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| La felicità non dipende dalle cose esterne, ma dal modo in cui le vediamo. Lev Tolstoj |
Mia madre diceva sempre: “Non vedo l’ora di invecchiare e potermi sedere tranquilla, nel mio angolino, senza più pensieri. Finalmente in pace.”
Si illudeva che la vecchiaia portasse con sé la pace, ma quella pace non l’ha mai trovata. Del resto, non è neppure arrivata a essere davvero vecchia: la morte l’ha colta prima che potesse diventare una candida vecchietta.
La verità è che spesso immaginiamo un traguardo oltre il quale saremo finalmente sereni, liberi dalle ansie e forse persino felici. Ma è solo un’illusione: ogni volta che raggiungiamo un obiettivo, ne appare subito un altro, e con esso un nuovo motivo di inquietudine o insoddisfazione.
Anch’io cado spesso in questa trappola.
Da ragazza aspettavo l’estate come il momento in cui avrei potuto fare tutto ciò che durante l’inverno la scuola o gli esami universitari mi impedivano. Quando andavo a scuola, l’arrivo dell’estate mi riempiva di euforia: tre mesi senza studio, un periodo spensierato che oggi rimpiango. Ma in realtà, allora, mi annoiavo molto.
Mentre alcune amiche partivano per il mare o per qualche bel viaggio, io restavo in paese, con la sola prospettiva di riposare, leggere libri presi in biblioteca e fare passeggiate serali con le amiche rimaste. Non erano molte, e le “fortunate” che avevano la casa al mare erano poche.
Alla fine, però, anche quella noia aveva il suo fascino: leggevo tanto, sognavo, fantasticavo sul futuro e sulle serate che mi aspettavano, sperando sempre che accadesse qualcosa di diverso dalla solita passeggiata con un gelato in mano.
Ora rimpiango persino quella noia estiva, così salutare per la mia fantasia. È allora che ho capito di voler scrivere.
All’università quella sensazione di attesa si fece ancora più intensa, e le estati ancora più deludenti. Ogni anno studiavo senza tregua per finire gli esami e, appena conclusa la sessione, mi immaginavo un’estate perfetta, piena di giorni spensierati e leggeri.
Invece finivo sempre per annoiarmi un po’. Non che mi dispiacesse del tutto — amavo crogiolarmi nel dolce far niente, leggere, riposare — ma le serate con gli amici o gli incontri con il ragazzo che amavo non erano mai come li avevo sognati.
Avrei voluto uscire, divertirmi davvero, vivere tutto con quella pienezza che avevo immaginato…
Lo so, la vita è un alternarsi di attese e brevi serenità; la pace non è un traguardo, ma un lampo.
Forse la pace o, forse è più corretto dire, la serenità non arriva tutta insieme, non si conquista una volta per sempre: è fatta di attimi brevi, di silenzi improvvisi, di giornate in cui il tempo sembra fermarsi e tutto, per un momento, ha un senso.
Negli anni ho acquisito la consapevolezza di quanto certe attese siano una mera illusione ed è proprio questo che probabilmente mi ha reso più serena e ho imparato a riconoscere i momenti di calma nella vita quotidiana.
La serenità non è “lì davanti”, ma “qui e ora”
A volte la trovo in una mattina silenziosa, in un libro che mi prende, o nel semplice piacere di non dover fare nulla.
Forse non si arriva mai davvero da nessuna parte — ma si può imparare a stare bene anche lungo la strada.
Fonti immagini: Pixabay

In effetti, come dice quella frase che si trova spesso sul web, la vita è quella cosa che scorre mentre fai progetti per il futuro.
RispondiEliminaBisogna ritagliarsi piccoli attimi, anche in gesti apparentemente banali. Poi il momento tanto atteso di felicità può arrivare davvero, però non è mai troppo stabile, ha i suoi ondeggiamenti, e infine, inevitabilmente, subentra una nuova situazione che cancella la precedente. Il "vissero felici e contenti" esiste solo nelle fiabe, nella vita reale è una continua altalena fra stati d'animo e situazioni mutevoli.