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La moda è la maniera di dire chi sei senza dover parlare. Rachel Zoe |
Tutti lo chiamavano Elvis ed era effettivamente il suo nome o meglio quello con cui lui si faceva chiamare e si presentava. E lui di Elvis aveva le sembianze, un po’ in miniatura, perché era un po’ più basso e magro del vero Elvis, ma era Elvis per tutti noi. Frequentava regolarmente le lezioni, prendeva appunti e faceva gli esami come tutti gli altri, anzi no, lui era a un livello più alto degli altri, aveva un libretto pieno di Trenta e lode e nessun professore si permetteva di avere un pregiudizio solo per il suo modo di essere, perché era vestito come Elvis Presley con i capelli con il classico bulbo alla Elvis. Mi sono sempre chiesta quanto tempo occorresse per prepararsi la mattina e arrivare in tempo alle lezioni, soprattutto quelle che cominciavano alle otto.
Ogni tanto mi capita di ripensare alle persone conosciute nel periodo universitario e di chiedermi: chissà che fine ha fatto? Sono rimasta in contatto con molti amici e amiche di quel periodo, con alcuni abbiamo condiviso un lungo periodo di gioie e dolori, sono andata al loro matrimonio, ho conosciuto i loro figli, li ho rivisti dopo un divorzio oppure al funerale del compagno di una vita, lo stesso che vedevi sempre all’università accanto a lei. Altri non li ho mai più incontrati perché trasferiti in altre città ma ho notizie tramite il tam tam degli amici comuni. Poi ci sono le “comparse” quelli che incontravi regolarmente a lezione o agli esami e che salutavi con un “ciao” di simpatia però non hai mai approfondito la conoscenza perché non c’è stato il tempo né il modo di farlo.
Ed è di queste persone che ti chiedi che fine hanno fatto, perché non li hai mai incontrati neanche per caso per le strade di Bologna (che tutto sommato non è enorme e può davvero capitare di incrociarsi in piazza maggiore o sotto le due torri), oppure li hai incontrati ma non li hai riconosciuti perché semplicemente non li hai guardati. Ma se anche li vedessi lungo la tua strada non potrei neanche chiamarli per nome perché non lo ricorderei, di Elvis proprio non lo so.
Solo che la mia mente, che ama raccontare storie anche fuori dalla carta, gira vorticosamente lungo i meandri dei ricordi e così dopo tante domande senza risposta il ricordo finisce in un post, è l’unico modo che ho per parlare di Elvis o di altri come lui, passati nei corridoi dell’Università mentre c’ero anch’io.
Ripensando a lui mi è venuta la curiosità di approfondire i movimenti degli anni ottanta, perché non é che Elvis vestisse così perché era matto, no, c’era una moda precisa che molti seguivano, faceva parte dei Rockabilly. Negli anni ottanta, infatti, esistevano alcune sotto culture giovanili: i paninari, i punk, i metallari , i dark, i Rockabilly, “un’intera generazione che trovava la propria identità all’interno di una sottocultura ben precisa, distinguendosi con un look che aveva codici visivi e uno stile di vita ben mirati”
I Rockabilly si contraddistinguevano per un abbigliamento riflettente “lo stile dei musicisti anni cinquanta, pantaloni, magliette colorate, cappotti con il bavero alzato, pantaloni jeans Levis (501 o 505) e altri articoli come t-shirt e giacche da moto” (descrizione riportata da Wikipedia). Tuttavia oltre all’abbigliamento quello che li caratterizzava era la passione per una certa corrente musicale.
Poi c’erano gli altri, i paninari, i dark, i metallari, i punk che avevano a loro volta loro particolari caratteristiche. Facendo un giro in rete ho recuperato alcuni dati che riporto sotto, ripresi da Google e Wikipedia.
I paninari erano molto colorati infatti i giubbotti tipici erano i bomber imbottiti con colori sgargianti (i famosi piumini Moncler degli sketch televisi del programma Drive in), poi c’erano i jeans e il giubbotto levi’s con il pelo, le felpe Best Company e altri maglioni rigorosamente oversize. Il termine paninaro deriva dal nome del bar Al panino, locale di Milano in zona San Babila in cui il primo gruppo di ragazzi su riunisce nei primi anni ottanta.
I dark erano collegati alla variante oscura e malinconica della musica new wave e post-punk con composizioni musicali con tonalità in chiave minore e liriche introspettive e dolorose.
I metallari erano gli appassionati di musica heavy metal con abbigliamento ispirato agli esponenti del genere, quindi indossavano giacche di pelle nera e accessori con spille e borchie di metallo.
Riguardo ai punk si tratta di una cultura con origini molto variegate ed è difficile racchiuderle in una sola definizione, invece la moda era più uniforme, in quanto gli elementi prevalenti erano jeans attillati e strappati, giubbotti di pelle sgualciti, stivali anfibi con grosse suole e cinte di cuoio, collari e lucchetti al collo.
Ricordo che c’era una mia amica della vecchia compagnia vedo ancora oggi, che seguiva la moda Punk, lei era bellissima, bionda e con la testa rasata ai lati e con una sfilza di orecchìni che contornavano l’orecchio, vestita sempre di nero ma con estrema cura, non c’era mai nulla fuori posto, era tutto perfettamente studiato, arrivava insieme al suo ragazzo, biondo anche lui e con lo stesso stile. Erano una bellissima coppia che durò poco più di un anno, poi si lasciarono e la mia amica si liberò lentamente dello stile punk ma ancora oggi continua a vestire di nero.
Tra i cantanti musicali italiani Punk il ricordo più forte che ho è quello del duo musicale KRISMA (acronimo create con le iniziali dei loro nomi) formato da Cristina Moser e Maurizio Arcieri, uniti nella musica e nella vita, che ebbero un notevole successo negli anni ottanta con la musica tra punk e new wave. Nell’occasione della scrittura di questo post sono andata a cercare notizie di loro e ho scoperto, non senza una certa emozione, che non hanno mai smesso di esibirsi con la loro musica anche se lontani dalla televisione, hanno smesso solo con la morte di Maurizio avvenuta nel 2015 a 73 anni, nell’ottobre del 2022 é morta anche Cristina Moser a 70 anni, una lunga storia d’amore nella musica. Vi riporto un video da YouTube.
Oggi mi sembra che non ci siano più questi movimenti di sottoculture giovanili, per lo meno con la vivacità e la convinzione degli anni ottanta. Forse ci sono altre mode e altri movimenti ma non riesco a individuarle, o forse sono io che sono troppo distratta e non me ne accorgo.
Voi cosa ne pensate?
Fonti: Pexels, Google e Wikipedia