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L’ansia è la vertigine della libertà. William Shakespeare |
Ogni tanto mi capita di leggere qualche articolo che parla dell’ansia, Daria Bignardi ci ha scritto perfino un romanzo intitolato “Storia della mia ansia”, ed io tutte le volte mi tuffo nella lettura sperando di scoprire cose nuove, ma in cuor mio conosco già tutto dell’ansia.
Quando ero piccola, parlo del periodo della prima elementare, non volevo mai fare i compiti, dopo la scuola arrivavo a casa e dopo pranzo correvo a giocare, mia madre era già disperata, “cominciamo bene” mi diceva, poi mi ritrovavo la sera tardi a scrivere la paginetta per il giorno dopo, mentre crollavo dal sonno sopra il quaderno. Dopo alcuni giorni capii che era meglio fare subito i compiti scritti per poi essere libera di giocare. In prima elementare i compiti veri per me erano la scrittura mentre la parte orale non esisteva, se dovevo leggere una pagina del sussidiario me ne fregavo allegramente e leggevo “Topolino” tanto poi grazie alla lettura dei fumetti sapevo leggere speditamente anche qualunque pagina del sussidiario, insomma già a sei anni, in modo abbastanza inconsapevole, avevo capito i benefici della lettura. Credo che risalga a quei primi anni di scuola la nascita della mia ansia, perché mi imponevo di finire tutti i compiti prima ancora di andare a pranzo perché dopo dovevo giocare, avevo preso alla lettera il detto: prima il dovere poi il piacere. Peccato che diventasse sempre più difficile fare i compiti scritti in mezz’ora, la maestra ci dava sempre più paginette da scrivere, accidenti! Alla fine decisi che era meglio mangiare e poi finire i compiti nel tempo in cui mia madre rigovernava.
Ovviamente - come accade per la maggior parte di noi - negli anni il tempo dedicato al dovere è cresciuto a discapito del tempo da poter dedicare al piacere. Così siamo arrivati ai nostri giorni e io ho dovuto rivedere il detto “prima il dovere poi il piacere” perché ho capito che se lo osservo nella mia giornata resterebbe solo il dovere senza neanche il tempo del mangiare e del dormire. Il mio detto è diventato “prima le cose urgenti, poi prenditi il tempo per ciò che serve al tuo benessere”, per alcuni anni ha funzionato, ma le cose urgenti sono cresciute a dismisura, sembra sia un problema generalizzato in una società che ci vuole sempre connessi e al massimo delle prestazioni, in pratica dovremmo drogarci per fare tutto quello che ci viene chiesto di fare come “nostro dovere” e prima del piacere. Ma, visto che alla fine non mi drogo, quando è finito il dovere giornaliero resta solo il piacere di dormire crollando sul divano o dove capita. Daria Bignardi nel suo romanzo descriveva la sua protagonista come una persona “senza pelle” e quindi sentiva le emozioni con più profondità, ma l’ansia era la benzina per tutto quello che faceva, scrivere, vivere, controllare tutto, passando la notte sveglia a pensare alla risoluzione di ogni problema quotidiano. Mi sono molto riconosciuta in certe dinamiche descritte nel romanzo, l’ansia di fare tutto e farlo il meglio possibile, il desiderio di “anticipare” le cose da fare per non avere quel peso che spinge sul cuore e sui pensieri. Solo che spesso certe incombenze non si riescono ad anticipare perché la vita é un susseguirsi di imprevisti che scombinano il nostro ordine delle cose. Insomma non abbiamo quasi mai il controllo sulla nostra vita, anche quando pensiamo di averlo.
Sul numero 47/2022 di donna moderna c’è un articolo intitolato “Fai pace con la tua ansia” di Cinzia Testa.
L’ansia causa quelle palpitazioni che battono nel petto e su fino alla gola quel sottile senso di apprensione che non va mai via. E poi i pensieri fissi, le preoccupazioni ogni volta che si profila un impegno importante. Benvenuta nel mondo degli ansiosi un problema aumentato vertiginosamente negli ultimi due anni, dati alla mano ne soffrono circa otto italiani su dieci. Dobbiamo rassegnarci a vivere di tranquillanti?gli ansiolitici sono riservati esclusivamente i casi più gravi. Tutti sperimentiamo l’ansia nel corso della vita fa parte del nostro essere e dobbiamo imparare a sfruttarne le potenzialità. L’obiettivo infatti non deve essere quello di soffocare i sintomi, ma di rendere cosciente la persona della loro esistenza, in modo che impari a gestirli. Quando è positiva l’ansia libera energia che ci permette di rispondere in modo rapido a quello che ci accade.
Il problema nasce quando si è costantemente in uno stato ansiogeno, perché ci ritroviamo a rimuginare sui problemi, ad avere pensieri fissi che ci avvelenano l’anima e la qualità della vita. Per evitare di ricorrere agli psicofarmaci esistono delle tecniche che consentono di ridurre l’ansia, consigliati dal dottor Deledda, direttore dell’Unità di psicologia clinica dell’ospedale Don Calabria di Negrar di Valpolicella. Queste tecniche devono mettere a fuoco pensieri ed emozioni che creano sofferenza e quindi scatenano l’ansia, perché alla fine si ha una iperattivazione del sistema nervoso che porta a disturbi fisici, quali tachicardia, eccessiva sudorazione, tensione muscolare e rialzo della pressione arteriosa. Ovviamente questi disturbi ne portano altri e possono diventare una vera e propria patologia.
Ora non voglio addentrami più di tanto nello specifico delle terapie, il consiglio può essere quello di fare della piscoterapia mirata quando l’ansia è così forte da compromettere la vita quotidiana.
Al di fuori della psicoterapia vera e propria anche noi nel nostro piccolo possiamo imparare a usare queste tecniche, esse sono la mildfulness, lo yoga, il training autogeno, la meditazione, le tecniche di respirazione anche perché l’ansia ci porta alla mancanza di aria e alla difficoltà nel respirare.
Potete trovare in rete, per esempio su YouTube, tanti consigli su come esercitare la mildfulness e le altre tecniche indicate. Io ogni tanto ci provo, ma questo impegno rientra sempre nel tempo che non ho e che devo ritrovare...però sono convinta che possa essere davvero utile trovare il proprio rimedio all’ansia, dopo racconterò dei miei rimedi.
Parecchio tempo fa, era il 2006, mi trovai a una presentazione e comprai il libro di uno psicologo e psicoterapeuta di Bologna, il dottor Andrea Fiorenza, intitolato Ansia: 99 stratagemmi per liberarsene rapidamente. È un libro che è presente nella mia libreria e che ogni tanto mi piace sfogliare, essendo un libro interessante ma anche un manuale di auto aiuto. Nel libro l’autore, oltre a illustrare con parole semplici le fobie più diffuse parla di casistiche incontrate nel suo lavoro e di come è stato possibile superare certe paure. Ci sono patologie molto gravi altre invece più “attenuate” che poi sono quelle che si possono superare più facilmente. Leggendo i casi raccontati in questo libro (con ossessivi compulsivi, agorafobici, coloro che soffrono di attacchi di panico) mi rendo conto di essere abbastanza normale, sono ansiosa però per problemi concreti, come sono per esempio le scadenze al lavoro che temo di non riuscire a rispettare.
Comunque gli stratagemmi utili per le mie ansie, sperimentate nel corso degli anni, sono le seguenti:
Scolorire l’immagine che spaventa: immaginare quello che ci fa paura e pensarla in bianco e nero oppure molto scolorita. È un modo per esorcizzare le mie paure. Ogni tanto funziona.
Fare le liste: quando ho troppe cose da fare scrivo su un post it le cose più urgenti e poi le depenno man mano che le faccio, ovviamente la lista non deve essere troppo lunga, altrimenti l’ansia aumenta invece che diminuire, è bene mettere in cima alla lista la cosa più urgente (che è poi quella che ci rende più ansiosi) poi a seguire le altre pratiche. Lo faccio anche per le questioni non lavorative ma personali e mi trovo abbastanza bene.
Recitare un mantra: io recito un mantra buddista, ma ognuno può recitare quello che gli pare, in tal modo riesco a distogliere i miei pensieri da quelli fissi che mi fanno star male, può sembrare assurdo ma funziona, almeno per me. Recitare un mantra fa parte delle tecniche di meditazione orientali ed ha basi scientifiche aiuta a calmare i pensieri e aumenta la concentrazione.
Mettere la sveglia: questo è proprio un mio rimedio casalingo, quando ho bisogno di ricordarmi di fare qualcosa (il cui pensiero è assillante e mi causa ansia) punto la sveglia a una certa ora, in tal modo “rimando” il problema e mi libero la mente, é un po’ il concetto di “fare il nodo a un fazzoletto” per ricordarsi qualcosa.
Infine ho letto in un articolo (quelli che a inizio anno danno consigli e suggeriscono buoni propositi) che secondo la numerologia tantrica, il 2023 è l’anno del sette - dato dalla somma dei numeri che lo compongono - numero che rappresenta l’aura, il campo magnetico che avvolge il nostro corpo e protegge la nostra energia. La cosa mi ha colpito perché a me piace molto il numero sette, una fissazione mia senza fondamento. Comunque visto che il sette rappresenta l’aura il suggerimento, per questo anno, è fare delle meditazioni che aiutino l’aura ad attrarre energia e respingere la negatività, come? Sedute a gambe incrociate e con le mani piegate sulle costole respirare lentamente e pensare a quello che si vuole nella vita di positivo. Non so se possa davvero servire, però prendersi cinque minuti al mattino per meditare potrebbe essere utile se non altro per sedare l’ansia.
Voi siete ansiosi? Cosa fate per superare i vostri momenti di ansia?
Fonti testi: Donna moderna n. 47/2022 Fonti immagini: Pixabay