Il folle è uno come noi. Ha semplicemente buttato via la maschera. (lucyinthesky, twitter) |
La scorsa settimana sono stata in vacanza in un posto di mare, ma il tempo non è stato granché, tuttavia qualche giorno di sole c'è stato e così, nonostante tutto, mi sono rilassata. Se poi ipotizzo che potrebbe essere stata forse l'unica vacanza prima di una nuova stretta delle regole, data la situazione, non posso lamentarmi.
Nel corso della vacanza una notizia di cronaca ha colpito la nostra fantasia: l'omicidio efferato di una giovane coppia.
Erano appena andati a vivere insieme e qualcuno si è introdotto nel loro appartamento e li ha uccisi con una serie di coltellate.
Io ho pensato fosse un omicidio passionale, magari un innamorato respinto della ragazza, oppure una persona invidiosa, ossessionata dalla felicità della coppia, il pensiero immediato è stato questo perchè tratto qualcosa di analogo nel mio ultimo giallo.
Questa settimana la scoperta del killer, confessa che ha ucciso per invidia, erano troppo felici, questa la motivazione dell'assassino definito un "sociopatico narcisista".
Più o meno la personalità che descrivo ne "Il respiro dell'alba", di cui riporto un breve estratto
“Il killer è un sociopatico narcisista che ha bisogno di continue attenzioni, perché è lui a essere al centro dell’universo, quindi un rifiuto da parte di una donna lo prende come un affronto personale”
Sono rimasta molto colpita dalla notizia prima di tutto per le due giovani vite spezzate, ma anche perché mi sono resa conto di quanto la realtà superi la fantasia e di come con i miei romanzi riesca a visualizzare situazioni del tutto reali. Quando scrivo, mi documento e approfondisco certi argomenti, perché non voglio esagerare e dare un quadro poco realistico di alcuni crimini e delle motivazioni che sono alla base di efferati delitti. Poi arriva la realtà e, puntualmente, supporta le mie visioni creative.
Quando accade che la saggezza lasci il posto alla follia? Cosa succede nella mente di chi decide di uccidere? Perché si sceglie il male?
Domande spesso senza risposta o, comunque, con risposte che non sembrano mai soddisfare davvero perchè il senso di vuoto che lascia una morte ingiusta è sempre enorme. Sono queste, però, le domande che fanno scattare in me il desiderio di approfondire e di scrivere una storia.
Esistono persone normali che, a un certo punto della loro vita, cambiano completamente e sono assalite da ossessioni che impediscono loro di vivere. DOC, disturbo ossessivo compulsivo, questo è il nome scientifico della malattia, la paura irrazionale dei virus e delle malattie. Ovviamente con la pandemia queste persone hanno peggiorato i loro sintomi.
Poi ci sono coloro che soffrono di manie di persecuzione, sono così concentrati su loro stessi che non si rendono conto che le loro ossessioni sono irrealistiche. Una persona che conosco non permette più a nessuno di entrare in casa sua perché è estremamente convinto che tutti vogliono distruggere la sua casa e passa il tempo a controllare il perimetro dei suoi muri per vedere se ci sono dei segni del passaggio di qualche vandalo, ovviamente non esce più di casa.
La sorella di una mia collega era convinta di essere spiata e quando vedeva passare un aereo di linea si nascondeva sotto il letto.
Queste persone possono trovare sollievo nelle cure, ma è questa la vera difficoltà, sono convinti di essere nel giusto e di stare bene, quindi non vogliono curarsi, poi se, in qualche modo, accettano di andare da un dottore e prendono le medicine riescono quasi ad avere una vita normale, sempre che non ricadano nelle loro ossessioni perchè magari smettono di curarsi.
La maggior parte di queste persone tormentano loro stessi e i loro familiari, ma - di solito - non sono pericolosi per gli altri, ma solo per se stessi, tuttavia può accadere che questi deliri sfocino nella rabbia e nella follia omicida. Ed è più frequente di quanto si pensi.
Una volta un mio vecchio fidanzato mi disse che mi apprezzava perchè ero normale, ci rimasi male perchè non mi sembrava un complimento, di solito si dice sei una ragazza speciale, lui mi spiegò meglio cosa intendesse raccontandomi che era stato per alcuni mesi con una ragazza che soffriva di alcune paranoie e mi raccontò alcuni episodi. Insomma, oggi come ieri, la vera impresa è essere normali come diceva Lucio Dalla in una nota canzone.
Essere normali equivale ad essere saggi, insomma "siate affamati, siate folli", ma non perdete del tutto la saggezza. Cosa ne dite?
Fonti Immagini: Pixabay
18 commenti:
La "normalità" è stata sempre oggetto di dibattito, specialmente negli ultimi decenni. A cause di alcune brutte esperienze personali ho vissuto sulla mia pelle questo dubbio, c'è stato un periodo della mia vita in cui ero convinto di essere "anormale" e come puoi immaginare non è stata una situazione facile da affrontare.
Credo che il modo migliore per superare tali situazioni sia dare un'educazione morale alle persone, anche se ovviamente non è una garanzia che poi la sappiano applicare. Siamo in un'epoca senza più valori di riferimento, dominata dal relativismo etico. Molta gente sa comunque imporsi dei limiti da sola, sa capire cosa è giusto e cosa è sbagliato, però non vale per tutti...
Voltaire diceva di non credere alle religioni istituzionali con liturgie, concetti quali "peccato", sacramenti, etc. Però aggiungeva che preferiva esistessero comunque per il "popolino" perché un ignorante senza istruzione nel momento in cui gli fosse detto che non esiste nessun dio e nessuna morale si abbandonerebbe a chissà quali follie, anche crudeli, non seguendo alcuna regola...
Premesso che una reazione del genere può averla anche una persona istruita e non solo un'analfabeta, penso che in generale (per il "popolino" ma anche per le elites) sarebbe opportuno che esista un codice di condotta portato avanti non solo tramite insegnamento scolastici, ma anche con veri e propri rituali (anche laici, perché no) perché per percepire la sacralità della vita umana e il valore di una moralità individuale che tenga lontana invidia, gelosia e narcisismo esasperato, è necessario darglielo un alone di sacro.
Grazie per il tuo commento approfondito e articolato, purtroppo non sempre le persone istruite sono "sagge" e l'educazione "morale" attraverso le religioni può essere efficace, ma può portare anche a certi atteggiamenti fondamentalisti assai dannosi. Insomma niente è mai facile, soprattutto la normalità (che poi anche questo è un concetto del tutto relativo...una volta le ragazze adolescenti inquiete venivano messe in manicomio per esempio) È importante capire la sacralità della vita umana, ma anche il rispetto dell'ambiente e della natura, ci riusciremo mai? Comunque sono d'accordo, l'educazione è tutto e potrebbe essere davvero la chiave.
Bisogna essere pazzi nel senso di osare, di puntare all'impossibile, di vivere intensamente. Il resto è qualcosa da cui tenersi lontani, se si può.
È vero, c'è la pazzia creativa o comunque positiva, quella che invece porta alle ossessioni omicide o suicide è assolutamente da evitare, ma chi è vittima di questi mali potrebbe non esserne consapevole, finché non perde il controllo.
Sulla mia cucina, sul frigo, è attaccato un magnete che esorta a "sviluppare la vostra legittima stranezza". Ecco, credo che tutto stia in legittima. L'uscire fuori dagli schemi, l'osare, il fregarsene del giudizio altrui va bene fino a che non nuoce agli altri. Anche sulle manie ho una certa tolleranza. Mio padre è ossessionato dai ladri, di ogni genere, anni fa era convinto che una gazza gli rubasse i calzini dallo stendino. Ecco, finché la cosa non degenera, va bene così. Credo che lui si rilassi davvero a guardare i cataloghi di serrature e a immaginare quale sia quella migliore da installare. Diverso è il caso in cui la mania diventa qualcosa di invalidante (quando mio madre rinuncerà a cercare i funghi o andare al mare per paura dei ladri mi preoccuperò davvero). Se poi diventa ossessione distruttiva... Beh, lì c'è davvero qualcosa che scatta. E molto spesso quello che si dice in questi casi è "nessuno lo avrebbe mai detto", segno che in fondo la nostra (legittima) stranezza non ha molto a che fare con la follia vera.
Bene per la vacanza.
Un disagio prolungato per me va sempre curato da un medico. Certo prima tocca riconoscerlo e qui già nascono i guai.
Concordo, tutto sta nella parola "legittima", le stranezze se innocue rientrano nell'originalità della persona, quando ciò non accade è importante cercare di curarsi prima che l'ossessione degeneri in qualcosa di grave, ma proprio questo è il punto, non sempre viene riconosciuto un disagio grave prima che diventi difficile da arginare.
Chi soffre di queste manie non crede di essere malato, sono gli altri che non lo capiscono o lo "perseguitano", il percorso più difficile è arrivare dal medico, la sorella della mia collega soffriva tantissima, lei si sentiva davvero perseguitata da forze oscure, i familiari dopo tanti sforzi l'hanno convinta ad andare da un medico psichiatra e adesso si sta curando e va meglio. Ora non crede più che la spiino dagli aerei di linea che passano sulla sua abitazione.
Soprattutto: chi scrive è normale? Perché lo fa? Perché non si limita a leggere oppure... A uscire di casa? :D
Cosa lo spinge a stare davanti a uno schermo a imbastire storie?
Indubbiamente c'è una follia che non danneggia nessuno e una che fa molti danni. Mi piace pensare che un pizzico di follia positiva sia in ognuno di noi, quando decidiamo di andare oltre la nostra normalità. D'altra parte esiste anche la follia che non sa distinguere tra bene e male e che è solo distruttiva. Tra l'altro proprio nel romanzo che sto scrivendo si parla di disturbi mentali, quindi è un tema di cui mi sto interessando anche io e che trovo molto affascinante (benché orribile per certi versi).
Ho visto le foto della tua vacanza su Fb. :) Soffrire di manie di persecuzione dev'essere terribile. Da piccola abitavo in un condominio dove al piano inferiore c'era una signora che, ogni tanto, dava fuori di matto perché vedeva delle persone che la spiavano da dietro i mobili. Tutto questo naturalmente di notte. Avevo anche una zia che ne soffriva. Io sono del parere che, poco o tanto, tutti noi abbiamo delle sfumature di paranoia e ossessioni, naturalmente da qui a commettere azioni così efferate... Ammetto di essere attirata dalla cronaca nera, anche "storica" del secolo scorso, come i grandi delitti spesso irrisolti.
Ah, ah chi scrive è il più folle di tutti! Al limite commette dei crimini...sulla carta 😉
Sì, è una materia affascinante sotto l'aspetto letterario, apre tanti spiragli alla nostra immaginazione, indubbiamente per chi vive o a che fare con questi problemi nella realtà è terribile.
La cronaca nera affascina anche me, non per niente mi sono appassionata alla scrittura dei gialli, pensa che per l'ultimo romanzo ho fatto una ricerca sui serial killer nella storia e ho scoperto che ce ne sono sempre stati fin dalla notte dei tempi...la realtà è una fonte inesauribile di ispirazione, è terribile ma è così.
Non riesco a essere totalmente lucida dinanzi all'aberrazione di quel terribile omicidio. Non so, dinanzi a una cosa come il pestaggio di Willy sento una forte indignazione, dinanzi all'uccisione dei due fidanzati "per invidia" mi sento come basita, scioccata. Non è credo il primo omicidio di questo tipo, ricordo fatti di cronaca molto simili, ma qui tutto, dal profilo del killer fino alla modalità del misfatto, sembra essere stato partorito da una scrittura molto ben congegnata talmente è terribile. Sono fortemente impressionata, e mi domando fino a che punto possiamo definirci al sicuro, tutti, nessuno escluso.
La follia ha un suo fascino se pensata legata alla genialità. Riguardo a fatti di tale efferatezza, forse assomiglia a un attenuante, e questo proprio è inaccettabile.
La follia non deve essere un attenuante, anche se poi accade che lo sia, ma mi chiedo quanta lucidità ci sia in questi atti terribili, ma non ho le competenze mediche per giudicare. Ricordo con orrore anche gli omicidi di Erba e vari altri casi purtroppo simili. Anche l'omicidio di Willy mi ha fatto orrore in egual misura, pestare un ragazzo a calci e pugni fino a ucciderlo per odio razziale o per altre assurde motivazioni è angosciante. In ogni caso chi cova l'odio di nascosto fa più paura perché davvero ci chiediamo di chi ci possiamo fidare...
Ha colpito molto anche me quell'omicidio. All'inizio anch'io avevo pensato ad un amante respinto, ma gli avevano aperto la porta (o meglio: non era stata scassinata). Dunque un amico, anzi, presunto tale. Quando hanno trovato l'assassino, sono rimasta scioccata dalla dichiarazione: "erano troppo felici". Cioè, la felicità è una colpa! Che poi, cosa ne può sapere un estraneo di quanta fatica ci sia nel costruirsi anche la felicità, nel cercare un sorriso nonostante tutto? Non è il primo infatti che sento giudicare con invidia le persone, magari da una foto su Instagram per dire, senza saperne nulla!
Ma l'altra cosa che mi ha lasciato incredula è che questo ragazzo studiava per diventare infermiere. Possibile che nessuno si fosse accorto dei suoi disagi? Chi lo conosce ha dichiarato che era taciturno, ombroso, freddo, distaccato. Poi sono saltati fuori particolari inquietanti di come aveva preparato tutto, i foglietti, da cui lui voleva smembrare i corpi e disseminarli dentro la casa, preparare una caccia al tesoro per la polizia. E io di tutto questo mi chiedo: se diventava un infermiere, cosa poteva succedere in quell'ospedale?! Un paziente gli rispondeva storto e lui l'ammazzava? Dicono che sia comunque un soggetto "normale", non psichiatrico. Però la crudeltà dimostrata durante l'atto non è per niente "normale".
L'unico errore di quella sfortunata coppia è di non aver cambiato la serratura... fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio. Sarebbero ancora qui, o forse avrebbe trovato altro modo... :(
Non sapevo della sua intenzione di smembrare i corpi, è veramente raccapricciante! È vero, chi invidia non si rende conto di quanta fatica ci sia dietro un successo apparentemente "facile". C'è chi raggiunge una felicità magari dopo aver affrontato grandi problemi o superato molti dolori, chi può dirlo, ma chi capisce questo spesso non prova invidia affatto, oppure la prova ma in senso positivo, nel senso che si impegna per raggiungere lo stesso risultato, non per ammazzare...
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