lunedì 7 settembre 2015

Letture sotto il sole rovente e quello che viene dopo


Avevo iniziato a scrivere questo post nel mese di agosto, perché volevo parlare delle mie letture sotto il solleone, poi sono stata sopraffatta da altro.
All’inizio di agosto dopo aver dedicato le mie energie alla pubblicazione di Fine dell’estate, ho iniziato a leggere Zero Zero Zero di Roberto Saviano che era sul mio Ipad già da un po’.
Il libro parla del narcotraffico e di tutto quello che c’è dietro, quindi non è un libro facile, anche se Roberto Saviano scrive di argomenti difficili maledettamente bene e riesce a incollarti alla pagina con la terribile e cruda verità della parola. La feroce realtà che lui descrive, che non è purtroppo  opera di fantasia, è talmente terribile che cominci ad avere degli incubi, tanto che mi sono sentita precaria come quando la terra in Emilia ha tremato nel maggio 2012 e non riuscivo più a dormire nel mio letto.
Così ho sentito il bisogno di inframezzare la lettura del suo libro con altri più leggeri.
Mi sono lasciata tentare dal best seller “La ragazza del treno” di Paula Hawkins.


Ho pensato “così per qualche giorno sono a posto”.
Invece, niente di tutto questo, l'ho letto in meno di due giorni.
Nel leggere questo libro non mi sono entusiasmata per il tipo di scrittura, però la vicenda aveva il potere di tenermi lì saldata alla pagina.
Rachel è un personaggio così sfortunato (o forse dovrei scrivere "sfigato" per dare meglio l'idea) che la vita degli altri al confronto sembra splendida.
È lei stessa causa del suo male, perché, anche se abbandonata dal marito per un'altra, lui sembra averne avuto tutte le ragioni.
Rachel spia la vita degli altri attraverso il finestrino di un treno che ogni giorno la porta apparentemente al lavoro e, senza che lei se ne renda conto, si ritrova invischiata in una storia più grande di lei e in un mistero che sembra non avere soluzione. 
La vita magnifica della ragazza scomparsa comincia a manifestarsi e a mostrare un lato non così fantastico.
Insomma i personaggi sembrano non essere quello che sono e anche la sfortunata Rachel forse non è poi davvero causa del suo male, forse è stata solo vittima degli eventi o di qualcuno...
Credo che il pregio di questo libro sia proprio in questa ambiguità dei personaggi che mostrano pian piano un lato oscuro e fino alla fine non riusciamo mai a intuire qual’é la verità. Ci sembra tutte le volte di intravederla, ma poi accade qualcosa che ribalta la situazione. Fino al finale a sorpresa.
In questo romanzo ci sono tre voci narranti femminili: Rachel,  la vittima e la nuova moglie dell’ex marito di Rachel. 
Ognuno racconta la storia dal suo punto di vista e con orizzonti temporali leggermente sfalsati.
Ho notato in diversi libri questa tecnica narrativa, in "Santa degli impossibili" di Daria Bignardi oltre alla voce narrante della protagonista alcuni capitoli hanno come voce narrante il marito della protagonista e la figlia dodicenne. 
Insomma si scrive sempre in prima persona, ma il punto di vista degli altri personaggi è inserito nella vicenda con le loro voci narranti.
Non per niente ci sono interi romanzi, sequel di libri già famosi, dove si narra la storia dal punto di vista dell’altro protagonista principale, un esempio che vale per tutti il mister “Grey” delle famose 50 sfumature.
Quello che una volta veniva realizzato attraverso la terza persona, che permetteva di raccontare nello stesso romanzo il punto di vista dei vari personaggi, con questa tecnica viene costruito su  capitoli o romanzi diversi.
(Sì lo so nell'ultimo caso più che una tecnica narrativa è una studiata operazione commerciale, ma va bene così.) 
Io personalmente preferisco leggere tutta la storia in un solo libro piuttosto che leggerne diversi per avere il punto di vista di tutti i personaggi,  però come si dice “de gustibus non dispuntatum est” 
e, con questa citazione, ho esaurito le mie nozioni di latino, siete avvertiti. 

Sempre per inframezzare la lettura di Zero Zero Zero ho acquistato “Una lunga estate crudele” di Alessia Gazzola, l’ho comprato perché era in offerta a 3.99 ed era un ebook la cui trama mi aveva incuriosito già tempo fa quando costava molto di più e a parità di prezzo (più o meno) avevo preferito la Ferrante.



Una cosa che mi è piaciuta di questo libro, che ho trovato a tratti strano in quanto oscillante tra le introspettive indecisioni amorose della giovane protagonista, specializzanda medico legale, e la trama del giallo con risvolti sicuramente originali, è stato l’aver intitolato ogni capitolo con citazioni di canzoni e libri di autori vari, classici e moderni.

Ormai quando leggo un libro è più forte di me: “osservo” con ossessiva pedanteria le modalità di scrittura, i titoli dei capitoli, se ci sono, le espressioni usate, la punteggiatura, l'uso della prima o della terza persona ecc ecc

Proprio oggi pensavo che nell’evoluzione della scrittura nel corso degli anni ci sono stati parecchi cambiamenti, per esempio l'uso molto più intenso dei dialoghi e, in particolare, la tendenza ad usare sempre meno la terza persona rispetto alla prima.
Considerato che ho usato la terza persona nel mio secondo romanzo, è sorto in me l'amletico dubbio sul fatto che tale forma sia più o meno gradita al lettore
A me la terza persona piace molto perché ogni personaggio può esprimere se stesso, senza necessariamente farlo “parlare” con un dialogo.

Ma domenica mattina, mentre finivo un capitolo di Saviano (sono a metà libro) mi sono ricordata che, incuriosita dal post di M. che trovate qui , volevo scaricare l’estratto di "Io che amo solo te" di Luca Bianchini, che da tempo pensavo di leggere (la trama mi entusiasmava parecchio) e così ho scoperto che è scritto in terza persona. Ovviamente dopo l'estratto ho comprato l'intero ebook!
Che meraviglia, ho pensato, allora non sono così fuori moda!
E voi che tecniche narrative prediligete?

13 commenti:

Anonimo ha detto...

Scrivere un romanzo in prima persona mi pare più arduo che farlo in terza; dubito che ne sarei capace.
Sui dialoghi: la loro importanza è cresciuta grazie al cinema e alla televisione che hanno modificato la nostra relazione col mondo.

Giulia Lu Mancini ha detto...

ciao Marco!
allora riesci a commentare, felice di ritrovarti sul mio blog.
Pensa che per molti è più difficile scrivere in terza persona, io per esempio all'inizio trovavo più semplice usare la prima persona, però poi man mano che scrivevo mi sono per così dire "allenata".
In effetti il cinema e la televisione hanno portato sempre più i dialoghi in primo piano!

Marina ha detto...

Le ho usate entrambe: prima è terza. Forse la terza ti offre uno spettro di possibilità maggiore, però la prima persona ti consente di entrare più nell'intimo, di sviscerare emozioni. Non saprei, alla fine mi farei guidare dall'istinto e dal modo, appunto istintivo, di concepire la storia.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Condivido il tuo punto di vista, anch'io le ho usate entrambe, devo dire che a volte la terza persona mi ha un po' affaticato, però ho successivamente apprezzato il fatto di poter "ampliare" i vari personaggi.
Comunque hai ragione, l'istinto dà sempre i suggerimenti migliori.

Chiara Solerio ha detto...

Io con la terza persona limitata mi trovo benissimo! :)

Penso che molti autori adottino una scelta di comodo, alternando la prima e la terza persona. Questa è una soluzione narrativa che noto sempre più spesso. Io per ora non ne vedo il motivo. In futuro, chissà.

"La ragazza del treno" e "Zero zero zero" interessano anche a me. Ci farò un pensierino, anche se ora ho parecchie letture da smaltire. :)

Chiara Solerio ha detto...

Dimenticavo: della Gazzola ho letto alcuni libri, sempre della serie che ha per protagonista il medico legale Alice Allevi. Non sono male, ma la protagonista mi fa venire i nervi e questo penalizza la storia! :D

Giulia Lu Mancini ha detto...

Utilizzare la prima o la terza persona a seconda della storia, può essere un’idea. Io le ho usate entrambe, ma nel prossimo romanzo credo che utilizzerò la terza persona se non cambia qualcosa :-)

Giulia Lu Mancini ha detto...

In effetti Alice Allevi con tutte le sue indecisioni mi lascia un po’ perplessa, ma ho letto solo quel libro della Gazzola, devo farmi un’idea con gli altri libri (adesso sono in offerta, ma ho ancora tanti libri in lista da leggere, vedrò)

Chiara Solerio ha detto...

Mi sono espressa male...
Alcuni autori passano dalla prima alla terza persona nella stessa storia, e questo può indicare al contempo maestria e inesperienza.
Credo che presto scriverò un post al riguardo! :)

Monica ha detto...

Sono proprio convincente. :D

Giulia Lu Mancini ha detto...

Eh, già. ;-)
Lo sto leggendo è davvero carino!

Patalice ha detto...

l'ha recentemente letto la SuperMamma, e le è piaciuto moltissimo
la tua recensione mi ha del tutto convinta

Giulia Lu Mancini ha detto...

Ciao Pata, che bello trovarti sul mio blog. Sono contenta di essere stata stata convincente anche per te!