sabato 19 ottobre 2019

Generazioni Zeta e Alpha


Tempo fa ho letto un articolo su donna moderna che parlava di alcune scrittrici giovanissime, vent'anni o poco più. Tutte ragazze della generazione Z che si sono fatte conoscere attraverso il web, blog o YouTube. Qualche nome? Margherita Nani, romana 18 anni, autrice del romanzo L'ospite che ha vinto il premio internazionale Città di Como, sbaragliando autori più maturi e navigati di lei. 
Helena Paoli, 20 anni, ha pubblicato il suo primo romanzo a 17 anni, ha un blog e un canale YouTube in cui parla di libri. 
Quando leggo queste storie non posso fare a meno di chiedermi: dove sarei ora se anch'io avessi potuto disporre di certi mezzi al tempo dei miei vent'anni? Magari sarei allo stesso punto, chissà. 
È ovvio, sono domande senza risposta, salvo avere la macchina del tempo e tornare indietro per fare un esperimento. Tuttavia sono domande che offrono uno spunto di  riflessione sui mezzi di cui dispongono oggi molti ragazzi e che, sfruttati bene, possono portare a dei risultati impensabili un tempo. Il vero problema di chi scrive è trovare un editore che gli dia fiducia (e che abbia voglia e tempo di leggere il suo manoscritto). Per questo avere a disposizione un mezzo rivoluzionario come il web per farsi notare può essere davvero la carta di volta.
Di casi ce ne sono stati diversi, oltre a quelli già indicati sopra, cito come esempio per tutti Anna Todd che si è affermata prima su whattpad e poi è stata portata ai vertici delle classifiche da una casa editrice con la serie After. 
Purtroppo le case editrici vogliono sempre più la "pappa pronta" e se, frugando nel web, trovano qualcuno che ha già un certo successo allora ne approfittano. E perché non dovrebbero farlo in fondo?
C'è un'altro importante elemento da considerare, questi ragazzi hanno il tempo - tempo per creare e inventare, tempo davanti a loro per affermarsi e aggiustare il tiro - cosa che esisteva anche per i ragazzi di una volta, ma che forse non era sfruttata con i grandi mezzi della moderna tecnologia. 
Voi che non fate parte della generazione Z ricordate i pomeriggi noiosi dell'adolescenza? Io li utilizzavo per leggere, per pensare e fantasticare, magari anche per scrivere, ho riempito diari di pensieri, poesie e tanto altro. La noia era una grande alleata, non potevo fare di più ma la mia creatività avrebbe potuto spingersi oltre se avessi avuto altri mezzi.

Per non parlare degli altri campi come musica e tutorial di ogni tipo che spopolano su YouTube.
Il fenomeno più noto, per esempio, è Rovazzi che, confesso, mi è molto simpatico.


Abbiamo ballato tutti, anche solo ascoltandola alla radio, la sua "Andiamo a comandare", seguito poi da "tutto molto interessante" e poi con le successive canzoni ben sceneggiate è riuscito a coinvolgere tanti personaggi noti che hanno reso i suoi pezzi molto più intriganti.




Non oso immaginare poi cosa farà la generazione Alpha, così sono chiamati i bambini nati dopo il 2010, nati già immersi nella tecnologia, bambini che a tre anni eliminano con un gesto della mano le notifiche che disturbano la visione di Peppa Pig sul display del cellulare della mamma. La mia nipotina di due anni digitava il pin sul cellulare mentre sua nonna (mia sorella) non sapeva come accenderlo. 
Ci sono già bambini che fanno i baby influencer di professione, un bambino texano recensisce giocattoli sul suo canale YouTube con 15 milioni di iscritti, da quando aveva quattro anni, magari qui c'è anche lo zampino dei genitori. Ormai molte aziende mostrano notevole interesse verso questa fascia di piccoli consumatori per le loro campagne pubblicitarie e di marketing, i quali anche se non hanno un diretto potere di acquisto, possono influenzare notevolmente gli acquisti di casa per mamma e papà non solo per i giocattoli ma anche per televisori, telefoni e altre apparecchiature elettroniche.
Questi bambini hanno la capacità di passare da un compito a un altro - ossia da uno schermo a un altro - in modo molto più rapido, hanno però meno capacità di attenzione e di memorizzazione, forse questo non li avvantaggerà nelle materie scolastiche che necessitano di elevata concentrazione, ma avranno indubbi vantaggi in quelle dove è richiesta molta capacità intuitiva. 

A questo punto comincio a sentirmi un dinosauro in via di estinzione o, forse, solo in lenta evoluzione. Voi cosa ne pensate?


Fonti testi
Donna moderna n. 26/2019
Donna moderna n. 40/2019

Fonti immagini e video
Pixabay
YouTube

26 commenti:

Marco Freccero ha detto...

Io sono un dinosauro, ma non me ne curo e continuo per la mia strada.
Noi comunque abbiamo forse una maggiore consapevolezza di che cosa è la Rete, proprio perché siamo cresciuti quando non c'era e l'abbiamo "avvicinata" con prudenza.

Grazia Gironella ha detto...

Estinzione? Lenta evoluzione? Mmmh... forse entrambe le cose? È vero che ci sono più strumenti oggi, alcuni dei quali davvero preziosi, ma non sono sicura che il successo sia facilmente raggiungibile, né che i lati negativi portati dai nuovi strumenti controbilancino la perdita di quelli positivi del passato. Forse sì, forse no.

Ariano Geta ha detto...

Un po' decrepito mi ci sento onestamente, però poi penso che sto "solo" (si fa per dire) invecchiando, e le nuove tecnologie in realtà in gran parte le utilizzo anch'io. Quindi cerco di cogliere il lato positivo di poter vedere coi miei occhi cose che quando ero adolescente io sarebbero sembrate quasi roba da racconto di fantascienza.

Meg00 ha detto...

Io non amo particolarmente la rete, ma per certi versi si è costretti a farne uso. Adoro scrivere a mano su quaderni, ma apprezzo la comodità di correzione e la facilità di mettere in circolo testi elaborati con i word-processor. Mi diverte la velocità e l'ampio raggio di tutta la messaggistica che ci hanno rifilato. Ma per parlare con un'amica, preferisco sedermi a prendere un tè con lei. Si cerca di cogliere il buono e si sopporta il cosìcosì. Si scarta il brutto. Ho 19 anni (sono l'autrice dell'Ospite citato a inizio post). Credo che scrivere richieda sempre lo stesso lavorio, se si vuol dire qualcosa di non troppo banale, che lo si faccia con un pc, un telefonino o una vecchia biro.

Lisa Agosti ha detto...

Io son felice di non aver passato i miei pomeriggi annoiati davanti a uno schermo... leggere della generazione Alpha mi spaventa un po', non oso pensare a come farò a stare al passo con la tecnologia e questi piccoli geni!

Sandra ha detto...

Credo che i cortili ormai scomparsi della nostra generazione o la tv solo alle 17 quando finalmente c'era un unico programma interessante ci abbia fornito molta più spensieratezza. Certo si chiama progresso ma ha un lato oscuro e i ragazzi di oggi ne stanno già pagando un prezzo alto. In quanto alla mia scarsa attitudine al social ci sta in termini editoriali, me.ne sono fatta una ragione, ho 50 anni scrivo e ho smesso di angoscianti x i risultati.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Ciao Marco, sappi che ho appena scaricato da iBooks il tuo romanzo, sarà la mia prossima lettura appena finisco quello che sto leggendo di Lorenzo Marone.
Credo che i dinosauri, cresciuti senza la Rete, abbiano impostato la strada per le nuove generazioni sempre connesse e forse più inconsapevoli dei pericoli che la stessa rete - se usata male - può dare.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Per me credo siano entrambe le cose, ma non me ne rammarico troppo. Ho un giovane collega bravissimo a muoversi sul pc ma con estrema difficoltà quando deve esporre dei dati su carta, l'altro giorno a una riunione io mi ero portata una stampa in A3 dei dati da esporre riclassificati in modo da poterli leggere senza pc (era una stampa fatta solo per me che sono un dinosauro, tanto l'esposizione sarebbe stata su pc) in quel momento però c'erano problemi di connessione e il mio pezzo di carta è stata la salvezza...
Comunque è vero, il successo non è così scontato e, nonostante apprezzi le nuove tecnologie, abbiamo un po' perso la capacità di "lavorare con lentezza"

Giulia Lu Mancini ha detto...

In effetti io uso molto le nuove tecnologie, ormai non posso fare a meno del pc e del cellulare, scrivo i miei post sull'iPad, leggo su iPad e iPhone, sempre più raramente su carta, apprezzo quello che abbiamo oggi (ogni volta che ho una curiosità corro su google a cercare informazioni...), apprezzo le comodità tecnologiche che abbiamo oggi, pur cercando di essere guardinga con i pericoli della rete.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Benvenuta nel mio blog Margherita! Ho letto che per il tuo romanzo hai fatto uno studio approfondito e tante letture sulla vita di Josef Mengel, un grande lavoro. È vero scrivere richiede sempre un lavoro approndito e una grande passione. Io confesso che, come te, apprezzo moltissimo poter scrivere su un computer con programmi che mi permettono di correggere facilmente i testi. Si può prendere il buono dalla moderna tecnologia pur mantenendo le sani abitudini di una volta, come prendere il tè con un'amica e parlare dal vivo senza chat.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Ogni tanto resto sconvolta anch'io, pensa che il mio nipotino di quattro anni, quando ne aveva tre cantava perfettamente le canzoncine in inglese che vedeva su YouTube. Cara Lisa, visto che hai una figlia della generazione Alpha, resterai necessariamente al passo coi tempi, sarà inevitabile. Forse è più difficile per chi vive lontano dai nuovi piccoli geni...

Giulia Lu Mancini ha detto...

I cortili non esistono più, almeno non nel senso che ricordiamo noi. Io giocavo in mezzo alla strada in un campo vicino casa mia (il mio condominio era stato costruito in una zona nuova ed era tutta circondata da erbacce, almeno finché non hanno costruito nuove case, ora tutto intorno ci sono tanti altri condomini) mi divertivo a immaginare assieme agli altri bambini di essere nel cuore della giungla...
Ero magra come un'acciuga e mangiavo come un camionista, la TV la vedevo pochissimo, giusto qualche cartone animato nei pomeriggi di pioggia. Tutta un'altra cosa rispetto ai bambini e agli adolescenti di oggi. Però apprezzo ciò che di buono può dare il progresso, social compresi. Penso che la virtù stia sempre nel mezzo e questo è un concetto antichissimo, risale ad Aristotele, se non sbaglio...

Marina ha detto...

Io adoravo la mia “noia” anni ‘80: uscivo in motorino, stavo in giro, vedevo gente, e poi la sera, dopo cena, mi chiudevo nella stanza e ascoltavo musica, scrivevo, era bellissimo.
Abbiamo vissuto il passaggio, Giulia: conosciamo i vantaggi della modernità e anche quello che questa nuova gioventù si è persa: non demonizzo il presente e non sto a rimpiangere i bei tempi andati. Forse i miei risultati letterari, anche in presenza di strumenti adeguati, sarebbero stati uguali: non sono il tipo da video su youtube, sono defilata e sono un’insicura cronica. E in ogni caso, largo ai giovani! 😉

Giulia Lu Mancini ha detto...

Largo ai giovani, Marina, perfettamente d'accordo, tranne però ai bulli e a quei giovani che fanno cyber bullismo o uccidono per noia o peggio. No forse anch'io non avrei avuto successo grazie a YouTube, sono troppo timida per espormi, magari avrei osato con un blog o qualcosa di più "riservato". Comunque gli anni ottanta sono stati un decennio fantastico, è stato un privilegio viverli. Eh sì anch'io adoravo la mia "noia", sapessi quanto mi piacerebbe averne un po' ora 😊

NonPuòEssereVero ha detto...

Quando io ero adolescente passavo oggettivamente gran parte del mio tempo a fare i compiti, ero sommersa e avevo poco tempo per altro se ci mettiamo anche che giocavo a pallavolo e passavo tre ore al giorno in palestra.

Quando avevo tempo libero, di solito si disegnava sui diari, propri e altrui, si guardava la tv o si fantastica ascoltando musica 😅

Marco L. ha detto...

Il primo nome che hai fatto in effetti non appartiene alla Generazione Z, essendo nata dopo il 2000 è una Millennials.
Io sono della Generazione Y e quello di cui mi stupisco ripensando alla mia adolescenza era che non mi annoiavo mai. Nonostante non avessi le possibilità di oggi, per esempio banalmente decidere quale telefilm vedere in streaming.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Ciao, benvenuto nel mio blog! Direi che con la palestra dopo i compiti riempivi bene il tempo, il tempo libero diventava più scarso. Scrivere sul diario e ascoltare erano attività fondamentali anche del mio tempo libero, a cui aggiungevo la lettura di qualche libro. Bei tempi...

Giulia Lu Mancini ha detto...

Sull'articolo citato si parlava di generazione Z (quelli nati tra il 1997 e il 2015 secondo Wikipedia) invece i Millenials sono quelli nati dopo gli anni ottanta e primi anni novanta (sempre secondo Wikipedia), non ho verificato gli anni della generazione Y, in ogni caso da un certo decennio in poi c'è sempre stato meno tempo per la noia. Anche con la TV c'è stato un tempo in cui i programmi televisivi cominciavano alle cinque del pomeriggio e c'erano pochi canali per passare poi a un'offerta televisiva sempre più ampia con programmi fin dal mattino e tantissimi canali da guardare, per non parlare poi delle pay TV e dei film in internet. Tu non ti annoiavi mai probabilmente anche perché avevi molti interessi al di là delle maggiori possibilità che hai oggi.

Marco L. ha detto...

Boh, allora forse mi confondo io... Però mi sembrava di aver letto da qualche parte che:
- Generazione X, quelli nati negli anni '60-'70
- Generazione Y, quelli nati negli anni '80
- Generazione Z, quelli nati negli anni '90
- Millennials, quelli nati dopo il 2000 (appunto, nel Nuovo Millennio).

Diciamo che ai tempi della scuola e università non c'era tempo di annoiarsi, perché quando non eri a lezione eri a fare i compiti o a studiare. Però mi sono trovato spesso a riflettere sul fatto che a quei tempi se la sera in TV non c'era nulla, non c'erano molte alternative. Eppure non mi sembra di ricordare serate di apatia. Forse all'epoca l'offerta intrattenetiva era migliore, mentre oggi è più frammentata e allora spesso ce la "creiamo" da noi.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Io sono della generazione X, eh sì proprio un dinosauro :)

Nadia Banaudi ha detto...

Io non rinnego il mio noioso passato e non invidio quel moderno stare davanti a pc e telefoni che permettono di fare tutto. La noia mi ha permesso l'introspezione ed è stata fondamentale per imparare a conoscermi meglio. Oggi, come ieri, solo uno su mille ce la fa non credo sia poi così facile emergere, sono sempre importanti le qualità, anche se il fattore c e la vendibilità del personaggio sono fondamentali.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Ti capisco Nadia, anch'io non rinnego la mia noia, anzi un po' la rimpiango, credo che sia stata una bella esperienza vivere negli anni precedenti al boom tecnologico, ci ha dato una consapevolezza diversa. Però l'evoluzione continua e i ragazzi di oggi forse domani si stupiranno a loro volta dei nuovi progressi. Sì il successo non è così scontato, lo so bene, servono qualità, personalità e capacità di mettersi in gioco anche correndo qualche rischio, magari anche essere al posto giusto al momento giusto o forse no.

Barbara Businaro ha detto...

Sentirmi un dinosauro per la tecnologia no, perché comunque lavoro nell'ambito informatico e quindi devo essere aggiornata. Sentire che il tempo passa certo, come sarà sicuramente avvenuto per mia nonna, e prima ancora la nonna di mia nonna e così indietro. Sarà lo stesso sgomento di chi è passato dalla radio alla televisione e in botto alla televisione a colori. O di chi è passato dal telegrafo al telefono, invece dei ticchettii la voce di una persona dall'altro capo del mondo come se fosse qui davanti. E chiedersi cosa ci sarà di ancora più incredibile dopo di noi.
Quello di oggi è sicuramente un mondo ricco di opportunità, ma dispersive se non si riesce a incanalare correttamente la propria attenzione in un unico interesse. Questo discorso l'ho sentito fare da Horacio Pagani. Nonno fornaio italiano emigrato in Argentina, Pagani fin da bambino aveva solo un interesse, le auto. E costruiva tutti i tipi di auto con qualsiasi materiale trovasse in giro, in un Argentina poverissima. La mancanza di opportunità, di molteplici occasioni, ha fatto sì che si concentrasse solo ed esclusivamente su quello. A 28 anni era già progettista in Lamborghini, ritornato a vivere in Italia. Oggi Pagani è il marchio della best car più esclusiva al mondo, solo 40 auto prodotte l'anno, su ordinazione. L'ultima è la Pagani Zonda F Roadster valutata 1,4 milioni di dollari.
Non credo si sia annoiato... ;)

Giulia Lu Mancini ha detto...

Tu cara Barbara, sicuramente non sei un dinosauro perché ne sai molto più dei millenials, generazione Z e alpha messi insieme, visto il lavoro che fai. Io parlo dei comuni mortali, quelli che normalmente usano la tecnologia e spesso arrancano come me (che so fare comunque molte cose, ma ogni giorno scopro nuove cose che non so 😐). Sì i nostri nonni devono essersi sentiti un po' come noi di fronte a questa evoluzione sempre più spinta. Comunque hai ragione, queste nuove oppurtunità sono tantissime tanto da essere dispersive e quindi è importante concentrarsi su qualcosa di specifico se si vuole raggiungere un certo obiettivo. Grande Pagani, no lui non si è annoiato 😊

Cristina M. Cavaliere ha detto...

Ricordo che nella mia infanzia c'erano molti momenti di vuoto, intesi come tempo libero e solitudine, che però erano molto gradevoli e generavano pensieri, immaginazione e creatività. Ora mi sembra che tutti questi bambini e ragazzini siano sovraccarichi di impegni, imposti dai genitori e dal tipo di società in primo luogo, ma che siano anche saturati dalla tecnologia che genera stress e patologie. Francamente la tua menzione del baby influencer texano mi ha fatto venire i brividi...

Giulia Lu Mancini ha detto...

Un po' anche a me, cara Cristina. Questi bambini così iperconnessi penso perdano la parte più bella dell'infanzia. Sì anch'io ho un ricordo delle ore di ozio come un momento del tutto positivo, potevano essere noiose ma era proprio quella noia che mi faceva viaggiare con la fantasia, ancora adesso per me le ore di vuoto (così rare) sono fantastiche e così riposanti, al punto tale che riemerge la creatività. I bambini moderni hanno davvero troppi impegni.