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Certi ricordi sono come amici di vecchia data, sanno fare pace. Marcel Proust |
È sempre stato il mio cugino bello, quello che sembrava un attore, il nipote prediletto di mia madre, figlio unico del fratello degenere “comunista”, ma adorato comunque da tutte le sorelle. Michele, purtroppo, viveva troppo lontano dalla Puglia, lavorava a Milano e ci si vedeva sempre più raramente.
Non so come accadde, ma un giorno mi telefonò e mi chiese: ma non sei mai stata a Milano? perché non ci vieni a trovare questo week end? Vivevo già a Bologna, forse mi ero appena laureata, forse già lavoravo, é un ricordo nebuloso, non ricordo bene, ma ricordo ogni minuto di quel soggiorno a Milano con lui e la sua famiglia.
Era un week end lungo, quello dei morti o dell’Immacolata, non so, sono solo sicura che fosse in autunno, perché in quel week end, la domenica, andammo tutti insieme a raccogliere le castagne in una località boschiva vicino Como dove ci raggiunsero le altre cugine che facevano le insegnanti in un piccolo centro in provincia di Como. Fu una bella occasione per ritrovarci tutti e passare un po’ di tempo insieme. Fu molto bello passare insieme quei giorni con le sue due bambine e sua moglie. La sera del mio arrivo Michele telefonò a mia madre facendo finta di averla chiamata per un saluto e poi disse “ti passo una persona” ricordo ancora la voce squillante e gioiosa di mia madre che non riusciva a capacitarsi del fatto che fossi a Milano da suo nipote “Lilino” come lo chiamava affettuosamente.
Il lunedì successivo, era una bellissima giornata di sole e io, seguendo le sue istruzioni sull’autobus da prendere, andai a visitare il centro di Milano, visitai il duomo e il castello Sforzesco e mi stupii molto della bellezza della città che immaginavo molto più grigia e nebbiosa. Comunque tornai a casa per l’ora di pranzo e mangiai in compagnia di sua moglie, Ida, davanti a una soap opera dell’epoca intitolata “Quando si ama” che andò in onda in Italia fino al 1990 poi fu soppiantata da Beautiful. Lei faceva l’insegnante in una scuola vicina e riusciva a tornare a casa per pranzo, a differenza di Michele che lavorava fuori tutto il giorno e tornava a casa solo la sera. La loro vita mi era sembrata così lineare e piacevole, un connubio perfetto, anche se faticoso, per incastrare ogni giorno gli impegni quotidiani del lavoro e delle bambine in una città come Milano e con i nonni lontani che vivevano in Puglia.
Michele aveva 42 anni quando ci lasciò, stroncato da un tumore, in silenzio, mio zio ci informò solo dopo il funerale perché lui voleva così. Mi sono sempre chiesta perché non avesse voluto informare gli altri familiari, solo anni dopo ho capito, quando ci si ammala si preferisce lasciarsi dietro il ricordo di quando si è in salute, non si desidera nessun sentimento che assomigli alla pietà o alla commiserazione, a parte la vicinanza dei familiari più stretti.
In questi giorni ricordando tutte le volte che sono stata a Milano ho ripensato a lui, i miei zii avevano solo quel figlio e la loro vita non fu più la stessa dopo la morte di Michele anche se le due nipotine riempirono molto la loro vita, ogni estate si trasferivano a casa loro in Puglia e passavano tutto il tempo con loro, dopo la morte del padre il legame con i nonni si era fortificato ancora di più. Oggi sono due splendide donne realizzate e sicure.
Sono tornata a Milano tante volte, per motivi vari, a trovare degli amici, oppure a vedere delle mostre o dei concerti, ogni volta è stata un’occasione per scoprire aspetti nuovi della città, ma non sono mai andata a trovare la moglie di Michele, ci siamo sempre viste in Puglia durante le calde estati quando ancora i miei zii erano vivi e passavo a salutarli e a parlare di lui. Ora che hanno abbandonato la vita anche loro da molto tempo sono finite le occasioni per ritrovarsi, ma mi piace frugare nei miei ricordi e ritrovare pezzi di vita dimenticati. Sarà mica sintomo di vecchiaia?
Forse è solo la voglia di ritrovare una parte di me, di ricongiungere qualche filo spezzato, mi rendo conto che il passato l’ho attraversato troppo di fretta, per l’ansia di vivere e di costruire, guardando sempre avanti con l’ossessione del tempo. Grazie ai ricordi, oggi mi sembra di riappropriarmi del presente e di recuperare uno sguardo sereno sulla vita senza attesa né nostalgia.
Fonti immagini: Pixabay