sabato 4 aprile 2020

La perfidia e l'amore ne L'amica geniale


Ho scoperto Elena Ferrante leggendo il suo romanzo La figlia oscura, mi aveva colpito il suo modo di scrivere delle scomode verità senza edulcolarle in alcun modo. Si parlava del rapporto di una donna con la sua maternità, quel senso di soffocamento che spesso i figli possono dare nonostante l'amore che si prova. Il romanzo però parla di tanto altro, parla del desiderio di libertà e di affermazione della protagonista al di fuori dell'obbligo di essere moglie e madre. Questa è la mia interpretazione perché in realtà la trama parla di una vacanza. In quella vacanza, però, accade qualcosa che supporta la mia tesi.

Quando ho letto la quadrilogia de L'amica geniale quindi conoscevo già lo stile crudo e schietto della Ferrante e i suoi giudizi impietosi sull'amicizia e sull'amore. C'è una sorta di perfidia sotterranea in entrambe le amiche, Elena prova ammirazione verso Lila, per la sua intelligenza, la sua sfrontatezza e la sua capacità di non abbassare mai la testa, il suo coraggio. Nel primo libro Lila, pur essendo solo una bambina, affronta Don Achille, l'orco delle favole, il primo cattivo della storia e gli chiede la restituzione delle bambole che, secondo lei, ha sottratto dalla cantina dove loro lo avevano gettate per una specie di sfida. Elena resta muta accanto a Lila, senza avere il coraggio di fiatare. Don Achille dopo aver negato e discusso, davanti alla fermezza di Lila, da loro dei soldi perché possano ricomprare le bambole.
Lila è fiera e combatte per ogni piccola conquista, ma non sempre il suo coraggio è sufficiente, nonostante la sua testardaggine non riesce a convincere il padre, che la picchia brutalmente, ad andare alla scuola media, lei che è la più brava di tutte, deve rassegnarsi e smettere di studiare.
Invece Elena ci riesce, grazie al supporto della maestra e a suo padre, un uomo più di ampie vedute per l'epoca che decide di farla studiare e la sostiene, anche quando Elena viene boicottata dalla stessa Lila che la convince a una fuga da scuola, per andare a vedere il mare. 
L'amicizia tra le due bambine crescerà e diventerà più forte ed equilibrata, ma entrambe saranno per tutta la vita protagoniste e antagoniste, a fasi alterne.
È importante leggere tutti e quattro i libri per avere chiara tutta la storia e assaporare il crescendo di emozioni che provoca. Per me il libro più bello è l'ultimo, ma è anche quello che mi ha straziato il cuore perché non c'è salvezza per nessuno dei protagonisti.

La storia delle due amiche e del rione di Napoli della loro infanzia è anche un modo per raccontare l'Italia: dagli anni cinquanta, anni poveri ma pieni di fiducia nel futuro, ai primi anni duemila, gli anni della disillusione.

Due amiche geniali, come solo le donne sanno essere, che rivendicano il diritto di essere libere.
È un paradosso che questa libertà riesca abbastanza a Elena grazie allo studio pazzo e disperatissimo, mentre venga solo sfiorata da Lila che pure aveva tutte le qualità e il genio per poter emergere ed emanciparsi, senza mai riuscirci, tranne forse verso la fine.
In realtà entrambe sono geniali a loro modo.
Lila è una bambina intelligente, fiera, piena di aculei pronta a colpire per difendersi.
Elena è una bambina dolce, sottomessa, ma con il fuoco che le arde dentro e con una implacabile pazienza che la porterà lontano.
Crescendo, manterranno queste loro caratteristiche pur smussandole per essere in grado di affrontare i grandi dolori che, inevitabilmente, incontreranno.
La loro amicizia, tra alti e bassi, tra gioie e dolori, passioni e rivalità mai sopite, sarà la costante, il filo conduttore di tutta la trama. 
Anche l'amore è il filo conduttore della storia, quello per gli uomini che, il più delle volte, cadrà nello sconforto della delusione, quello legato all'amicizia tra Lila ed Elena, quello filiale tra incomprensioni e disperazione, quello per un'ideale e per il legame alla propria terra.
Queste le riflessioni che derivano dalla visione della serie tv, che mi ha fatto ripercorrere le fasi più belle della lettura dei libri. 
Certe storie conquistano perché ciascuno di noi può trovarvi una parte di sè, a me è successo soprattutto perché anch'io ho vissuto in un piccolo centro del sud e ho avuto un'amica di infanzia con la quale sono cresciuta, quasi in simbiosi, dalle elementari alle medie, poi le nostre strade si sono separate per ricongiungersi in età adulta, qualche anno fa. A parte questo, ci sono sentimenti ed emozioni che ho rivissuto attraverso questo lungo racconto ripercorrendo le tappe della storia italiana.

Capita anche a voi di riconoscere un pezzetto della vostra storia in un libro che leggete?



Fonti immagini
Pixabay




21 commenti:

Ariano Geta ha detto...

Riguardo "L'amica geniale" c'è qualcosa che non mi attira (ma non saprei neanche argomentarlo in effetti, sono quelle cose molto istintive), infatti non solo non l'ho letto ma addirittura non ho visto neppure lo sceneggiato in tv.
Riguardo la tua domanda, mi è capitato di vedere un pezzo della mia vita mentre leggevo in diversi casi, in particolare leggendo "Sanshiro" di Natsume Soseki e "La vita è altrove" di Milan Kundera.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Non ho letto i libri che citi, purtroppo me ne mancano tanti, dopo vado a curiosare su google. Credo che "L'amica geniale" sia un libro che attrae più le donne, anche se, al suo interno, non mancano temi di interesse universale.

Sandra ha detto...

Non mi sono appassionata alla Ferrante forse proprio x tutto il can can. Ma ovviamente l' immedesimazione è un gancio importante in un romanzo.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Sì, ti capisco, però io ho letto la quadrilogia oltre un anno e mezzo prima che scoppiasse il fenomeno Ferrante, in un momento in cui si parlava di lei più per indovinare chi fosse che per i suoi romanzi.

Lisa Agosti ha detto...

Ho abbandonato "L'amica geniale" alle prime pagine ma più che altro perché me l'hanno regalato in inglese e non ha senso leggerlo in un'altra lingua.

Giulia Lu Mancini ha detto...

In effetti per un'italiana ha senso leggerlo in italiano, concordo.

Nadia Banaudi ha detto...

a me la quadrilogia è piaciuta moltissimo, anche se l'ultimo libro mi ha lasciato un po' delusa, ma come per ogni libro è tutta una questione personale. Trovo la narrazione uno spaccato molto interessante di una Napoli del passato che sembra uscire vivida dalle pagine del libro. La serie tv per quanto ben fatta non riesce a rappresentare quel che nella mia testa le due protagoniste hanno invece delineato come immagini. Come al solito per me il libro vince sul film. Comunque concordo amore e perfidia trionfano alla grande.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Grande, non ricordavo che avessi letto anche tu l'intera quadrilogia, meno male, cominciavo a sentirmi in minoranza cara Nadia! La serie TV mi sembra molto aderente ai libri, anche se ovviamente i libri hanno una profondità di sentimenti e immagini che faticano ad essere rappresentate nella loro interezza.

Luz ha detto...

Comprendo il tuo entusiasmo per questa storia. Lo condivido pienamente.
Io non ho letto i libri, sarei tentata di iniziarli. Della Ferrante ho letto il bel romanzo I giorni dell'abbandono, che racconta della straziante solitudine di una donna lasciata da suo marito, il faticoso reinventarsi di ogni giorno. Molto ben scritto, per altro.
Ho amato la storia di Lila e Lenù appena ho cominciato a vederla in tv, oltretutto in una produzione che ritengo eccellente sotto ogni punto di vista. Amo questa storia perché il suo svilupparsi non è mai lineare, semmai anche imprevedibile. Anch'io sono cresciuta come te in un piccolo centro del sud e mi sono ritrovata in tante abitudini di quel microuniverso delle palazzine in cui crescono le bambine e poi ragazze. Il rapporto fra le due... è semplicemente coinvolgente, perché c'è questa dialettica in effetti oscillante fra l'amore e l'odio. Mi piacerebbe farci un post, magari ci penso su. Vorrei però leggere almeno il primo dei quattro romanzi per averne una visione più completa.

Luz ha detto...

Eppure, Ivano, c'è qualcosa di molto particolare che potrebbe piacerti. È la nuova epica contemporanea questa. Il racconto di un'epopea, di un rione, il racconto dell'incompatibilità, della condivisione, delle contraddizioni fra esseri umani che si vedono costretti a mescolare i loro destini. Tecnicamente è un'ottima produzione. Una ricostruzione realista.
Piace moltissimo anche a mio marito, che davvero è un tipo quasi impossibile da convincere quando percepisce un racconto quasi tutto al femminile. Questo aspetto te lo dimentichi anzi.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Elena Ferrante scrive benissimo, secondo me, per questo riesce a catturarti con il suo racconto e a catapultarti dentro la storia. Ti consiglio la lettura almeno del primo libro, oppure visto che hai visto la serie che riguarda il primo e il secondo libro potresti anche cominciare dal terzo...in ogni caso ogni libro è il quadro di un'epoca che l'Italia ha attraversato, assolutamente non solo napoletana ma più universale, anche perché Elena va a vivere in varie città italiane.

Cristina M. Cavaliere ha detto...

Non ho letto i libri di Elena Ferrante, ma ho visto la serie tv e l'ho trovata bellissima e molto coinvolgente. Per me è un po' irritante il personaggio di Elena perché l'attrice è monoespressiva, ma appunto non so se il personaggio sia proprio così anche sulla carta. Lo spaccato sociale è straordinario, e ho trovato tante situazioni tipiche dell'Italia del dopoguerra anche nell'ambientazione. La condizione della donna e il binomio moglie-madre, con nessuna possibilità di scelta, è ancora drammaticamente così in tante parti del mondo.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Elena è proprio così, lei ha paura di esporsi e di combattere, ma dentro di lei arde un fuoco che la spingerà a emergere grazie allo studio e alla fine combatterà. Io trovo che la fiction sia molto aderente ai libri, non so come saranno i prossimi ma i primi due sono stati molto ben fatti. Pensa che a 13 anni dopo le medie mia madre non voleva che mi iscrivessi alle superiori perchè le donne non dovevano studiare, fu mio zio che mi disse che dovevo assolutamente continuare a studiare perché ero brava e allora, per questo motivo, litigò con mia madre che, poverina, non era cattiva ma era nata nel ventennio fascista e aveva un'idea della donna stile la mamma di Elena...

Monica ha detto...

Non ho mai letto niente di suo e ammetto di aver comprato il primo della quadrilogia perché all'estero è famosissima e molti dei miei studenti me ne parlavano. L'ho iniziato ma mi sono fermata dopo poco, anche se conto di riprenderlo al più presto!

Giulia Lu Mancini ha detto...

Forse non è un libro facile, però dopo un po' cattura. Questo potrebbe essere il periodo giusto per leggerlo, tanto dobbiamo stare in casa :)

Marina ha detto...

Letti i libri in tempo brevissimo: in un mese, circa. Uno a settimana e in estate. Una bellissima esperienza: mi sono immedesimata, ho seguito con gusto le storie delle due amiche, criticando un po’ il terzo libro e il quarto che potevano essere ridotti a uno solo e fare de “L’amica geniale” una trilogia.
Per certi versi le due amiche mi hanno suscitato delle antipatie: eccessive entrambe in eccesso e in difetto, però è indubbio che la storia prende fin dall’inizio ed è raccontata benissimo.

trisportlife ha detto...

Non l'ho mai letta, inizierò!

Giulia Lu Mancini ha detto...

Vedi Marina, credo che la particolarità di questa storia sia proprio il fatto che le due protagoniste siano antipatiche o eccessive e, per questo, molto più vicine alle persone reali, nel senso che differiscono dalle protagoniste dolci, ingenue e buone stile "Biancaneve". Poi la scrittura della Ferrante è davvero perfetta, secondo me, mi piace molto. Sono contenta che ti sia piaciuta la quadrilogia...

Giulia Lu Mancini ha detto...

Ciao trisportlife, benvenuto nel mio blog! Felice di averti dato uno spunto per una nuova lettura :)

Barbara Businaro ha detto...

Come Sandra e Ivano non ho letto l'Amica Geniale e nemmeno vista la produzione tv (anche perché riesco a seguire poche fiction, preferisco film e sempre se la serata lo consente). Già normalmente tendo ad evitare i romanzi troppo pompati di marketing, poi quando si è scoperto che non era affatto un'esordiente ma bazzicava l'ambiente editoriale già da professionista, mi è proprio caduta in disgrazia...
Se molti l'hanno apprezzata con gusto, immagino che abbia saputo ritrarre bene quell'ambiente e quelle situazioni.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Esordiente? Strano che ci fosse questa idea perché il primo libro di Elena Ferrante, intitolato L'amore molesto, fu pubblicato nel 1992, poi ci sono stati altri libri prima che pubblicassero la quadrilogia che l'ha fatta conoscere al grande pubblico.