia, può essere. Godiamoci le storie belle che ci sono o che sappiamo riconoscere...

Sandra ha detto...

Non ho mai smesso di usare la Nivea. Uso anche altro ma la scatola blu non manca mai sul ripiano del bagno, ho persino una foto che mio marito mi ha fatto senza che me ne accorgessi in viaggio di nozze che me la sto spalmando. Non conoscevo questa storia e ti ringrazio per averla pubblicata, ora userò Nivea ancora più volentieri. Felice Pasquetta

Giulia Lu Mancini ha detto...

È una storia molto bella che non conoscevo e mi ha fatto piacere parlarne, è una bella scoperta per te che usi la crema da sempre, buona pasquetta anche a te!

Barbara Businaro ha detto...

Hai ragione, è una storia vera molto bella, e in questi giorni ne abbiamo proprio bisogno. Non solo per il clima di guerra ad est, anche qui da noi pare che la pandemia non abbia migliorato proprio nessuno. Stavo leggendo, per dire, la notizia di quelle 27 persone (che siano disabili è secondario, aggravante certo, ma comunque secondario in quanto a diritti preclusi) con biglietto e posto prenotato sul treno Genova-Milano il giorno di Pasquetta costretti a scendere e prendere un autobus alternativo perché i loro posti erano occupati da turisti, i quali si sono rifiutati di restituire il posto. È grave l'overbooking di Trenitalia (quello ha generato il problema), ma quanto grave è rifiutare il posto a chu ne ha legittimamente diritto? E umanamente cosa siamo diventati se rifiutiamo quel posto a un disabile?!
La storia vera della Nivea racconta con quanta fatica si sono ottenuti dei diritti e questa di Genova quanto presto si fa a perderli.
...io non uso la Nivea (mi pare di ricordare che la usasse mia nonna, qualche volta mia madre), mi regalano talmente tante creme corpo e mani che acquisto poco altro. Devo solo stare attenta che siano di qualità, una volta una crema da discount mi ha scatenato reazione allergica in pochi secondi, sono corsa a lavarmi con acqua e sapone neutro. Per il freddo intenso uso una crema norvegese all'arnica miracolosa, per il viso crema antirughe ultra idratante ma non grassa, per i talloni (che soffrono gli allenamenti dentro le scarpe) un'altra crema più consistente. Alcune le devo prendere in farmacia, ed è lì che ti rendi conto, se hai una pelle delicata e diversi fastidi, quanto difficilmente si possa usare lo stesso prodotto per tutto. :)

Maria Teresa Steri ha detto...

Non avevo proprio idea che la Nivea fosse così "antica". E hai proprio ragione, è una storia che ci incoraggia a credere in cose positive, nel futuro. A me piacciono molto le storie vere di persone che hanno creduto fino in fondo nelle loro creazioni, a dispetto di quanta ostilità ci fosse intorno a loro perché i tempi non erano pronti al cambiamento.
E poi sì, il profumo della Nivea ricorda anche a me altri tempi... Oggi non la uso più perché la trovo un po' grassa però è tuttora ottima!

Luz ha detto...

Dietro oggetti e prodotti di uso comune a volte si nascondono storie straordinarie. Penso che dovrebbero essere perfino materia scolastica, magari negli istituti dove si parla di imprenditorialtà vincente. Forse lo si fa negli istituti in cui ci sono programmi annuali sensibili verso le vecchie storie esemplari.
A me la Nivea riporta alla mente mio padre, che la usava al termine di una lunga giornata di lavoro, mamma invece non amava le creme. E proprio come per tua madre, quando si sentono questi profumi, scatta una memoria olfattiva che ci è molto cara...

Giulia Lu Mancini ha detto...

La storia dei disabili che non hanno potuto occupare il loro posto sul treno legittimamente prenotato mi ha fatto inorridire, ma non mi sono stupita troppo perché davvero mi rendo conto che l’egoismo impera sempre più, una cosa parecchio avvilente. La pandemia non ha cambiato nessuno in meglio, anzi forse ha esasperato certi aspetti. La storia della Nivea, quando l’ho letta, mi è piaciuta moltissimo, soprattutto perché riguarda un’epoca lontana da noi, apparentemente poco moderna sotto l’aspetto dei diritti civili.
Anch’io non uso la nivea adesso, “rubavo” quella di mia madre ogni tanto, a dire il vero a parte la crema viso, sono piuttosto pigra e uso poco le creme corpo, purtroppo è un mio difetto, rimedio in estate quando la pelle nuda mi costringe a curarmi di più...

Giulia Lu Mancini ha detto...

Neanche io conoscevo la storia della Nivea prima di leggerla sul settimanale, probabilmente l’uscita del romanzo ha portato questo approfondimento (alla fine un libro può fare davvero tanto, come portare alla luce una storia dimenticata);anche questo può essere il potere della scrittura.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Far studiare queste storie nelle scuole può essere una bellissima idea, potrebbe spingere i giovani a credere nei propri sogni e a impegnarsi per realizzarli.
Sì, certi profumi riaccendono la memoria, mi é venuta voglia di ricomprare la Nivea potrei usarla per le mani che mi dimentico spesso di idratare, il suo profumo potrebbe stimolarmi a farlo più spesso.

Marco L. ha detto...

Sul blog un paio di anni fa avevo raccontato delle storie simili, legati a prodotti come il cioccolato, il rimmel e i post-it. Siamo abituati a pensare al prodotto commerciale e spesso dimentichiamo che dietro c'è la storia di uomini e donne che l'hanno concepito, realizzato e portato al successo. Come il nylon, che nella prima metà del '900 era un prodotto nuovo e qualcosa di mai visto (una fibra sintetica), ma che divenne subito un successo: alle donne piaceva perché era comodo, economico e anche bello, nei negozi quando le calze in nylon si esaurivano le acquirenti si litigavano le ultime rimaste e i commessi dovevano cercare di sedare il tafferuglio.

Giulia Lu Mancini ha detto...

È vero dietro alcuni prodotti commerciali di successo ci sono storie di uomini che ci hanno creduto e hanno perseverato nel sogno, mi piacerebbe recuperare la lettura del tuo post. Le calze di nylon credo abbiano risolto molti problemi in fatto di estetica nell’indosso delle calze, una grande novità per l’epoca.

Cristina M. Cavaliere ha detto...

Che storia meravigliosa, grazie di avercela raccontata. Le storie che stanno alla base dell'imprenditoria di fine Ottocento e inizio Novecento sono affascinanti, e spesso sono talmente incredibili da offrire ottimi spunti per dei romanzi come in questo caso (un altro esempio sono i Florio che hanno dato spunto al romanzo "I leoni di Sicilia" di Stefania Auci).
Io amo alla follia la crema Nivea e in generale tutti i prodotti di bellezza di questa marca, come il latte detergente per esempio. Secondo me è una delle marche migliori ancora in commercio. Un'altra marca che fa pensare alla mia infanzia è il borotalco Roberts, con la confezione verde e la vecchia foto della pediatra che cambia i pannolino al pupetto.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Grazie Cristina, sono contenta di aver raccontato questa storia visto anche l'apprezzamento del blog. Sai che anch'io uso il latte detergente di Nivea (e anche il tonico), il boratalco Roberts poi è davvero un tuffo nel passato, con il suo odore inconfondibile, ma lo uso ancora oggi.