lunedì 1 maggio 2023

Primo maggio




Ogni volta che arriva il primo maggio mi sembra di ascoltare sempre gli stessi discorsi in tv e ogni volta mi indigno, perché ci ritroviamo sempre allo stesso punto, anzi forse con qualche passo indietro. Così ho scritto di getto un breve pensiero sull’argomento.

L’Italia é una repubblica fondata sul lavoro. Come deve essere un (buon) lavoro: 

-non precario (per garantire un progetto di vita futura nella società in cui si vive); 

-equamente retribuito e non al limite della sussistenza

-rispettoso delle norme di sicurezza (quelle che ti consentono di non morire o ferirti gravemente mentre stai lavorando)

-conciliabile con la vita privata e familiare, con ritmi di lavoro sostenibili (nel concreto e non fintamente come avviene ormai nella maggior parte dei casi)

Mi sembra che la strada sia ancora lunga soprattutto in un paese come l’Italia dove ci si preoccupa della natalità ma poi si approvano leggi che incentivano il precariato. 

Questo è il mio breve pensiero in cui c’è quasi tutto, ma oltre a questo vi ripropongo un post da me scritto nel 2021 sugli incidenti sul lavoro, il titolo è Chi muore al lavoro citando una strofa della canzone di Rino Gaetano Ma il cielo é sempre più blu. Il tema é tristemente attuale perché nulla è cambiato, nel 2023 sono 196 i morti sul lavoro solo nel primo trimestre dell’anno. Io penso che non si investa abbastanza sulla sicurezza perché accade spesso che il rispetto di queste norme sia solo formale (parole usate da Maurizio Landini in un intervista ne Le parole della settimana di Massimo Gramellini) ed è qualcosa che penso anch’io da quello che mi capita di vedere sul lavoro sotto l’aspetto amministrativo.

Ecco il link del mio post Chi muore al lavoro

Buon primo maggio a tutti

16 commenti:

Ariano Geta ha detto...

Purtroppo è vero, le misure di sicurezza sono spesso solo formali.
Lo stato, più che implementare le norme, dovrebbe implementare i controlli nei cantieri, è con la pressione diretta che si spinge al rispetto delle regole, non aumentando i documenti da compilare.

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Ariano: i controlli devono essere fatti dagli ispettori, ma negli anni le assunzioni sono sempre più diminuite, per abbassare la spesa pubblica, ma è solo fumo negli occhi, perché la spesa pubblica non diminuisce nel concreto, diminuisce la parte fissa, quella connessa alle assunzioni stabili, poi però certi servizi si appaltano all’esterno a cooperative composte da personale sottopagato (quelli che fanno le pulizie, i servizi di portineria e simili sono tutti appalti esterni, dove però la pubblica amministrazione paga un prezzo orario che deve coprire anche la retribuzione dell’azienda ma al lavoratore arriva una paga oraria molto più bassa...) insomma il risparmio é tutto sulla vita della gente più povera. Riguardo alle norme di sicurezza spesso gli addetti formalmente nominati sembrano rispettare le norme, ma a volte le stesse persone stanno su più sedi, capisci bene che in caso di evento dannoso non ci sono i numeri giusti, ma sulla carta sembra tutto in regola...

Barbara Businaro ha detto...

Penso che dovremmo riscrivere la Costituzione con "L'Italia è una Repubblica (democratica? sicuri?) fondata sul precariato e sul ricatto lavorativo", faremmo molto prima.
Amiche che lavorano nella scuola (e genitori con ragazzi a scuola) mi raccontano di sempre minori investimenti sull'istruzione, così che se vuoi davvero assicurare un futuro a tuo figlio, sei costretto a integrare, a spese tue (per chi se lo può permettere). D'altra parte ci sono famiglie che non danno valore allo studio, alla conoscenza e alla competenza (genitori più preoccupati della mancata gita scolastica che né della grave insufficienza in Inglese), chi ha favorito quest'idea nel tempo?
Mi sposto nella Sanità, dove ho diversi amici, in posizioni diverse, e la preoccupazione è ancora più grave: dopo la pandemia, sarebbe stato giusto e corretto intanto pagare la marea di straordinari che tutti, dagli operatori ai medici, hanno fatto in emergenza e subito dopo assumere, assumere, assumere. O impiegare fondi e risorse per aumentare il numero di lavoratori nel settore a partire dalle Università. Invece si è dato fuori il lavoro, "esternalizzato". Vuol dire che l'infermiere è stato costretto a licenziarsi e farsi assumere da un'azienda, la quale ottiene in appalto il servizio dall'ospedale. Ergo: l'infermiere fa quello che faceva prima, viene pagato di più, gli sono garantiti straordinari e ferie, l'ospedale paga il triplo o il quadruplo di quello che sarebbe stato a regolarizzare prima l'infermiere. Questo se va bene. Se va male, l'infermiere oggi è qui, domani è in un altro ospedale, dopo domani altrove ancora. E il medico non sa più chi si troverà come assistente. Magari in sala operatoria, dove noi poveri cristi "sotto i ferri" vorremmo essere un po' più tranquilli. Dulcis in fundo, il cittadino paga triplo e quadruplo per avere un servizio peggiore di prima. Chi ci guadagna? La sanità privata.
Settore del Turismo? Ogni altro giorno nel giornale locale ci sono ristoratori e albergatori che si lamentano di non trovare dipendenti, "giovani e con lunga esperienza" (come no!) Conosco molte persone che durante il lockdown si sono ritrovati col sedere per terra: ristorante chiuso, licenziati in tronco (o magari erano "a chiamata"). Si sono dovuti reinventare l'esistenza. E adesso non tornano a lavorare per i vecchi "padroni", mica sono fessi! Sotto ogni articolo, c'è sempre quello che salta fuori con "tutta colpa del reddito di cittadinanza, i giovani preferiscono stare a casa invece di lavorare". Uhm. Sicuramente il reddito di cittadinanza qualche danno l'ha fatto, ma conosco chi lavora nei Centri per l'impiego: per assumere qualcuno in attesa, va rispettato un contratto con un minimo salariale. A quanto pare nessuna azienda lo vuole quel contratto, almeno qui da noi. Spesso quelli che lamentano di non trovare dipendenti, sono conosciuti in zona per essere degli "schiavisti". Senza contare che ai giovani di oggi conviene andare subito a lavorare all'estero, pagano di più, impari le lingue, ti formano e torni con un curriculum migliore di quello che avresti qui. L'Italia oramai è un paese per (e di) vecchi.

Luz ha detto...

Capita sempre più di sentire brutte nuove riguardanti il lavoro. Il lavoro precario, anzitutto, che tende a sfruttare una fascia di giovani ai quali viene sottratto un progetto di vita. Troppi contratti a termine, come fosse il leit motiv di una percentuale enorme di aziende ed enti. Io ricordo l'angoscia dei miei sette anni di precariato, quando dopo un intero anno di lavoro, l'ultimo giorno di scuola ti veniva chiuso il contratto e non avevi nemmeno l'opportunità di fare gli esami a classi che avevi seguito per due quadrimestri. L'angoscia era palpabile. Avendo "assaggiato" cosa significhi, trovo davvero assurdo che i governi non intervengano risolutamente. Per non dire poi della sicurezza. Ho rivisto quel post e la mia risposta sotto.

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Barbara: non c’è la volontà di cambiare le cose, pensa che in Spagna hanno abolito i contratti a termine con una sola legge, l’ho letto in un articolo di recente e, a quanto pare, il Pil è schizzato in alto, serve la volontà concreta di cambiare le cose, non chiacchiere e palliativi, come le detrazioni fiscali per la natalità e gli incapienti che vantaggi avrebbero? C’è chi il reddito non ce l’ha e la detrazione fiscale non può usarla.
La scuola poi è il fanalino di coda, strutture fatiscenti e insegnanti a cui si chiede la luna (oltre a molti precari invecchiati nella scuola), così prevale il precariato anche nella sanità e nelle università, come possiamo pensare che la sanità funzioni quando non c’è personale sufficiente? Un lavoro deve essere dignitoso, sicuro e ben retribuito, altrimenti è schiavitù (oltre a essere in regola cioé non in nero, come spesso succede in molti casi, ma non deve essere nemmeno mascherato con le P. IVA). Questo vale in tutti i settori, è triste che un giovane sia costretto ad andare a lavorare all’estero, perché è l’Italia a perdere le sue forze e menti migliori.

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Luz: credo che la precarietà sia il vero male del lavoro italiano, è qualcosa che non consente un progetto di vita e quindi un futuro, un paese senza futuro è un paese morto. Tu hai vissuto la precarietà e hai testimoniato il senso di angoscia che provavi, è qualcosa che nessuno dovrebbe provare, se non al limite per un tempo breve, come può essere un contratto di apprendistato di una durata limitata con la prospettiva di un’assunzione stabile. La sicurezza poi deve essere la prima cosa, invece ci sono sempre morti sul lavoro, una strage continua.

Elena ha detto...

Avevo commentato il tuo post sulla sicurezza ma l'ho riletto tutto un'altra volta perché la dolcezza del ricordo di tuo padre mi aveva colpita e oggi mi commuove. E' stato un 1 maggio di manifestazioni per me, sotto la pioggia di Torino di cui non intendo lamentarmi, dopo la lunga siccità che ci ha colpiti. Un 1 maggio di lotta caratterizzato dalla scelta della destra di non celebrarlo. Il decreto lavoro è un ulteriore virata verso la precarietà e il lavoro povero. Altro che Spagna @Giulia! Si può tutelare il lavoro, è che non si vuole. Tra qualche mese misureremo gli effetti, quando finiranno i sussidi per i più poveri ai quali restano i voucher. L'art 1 della costituzione è tutto da conquistare. Grazie per questa riflessione. Ricambio la condivisione. Un abbraccio

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Elena: grazie Elena, sono contenta che tu abbia riletto con commozione il mio post sulla sicurezza, argomento sempre dolente e attuale. Oggi manifestazioni sotto la pioggia in tutta Italia ma comunque molto sentite nonostante la pioggia. Questo decreto lavoro è una ulteriore beffa. Che tristezza! Ricambio l’abbraccio Elena.

Marina ha detto...

Tutelare il lavoro, fare tanti bei discorsi e poi mettere al confino quanti, non più tardi di un anno fa , non avendo il passaporto verde, non hanno potuto esercitarlo, quel diritto riconosciuto dalla Costituzione! Vergogna! Paese ipocrita (e scusa lo sfogo qui!)

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Marina: purtroppo l’ipocrisia persiste in molti campi in Italia, si sventolano slogan di libertà e diritti che poi vengono puntualmente negati, potrei fare un elenco lunghissimo

Marco L. ha detto...

Sai, si lavora per vivere, non si vive per lavorare.

Giulia Lu Mancini ha detto...

@MarcoLazzara: infatti così dovrebbe essere

Caterina ha detto...

Come non condividere il tuo pensiero...detto sinceramente, credo che quello in Italia non si possa definire lavoro in molti casi, ma schiavitù. Per non parlare della condizione in cui vessa il sud quando si parla di lavoro...lavorare in una panetteria dalla mattina alle sette alla dieci di sera sette giorni su sette per 300 euro al mese in nero, storia vera di amici emigrati per disperazione in Germania. E con questo governo che fa affondare i poveri e privilegia i ricchi, sarà ancora peggio...intanto si parla di nuovo di voucher. Poi dicono che gli italiani non fanno figli. Io vorrei sapere come possono un padre e una madre mantenere i propri figli con i voucher. Altro che alla frutta, ormai siamo all'amaro..

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Caterina: hai proprio ragione, ci sono dei lavori che sono di fatto una vera forma di schiavitù, troppe ore di lavoro per uno stipendio da fame ovviamente in queste condizioni non è pensabile mettere al mondo dei figli, salvo avere un salvagente familiare di supporto...

Cristina M. Cavaliere ha detto...

Quando poi pensi che una famiglia deve spendere mille euro al mese per un nido privato... poi si meravigliano della denatalità o del fatto che le coppie fuggano all'estero. Il fatto è che ci prendono tutti per i fondelli da anni, e nei campi più svariati.

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Cristina: infatti quando sento parlare dei rimedi proposti per la denatalità mi viene da piangere, ci prendono in giro davvero perché è impossibile che non si rendano conto delle assurdità che propongono...