Erano gli anni in cui non esistevano i cellulari, ma in casa mia non esisteva neanche il telefono fisso. All’epoca era un piccolo lusso e non tutte le famiglie potevano permetterselo. Nella casa della mia famiglia arrivò nel 1982, forse addirittura l’anno successivo. Il termine “social” ancora non esisteva, ma esisteva un luogo dove tutti si ritrovavano: il bar. Non era solo un punto di incontro, ma anche un rifugio.
Nelle lunghe sere invernali, il nostro passatempo preferito era trovarci in un bar. Con una busta di patatine stick – che oggi non vedo più in vendita – riuscivamo a trascorrere interi pomeriggi sedute a un tavolino, avvolte dal tepore del locale. Eravamo in tre: Rosa, Tiziana ed io. Avevamo 12 anni, frequentavamo le scuole medie e vivevamo quella fase di transizione in cui non si è più bambine, ma nemmeno donne.
Ogni pomeriggio, dopo i compiti, ci davamo appuntamento intorno alle 17:30 per fare una passeggiata nel centro del paese. Dopo un po’, per ripararci dal freddo (ebbene sì, anche in Puglia gli inverni sanno essere rigidi), ci rifugiavamo nel Bar Pineta – credo si chiamasse così. Oggi quel bar esiste ancora, ma ha cambiato gestione ed è diventato il ritrovo di anziani che giocano a carte, quasi come in una scena dei Delitti del BarLume (ma senza il mare).
Con pochi spiccioli compravamo una busta di patatine stick – una sola per tutte, per spendere poco e perché allora erano di gran moda e, soprattutto, si mangiavano lentamente. Così, restavamo sedute a chiacchierare fino all’ora di tornare a casa.
Era il periodo a cavallo tra il 1975 e il 1976. Lo ricordo bene perché, poco dopo, le mie amicizie cambiarono. Ma in quegli anni noi tre – Rosy, Tiziana ed io – eravamo inseparabili. Ci conoscevamo fin dalle elementari, uscivamo sempre insieme e sognavamo il nostro futuro: immaginavamo di vivere nello stesso condominio, magari sullo stesso pianerottolo, con i nostri mariti e i nostri figli, per non separarci mai e trascorrere insieme tutto il tempo libero.
Chissà perché da bambine si fanno certi sogni improbabili, eppure, all’epoca, ci credevamo davvero. Poi è bastato cambiare scuola perché le nostre strade si separassero.
Dopo la scuola media, io mi iscrissi all’istituto tecnico commerciale – quella che in gergo chiamiamo “ragioneria” – mentre Tiziana decise di non proseguire gli studi: voleva lavorare subito. Rosy, invece, smise di studiare ancora prima, forse addirittura prima di terminare le medie. Non lo ricordo con certezza, perché eravamo in sezioni diverse. Con Tiziana, invece, avevo condiviso la stessa classe, quindi i ricordi legati a lei sono più nitidi.
Alle superiori, le mie giornate erano scandite dalle lezioni mattutine e dai compiti del pomeriggio. Nonostante tutto, riuscivo a ritagliarmi del tempo per le amiche, anche se ormai erano quelle più vicine a me per abitudini e stile di vita. Per un certo periodo, durante il biennio delle superiori, continuai a frequentare Tiziana e Rosy, ma loro avevano un ragazzo, mentre io no. Così, ci ritrovavamo per una passeggiata prima che arrivasse l’ora del loro appuntamento con i “fidanzati”.
Dopo un po’, però, mi allontanai da loro. Forse perché quel tempo frammentato aveva perso per me il suo entusiasmo, o forse perché mancava un progetto comune che ci tenesse unite. Poi accadde un episodio con Tiziana che mi ferì profondamente e mi fece capire che tutti i miei sforzi per continuare a frequentarla nascevano solo dal mio affetto, un sentimento che, però, non era reciproco. Questo accelerò il nostro distacco, che probabilmente era già inevitabile.
Proseguii per la mia strada, immersa nei miei studi, nelle nuove amicizie scolastiche, nei primi amori che arrivarono anche per me, nei miei progetti.
Qualche anno dopo ritrovai Tiziana. Pentita di aver abbandonato la scuola e senza un lavoro soddisfacente, si era iscritta a un corso serale per recuperare il diploma. Alla fine, anche lei si trasferì in una grande città per lavorare. Per un periodo, ormai adulte e con vite più definite, ci siamo riviste e abbiamo parlato della nostra infanzia, dei sogni adolescenziali, di un tempo che ci sembrava ormai così lontano e così straordinario, ma forse solo nei nostri ricordi.
Di Rosy non sappiamo più nulla. Sappiamo solo che, anche lei, si è trasferita da qualche parte in Italia con suo marito.
L’altro giorno, guardando una vignetta di Snoopy, ho ripensato a Rosy e Tiziana. Così ho deciso di scriverne, perché scrivere mi aiuta a sollevare la polvere dalle emozioni nascoste, da quei pensieri lontani e un po’ sgualciti che, a volte, tornano a farsi sentire.
Vignetta da un gruppo Facebook dedicato ai Peanuts |
10 commenti:
I miei ricordi di questo genere non sono legati a un bar ma a una palestra, in anni successivi in cui c'è stata la nascita ufficiale del web. I primi tempi in cui la frequentavo ancora non c'erano né internet né i cellulari. Poi arrivarono, all'inizio in sordina, quasi come una nuova moda che poteva finire così come era iniziata. Ricordo il signore più anziano della palestra (sempre in termini relativi) che mi portò a casa sua perché lui era stato uno dei primi a farsi una connessione col modem 56k e voleva aiutarmi a cercare aziende che fossero adatte alle mie possibilità visto che a quel tempo dicevo che volevo andare all'estero a fare esperienza. Però i rapporti fra noi frequentatori della palestra erano ancora "analogici" più che digitali, al massimo ci potevamo telefonare, ma rigorosamente dal telefono fisso di casa.
S mi avessero predetto l'evoluzione del web non so neppure se ci avrei creduto.
Caro Ariano, a pensarci oggi sembra strano che abbiano potuto vivere senza cellulari, oggi che siano così dipendenti per qualsiasi cosa da questa tecnologia. Una volta davi un appuntamento per trovarti con qualcuno e “dovevi” essere puntuale o almeno non allontanarti dal luogo dell’appuntamento altrimenti non ti ritrovavi più con la persona designata, con i cellulari questo problema non esiste, ma ne esistono altri, magari.
Ricordo le prime connessioni internet con dei modem enormi, mio marito ne aveva installata una in casa. Sai che anch’io ho frequentato una palestra per anni, facevo un corso di aerobica e con un’amica incontrata allora sono ancora in contatto, anche se molto sporadico.
Sono ricordi sempre molto belli quelli del nostro passato. Ripensandoci ci riporta tanta nostalgia. Il mondo social non è poi così tanto cambiato sai? Internet ha modificato la comunicazione ma non la socialità. Cambiano i posti dove ci si frequenta davvero, cambiano le modalità ma stare insieme in qualche modo è sempre e comunque al primo post. Almeno questo è ciò che vedo e sento in giro nel mondo. Ti abbraccio forte e grazie per questo bellissimo post e per le riflessioni che ne vengono fuori. Ciao Giulia.
Grazie a te Pia, sono contenta che il mio post ti sia piaciuto. Il desiderio di socialità probabilmente negli anni non è cambiato molto, ma la modalità on line è molto diversa perché potersi guardare negli occhi cambia totalmente l’approccio.
Tuttavia la tecnologia, quando non viene usata male, per esempio nascondendosi dietro a un profilo per seminare cattiverie in rete, può essere un valido supporto per mantenere in vita molti contatti che abbiamo nella vita reale. Io per esempio interagisco con persone care anche attraverso i social; ogni tanto può essere un modo per mandare un saluto quando non si è avuto tempo nel corso delle nostre giornate frenetiche.
Bravissima Giulia, concordo perfettamente con te. È così bello avere e soprattutto donare serenità che può esistere anche nei social e tra persone che non si conoscono di persona. Dopo tanti anni qui ne ho tanti e ne ho avuti tanti e ci amiamo e rispettiamo tutti intensamente. Ciao carissima. Grazie.
L'usanza di ritrovarsi al bar senza darsi un vero appuntamento, tanto si sa che ci si trova sempre qualche amico fisso, è tipica di piccole comunità, e io l'ho vissuta solo in Valtellina, a Milano sarebbe impossibile. La sera in valle invece, durante le vacanze estive e natalizie, si andava al bar, sicuri di incontrare qualcuno per trascorrere la serata o il pomeriggio insieme o decidere di andare altrove. Il bar di cui sto parlando ormai è chiuso da anni, emblema di un tempo che non ritorna. Nei ricordi infanzia e giovinezza assumono sempre una connotazione migliore, eravamo giovani e spensierati (per quanto io non provi tutta sta nostalgia per l'adolescenza). In tutto questo sì, i bar, ma anche i muretti e certi giardini erano i nostri social, luoghi di incontro che ci hanno visti crescere, e noi ai social siamo approdati in età decisamente adulta, quindi la fruizione non può che essere differente, anche se, va detto, io ci ho trovato amicizie importantissime e molto care.
Non avevamo un appuntamento presso un bar ma nella piazzetta davanti all'oratorio, unico luogo aggregativo di un borgo operaio di una grande città, Torino. Eravamo tantissim* ma le amicizie si selezionavano facilmente. Anche io come te ho interrotto i rapporti con alcune di loro in modo inspiegabile. Non so come mai ma sento che questa è un'esperienza comune. Le strade si dividono, le cose che si dicono sono diverse da quelle che si pensano, i percorsi di studio allontanano. Non ho mai perso la speranza di rivederne alcune, ma a distanza di tanto tempo credo che fosse inevitabile e forse è stato meglio così. L'adolescenza è un luogo dell'anima occupato da molte cose confuse che per la maggior parte non ci appartengono: Crescere significa anche liberarsi di qualcuna di esse ed essere, semplicemente, noi. Da un po' cara Giulia rovisti tra i ricordi. Spero che tutto ciò ti dia gioia
È vero Sandra, nelle piccole comunità è facile ritrovarsi al bar, oppure al muretto o in altri punti di aggregazione. In realtà con le mie amiche ci trovavamo lungo la strada per poi finire al bar per ripararci dal freddo, ci davamo comunque un appuntamento a una certa ora. In estate invece con altri amici ci ritrovavamo vicino a un muretto vicino al luogo consueto di passeggio. Nelle grandi città questo tipo di ritrovo per così dire “casuale” è oggettivamente impossibile. Io non provo nostalgia per la mia adolescenza, anzi è un periodo che sono felice di aver superato perché allora ero piena di incertezze e soprattutto insicurezze, cercavo sempre conferme dagli altri; negli anni ho gradualmente acquisito sicurezza e, soprattutto, autonomia dalle altre persone, è stata una bella conquista che non scambierei con la giovinezza. I ricordi però sono un bagaglio che porto con me a cui, ogni tanto, ritorno con piacere, ma non è rimpianto o nostalgia, è semplicemente un senso di tenerezza per quella bambina/ ragazza che era la me stessa di allora.
Cara Elena, come scrivevo nel commento a Sandra, mi piace rovistare tra i ricordi, anche se non provo rimpianti o nostalgia per la mia fanciullezza e adolescenza, oggi sto molto meglio di allora (certo non mi dispiacerebbe avere la forma di quando ero giovane…).
Si perdono i contatti con le vecchie amicizie anche per un fatto fisiologico, si fanno percorsi diversi di lavoro e di famiglia spesso in città distanti, solo con poche persone l’amicizia resta solida negli anni.
Assolutamente Giulia, anch'io e per mille motivi ripenso spesso al passato e alle relazioni dell'epoca.
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