sabato 29 giugno 2024

Palazzina LAF e l’Ilva

 

È indegno dell’uomo perdere la propria individualità e diventare una mera rotella nell’ingranaggio. (Mahatma Ghandi)

Qualche anno fa andai in vacanza nel Salento, eravamo di base a Otranto, ma nel viaggio di ritorno volevamo fermarci qualche giorno a Matera. Nel percorso stradale per arrivare a Matera si passa dalla strada statale che unisce Brindisi a Taranto per poi collegarsi alla strada statale ionica così, ci trovammo a passare vicino all’ex ILVA di Taranto, lungo quella strada che costeggiava la fabbrica c’era un cattivo odore insopportabile, eravamo in moto e non potemmo commentare, sinceramente io, trattenendo il respiro, non vedevo l’ora di superare quel tratto di strada. La fabbrica, sotto il sole di quel caldo pomeriggio di giugno, appariva come un’enorme massa scura maleodorante e sembrava non finisse mai. Documentandomi ho scoperto che il complesso industriale si estende per un intero quartiere, il quartiere Tamburi, e comprende un’area di circa 16 km quadrati, compresa tra la strada statale 7 Brindisi Taranto nota come via Appia e la superstrada Porto Grottaglie, la strada provinciale 49 e 47. 

Al primo distributore di benzina  ci fermammo e il mio compagno togliendosi il casco esclamò:

- Hai sentito che roba? un puzzo insopportabile. 

-Sì, risposi, pensa che noi ci siamo stati per circa 10 minuti, il tempo di passare vicino, ma pensa coloro che ci abitano e quelli che ci lavorano.

Mi sono spesso chiesta come sia possibile lavorare in un luogo che dà la netta sensazione di essere immersi in una nuvola di veleno. La risposta me la sono data guardando Palazzina LAF, un bellissimo film di denuncia sociale,  ma soprattutto disturbante, nel senso che provoca una reazione emotiva intensa, che spinge a riflettere su tematiche difficili o controverse. Ed è proprio questo che porta la visione di questo film. 

Riporto di seguito trama e informazioni ripresi da Wikipedia 

Taranto 1997. L'operaio Caterino Lamanna vive in una masseria caduta in disgrazia a causa della vicinanza al polo siderurgico e sta per sposarsi con Anna con cui condivide il sogno di andare a vivere in città. Quando i dirigenti aziendali decidono di fare di lui una spia per individuare gli operai di cui sarebbe bene liberarsi, Caterino comincia a pedinare i colleghi con lo scopo di denunciarli.

Ben presto, non comprendendone il degrado, chiede di essere collocato anche lui alla Palazzina LAF (acronimo di laminatoio a freddo) il reparto-lager dell'Ilva riservato agli operai "scomodi". Sarà lì che Caterino scoprirà che ciò che credeva un paradiso in realtà è un inferno.


Palazzina Laf è uscito nel 2023, diretto e interpretato da Michele Riondino, al suo debutto alla regia.

È tratto dal libro Fumo sulla città dello scrittore Alessandro Leogrande, scomparso prematuramente, che avrebbe dovuto partecipare anche alla realizzazione della sceneggiatura e a cui il film è dedicato.

Ai David di Donatello 2024, il film ha ricevuto cinque candidature, aggiudicandosi infine tre premi, rispettivamente, per il Miglior attore protagonista (a Michele Riondino), al Miglior attore non protagonista (a Elio Germano) e alla Migliore canzone originale (La mia terra, scritta e interpretata da Diodato).


È una denuncia di un eclatante caso di mobbing, qui venivano relegati operai scomodi, ma soprattutto personale qualificato, come ingegneri e impiegati, che veniva confinato nella palazzina LAF a passare otto ore senza lavorare, l’alternativa avrebbe potuto essere il demansionamento accettando di fare gli operai, ma questo senza nessuna preparazione (con pieno spregio della sicurezza sul lavoro). Vi riporto un estratto di un’intervista a Michele Riondino in cui questi concetti sono spiegati con estrema chiarezza.


C’è una scena che mi è rimasta impressa e che mi ha fatto profonda impressione, é una scena in cui Caterino osserva rassegnato una pecora della sua fattoria che, dopo aver perso il suo manto di lana, barcolla e cade morente. È una scena analoga osservata nel film Gomorra nell’episodio su la terra dei fuochi, dove i rifiuti tossici causavano grande moria di animali. 

E poi c’è la scena in cui (non dirò in che punto del film per non fare spoiler) ma c’è sempre il protagonista che tossisce e si capisce che la malattia ha colpito anche lui. 



Ho cercato di documentarmi sui danni provocati dall’ILVA, ha causato significativi danni ambientali, sanitari ed economici nel corso degli anni. Ecco un riepilogo dei principali impatti:

Danni ambientali

1. Inquinamento dell’aria: Emissioni di diossine, polveri sottili, benzene e altri inquinanti atmosferici hanno gravemente contaminato l’aria di Taranto e delle aree circostanti.

2. Inquinamento del suolo: I terreni nei dintorni dello stabilimento sono stati contaminati da metalli pesanti e altre sostanze tossiche, rendendo molte aree inadatte all’agricoltura.

3. Inquinamento delle acque: Gli scarichi industriali hanno inquinato le acque marine e sotterranee, con impatti devastanti sulla fauna acquatica e sull’ecosistema marino.

Danni sanitari

1. Malattie respiratorie: L’incidenza di malattie respiratorie, come l’asma e la bronchite cronica, è significativamente più alta tra i residenti di Taranto rispetto alla media nazionale.

2. Malattie oncologiche: Un aumento dei tassi di cancro, in particolare dei tumori polmonari, è stato rilevato tra la popolazione locale, attribuibile all’esposizione a inquinanti industriali.

3. Altri problemi di salute: Studi epidemiologici hanno evidenziato un incremento di altre patologie come malattie cardiovascolari e disturbi dello sviluppo nei bambini.

Danni economici

1. Costi sanitari: Le spese mediche e i costi legati al trattamento delle malattie causate dall’inquinamento hanno gravato sul sistema sanitario locale e nazionale.

2. Danni all’agricoltura e alla pesca: L’inquinamento ha compromesso attività agricole e ittiche, causando perdite economiche per gli agricoltori e i pescatori locali.

3. Deprezzamento immobiliare: La qualità dell’ambiente compromessa ha portato a un deprezzamento del valore degli immobili nella zona, penalizzando i residenti.

Interventi e risanamento

Nel corso degli anni, sono stati avviati diversi interventi per mitigare i danni e risanare l’area, inclusi piani di bonifica del suolo, miglioramento delle tecnologie di abbattimento delle emissioni e investimenti per la riqualificazione ambientale. Tuttavia, il processo è complesso e richiede ingenti risorse e tempo per vedere risultati tangibili.

Nel 2012 il referendum per la chiusura dell’Ilva di Taranto non ha raggiunto il quorum. Ora mi chiedo, quanto può essere ingiusto dover scegliere tra la salute e il lavoro, è mai possibile produrre senza inquinare? Si può, ma ovviamente costa, servono investimenti e lungimiranza. Quello che investiamo bene oggi ritornerà centuplicato in termini di crescita, salute e ambiente. 

Vi lascio con la splendida canzone di Diodato, la mia terra.




Fonti immagini: la prima foto è di Pexels

6 commenti:

Ariano Geta ha detto...

La scelta fra salute e lavoro è una delle più subdole, perché purtroppo senza un lavoro e senza uno stipendio non si può vivere.
Non ho visto il film che citi ma ho visto un documentario sulla produzione dell'acciaio in India, ed era ugualmente impressionante vedere in quale sfacelo ambientale siano ridotte le zone dove sorgono queste acciaierie e in quali condizioni lavorino gli operai... Ovviamente l'acciaio ci serve e i "paesi emergenti" cercano di accaparrarsi queste lavorazioni proprio perché sono profitti sicuri, lavoro, crescita economica. Ma le ottengono non solo perché da loro il personale costa meno, le ottengono anche e soprattutto perché i controlli sull'impatto ambientale sono praticamente a zero... Insomma, un circolo vizioso dal quale purtroppo non sembra facile uscire...

Sandra ha detto...

Leggendo le prime righe di questo tuo interessante post ho pensato subito a quella parte di Gomorra, una delle più terribili. Non conoscevo il film e ti ringrazio per averne parlato così lo recupero, Elio Germano tra l'altro è un grande attore che ha fatto proprio la gavetta dal basso.
Sono stata in Salento proprio 10 anni fa, ma non abbiamo fatto quel giro, ma la storia dell'ILVA è nota a tutti, una tipica tragedia italica simile ad altri luoghi di lavoro insalubre come le miniere sparse un po' ovunque. Grazie per la tua analisi che dice tutto.

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Ariano: scegliere tra lavoro e salute è davvero una scelta terribile, ma quanti hanno dovuto farlo nel corso della storia. Oggi dopo aver inquinato l’Occidente molte fabbriche spostate all’estero inquinano i paesi più poveri, con ancor minori tutele perché non ci sono controlli. I danni fatti oggi sono comunque un costo che impatta su molti fronti e sul futuro delle generazioni più giovani.
È davvero avvilente.

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Sandra: il Salento è un paradiso e bisogna proteggerlo (come del resto tutta l’Italia che ha delle bellezze naturali e culturali inestimabili) passare vicino alla fabbrica mi ha fatto capire e toccare con mano l’impatto che può avere una fabbrica del genere.
La vicenda della terra dei fuochi è più subdola perché, finché non è stato denunciato da Saviano con il suo libro inchiesta Gomorra, molti non sapevano di vivere sopra un deposito di rifiuti tossici, si ammalavano, vedevano morire i loro animali e i loro figli e non sapevano perché…

Elena ha detto...

Grazie Giulia, per questa segnalazione, per la tua sensibilità, per aver ricordato uno scandalo tutto italiano in cui lo Stato è assente e incapace di proteggere i redditi, l'ambiente, ma soprattutto la salute delle persone che hanno lavorato lì e a tutte e tutti che in quel territorio lavorano.
Due giorni fa, all'udienza in Corte d'assise d'appello di Taranto del processo 'Ambiente Svenduto', per il presunto disastro ambientale causato dallo stabilimento siderurgico negli anni della gestione dei Riva, il Codacons ha chiesto l'immediato sequestro dell'impianto ex Ilva, allo scopo di bloccare le emissioni cancerogene dell'acciaieria. La Procura generale al momento non risponde.
Un altro silenzio colpevole mentre la regione continua a sentire quella puzza che avete sentito, fortunatamente, solo per dieci minuti.
Chiedi se produrre in modo corretto si può, la risposta è sì. Ma non si fa business, soprattutto non lo si fa pagandone il prezzo. IN questo paese senza controlli e ormai senza spina dorsale, il valore del lavoro , della salute, dell'ambiente è screditato. Leggendoti ho provato una immensa tristezza amica mia

Giulia Lu Mancini ha detto...

@Elena: quello che mi fa arrabbiare è l’idea che questi colpevoli rimangano impuniti dopo aver avvelenato una terra bella e preziosa come Taranto, sarebbe un diritto poter riuscire a lavorare nel proprio luogo di origine, ma spesso é necessario andare a cercare il lavoro altrove, spesso al nord se non all’estero, avere degli stabilimenti produttivi non inquinanti dovrebbe essere una regola di questo paese, ma non accade per gli interessi economici dei più forti. Per non parlare poi della criminalità organizzata che può attecchire tranquillamente con la complicità dello stato (ho visto di recente il film “Ti mangio il cuore” tratto da una storia vera sulla mafia del Gargano, terribile).