Questo è un pensiero nato osservando le lauree
di alcuni miei giovani parenti, un ragazzo che si è laureato in ingegneria
gestionale in ritardo di nove mesi, perché la pandemia è scoppiata proprio quando
aveva appena cominciato il tirocinio e, mentre tutti gli studenti fuori sede in
quel momento stavano scappando al sud, lui è rimasto isolato dal mondo nel suo
appartamento di studente fuori sede solo soletto…e senza neanche poter frequentare il tirocinio obbligatorio per laurearsi, in azienda.
Nel mese di marzo 2021 si è finalmente laureato a casa sua, in Puglia, ovviamente on line, e ho potuto osservare sui social le foto della sua tesi con la corona di alloro, con lo sfondo della libreria di casa.
Stessa cosa per una ragazza, amica di mia nipote, le ho mandato “in bocca al lupo” via whatsApp e lei dopo la discussione della tesi mi ha mandato una foto felice con la corona di alloro sulla testa. Ho pensato che, visto che tutti sono in zona rossa (come il resto di Italia che poi se fossimo arancioni sarebbe lo stesso), l’unico festeggiamento possibile era il pranzo in casa con i genitori e qualche condivisione di foto su Facebook. E meno male che ci sono i social dove i novelli laureati posso esternare la propria gioia e le sudate corone di alloro.
Ho pensato con un po’ di tristezza a questi poveri ragazzi che, arrivati all’ambita meta dopo anni di studio e sacrifici, non possono festeggiare con un pranzo al ristorante con la famiglia orgogliosa dell'agognato traguardo…e senza la festa serale dove di solito ci si scatenava con gli amici. Era un modo per condividere l’entusiasmo per un obiettivo importante prima di buttarsi nel caos e, spesso, nella disillusione della vita lavorativa.
Poi ho pensato a come l’uomo sia capace di adattarsi ai cambiamenti, si trova il modo di festeggiare comunque e di andare avanti in qualche modo. Certo una laurea va festeggiata perché è un traguardo importante sperando che arrivi anche un lavoro che, con i tempi che viviamo, non è affatto scontato, tuttavia mi colpisce il fatto che, a ogni modo, si sia trovato il modo comunque di celebrare il momento.
Anche nel campo dell'attività fisica ho notato questa grande capacità di adattamento dell’umanità in affanno pandemico. Mi capita sempre più spesso di vedere video di esercizi ginnici da fare attraverso YouTube e qualche giorno fa ho letto un articolo sulle piattaforme on line dove è possibile darsi appuntamenti per fare fitness con il proprio gruppo. Tra queste cito Doomore dove ci si registra ed è possibile fare una video lezione dove chiacchierare con il proprio trainer e i compagni di corso, proprio come avveniva in palestra, c’è perfino la lezione di Aperi-fit: in pratica dopo la lezione si fa l’aperitivo on line tutti insieme. Ti puoi iscrivere pagando l’abbonamento oppure la singola lezione a prezzo modico di € 4,50. Altra piattaforma è Pedalitaly per gli amanti della bicicletta, è più complicato perché serve una bici posizionata su un rullo interattivo e puoi pedalare in compagnia su strade riprodotte in 3D, c’è perfino una guida che ti illustra le bellezze e la storia del territorio. Puoi avventurarti nei luoghi più svariati, le Cinque terre, il passo del Pordoi, le Colline bolognesi, insomma tutto quello che vuoi, basta pagare la lezione. A pensarci è anche più economico perché non devi viaggiare davvero, basta solo collegarsi per un paio d’ore facendo il percorso stabilito. Ci sono poi anche piattaforme che organizzano le gare virtuali e la mezza maratona di New York senza neanche prendere l’aereo. Insomma ci sono eventi per tutti i livelli sportivi. C’è anche una app gratuita che si chiama RunnerBull che unisce gli amanti della corsa.
Insomma se la realtà concreta non è praticabile causa pandemia, l’uomo si adatta con la realtà virtuale. Che poi, tutti coloro che non avranno tempo di uscire di casa, anche una volta tornati alla normalità, credo possano continuare a usare queste formule, insomma se fuori piove e voglio fare una corsa in compagnia perché non posso usare la app?
Sì, l’uomo è una creatura con un grande spirito di adattamento e probabilmente per molte cose non torneremo più indietro, i vantaggi scoperti per necessità come lo smartworking o le riunioni on line, molto più accessibili e veloci di quelle in presenza, potranno continuare.
Un mio amico lavorava a Brescia pur vivendo a Bologna, aveva deciso di accettare un lavoro nuovo e passava tutta la settimana lontano, tornando a casa dalla compagna a Bologna solo nel fine settimana. Poi si è trovato a Bologna per la pandemia e, all’improvviso, tutte le riunioni sono state fatte online, insomma tutto quello che prima faceva viaggiando ha scoperto che poteva farlo anche stando a Bologna. Le prospettive sono cambiate, si potrà lavorare a Milano stando a Roma o in piccolo centro del sud Italia, magari vicino al mare. Certo, forse servirà svolgere qualche attività in presenza ma, laddove sia sufficiente un computer e un buon collegamento a internet, il lavoro a distanza sarà sempre più diffuso.
Passeremo anche più tempo da soli con il nostro lavoro riunendoci solo on line come avveniva in quel film del 1995 con Sandra Bullock, lo ricordate? Era intitolato The Net - Intrappolata nella rete: la protagonista, Angela Bennett, è analista programmatrice che collabora con diverse società, lavora da casa, ordina pizza e spesa on line, ha pochi contatti con il mondo esterno, anche i vicini non la conoscono. Un giorno scopre qualcosa che non doveva scoprire e si ritrova vittima di un complotto in cui qualcuno, che controlla tutti i dati in rete, gli ruba l'identità e decide di farla sparire digitalmente e poi anche fisicamente. Un film molto interessante, allora sembrava estremo, ma oggi quella realtà non sembra più tanto lontana.
Tra i vantaggi accelerati dalla pandemia c’è la riduzione dell’uso della carta, parlo dal punto di vista del mio lavoro, per esempio, per i pagamenti che il mio ufficio inviava alla ragioneria, molti documenti di carta a corredo delle fatture già elettroniche sono diventati documenti pdf; una volta c’era una commistione di documenti e siamo stati costretti a rendere tutto elettronico, tra l’altro io avevo già la firma elettronica che usavo solo per alcune funzioni e che oggi uso per tutto. All’inizio è stato molto faticoso organizzarsi, tanto che ho lavorato il triplo, ma ora che siamo a regime è tutto più snello, sempre che il collegamento internet non ci tradisca, ma indietro non si torna.
Nel giro di un anno abbiamo realizzato la completa dematerializzazione dei documenti e l’ambiente ringrazia, anche se non possiamo dire avvenga lo stesso per il cibo da asporto, mi pare che in quel campo i rifiuti siano aumentati, tutti quei contenitori per il cibo finiscono da qualche parte no?
Io mangiavo sempre in un bar vicino l’ufficio, ora prendo l’asporto, lo faccio anche per sostenere la loro economia visto che le persone in presenza si sono molto ridotte, però il contenitore è di plastica (forse riciclabile, ma sempre in plastica) non chiedo le posate perché le ho già in ufficio e qualche volta prendo il semplice panino che non richiede un contenitore, però l’inquinamento c’è. Credo ci sia ancora molto da fare e serve farlo oggi perché siamo ormai al limite della sostenibilità ambientale, ma con molti settore dell’economia in ginocchio sarà possibile investire nell'ambiente?
Speriamo di non adattarci anche al pensiero di avere un mondo inquinato, voi cosa dite?
Fonti immagini: Pixabay
Fonti testi: Donna moderna del 4/3/21 articolo sul Fitness on line di Valeria Colavecchio, Wikipedia per il film The Net
17 commenti:
Certamente la capacità di adattarsi è uno dei talenti degli esseri umani. Lo scrittore Albert Camus in un suo romanzo dice che se è un uomo fosse costretto a vivere "incastrato" dentro un tronco, tipo albero per capirci, con qualcuno che lo nutre e lo lava, probabilmente si adatterebbe anche a quello. É un'affermazione esagerata ma rende l'idea dello spirito di adattamento della razza umana. C'è da dire che adattarsi a vivere come un tronco d'albero, o in un mondo inquinato e "pandemizzato" dove bisogna stare chiusi in casa e comunicare solo tramite social, non é per niente il mondo al quale vorrei dovermi adattare...
Ci siamo adattati a tante cose che se ce le avessero dette 14 mesi fa avremmo giudicto impossibili. Ognuno nel proprio quotidiano. Anche la figlia di una mia amica si è laureata di recente, avevano fissato il pranzo quando si era gialli, ma alla data eravamo poi passati non ricordo più se arancioni o rossi comunque coi ristoranti chiusi e trattandosi del posto di cui parlo ogni tanto so che avrebbero rispettato ogni distanza ecc. Niente. Così come ha discusso la tesi da casa, con tanto di giacca rossa, mazzo di fiori sulla scrivania.
Per quanto riguarda l'ecologia, beh c'è anche tanta cattiva volontà, da noi la mensa ormai funziona solo su ordinazione, prendi mangi in ufficio o in sala mensa ma uno per tavolo da 4. Morale si mangia nella vaschette di alluminio, tutti eh, anche chi rimane lì, posate di plastica ecc. una marea di rifiuti ogni giorno. In ufficio da me è necessaria ancora molta carta così come la presenza più che saltuaria, tanto che ho rinunciato allo smart working.
Eh no, anch’io non vorrei proprio vivere in un mondo così, tantomeno come un tronco d’albero. Spero che tutto questo costringa l’umanità a cambiare il passo, un po’ ci spero perché la pandemia ha colpito tutto il mondo e quindi è stato realmente un problema globale, anche se non mancano comunque le differenze...
Ci siamo adattati, chi più chi meno, forse grazie anche alla speranza che passi questo momento.
Riguardo ai rifiuti lo scorso anno quando tutti i bar e ristoranti erano chiusi e andavo al lavoro in presenza mi portavo il pranzo da casa nel mio contenitore con la mia bottiglia di acqua che riempivo ogni giorno. Non producevo rifiuti e sarebbe semplice per me portarmi il pranzo da casa tutti i giorni, tuttavia ho scelto di prendere l’asporto perché mi dispiace per i gestori del mio bar che conosco da anni e vorrei aiutare in qualche modo, anche se non è molto. L’unica è il riciclo, la vaschetta del cibo la butto nella plastica e mi porto ancora la bottiglietta di acqua da casa.
Sul lavoro in presenza, purtroppo essendo noi creature fatte di materia (e non della stessa sostanza dei sogni aimé) mi pare comunque necessario essere presenti almeno in parte, per esempio quando un fornitore consegna una merce o una materia prima se non c’è chi possa riceverla diventa un problema...certo molti documenti possono essere immateriali e inviati on line, ma non vale per tutto.
C'è sempre qualche risvolto negativo, ma penso sia importante individuare anche gli aspetti positivi di un periodo così difficile. Io sto seguendo un maestro di Qi Gong e inizio ad apprezzare molto questa pratica, che è diventata quotidiana. Mezz'ora, non di più, ma fa un'enorme differenza per le energie in circolo. Sto anche pensando di fare un corso di acquerello.
Mi piacerebbe fare un corso on line di pilates, ma al momento faccio fatica a seguirlo on line, serve forza di volontà che non ho mettendola tutta in altri campi, non escludo però di farlo in futuro. Tu ne hai fatto una pratica quotidiana, ottimo, mezz’ora al giorno non é affatto poco, forse è il tempo giusto. Il corso di acquerello potrebbe essere molto bello!
Beh, le piattaforme di allenamento online ci sono da molto tempo in realtà, solo che adesso per causa maggiore sono diventate più popolari. Esistevano già ad esempio i tapis roulant collegabili in rete (direttamente o tramite app su tablet/computer/smartphone) per allenarsi con un programma "visivo" e in squadra. Ma alcune società produttrici snobbavano questa soluzione, perché il loro business era il leasing dei macchinari alle palestre. Con tutte le palestre chiuse per mesi, hanno dovuto adattare subito macchinari e offerte al singolo consumatore. Di fatto però hanno perso fette di mercato con chi era già pronto.
La mia coach ci ha portate subito online, facciamo dirette streaming su Facebook al solo gruppo di abbonate. My Peak Challenge è già una piattaforma di allenamento online, abbiamo il sito per i membri, con i video giornalieri, ma sarebbe un allenamento da fare da soli. Allora sulla community si sono organizzati con degli eventi di allenamento insieme (sul computer si guarda il video dell'allenamento e dal telefonino ci si collega in zoom con gli altri), si chiama "Isolation Squad" e sono tostissimi. Il problema è semmai l'orario, può capitare a mezzanotte in Italia e al pomeriggio su Los Angeles.
Sui rifiuti sono d'accordo. Io ricevo ancora la spesa a casa con Easycoop, e usano dei mega sacchettoni in plastica (riciclata, per carità), ma secondo me oltre il necessario (credo perché vanno a "reparti" dei prodotti ordinati). Così ho sacchetti da usare per i rifiuti, ma ne ho accumulati per un anno (sono 4 sacchetti a spesa circa). Così come non sopporto tutte le confezioni che ancora non sono riciclabili, la Pavesi per esempio le fa ancora da secco. Mulino Bianco ha passato quasi tutti gli incarti alla carta. Delle buste dei surgelati solo Frosta ha una confezione da carta, ma solo due prodotti su tutta la gamma. Carte D'or ha finalmente creato delle vaschette gelato in cartone, ma sono solo 8 gusti su una gamma di 20 e più. Insomma, c'è davvero parecchio da fare. Ma leggo che il consumatore sta diventando sempre più sensibile a questo aspetto e le aziende che non si adeguano perdono terreno in fretta. Chissà.
Sai che quando ho letto l’articolo sul fitness on line, ho subito pensato a te che ne parlavi sempre, non mi dispiacerebbe fare delle lezioni di pilates on line con la mia insegnante, purtroppo non le fa. Certo che con una piattaforma italiana non ci sarebbero problemi di orari.
Riguardo ai rifiuti, consumo parecchio i prodotti frosta, mi piacciono molto anche se costano un po’ di più. Invece, sai che non ho mai fatto la spesa on line! l’idea di mettermi al computer anche per far la spesa mi fa venire l’orticaria, cerco di far la spesa in orari in cui non trovo molta gente, spero di non dovervi ricorrere per motivi di salute…
Un post molto ricco, Giulia. Condivido con te l'importanza di un cambiamento nella gestione dell'ambiente, ma proprio oggi pensavo che ne ho sentito parecchio parlare ai tempi dei "ragazzi di Greta" e ora invece è diventato il solito cameo per abbellire le formule politiche complesse. Dicevo, post ricco, perché mi risuona molto. Di recente stiamo facendo visite qua e là di case in campagna più grandi e comode di quella, piccolina, che ora possediamo, proprio perché si è aperta una nuova possibilità di lasciare la città, anche se non definitivamente lavorandoci, per la campagna, un luogo più a misura d'uomo dove la qualità della vita ci guadagna. Anche gli allenamenti collettivi virtuali sono un buon esempio di resilienza, come la riscoperta della cucina, delle telefonate al posto degli aperitivi (più sane, ma quanto sono terribili, accidenti>!) e di tutto ciò che ci aiuta a superare questo maledetto momento. Ma la scuola, no, non si è adattata. Una mia collega mi ha appena confessato che la sua sessione di laurea, ovviamente on line, consisterà in una specie di farsa: nessuna discussione. Il testo sarà letto dai professori in altra sede e a lei, nemmeno in diretta, sarà comunicato il voto. Insomma, esame ridotto all'osso. Stiamo andando nella direzione giusta circa l'istruzione?
Mi è capitato di fare riflessioni simili a questa e pensarla nell'esatto modo. In effetti, possiamo e sappiamo reinventarci. A proposito di dematerializzazione, la scuola sta giovando di una vasta programmazione in tal senso. Il cartaceo è diminuito sensibilmente anche nel nostro ambiente, si è cercato di snellire al massimo le procedure. E poi, cosa che spero resti anche alla fine di questo periodo, facciamo consigli di classe e collegi docenti online, così come i corsi di aggiornamento. Ecco, spero che quanto di buono abbiamo conquistato non vada perso.
I due ragazzi che conosco che si sono laureati hanno fatto la discussione on line in tempo reale, forse dipende dall’Università. Con il resto della scuola invece mi sembra ci siano parecchi problemi, almeno da quello che sento da amici e colleghi con figli.
Fate bene a cercare una casa più grande, mai come in questa realtà si è capito con grande evidenza che la casa in cui si vive è importante che abbia spazi adeguati, io senza balcone mi sono sentita soffocare la scorsa primavera e ho invidiato tutti coloro che avevano un terrazzo o un giardino. Sull’ambiente spero che avvenga un miracolo e che le politiche cambino davvero, anche se non sono troppo fiduciosa.
Ormai molte operazioni sono svolte on line e c’è stata una bella accelerazione, credo che anche la possibilità di frequentare molti corsi sia un vantaggio, per esempio io sono riuscita a seguirne alcuni senza troppi problemi perché non mi rubavano troppo tempo al lavoro, una volta rinunciavo perché c’erano delle scadenze e frequentare il corso in presenza mi portava via troppo tempo. Nella scuola credo ci siano molte differenze a seconda delle istituzioni e anche delle persone che ci lavorano, al di là di questo la dematerializzazione è sicuramente un vantaggio da cui non si torna indietro.
Mi sono adattata, ma con uno spirito negativo di rassegnazione. Ho scoperto che non mi piace nulla delle alternative che sono costretta a vivere: ho provato l’aerobica da casa, ma l’ho abbandonata dopo una settimana. Io mi annoio e non so essere costante. Gli incontri di lettura sono on line e a me non danno alcuno stimolo: leggo sempre, mi fa piacere, ma la condivisione sugli schermi mi deprime. Anch’io ho visto laurearsi mia cugina da un computer: tristissimo. E non mi abituo al fatto di non potere organizzare cene con gli amici, di non potere serenamente pensare di ospitare qualcuno. No, Giulia, lo so che l’ottimismo salva sempre, ma a me tutto questo rattrista e basta.
i capisco, a me manca andare fuori con gli amici o con il mio compagno e fermarsi a mangiare al ristorante, non ricorro all'asporto perchè per me non è assolutamente comparabile, poi se sono al lavoro lo uso per poter mangiare qualcosa, ma è un'altra questione. La ginnastica on line non ci ho neanche provato, serve troppa forza di volontà...
Apprezzo invece le riunioni di lavoro on line, prima perdevo un sacco di tempo, ora invece i tempi sono ottimizzati e le persone le vedi a distanza (è un vantaggio soprattutto con le persone con le quali è meglio restare a...distanza appunto :-))
Sicuramente abbiamo trovato il modo di adattarci più o meno velocemente nei nostri ambiti professionali e familiari. Penso che questa capacità infinita di adattamento umano sia un po' come lo stress: se preso a piccole dosi serve a reagire e a migliorare, se invece lo stress è continuativo ti esaurisce perché non ti dà il tempo di ricaricarti.
Per consolarmi comunque ho fatto mia la massima di Eraclito: "Nulla è permanente, eccetto il cambiamento." :)
Come massima è fantastico, condivido senza ombra di dubbio.
Direi che con il 2021 il livello di stress da COVID è diventato continuativo, non che il 2020 fosse leggero ma sembrava ancora accettabile, comunque magari mi sbaglio e siamo verso la fine del tunnel...
Fantastica...
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