giovedì 24 maggio 2018

Le oscure cadute nel buio

Ho scritto questo racconto che era ancora inverno e le ombre della notte calavano più rapidamente, l'ho lasciato in stand by a lungo, ma visto che dal 25 maggio entrano in vigore le nuove norme sulla privacy e non so bene cosa succederà con il blog è arrivato il momento di pubblicarlo.
Prendetelo con beneficio di inventario perché l'ho scritto quasi di getto e seguendo l'onda della paura... lo spunto è quasi autobiografico, nato per caso una sera d'inverno quando...


Eccomi qui ancora una volta in ufficio fino a tardi per finire un lavoro urgente.
Sono andati tutti via, anche l'usciere che controlla gli accessi. L'edificio è completamente vuoto e mi sembra di sentire tanti scricchiolii. Io odio il mio lavoro, soprattutto quando sono costretta a fermarmi troppo oltre l'orario. Ormai accade sempre più di frequente. Del resto se prima il lavoro del mio ufficio era svolto da tre persone ci sarà stato pure un motivo, no? 
Le scadenze sono aumentate, il lavoro è diventato più complesso e le risorse sono diminuite. E parlo di risorse umane. Io. Ho provato a ottimizzare i tempi rinunciando perfino alle pause pranzo, mangiando un panino alla scrivania mentre continuo a lavorare. Ho provato a ottimizzare le procedure. Ho provato a portarmi il lavoro a casa. Ma c'è poco da fare. Io sono una. 
Guardo l'orologio, sono le 20 e 30, è tardi. Dovevo anche fare la spesa prima di tornare a casa al mio orario, le 17.00. Il mio orario finisce alle 17.00. Ma quando va bene vado via alle 18.00, quando va male vado via alle 20.00. 
Afferro le mie cose, compreso il quotidiano che non ho avuto tempo di sbirciare neanche durante il pranzo, osservo il titolo in prima pagina:
"Ancora a piede libero il misterioso assassino del centro storico"
Da alcuni mesi c'è qualcuno che aggredisce le donne proprio in questa zona, adesso sì che mi sento tranquilla! 
Sento un cigolio, mi affaccio sulla porta e non vedo nessuno. La mia immaginazione mi gioca brutti scherzi. È che in questi casi mi viene sempre in mente il delitto di via Poma, non farò mica la stessa fine?
Basta! Raccolgo le mie cose e vado a casa. Ho paura. E non è giusto. Non mi pagano neanche gli straordinari. Chiudo a chiave la porta del mio ufficio, faccio un giro veloce del piano, non c'è più nessuno, spengo le luci e mi avvicino alla porta, apro timidamente e osservo la tromba scura delle scale. Sono al buio. Dove diavolo sono le luci di emergenza? Cerco l'interruttore ma non lo vedo, accendo la torcia del cellulare, ecco finalmente un filo di luce. Un respiro, lo sento, è vicino a me. 
No, forse è solo il mio respiro affannato. È solo suggestione. Mi guardo intorno illuminando le scale con la tenue luce del cellulare, nessuno, è meglio scendere cautamente e cercare di raggiungere il piano terra. Poi da lì potrò uscire e correre al parcheggio sotterraneo. Ho trovato l'interruttore finalmente, pigio il pulsante e finalmente tutto si illumina. Vedo chiaro.
E vedo anche lui! 
terrore puro

Comincio a correre, senza fiato, devo raggiungere la porta del parcheggio, prima che mi sia addosso.
Corro, corro sempre più forte, corro senza fiato. Mi scoppia il cuore, ma non posso fermarmi. Se mi raggiunge per me è la fine. Non devo permettergli di raggiungermi, non posso. 
Boccheggio, mi manca davvero il respiro. Quella vena sulla tempia che mi pulsa sempre quando sono agitata sono sicura che mi scopppierà, lo sento. È inevitabile. Lui non mi raggiungerà, ma morirò prima. Di infarto. Sicuro! 
Sono arrivata, mi manca un solo passo, faccio un balzo. Sono alla porta, ma dove diavolo ho messo il badge? Non lo trovo. Lui ormai è qui, mi ha raggiunta. Sono morta!
In fondo mi piaceva vivere, nonostante tutto.
Lascio agli amici gli amici gli anni felici delle più audaci riflessioni 
E mi piaceva tutto, della mia vita mortale 
Il tempo perduto chissà perché non si fa mai riprendere 
ma le oscure cadute nel buio mi hanno insegnato a risalire 
Chissà perché nei momenti peggiori vengono in mente i pensieri più assurdi, penso alle parole di una canzone di Battiato. Intitolata Testamento. Stupida. Sono una stupida.
Chiudo gli occhi. Non voglio vedere in faccia il male.


"Ehi, sono io, si può sapere perché ti sei messa a correre come una pazza?" 
Apro gli occhi. Lui, il mostro, il "misterioso assassino" che mi aveva terrorizzato è ... mio marito.
"Ma che cazzo ci fai qui? A momenti mi veniva un infarto dalla paura!" 
Lui mi guarda torvo.
"Sono venuto a prenderti, visto che non eri ancora a casa! Mi ero preoccupato"
"Potevi evitare di tenere il cappuccio sulla testa! Pensavo fossi un bruto."
"Sta piovendo, non so se te ne sei accorta, mi stavo riparando. Non pensavo mi scambiassi per un serial killer! Guardi troppi film del terrore!"
Forse ha ragione lui. Ho ancora il cuore che mi batte forte. 
Ho solo voglia di tornare a casa. Mi sento debolissima. Senza forze. Gli allungo le chiavi.
"Tieni, guida tu. Io non ho più energie, le ho messe tutte nella corsa...per scappare da te".
Lui allunga la mano per prendere le chiavi, che strano, stamattina non avevo notato quei graffi sul dorso, eppure non abbiamo un gatto...




16 commenti:

Tenar ha detto...

Che strano, senza un gatto, eh?

Bello il racconto.

Per la privacy, credo che per noi il problema sia tutto di google, dato che i dati vengono dati alla piattaforma e non a noi che ne siamo utenti. Ma siamo in Italia e non si sa mai...

Giulia Lu Mancini ha detto...

Ti è piaciuto? Che bello...
Stamattina ho impostato un banner seguendo le indicazioni di un sito suggerito da Maria Teresa (ero in ferie e invece che riposarmi ho fatto questa operazione) spero sia sufficiente, perché non potrei fare di più

Ariano Geta ha detto...

Colpo di scena finale che non farebbe piacere a nessuna moglie (e a nessuno marito, a ruoli invertiti :-)
Anch'io penso che il problema della privacy sarà tra noi bloggers e google, non tra noi bloggers e i nostri lettori.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Mi sono divertita con il colpo di scena finale ;-)
Comunque l'informativa di Google sulla nuova legge c'è già, io ho messo il collegamento al loro link...

Nadia Banaudi ha detto...

Il bruto in casa chissà quando e se colpirà? Bello il racconto.
Un po' di sana suspence letta la mattina nel mio caso, ha l'effetto della curiosità, la sera di un bel intro da film giallo. Mi preoccupa che la scintilla del pensiero ti sia venuta a fine turno al lavoro, guardi o leggi troppa cronaca...

Unknown ha detto...

Un racconto pieno di suspense con un finale a sorpresa. Mi è piaciuto molto, soprattutto per come descrivi i pensieri della protagonista. Brava!

azzurrocielo ha detto...

wow wow e strawow !!!!! Bellissimo!!!!!
Ps: credo che io e te facciamo lo stesso lavoro

Giulia Lu Mancini ha detto...

Ti confesso un segreto, volevo scrivere uno sfogo perché mi capita spesso di uscire tardi dal lavoro e una sera ho avuto davvero paura nel percorso dall'ufficio al parcheggio. Poi l'ispirazione mi ha portato a scrivere un racconto stile giallo, mi sono anche divertita. Però i fatti di cronaca purtroppo danno molti spunti per raccontare storie di questo tipo...

Giulia Lu Mancini ha detto...

Grazie Rosalia, davvero ti è piaciuto? Questo fatto mi riempie di gioia perché io l'ho buttato giù senza crederci troppo.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Grazie Azzurrocielo! Anche tu sei costretta a fare straordinari al lavoro...mi sa che è un male dilagante attualmente...

Barbara Businaro ha detto...

Bello!! Fortuna che non l'ho letto una sera a casa da sola, ma col televisore sulla schiena in cui parlano altrettanto spaventati degli astronauti dispersi su Marte... Però la colonna sonora ci sta bene uguale! :D
Sulla barra: dopo aver messo il bottone "rifiuta" le statistiche sono colate a picco, ho guardato come si è adeguato wordpress.com (ovvero con il solo bottone "accetta") e ho tolto il rifiuta. Non faccio profilazione dell'utente ma ho almeno bisogno di sapere se un articolo è piaciuto o meno!

Giulia Lu Mancini ha detto...

Anche blogger ha solo il tasto "accetta", da quello che vedo, ma non ho controllato troppo le statistiche, dopo vado a vedere.
Sono felice che il racconto ti sia piaciuto!

Cristina M. Cavaliere ha detto...

A me ogni tanto capitava di lavorare fino a tardi, quand'ero "dipendente" o meglio "suddita". Ricordo anche un sabato mattina, eravamo in ufficio io e una mia giovane collega, ed eravamo asserragliate dentro. Si era offerta di andare a comprare il pranzo, e io sono rimasta a spiarla al videocitofono per vedere se ritornava. L'ufficio era in zona stazione centrale, una zona che si svuotava completamente di persone nel fine settimana.

Bello il racconto, con il colpo di scena finale, poi! Come a dire, non ti puoi mai fidare di nessuno.

Per quanto riguarda la privacy, come al solito non si capisce nulla. Siccome non siamo noi a raccogliere dati, ma Google, penso che appunto sia un problema tra Google e i lettori/visitatori. Ho visto comunque che hanno aggiornato la pagina dei cookie.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Mi sento molto "suddita" in effetti, ma per ora non posso farci molto, tranne che cercare di uscire più in orario, cosa che questa settimana mi è pure riuscita, evviva. È capitato qualche volta anche a me di lavorare il sabato mattina, che incubo...

Giulia Lu Mancini ha detto...

Mi è partito l'invio prima di finire la risposta! Sono felice che il racconto ti sia piaciuto, il colpo di scena l'ho pensato all'ultimo minuto, volevo un finale originale. Eh sì oggi non puoi fidarti di nessuno, ognuno ha il suo lato oscuro 😉

Tortora Giuseppe ha detto...

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