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(Immagine di Pexel) |
Sono già diversi mesi che non scrivo, certo in questo periodo ho dovuto occuparmi della pubblicazione dell’ultima indagine del mio commissario Sorace cosa che, tra revisione, lettura dei beta, riletture mie, scelta della copertina e tutto il resto, non mi ha lasciato molto altro tempo, se poi ci metti in mezzo il lavoro non resta molto, peraltro mi sono consapevolemente concessa del tempo da dedicare a me stessa e quindi non scrivere è stata una scelta. Poi è arrivato il caldo e, quando accade, io perdo del tutto la volontà, mi sento assalita dalla voglia di rallentare su tutto, non ho più la forza di fare nulla, vorrei soltanto rilassarmi.
Bella scoperta direte voi, lo so, però adesso che potremmo riprendere la vita di prima (salvo lo spauracchio delle varianti del virus in agguato, cosa su cui resto guardinga) non ho poi tutta questa fretta di mettermi a correre verso la vita ante 2020, che poi tutta questa voglia non ce l’avevo neanche prima. La zona rossa, tutto sommato, per me era una specie di rifugio in cui non stavo affatto male, forse era un po’ troppo, eravamo passati dal troppo al niente certo, ma vivere con la giusta distanza dagli altri non mi disturbava affatto, anzi.
Per esempio, sul lavoro, tutte quelle riunioni che mi facevano perdere tempo e mi creavano ansia e insofferenza (nei confronti degli altri) sono state fatte on line, con grande vantaggio e minor dispendio di tempo e di energia. Poi, vuoi mettere far finta di avere la linea disturbata quando c’è il collega logorroico che parla a vanvera? Tutti quelli che usavano le riunioni per rompere... ehm parlare dei loro specifici problemi invece di focalizzarsi sull’ordine del giorno urgente della riunione, sono stati messi a tacere. E quelle riunioni di non diretto interesse a cui mi costringevano a partecipare? Sono diventate un sottofondo simpatico mentre svolgevo il resto del mio lavoro, ascoltando con un orecchio solo. Inoltre la cuffietta (quella che mi collega all’audio del pc) è diventata per me anche un ottimo espediente per tenere lontani i colleghi in presenza che ogni tanto si affacciano sulla porta dell’ufficio per farmi perdere tempo. (Ho un collega che mi vuole offrire il caffè venti volte al giorno, io ne prendo al massimo due e il caffè della macchinetta mi causa bruciori di stomaco, poi c’è la collega che fuma venti sigarette elettroniche e mi chiede se le faccio compagnia (c’è una specie di cortile esterno per i fumatori, credo che lei passi più tempo lì che seduta alla scrivania...) per mantenere un minimo di rapporto sociale e cordiale - lo ammetto sono un po’ “orsa” ma soprattutto non amo perdere tempo - la mattina prendo il caffè con lei e le faccio compagnia per la prima sigaretta, ma poi sono già satura. Così ogni tanto mi difendo dagli eccessi di "socialità" mettendo la cuffietta, come se fossi in videoconferenza...
Comunque io spero che le riunioni possano continuare on line, insomma non perdiamo le buone abitudini e non perdiamo i vantaggi che abbiamo acquisito con la pandemia.
Ci sono poi altri interessanti vantaggi che non dovremmo perdere, per esempio lavorare qualche giorno a distanza può essere utile, per conciliare le esigenze familiari, per chi ha specifiche esigenze, per chi abita distante dalla sede dell’azienda. Spero che si arrivi alla massima conciliazione di queste pratiche nel mondo del lavoro, ma non sono sicura che questo avvenga davvero, però lo spero, in fondo certe dinamiche diventano un vantaggio anche per le aziende.
Sono scettica sulle libertà a cui si pensa di tornare. E se restassimo in una cauta zona gialla? Non dico nella realtà, che si vorrebbe tornare alla normalità - soprattutto per le attività di molti settori - ma una zona gialla mentale, uno stato in cui non sia necessario correre ma meditare, assaporando meglio la realtà di tutti i giorni, è come quando ti muovi sempre in macchina e poi una mattina ti concedi una passeggiata senza fretta e, all’improvviso, ti accorgi di cose intorno a te che non avevi mai visto, ma erano lì da sempre solo che non le vedevi, troppo presa dalla tua corsa.
Lo desideravo anche prima ma, ora più che mai, vorrei conquistare la lentezza nella mia vita perchè non ha senso correre e, soprattutto, correndo si vive male, e possono perdersi le cose belle e importanti. Un po’ come la lumaca raccontata da Sepúlveda nella sua favola. Putroppo non dipende solo da me, quindi la mia volontà e la mia consapevolezza non bastano, ma essere convinti aiuta.
Non vorrei dare però un'impressione sbagliata, rallentare non vuol dire oziare, siete d'accordo con me?