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venerdì 26 novembre 2021
Recensione di Una inutile primavera sul blog di Eleonora Ippolito
domenica 21 novembre 2021
La scrittura smarginata di Elena Ferrante
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Questa settimana sono stata al Teatro l’Arena del Sole a vedere uno spettacolo intitolato "La scrittura smarginata", evento organizzato nell'ambito de Le Umberto Eco Lectures.
All'università di Bologna esiste, infatti, un centro intitolato a Umberto Eco "Centro Internazionale di Studi Umanistici “Umberto Eco”, che finanzia e organizza vari eventi e questo costituiva appunto una rappresentazione, la più importante del 2021 per il Centro Eco, in collaborazione con la casa editrice E/O di Elena Ferrante e l'Emilia Romagna Teatri. Di seguito riporto il link
l'autrice è stata interpretata dall'attrice Manuela Mandracchia che ha portato in scena tre lezioni, scritte da Elena Ferrante e realizzate proprio a questo scopo, nei giorni da mercoledì 17 a venerdì 19 novembre. Ogni sera c'era un testo differente: (La pena e la penna, Acquamarina, Storie, io) presentati al pubblico per la prima volta.
Erano tre appuntamenti a ingresso gratuito
(ma con prenotazione obbligatoria) anche in diretta streaming sui profili social dell'Università (Facebook e Youtube); ERT/Teatro Fondazione (Facebook e Youtube);
Teatro Arena del Sole (Facebook); Edizioni E/O (Facebook).
Nella prima foto, come si può vedere, c’è il palco prima dell’inizio dello spettacolo, che ho fatto prima di prendere posto, anche perché ero in seconda fila e ho evitato di fotografare l’attrice perché, data la vicinanza e il fatto che fossero state abbassate le luci, non volevo disturbare con la luce del flash. È stato un bellissimo monologo durato circa un’ora.
La foto sopra invece è il chiostro del teatro dove è possibile sedersi per gustare un aperitivo con dell’ottimo vino o altre bevande, il posto è molto suggestivo e il clima di quella sera era particolarmente mite, tanto che all’aperto si stava proprio bene.
Una curiosità su questo teatro, si chiama Arena del sole perché era nato, nel luglio 1810, come luogo di spettacoli diurni all’aperto sull’area dell’ex convento delle monache domenicane di Santa Maria Maddalena. Gli spettacoli venivano svolti proprio nel chiostro interno della foto, nel periodo estivo, tra Pasqua e fine settembre. Nel 1916 l’arena venne dotata di coperture smontabili per utilizzarla anche in inverno. Con il passare degli anni fu utilizzata sempre più come cinematografo e nel 1984 l’edificio fu comprato dal comune di Bologna che lo ristrutturò con dei lavori che durarono fino al 1995. Ricordo infatti le impalcature perenni che circondavano l’arena del sole, dai tempi dei miei anni universitari, e mi chiedevo sempre quando quei lavori sarebbero finiti. Comunque, dal febbraio del 1995 l’Arena del sole ritornò ad essere un teatro a tutti gli effetti.
Ho pensato di condividere con voi questa esperienza anche perché, in passato, mi è capitato di assistere a delle rappresentazioni letterarie legate a romanzi, racconti o scritti di autori vari e devo ammettere che le parole di un libro, interpretate da un attore o attrice, hanno un impatto molto forte e particolarmente incisivo. Un libro così interpretato diventa molto più bello, del resto ne abbiamo un buon esempio anche con gli audiolibri.
Amate il teatro? Ci siete stati di recente? Avete mai seguito una rappresentazione simile a quella che ho descritto?
Fonti immagini: la prima foto è tratta da Pixabay
Fonti testi: Wikipedia per la parte storica dell’Arena del sole.
giovedì 18 novembre 2021
Recensione di Una inutile primavera sul blog Inchiostro Mite
Cari amici
voglio condividere con voi la recensione di Una inutile primavera, l'ultima indagine del commissario Saverio Sorace, da parte del blog Inchiostro mite di Renato Mite (Il blog per i lettori a passo lento)
Vi riporto il link Inchiostro Mite
è sempre molto bello scoprire le impressioni di un lettore, nonchè blogger che legge e recensisce molti romanzi, come Renato e, approfitto di questo post, per ringraziarlo ancora per aver letto i romanzi di questa serie. Quello che mi ha colpito di questa sua ultima recensione è che ha saputo cogliere aspetti di cui io stessa non mi ero quasi resa conto e mi è piaciuto ripercorrere, attraverso i suoi occhi, le tappe della scrittura di quella storia.
Se vorrete leggere e lasciare un commento, sul blog di Renato oppure qui, come sempre, vi risponderò con gran piacere.
domenica 14 novembre 2021
La profondità delle canzonette
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Ciò che non si può dire e ciò che non si può tacere, la musica lo esprime. (Victor Hugo) |
Due volte a settimana vado al lavoro a piedi, me lo sto imponendo per fare più moto, da casa mia fino alla sede del mio ufficio sono due chilometri e mezzo ed è un percorso che faccio in circa trenta minuti a passo regolare. Quando esco di casa imposto l’ascolto su Amazon music di un cantante che mi piace e così faccio la strada con il sottofondo musicale. Per semplicità mi limito a dire: Alexa fammi sentire Tizio; Caio o Sempronio e così parte la lista delle canzoni in modulazione libera, nelle ultime settimane ho ascoltato per esempio Fiorella Mannoia, Rino Gaetano, Marco Masini, Antonello Venditti, Franco Battiato, Tiro Mancino e altri ancora. Sono andata a ripescare anche cantanti che non ascoltavo da tempo abbastanza remoto.
Mentre ascolto i testi delle canzoni mi trovo a riflettere, ci sono canzoni con dei testi piuttosto impegnati, anche quelle canzoni che sembrano tanto allegre e leggere, così la mia mente spazia sulla potenza di alcune modalità artistiche, quella delle canzoni è davvero prorompente perché raggiungono una vastissima platea di persone e il messaggio, infarcito dalla musica, si insinua nella testa e arriva, non sempre forte e chiaro, ma arriva. Perché arrivi davvero bisogna soffermarsi sul testo, ma questo prima o poi accade come è successo a me.
Ricordo che da ragazzina adoravo Edoardo Bennato e conoscevo a memoria il suo album Burattino senza fili, era il 1977 e avevo tredici anni, quanta profondità in quei testi, solo che ci sono arrivata bene solo dopo. Allora mi piaceva molto il fatto che Bennato fosse un contestatore di una società ingessata e ipocrita, non che il mondo attuale sia migliore, ma sorvoliamo.
Tempo fa ho riascoltato quei testi e sono rimasta folgorata dalla loro grande attualità.
per esempio c'è la strofa di È stata tua la colpa
Adesso non fai un passo se dall’alto non c’è
qualcuno che comanda e muove i fili per te
adesso la gente di te più non riderà
non sei più un saltimbanco
ma vedi quanti fili che hai!...
o Mangiafuoco
Non si scherza, non è un gioco
sta arrivando Mangiafuoco
lui comanda e muove i fili
fa ballare i burattini
Ma se scopre che tu i fili non ce l’hai
se si accorge che tu il ballo non lo fai
allora sono guai - e te ne accorgerai
attento a quel che fai - attento ragazzo
che chiama i suoi gendarmi
e ti dichiara pazzo!...
o La fata (in un chiaro messaggio dalla parte delle donne)
Farà per te qualunque cosa
e tu sorella e madre e sposa
e tu regina o fata, tu
non puoi pretendere di più
E forse è per vendetta
e forse è per paura
o solo per pazzia
ma da sempre
tu sei quella che paga di più
se vuoi volare ti tirano giù
e se comincia la caccia alle streghe
la strega sei tu.
Vi invito ad ascoltare il resto dei testi, tanto adesso con spotify è possibile spaziare, sono davvero molto attuali, forse oggi più di ieri.
E ancora, tralasciando la più famosa "Ma il cielo è sempre più blu", qualche testo del compianto Rino Gaetano,
Mio fratello è figlio unico
Mio fratello è figlio unico
perché è convinto che Chinaglia
non può passare al Frosinone
perché è convinto che nell'amaro benedettino
non sta il segreto della felicità
perché è convinto che anche chi non legge Freud
può vivere cent'anni
perché è convinto che esistono ancora gli sfruttati
malpagati e frustrati
Mio fratello è figlio unico
sfruttato represso calpestato odiato
Mio fratello è figlio unico
deriso frustrato picchiato derubato
E io ci sto
Mi dicono alla radio statti calmo e statti buono
non esser scalmanato stai tranquillo e fatti uomo
ma io con la mia guerra voglio andare ancora avanti,
e costi quel che costi la vincerò non ci son santi
Anche se invece però, mi guardo intorno ancora un po'
e mi accorgo che son solo,
ma in fondo è bella però la mia guerra e io ci sto
Ma se vogliamo qualcosa di più recente eccovi uno stralcio del testo di Pamplona di FabriFibra
Oggi le modelle fanno le DJ
La bella gente, la pista, le luci
E le ventenni vanno a letto con i vecchi
Per pagarsi una borsa di Gucci
A Milano piove spumante
Perché lo Champagne è francese
Un matto gira in centro in mutande
E uccide i passanti con un machete
La politica ci vuole divisi
In TV sento parlare di Isis
Su nel cielo, guarda, volano missili
Fuori fighe da sfilate Intimissimi
Droga gira in questi party, unisciti
Ogni tanto vedi c'è chi collassa
Gli adulti che si fanno selfie in crisi
Non trovano parole neanche per gli hashtag
Dove sei?
L'estate comincia adesso
Ma tu vuoi correre
C'è l'Apocalisse in centro
Segui le luci della città
Pace agli uffici e alle università
Beviamoci su che qualcosa qui non funziona
Siamo come i tori a Pamplona
Fuggiamo insieme
E sorvoliamo l'oceano
È da una vita che vuoi sapere
Il nostro posto qual è, Il nostro posto qual è. Il nostro posto qual è?
Riflessioni che lasciano il tempo che trovano, ma che sono interessanti da esaminare, se vogliamo dire qualcosa di scomodo o di provocatorio o, semplicemente, quello che pensiamo ma non abbiamo il coraggio di affermare allora possiamo dirlo attraverso una canzone. Vale per chi le scrive, ma anche per chi le ascolta e in quei testi si riconosce, non è un caso che certe canzoni abbiano più successo di altre. Più i testi escono dai binari più piacciono (sarà per questo che la canzone più amata di Guccini sia “L’avvelenata” oppure per Marco Masini la più eloquente “Vaffanculo”).
Facendo un piccolo parallelismo con la scrittura ho notato nei libri che ho letto, ma anche in quelli che scrivo io, che esiste la tendenza ad affermare quello che nella vita non possiamo o non riusciamo a dire in modo esplicito. Per esempio ho fatto morire nei miei gialli dei personaggi che assomigliano molto a persone (stupide, false o quasi criminali) che ho incontrato nella mia vita reale o che conosco attraverso i media, che soddisfazione, è qualcosa di catartico e liberatorio. Poi ci sono quelle situazioni che vuoi denunciare in qualche modo e così ne parli in un romanzo. Insomma ogni forma artistica risponde a un’esigenza insopprimibile che è quella di esprimere la propria libertà di espressione.
E voi cosa ne pensate? Avete qualche canzone (o libro) particolare da segnalare, dove ritrovate un messaggio in cui vi riconoscete?
Fonti immagini: Pixabay
Fonti testi canzoni: Google
domenica 7 novembre 2021
Sette anni di scrittura
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La parola scritta ha la forza di accendere la fantasia e illuminare l’interiorità. Aharon Appelfed |
Sono passati sette anni dalla pubblicazione del mio primo romanzo, ci ho pensato leggendo il post di Maria Teresa Steri del blog Anima di carta in cui dava consigli sul self publishing in base alla sua esperienza. A proposito, sono consigli utilissimi, un vademecum a cui attingere per poter pubblicare, io ho stampato la pagina per utilizzarla al momento opportuno.
La mia prima pubblicaizone self risale all’anno 2014, me lo ricordo molto bene perché era l’anno in cui compivo 50 anni. Quando arrivi a un traguardo così importante ti ritrovi a fare sempre dei piccoli bilanci e, a fine 2013, mi ero ritrovata a esaminare la mia vita valutando quello che avevo sul piatto della bilancia, tra soddisfazioni, sogni e sconfitte. Tra i sogni, su quel piatto, c’era anche quello di scrivere, inseguito con impegno, ma navigando molto a vista nei quattro anni precedenti; infatti in quegli anni avevo frequentato dei corsi di scrittura, scritto un romanzo e partecipato a diversi concorsi letterari.
Avevo vinto, o mi ero piazzata bene in alcuni concorsi letterari locali, partecipando con dei racconti, finché avevo capito che il mio vero obiettivo da raggiungere era quello di pubblicare un romanzo. L'occasione arrivò con un concorso della Mondadori, pubblicizzato dal settimanale Donna Moderna, che costituì anche l'occasione per scriverlo. Nel momento in cui venni a conoscenza del concorso avevo ancora alcuni mesi davanti a me. Scrissi il romanzo, usando come incipit un mio racconto, partecipai e, ovviamente, non vinsi, ma subito dopo partecipai al concorso di Io scrittore, superando la prima selezione e qualificandomi tra i primi duecento. In quella fase la casa editrice Gems mi aveva perfino inviato i moduli con le liberatorie da firmare, in cui dichiaravo che il romanzo era scritto da me, che detenevo i diritti e che mi impegnavo, qualora fossi arrivata tra i primi cinque, a pubblicare con loro. Insomma ci avevo sperato sul serio. Poi non mi sono piazzata tra i primi cinque classificati che poi erano i soli che sarebbero stati pubblicati. Fine.
Dopo il concorso Io Scrittore rilessi le varie critiche ricevute (positive e negative) e mi dedicai alle revisione del romanzo. Pensai che ero alla soglia dei cinquant’anni e che gli anni stavano passando troppo in fretta, non volevo più passare il tempo tra un concorso e l’altro o in attesa di una risposta da una casa editrice che mi avrebbe snobbato: mi sarei pubblicata da sola. È stata la scelta più giusta che potessi fare in quel momento. I motivi sono vari:
1) sono uscita dal limbo delle attese
c'è una grande differenza tra scrivere e pubblicare, finchè scrivi operi nel mondo della fantasia in un rapporto tra te stessa e i tuoi personaggi. Quando pubblichi ti metti in discussione e la tua scrittura acquista concretezza. Vedere materialmente il tuo libro, anche solo in ebook, con una copertina e un contenuto, ha un effetto tutto diverso dal semplice scrivere. In quel momento prendi delle decisioni concrete.
2) ho imparato dai miei errori
dopo aver studiato le diverse piattaforme con cui pubblicare ho scelto Narcissus (ora Streetlib) perchè era la piattaforma che mi aveva convinto di più. Da profana del self publishing affidai loro la conversione dell’eBook e l'impostazione della copertina, e questa fu una buona scelta.
Tuttavia, essendo del tutto inesperta, feci anche molti errori, per esempio quando finalmente arrivai alla pubblicazione non feci nessuna promozione, del resto non sapevo come fare. Così mi sono messa a studiare frequentando i vari blog che parlavano di scrittura e seguendo gli autori self che avevano successo. Il mio romanzo intitolato "La libertà ha un prezzo altissimo" uscì a fine agosto 2014 e fino a dicembre non vendette neanche una copia (tranne quella che comprai io), ma tra settembre e dicembre approfondii molte questioni e capii come impostare una pagina facebook e una promozione. Nel 2015 il romanzo ebbe un breve ma rincuorante decollo, riuscii a vendere - in un paio di mesi - oltre un centinaio di ebook e ricevetti anche delle recensioni positive. Nel frattempo mi ero accorta che l'ebook conteneva degli errori di punteggiatura e qualche refuso. Così, armandomi di santa pazienza, ho revisionato tutto il testo e ho imparato, da autodidatta, seguendo i tutorial di Narcissus, a fare la conversione del testo in ebook, per poter inserire le correzioni. Un lavoraccio durato diversi mesi che, però, mi è servito tantissimo e mi è tornato utile per gli ebook successivi.
Con il tempo ho imparato che, anche dopo tante revisioni e, spesso, proprio dopo la pubblicazione, c'è sempre qualche piccolo errore in agguato, una virgola di troppo o mancante, un refuso, una lettera maiuscola o minuscola al posto sbagliato. In quel caso puoi sempre correggere e, per un autore self, poter correggere è importantissimo, perchè si è costantemente sotto la lente di ingrandimento dei lettori snob che guardano al self publishing con sufficienza o, peggio, con disprezzo.
Ebbene sappiatelo, ho trovato degli errori, talvolta macroscopici, anche in libri di case editrici big.
3) ho scritto altri romanzi
Dopo il primo romanzo, mi sono accorta che avevo tante storie dentro di me che spingevano per venire alla luce. Sapere di poter decidere da sola quando e come pubblicare mi ha dato l'imput giusto per scrivere. Così, anno dopo anno, ho scritto ben altri nove romanzi. Uno di questi è stato anche notato da una piccola casa editrice con cui poi ho stipulato un contratto, esperienza abbastanza interessante. Inoltre ho pubblicato anche con la piattaforma self di Amazon, una storia d’amore che ha avuto un notevole successo e venduto tantissimo, con mia grande sorpresa. E tutto questo ha aggiunto una nuova esperienza al mio bagaglio.
Ora mi destreggio, più o meno con disinvoltura, tra Streetlib e Amazon, tra ebook e cartaceo; anche quest'ultimo richiede di imparare bene le impostazioni delle piattaforme, per me è sempre una fatica, perchè nel frattempo ho un lavoro principale che mi impegna parecchio, ma del resto non vivo di scrittura.
4) mi sono perfezionata nelle mie pubblicazioni
Sono stati sette anni intensi in cui mi sono buttata in diverse sfide, passando da romanzi a tema femminile a romanzi di formazione e a romanzi d’amore, anche se non so se definirli romance veri e propri, perché nelle mie storie non manca mai l’impegno o la situazione difficile. Poi mi sono buttata nel giallo, inizialmente per una scommessa con me stessa, poi per l’esigenza di andare oltre le storie d’amore e poter trattare anche altri temi più complessi e di forte attualità. È quindi nata la serie del commissario Saverio Sorace con all’attivo cinque episodi. Con il giallo mi trovo molto a mio agio e non nego di sentirmi anche più libera nell’esprimermi.
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Le indagini di Saverio Sorace |
Mi sono perfezionata dando anche maggiore importanza alla copertina dei miei lavori, infatti, a partire dal 2016, mi sono rivolta quasi sempre a una grafica professionista che mi ha creato delle cover davvero belle. Questo non significa che sia obbligatorio, molti autori fanno per conto loro delle ottime cover, dipende molto anche dalle competente possedute da ciascuno, tuttavia per i miei gialli ho impostato uno stile delle cover che è importante mantenere.
Insomma, dopo le ingenuità del mio primo romanzo, ora sento di aver acquisito delle discrete competenze in materia di scrittura, di revisione e di “confezionamento” di un libro (eBook e cartaceo), qualcosa ho imparato anche in materia di promozione, anche se questa è una materia vastissima e richiede un dispendio di tempo ben superiore a quello che io vi dedico. Resta sempre qualcosa di nuovo da imparare, ma io sono sempre disposta a mettermi alla prova, nei limiti del buon senso...
Un curiosità per chi ancora non lo sa, Giulia Mancini è uno pseudonimo a metà, nel senso che Mancini è il cognome di mia madre, ho sempre pensato, in caso di pubblicazione, di voler usare il suo cognome, per po' per affetto e un po' per la necessità di separare il mondo del lavoro da quello della scrittura.
E dopo sette anni cosa penso di fare?
Me lo sono chiesta perché la voglia di scrivere è scemata negli ultimi tempi, forse per una serie di situazioni che si sono verificate, probabilmente anche perché ho meno storie da raccontare, tuttavia ho ancora un paio di romanzi da pubblicare poi si vedrà. Al momento la scrittura resta l’unico territorio della mia vita veramente libero.
Se volete dire la vostra ogni commento è gradito