domenica 23 luglio 2023

All’improvviso l’indifferenza

 

In generale accetto senza problemi le chiacchiere di tutti e senza problemi le lascio perdere. Charles Bukowski

C’è una canzone d’amore che ogni tanto irrompe dai miei ricordi lontani, era di un cantante ora del tutto dimenticato che si chiama Roberto Soffici. Era una canzone tutto sommato piuttosto spinta per l’epoca perché parlava di un rapporto amoroso tra un uomo adulto e una ragazza molto giovane, questo almeno era il senso che trasmetteva il testo della canzone, era un brano del 1977 intitolato All’improvviso l’incoscienza.

Comunque, non so perché certi ricordi restano attaccati alla pelle e non se ne vanno più, io ricordo tutto il testo perfettamente e soprattutto il titolo mi frulla in testa ogni volta che devo descrivere una sensazione che mi assale all’improvviso, appunto. Ed è da diverso tempo che mi gira in testa il titolo di un post che vorrei scrivere a proposito della scrittura: all’improvviso l’indifferenza. Eh lo so, l’ho presa larga ma è proprio così che nasce questo post, la sensazione che mi porta il titolo della canzone di Roberto Soffici è quello che ora sento nei confronti del mondo della scrittura, all’improvviso. Avete presente quegli amori non corrisposti per cui vi dannate l’anima e vi tormentate, strappandovi i capelli? Per anni, per mesi, per un tempo infinito, avete fatto di tutto per ottenere uno sguardo, un momento di attenzione, una parola dolce, dall’oggetto del vostro amore. E poi, all’improvviso, vi rendete conto che quell’amore non esiste più, puff, è sparito, si è dissolto sotto i colpi del “non l’amore”. Succede, per gli amori adolescenziali, ma anche per gli amori adulti, perfino per i matrimoni.

Ecco, con la scrittura, è successo proprio questo, all’improvviso non mi importa più nulla. Beh, non é proprio così, scrivere mi interessa ancora, ma non vedo più la pubblicazione di un romanzo, il successo, il riconoscimento di una casa editrice, come qualcosa di cui mi importi davvero. È che da diverso tempo non seguo più i miei romanzi, li pubblico e poi me ne dimentico, non mi impegno più di tanto per promuoverli, mi è persino capitato di declinare l’invito di qualche blogger a presentare il romanzo sui loro blog, dicendo che non ho tempo, il che è vero, ma una volta il tempo lo avrei trovato, perdendo qualche ora di sonno. Oggi non più. Ora preferisco concentrarmi di più sulla mia vita, quella vera che si svolge fuori dalla scrittura, preferisco dedicare il tempo libero a quella parte di me che è stata a lungo trascurata per scrivere.

Lo so, potrebbe sembrare la storia della volpe e dell’uva, disprezzare qualcosa perché non lo posso raggiungere, beh in effetti anche questo pensiero incide sulla mia situazione, non potrò mai vivere di scrittura, allora preferisco concentrarmi su altro; in realtà questa nuova prospettiva credo sia nata anche perché ho dimostrato a me stessa le mie capacità, qualche lettore ha perfino apprezzato, affezionandosi alla mia serie su Saverio Sorace, qualcuno ha amato i miei romanzi d’amore altri meno…ma io credo di aver raccontato delle storie che sentivo dentro di me e che finalmente hanno trovato la strada per venire alla luce, ma soprattutto ho imparato da self publisher molte attività che sono dietro l’editoria e questa conoscenza mi ha regalato un nuovo sguardo nei confronti di questo mondo.

So di non essere l’unica delusa in campo, almeno tra i blogger che seguo, mi permetto di citare Sandra Faé che in un suo recente post Il male di giugno racconta del suo senso di delusione riguardo il mondo dell’editoria pur avendo avuto un certo successo con diverse case editrici. 

Io ho avuto un percorso diverso perché ho puntato di più sul self publishing per motivi vari che vado a esporre, dopo aver cercato l’attenzione di una casa editrice senza esito (in un tempo in cui ero anche piuttosto ingenua, ogni tanto inviavo il mio manoscritto senza rendermi conto che era parecchio imperfetto e magari la mia richiesta aveva una presentazione poco efficace). Avevo anche partecipato al concorso Io scrittore, il mio romanzo “La libertà ha un prezzo altissimo” aveva superato la prima e la seconda fase, era arrivato tra i primi duecento, tanto che per un momento ci ho quasi creduto, visto che i primi dieci romanzi venivano pubblicati, poi però non ho vinto, né sono arrivata tra i primi dieci. 

Gli anni tuttavia passavano inesorabili e alla fine, dopo essermi documentata sull’autopubblicazione, ho deciso che non potevo più aspettare e avrei pubblicato il romanzo per conto mio, attraverso la piattaforma di Narcissus che ora si chiama Streetlib. Questa decisione è stata fondamentale nel mio percorso perché finché cerchi di pubblicare (qualcosa che hai già scritto) non ti concentri sulla scrittura, ma quando finalmente ho pubblicato il mio primo romanzo ho scoperto di avere dentro me tante storie che aspettavano di uscire ed essere raccontate. Ed é grazie a questo che sono nati gli altri miei romanzi. In questi anni ho studiato molto e mi sono formata, la scrittura non é stata più approssimativa e di getto come lo era per i miei primi scritti, era molto più “composta”, quello che scrivevo di getto veniva poi riletto, cesellato e perfezionato. 

Per un po’ ho avuto anche un contratto con una piccola casa editrice che ha notato il mio romanzo L’amore  che ci manca, l’esperienza è stata piacevole perché é bello avere qualcuno che crede in te, ma è stato anche bello riappropriarmi dei miei diritti e ripubblicare il romanzo con i miei tempi e le mie esigenze. C’è una cosa importante poco evidente all’esterno, quando dipendi da una casa editrice devi sottostare a tempistiche di pubblicazione, scelte e richieste su stile e contenuto che non sono quasi mai in sintonia con le tue, ma ti adatti perché sono loro a comandare. Da self decidi tu come e quando pubblicare, come fare la copertina, se fare o meno il cartaceo, come promuovere il romanzo e i guadagni sono tuoi, se ci sono. 

I romanzi che mi hanno dato più soddisfazione sono stati quelli della serie “gialla”, un po’ perché i personaggi sono nati rispondendo a un mio bisogno interiore,  avevo necessità di trattare dei temi molto forti ma era difficile farlo attraverso una storia d’amore. Il genere giallo è stato quello che mi ha permesso di ampliare i miei orizzonti nell’ambito del mio desiderio di scrivere. La serie su Saverio Sorace mi ha dato anche qualche piccola soddisfazione in termini di vendite, perché nel complesso ho venduto un migliaio di copie, ne ho parlato tempo fa in un post eccovi il Link

Poi, dopo le esperienze positive della serie, ho pensato di provare di nuovo a propormi a una casa editrice, approfittando anche di un periodo più tranquillo sul lavoro, perché - ovviamente - anche per contattare una casa editrice occorre tempo e attenzione, non puoi mandare una mail a caso improvvisando, ne parlo in questo post Scrivere a una casa editrice 

La proposta del mio romanzo Il male non perdona, romanzo thriller fuori da una serie, ad alcune case editrici, non ha avuto nessun effetto; Longanesi mi ha risposto ricordandomi che era possibile partecipare al concorso Io scrittore, ma su quello ho già dato, inoltre partecipare a un concorso come quello implica dispendio di energie notevole, perché, per come è impostato, ti tocca leggere i romanzi degli altri partecipanti e dare un giudizio; ora, nel corso della mia passata partecipazione io ho preso seriamente il mio compito e ho valutato sempre dando dei giudizi con delle critiche costruttive,  anche a romanzi scritti parecchio male. Non sono sicura che sia stato fatto altrettanto nei miei confronti. Quindi Io scrittore no grazie, tra l’altro voleva dire far passare un altro anno di tempo. Il tempo é prezioso, più passa e più me ne rendo conto, per questo vorrei spenderlo al meglio, possibilmente per la vita vera. 

Lo so, certe passioni restano attaccate alla pelle e quindi probabilmente continuerò a scrivere, ma rallentando parecchio come di fatto è già successo. Dopo dodici romanzi e nove anni di blog è un’esigenza legittima, dovuta soprattutto alla necessità di riprendermi un po’ del mio tempo. 

Ora vi saluto, ma siccome ho questa canzone che mi gira in testa non posso lasciarvi senza farvela ascoltare (questo autore credo sia stato parecchio sottovalutato, oltre a essere autore delle sue canzoni, ha scritto pezzi per Mina e gruppi importanti come I nomadi e l’Equipe ‘84)


E lo so che non c’entra nulla con il mio post, ma anche a voi capita di essere legati a una canzone senza un vero perché? Se volete commentare anche sulla mia esperienza di scrittura ovviamente potete farlo.

Fonti immagini:Pexels

15 commenti:

Ariano Geta ha detto...

Comprendo la sensazione perfettamente perché sono passato attraverso un percorso simile al tuo.
Anch'io ho partecipato a IoScrittore e anch'io ho superato almeno la prima fase. Ho avuto anch'io il dubbio che i giudizi degli altri partecipanti non fossero sempre onesti (diciamo che almeno per due recensioni ne ho praticamente la certezza, perché mi davano un voto bassissimo senza motivarlo, col solo scopo di abbassare la mia media, però riconosco che molti hanno motivato dettagliatamente e in modo plausibile il loro voto, positivo o negativo che fosse).
Io non sono ancora "indifferente" alla scrittura (e in fondo credo che non lo sia completamente neppure tu) l'ho piuttosto accantonata per concentrarmi sui miei pseudo-fumetti. Mi piacerebbe dedicare più tempo alla vita concreta, questo sì, ma ci sono varie situazioni che mi costringono a mettere il dovere sempre davanti a tutto.
Comunque l'importante è che hai saputo cogliere anche le soddisfazioni che ti ha dato la scrittura. Restando nella metafora della canzone, diciamo che è un "amore" ormai spento che però si porta dietro anche tanti bei ricordi, no?

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Ariano: in effetti è un amore spento con tanti bei ricordi e qualche soddisfazione di cui sono grata di aver goduto. Del resto questa sensazione viene anche dal fatto che il mio tempo è troppo occupato dal lavoro e dai doveri (come tutti i comuni mortali), se avessi più tempo libero forse sarebbe diverso, il fatto di dover sempre sacrificare qualcosa (riposo, vacanze o desiderio di fare altro) per scrivere, ovviamente “pesa” moltissimo. Con IoScrittore anch’io ho apprezzato i voti con le critiche costruttive, ma i voti molto bassi senza un vero riscontro dati solo per abbassare la media come è successo a te mi hanno proprio irritato.
I tuoi fumetti io li apprezzo molto, ma apprezzo anche il messaggio che riesci a trasmettere con le tue strisce mai banali, insomma sai divertire ma sai anche far riflettere.

Barbara Businaro ha detto...

Più dei nove anni di blog, sono tanti i dodici romanzi, sapendo tutto l'impegno e la fatica che ognuno di loro richiede. Quindi la stanchezza ci sta, anche la noia verso un sistema che non premia gli sforzi, un mercato che tutto sembra tranne che meritocratico (su Io Scrittore parecchi partecipanti che conosco hanno avuto la tua stessa sensazione: gioco sporco, strategie e talvolta qualcuno ha una bella spinta per scavalcare gli altri... se poi si leggono i romanzi vincitori, i dubbi raddoppiano).
Penso ci sia anche una componente ciclica umana. Non si può rimanere impegnati a lungo con una passione, anche quando si hanno risultati tangibili si ha voglia di provare nuove esperienze, la curiosità vince. Magari tra un po' risentirai la carica, non per la scrittura ma per la pubblicazione, oppure no, troverai qualcos'altro. L'importante è seguire il proprio istinto e le necessità della propria anima. :)

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Barbara: grazie Barbara, probabilmente hai centrato il problema, c’è la stanchezza e una componente ciclica umana. Dodici romanzi non sono pochi e anche se non sono sicuramente dei capolavori ognuno di essi è stato un grande investimento di impegno, tempo e passione, pensa che il primo romanzo l’ho revisionato due volte dopo la prima pubblicazione in modo da avere una versione finale che potesse soddisfare soprattutto me. Forse concluderò la serie di Sorace con un ultimo romanzo, se mi verrà la voglia ancora di scrivere, vedremo. Sono contenta che l’impressione su IoScrittore non sia solo la mia…

Sandra ha detto...

I miei post lagna vi hanno tormentato a lungo, grazie per aver avuto voglia di continuare il discorso qui. Vediamo nei prossimi mesi cosa accadrà al mio percorso, il crollo di voglia di scrivere è stato il mio personale attentato a Sarajevo ma ora mi sto rialzando. Sulle canzoni ecco io senza un perché sono elevatissima a imitation of life dei Rem

Sandra ha detto...

Legatissima non elevatissima

Marina ha detto...

Presente: sono un'altra che ha partecipato al concorso Io Scrittore. Mi ritrovo nel commento di Ariano, perché anch'io ho ricevuto critiche utili e un paio che non ho capito (ne parlai anche in un post, quando ciò accadde), ma non mi ha lasciato un bel ricordo, cioè non mi ha lasciato una buona sensazione quanto a serietà. Poi, quante volte, negli ultimi tempi, ho lamentato anch'io la stessa tua stanchezza o, meglio, disaffezione verso la scrittura a vantaggio di altre cose! Devo dire che ancora adesso vivo bene la mia nuova veste di scrittrice a random (non considero il blog, in questo ambito): ogni tanto, o perché sono coinvolta in qualche iniziativa che accolgo sempre favorevolmente o perché quando l'ispirazione arriva non bisogna lasciarsela sfuggire, scrivo qualche racconto (col romanzo ho rinunciato: è un impegno che non sento di volermi assumere). Lo sai, il selfpublishing non mi conquista, le case editrici vanno dietro agli affari...che te lo dico a fare! :)
Comunque, hai seguito un percorso ricco e fruttuoso. ci sta che tu scelga di fermarti un attimo; magari ti serve solo di riprendere fiato.

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Sandra: bel pezzo quello dei REM. Riguardo ai tuoi post “sofferti” sulla scrittura sappi che mi trovavo spesso in sintonia, forse é per questo che ho raccolto il tuo invito nel commento a raccontare la mia esperienza in questo post. Sono contenta che la voglia di scrivere ti stia tornando e ti auguro di avere belle novità editoriali in un futuro prossimo.

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Marina: non ricordavo il tuo post su IoScrittore, ma mi conforta ancora avere conferma della sensazione che ho avuto, anche se partecipare comunque mi ha dato lo stimolo per perseverare. Tu Marina hai delle grandi potenzialità che mostri nei tuoi racconti che ho avuto modo di leggere sul blog, però sei presa anche da altre attività creative che forse ti appassionano più della scrittura, l’importante è seguire quello che davvero si desidera fare, oggi lo penso più che mai.

Maria Teresa Steri ha detto...

Io ho vissuto (no, è più esatto dire che sto vivendo) tutto questo per il blog e la blogosfera in generale. La mia improvvisa indifferenza poi è diventata addirittura insofferenza, cosa che forse avrei potuto evitare allontanandomi prima. Penso comunque che la scrittura comporti fasi alterne, sono certa che la passione tornerà e avrai di nuovo voglia di dedicarti con passione ai tuoi libri. Da questo punto di vista anche io ho avuto un anno combattuto, ora sto revisionando il romanzo finito, ma è stata dura e ci sono stati momenti in cui ero tentata di mandare all'aria anche quello insieme al blog.

Giulia Lu Mancini ha detto...

@MariaTeresa: carissima, purtroppo anche il blog può essere un campo minato, tra commenti poco piacevoli e richieste fuori dalla vera funzione del blog (ricordo che ne avevi parlato). Il punto é che una volta che si chiude una parentesi è difficile ritornarci, per esempio io meno scrivo, meno vorrei scrivere, anche se qualche storia ancora mi frulla per la testa…
Ti auguro buona revisione del nuovo romanzo e in bocca al lupo.
P.s. Sappi che usufruisco ancora dei preziosi consigli che hai dato sul blog , ho dei tuoi articoli salvati tra i miei preferiti per ritrovarli velocemente, un abbraccio con sincero affetto

Luz ha detto...

Mi aggancio alle parole di Barbara, probabilmente queste fasi sono fisiologiche nelle nostre vite. Scrivere dodici romanzi in nove anni è indice di grande passione per le storie, per la parola. Un amore come questo non credo possa finire. È come un impulso che prima o poi torna a bussare, come ti auguro che avvenga. :)

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Luz: grazie Luz, è probabile che torni in me ancora il desiderio di raccontare delle storie, se arriverà ne sarò lieta. Diciamo che per ora mi concedo di rallentare questo cammino…

Enrica Masino ha detto...

Ho vissuto anche io un momento del genere con il blog e soprattutto con Instagram. Ho sempre amato creare contenuti per Instagram ma quando dopo anni di impegno costante ho capito che non avrei mai potuto vivere di quello e ho preferito dedicarmi ad altro, in particolare al blog che invece mi ha dato soddisfazioni sotto molti aspetti e anche se non vivo di blog in modo diretto è anche vero che è il mio biglietto da visita per il mio lavoro da webmaster e Web designer quindi preferisco curare quello (tanto più che qualche cliente me lo sta portando). Alla fine su Instagram ci sono tornata solo ora dopo circa un annetto ma con un approccio diverso. Avere visibilità tramite i contenuti non è più la priorità. Lo faccio con calma quando mi va, poi se qualcuno si aggiunge è ovvio che mi fa piacere ma in questo momento ho altre priorità. Poi chissà magari in futuro mi tornerà l'entusiasmo ma per ora preferisco andare un po' più piano ❤️❤️

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Enrica: creare contenuti per il piacere di farlo è un approccio che trova già in se la sua soddisfazione, quindi è sicuramente l’approccio giusto, poi se ci sono dei riscontri positivi in termini di visibilità è ancora meglio. Comunque sei molto giovane e hai ancora tante prospettive davanti a te Enrica, quindi ti consiglio di perseverare con il blog che può darti molte soddisfazioni in termini di crescita lavorativa. In bocca al lupo e sinceri auguri.