domenica 10 settembre 2017

Come è andata a finire

                                

         
“Settembre arrivò quasi a sorpresa con l’aria finalmente più fresca, ogni volta aveva la sensazione che quel mese segnasse un nuovo inizio. Niente più caldo torrido, la ripresa lenta delle varie attività e nuovi progetti”
Estratto da Fragile come il silenzio.

Sto leggendo in qua e là varie parti del mio romanzo giallo per trovare le letture adatte a un reading e ho trovato una considerazione del protagonista che sembra adatta al periodo e a questo momento della mia vita.

Mesi fa vi avevo parlato della riorganizzazione nel mio ambito lavorativo. Come accade sovente di questi tempi, arriva un nuovo capo al vertice e tutto quello che prima funzionava non va più bene.
Così vengono decise riorganizzazioni rivoluzionarie sulla pelle delle persone.
Gli scopi si assomigliano quasi sempre: 
vanità, ossia lasciare la propria inequivocabile impronta dimostrando di essere stati più bravi del proprio predecessore; 
economia, ossia tagliare i costi o fingere che ciò accada, spesso quei costi che vengono tagliati li ritrovi da qualche altra parte, forse ancora più alti; 
potere, ora comando io e vi concio per le feste! 
Ci saranno anche aspetti positivi? Sicuramente sì, io lo spero molto, ma lo vedremo quando tutto sarà a regime e la nuova compagine organizzativa si sarà assestata. 
Poi arriverà un nuovo capo al vertice e, forse, si ricomincerà. Forse. 
Ma siccome io sono una inguaribile ottimista oggi mi concentro sui miei aspetti positivi del nuovo lavoro. 
Dopo essere rimasta in stand by per diversi mesi, lavorando nel vecchio settore ogni mese come se fosse l'ultimo in una incertezza costante, attenta a non lasciare mai sospesi perché sarei dovuta andar via, finalmente in un torrido luglio ho saputo il nuovo settore di destinazione, niente di ciò che io avevo proposto, un lavoro completamente diverso e nuovo con tutto da organizzare dalla base. 
Avevo la possibilità di non accettare e aspettare ancora, ma ho deciso che andava bene così.
In fondo tutta la vita è una ripartenza.
Non ho dormito diverse notti con l'ansia di quello che mi aspetta nei prossimi mesi, però lo scorso venerdì uscendo dal mio nuovo ufficio improvvisamente mi sono sentita leggera e felice. 
Mi guardavo intorno ed ero nel centro di Bologna in mezzo ai suoi portici meravigliosi, il mio ufficio precedente era decentrato in un complesso esterno lontano dal centro.
Uscire dall'ufficio e avere la possibilità di girare sotto i portici è una bella sensazione che avevo dimenticato.
Insomma per ora sono contenta di questo piccolo vantaggio, vivere il centro della città, tra una pausa di lavoro e l'altra. Per il resto il lavoro è lavoro e, almeno finché non vinco la lotteria, mi tocca.
In fondo cerco di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno piuttosto che mezzo vuoto, si vive meglio così. 
E voi il bicchiere come lo vedete?

17 commenti:

Anonimo ha detto...

Scusa per il commento sopra ma mi tocca fare una prova perché spesso non riesco a commentare. Per il bicchiere il mio spesso è mezzo vuoto perché purtroppo sono una pessimista e questo nella vita non aiuta, anche se poi è sempre bellissimo lasciarsi sorprendere a furia di "è andata bene!". Il centro di Bologna è incantevole e deve essere proprio bello poterselo gustare ogni giorno.
Un caro saluto.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Il centro è fantastico, si possono fare anche mille cose tipo una passeggiata in pausa pranzo o, semplicemente uscire dal lavoro e andare in quel negozio in cui non riesci mai ad andare nel week end perché hai altre cose da fare...tipo scrivere. Fai bene a fare le prove tecniche ;-)

Giulia Lu Mancini ha detto...

Prova riuscita!

Tenar ha detto...

Che bello lavorare in centro o comunque in un posto dove è bello uscire e camminare. Io da quest'anno ho cambiato scuola, sempre dello stesso comprensivo, ma in un paese differente. Logisticamente è più comodo, perché sono a due passi dall'asilo della pupattola, ma prima ero nel cuore di un borgo medioevale affacciato sul lago, ora sono in un paese industriale che sta sotto una parete a picco che mette ansia solo a guardarla...

Giulia Lu Mancini ha detto...

Allora puoi capire la sensazione che si prova, un borgo medievale affacciato sul lago deve essere bellissimo. Ti puoi consolare con la vicinanza all'asilo della tua bimba, però magari in futuro puoi tornare nel borgo

Ivano Landi ha detto...

Ho lavorato per sei anni e mezzo nel centro più centro della mia città (Piazza del Duomo a Firenze) e apprezzavo anch'io i vantaggi dell'aver tutto a portata di mano. Adesso, in compenso, apprezzo le libertà del lavoro casalingo.
Buon proseguimento Giulia :-))

Ariano Geta ha detto...

Sono talmente pessimista che il bicchiere per me è "sempre" mezzo vuoto. Comunque cerco anch'io di cogliere i lati positivi di ogni situazione. Anch'io ho lavorato per anni in un luogo decentrato, ora che lavoro dentro al porto ma in punto in cui con due passi sono al centro anche per prendermi al volo un caffé, beh, ovviamente è un miglioramento ;-)

Giulia Lu Mancini ha detto...

Il centro di Firenze è bellissimo, il duomo poi con la sua meravigliosa facciata è una festa per gli occhi. Però il lavoro casalingo ha altri vantaggi indubbiamente :-)

Giulia Lu Mancini ha detto...

Un caffè al volo in centro è sempre un bel modo per fare pausa, alla fine lavorare in centro è un valore aggiunto, io me ne sono resa conto dopo cinque anni fuori...

Barbara Businaro ha detto...

Non so nemmeno più in quante ristrutturazioni sono passata... è una strategia per tenere su chi va là i dipendenti ed avere sempre il massimo da loro. Poi diventi vecchia è capisci che cambia tutto per non cambiare niente. Tendenzialmente cerco di vedere il bicchiere mezzo pieno, anche se ci sono fasi in cui la vicinanza con persone negative me lo fa prosciugare ;)

Giulia Lu Mancini ha detto...

Vero Barbara, cambiare tutto per non cambiare niente, lo aveva affermato profeticamente anche Tomasi di Lampedusa con la famosa frase "se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi". In Italia funziona spesso così, si mantengono i lavoratori costantemente sulla corda. Tuttavia chi è in mezzo alla pista, come me, gli tocca ballare e far finta di divertirsi...

Cristina M. Cavaliere ha detto...

In generale diciamo che sono "ottimista con prudenza", nel senso che mi lascio sempre un margine di incertezza, che mi permette di non essere troppo delusa se le cose non vanno per il verso giusto.
In campo lavorativo anch'io ero passata attraverso ristrutturazioni e fusioni varie con messa in mobilità (anche della sottoscritta, che al rientro dalla maternità... non aveva più non dico la scrivania ma nemmeno una sedia). Dal 2004 però lavoro per conto mio e devo dire che la qualità della vita è nettamente migliorata. I portici di Bologna sono bellissimi, come la città del resto!

Giulia Lu Mancini ha detto...

Ottima strategia essere ottimisti con prudenza, in effetti lo sono anch'io: di fronte ai cambiamenti dico sempre "ma sì, ce la faremo!" poi di nascosto incrocio le dita e mi penso "speriamo bene!". La tua esperienza lavorativa al rientro dalla maternità la dice lunga sul mondo del lavoro...Bologna e i suoi portici si sposano bene ;-)

Marina ha detto...

Io sempre mezzo pieno. Se manca qualcosa nella nostra vita, siamo appagati su altri fronti. Basta ringraziare per il bello e buono che si ha invece di piangere sul brutto e poco che vorremmo eliminare. Filosofia di vita vincente. 😉

Giulia Lu Mancini ha detto...

Siamo sulla stessa lunghezza d'onda Marina, è meglio apprezzare le cose belle che abbiamo piuttosto che piangere su quello che non vorremmo...:-)

Grazia Gironella ha detto...

Propongo un'altra opzione: la contemplazione del bicchiere, con la meraviglia che merita nei suoi alti e bassi. ;)

Giulia Lu Mancini ha detto...

Ah, ah, ottimo sistema contemplare il bicchiere, vedere gli alti e bassi in una prospettiva positiva ;-)