domenica 13 marzo 2016

Creatività

Educare è accendere una fiamma, non riempire un vaso. Socrate


Parlando di creatività e ispirazione di cui si è trattato nei blog di Marina e Chiara  ho cominciato a pensare a cosa sia per me la creatività.
Marina dice che è la maga delle soluzioni alternative grazie alla sua creatività, come darle torto, io lo divento in cucina, non riesco mai a seguire una ricetta alla lettera perchè mi manca sempre qualche ingrediente e finisco per usare aromi alternativi o non usarli affatto.
Invece Chiara usa la sua creatività non solo per scrivere, ma per colorare dei Mandala bellissimi.
Però tralasciamo la creatività in cucina e parliamo di creatività letteraria e non solo.
La creatività viene definita come la predisposizione mentale degli esseri umani di creare e inventare e viene associata prevalentemente alla letteratura, alla musica o alla arti figurative, ma forse la capacità di creare qualcosa di nuovo o semplicemente di usare in modo nuovo ciò che esiste da tempo è una qualità che ci inventiamo anche nella vita di tutti i giorni. 
Io per esempio sono creativa nell'inventarmi regole nuove per ottimizzare il tempo nel mio lavoro, creo spesso template di documenti preimpostati con i riferimenti normativi in modo da utilizzarli e farli utilizzare in futuro e agevolare il lavoro. Preparo addirittura dei modelli di risposta da inviare via mail. 
Insomma come si dice "il bisogno aguzza l'ingegno" e il mio bisogno è il tempo, sempre più limitato. 
Il mondo del lavoro e il mondo in generale diventa sempre più complesso e quindi per affrontare le sfide bisogna diventare sempre più creativi.
Essere creativi dovrebbe voler dire superare le regole esistenti per arrivare a impostare regole nuove.
Ma la domanda è: le regole non uccidono la creatività? 
A questa domanda cerca di rispondere un libro che è stato citato in un articolo che ho letto di recente:
Fuori di testa di Ken Robinson 


Riporto la descrizione dal sito Feltrinelli:

Molti pensano che creativi si nasca, esattamente come si nasce con gli occhi azzurri o castani, e che non ci si possa fare più di tanto. Eppure se qualcuno ci dice di non saper leggere o scrivere, non pensiamo che non ne sia capace ma semplicemente che non gli è stato insegnato. Con la creatività è lo stesso: quando qualcuno mi dice di non essere creativo, penso solo che non abbia ancora scoperto come può esserlo. "Fuori di testa" cerca di mettere a fuoco le ragioni per cui la maggior parte della gente non ha idea delle proprie capacità. Tutti nasciamo con talenti naturali, ma pochi di noi li scoprono né sono in grado di svilupparli. Paradossalmente, una delle cause di questo immenso spreco di talenti è proprio il sistema che dovrebbe valorizzarli: la scuola. Gli attuali approcci all'istruzione sono infatti impregnati di convinzioni sull'intelligenza superate e adottano valutazioni standardizzate che soffocano la creatività e appiattiscono le ambizioni. Che siate studenti o impiegati, che lavoriate nel campo dell'educazione, o nel mondo degli affari, troverete in questo libro suggerimenti e indicazioni molto utili e interessanti per il vostro futuro.

Il sottotitolo afferma che la scuola uccide la creatività perchè pretende dallo studente nozioni e informazioni standardizzate e ciò può bloccare la creatività dei singoli. Però Ken Robinson è britannico e il suo giudizio si basa sulla scuola inglese, io invece penso che la scuola italiana non blocchi affatto la creatività, anzi in generale il sistema italiano sempre più complesso porta ciascuno a districarsi nella giungla delle regole burocratiche e ciascuno diventa ipercreativo, insegnanti e studenti compresi.
Ma questo è solo il mio modesto pensiero.
Comunque vediamo di prendere in esame la parte più interessante di questo libro che condivido un po' di più.
Secondo l'autore bisogna conoscere molto bene una materia per essere creativi, perchè, se per essere creativi occorre superare le regole esistenti, è necessaria una profonda conoscenza delle regole da superare e quindi la creatività non può svilupparsi in assenza di competenze preliminari.
Sono d'accordo, si può essere scrittori geniali, ma se non si conoscono  le regole della grammatica, la sintassi e non si possiede un ampio vocabolario non si può scrivere un'opera letteraria. Almeno così dovrebbe essere.
Invece c'è in generale la tendenza a pensare che il creativo non abbia una grande preparazione pur avendo una grande fantasia. In realtà l'estro non può fare a meno della conoscenza e dell'approfondimento. 
La personalità creativa comprende curiosità, bisogno d'ordine, spirito critico e indipendenza di giudizio, insoddisfazione che porta al desiderio di cambiare le cose e un pizzico di necessaria autodisciplina.
Ma ognuno di noi possiede la propria creatività personale che nasce dalla passione per una determinata disciplina  e che ci rende diversi dagli altri. Dedicarsi a un'attività con passione e determinazione porta a sviluppare al meglio la propria creatività, perchè quando si fanno le cose con passione le idee crescono perchè nascono dal nostro mondo interiore delle emozioni e delle sensazioni più profonde. Ma non basta sognare ad occhi aperti occorre agire, trasformare l'idea in qualcosa di concreto che sia un romanzo, una poesia, un dipinto, un progetto di lavoro.
Insomma siamo tutti creativi soprattutto se riusciamo a dedicarci a qualcosa che ci appassiona, ma ognuno di noi è creativo a suo modo e quindi unico.

E voi siete d'accordo con queste affermazioni? E soprattutto quanto vi sentite creativi?
 

12 commenti:

Ivano Landi ha detto...

Capita però che a volte la creatività, quella con la C maiuscola, possa davvero compensare certe lacune. Che per scrivere sia meglio conoscere a fondo regole grammaticali e sintassi è sicuramente vero, eppure ci sono "scrittori" semianalfabeti che hanno prodotto capolavori immortali. Penso per esempio a molti classici della letteratura religiosa.
Oppure penso al filosofo Michelstaedter, che ha scritto un libro, "La persuasione e la rettorica" che secondo me è uno dei più grandi mai scritti nel nostro paese (e non solo). Eppure quando lo propose all'editore, questi gli rispose che per essere pubblicato aveva prima bisogno di essere tradotto in italiano. Il punto è che Michelstaedter pensava di averlo scritto in italiano!

Marina ha detto...

La creatività è il campo in cui mi esprimo al meglio, non nel senso che il frutto della mia creatività sia il meglio che si possa ottenere, ma nel senso che so che la mia personalità viene fuori proprio attraverso le opere che creo, siano essi manufatti o lavori di scrittura. Credo che ognuno di noi sia predisposto verso qualcosa è che ciò venga fuori spontaneamente nella vita, perché la quotidianità ti porta a sperimentare quello che ti viene facile fare: mi è venuto naturale prendere una penna e scrivere a nove anni, come mio figlio a sei si è attaccato a una tastierina giocattolo perché il bisogno di suonare gli veniva da dentro. Impari a migliorarti, impari ad approfondire, ma tutto ciò che non viene spontaneo, per me, non può essere imposto nemmeno con libri o scuole. Io, per esempio, so che potrei ricamare perché potrei impararlo, ma fondamentalmente non mi piace, dunque pur potendolo o sapendolo fare sarebbe comunque una forzatura. Creatività, per me, è portare all'esterno un'esigenza che vivi all'interno.

Ariano Geta ha detto...

La creatività, per come la vedo io, è semplicemente cercare soluzoni alternative. Detto così è troppo semplicistico, lo ammetto, però mi pare che uno dei limiti della creatività sia uniformarsi allo standard vigente e non riuscire a scorgere alternative, come se non esistessero. Invece a volte basta allargare la mente e accorgersi che ci sono tante "devianze" possibile al sentiero rettilineo canonico. Ovviamente serve anche una certa paerura mentale, come in tutte le cose della vita.

Giulia Lu Mancini ha detto...

In effetti caro Ariano è la tesi del libro e del mio post, deviare dalle regole per provare soluzioni nuove. Dalla creatività sono nate probabilmente tante invenzioni che più o meno oggi ci semplificano la vita. Allargare la mente è sempre una bella palestra creativa.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Qui entriamo nel campo della genialità al di fuori delle regole, anche Picasso con i suoi profili a due occhi all'inizio deve aver incontrato delle difficoltà. Forse anche gli editori devono essere un po' creativi e saper vedere "oltre". Del resto se pensiamo che Dante ha cominciato a scrivere in "volgare" quando la lingua della letteratura era solo il latino possiamo affermare che è stato senza dubbio molto creativo. Noi comuni mortali possiamo essere creativi partendo dalla conoscenza delle regole, poi c'è il genio che ne inventa direttamente di nuove. Tutto sta nel riconoscerlo...

Giulia Lu Mancini ha detto...

Concordo con te Marina, solo ciò che ci appassiona può portarci sul serio a essere creativi. Ci sono attività che si possono imparare perché è necessario farlo, ma se non c'è la passione quell'attività verra presto abbandonata non appena saremo liberi di non farla. Io per la passione della scrittura ho imparato a creare eBook e copertine da sola, se non avessi avuto la passione e la voglia di volermi gestire in autonomia il mio "libro" non avrei imparato nulla. Per non parlare della gestione del blog. E tanto devo ancora imparare. Bellissima la tua definizione "portare all'esterno un'esigenza che vivi dall'interno".

Tenar ha detto...

Inizio un po' a irritarmi con questa "scuola che uccide la creatività" e ti ringrazio per la difesa della scuola italiana: non siamo più negli anni '50! Per insegnare la metrica non facciamo imparare poesie a memoria, ma facciamo inventare rime e versi!
Per il resto sì, la creatività, per esprimersi, a bisogno di padroneggiare la tecnica, solo a quel punto, in un dato campo, si può davvero fare quel che si vuole.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Ti ho pensato quando ho letto l'articolo, così come ho pensato alle mie amiche che insegnano e che si massacrano di lavoro per supportare i loro alunni. In Italia si ha la mania di pensare al modello anglosassone come se fosse l'ottimo così fanno delle riforme che tendono a imitarlo senza che ci siano i presupposti reali per realizzarlo. In realtà in Italia io trovo che la qualità dell'insegnamento sia di norma già elevata a tutti i livelli.

Lisa Agosti ha detto...

Mi piace questo post, bella riflessione.

Personalmente alterno fasi di creatività incontenibile a fasi di completa lobotomia cerebrale. Di solito non seguo regole (a meno che mi facciano comodo). :D

Quando facevo l'educatrice a scuola passavo le giornate in una terza elementare che si trovava di fronte all'aula di un'altra terza. Stessa scuola, stessa tipologia di bambini, ma le insegnanti erano molto diverse, col risultato che una classe era molto creativa e produttiva, mentre l'altra sembrava appena sbarcata dall'inferno.
La presenza di un bambino autistico in classe era inoltre un enorme aiuto alla creatività, perché tutti i presenti a scuola, incluse le bidelle e i compagni di classe, dovevano inventarsi ogni giorno nuovi modi per comunicare con lui, permettergli di partecipare alle attività o anche solo cercare di indovinare cosa gli passasse per la testa.

Ti dico solo che al saggio di fine anno ci siamo messi tutti a piangere di gioia per i risultati ottenuti, anche dalla classe infernale, perché in fondo i bambini sanno sempre lasciarci a bocca aperta!

silvia lettore creativo ha detto...

E' un post molto interessante che affronta argomenti su cui mi è sovente capitato di ragionare più in relazione ai miei figli che non alla scrittura. Prima di tutto sono d'accordo con te e con Tenar sul fatto che la scuola non uccide la creatività (anzi sarei tentata di dire che a volte c'è l'eccesso contrario) ma per l'esperienza che ho con i miei figli (in due comunissime scuole di paese pure pluriclassi) c'è una sana alternanza fra stimolo della creatività e studio delle regole. Se poi la creatività sia più innata più appresa o più stimolata è un bel dilemma. Io penso che, eccetto rare eccezioni, ci sia un concorso delle varie componenti. Penso però che il primo stimolo verso la creatività avvienga nel rapporto con i genitori. Credo che dedicare del tempo a giocare con i bambini, soprattutto inventando giochi e storie, sia uno dei modi migliori per trascorrere il proprio tempo di genitore e una delle attività più importanti.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Che bella storia che ci hai raccontato Lisa, quando si fa squadra si riescono sempre ottenere bellissimi risultati, poi i bambini sono incredibilmente ricettivi e possono davvero sorprenderci, soprattutto se stimolati nel modo giusto. Sono molto contenta che il post ti sia piaciuto. Anch'io a volte ho momenti in cui la creatività langue, ma avviene quasi sempre per eccesso di stanchezza, quando ho le giornate troppo piene la mia mente diventa vuota quasi del tutto :)

Giulia Lu Mancini ha detto...

Ciao Silvia, benvenuta nel mio blog!
Penso anch'io che il metodo giusto sia una sana alternanza tra stimolo della creatività e studio delle regole. Sicuramente i genitori possono fare moltissimo per i loro figli, perché sono il loro primo punto di riferimento, poi l'insegnante può trovare grazie ad essi terreno più o meno fertile per la creatività da ponderare bene con regole e precetti fondamentali.