 |
Il web e i social network chiudono le porte alla casualità che conosciamo, e aprono finestre di nuove casualità che dobbiamo ancora capire. Roberto Cotroneo |
Credevamo che i social fossero un’allegra invenzione al servizio della leggerezza, del ritrovarsi tutti insieme a parlare del più e del meno standosene comodamente a casa propria davanti a un personal computer che poi è diventato un tablet e poi un cellulare. Insomma era come andare al bar in versione moderna a parlare a vanvera del più e del meno, in fondo un’attività rilassante e senza troppi pensieri. Invece il web è un luogo pericoloso (a volte anche il bar, ma questo è un altro tema); nel grande “Mare magnum” di internet ti può succedere di tutto, qualcuno può contattarti e fingendosi amico carpire la tua fiducia e farti del male, oppure può vomitarti addosso insulti e minacce causando la cosiddetta shitstorm, tempesta di melma, l’odio che divampa contro una sola persona per aver espresso un’opinione, gli hayers si scatenano e cominciano a inviare commenti di insulti uno dietro l’altro rivolti a una sola persona che attaccata da tanta violenza verbale (che in fondo é anche un po’ fisica) si ritrova spaesato e non sa come difendersi salvo forse chiudere l’account social.
Ora lo ammetto, non ho una grande attività sociale, ogni tanto quando mi collego a Facebook mi compare il messaggio accanto alla mia fotina “a cosa stai pensando?” e, ogni tanto, mi sono lasciata tentare nello scrivere qualche frase dettata dall’istinto esprimendo qualche opinione, ogni tanto ho perfino pubblicato delle foto, quasi sempre limitandomi a foto di città e posti in cui ero stata, senza mai mettere la mia foto personale, questo perché sono una persona riservata, ma anche perché non mi fido troppo a mettere in piazza i fatti miei. Del resto bisogna ricordarsi che quello che pubblichi in rete resta per sempre, esprimere quindi un’opinione in forma molto accesa e rabbiosa sul proprio profilo social può trasformarsi in un boomerang che qualcuno un giorno potrebbe usare contro di te. Eppure nonostante la mia ritrosia a pubblicare cose varie sui social mi é capitato di vivere episodi spiacevoli, una volta avevo scritto un pensiero e subito qualcuno ha commentato con cattiveria, ho letto con orrore quel commento, poi ho deciso di non rispondere, era una chiara provocazione e se avessi risposto avrei innescato una sequela di botte e risposte senza fine, con grande perdita di tempo da parte mia - che tempo non ho - e rischio di gastrite e ulcera per arrabbiatura. Un’altra volta avevo impostato una promozione Facebook sulla mia pagina autore per uno dei miei libri e sono stata subissata via Messenger da uno che voleva chattare con me, mi chiedeva il numero di cellulare e poi mi diceva che voleva solo chiacchierare, non era un tentativo di approccio ma solo una conversazione amichevole. Erano le otto del mattino ed ero al lavoro e mi sono chiesta: ma questo non ha nulla da fare, ma lavoro solo io? Comunque leggo il messaggio dal cellulare, ovviamente non rispondo, anche perché sinceramente non ho neanche il tempo di approfondire, poi dopo 8 ore di lavoro e una serie di commissioni rientro a casa alle sette di sera e noto che su messenger ci sono oltre 15 messaggi, così l’ho bloccato. Un’altra volta ho confermato una richiesta di amicizia a una donna che dopo un secondo mi ha telefonato su Messenger, erano le sei del mattino, l’ho bloccata subito dicendo che non era l’ora di chiamare (voleva vendermi qualcosa...) Un’altra volta un tipo “che si definiva poeta” a cui avevo incautamente dato l’amicizia mi scrive sempre su Messenger per chiedermi di scrivere un racconto traendo spunto da una sua poesia, ora domandare è lecito, rispondere é cortesia e io molto cortesemente ho risposto che, abitualmente, non scrivevo racconti su richiesta e che comunque anche volendo per me era un periodo di superlavoro e non avevo tempo; dopo altre richieste che ho nuovamente declinato con le stesse motivazioni, ha cominciato a subissarmi di messaggi di insulti e quando stavo per bloccarlo si è autoeliminato togliendomi l’amicizia. Queste le mie esperienze e meno male che non pubblico mai niente sul mio profilo! Il web è pieno di persone strane ed è meglio usarlo con cautela, se non avessi la pagina autrice forse cancellerei l’account, ne sono sempre fortemente tentata, ma poi mi dissuado perché seguo alcuni personaggi e ogni tanto mi arrivano delle notizie attraverso i social che leggo se interessata altrimenti no, insomma il web è anche una fonte di informazioni e io vorrei usare l’aspetto ludico senza per questo venirne travolta. Il web è anche un luogo per chi ha tempo da perdere, a volte mi stupisco del numero di post fatti nella stessa giornata da alcuni miei amici di Facebook, sembra che il loro mondo sia solo on line, magari non lavorano ma tutto questo spreco di energie sugli argomenti più disparati oppure sempre sullo stesso tasto mi sembra un’esagerazione. Oppure ci sono quelli che postano solo momenti felici, vacanze, aperitivi e pranzi fuori come se la vita fosse un’immensa giostra, un parco divertimenti, anche per queste persone c’è il rischio di attirarsi le antipatie di qualcuno. Il web è pieno anche di truffatori che carpiscono la fiducia di persone fragili: un paio di anni fa una mia amica sconosciuta di Facebook mi scrive un messaggio su Facebook e, timidamente, mi chiede informazioni su un uomo che risulta tra i miei amici. L’uomo in questione appariva nelle foto come un militare americano che era all’estero non so in quale missione di pace, purtroppo non ricordo, mi aveva chiesto l’amicizia e subito dopo aveva tentato di chattare, provocando subito la mia irritazione, così lo avevo stoppato dicendo che non avevo tempo. Comunque questo personaggio era rimasto tra le mie amicizie, ma non me ne curavo come succede per la maggior parte degli sconosciuti che sono “amici” su Facebook, ormai è da tempo che non do più l’amicizia su Facebook, ma all’epoca ero meno prudente. Così chiedo alla mia amica di che cosa aveva bisogno e lei mi chiede se potevo inviare un messaggio al militare perché lei non poteva visto che lui l’aveva bloccata e non sapeva come fare per contattarlo. Alla fine mi raccontò tutta la storia, lui aveva carpito la sua fiducia ed era nata una storia on line solo che a un certo punto le aveva chiesto dei prestiti e lei “sventurata rispose” scusate se mi permetto di citare Manzoni. Insomma questo elemento si era fatto mandare dei soldi e dopo era sparito bloccandola su Facebook. Dissi alla signora che potevo mandare un messaggio al personaggio, ma non avrei sortito nessun effetto tranne forse di farmi bloccare a mia volta, si trattava di un truffatore ed era meglio fare denuncia alla polizia postale. Alla fine lei concordò con me. Qualche tempo dopo al programma “Chi l’ha visto” parlarono proprio di questo tipo di truffe on line, personaggi loschi che creano dei profili falsi con foto accattivanti per carpire la fiducia di donne sole e ingenue, solitamente di mezza età, che alla fine si fanno prestare dei soldi per problemi vari, formalmente vivono all’estero e quindi sono poco raggiungibili, ma è solo per nascondersi meglio.
Pensavo da tempo di scrivere un post sull'argomento ma rimandavo, poi qualche tempo fa un articolo sul settimanale Donna Moderna del 3/11/2022 ha catturato la mia attenzione, era intitolato "Stop all'odio in rete" di Nina Gigante e parlava delle Shitsstorm segnalandole come un fenomeno che rischia di diventare una vera emergenza. Infatti è un fenomeno inquietante che colpisce gli adulti ma quando colpisce i più giovani che sono molto più fragili può avere effetti devastanti perché la loro identità è ancora in formazione e spesso coincide con quella digitale. Certo non è che gli adulti non soffrano di fronte a queste tempeste, possono uscirne anche loro con le ossa rotte
l'articolo riportava alcune frasi riprese dai social nei commenti, si tratta di insulti scritt da haters che hanno commentato i post di personaggi famosi e gente comune:
Brucia all’inferno, tro*a
Sembri una scimmia
Lesbicona che schifo
Sei una palla di lardo
Bella, brava e pu**ana
Le parole però possono essere pesanti come un macigno e colpirti come un pugno, insomma le parole fanno male e feriscono, gli insulti colpiscono le stesse aree del cervello che intervengono quando si riceve uno schiaffo e restano impresse nei ricordi causando una condizione di stress che si continua ad avvertire nel tempo.
Nell'articolo viene citato un libro che sono andata a cercare negli store, si intitola Far Web e l'autore è Matteo Grandi ci cui vi riporto sotto la trama
Trama
Insulti, discriminazioni di ogni genere, misoginia,
istigazione alla violenza, omofobia, fake news dal retrogusto razzista e
anti-scientifico, revenge porn. Solo per citare le manifestazioni più evidenti.
Non c'è alcun dubbio che la Rete, in particolare con i social media, sia
diventata un luogo nel quale scaricare rabbia e frustrazioni senza sensi di
colpa, in cui attaccare ferocemente personaggi pubblici o emeriti sconosciuti
con la sola colpa di avere opinioni diverse. A monte di questa valanga di fango
sembra esserci l'idea che Internet sia una zona franca, un Far Web in cui non
esistono regole, in cui vige l'impunità e dove è legittimo e pratico farsi
giustizia da sé. Ma è poi davvero colpa della Rete se la gente odia? Siamo
veramente disposti a mettere in gioco la nostra libertà d'espressione per
portare avanti una crociata indiscriminata contro l'odio online? Qual è, in
questa partita, il ruolo che giocano le diverse piattaforme? Quanto incide su
certe derive la mancanza diffusa di educazione digitale? E qual è il quadro
normativo a cui fare riferimento oggi? In questo saggio pop brillante e ricco
di esempi tratti dalla cronaca recente, Matteo Grandi, una delle voci più
influenti del web, indaga da vicino il fenomeno dell'inquinamento della Rete in
tutte le sue manifestazioni, per spiegarci di cosa parliamo quando parliamo di
odio e social media.
Insomma ognuno può essere vittima o carnefice che non ha motivazioni di sesso, razza, religione. questa tempesta può scatenarsi contro chiunque per qualsiasi motivo anche banale. Gianni Morandi è stato attaccato perché faceva la spesa di domenica e ha postato la foto, Samanta Cristoforetti perché ha postato con i capelli per aria (forse perché era in assenza di gravità?) Mara Venier perché è apparsa in una foto un po’ invecchiata e quindi doveva vergognarsi, per citare i casi più noti.
Io posso soltanto affermare che, non solo evito di scrivere dei post in rete, anche se ogni tanto mi capita ma lo faccio con estrema cautela, ma evito di commentare nei post di altre persone, salvo si tratti di persone che conosco in rete da tempo e, in ogni caso, si tratta di commenti assolutamente rispettosi e amichevoli ed evito i commenti politici o di imbarcarmi in discussioni sterili, non ho tempo né voglia di farlo. Purtroppo molti scambiano i social per il loro "sfogatoio" e per questo può sfociare in comportamenti aggressivi con molta più facilità perché si è barricati dietro lo schermo del computer o cellulare o quello che è. Magari queste persone nella vita reale non avrebbero il coraggio di mostrarsi altrettanto rabbiosi e aggressivi. Molti canali social stanno cercando di correre ai ripari, Instagram ha attivato degli aggiornamenti, un team di esperti e l'uso dell'intelligenza artificiale che individui le "parole nascoste" che possono celare delle offese in modo da bloccare l'odio in rete prima ancora che ci sia la segnalazione da parte degli utenti. Occorre però perfezionare la possibilità di filtrare e riconoscere i contenuti delle "parole" che fanno male perché possono essere sfuggenti e ingannevoli.
Forse, oltre a questi rimedi, quello che serve davvero è perseguire l'obiettivo di diffondere concretamente l'educazione digitale assolutamente non prescindibile dall'educazione che dovremmo avere ogni giorno nella vita reale. Vi lascio con il pensiero di Umberto Eco sull’argomento.
I social media danno diritto di parola a legioni di
imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza
danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno
lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli.
Umberto Eco
Qual è la vostra opinione al riguardo?
Fonti immagini: Pixabay Fonti testi: Donna Moderna del 3/11/22