domenica 18 ottobre 2015

Caldarroste a colazione


Ormai finisco sempre per postare di domenica, non è preventivato solo che, dopo le corse della settimana, in cui inseguo mille incombenze, l'unico momento in cui riesco a trovare un minuto per scrivere il post è la domenica.
Così la mattina mentre il resto della casa dorme ancora, mi rannicchio in un angolo e lascio vagare liberi i miei pensieri.
È piacevole soprattutto adesso che comincia il freddo, me ne resto sul divano con la coperta sulle gambe e assorbo il tepore residuo del letto. In fondo a me l'autunno non dispiace affatto, forse perchè, complice la pioggia o il tempo instabile, posso chiudere il mondo fuori senza troppi rimpianti e dedicarmi alla lettura di un libro o alla scrittura o alle mie divagazioni mentali.
Penso ai casi della vita, agli amici che credevo ormai lontani e che, per una strana combinazione degli eventi, ho ritrovato dopo parecchi anni.
Alla serata passata vicino al camino a mangiare caldarroste e a parlare delle nostre vite, dei nostri differenti percorsi e della incredibile vicinanza che sentiamo e che non si è mai spenta nonostante gli anni passati lontani. 

E così, complice l'atmosfera magica e un bicchiere di vino, trovo anche il modo di raccontare a qualcuno dei miei libri e della mia passione suscitando entusiasmi e curiosità.
Non parlo a molti del fatto che scrivo, solo a coloro che mi conoscono profondamente e che saranno contenti per me, che forse mi leggeranno oppure no ma, che comunque non mi giudicheranno. 
Per questo riesco ad aprirmi con gli amici di vecchia data con i quali ho vissuto dei periodi importanti della mia vita e, anche se ci ritroviamo dopo dieci anni, siamo ancora affiatati e complici. 
Oppure mi apro con estranei perché a istinto sento di poterlo fare, è capitato una volta nel corso di una mostra di un mio amico pittore: ero lì che osservavo i suoi quadri e mi ero messa a parlare con una  giovane ragazza, amica del pittore che mi era appena stata presentata e, parlando delle diverse forme d'arte è saltato fuori che scrivo e lei, mostrando un grande entusiasmo mi ha chiesto mille informazioni sulla mia avventura (io la chiamo così) e alla fine ci siamo scambiati i numeri di telefono e adesso ci frequentiamo spesso. 
Il mio rapporto con la scrittura è strano, lo vivo come qualcosa di intimo, perché quando scrivo metto del tutto a nudo i miei sentimenti, le mie emozioni e i miei pensieri. Sono io, senza nessun velo. 

È sempre stato così, non so spiegarlo. 
Ma voi quando scrivete vi sentite nudi come me? 


18 commenti:

Marina ha detto...

Non del tutto, però sì, credo di capire cosa intendi!

Io evito sempre di dire che scrivo, non so, mi mette un po' a disagio; lo faccio con persone che già lo sanno e che magari chiedono come procede, ma anche in questo caso taglio subito corto: proprio non mi piace centrare la conversazione su questo.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Sì hai centrato il punto, Marina, una sensazione di disagio. Io la provo perché mi sento scoperta e temo di non essere capita. Poi magari dopo un po', una volta che lo sanno, mi lascio andare, ma non è semplice mostrarsi subito.

Michele Scarparo ha detto...

Lo ha detto Oscar Wilde. Lo ha ripetuto Joyce Carol Oates, recentemente: "Poca sincerità è pericolosa e molta è assolutamente fatale". :)

Giulia Lu Mancini ha detto...

Ciao Michele, allora la virtù sta nel mezzo, devo cercare il punto giusto di stare nel mezzo. Non vorrei fatalmente soccombere per eccesso di sincerità. ;-)

Tenar ha detto...

Mi sento nuda quando parlo dei miei libri, quando scrivo, in fin dei conti, sono ben vestita dentro ai personaggi.
La condivisione con gli amici, non solo della scrittura, ma in generale del mondo interiore, per me è molto importante. Ci sono persone che vedo raramente, ma che, quando le incontro annullano del tutto la distanza, altre che, invece, sono in costante contatto con me, quasi parte della famiglia. In entrambi i casi non saprei come fare senza di loro

Massimiliano Riccardi ha detto...

Tanto per riprendere la vena citazionista di Michele Scarparo: " siamo tutti nel rigagnolo, ma alcuni di noi con il viso rivolto alle stelle". E' un po' la condizione di noi che leggiucchiamo e scribacchiamo in questo mondaccio difficile, davvero difficile.

Giulia Lu Mancini ha detto...

In effetti anch'io mi nascondo dentro i personaggi, ognuno di loro prende un aspetto di me. Gli amici, quelli veri, sanno dare moltissimo, incoraggiano e danno fiducia e non è poco. Alcuni di essi sono più presenti di alcune persone della mia famiglia.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Eh già è un mondo difficile, ma è proprio bello guardare le stelle. :)

Grazia Gironella ha detto...

Non mi sento nuda quando scrivo, a essere sincera. Forse non scrivo il genere di storie che mi esporrebbe di più, o forse non è il mio modo, semplicemente. Condivido invece in pieno il piacere di avere un inizio tranquillo e solitario per la giornata. Appena mi sveglio sento davvero il bisogno di uno spazio-tempo tutto mio. :)

Giulia Lu Mancini ha detto...

Uno spazio-tempo completamente nostro, è una bella sensazione. In questo mi riconosco anch'io. Deve essere bello non sentirsi esposti nella scrittura, a pensarci traspare questa tua serenità dal tuo blog e dalle tue risposte. :)

azzurrocielo ha detto...

leggendo tutti i commenti qui sopra, mi rendo conto che in mezzo a tutti voi che scrivete, io sono un nulla , ma quando scrivo nel blog non mi sento nuda anche se faccio resoconti di momenti di difficoltà, di cose mie...ma questa è tutta un'altra storia perchè è blogterapia nel mio caso.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Mattiniera anche tu vedo! Non sei un nulla, sei come noi una persona che trova nella scrittura la sua essenza più vera. L'aspetto terapeutico nella scrittura è innegabile, io con la mia ho guarito parecchie ferite, quindi la tua blog terapia è validissima. Terapia a parte i racconti che ho letto mi son piaciuti. :)

Patalice ha detto...

in realtà quando scrivo sono nella mia zona di comfort... ideale per sentirmi a mio agio in modo totale

Giulia Lu Mancini ha detto...

Beh in effetti anche per me è un'area di totale libertà, un po' come quando sei in casa in pigiama e pantofole e ti rilassi completamente...

Maria Teresa Steri ha detto...

Considero la scrittura qualcosa di intimo anche io, quindi capisco bene cosa vuoi dire. Per assurdo è più facile parlarne con un estraneo che con qualcuno che conosco di persona. E' vero che non c'è quasi più nulla di mio nelle mie storie e nei miei personaggi, però è comunque qualcosa che sento mio, e mi sembra di svelarmi sempre troppo se ne parlo con chi non scrive. Ma forse dovremo provare a vincere questa ritrosia se vogliamo far conoscere le nostre creature.
Bella l'immagine autunnale che ci hai trasmesso... :)

Giulia Lu Mancini ha detto...

Sono contenta di trovare con te queste affinità. È esattamente la tua stessa sensazione che provo, quello di svelare qualcosa di me che dolitamente non mostrò ai più. Quando descrivo un personaggio, i suoi sentimenti e i suoi pensieri sono in fondo i miei. La ritrosia la sto vincendo proprio grazie al blog e ai due eBook pubblicati, all'inizio non ne parlavo con nessuno, adesso il numero di quelli che mi conoscono e che sanno che scrivo è già aumentato: sono già una ventina di persone! Incredibile vero? Sono contenta che l'immagine ti piaccia :-)

Sara ha detto...

quando mi leggono, specialmente quando leggono le mie poesie, mi sento più che nuda, mi sento indifesa, mi dico "cazzo ora sanno come sono davvero non posso più indossare maschere" ma se le persone sono giuste la sensazione è incredibilmente bella. Belle anche le tue parole,bello l'autunno, bello il camino, belle le castagne, bello tutto.
baci

Giulia Lu Mancini ha detto...

Grazie e benvenuta nel mio blog Sara!
Sì, è proprio così sentirsi senza più nessuna maschera, però la sensazione che si prova può essere fantastica quando chi ti legge si riconosce nelle tue parole. Baci a te.