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Molte persone entreranno e usciranno dalla tua vita, ma soltanto le vere amiche lasceranno impronte nel tuo cuore. (Eleanor Roosevelt) |
Anna, Anna mia, Anna come l’allegria, Anna come un fiume quando è in piena, Anna come questa cantilena, Anna come il pane a cena…
È strano come la musica riaccenda i ricordi, è bastata questa canzone passata alla radio per scatenare una catena di emozioni perché i versi della canzone di Mimmo Cavallo sono l’immagine perfetta della mia vecchia amica Anna, una ragazza che conobbi all’inizio del secondo anno di università e con la quale cominciò un’amicizia che pensavo indissolubile.
Anna era davvero una forza della natura, sempre in attività con qualche progetto nuovo, sempre positiva e ben disposta verso gli altri, un’esplosione di energia travolgente, un fiume in piena, come dice il ritornello della canzone, spesso le cantavo proprio questi versi e lei ogni volta scoppiava a ridere e mi diceva stupita tutte le volte: ma sai che hai una bella voce, sei molto intonata! Potresti fare la cantante.
La incontrai davanti alla facoltà di Economia e non ricordo se fui io oppure lei a chiedere un’informazione su un corso di studi comune, ricordo che parlammo per circa mezz’ora e in quella mezz’ora davanti alla facoltà passarono alcune amiche che la salutarono e lei mi presentò come una sua nuova amica. Questa cosa a me sembrava incredibile, ma come, ci eravamo appena conosciute ed eravamo già amiche? Pensai che fosse un po’ eccentrica, ma Anna era così, aveva già deciso di adottarmi, mi chiese il numero di telefono e poi mi chiamò per invitarmi a uscire con il suo gruppo di amici bolognesi. Cominciammo a frequentarci a lezione in facoltà, ma anche fuori facoltà, ci trovavamo per studiare insieme in biblioteca oppure a casa sua, solo noi due ma anche con altri compagni di corso e quando non riuscivano a vederci ci sentivamo almeno per telefono per un saluto.
Ho frequentato la sua compagnia per tutto il periodo dell’Università e poi anche dopo perché in quel gruppo conobbi il ragazzo con cui fui fidanzata (lo so è un termine antico ma mi viene così) per tre intensi anni. E quando la nostra storia finì fu sempre Anna che mi portò fuori tutte le sere per farmi dimenticare il dolore della fine di un amore.
Si trattava di un gruppo di amici eterogeneo nel senso che la maggior parte di loro lavorava mentre io, Anna e altre tre amiche frequentavano insieme la facoltà di economia. Uscivamo insieme almeno due volte a settimana, di solito il giovedì e il sabato sera. Ogni tanto una nostra amica che aveva la casa in campagna organizzava una domenica all’aperto con tutto il gruppo ed era sempre una grande festa. Anna aveva un ragazzo che chiamerò Emilio con un nome di fantasia ed era il suo grande amore, ma la loro storia era un’altalena di alti e bassi e non per colpa di Emilio che era innamoratissimo di lei. Anche Anna era innamorata follemente di Emilio, ma forse non corrispondeva al ragazzo ideale che i suoi genitori avevano pensato per lei, perché Emilio non era laureato e faceva un lavoro modesto. Che poi non ho mai capito se fossero i suoi genitori a pretendere per lei un certo tipo di ragazzo oppure se fosse Anna ad avere questa idea fissa nella sua testa, perché i suoi li ho conosciuti e non mi hanno dato l’impressione di essere così legati alla forma. Enrico cambiò lavoro più volte, più per accontentare Anna che per una sua reale esigenza e forse alla fine lei fu contenta, ma qualcosa tra loro si incrinò e la loro storia finì, e so che non fu solo per la questione lavorativa. Emilio era un gran bel ragazzo, ma soprattutto era una persona di sani principi e con il gusto semplice della vita. Anna invece, a dispetto della sua apparente solarità, era una persona complicata, piena di paure e contraddizioni, che amava Emilio e - probabilmente - lo amava incondizionatamente, ma lo ha capito solo quando lo ha perso per sempre.
Anna era di Forlì, ma era una studentessa fuori sede di lusso, infatti aveva una bellissima casa a Bologna, comprata apposta da suo padre e finemente ristrutturata, in cui avrebbe potuto vivere tranquillamente senza problemi. Una casa vissuta bene nel periodo universitario, quando passavamo le ore a studiare per preparare un esame insieme oppure quando diventava il punto di ritrovo per gli amici della compagnia. Dopo Emilio ci furono un paio di storie finite presto, finché Anna si fidanzò con un ragazzo di Forlì che era agli antipodi di Emilio, di buona famiglia, figlio di professori universitari, molto serio e dal carattere chiuso, diventato lui stesso professore universitario, forse perfetto per le aspettative del padre di Anna. Lei asseriva di amarlo alla follia ma gli occhi non le brillavano come quando mi parlava di Emilio, e anche lui - per il poco tempo che l’ho conosciuto - non mi sembrava particolarmente preso, ma forse era solo una persona molto riservata.
E oggi ripenso a lei, ai suoi occhi azzurri e quel suo sorriso aperto e pieno di vita, quel suo modo di accogliere sempre tutti, quella sua solarità e quel suo entusiasmo, ma soprattutto ricordo l’affetto che aveva per me e la nostra amicizia. Per circa sette anni siamo state quasi inseparabili poi tutto é cambiato, Anna è cambiata, forse avvenne dopo la fine della storia con Emilio, in modo all’inizio quasi impercettibile, ma piano piano si é allontanata da tutti. Dopo la laurea ha iniziato a lavorare presso una grande azienda di Bologna e, pur avendo una casa di proprietà a Bologna, preferiva fare la pendolare e tornare a casa dei suoi ogni sera dopo il lavoro. Mi spiegò che sua madre una volta era stata male e non se la sentiva di passare la notte lontana dai suoi.
Per circa un anno ci sentimmo tutte le sere per telefono e mi raccontava la sua giornata lavorativa, i suoi pensieri, i suoi desideri e progetti, ogni tanto traspariva nei suoi discorsi, senza ammetterlo mai chiaramente, il suo rimpianto per Emilio. Tuttavia ogni volta che le proponevo di vederci di persona, fosse solo per un aperitivo veloce subito dopo il lavoro, declinava l’invito perché doveva correre a prendere il treno. “Potresti fermarti a Bologna almeno una sera ogni tanto, magari organizziamo l’uscita anche con le altre ragazze” le proponevo, ma niente, per Anna era diventato impossibile fermarsi a Bologna oltre il tempo del lavoro.
Con il vecchio gruppo di amici, per qualche anno ci siamo un po’ persi di vista, ma oggi vedo ancora con regolarità le amiche di allora e spesso ci ritroviamo tutti insieme nella stessa casa di campagna per fare una grigliata all’aperto assieme al resto del gruppo con i rispettivi consorti, compagni, fidanzati e figli, in una specie di grande compagnia allargata. Ho rivisto anche Emilio, per lui il tempo non sembra essere passato, ha solo qualche capello grigio ed è sempre bello come allora, ha una moglie e due figli ormai grandi e mi sembra felice. Ogni tanto chiedo di Anna alla mia amica che lavora nella stessa azienda ma anche lei fa fatica a vederla, capita in una grande azienda di non incontrarsi mai.
L’ultima volta che ho incontrato Anna di persona è stato per un caso fortuito, era l’inizio della primavera di non so quale anno ed ero a Milano Marittima a fare una passeggiata con colui che una volta era mio marito, lei era assieme al fidanzato perfetto che non ha mai sposato, ci salutammo con un abbraccio affettuoso, parlando per dieci minuti del più e del meno e poi ci facemmo una vaga promessa di risentirci presto, pur sapendo di mentire.
E oggi ascoltando le parole di questa canzone ripenso a lei e mi dico che, se è vera la frase di Eleanor Roosevelt, anche se non ci vediamo più, Anna ha comunque lasciato un’impronta nel mio cuore, e anche nella mia vita, in tutte le persone che sono ancora intorno a me.